1. L’apprendimento
1.1Definizione di “apprendimento”
L’apprendimento è un una modificazione relativamente durevole
del comportamento, del sapere, degli atteggiamenti, dei valori o
delle abitudini per effetto dell’esperienza.
Può essere:
- intenzionale, cioè consapevole e volontario
- accidentale, cioè inconscio e involontario
1.2Le principali forme di apprendimento
Esistono due grandi tipologie di apprendimento:
- Quello associativo o meccanico, che consiste nella produzione
di nuove associazioni automatiche tra stimoli e risposte ed è
stato studiato dalla Riflessologia e dal Comportamentismo.
Le principali forme di apprendimento associativo sono:
1) Condizionamento classico (Pavlov)
2) Apprendimento per prove ed errori (Thorndike)
3) Condizionamento operante (Skinner)
In realtà l’apprendimento per prove ed errori è una forma
particolare di condizionamento operante.
- Quello cognitivo, che implica invece l’intervento attivo di processi
di mediazione mentale ed è stato studiato da Gestalt e
Cognitivismo.
Le principali forme di apprendimento cognitivo sono:
4) Apprendimento sociale o imitativo (Bandura)
5) Insigh o intuizione (Köhler)
6) Apprendimento latente (Tolman)
7) Apprendimento ad apprendere (Rogers, Harlow)
1) CONDIZIONAMENTO CLASSICO
Uno stimolo inizialmente neutro, presentato molte volte associato ad uno stimolo
che evoca una risposta riflessa, è in grado di produrre una risposta simile
Nei primi anni del Novecento il fisiologo russo Ivan Petrovic Pavlov,
fondatore della Riflessologia, stava studiando i processi digestivi nei
cani. Si era accorto per caso che i cani producevano saliva non soltanto
quando avevano il cibo in bocca, ma già appena sentivano il suono dei
passi di chi si avvicinava per nutrirli. La salivazione è un riflesso innato,
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2. che viene attivato dalla presenza del cibo. Com’era possibile che fosse
prodotto anche dal semplice suono dei passi?
Un riflesso è una risposta automatica e involontaria dell’organismo
ad uno stimolo fisico.
I riflessi possono essere:
- incondizionati, cioè innati, dipendenti dal patrimonio genetico
- condizionati, cioè appresi, dipendenti cioè dall’esperienza
E’ possibile produrre nel cane dei nuovi riflessi condizionati associando
la risposta della salivazione ad altri
stimoli?
Uno stimolo neutro (ad esempio il
suono di una campana), che da solo non
produce alcun effetto rilevante, se viene
associato più volte ad uno stimolo
incondizionato (ad esempio la visione
del cibo), che produce una risposta
incondizionata (la salivazione), diventa
infine uno stimolo condizionato,
produce cioè da solo una risposta simile
a quella dello stimolo a cui era
associato.
Il condizionamento classico garantisce
un miglior adattamento dell’animale
all’ambiente e vale anche per l’uomo.
Ad esempio, se abbiamo fame e
qualcuno ci parla di una torta al
cioccolato, ci viene l’acquolina in bocca
perché abbiamo associato la parola
“torta” al suo gusto e dunque basta la
semplice parola per mettere in modo i
nostri processi digestivi (come accadeva
al cane di Pavol quando sentiva il suono
della campanella). Oppure tendiamo a
trovare simpatiche le persone con le quali viviamo episodi piacevoli. La
sensazione positiva si trasferisce, infatti, dalla situazione vissuta alle
persone che ad essa erano associate.
Per dimostrare l’efficacia del condizionamento operante sull’uomo, nel
1920, lo psicologo comportamentista
John B. Watson ha prodotto in un
bambino di 11 mesi, il piccolo
Albert, una fobia condizionata per i
topi bianchi associando alla visione
dei topi un forte rumore, prodotto
colpendo una barra metallica.
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3. 2) APPRENDIMENTO PER PROVE ED ERRORI
Si procede per tentativi ed errori, finché non si trova il
comportamento giusto. Una volta trovato si tende a ripeterlo
Lo psicologo comportamentista Thorndike
studiò nel 1898 una forma di apprendimento
associativo differente dal condizionamento
classico pavloviano. Pose un gatto affamato
in una puzzle-box, cioè una gabbia piena di
leve e pulsanti; uno di questi permetteva al
gatto di uscire aprendola. Fuori c’era del cibo
in una posizione ben visibile. Subito il gatto si
agitava e si lanciava contro le sbarre fino a
quando, per caso, colpiva la leva giusta e
riusciva ad uscire. Thorndike, allora, lo
riprendeva e lo rimetteva dentro. Ogni
volta il gatto impiegava sempre meno
tempo per uscire dalla gabbia.
Per spiegare questo fenomeno Thorndike
elaborò la legge dell’effetto, secondo la
quale tendiamo a ripetere i comportamenti
che in passato hanno avuto successo,
mentre evitiamo quelli che hanno avuto
effetti spiacevoli.
A differenza di quanto accadeva con il condizionamento classico, qui
non viene prima somministrato lo stimolo e poi l’animale reagisce, ma
prima l’animale agisce e poi riceve uno stimolo positivo.
3) CONDIZIONAMENTO OPERANTE
I soggetti operano attivamente nell’ambiente
influenzando la somministrazione di rinforzi e punizioni
L’apprendimento per prove ed errori è, in realtà, un caso particolare di
condizionamento operante, la forma di apprendimento studiata dallo
psicologo comportamentista americano Burrhus F. Skinner
Egli inseriva i suoi soggetti sperimentali
(solitamente ratti e piccioni) in una gabbia
(chiamata Skinner-box) dotata di una o più
leve o pulsanti vistosi; quando uno di questi
veniva premuto l’animale riceveva un premio
(cibo) oppure una punizione (scossa elettrica).
Un apparecchio esterno registrava la frequenza
con la quale l’animale premeva le diverse leve.
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4. Presto veniva premuto solo il pulsante che dava del cibo, ed era evitato
quello che procurava la scossa.
Mentre il condizionamento classico associa nuovi stimoli a risposte già
presenti nell’animale, quello operante consente di generare nuove
risposte. Si chiama “operante” perché prima l’animale agisce e poi
riceve dallo sperimentatore uno stimolo positivo (rinforzo) o negativo
(punizione). Se i rinforzi
sono intermittenti (cioè se
l’animale non viene premiato
sempre, ma solo talvolta)
l’apprendimento è più lento
ma più duraturo.
Inoltre il condizionamento
prodotto dalle punizioni è
meno forte e duraturo di
quello prodotto dai rinforzi.
Per produrre nell’animale
nuovi comportamenti è
possibile utilizzare la tecnica del modellamento che consiste nel
premiare man mano le azioni che si avvicinano maggiormente al
comportamento desiderato dallo sperimentatore, oppure nella
scomposizione del comportamento in sequenze semplici da apprendere
in successione.
Il condizionamento operante funziona anche sugli esseri umani. Nella
realtà quotidiana, però, i premi e le punizioni sono solitamente di tipo
affettivo o sociale (ad esempio: se un bambino fa una marachella, i
genitori lo sgridano; oppure premiano la sua generosità o il suo
impegno consentendogli di guardare la televisione). Anche il sistema
carcerario e la scuola sono due luoghi in cui si applicano premi e
punizioni per modificare il comportamento dei soggetti.
4) APPRENDIMENTO IMITATIVO
Apprendiamo nuovi comportamenti osservando altre persone
che vengono assunte come modello
Nel 1965 lo psicologo Albert
Bandura condusse uno studio
sull’influenza dei mass media
sul comportamento infantile.
Divise alcuni bambini in tre
gruppi. Al primo gruppo egli
mostrò un filmato in cui un
bambino picchiava una grande
bambola (chiamata Bobo-doll) e
poi veniva premiato; una volta
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5. condotto nella stanza dei giochi, questo gruppo presentava livelli di
aggressività superiori alla norma. Al secondo gruppo mostrò, invece,
un filmato in cui un bambino picchiava la bambola e poi veniva punito;
il gruppo, una volta condotto nella stanza dei giochi, manifestava
un’aggressività inferiore alla norma. Il terzo gruppo vide, infine, un
filmato in cui un bambino giocava tranquillamente; una volta portato
nella stanza dei giochi, rivelò livelli di aggressività nella norma.
Questo esperimento non solo sollevò un forte dibattito sulla potenziale
pericolosità dei programmi televisivi, ma richiamò l’attenzione degli
psicologi su una forma di apprendimento tipicamente sociale.
Il nostro comportamento, infatti, non viene modificato soltanto se
subiamo direttamente sulla nostra pelle premi o punizioni, ma anche se
osserviamo che le azioni di altri vengono premiate o punite.
In questi casi si parla di “apprendimento imitativo”: il soggetto
osserva il comportamento di un altro e lo assume come modello.
Di norma imitiamo qualcuno:
- perché le sue azioni hanno un esito favorevole,
- perché ci sembra un individuo autorevole o attraente,
- oppure, infine, perché proviamo soddisfazione nell’imitarlo
L’apprendimento imitativo diviene particolarmente forte quando il
modello appartiene al nostro gruppo, al nostro sesso oppure è una
persona ammirata ed amata. Per questo tendiamo ad emulare il modo di
vestire e di parlare dei nostri amici o dei nostri idoli televisivi. E per lo
stesso emotivo, un bambino cresciuto con genitori ansiosi tenderà a
diventare a sua volta ansioso.
L’acquisizione dell’identità sessuale passa proprio attraverso forme di
apprendimento imitativo rivolte verso gli adulti di riferimento.
5) INSIGHT O INTUIZIONE
E’ la scoperta improvvisa di una nuova soluzione
che ristruttura i rapporti tra gli oggetti dell’ambiente
Questa forma di apprendimento venne studiata
dallo psicologo tedesco Wolfang Köhler, uno dei
massimi esponenti della Gestalt, nel 1915. Egli
condusse, nell’isola di Tenerife, degli esperimenti
sulle scimmie antropoidi. Gli animali venivano
posti in una situazione problematica; dovevano
ad esempio raggiungere un casco di banane che
era collocato fuori dalla loro gabbia. La scimmia
inizialmente tentava invano di raggiungere le
banane con la mano; finché, ad un certo punto,
restava del tutto immobile, senza più occuparsi
dell’obiettivo.
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6. All’improvviso saltava in piedi, afferrava uno dei bastoni presenti nella
gabbia e lo utilizzava per avvicinarsi il casco di banane. In altre versioni
dell’esperimento il casco era legato in alto e la scimmia, per
raggiungerlo, sistemava una sopra l’altra una serie di casse, per poi
arrampicarsi; oppure univa alcune canne di bambù per formare un
bastone abbastanza lungo per raggiungere il cibo.
Nel risolvere il problema le scimmie non
potevano procedere per tentativi ed errori,
ma erano costrette a ristrutturare i
rapporti tra gli oggetti dell’ambiente,
utilizzando uno di essi come “strumento”
per raggiungere l’obiettivo.
Questo processo di ristrutturazione
dell’ambiente non avviene in modo
graduale ma accade all’improvviso: è un
atto di intuizione.
L’insight si sviluppa solitamente attraverso
tre fasi:
1. preparazione (si comprende il problema e si focalizza l’obiettivo)
2. incubazione (il problema viene apparentemente accantonato, ma
continuiamo a rimuginarci sopra)
3. intuizione (si scopre improvvisamente una soluzione originale)
Nella nostra vita quotidiana l’intuizione ci consente di risolvere non solo
problemi pratici e concreti (come quelli proposti da Köhler alle sue
scimmie), ma anche problemi di tipo cognitivo (come quelli che
incontriamo spesso in geometria).
L’apprendimento per insight viene chiamato anche “apprendimento
produttivo” o “creativo”. In questo caso, infatti, chi apprende non si
limita a ripetere risposte che già possiede, associandole a nuovi stimoli
(come avviene con il condizionamento classico), né adotta
semplicemente nuovi comportamenti perché stimolato dai premi dello
sperimentatore (come accade con il condizionamento operante) e
neppure assume come modello azioni compiute da altri (apprendimento
sociale), ma produce in modo autonomo e creativo nuove soluzioni.
6) APPRENDIMENTO LATENTE O PER MAPPE COGNITIVE
Spesso l’apprendimento non si traduce in una modificazione
del comportamento visibile, ma in una trasformazione dei contenuti cognitivi
Tolman e Hunter condussero degli esperimenti su topi nei labirinti.
In uno di questi esperimenti divisero i topi in tre gruppi.
- Il primo gruppo trovava sempre in una stanza del labirinto
(chiamata “food-box”) del cibo. Ogni volta che i topi di questo
gruppo venivano rimessi nel labirinto impiegavano sempre meno
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7. tempo a raggiungere la food-box (questa non è altro che una
forma di condizionamento operante).
- Il secondo gruppo non trovava mai del cibo. Ogni volta che
l’esperimento veniva ripetuto il tempo impiegato per raggiungere
la food-box era più o meno sempre lo stesso.
- Il terzo gruppo per le prime 10 volte non trovava nulla.
Dall’undicesima volta, invece, veniva inserito il cibo nella food-
box. Da questo momento in poi i topi raggiungevano la food-box
molto più rapidamente dei topi del primo gruppo.
Evidentemente, affermò allora Tolman, i topi del terzo gruppo
riuscivano ad accelerare i loro tempi di apprendimento perché le prime
10 volte, anche se non erano stimolati dal cibo, si erano comunque
formati, grazie all’esperienza, una mappa mentale del labirinto.
Dunque avevano sviluppato una forma di apprendimento “latente”,
cioè “nascosto”, che non si era tradotto immediatamente in una
modificazione del comportamento; ma appena è stato introdotto un
premio, hanno utilizzato la loro conoscenza del labirinto per
raggiungere più rapidamente la food-box.
7) APPRENDIMENTO AD APPRENDERE
Ogni volta che impariamo qualcosa di specifico
apprendiamo anche tecniche e strategie per apprendere in generale
Gli psicologi Rogers e Harlow ritengono che più che apprendere
singole nozioni, è essenziale per noi imparare ad imparare, ossia
assumere una serie di tecniche in grado di facilitare l’acquisizione di
nuove conoscenze e capacità.
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