Il numero di Febbraio 2015 del magazine NewsCinema è ricco di novità, anteprime, curiosità e interviste. Si apre con uno speciale sul fenomeno pop Cinquanta Sfumature di Grigio e sui suoi protagonisti. Poi un reportage dettagliato dal Festival di Berlino 2015, tutti i film in uscita al cinema nel mese di Febbraio e gustose Anticipazioni su Cenerentola di Kenneth Branagh, Automata, e il ritorno sul grande schermo di Silvio Muccino.
2. 2
NEWSCINEMA21febbraio2015
NewsCinema.it
Testata Giornalistica di Cinema e Serie Tv
Mensile Febbraio 2015 ANNO II - N. 2
Registrazione Tribunale di Roma n.203/11
del 17 Giugno 2011
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5. 5
Si é tenuta al Festival del cinema di Berlino l’anteprima del film più atteso dell’anno: Cinquanta
Sfumature di Grigio. Diretto da Sam Taylor-Johnson ed interpretato da Dakota Johnson, Jamie
Dornan, Victor Rasuk, Marcia Gay Harden e Rita Ora, Cinquanta sfumature di grigio é
l’adattamento cinematografico del best-seller di E.L. James, primo capitolo di una trilogia che ha
venduto dal 2011 ad oggi oltre cento milioni di copie.
Anastasia Steele (Dakota Johnson) é una brillante studentessa che, per fare un favore ad
un’amica, si trova ad intervistare l’amministratore delegato della Grey Enterprises, Christian Grey
(Jamie Dornan). L’uomo rimane colpito dalla purezza di Anastasia e decide di corteggiarla con
regali costosi e viaggi extra-lusso. Ma quando i due iniziano a frequentarsi emerge il lato oscuro di
Christian. Ed Anastasia si troverà a scegliere se perdere l’uomo della sua vita o subire per sempre
le ‘estreme’ condizioni del contratto da firmare per diventare la signora Grey.
É da oltre un anno che si parla dell’adattamento cinematografico di Cinquanta Sfumature di Grigio.
Prima per via del casting infinito per trovare Christian Grey ed in seguito, per il mistero sulle tanto
attese scene di sesso. Il chiacchiericcio generale ha fatto poi il resto trasformando il film di Sam
Taylor-Johnson in un fenomeno pop prima ancora della sua uscita, prevista per il 12 febbraio,
data strategicamente vicina all’inflazionatissimo San Valentino. Mai data é stata più azzeccata per
un film come Cinquanta sfumature di grigio, un vero e proprio prodotto creato e confezionato per
macinare milioni di dollari. Milioni che il film della Johnson incasserà al botteghino mondiale,
lanciando Dornan e Johnson nello star system e dando vita ad una saga che infesterà i cinema
per i successivi tre, quattro anni. Ma, lasciando da parte tutte le similitudini con la sopravvalutata
saga di Twilight, Cinquanta sfumature di grigio non è poi così male purché lo si veda con la
consapevolezza di quello che effettivamente e praticamente é, un pop porno.
Un gioco di parole per descrivere un film che é piacevole più per la confezione che per l’opera in
sé, praticamente inesistente. Come inesistente era il libro della James, nato come fan fiction di
Twilight e divenuto inspiegabilmente un fenomeno mondiale. Ma quando ci sono dei protagonisti
belli e magnetici come Dornan e Johnson, una regia da videoclip patinata, elegante e attenta ai
dettagli (bellissima l’inquadratura finale) e una colonna sonora che vede cantanti del calibro di
Beyonce, Ellie Goulding e Sia accompagnare le avventure sessuali e non di Christian Grey ed
Anastasia Steele, il film funziona già di per sé. Perché é un film leggero e divertente e vola
nonostante gli oltre 120 minuti di durata. Sul fronte porno poi il film della Johnson ripulisce in parte
il più esplicito libro della James. E la scelta si rivela vincente perché le tanto attese scene di sesso
si rivelano equilibrate ed eleganti, nonostante le immagini lascino ben poco spazio
all’immaginazione. Un po’ meno vincente invece é la sceneggiatura di Kelly Marcel che tra
battute fuori luogo, continui cambi di maglietta di Grey e momenti di struggimento emotivo poco
credibili, fornisce un ricco materiale per uno Scary Movie 6 o per una parodia trash del duo
Friedberg e Seltzer. Ma nonostante le prevedibilissime ed evidenti pecche Cinquanta sfumature
di grigio si rivela il prodotto che tutti ci aspettavamo. Un film estremamente piacevole da guardare,
sentire e gustare. Un guilty pleasure che tutti disprezzano ma che sotto sotto tutti vedono.
Sul sito
www.newscinema.it
trovate il trailer, le clip e altre
curiosità sul film!
7. 7
“Un casting lungo e
sofferto per
diventare la star
rivelazione del
2015”
Ha battuto ai casting di Cinquanta sfumature di
grigio attori del calibro di Matt Bomer, Charlie
Hunnam e Ian Somerhalder. Di chi stiamo parlando?
Ma ovviamente di Christian Grey. O meglio, di
Jamie Dornan, l’attore che lo ha interpretato
nell’attesissimo adattamento cinematografico diretto
da Sam Taylor-Johnson. Cresciuto a Belfast, Jamie
Dornan frequenta l’Università di Teesside ma subito
scopre la sua vena artistica tentando prima la
carriera musicale, poi quella sportiva ed infine quella
di modello apparendo su giornali come GQ, Vogue,
Attitude ed in spot pubblicitari di marchi del calibro
di D&G, Armani, Dior, Calvin Klein e Levi’s. Ma la
carriera di modello gli sta stretta e così arriva nel
2006 il debutto al cinema in Marie Antoinette di Sofia
Coppola dove interpreta il sensuale conte svedese
Hans Axel von Fersen. Nel 2008 prende parte a
Shadows in the Sun e nel 2011 viene scelto per
interpretare il cacciatore nella serie cult C’era una
volta. Il successo è immediato. E così entra nel cast
di The Fall accanto alla star di X-Files Gillian
Anderson, dove interpreta il serial killer Paul
Spector, ruolo per cui ottiene una nomination come
miglior attore 2014 ai BAFTA. Ma è il 24 ottobre 2013
la data che segna la svolta nella carriera di Dornan.
Infatti dopo il ritiro improvviso del Sons of Anarchy
Charlie Hunnam, è proprio Dornan a diventare il
Cinquanta Sfumature di Jamie Dornan
L’irresistibile miliardario Christian Grey
NEWSCINEMA21febbraio2015
8. 8
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Christian Grey del film più atteso del 2015, Cinquanta sfumature di grigio. Un film per cui Dornan si è allenato
duramente con esercizi che gli hanno regalato la perfetta forma fisica che sfoggia nelle numerose scene di
nudo del film e prove mentali che gli hanno permesso di capire la complessa personalità del suo
personaggio. Ma tolte le camice di Grey, Jamie Dornan sarà in The 9th Life of Louis Drax di Alexandre Aja e
nell progetto ancora senza titolo di John Wells al fianco di Bradley Cooper e Sienna Miller. Risultati che
rendono Dornan la vera star di questo 2015.
9. 9
I suoi genitori sono Don Johnson e Melanie
Griffith. Sua nonna è Tippi Hedren. E il suo patrigno
è Antonio Banderas. Con questi geni è impossibile
non diventare una star. Ed infatti la bella e brava
Dakota Johnson grazie al ruolo di Anastasia
Steele in Cinquanta sfumature di grigio ha
finalmente debuttato nel mondo dello star system
diventando subito una delle celebrità più in vista
dell’anno. Ma la Johnson non è nuova al mondo
dello spettacolo. Infatti nel 1999 all’età di dieci anni
appare nel debutto alla regia di Antonio Banderas
Pazzi in Alabama e nel 2006 firma un contratto con la
IMG Models, diventando nel 2009 volto della linea
jeans del marchio Mango. Nel 2010 inizia
ufficialmente la sua carriera d’attrice ottenendo
piccoli ruoli in film del calibro di The Social Network
di David Fincher ed in opere più pop come Beastly,
21 Jump Street e Need for Speed.
Nel 2012 tenta poi la carta della tv interpretando
la protagonista della serie Ben and Kate, cancellata
dopo una sola stagione. Ma è nel 2013 che arriva
finalmente il ruolo della sua vita, Anastasia Steele,
protagonista dell’adattamento cinematografico di
Cinquanta sfumature di grigio della scrittrice E.L.
James. Un ruolo complesso per cui la Johnson si è
letteralmente e praticamente denudata rubando in
Cinquanta Sfumature di Dakota Johnson
La bella e ingenua Anastasia Steele
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parte la scena al vero protagonista del film Jamie Dornan. E Hollywood si è accorta del
talento della bella Johnson. Infatti dopo i due certi sequel di Cinquanta sfumature di grigio
la Johnson sarà protagonista nel 2015 della commedia Chloe and Theo con Mira
Sorvino, del drammatico Black Mass con Benedict Cumberbatch e del misterioso A
Bigger Splash con Tilda Swinton. Non ci resta che attendere queste sue nuove
performances per vedere se la Johnson riuscirà a cavalcare l’onda del successo di
Cinquanta sfumature di grigio, dimostrando di non essere solo la bella ed innocente
Anastasia Steele.
NEWSCINEMA21febbraio2015
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I registi di Matrix e Cloud Atlas
tornano con una favola intergalattica
di Carlo Andriani
Il 5 febbraio la Warner Bros. Pictures Italia distribuirà
in tutti i cinema italiani uno dei film più attesi del
2015: Jupiter – Il Destino dell’Universo. Diretto da
Andy e Lana Wachowski ed interpretato da Mila
Kunis, Channing Tatum, Sean Bean, Eddie
Redmayne e Douglas Booth Jupiter – Il Destino
dell’Universo è una spettacolare avventura fantasy
partorita dai creatori di Matrix e Cloud Atlas.
Jupiter Jones (Mila Kunis) è una ragazza come
tante altre. Ha grandi sogni ma vive una realtà
decisamente poco soddisfacente che la obbliga a
fare la donna di servizio per arrivare a fine mese.
Almeno fino a quando non incontra Caine
(Channing Tatum), cacciatore ed ex-militare
modificato geneticamente arrivato sulla Terra per
mostrarle la sua vera natura ed il suo vero
destino. Jupiter possiede infatti la firma genetica
che la contrassegna come erede indiscussa di un
dono capace di alterare l’intero equilibrio del cosmo.
Ma i tre fratelli Abrasax (tra cui il candidato ai premi
Oscar come miglior attore Eddie Redmayne)
faranno di tutto per impossessarsi della eredità di
Jupiter distruggendo una volta e per tutte la
popolazione umana e rubando la risorsa più
preziosa di sempre, il tempo.
Dopo il sottovalutato ed incompreso Cloud Atlas i
fratelli Wachowski tornano all’action fantascientifico
realizzando Jupiter – Il Destino dell’Universo,
spettacolare avventura interstellare che ricorda i
classici del cinema di genere degli anni ’80. Quei
film dominati da battaglie galattiche, eroi sensuali e
super cattivi in cui la trama costituiva solo l’1 per
cento di tutto il prodotto. E che in qualche modo
Jupiter – Il Destino dell’Universo, tra citazioni e
NEWSCINEMA21febbraio2015
15. 15
“Nostalgia del
cinema di
fantascienza
anni ’80”
semplice spirito nerd, rispolvera sviluppando più
che un mondo un vero e proprio universo di colori,
creature e navi spaziali. Ci sono gli eroi che non
sanno di essere tali (la spaesata Jupiter interpretata
da una spaesata Mila Kunis), gli eroi che sanno di
essere eroi (è innegabile che Channing Tatum
funzioni in qualsiasi cosa faccia), i villain sensuali e
tremendamente cattivi (bravissimi Eddie Redmayne
e Douglas Booth) e perfino i lucertoloni servitori che
fanno tanto Super Mario Bros. Il tutto all’insegna di
un 3D spettacolare ed immersivo che avvolge lo
spettatore catapultandolo in un universo tanto ricco
di dettagli quanto affascinante.
Aspetti che rendono Jupiter – Il Destino
dell’Universo un film perfettamente riuscito proprio
perché sviluppato daiWachowski come parentesi
“leggera” dopo i complicatissimi Matrix e Cloud
NEWSCINEMA21febbraio2015
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Atlas di cui ritornano in minima parte gli intrecci filosofici e teorie da manga giapponese
sulla coltivazione degli esseri umani. Ma il respiro è tutto diverso. Un po’ manga, un po’
cult anni ’80 con le sue battute fuori luogo ed un po’ già cult con l’incredibile vastità
dell’universo e delle dinastie degli Abrasax, Jupiter – Il Destino dell’Universo è l’ennesima
prova riuscita dei fratelli Wachowski. Due registi che riescono sempre a divertire ed
affascinare gli spettatori con film action diversi da tutti gli altri.
NEWSCINEMA21febbraio2015
17. 17
I momenti più importanti della 65° edizione
del Festival di Berlino, tra film e ospiti
a cura di Redazione
BERLINALE 2015
18. 18
Everything Will Be Fine,
la fiaba post-moderna sul senso di colpa
di C.A.
É stato presentato fuori concorso alla
65 edizione del Festival Internazionale del
Cinema di Berlino il nuovo film di Wim
Wenders: Every Thing Will Be Fine. Scritto
da Bjørn Olaf Johannessen ed
interpretato da James Franco, Charlotte
Gainsbourg, Rachel McAdams e Marie-
Josée Croze, Every Thing Will Be Fine é
una fiaba post-moderna sul senso di colpa
e sulla guarigione, che neanche il tempo
può sempre assicurare.
Tomas (James Franco) ha tutto nella
vita. É uno scrittore brillante, é fidanzato
con la bella Sara (Rachel McAdams) ed è
amato praticamente da tutti. Ma quando
investe uno dei due figli di Kate (Charlotte
Gainsbourg) uccidendolo, la sua vita
cambia radicalmente. Chiude la storia con
Sara e si rinchiude nel senso di colpa,
prendendosi l’unica libertà di scrivere libri
su libri. Gli anni passano veloci e Tomas,
dopo un lungo periodo di solitudine, cerca
di ricostruirsi una vita con Ann (Marie-
Josée Croze), nonostante il peso del suo
fardello non sia mai venuto meno. Sarà
Christopher (Robert Naylor), l’altro figlio di
Kate ormai adolescente, a riaprire la ferita
di Tomas portandolo finalmente sulla
strada di una lenta e difficile guarigione. Il
WIMWENDERS
NEWSCINEMA21febbraio2015
19. 19
regista de Il cielo sopra Berlino torna nella capitale
tedesca per ricevere un meritatissimo Orso d’oro
alla carriera e per presentare il suo nuovo film,
Everything Will Be Fine, secondo esperimento con
la tecnologia 3D dopo l’apprezzatissimo 3D Pina.
Ma l’esperimento si può definire riuscito solo in
parte. L’aspetto vincente diEverything Will Be Fine é
l’atmosfera sognante che si respira nel freddo ed
imploso universo di Tomas. Un universo reso dai i
fiocchi di neve, dal 3D avvolgente e dalle splendide
musiche di Alexandre Desplat poetico, quasi
fiabesco. Come é vincente l’idea di sviluppare il film
in un arco temporale lungo 12 anni, stratagemma
che consente allo spettatore di vedere l’evoluzione
del lutto in Tomas, Kate e Christopher, tre persone
che per una tragica coincidenza si ritrovano a lottare
rispettivamente con il senso di colpa e con la
scomparsa di un figlio ed un fratello. Ma se é
apprezzabile la confezione di Everything Will Be
Fine, é proprio il contenuto a mancare di spessore.
Perché, alla fine del film, non si capisce pienamente
il senso dell’opera. E l’interpretazione monocorde di
James Franco e il ritmo spesso lento, fanno perdere
più volte interesse allo spettatore, confuso da tanti
elementi messi a caso e poco approfonditi.
Come i deboli e poco sviluppati personaggi di
Sara e Kate, che sminuiscono le doti di due attrici
del calibro di Rachel McAdams e Charlotte
Gainsbourgh. O la regia del grande Wenders, qui più
volte indeciso sulla direzione da dare al film per poi
approdare al più smielato dei finali. Aspetti che
rendono Every Thing Will Be Fine uno di quei
pochissimi film che dividono la critica. Perché un po’
lo si ama e un po’ lo si odia. Ma del resto questo é il
prezzo da pagare qando si vede un film d’autore.
NEWSCINEMA12gennaio2015
21. 21
E’ stato presentato fuori concorso alla 65° edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino Mr.
Holmes. Diretto da Bill Condon ed interpretato da Ian McKellen, Laura Linney, Milo Parker e Hiroyuki
Sanada, Mr. Holmes vede il grande Ian McKellen portare sul grande schermo uno Sherlock Holmes alle
prese con le difficoltà dei suoi 93 anni e i ricordi di un caso particolarmente arduo della sua carriera di
investigatore.
Sussex 1947. Sherlock Holmes (Ian McKellen) ha 93 anni e si è ritirato dalla attività di investigatore
privato per trascorrere l’anzianità in una fattoria gestita dalla dolce ed a tratti impacciata Mrs. Munro
(Laura Linney). Mentre scrive i suoi diari, si occupa delle api e lotta contro l’inevitabile deterioramento
della sua mente Holmes riflette sulla sua vita. Una vita caratterizzata da incredibili eventi, viaggi in giro per
il mondo ed alcuni dei casi di investigazione più difficili di Londra.
Dimenticate completamente la saga pop creata da Guy Ritchie con protagonista Robert Downey Jr.
perché Mr. Holmes è tutto fuorché un film di azione. Diretto da Bill Condon, che tutti ricordiamo per gli
ultimi due scialbi Twilight, ma che in realtà ha nella filmografia capolavori del calibro di Chicago come
sceneggiatore e Demoni e dei e Dreamgirls come regista, Mr. Holmes è un interessante spaccato di un
lato inedito del celebre investigatore inglese, la sua anzianità. Perché dopotutto quando vediamo un eroe
assistiamo sempre ai suoi momenti di gloria e non ci chiediamo mai quale potrà essere la sua esistenza
una volta appeso il mantello. Qui poi, al posto del mantello, ci sarebbero addirittura il cappello e la pipa,
almeno secondo le opere cinematografiche ispirate al celebre personaggio di Arthur Conan Doyle
dall’alba dei tempi. Ma come ironicamente sostiene il Mr. Holmes di Ian McKellen questo Sherlock
preferisce di gran lunga i sigari. E non ha neanche bisogno dello storico assistente Watson, felicemente
sposato e totalmente eliminato da questa nuova versione della storia. Una storia tratta dal best-seller A
slight trick of the mind di Mitch Cullin e sviluppata ad hoc sulla grande interpretazione di Ian McKellen.
Un attore che dopo due personaggi iconici ed indimenticabili come Gandalf e Magneto è riuscito
ancora una volta a regalare al grande pubblico una versione umana e proprio per questo decisamente
più amabile dell’investigatore degli investigatori.
Ma la grande interpretazione di Ian McKellen non è sufficiente a fare di Mr. Holmes un film riuscito.
Perché la regia di Condon, perennemente indecisa tra il politically correct di stampo disneyano ed il film
drammatico che affronta tematiche importanti, indebolisce Mr. Holmes rendendolo un’opera non
catalogabile in nessun genere preciso e poco appetibile anche dal punto di vista mondiale. Ed è un gran
peccato perché il gioco tra mito e realtà funziona bene e strappa più volte un sorriso di fronte alle
espressioni di disapprovazione di Holmes mentre vede il personaggio da fumetto ispirato alle sue gesta.
Gesta che nelle mani del banale e poco coinvolgente Bill Condon hanno l’unico pregio di essere
compiute da un protagonista del calibro di Ian McKellen. L’unico attore su questa Terra in grado di
trasformare Sherlock Holmes in un vecchietto scorbutico e tremendamente simpatico.
di C.A.
23. 23
Nicole Kidman è Gertrude Bell
nel film di Werner Herzog
di C.A.
Si è tenuta questa sera alla 65edizione
del Festival internazionale del cinema di
Berlino l’anteprima ufficiale del nuovo film
scritto e diretto da Werner Herzog: Queen
of the Desert. Interpretato da Nicole
Kidman, James Franco, Damian Lewis e
Robert Pattinson, Queen of the Desert
racconta la storia vera della scrittrice,
archeologa e agente segreto britannico
Gertrude Bell.
Gertrude Bell (Nicole Kidman) è una
donna inglese diversa da tutte le altre. Non
vuole cercare un marito e gli agi della sua
famiglia borghese non le interessano più di
tanto. Così vola a Teheran dove inizia a
lavorare per l’ambasciata inglese. Ma
l’incontro con il segretario dell’ambasciata
Henry Cadogan (James Franco) sconvolgerà
la sua vita trasformandola in una donna
capace di confrontarsi con culture diverse
ed affrontare terribili pericoli. Una donna che
dopo aver tracciato i confini tra la Giordania
e l’Iraq dopo il crollo dell’Impero Ottomano
segnerà gran parte della storia mondiale
affermandosi come la versione femminile di
Lawrence d’Arabia.
La star premio Oscar Nicole Kidman, la
drammatica ed avventurosa storia di
Gertrude Bell ed il più importante
esponente del Nuovo cinema tedesco
QUEENOFTHEDESERT
NEWSCINEMA21febbraio2015
24. 24
Werner Herzog. Delle tre variabili solo una è
totalmente inaspettata. Quella che vede il regista di
capolavori come Aguirre, furore di Dio, Cuore di
vetro, Nosferatu ed Apocalisse nel deserto, dirigere
un melò drammatico che ci saremmo aspettati da un
ben più tradizionale Ridley Scott. Eppure proprio
Herzog, uno di quei pochissimi autori estranei a
qualsiasi tipo di classificazione, questa volta si è
cimentato nel genere più inflazionato del cinema
americano, quello biografico.
Ed il risultato è Queen of the Desert, un intenso
melodramma che racconta la vita di Gertrude Bell,
una vita talmente straordinaria ed avventurosa da
meritare, prima o poi, una messa in scena
cinematografica. Solo che non ci saremmo mai
aspettati qualcosa di questo genere. Ed attenzione
perché questa è tutto fuorché una critica al bizzarro
Queen of the Desert, un film riuscito proprio perché
lontano dalle comuni logiche del biopic, seguite solo
in minima parte nei primi trenta minuti del film,
vicini ad un classico melodramma vittoriano. Ma ci
vuole ben poco perché l’impronta di Herzog
cominci a tracciare la strada dei successivi 90
minuti di film, caratterizzati da momenti di stampo
tipicamente herzoghiano come il presagio di morte
incarnato dall’avvoltoio che assiste alla dichiarazione
d’amore di Sir Cadogan, e dalla novità del
personaggio interpretato da Nicole Kidman, prima
eroina femminile dell’universo cinematografico di
Herzog. Il tutto in una cornice di stampo
chiaramente classico che ha come principale
ambientazione il deserto, come variabile
destabilizzante una ironia inaspettata e come
protagonista una Nicole Kidman che annienta tutti gli
altri co-protagonisti (James Franco e Damian Lewis
sono più deboli del solito e Robert Pattinson ha un
ruolo talmente marginale da non poter essere
considerato) regalando una ottima prova della
grande attrice che è. Aspetti che rendono Queen of
the Desert un biopic interessante proprio perché
inconsueto. Ed inconsueto proprio perché di Werner
Herzog, l’unico regista in grado di regalare un biopic
diverso da tutti gli altri e proprio per questo riuscito.
NEWSCINEMA21febbraio2015
26. 26
Alla 65° edizione del Festival di
Berlino 2015 è stato presentato in
anteprima il biopic Love & Mercy diretto
da Bill Pohlad, produttore dei recenti
successi 12 Anni Schiavo e Wild. Il
cinema internazionale ha realizzato negli
ultimi anni film biografici che raccontano
la vita di un artista della musica da un
punto di vista diverso. Basti pensare al
recente Jimi – All is By My Side o
l’originale Io Non sono Qui di Todd
Haynes sulla figura di Bob Dylan. Come
in questi ultimi, Pohlad mette da parte la
solita ricetta di sesso, droga e rock ‘n roll,
per concentrare l’attenzione sulla storia
personale travagliata del protagonista,
Brian Wilson, co-fondatore dei Beach
Boys. Paul Dano ha passato ben sei mesi
a studiare canto e pianoforte per
interpretare l’anima artistica e creativa
della famosa band americana degli anni
’60, Brian Wilson. Dopo i primi anni di
successo spensierato, passando gran
parte delle giornate con gli amici sulla
spiaggia e alle numerose feste a bordo
piscina, Brian viene stravolto da una serie
di disturbi mentali che sconfinano nella
paranoia e nella schizofrenia, fino a fargli
perdere la strada e rinchiudendolo in
solitudine nel suo mondo abitato da voci
e suoni improvvisi. Love & Mercy si
sofferma in particolare su due momenti
della vita dell’artista: la comparsa dei
primi segni della sua malattia mentre
lavora all’album Pet Sounds, e l’incontro
con Melinda (Elizabeth Banks), che poi
diventa la sua seconda moglie,
salvandolo dallo psichiatra manipolatore
Eugene Landy, interpretato da Paul
Giamatti. Si riconosce da subito lo stile di
Oren Moverman, che nel 2007 ha firmato
la sceneggiatura del film biograficoIo Non
Sono Qui. Infatti anche in Love & Mercy
egli si muove lontano dall’autodistruzione
Love & Mercy, la reclusione di
Brian Wilson dei Beach Boys
di Letizia Rogolino
NEWSCINEMA21febbraio2015
27. 27
NEWSCINEMA21febbraio2015
sconsiderata delle rockstar, presentando non una
mente creativa dipendente dalla droga e dall’alcool e
intento a continui atti di masochismo, ma un genio
fragile, che non riesce a combattere da solo i
fantasmi di un passato doloroso e violento.
Nonostante il suo innato talento per la musica, Brian
è un incompreso e cade vittima del Dr. Eugene
Landy, che si approfitta della sua condizione
mentale per dominarlo e muoverlo come un
burattino, per poter gestire il suo patrimonio
economico.
Brian ha bisogno di aiuto per poter avere una
speranza di ritrovare l’amore e abbracciare
nuovamente la sua vita, e Melinda si rivela la sua
unica speranza. Una donna testarda e innamorata,
che Elizabeth Banks porta sullo schermo in modo
perfetto, con dolcezza e sentimento, lasciando da
parte quei ruoli più appuntiti e ironici nei quali
l’abbiamo vista fino ad oggi. Paul Dano conferma
ancora una volta il suo talento, affiancato da John
Cusak che interpreta il Brian Wilson adulto, che
lotta per uscire dalla sua condizione di reclusione.
Il regista rende la musica vera protagonista del
film, raccontando una storia personale difficile che
viaggia su due binari temporali diversi. Se la
sceneggiatura è lineare e coinvolgente, la regia è
poco convenzionale e coraggiosa, e regala fin dalla
prima inquadratura un’emozione retrò che tocca le
corde emotive giuste per far vivere allo spettatore la
condizione intensa del protagonista. Ad uno stile di
ripresa moderno, Pohlad unisce scene girate come
la vecchia amata pellicola, donando al film un
aspetto estetico originale e intrigante. Love & Mercy è
un film che emoziona e permette di conoscere la
storia di un protagonista della musica internazionale
che ha composto canzoni rimaste nella storia, con le
quali tante generazioni sono cresciute fino ad oggi.
Una storia drammatica, una storia d’amore e una
vena thriller che tengono vivo il ritmo del film, anche
grazie alla colonna sonora imperdibile.
28. 28
Il nuovo film di Terrence Malick
con Christian Bale e Natalie Portman
di L.R.
E’ stato presentato in occasione
del Festival di Berlino 2015 il nuovo film di
Terrence Malick, Knight of Cups. Sembra
passato il periodo in cui il regista fantasma,
che non partecipa mai alle occasioni
pubbliche, impiegava anni per scegliere e
sviluppare un progetto. Negli ultimi tempi,
infatti, la sua ispirazione si è rilevata più
costante; basti pensare ai recenti The Tree
of Life e To The Wonder. La critica e il
pubblico del festival tedesco però non
hanno apprezzato del tutto questo suo
ritorno. Forse è meglio quando impiegava
anni prima di fare un film?
“C’era una volta un giovane principe
che il padre, il re d’Oriente, inviò in Egitto a
cercare una perla. Ma, quando il principe
arrivò, la gente gli porse una tazza. Una
volta bevuto, si dimenticò di essere il figlio
del re, dimenticò anche la perla e cadde in
un sonno profondo“. Il padre di Rick era
solito leggere al figlio, ancora ragazzino,
questa storia. La strada per l’Oriente ora si
trova di fronte a Rick.
Riuscirà a intraprenderla? In Knight of
Cups troviamo Christian Bale nei panni di
Rick, un ricco produttore cinematografico,
KNIGHT OF CUPS
NEWSCINEMA21febbraio2015
29. 29
NEWSCINEMA21febbraio2015 distratto dal guadagno e dai piaceri superficiali, che
ha perso la direzione della sua vita. Frequenta tante
donne diverse, mentre le poche relazioni importanti
ed intense si disperdono nel tempo, trasformandosi
soltanto in meri ricordi. Il film è una continua
riflessione sugli errori, i rimpianti e la nostalgia per
quello che Rick aveva un tempo. Una nostalgia del
passato pesante e soffocante, che non trova mai un
momento di luce, rendendo il film lento e
monocorde. La voce fuori campo presente
dall’inizio alla fine, dà vita ad una serie di monologhi
interiori del personaggio di Bale, rendendo il ritmo
del film piatto, noioso e drammaticamente
inconsistente. L’anima del progetto è più vicina ad
un video di arte sperimentale, in cui le immagini e la
musica sono le vere protagoniste e la storia, così
come i dialoghi, passano in secondo piano. Con
Bale come unica presenza invadente della storia, il
resto del cast è sprecato in poche situazioni
circostanziali. Natalie Portman, Cate Blanchett,
Frida Pinto, Antonio Banderas e Imogene Poots
e altre presenze di un certo livello, sono semplici
meteore che ruotano intorno al personaggio di Bale,
regalando performance emozionanti ma di breve
durata.
Knight of Cups è una chiara auto-celebrazione
del regista, che regala inquadrature suggestive e
poetiche, accompagnate da una musica romantica
e onirica, ma il risultato finale, a causa della
mancanza di una struttura narrativa solida, è un film
noioso, triste e pesante, che non lascia molto
spazio alla positività e ad una vera riflessione
costruttiva sull’evoluzione del protagonista. Forse è
arrivato il momento per Malick tornare allo stile
originale e magico di lavori precedenti come The
Tree of Life, per non cadere in opere autoreferenziali
che riducono la sua creatività particolare a semplice
esibizionismo artistico.
30. 30
Sguardi complici tra Robert Pattinson e
Alessandra Mastronardi a Berlino
Per Trenz Pruca
A Berlino la temperatura si è finalmente alzata dopo il gelo dei primi giorni di
festival, ma anche la sala delle conferenze stampa all’interno del Grand Hotel Hyatt ha
registrato un’ondata di calore, durante la presentazione del film Life di Simon Curtis,
che racconta il rapporto tra il mitico James Dean e un fotografo della rivista Life,
incaricato di seguirlo ovunque alla ricerca di un buon servizio. Sono infatti arrivati nella
città tedesca gli interpreti del film, tra cui Robert Pattinson, Dane DeHaan e la
nazionale Alessandra Mastronardi che, dopo la prima esperienza hollywoodiana con
un ruolo nel film di Woody Allen To Rome With Love, torna a lavorare fuori dall’Italia nel
ruolo della fidanzata di James Dean. Durante la conferenza stampa del film abbiamo
rubato una serie di sguardi complici tra quest’ultima e l’ex vampiro di Twilight, che è
presente alla Berlinale anche con il film Queen of The Desert nel quale recita al fianco di
Nicole Kidman. Lungi da noi fare ipotesi affrettate, ma vi mostriamo di seguito una delle
foto scattate oggi e fateci sapere cosa ne pensate. Alessandra potrebbe aver rubato il
cuore del giovane talento, la cui carriera è in rapida ascesa? Commentate sulla nostra
pagina Facebook e Twitter!
NEWSCINEMA21febbraio2015
32. 32
Arriva nelle sale italiane il 19 Febbraio Il Settimo
Figlio, nuovo film fantasy diretto dal regista
russo Sergej Bodrov e ispirato al romanzo
L’Apprendista del Mago di Joseph Delaney. Dai
produttori di Godzilla e 300 – L’alba di un Impero, Il
Settimo Figlio si propone come un blockbuster di
intrattenimento che attinge a diversi generi, ma
fatica a funzionare. Durante un’epoca incantata, tra
leggende e magia, l’ultimo discendente di un ordine
mistico di guerrieri (il Premio Oscar Jeff Bridges)
intraprende la ricerca dell’ultimo Settimo Figlio (Ben
Barnes), l’eroe delle profezie nato con incredibili
poteri. Strappato dal suo tranquillo lavoro di
agricoltore, il giovane eroe si imbarca in un’audace
avventura, accompagnato dal suo agguerrito
mentore, per sconfiggere una misteriosa strega ed il
suo esercito di assassini sovrannaturali a piede
libero nel loro regno. Tratto da una sceneggiatura di
Charles Leavitt e Steve Knight e da una storia di
Matt Greenberg, il film di Bodrov è ricco di effetti
speciali e ha un buon ritmo sostenuto, ma più vicino
alla natura di videogioco che non lo rende
convincente per il grande schermo. Il cast è
sicuramente uno dei punti di forza del film,
soprattutto per la figura di Julianne Moore nei
panni del villain principale carismatico e visivamente
accattivante. Mentre non si comprende la scelta di
far esprimere il personaggio del Mago di Jeff
Bridges con un linguaggio incomprensibile e
caricaturale, che distoglie lo spettatore dai vari
avvenimenti, rubando anche qualche sorriso fuori
luogo. La storia, povera di originalità e pressochè
ripetitiva, sembra fondere nello stesso calderone
film come L’Apprendista Stregone e L’Ultimo dei
Templari, entrambi flop alla presenza di Nicolas
Cage. E, se vogliamo rimanere in casa nostra, si
avverte un chiaro eco della serie Fantaghirò, per
l’ambientazione, i costumi, ma anche per la struttura
narrativa sullo stile di una fiction moderna. Il Settimo
Figlio è un film che si lascia vedere, animato da una
buona dose di azione, numerose scene di
combattimento, esplosioni e riti magici che
catturano l’interesse estetico.
NEWSCINEMA21febbraio2015
33. 33
“Un blockbuster di
intrattenimento
pretenzioso e
caotico”
Ma, nel panorama del cinema fantasy di oggi, risulta un prodotto appena sufficiente, con una messa in
scena debole e già vista, che sembra prendersi in giro da sola. Centrale anche una storia d’amore
impossibile, come un Romeo e Giulietta in epoca medievale, che si sgretola per dialoghi banali e
inconsistenti, che non coinvolgono affatto lo spettatore. Il regista di Mongol ha confezionato un film di
intrattenimento pretenzioso e caotico, che abbandona una direzione chiara per perdersi tra i mille sentieri
della favola, avventura, e mondo fantasy.
NEWSCINEMA21febbraio2015
35. 35
di Alexia Altieri
Dandy, “colui che segue, nell'abbigliamento e negli atteggiamenti, i dettami della moda, con
compiaciuta raffinatezza”. Nessun’altra definizione potrebbe essere più rappresentativa per Charlie
Mortdecai, vile mercante d’arte ed irresistibile bon vivant. È questa l’ennesima maschera di Johnny
Depp che sottolinea compiaciuto: “Mi piace essere pagato per fare l’irriverente”.
Basato sull’omonima serie di romanzi di Kyril Bonfiglioli, Mortdecai di David Koepp mescola
commedia e spy story, ottenendo un film che risulta a tratti patinato, deliziosamente old fashioned e
segnato da un umorismo raffinato, molto british. L’eclettico protagonista è un affabulatore aristocratico
con un paio di baffi alla Poirot che sono, a loro volta, indiscussi protagonisti della pellicola, fonte di
litigio con la moglie Johanna (Gwyneth Paltrow) e di rivalità con altri personaggi. Mortdecai è un
concerto di cravatte di seta, panciotto, Rolls Royce e quadri di enorme valore scomparsi. In particolare,
il protagonista verrà coinvolto nel furto di un capolavoro di Goya, che cela un codice segreto in grado di
portare alla luce un tesoro nazista. Il plot ruota, quindi, intorno ad un singolo oggetto come, ad
esempio, La Pantera Rosa (The Pink Panther, 1963) di Blake Edwards – dalla cui pellicola, Koepp
sembra riprendere anche il gusto eccentrico ma elegante dei costumi di scena.
Il personaggio di Johnny Depp, nonostante sia caricaturale e bizzarro come molte altre metamorfosi
del divo, in questo film aderisce ad uno schema recitativo più codificato, rendendolo più credibile e
meno surreale rispetto ad altre sue trasformazioni. L’eclettismo di Depp viene contenuto anche grazie
ad un cast di comprimari con i fiocchi, tra cui sicuramente spicca la Paltrow, ma anche Ewan
McGregor e Paul Bettany. I dialoghi frizzanti di questi riuscitissimi personaggi, e le situazioni
tragicomiche in cui si immischiano, valgono già da soli il prezzo del biglietto!
AL CINEMA DAL 19 FEBBRAIO
37. 37
La Notte degli Oscar 2015 si avvicina. Il 22 Febbraio a Los Angeles saranno consegnati le ambite
statuette d’oro ai vincitori delle diverse categorie previste dall’ Academy. Come ogni anno, non sono
mancate le polemiche per l’elenco delle nomination annunciate qualche settimana fa, che hanno
sottovalutato film come Selma, Turner e Gone Girl, applauditi da pubblico e critica in tutto il mondo.
Seguite la cerimonia in diretta streaming su www.newscinema.it
ATTORI & ATTRICI
NEWSCINEMA21febbraio2015
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Benedict Cumberbatch
The Imitation Game
Eddie Redmayne
La Teoria del Tutto
Michael Keaton
Birdman
Steve Carell
Foxcatcher
Bradley Cooper
American Sniper
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Robert Duvall
The Judge
Ethan Hawke
Boyhood
Edward Norton
Birdman
Mark Ruffalo
Foxcatcher
J.K. Simmons
Whiplash
MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Julianne Moore
Still Alice
Marion Cotillard
Due Giorni, Due Notti
Reese Whiterspoon
Wild
Rosemund Pike
Gone Gil - L’Amore Bugiardo
Felicity Jones
La Teoria del Tutto
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Patricia Arquette
Boyhood
Laura Dern
Wild
Keira Knightley
The Imitation Game
Emma Stone
Birdman
Meryl Streep
Meryl Streep
38. 38
NEWSCINEMA21febbraio2015
MIGLIOR FILM
American Sniper
Birdman
Boyhood
The Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
Selma
La Teoria del Tutto
Whiplash
MIGLIOR CANZONE ORIGINALE
Everything is Awesome, Lego Movie
Glory, Selma
Grateful, Behind the Lights
I’m Not Going to Miss you, Glen Campbell
Lost Stars, Begin Again
EFFETTI SPECIALI
Captain America: The Winter Soldier
Dawn of the Planet of the Apes
Guardians of the Galaxy
Interstellar
X:Men: Days of Future Past
MIGLIOR DOCUMENTARIO
Citizenfour
Finding Vivian Maier
Last Days in Vietnam
The Salt of the Earth
Virunga
MIGLIOR MONTAGGIO
American Sniper
Boyhood
Grand bUdapest hotel
The Imitation Game
Whiplash
MONTAGGIO SONORO
American Sniper
Birdman
The Hobbit: THe Battle of the Five Armies
Interstellar
Unbroken
MIGLIOR SUONO
American Sniper
Birdman
Interstellar
Unbroken
Whiplash
PRODUCTION DESIGN
The Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
Interstellar
Into the Woods
Mr. Turner
CORTO LIVE ACTION
Aya
Boogalo and Graham
Butter Lamp
Parvaneh
The Phone Call
MIGLIOR CORTO D’ANIMAZIONE
The Bigger Picture
The Dam Keeper
Feast
Me and My Moulton
A Single Life
MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE
Big Hero 6
The Boxtrolls
How to Train Your Dragon 2
Song of the Sea
The Tale of Princess Kaguya
TRUCCO E CAPELLI
Foxcatcher
The Grand Budapest Hotel
Guardians of the Galaxy
COSTUMI
The Grand Budapest Hotel
Inherent Vice
Into the Woods
Maleficent
Mr. Turner
39. 39
NEWSCINEMA21febbraio2015
CINEMATOGRAPHY
Birdman
The Grand Budapest Hotel
Ida
Mr. Turner
Unbroken
SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
American Sniper
The Imitation Game
Inherent Vice
The Theory of Everything
Whiplash
SCENEGGIATURA ORIGINALE
Birdman
Boyhood
Foxcatcher
The Grand Budapest Hotel
Nightcrawler
ORIGINAL SCORE
The Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
Interstellar
Mr. Turner
The Theory of Everything
MIGLIOR FILM STRANIERO
Ida
Leviathan
Tangerines
Timbuktu
Wild Tales
MIGLIOR REGIA
Wes Anderson, “The Grand Budapest Hotel”
Alejandro Gonzalez Inarritu, “Birdman”
Richard Linklater, “Boyhood”
Morten Tyldum, The Imitation Game
Bennett Miller, Foxcatcher
41. 41
NEWSCINEMA21febbraio2015
Il 12 marzo uscirà in tutti i cinema italiani l’adattamento cinematografico targato Walt Disney della fiaba
diCenerentola. Diretto da Kenneth Branagh ed interpretato da Lily James, Cate Blanchett, Richard
Madden, Helena Bonham Carter e Stellan Skarsgard, Cenerentola segue la scia del successo di
Alice in Wonderland e Maleficent portando un’altra icona dei classici Disney al cinema.
Cenerentola (Lily James) è una giovane fanciulla che, dopo l’improvvisa morte della madre, trascorre
le sue giornate regalando gentilezze al prossimo e prendendosi cura della casa durante i lunghi viaggi
del padre. Ma quando suo padre si risposa ed entrano a far parte delle loro vite la crudele Lady
Tremaine (Cate Blanchett) e le sue due sciocche figlie Anastasia (Holliday Grainger) e Genoveffa
(Sophie McShera) Cenerentola viene relegata alla stregua di una serva, rinchiusa in soffitta e accolta
solo dai suoi amici topolini. Almeno fino al giorno in cui casualmente non incontra nel bosco uno
straniero che si rivela essere il principe (Richard Madden) del regno che, rimasto affascinato dalla
grazia di Cenerentola, organizza un ballo per ricongiungersi ad essa. Ballo a cui Lady Tremaine porta
solo Anastasia e Genoveffa stracciando a Cenerentola il vestito e impedendole così di recarsi a
palazzo. Ci penserà la fata madrina (Helena Bonham Carter) trasformando topi in cavalli, zucche in
carrozze e lucertole in servitori a dare alla gentile Cenerentola la possibilità di rincontrare il principe.
Anche se con un solo limite. La magia durerà solo fino allo scoccare della mezzanotte…
42. 42
Tim Burton, Robert Stromberg ed ora
Kenneth Branagh. Grandi nomi quelli scelti
dalla Disney per riportare inchiave live action
sugli schermi di tutto il mondo alcune tra le
fiabe più celebri della casa di Topolino. Anche
se da grandi nomi non sempre derivano grandi
film. Come dimostrato dal semi-riuscito Alice in
Wonderland di Tim Burton e dal poco a fuoco
Maleficent, film che pur avendo tutte le carte in
regola per vincere la sfida dell’adattamento live
action si sono rivelati alla fine mezze delusioni.
Ma per Cenerentola le cose sono andate ben
diversamente.
E gran parte del merito va a Kenneth Branagh,
regista di Frankenstein di Mary Shelley,
Hamlet, Pene d’amor perdute e Thor, qui alle
prese con la fiaba delle fiabe, Cenerentola.
Fiaba difficile da portare sul grande schermo
per via di una serie infinita di elementi ardui da
rappresentare come gli amici topolini, il gatto
Lucifero o il tanto iconico Bibbidi-Bobbidi-Boo.
Eppure l’ottima sceneggiatura di Aline Brosh
McKenna e Chris Weitz unita alla indiscutibile
eleganza della regia di Branagh hanno inserito
tutti gli aspetti più rappresentativi della fiaba
Disney senza mai eccedere nel kitsch e
regalando così il migliore film Disney degli ultimi
anni. Film che brilla grazie anche alla dolcezza
della brava Lily James, alla perfidia della
impeccabile Cate Blanchett ed alla goffaggine
della divertente Helena Bonham Carter che
dopo la Regina di Cuori torna in un classico
Disney per interpretare la fata madrina, vero
personaggio cult dell’immaginario Disney.
E tutto accompagnato da effetti speciali
sensazionali, incredibili scenografie di Dante
Ferretti e costumi che catapultano lo spettatore
nella fiaba diretta da Wilfred Jackson,
Hamilton Luske e Clyde Geronimi nel lontano
1950. Un classico che non smette di rimanere
tale e che ha avuto grazie all’impeccabile tocco
di Kenneth Branagh la rappresentazione
cinematografica che meritava.
NEWSCINEMA21febbraio2015
43. 43
La nuova commedia di Edardo Leo
sulla generazione del Piano B
di L.R.
“Una risata li seppellirà con la speranza che il piano
B guarisca i fallimenti” ha dichiarato Claudio
Amendola durante la conferenza stampa di
presentazione del film Noi e la Giulia, scritto e diretto
da Edoardo Leo. Il regista romano torna nelle sale
italiane dal 19 Febbraio, con l’adattamento
cinematografico del simpatico romanzo di Fabio
Bartolomei, intitolato Giulia 1300 e altri miracoli, per
una commedia corale frizzante e divertente, forte di un
cast di alto livello che comprende Luca Argentero,
Carlo Buccirosso, Claudio Amendola, Stefano Fresi e
Anna Foglietta. Tre falliti che non si conoscono, alla
ricerca di un qualcosa che possa cambiare la loro vita
infelice e piatta, decidono di avviare un’attività insieme.
Comprano un vecchio casale in campagna con il
sogno di ristrutturarlo e aprire un agriturismo con tutte
le carte in regola. Ma, dopo pochi giorni dall’inizio dei
lavori, bussa alla porta un camorrista che li minaccia
chiedendogli soldi in cambio di protezione,
presentandogli i rischi di quel territorio.
Quando al gruppo si unisce Sergio, un
cinquantenne rivoluzionario ed Elisa, una giovane
donna incinta un po’ fuori di testa, le cose prendono
una strana piega, che porta Diego, Fausto e Claudio a
resistere, portando avanti il loro progetto senza
abbandonare il sogno per paura. Edoardo Leo
conferma ancora una volta il suo talento nel raccontare
storie coinvolgenti, che fanno sorridere ed emozionare,
rinnovando la struttura più classica della commedia
NOI E LA GIULIA
NEWSCINEMA21febbraio2015
44. 44
italiana. La sceneggiatura scritta insieme a
Marco Bonini, parte sicuramente dall’ottima
base del libro al quale si ispira il film, ma riesce a
mantenere costante e dinamico il ritmo, grazie a
dialoghi frizzanti e puntuali, e alla presenza di
personaggi irresistibili e ricchi di particolari. “Io
interpreto un italiano medio, un qualunquista. Se
uno così lo metti in un posto dove i suoi amici
sono un nero, un camorrista e un comunista…è
ovvio che succede qualcosa. Però volevo
raccontare la storia di un sopruso quotidiano, che
molti di noi accettano come narcotizzati, mentre
qui i protagonisti dicono: “ora te la dò una pizza!”
ha spiegato Edoardo Leo.
Noi e la Giulia, infatti, è un film costruito
sui personaggi, che rispetto al libro hanno trovato
una caratterizzazione più definita e originale, che
li rende tutti interessanti e curiosi da conoscere.
“Lo conosco bene Sergio, il suo dramma
interiore, la sua rabbia repressa, e le magliette
che indossa sono le mie! Quando Edoardo mi ha
detto di leggere il libro un po’ di tempo fa, mi
sono accorto subito che Sergio era molto simile a
me e ad alcuni miei amici. E’ stato importante per
me fare questo personaggio, dargli l’autoironia,
quella parte comica nella sua serietà” ha
raccontato Amendola, mattatore del gruppo
insieme all’esilarante Buccirosso che riesce,
anche in questa occasione, a regalare un tocco
di umorismo e simpatia naturale e decisiva. La
sceneggiatura brillante e lineare è cullata da un
paesaggio magico e rilassante e da una colonna
sonora suggestiva e romantica, che crea
un’atmosfera anni ’70. Lo stratagemma per cui si
avverte all’improvviso nell’aria un brano di
musica classica, proveniente dalla radio difettosa
della macchina nascosta sottoterra, è un
particolare che allontana questa commedia dal
realismo e permette allo spettatore di sognare
insieme ai protagonisti un mondo migliore, dove i
sogni abbiano il giusto spazio per respirare e
aumentare la speranza.
Sulle orme di Ettore Scola, Edoardo Leo fa
riflettere su tematiche socio-politiche
abbracciando una storia con la chiave del
commediante, come lui stesso afferma: “Oggi
fare commedia in Italia, serve a raccontare cosa
ci succede. Matteo Garrone lo fa con l’occhio d’
autore, mentre io sono un commediante e voglio
raccontare semplicemente una bella storia che
emozioni il pubblico. Affronto certi temi ma con la
lente deformante della commedia“.
NEWSCINEMA21febbraio2015
45. 45
NEWSCINEMA21febbraio2015
C’erano una volta un arabo, un cinese e un ebreo…
non è l’inizio di una delle classiche barzellette
internazionali, ma la trama della nuova commedia
francese Non Sposate le mie Figlie, diretto da
Philippe de Chauveron.
Claude e Marie Verneuil sono una tranquilla coppia
borghese cattolica e conservatrice che ha allevato
ben quattro figlie secondo i principi di tolleranza,
integrazione e apertura mentale. Ma il destino li
mette a dura prova, quando ognuna delle ragazze
sposa un uomo di religione e origini diverse. La
primogenita sposa un musulmano. La seconda
sceglie un ebreo e la terza un cinese. Ormai tutte le
loro speranze di assistere ad un tradizionale
matrimonio in chiesa vengono riposte sulla figlia
minore che sembra aver incontrato finalmente un
bravo cattolico. Ricordando il più classico Indovina
chi viene a Cena? e percorrendo le linee guida di
alcune delle commedie americane di maggior
successo con al centro il matrimonio e la vita di
coppia, il film di De Chauveron conferma
nuovamente il talento dei francesi per la
commedia, dai film con Dany Boon alla recente
scoperta di Omar Sy.
La ricetta sembra essere la stessa: equivoci, fughe,
ostacoli sulla strada delle relazioni personali e
sentimentali, colpi di scena e dialoghi acuti e
spigolosi, ricchi di humour e di momenti di pura
genialità. Non sposate le mie figlie affronta il tema
della differenza culturale e religiosa con il sorriso, in
toni leggeri ma non meno incisivi. Le riunioni a
tavola e i confronti verbali tra Rachid, David, Chao
Ling e il capo famiglia Charles, interpretato da un
bravissimo Christian Clavier, sono i momenti più
divertenti e imperdibili del film che conservano il
ritmo dinamico della narrazione, sostenuto da una
sceneggiatura lineare e priva di errori o ripetizioni.
Una commedia spensierata ma intelligente, che
Non Sposate le Mie Figlie
La commedia francese campione d’incassi
di Letizia Rogolino
46. 46
intrattiene, ruba diversi sorrisi e fa
riflettere sulla volatilità di alcuni pregiudizi
e convinzioni che portano la società su
strade sbagliate e grigie, invece di
sedersi insieme a tavola e chiacchierare
in allegria, scambiandosi le ricette dei
piatti caratteristici di ogni paese.
NEWSCINEMA21febbraio2015
49. 49
di Carlo Andriani
Il 25 febbraio la 20h Century Fox distribuirà in
tutti i cinema italiani Kingsman: Secret
Service, il nuovo film diretto da Matthew
Vaughn ed interpretato da Taron Egerton,
Colin Firth, Samuel L. Jackson, Mark
Strong e Michael Caine, una divertente spy
story che racconta la storia di un’agenzia di
spionaggio super segreta minacciata da un
genio della tecnologia dalla mente distorta.
Eggsy (Taron Egerton) è un diciassettenne
allo sbando. Ha lasciato gli studi, non ha un
lavoro e vive con un patrigno violento e
pericoloso. Ha solo un oggetto di valore, una
medaglietta lasciatagli dodici anni prima da
un misterioso uomo in completo scuro
accompagnata da un messaggio: se si fosse
trovato nei guai avrebbe dovuto chiamare il
numero telefonico impresso dietro la
medaglietta. Così, finito in galera per
l’ennesima bravata della sua vita, Eggsy
decide di chiamare il numero e viene
immediatamente raggiunto da Harry Hart
(Colin Firth), una spia che lo inserisce tra i
possibili nuovi membri della Kingsman, una
organizzazione di intelligence super segreta.
Nel frattempo il miliardario Richmond
Valentine (Samuel L. Jackson), deluso da un
mondo sempre meno ecologico, realizza un
piano dalle conseguenze devastanti.
Riusciranno i Kingsman a sventarlo?
E soprattutto lo sbandato diciassettenne
Eggsy ce la farà ad avere la meglio su suoi
rivali e a conquistare l’ambita posizione
presso la Kingsman?
50. 50
Dopo Kick-Ass e X-Men – L’inizio Matthew Vaughn
continua il suo rapporto con i fumetti adattando The
Secret Service, miniserie di sei numeri realizzata
insieme a Mark Millar per celebrare i maggiori film
di spionaggio della storia del cinema, in primis
ovviamente gli 007 interpretati da Sean Connery.
I titoli di testa ci introducono subito nell’atmosfera
giocosa e spensierata della pellicola che ironizza
sull’aspetto estremamente serioso degli ultimi film di
spionaggio, talmente lontani dalle opere originali da
risultare tanto raffinati quanto completamente
estranei allo spirito dei “vecchi” 007. Film in cui non
aveva importanza la verosimiglianza della trama o
dei momenti action; quello che premeva ai registi e
sceneggiatori originali di queste opere era divertire lo
spettatore intrattenendolo con atmosfere giocose,
bellissime fanciulle ed incredibili effetti speciali.
Aspetti trascurati dai vari Martin Campbell, Marc
Forster e Sam Mendes nella nuova saga con
protagonista Daniel Craig ed accentuati da Vaughn
in Kingsman: Secret Service, una pellicola che
marca tratti fondamentali dei vecchi Bond come i
vestiti eleganti, i liquori invecchiati, le belle fanciulle e
perfino il super cattivo deciso a distruggere l’intero
pianeta. Il tutto arricchito da personaggi bizzarri
(fantastica la villain armata di “gambe” affilate), due
delle migliori sequenze d’azione degli ultimi anni ed
alcune chicche di sceneggiatura veramente
azzeccate.
L’unico problema di Kingsman è che a tratti Vaughn
preme un po’ troppo il piede sull’acceleratore
realizzando un paio di sequenze talmente forzate da
privare il film di quel pizzico di eleganza in più che gli
avrebbe solo giovato. Ma resta il fatto che
Kingsman: Secret Service nasce da un fumetto e
quindi va preso per quello che è, un mega
giocattolone che diverte e intrattiene regalando 130
minuti di puro action in vecchio stile.
NEWSCINEMA21febbraio2015
51. 51
Colin Firth, Taron Egerton e i mitici Take That
a Roma: “Da piccoli tutti volevamo essere 007!”
a cura di C.A.
Kingsman – Secret Service racconta la storia di
un’agenzia di spionaggio super segreta che recluta
un ragazzo di strada (Taron Egerton) per farlo
partecipare alla selezione del suo programma di
addestramento sullo sfondo di una minaccia globale
portata avanti da un crudele (Samuel L. Jackson)
pazzo milionario. Abbiamo incontrato i protagonisti
del film diretto da Matthew Vaughn a Roma,
accompagnati anche dai Take That Gary Barlow,
Mark Owen e Howard Donald, autori del brano
Get Ready For It, colonna sonora ufficiale del film.
Ecco cosa ci hanno raccontato.
Ha mai sognato di essere James Bond da
piccolo?
Colin Firth: Certo, sognavo di essere un agente
segreto. Abbiamo avuto un po’ tutti la fantasia di
avere una missione segreta da compiere e un
cattivo da sconfiggere.
Durante il film viene usata la battuta “Non è quel
tipo di film”. Secondo voi Kingsman che tipo di
film è?
Colin Firth: É un film di Matthew Vaughn ! Scherzi a
parte Kingsman è una storia di fantasia che si lega ai
film di James Bond ma anche alla leggenda dei
cavalieri della tavola rotonda. Inoltre non credo
esista un’organizzazione di questo genere nella
realtà. Se esistesse ne sarei spaventato a morte.
INTERVISTA
NEWSCINEMA21febbraio2015
52. 52
Taron Egerton: É un film sullo stile dello 007
interpretato da Roger Moore. Ritroviamo infatti in
Kingsmanl’aspetto cinematografico, teatrale e
comico di quel tipo di spy story.
Interpretando Kingsman vi siete sentiti più delle
vere spie o dei personaggi di Kick-Ass?
Taron Egerton: Questo film non ha nessuna
intenzione di sembrare realistico. É molto stilizzato
e teatrale e le scene di combattimento sono
totalmente al di fuori della realtà. Kingsman va
anche oltre il mondo di Bond, è qualcosa di
colorato, gioioso e divertente.
Colin Firth: Kingsman non attinge dalla realtà ma
da altri film. Gioca con dei punti di riferimento
culturali e attinge anche da altri generi.
Mark Owen: Nel film ci sono tantissime coreografie
mozzafiato. Noi sono venti anni che facciamo
coreografie. Finalmente avete capito il nostro
lavoro.
Come è stato sviluppare la colonna sonora di
Kingsman?
Gary Barlow: Abbiamo già lavorato con Matthew
Vaughn per Stardust e X-Men: L’inizio. Matthew ci
ha chiamati lo scorso aprile e ci ha mostrato una
prima versione del film, una versione preliminare in
cui gran parte degli effetti speciali dovevano ancora
essere aggiunti. Ma è stato sufficiente per capire il
ritmo del film. Ci siamo divertiti tantissimo.
Il film apre una riflessione sulle nostre
dipendenze da internet e dai social networks.
Siete spaventati o affascinati dalla tecnologia?
Taron Egerton: Dopo aver lavorato a questo film
mi sono reso conto di molte cose. Ad esempio
sono su Twitter e su Facebook e spesso passo il
tempo a leggere schifezze di cui non mi importa
nulla. Eppure le leggo. Questo è un aspetto della
contemporaneità che un po’ mi spaventa.
Colin Firth: Non sono dipendente da Twitter o
Facebook e non so nemmeno cosa sia un hashtag.
Internet ha sicuramente un potere sociale enorme
e così i social networks. La connettività è come
tutte le altre cose, ci sono aspetti positivi e altri
negativi, si possono ad esempio girare film con
l’Iphone. Ma quando mi guardo in giro e vedo a
Venezia, uno dei posti più belli del mondo, la gente
non sollevare la testa dallo schermo mi accorgo dei
lati negativi di questa realtà.
NEWSCINEMA21febbraio2015
53. 53
Gary Barlow: Personalmente sono su Twitter e
trovo molto divertente vedere cosa fanno le
persone. Taron eColin hanno ragione a sottolineare
le problematiche di questa realtà. Ma io con mio
figlio di 14 anni comunico tramite Whatsapp.
Vede qualche connessione tra Kingsman ed i
terribili attentati accaduti negli ultimi tempi?
Colin Firth: Non faccio nessun tipo di collegamento
o connessione tra Kingsman e la realtà. É normale
vedere una cosa e collegarla ad un’altra sulla base
delle proprie esperienze personali. Lo facciamo tutti.
Quello che posso dire è che Kingsman è stato finito
di girare molto più di un anno fa quando gran parte
di questi ultimi terribili eventi non erano ancora
accaduti. Ma è normale che qualsiasi cosa si faccia
abbia un effetto e risvegli qualcosa in noi.
Taron Egerton: Questo film presenta una
caratterizzazione dei personaggi molto netta. Ci
sono i cattivi e ci sono i buoni. Questo implica
l’impossibilità di tracciare un parallelo tra la realtà e il
film.
Cosa le fa perdere la calma?
Colin Firth: La performance dell’Arsenal ha
contribuito parecchio ad influenzare la mia
compostezza. Sono una persona tranquilla e
composta, ma ogni tanto perdo anche io la
pazienza. Una delle più grandi gioie del mio lavoro è
esprimere determinati lati del mio carattere, a volte
interpreto uomini che adorerei essere, altre volte
uomini che disprezzo. Si dice poi che gli inglesi non
perdano mai la pazienza. Ma è solo un detto, è
sufficiente vedere una partita dell’Arsenal o andare
ad un concerto dei Take That per accorgersi di
questo.
Come vi siete allenati per le scene dei
combattimenti?
Colin Firth: Per me l’allenamento è stato molto
doloroso, per Taron molto meno. Mi sono allenato
circa sei mesi per tre ore al giorno. Il tipo di attività
era più vicino alla danza che alle arti marziali. Questo
implica che se nella vita reale qualcuno volesse fare
a botte con me potrei mettermi solo a ballare.
Taron Egerton: É stata molto dura, ci voleva un
fisico adatto per interpretare il mio ruolo. Mi sono
allenato sempre, anche nel corso delle riprese. La
cosa più difficile è stata arrampicarmi su una corda.
Oggi non sarei in grado di rifarlo, ma è stato
divertente.
NEWSCINEMA21febbraio2015
55. 55
Michael Shannon è un sicario
dall’anima corrotta e divisa in due
di L.R.
Ariel Vromen, regista israeliano cresciuto negli
Stati Uniti, ha presentato a Venezia 69 il suo film
The Iceman all’interno della sezione Fuori
Concorso. Con un cast d’eccezione che
comprende Michael Shannon, Wynona Ryder,
Ray Liotta, Chris Evans e Danny A. Abeckaser,
ha portato sul grande schermo la vera storia di
Richard Kuklinski, un assassino che ha ucciso un
centinaio di persone, a partire dalla metà degli anni
’60. Nato nel 1935 nel New Jersey, Kuklinski ebbe
un’infanzia difficile, vittima di maltrattamenti da
parte del padre che lo segnarono, trasformandolo
in colui che i media statunitensi soprannominarono
L’uomo di ghiaccio, poichè la sua prima vittima
venne ritrovata in un frigorifero dopo due anni.
Vromen racconta la storia di questo sicario
spregiudicato, ispirandosi alla biografia di
quest’ultimo e al romanzo “The Iceman: The True
Story of a cold-blooded Killer” di Anthony Bruno e
il suo protagonista, interpretato magistralmente da
Michael Shannon ( Take Shelter) è un uomo con
un’anima corrotta e divisa in due, con una
personalità dissociata-associata che lo consuma
giorno dopo giorno, offuscando il suo giudizio e i
suoi sentimenti. Da una parte c’è il killer senza
cuore che esegue senza rimorsi su commissione,
mentre dall’altra c’è il marito e il padre di una
famiglia felice e affettuosa che vede in lui un saldo
punto di riferimento e non immagina nemmeno per
un attimo la sua natura buia e feroce. Kuklinski vive
un conflitto interiore costante, dividendo in
compartimenti stagni la sua identità, tra l’assenza e
la pienezza dei sentimenti nello stesso momento,
senza mezze misure. Michael Shannon ci regala
NEWSCINEMA21febbraio2015
56. 56
“La natura duale di
un killer tra lavoro
e famiglia, sulle
orme della serie tv
Dexter”
l’ennesima performance coinvolgente, emozionante
e tangibile, fungendo da cardine di tutto il film,
mentre il ruolo ricoperto dalla Ryder non convince
completamente. Il regista riesce a domandare agli
spettatori come sia possibile che un essere umano
viva una situazione interiore così intensa e duale, che
ricorda l’indole del protagonista della serie televisiva
Dexter della Showtime. Il rischio di realizzare film su
una storia vera di un uomo così, sta nella possibile
celebrazione piuttosto che della condanna delle sue
esperienze ed azioni, ma The Iceman rimane un buon
gangster movie, in cui anche se la trama risulta già
vista, la forza di Shannon come protagonista e il
fascino morboso di un’identità così ambigua e
violenta lo rendono coinvolgente. La regia è
dinamica e mantiene un ritmo dinamico e costante
dall’inizio alla fine, con la predominanza di colori
freddi e paesaggi metallici che rispecchiano il
protagonista e il suo vuoto di tutto, la sua freddezza
e finta pacatezza.
NEWSCINEMA21febbraio2015
59. 59
NEWSCINEMA21febbraio2015
Il 12 febbraio la Warner Bros. Entertainment Italia distribuirà in tutti i cinema italiani Whiplash,
toccante film scritto e diretto da Damien Chazelle ed interpretato da Miles Teller, J.K.
Simmons, Melissa Benoist, Paul Reisered e Austin Stowell. Candidato a ben 5 premi Oscar
(miglior film, miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura non originale, miglior
montaggio e miglior sonoro) Whiplash racconta la storia di un giovane ragazzo disposto a tutto
per diventare uno dei migliori batteristi jazz della sua generazione.
Andrew Neiman (Miles Teller) è un diciannovenne con un sogno: diventare un grande batterista
jazz. Ma i sogni il più delle volte restano tali ed Andrew ha ben poche speranze di raggiungere il
tanto agognato traguardo. Fino a quando non viene scoperto dal dispotico direttore
d’orchestra Terence Fletcher (J.K. Simmons) che lo inserisce nella sua band. Questo piccolo
successo instilla nel giovane ragazzo la mania della perfezione che lo aliena sempre di più dal
mondo che lo circonda. Trascorre tutto il suo tempo a provare fino a farsi sanguinare le mani. Il
tutto sotto le grida e gli isterismi di Fletcher, l’unico con cui Andrew mantiene una relazione,
seppur conflittuale. Ma gli imprevisti sono dietro l’angolo. E il viaggio intrapreso da Andrew potrà
diventare una discesa nella pazzia o un’ascesa tra i più grandi batteristi della musica jazz.
Whiplash si apre con un lunghissimo piano sequenza di un ragazzo che suona la batteria. La
musica è chiaramente jazz. E il ragazzo è ovviamente il protagonista della storia, Andrew Neiman,
splendidamente interpretato dal semi-sconosciuto Miles Teller, capace di incarnare alla
perfezione un giovane disposto a tutto per raggiungere il suo sogno. Sembrerebbe il classico film
su un ragazzo ed il suo amore per la musica. Ma dopo pochi minuti viene introdotto il co-
protagonista della pellicola, Terence Fletcher, interpretato dal candidato al premio Oscar J.K.
Simmons e capiamo subito che la direzione presa da Whiplash è totalmente opposta a quella dei
vari film per ragazzi usciti negli ultimi anni. Film che concentrano l’attenzione sugli aspetti positivi
dell’essere artisti; aspetti decisamente poco caratteristici di un mondo competitivo ed a tratti
spietato come quello dell’arte.
Un mondo già analizzato, relativamente al settore della danza, dal grande Darren Aronofsky nel
bellissimo Il Cigno Nero, vero e proprio cult del cinema a cui Whiplash in qualche modo si collega
mostrando giovani disposti a farsi sanguinare le mani per provare senza alcun tipo di sosta. Un
mondo popolato da figure dispotiche, autoritarie, violente ed intimidatorie come il Terence
Fletcher interpretato dal grande J.K. Simmons che tutti ricordiamo per la sua divertente
performance nella trilogia di Spiderman di Sam Raimi, qui alle prese con un personaggio
complesso e duro, una sorta di Dottor House senza alcun tipo di ironia o dolcezza. Altra
protagonista indiscussa del film è poi la musica jazz che accompagna Andrew per tutti e 110 i
minuti di proiezione. Una musica per cultori che a lungo andare risulta indigesta rallentando il
ritmo del film, già di per sé abbastanza lento a causa di una regia a tratti dispersiva e non sempre
a fuoco. Mentre perfettamente a fuoco resta la grande alchimia tra Teller e Simmons, vero punto
di forza di Whiplash, un film che lancia uno sguardo tanto inedito quanto interessante sugli aspetti
più crudi e veri del mondo della musica.
61. 61
Al centro delle polemiche per l’esclusione dalle nomination
degli Oscar 2015 di Ava DuVernay come regista e di David
Oyelowo come Miglior Attore Protagonista, Selma – La Strada
per la Libertà è stato presentato in anteprima alla 65° edizione
del Festival di Berlino e sarà nelle sale italiane il prossimo 12
Febbraio.
La regista afroamericana porta sullo schermo la sofferta
marcia di protesta pacifica da Selma a Montgomery, in
Alabama, guidata da Martin Luther King. Sotto il comando
del rigido governatore George Wallace, interpretato da Tim
Roth, si svela un lato degli Stati Uniti chiuso in se stesso e
ostile verso la popolazione di colore dello Stato, alla quale
vengono negati una serie di diritti civili fondamentali. Dopo
aver ricevuto il Premio Nobel per la Pace all’inizio del film, la
storia si concentra sulle tre marce organizzate da King e i suoi
sostenitori nel 1965, per ottenere il diritto di voto per i neri
americani, e la conseguente registrazione nelle liste elettorali,
per sostenere un’integrazione, ancora frenata dai numerosi
razzisti e segregazionisti del Sud. I tentativi di marciare,
tuttavia, sono avvertiti dal governo americano come un atto
rivoluzionario, richiamando la repressione sporca di sangue.
Selma – La Strada per la Libertà è un film dal sapore
biografico, che si fonda su una ricerca attenta e completa delle
fonti e documenti dell’epoca e degli avvenimenti raccontati.
Girato sui luoghi reali che hanno visto cadere e rialzarsi delle
persone innocenti che combattevano soltanto per il loro diritto
di cittadini americani, il film diAva DuVernay ripercorre un
momento di storia che ha lasciato il segno, la crociata di
Martin Luther King per l’idea di un mondo migliore che urla
a cura di Letizia Rogolino
62. 62
La marcia pacifica di Martin Luther King
per ottenere il diritto al voto dei neri americani
unanime a favore dell’uguaglianza. David Oyelowo
porta sullo schermo l’uomo, il leader, e l’idealista
King con delicatezza e serietà, ma la regista sceglie
di presentare anche i lati più fragili del personaggio,
entrato nella storia come contraltare cristiano di
Malcom X, che alla non violenza preferiva invece
un’ azione determinata e decisiva, anche usando
maniere anti-convenzionali. Il film non si limita a
raccontare cronologicamente quanto accaduto sul
celebre Edmund Petts Bridge, ma svela i pensieri
e i sogni di un uomo fortemente convinto dei
benefici della non violenza, diviso tra la famiglia e il
dovere, fino alla tanto agognata firma di Johnson al
Voting Right Act. Emozionante e toccante vedere i
filmati di repertorio misti alle classiche inquadrature
del film, che permettono di vivere più intensamente
la storia, portando lo spettatore vicino a quelle
persone che hanno vissuto atti di repressione,
violenza non giustificata, solo per il colore della loro
pelle. Un momento storico investito dal sangue e
dall’ignoranza, che ha bisogno di essere raccontato
e Selma – La Strada per la Libertà risponde anche a
tale scopo didattico. Ava DuVernay si avvale di un
cast notevole che, oltre all’ottimo protagonista,
comprende Tim Roth, Carmen Ejogo, Giovanni
Ribisi, Tom Wilkinson, Cuba Gooding Jr e Oprah
Winfrey. Quest’ultima, anche produttrice del film,
torna ad interpretare un piccolo ma fondamentale
ruolo in un film biografico, dopo il recente The Butler
– Un Maggiordomo alla Casa Bianca al fianco di
Forest Whitaker. Lasciando da parte i paragoni con
i film del passato cinematografico che hanno
raccontato i mille volti di Martin Luther King, questo
film è da vedere, non solo per un fine di dibattito
storico e politico, ma per riflettere sugli errori
dell’uomo e sulla forza d’animo e la dignità che
fanno scoppiare rivoluzioni e portano ad inevitabili
conseguenze, ma perseguono un indispensabile
cambiamento che racchiude una incredibile
speranza.
NEWSCINEMA21febbraio2015
64. 64
NEWSCINEMA12gennaio2015Arriverà il 26 Febbraio nelle sale italiane Automata, il nuovo film di Gabe Ibáñez ambientato in un futuro
distopico in cui realtà e fantascienza sono due compagne di viaggio non del tutto ostili. Antonio Banderas è
l’unico vero protagonista nei panni di Jacq Vaucan, un agente assicurativo intorno al quale si svolgono una
serie di eventi che provano a delineare un’idea insolita e affascinante della teoria evolutiva, proponendo la
visione di un futuro che sembra riportare alle origini della natura umana.
Anno 2044. La Terra ormai sta andando verso la graduale desertificazione. L’umanità cerca faticosamente di
sopravvivere a un ambiente sempre più ostile. La scomparsa della razza umana è appena cominciata, in
bilico tra la lotta per la vita e l’avvento della morte. La tecnologia tenta di contrastare questo scenario di
incertezza e paura con il primo androide quantistico, l’Automata Pilgrim 7000, progettato per alleviare la
minaccia che incombe sulla società umana. Al declino della civiltà umana fa da contrappeso la rapida ascesa
della ROC (Robotics Corporation), società leader nel campo dell’intelligenza robotica. Malgrado la morte a cui
l’umanità è destinata, la società ha posto in essere rigidi protocolli di sicurezza per assicurare il controllo
dell’uomo sugli androidi quantistici. L’agente assicurativo Jacq Vaucan (Antonio Banderas) è pagato per
svolgere controlli di routine sui modelli difettosi di androidi: è così che inizia ad addentrarsi nei segreti e nelle
vere intenzioni che si celano dietro gli Automata Pilgrim 7000. I sospetti di Jacq continuano ad alimentare il
mistero – svelando una verità molto più scomoda e inquietante di qualunque robot.
Automata alza il sipario sulla convivenza tra uomini e robot in una cultura e in un mondo plasmati, per
antonomasia, sulla natura umana. Sono numerosi i film che hanno trattato questo argomento da ogni punto di
vista. Abbiamo assistito alla rivolta dei robot in Io, Robot con Will Smith, abbiamo conosciuto la natura
duplice dei famosi Transformers e gli amichevoli androidi di Star Wars. Immersi fin dalla prima scena in
un’atmosfera futuristica che ricorda le tinte e i rumori di Blade Runner e Il Quinto Elemento, per la seconda
metà del film siamo trasportati insieme al protagonista nel mezzo di un deserto arido e infinito, bianco e
polveroso, dove si fanno strada gli spettri di un’umanità ormai condannata a morte, mentre i robot si
organizzano per “vivere”. Il regista spagnolo non si lascia trasportare dalla tecnologia e dagli effetti speciali,
che invece lasciano molto spazio al confronto relazionale tra i personaggi, ai ricordi e alle loro riflessioni sul
65. 65
futuro, indefinito e sempre più ignoto. Il
protagonista, triste e confuso, cerca di
assicurare la tranquillità alla sua famiglia, ma
non ci riesce. Nonostante metta da parte la
componente action, Automata mantiene un
buon ritmo, sostenuto da una sceneggiatura
lineare e semplice, che non nasconde
particolari colpi di scena o idee originali. Infatti
diverse situazioni risultano legate a facili
stereotipi e sembrano un puzzle di altri film
dello stesso genere, ma la vera debolezza del
film è l’assenza di un villain definito e
pericoloso.
La natura umana come quella artificiale
sembrano combattere costantemente tra
bene e male all’interno di se stessi, ma
difficilmente si riesce a delineare i loro ruoli
all’interno della storia. Quelli etichettati come
“cattivi” sono abbastanza marginali, pesando
di conseguenza sul ruolo dell’ “eroe” che non
dimostra particolari capacità o responsabilità
per la riuscita del film. Tuttavia, con i suoi pregi
e difetti, Automata è un film di fantascienza
contaminato dal noir e dal thriller, che funziona
come prodotto di intrattenimento. Tiene alla
larga la noia e coinvolge lo spettatore nel
dramma del protagonista, interpretato da un
Antonio Banderas convincente e credibile.
Interessante il suo rapporto con Cleo, un
robot femminile che manifesta particolari
abilità, e con il suo leader, deciso a costruire
un nuovo mondo per la sua specie, lontano
dagli esseri umani. Tra aria di complotto,
segreti governativi, e lotta per la pura
sopravvivenza, il film di Ibànez denuncia uno
stile diverso e affascinante, con una sua
poetica sospesa tra surreale e tangibile.
66. 66
Torna sul grande schermo come regista e
interprete con “Le Leggi del Desiderio”
di C.A.
É stato presentato questa mattina al cinema
Adriano di Roma il nuovo film scritto e diretto da
Silvio Muccino: Le leggi del desiderio. Interpretato
da Silvio Muccino, Nicole Grimaudo, Carla
Signoris e Maurizio Mattioli Le leggi del desiderio
racconta la storia del carismatico trainer
motivazionale Giovanni Canton (Silvio Muccino),
considerato da alcuni un profeta e da altri un
cialtrone. Deciso a convincere tutti delle sue abilità
Canton organizza un concorso per la selezione di
persone che verranno portate da lui in sei mesi al
raggiungimento dei loro più sfrenati desideri. Ma il
rapporto che si stabilirà tra il life coach e il terzetto
produrrà effetti inaspettati nella vita di tutti loro.
Potete trovare qui sotto le dichiarazioni rilasciate dal
produttore Marco Belardi, dal vice-presidente di
Medusa Giampaolo Letta, dal regista ed interprete
Silvio Muccino e dagli altri interpreti Nicole
Grimaudo, Carla Signoris e Maurizio Mattioli.
Come siete arrivati a dirigere, produrre e
distribuire Le leggi del desiderio?
Silvio Muccino: Stavo sviluppando una storia
romantica ma mi mancava un radicamento con la
realtà di oggi. Un giorno Carla Vangelista è venuta
da me e mi ha detto di aver trovato il mio nuovo
personaggio, il life coach. Così ho cercato su
youtube e ho trovato Anthony Robbins e ho capito
il ruolo del life coach. In un momento di
smarrimento in cui molti non sanno come arrivare a
fine mese i life coach si propongono come
coloro che hanno la risposta.
SILVIOMUCCINO
NEWSCINEMA21febbraio2015
67. 67
“La gente ha bisogno di
qualcuno che gli indichi la
strada. Un tempo li
chiamavano sciamani, ora
life coach”
Silvio Muccino
Marco Belardi: Silvio mi è sempre piaciuto
come regista. I suoi agenti mi hanno presentato la
storia e mi sono innamorato subito del progetto e
dell’incredibile energia e positività di Silvio.
Giampaolo Letta: Anche noi ci siamo fatti
contagiare dalla grande energia di Silvio e abbiamo
realizzato questo film con immenso piacere. Lo
riteniamo un film ben riuscito. E proprio per questo
abbiamo deciso di dargli una bella spinta
promozionale facendolo uscire in 400 copie.
Chi è il life coach?
Silvio Muccino: Il fenomeno del life coach è
americano e noi italiani da esterofili lo abbiamo
importato. Alcuni sono famosi come Roberto Re ma
ce ne sono tanti. Il coaching poi è diventato una
moda assoluta che prescinde dal life. La gente ha
bisogno che qualcuno gli indichi la strada. Un tempo
li chiamavano sciamani, ora life coach.
Carla Signoris: Facciamo corsi per cucinare ma
a volte quello che ci serve è proprio un corso per
vivere.
Quale è il suo desiderio più grande?
Silvio Muccino: Il mio desiderio più grande è
quello che sto vivendo in questo istante. L’idea di
ritornare al cinema con un film in cui credo così tanto
e circondato da talenti straordinari come i
protagonisti di questa storia è un sogno che si
avvera. Non ho mai fatto un film in cui non credevo.
Dopo Un altro mondo sentivo il bisogno di cambiare
e di tornare con una storia diversa, volevo giocare un
po’. A volte bisogna aspettare la storia giusta e poi è
sempre importante trovare il giusto compagno di
squadra. E senza Belardi e Medusa non sarei mai
riuscito a realizzare questo film.
Come è stato lavorare in questo film?
Nicole Grimaudo: Ho vissuto su questo set una
esperienza straordinaria e non ringrazierò mai
NEWSCINEMA21febbraio2015
68. 68
Silvioabbastanza. É impossibile non amare la mia
Matilde, un ruolo raro che si trasforma nel corso del
film. La vita sul set era spettacolare, Silvio ci ha
guidato tantissimo, mi sono veramente sentita triste
quando sono finite le riprese. E poi ho sperimentato il
mio lato comico e ho riscoperto la bellezza di
recitare.
Maurizio Mattioli: Sono quaranta anni che
faccio commedie. Ma forse questa è quella che va
più sotto pelle. Una commedia che mi ha permesso
di abbandonare la superficialità della battuta. E
Silvio essendo anche un bravissimo attore mi ha
dato ottime indicazioni su come interpretare il mio
personaggio.
Carla Signoris: Su questo set mi sono sentita
molto amata. Il film poi lancia un messaggio
importante. L’importanza di amare noi stessi.
Luca Ward: Non ho mai fatto un ruolo comico
ma sempre parti da cattivo. Quindi quando ho fatto
il provino non ci credevo più di tanto. Ma quando
Silvio mi ha chiamato dicendomi di credere
veramente nel ruolo abbiamo fatto un secondo
provino e il suo entusiasmo mi ha permesso di
uscire dagli schemi classici dei miei vecchi
personaggi.
Il life coach è più un cialtrone o un profeta?
Silvio Muccino: É ingiusto condannare persone
che hanno qualcosa da dire ed è ingiusto farne un
monumento. Tutto dipende da come ci rapportiamo
ad esso.
Come sceglie i suoi ruoli?
Silvio Muccino: Scegliere è l’unico lusso che mi
concedo. Scelgo ruoli in cui sento di poter fare
qualcosa anche se non sempre capita il ruolo giusto.
La scrittura poi è qualcosa di incredibilmente
stimolante. Adoro farmi nutrire dal talento dei
protagonisti. Amo tutto del set ma soprattutto amo i
bravi attori perché quando gli attori sono bravi fanno
brillare il film. Ed il mio obiettivo era realizzare un
grande show. Volevo abbagliare il pubblico.
Il film ammicca a Cinquanta sfumature di
grigio?
Silvio Muccino: L’idea di prendere il
personaggio di Luciana e di andare a vedere il suo
lato oscuro è stato fantastico. Cinquanta sfumature
di grigio è sicuramente un fenomeno di costume
molto divertente. Quindi si, l’ammiccamento c’è
stato.
Quale è il messaggio di questo film?
Silvio Muccino: Dobbiamo accettare, capire e
amare i nostri punti deboli. Le nostre imperfezioni
rappresentano il nostro aspetto più bello.
Le leggi del desiderio verrà distribuito da
Medusa in tutti i cinema italiani il 26 febbraio 2015.
NEWSCINEMA21febbraio2015
70. 70
Il 26 febbraio uscirà in tutti i cinema italiani il
nuovo film scritto, diretto e interpretato da Silvio
Muccino: Le leggi del desiderio. Interpretato anche
da Nicole Grimaudo, Carla Signoris e Maurizio
Mattioli, Le leggi del desiderio è una brillante
commedia che analizza con lucidità i pregi e i difetti
dei life couch. Giovanni Canton (Silvio Muccino) è un
carismatico trainer motivazionale che divide le
platee. Alcuni lo odiano considerandolo un cialtrone,
altri lo venerano ritenendolo un profeta. Deciso a
convincere tutti delle sue incredibili abilità Canton
organizza un concorso in cui dimostrerà di
poter portare in soli sei mesi tre persone qualsiasi al
raggiungimento dei loro più sfrenati desideri. Ma il
rapporto che si stabilirà tra il life coach e i tre allievi
avrà degli effetti inaspettati nella vita di tutti loro,
soprattutto in quella di Canton.
“I desideri dell’uomo muovono il mondo. E ogni
giorno, per riuscire a ottenere l’oggetto del nostro
desiderio, modifichiamo noi stessi e la nostra realtà”.
Queste sono le parole di Giovanni Canton, life coach
protagonista del nuovo film di Silvio Muccino. Un
protagonista sopra le righe in linea con il nuovo
prodotto del regista del fiacco Parlami d’amore e del
riuscitissimo Un altro mondo qui alle prese con la
sua terza opera da regista. Opera che sin dalle
primissime scene purtroppo non convince.
Perché l’idea del life coach sarebbe stata anche
vincente se solo fosse stata sviluppata con
maggiore attenzione e senza far intraprendere quasi
subito al film la direzione della classica storia
d’amore vista e rivista. Ma la sceneggiatura scritta a
quattro mani da Carla Vangelista e Silvio Muccino
preferisce spostare l’attenzione dalla divertente
“trasformazione” dei concorrenti di Canton alle
difficoltà di amare dello stesso, interpretato da un
Silvio Muccino un po’ troppo compiaciuto e forse
troppo impegnato a mettere su il suo grande show.
Mentre gli altri protagonisti del film guidati da una
bravissima Nicole Grimaudo e seguiti dal sempre
divertente Maurizio Mattioli e dalla impeccabile
Carla Signoris rappresentano l’aspetto più riuscito
NEWSCINEMA21febbraio2015
71. 71
del film regalando allo spettatore, in primis nella scena di seduzione del personaggio di Luca Ward, grandi
risate. Risate accompagnate da una colonna sonora di stampo internazionale e da una confezione di tutto
rispetto non supportata però da una sceneggiatura solida e quindi tendente complessivamente al banale.
Ed è un peccato. Perché Muccino l’intuizione l’aveva avuta e nonostante il film fosse molto più difficile dei
suoi precedenti avrebbe comunque potuto tirare su qualcosa di migliore dopo cinque lunghi anni di pausa.
Ma noi rimaniamo ottimisti e confidiamo in una quarta opera che consenta a Muccino di sviluppare il suo
potenziale da regista. E trovare una sceneggiatura migliore e abbandonare per una volta il ruolo di
protagonista potrebbero essere le prime giuste mosse per confezionare un film che lo consacri veramente
tra i registi più promettenti della sua generazione.
NEWSCINEMA21febbraio2015
72. 72
E’ stato presentato fuori concorso alla ottava
edizione del Festival Internazionale del Film di Roma
il nuovo adattamento di una delle storie d’amore più
appassionanti di tutti i tempi: Romeo & Juliet.
Diretto da Carlo Carlei e interpretato da Douglas
Booth, Hailee Steinfeld, Damian Lewis, Kodi
Smit-McPhee, Ed Westwick e Paul Giamatti,
Romeo & Juliet racconta la storia delle nobili
famiglie dei Montecchi e dei Capuleti che da
tempo immemore ricorrono ad ogni pretesto per
darsi battaglia pubblicamente per le strade di
Verona, sollevando il disappunto del principe
(Stellan Skarsgard). Romeo (Douglas Booth),
erede dei Montecchi, è follemente innamorato della
bella Rosalina, così decide di infiltrarsi ad una festa
dei Capuleti per avvicinare la giovane donna. Ma
quella notte Romeo incontra Giulietta (Hailee
Steinfield), erede dei Capuleti e inizia una romantica
e passionale storia d’amore destinata a concludersi
nel peggiore dei modi. Tra duelli, scelte estreme,
amore e morte Romeo e Giulietta sfideranno le
dispotiche famiglie vivendo la più dolorosa,
appassionante e coinvolgente storia d’amore di tutti
i tempi. Durante la conferenza stampa di
presentazione del film Douglas Booth ci ha
raccontato la sua esperienza nei panni di Romeo:
Interpretare Romeo è difficile, una esperienza che in
qualche modo ti schiaccia. Ma questo Romeo &
Juliet è un film nuovo, una storia nuova, un’opera
molto personale. Io e Hailee eravamo giovanissimi e
abbiamo cercato di dare il massimo giorno per
giorno. Anche perché ho lavorato spesso nel
mondo del cinema e questa esperienza mi ha
riavvicinato ai miei precedenti lavori teatrali. Ma
perché proprio Douglas Booth e Hailee Steinfield?
A rispondere il regista Carlo Carlei: Ogni regista
sceglie gli attori che reputa migliori, questo vale per
ogni parte. Personalmente ho amato tutti gli attori
del mio cast: Douglas l’avevo visto nei suoi
precedenti film e ho subito amato la sua
ROMEO&JULIET
NEWSCINEMA21febbraio2015
di Carlo Andriani
73. 73
naturalezza. E lo stesso vale per Hailee e gli altri
fantastici attori di questo film. Ovviamente ci vuole
un gran coraggio per mettere mano ad uno dei testi
più importanti di tutti i tempi, così ad assumersi
l’onere e l’onore è stato chiamato l’illustre
sceneggiatore di Downton Abbey Julian Fellowes:
Trasformare Shakespeare in sceneggiatura fa paura,
è ovvio, anche perché il mezzo cinematografico è
decisamente diverso da quello teatrale. Ma ogni
generazione ha riscritto Shakespeare e mai nessuna
versione è stata esente da riscritture o trasformazioni.
In questo il mio compito non è stato poi così nuovo.
Ma il nostro obiettivo era raggiungere tutti. Questa è
una delle storie più belle di tutti i tempi e valeva la
pena riportarla ancora una volta sul grande schermo.
Ovviamente abbiamo mantenuto tutti i migliori
discorsi dell’opera originale ma l’obiettivo principale
era quello di regalare ai giovani un prodotto non
scolastico, ma emozionante e divertente…Perché
proprio di questo si tratta. Romeo & Juliet è un
divertente, emozionante e coinvolgente affresco pop
di una delle storie d’amore più importanti di tutti i
tempi. L’impostazione rinascimentale, i bellissimi
Douglas Booth e Hailee Steinfield (bucano lo
schermo senza pronunciare neanche una parola), gli
impeccabili Paul Giamatti, Stellan Skarsgard e
Natascha McElhone, le splendide musiche di Abel
Korzeniowski e l’ottima regia di Carlo Carlei (tra i
pochissimi registi italiani a non sfigurare mai in
produzioni internazionali) rendono Romeo & Juliet un
film appassionante che pur non toccando le vette
dell’adattamento di Luhrmann si distingue da altre
opere simili conquistando lo spettatore. Non era
facile raccontare nuovamente una delle storie più
narrate della storia teatrale, cinematografica e
televisiva. Eppure Carlei con la solita grazia che
contraddistingue le sue opere (indimenticabile Fluke,
il suo esordio americano interpretato da grandi attori
del calibro di Matthew Modine, Nancy Travis, Eric
Stoltz e Ron Perlman) è riuscito nell’intento di
confezionareRomeo & Juliet nel migliore dei modi,
costruendo un film dinamico, emozionante e
assolutamente convincente.
Ovviamente le pecche ci sono. Carlei gioca spesso
con i classici meccanismi delle brillanti serie
televisive americane, compiendo a tratti scelte
forzate, ma questo non deve dare adito a ipocrisie. Il
manifesto, le musiche, il trailer e i bellissimi
protagonisti di questa opera hanno da subito reso
chiara la direzione di questo Romeo & Juliet, una
direzione pop rivolta ai giovani di tutte le età. Quindi
criticare Romeo & Juliet di essere un prodotto
commerciale oltreché ingiusto sarebbe anche
assolutamente fuori luogo. Perché Romeo & Juliet
mantiene le promesse fatte divertendo,
coinvolgendo ed emozionando dal primo all’ultimo
minuto di proiezione.
NEWSCINEMA21febbraio2015
74. 74
VIZIO DI FORMA
la storia hippie di paul thomas anderson
A cura di Carlo Andriani
75. 75
JOAQUINPHOENIX
NEWSCINEMA21febbraio2015
Il 26 febbraio verrà distribuito da Warner Bros.
Pictures in tutti i cinema italiani il nuovo
psichedelico film scritto e diretto da Paul Thomas
Anderson: Vizio di forma. Ambientato nella
California degli anni ’70 ed interpretato da Joaquin
Phoenix, Josh Brolin, Owen Wilson, Katherine
Waterston e Reese Whiterspoon Vizio di forma è
un brillante adattamento dell’omonimo libro di
Thomas Pynchon che racconta per mezzo di una
rotazione psichedelica del classico racconto
poliziesco una bizzarra storia abitata da bizzarri
personaggi. Larry “Doc” Sportello (Joaquin
Phoenix) è un investigatore che, contattato dalla
sua ex Shasta (Katherine Waterston) per risolvere il
caso del suo nuovo fidanzato milionario, piomba in
un universo popolato da surfisti, truffatori, tossici,
strozzini, detective ed una misteriosa entità
conosciuta come Golden Fang.
Tratto dal settimo inadattabile libro di Thomas
Pynchon Vizio di forma è il settimo film di Paul
Thomas Anderson, un interessante trip nella
california hippie dei primissimi anni ’70
caratterizzato da humour, ritmo ed un pizzico di
malinconia. Al centro di questo psichedelico trip
c’è ancora una volta lui, Joaquin Phoenix, l’attore
più irriverente e controverso di Hollywood, qui alla
sua seconda prova con Paul Thomas Anderson
dopo l’apprezzatissimo The Master che lo vedeva
al fianco del compianto Philip Seymour Hoffman.
Ma proprio a differenza della toccante storia di
Freddie Quell che presentava un universo
popolato da soli volti maschili con l’unica
eccezione della Peggy Dodd, interpretata da Amy
Adams Vizio di forma regala un mondo corale in
cui il fulcro di tutto è l’amore, rappresentato dalla
bella e brava esordiente Katherine Waterston e
dalla sempre impeccabile Reese Whiterspoon,
due archetipi di donna che rendono l’opera
complessivamente più intrigante e appassionante
del bello ma decisamente freddo The Master.
76. 76
“Dopo l’applaudito
The Master, il
regista racconta
una storia
intrigante costruita
intorno all’amore”
Tornano gli infiniti piano sequenza tanto cari ad
Anderson e torna una caratterizzazione dell’opera
estremamente raffinata in cui la fotografia, l’utilizzo
delle musiche (le ballate di Neil Joung in primis visto
che il personaggio interpretato da Joaquin Phoenix è
proprio ispirato al cantautore e chitarrista canadese)
e i riferimenti cinematografici al grande Robert
Altman, di cui Anderson sembra essere l’unico
indiscutibile erede, rendono l’universo di Doc
Sportello una bellissima spirale di 150 minuti in cui
perdersi è tanto facile quanto indispensabile. Perché
non si può vedere un film come Vizio di forma ed
aspettarsi un’opera razionale.
Perché gran parte del fascino della cinematografia di
Paul Thomas Anderson sta proprio nella intrigante
irrazionalità della sua scrittura e della sua regia,
arricchita qui da una improvvisa e inaspettata ironia
che rende Vizio di forma un film che è impossibile
non amare proprio per l’unicità della sua
caratterizzazione.
NEWSCINEMA21febbraio2015
77. 77
Paul Thomas Anderson e Joaquin Phoenix
a Roma per presentare il nuovo film
di L.R.
Il regista Paul Thomas Anderson e
l’attore Joaquin Phoenix sono venuti
a Roma per presentare il nuovo film Vizio di
Forma, che sarà nelle sale italiane a partire
dal 26 Febbraio 2015 distribuito dalla
Warner Bros. Entrambi disponibili e
sorridenti, hanno incontrato la stampa
italiana per raccontare la nascita dell’idea
alla base del film, ispirato all’omonimo
romanzo di Thomas Pynchon, e alcune
curiosità direttamente dal set. Phoenix
interpreta lo stravagante Doc Sportello,
che, alla fine degli anni ’60, esercita il suo
lavoro nella Los Angeles degli anni
Settanta. Una visita inattesa della sua ex
(Katherine Waterston) lo coinvolge in un
caso bizzarro che coinvolge ogni sorta di
personaggi, surfisti, traffichini, tossici e
rocker, uno strozzino assassino, detective
della LAPD, un musicista sax tenore che
lavora in incognito ed una misteriosa entità
conosciuta come Golden Fang, che
potrebbe essere solo una manovra per
eludere il fisco messa in piedi da alcuni
dentisti. “Il protagonista è preso dalla
ricerca dell’ex fidanzata. Abbiamo
amplificato quanto descritto nel libro.
Sportello è confuso dai titoli dei giornali, ha
difficoltà ad accettare la situazione e sente
di dover fare qualcosa” spiega il regista alla
INTERVISTA
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78. 78
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stampa italiana presente, aggiungendo che “Dopo
The Master, in cui non c’era alcun ruolo femminile, in
questo film ce ne sono tanti e belli. Mi piaceva volto
l’idea di un gruppo corale con tanti ruoli femminili. I
personaggi devono essere in grado di raccontare la
storia. Ho scelto di utilizzare la voce narrante nel film
perchè mi permetteva di non mettere da parte o
tagliare del materiale”. Strizzando l’occhio al noir
classico, realizzando comunque un film di natura
anti-convenzionale, Anderson punta molto sul cast,
al centro del quale c’è un Joaquin Phoenix
coinvolgente ed estremamente espressivo,
accompagnato da talenti come Josh Brolin, Owen
Wilson, Reese Witherspoon, e la scoperta
Katherine Waterston. Ognuno di loro ha un ruolo
ben definito e fondamentale per il ritmo della storia,
che, tra malinconia e humour, procede grazie ad una
sceneggiatura lineare e una regia abbastanza
classica nella forma, ma sperimentale dal punto di
vista estetico. “Non volevo fare un film di citazioni e
riferimenti, anche perchè il film già presenta una
realtà sopra le righe, quindi dovevo girarlo nel modo
più classico possibile” ha spiegato Anderson,
aggiungendo “In Doc si insinuano la malinconia e la
paranoia e molto dipende anche da Joaquin che
riesce a fare acrobazie con il viso”.
“Joaquin riesce a
fare acrobazie con il
viso. In Doc si
insinuano la
malinconia e la
paranoia e molto
dipende dall’attore
che lo interpreta”.
Paul Thomas Anderson
79. 79
Carnival of Souls, il film caduto
per decenni nell’oblio
di Eros Bosi
Dei ragazzi durante una gara automobilistica,
vanno fuori strada e precipitano in un fiume. L’unica
sopravvissuta è Mary (Candance Hilligoss). Dopo
l’incidente trova lavoro come suonatrice di organi in
una chiesa. La vita di Mary verrà turbata da visioni di
spettri che le appaiono. Questa è la trama di
Carnival of souls (Carnevale di anime) un b-movie
del 1962, nonchè un capolavoro ingiustamente non
famoso. Il regista Herk Harvey (1924-1996) ha
diretto film che non hanno avuto successo. A
scoppio ritardato il titolo più noto della sua
filmografia è diventato proprio Carnival of souls, che
con gli anni è stato rivalutato, nonostante il non
successo a suo tempo. Molti registi stavano
talmente avanti con i propri film che hanno avuto
parecchio successo. Ad esempio John Carpenter
con Halloween nel 1978 stava agli anni ’90. Infatti fu
un successo clamoroso. Purtroppo Herk Harvey
non ha avuto la fortuna di Carpenter.
Harvey nel’62 stava magari alla fine degli anni
’90 dato che nel 1999 sono usciti film come Il Sesto
Senso con Bruce Willis e Echi mortali con Kevin
Bacon, che hanno entrambi a che fare con le
apparizioni di fantasmi. Carnival of souls ha
comunque fatto scuola col tempo. Ad esempio la
scena dove gli spettri emergono dal fiume è stata
omaggiata con gli zombi da George Romero in La
terra dei morti viventi (2005). Vari b-movie del
CINEMAHORROR
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80. 80
“Il regista Herk Harvey
non ha avuto la stessa
fortuna di John
Carpenter, ma questo
b-movie del 1962 è un
capolavoro
sottovalutato”
1960/61 nonostante i budget bassi erano a colori,
Carnival of souls essendo del 1962 in bianco e nero
può sembrare molto più vecchio, ma sta bene così
perché rende l’atmosfera più tetra. Tra le altre scene
di culto quando Mary è in automobile di notte e le
appare lo spettro (interpretato dallo stesso Herk
Harvey) di fianco fuori dal finestrino.
Magari il finale è un po’ dato per scontato, ma il
film gioca cosi bene sul mistero che non lo fa essere
un difetto. L’attrice Candance Hilligoss, nata ad
Huron (Dakota del sud) il 14 agosto 1935, non è
diventata come poteva sembrare tra il 1962 e il 1964
un icona femminile dell’horror anni ’60 interpretando
Carnival of souls e due anni dopo The Curse of the
Living Corpse, ma non ha neanche proseguito la
sua carriera. Sono infatti gli unici film della sua
filmografia. La trama del film Ragnatela di morte del
1983, diretto da Thom Eberhardt, è molto simile a
quella di Carnival of souls, solo che la protagonista
invece di essere sopravvissuta ad un incidente
automobilistico è l’unica che si è salvata da un
disastro aereo. In Italia Carnival of souls è uscito in
dvd in lingua originale con i sottotitoli in italiano per
la Drive In Cult.
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82. 82
Il 9 febbraio debutta in Italia la serie televisiva
prodotta, sviluppata e diretta dal maestro del
cinema fantasy-horror Guillermo Del Toro:
The Strain.
Basata sull’omonimo romanzo di Del Toro e
Chuck Hogan ed interpretata da Corey
Stoll, David Bradley, Mia Maestro, Kevin
Durand, Jonathan Hyde e Richard
Sammel, The Strain racconta la storia
dell’epidemiologo Ephraim Goodweather
(Corey Stoll), chiamato ad investigare sul
caso di un aereo atterrato al John F.
Kennedy International Airport con centinaia
di cadaveri a bordo e solo quattro
sopravvissuti. Ma la situazione degenera
quando i corpi iniziano a sparire dagli obitori
dando vita ad una terribile minaccia che
potrebbe sterminare l’umanità. Una volta un
poeta disse che la fame può essere
facilmente saziata. Ma che c’è un’altra forza,
un diverso tipo di fame che non può essere
estinta. Una forza che definisce la nostra
esistenza rendendoci umani. E quella forza è
l’amore. Così si apre il pilot di The Strain,
primo interessante telefilm creato dal padre
di capolavori del calibro di Blade 2, Il
Labirinto del Fauno e l’attesissimo Crimson
Peak, film che in qualche modo echeggiano
tutti in questo nuovo attesissimo prodotto
targato FX.
Tornano infatti le atmosfere gotiche, i colori
saturi e ovviamente i vampiri, frutto qui di un
fenomeno molto più scientifico che
soprannaturale. Aspetti che agli appassionati
di J.J. Abrams ricorderanno sicuramente il
cult Fringe, in parte citato nell’ottimo prologo
di questo The Strain, un telefilm che funziona
proprio grazie alla sempre interessante
impronta visiva e narrativa di Del Toro e ad
un David Bradley che regala il personaggio
più riuscito dello show, Abraham Setrakian,
che è impossibile non ricollegare allo storico
Abraham Van Helsing.
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83. 83
“Tornano le atmosfere
gotiche, i colori saturi e
ovviamente i vampiri,
frutto di un fenomeno
più scientifico che
soprannaturale”
A caratterizzare positivamente The Strain c’è poi l’interessante miscela di generi che lo contraddistinguono:
The Strain infatti inizia come un horror, evolve come un poliziesco e sfocia in un fantasy contemporaneo in
cui tutti i tasselli compongono un puzzle tanto avvincente quanto nuovo, nonostante l’argomento ultra-
inflazionato delle creature della notte. E il successo non è tardato ad arrivare, infatti i 4,5 milioni di spettatori
americani che hanno seguito lo show hanno portato i creatori a rinnovare la serie per una imminente
seconda stagione, composta come la precedente da tredici episodi. Quindi in attesa di vedere Crimson Peak
al cinema gustiamoci la prima serie tv del maestro del genere gotico Guillermo Del Toro, in onda sul canale
satellitare Fox dal 9 febbraio 2015.
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