2. MOTIVAZIONE DI UN’ESPERIENZA
La proposta ha inteso
favorire nei corsisti la
consapevolezza di una
maggiore attenzione e
sensibilità verso le
tematiche ambientali,
affrontate in un‟ottica
multidisciplinare, con
l‟obiettivo di stimolare
comportamenti quotidiani
del cittadino di ogni età.
3. Il percorso, realizzato con la guida del
Dr. Sergio ORTESE, storico dell’arte,
ha avvicinato le corsiste (20 donne
disoccupate, dei Comuni di Cutrofiano e
Sogliano Cavour) ad alcuni monumenti
caratteristici delle forme d’arte e
architettura proprie del territorio
salentino.
Sono state realizzate visite guidate nei siti architettonici selezionati,
attraverso un ideale viaggio nel tempo e nello spazio, stimolando le corsiste
a conservare memoria non solo dei documenti artistici visitati,ma anche ad
ipotizzare forme di tutela, valorizzazione e promozione.
4. La convinzione guida è stata
quella che la prima forma di
promozione del territorio e di
rispetto e valorizzazione delle
risorse monumentali nasce dalla
conoscenza.
Altrettanto forte è stato il
convincimento che dall’amore
per le cose belle nasce anche la
forza di intraprendere percorsi
nuovi di impegno e ricerca
5. Obiettivi
a) Favorire il lavoro attivo e cooperativo
dei corsisti
b) Sviluppare il piacere di scrivere, la
creatività e l’espressività
c) Unire prodotti diversi per realizzare
un lavoro comune
d) Rendere visibili, documentabili e
comunicabili le esperienze non solo
didattiche che vedono protagonisti gli
alunni.
Competenze attese:
Esprimersi correttamente utilizzando i
vari codici linguistici
Utilizzare correttamente fonti e
documenti
7. Carpignano Salentino
Questa Cripta bizantina è una delle perle
più preziose presenti nel territorio
salentino.
Il titolo di “Santa Cristina” è quello più
antico, ad esso, nel „400 fu sostituito
quello di “Madonna delle Grazie” o,
semplicemente, “della Grazia” a seguito di
una apparizione miracolosa della Vergine.
Dal 1782 questo titolo è divenuto quello
ufficiale.
8. Non solo per la loro antichità (X- XI sec.), ma
soprattutto perché nelle iscrizioni sono
custoditi i nomi dei committenti e dei pittori e
le date precise degli interventi pittorici.
La Cripta è interamente scavata in un banco
tufaceo che, certamente, ha ospitato anche altri
ambienti destinati ad usi abitativi e lavorativi.
PIANTA CRIPTA L'attuale struttura è frutto dei rimaneggiamenti
apportati con il definitivo passaggio dal rito
L’ipogeo conserva
greco a quello latino (XVIII sec.).
alcuni tra gli
affreschi più
La cripta in origine si presentava come un
importanti del
ambiente angusto, più basso e in penombra, un
periodo bizantino
vero percorso dello spirito per il fedele che
doveva "inchinarsi" per entrare dal basso ingresso
originale.
9. Recenti restauri hanno portato
alla luce altri notevoli affreschi
che hanno arricchito ancora di
più il patrimonio delle
testimonianze bizantine nel
Salento.
10. Parete settentrionale Parete meridionale
Santa Cristina
(XIV-XV secolo)
San Teodoro e, sulla sinistra,
due santi anonimi (metà circa
dell'XI secolo)
Parete settentrionale
Due immagini di Santa
Cristina (XI sec.)
11. Cristo in Trono con la
Madonna Annunziata e
l‟Arcangelo Gabriele.
Madonna Annunziata (959)
12.
13. Parete orientale
Arcangelo Gabriele Particolare dell'iscrizione greca
(959) presso la figura del Cristo.
Pantocratore del 959 con i nomi
dei committenti Leone e la
moglie
Crisolea e del pittore Teofilatto
15. Parete orientale –
Cristo Pantocratore Parete orientale -
Sant'Anna con la
Madonna bambina
Parete
occidentale -
San Biagio
(circa 1070)
16. A sinistra , Santa Caterina
A destra, probabilmente,
Santa Margherita
17. E‟ confermata anche dall‟impianto della cripta
Presenza del rito greco
che si presenta diviso in due ambienti,
l'endonartece dedicato a Santa Marina e avente
funzioni cimiteriali e il naos (il tempio vero e
proprio) destinato ai fedeli e dedicato a Santa
Cristina, diviso a sua volta dall'iconostasi e dal
vima, ambiente al quale potevano accedere solo
i sacerdoti durante la preparazione del rito.
Vi si accede attraverso due scale,quella
orientale aveva funzioni liturgiche,l‟altra di
carattere funerario,come testimonia la
presenza di una tomba ad arcosolio,
accompagnata da una lunga iscrizione in greco
databile intorno all‟ xi secolo.
Questa iscrizione ci informa che la tomba era
stata scavata per un notabile del posto, ma
era, invece, servita per raccogliere le spoglie
del figlio morto giovane.
18. San Nicola e
Santa Cristina
Pilastro con San Nicola al centro, Santa
Cristina a destra e, probabilmente,
San Teodoro Studita a sinistra (prima metà
dell'XI secolo)
20. Altare settecentesco
intitolato alla Madonna delle
Grazie, nella cui nicchia
ovale si conserva un affresco
della Vergine col Bambino;
si tratta di un'opera
bizantina ritoccata più volte
nel corso dei secoli.
21. La chiesa presenta un
semplice prospetto a
capanna, con un piccolo
rosone centrale, che
illumina la sua navata,
sormontato da un ampio
arco di scarico a listelli.
22. Nella cupola si nota la
presenza di un unico
grande simbolo: la
Croce, posta al
centro, contornata da
un cielo stellato,
racchiuso dai colori
dell‟arcobaleno, e da
decori floreali.
26. ISTORIATOCON SCENE
SU SEI CONCI CHE
RACCONTANO LA
STORIA DELLA
VERGINE. AL CENTRO
UNA
STELLA,ALLUSIONE
ALLA STELLA
CADENTE.
27. COPERTURA AD EMBRICI SOPRA
DELLE TRAVI DI INCANNUNCIATO .
LA CHIESA E‟ A TRE NAVATE DIVISE
IN QUATTRO COLONNE PER LATO
PIU‟ UNA SEMICOLONNA
ADDOSSATA.
LE COLONNE SONO IN PIETRA
LECCESE SULLE QUALI SI
SVILUPPANO LE ARCATE.
28.
29.
30.
31.
32.
33. Sorta agli inizi del XIV secolo, poco
prima che si celebrasse il famoso
processo contro i cavalieri templari
(1310), la principesca chiesa di Santa
Maria del Casale presso Brindisi,
rappresenta una armoniosa sintesi tra
formule architettoniche romanico-
pugliesi e modelli gotici di ricercata
eleganza. Chiusa a capanna, la
maestosa facciata è caratterizzata da
una vivace bicromia a motivi geometrici
e da un singolare protiro pensile di
matrice islamica che racchiude il
portale, sormontato da una monofora e
da una teoria di archetti pensili
conchiusa a ogiva
34. L’interno concepito a navata unica con
transetto fortemente aggettante, coro
rettangolare e abside piatta coperta da
una volta a crociera costolonata,
risponde a uno schema icnografico di
matrice cistercense, ampiamente
adottato nell’architettura proto-angioina
della Campania e diffuso rapidamente
nel resto del Regno…
35. … soprattutto, il grandioso Giudizio Finale dipinto in
controfacciata, nei primissimi anni del Trecento. Autore se ne
dichiara il pittore Rinaldo da Taranto, un artista che nelle morbide
pennellate, nel fresco accostamento dei colori e nel variegato
impianto iconografico, riesce a stemperare la severa lezione di
Bisanzio, manifestando una timida adesione ai moduli della
cultura Centro-italiana e alla rivoluzione culturale approntata da
Giotto.
36. Alla mano di Rinaldo è
probabilmente
riconducibile l’Albero
della Croce campito
sulla parete
settentrionale e,
soprattutto, quel che
resta di un vivacissimo
Giudizio Universale
affrescato nella
cattedrale di Matera, a
dimostrazione di come
una delle fonti di
approvvigionamento
artistico lucano
pervenisse dal
principato di Taranto.
37. Di matrice spiccatamente
occidentale e dunque pienamente
riconducibili alla diffusione dello
stile gotico nel Salento sono,
invece, un ciclo Cristologico
dipinto nel coro, le Storie di
Santa Caterina d’Alessandria
affrescate nel transetto e una
moltitudine di pannelli devozionali
di gusto cavalleresco assiepati
nelle navate .
38. La Basilica di S.
Caterina d'Alessandria a
Galatina è uno dei più
importanti monumenti
di arte romana in
Puglia, fu realizzata tra
il 1383 e il 1391, per
volontà di Raimondo
Orsini Del Balzo.
La leggenda vuole che Raimondo, in uno dei suoi numerosi viaggi, si spinse
sulla sommità del Monte Sinai per rendere omaggio al corpo di S.Caterina e,
nel baciarle la mano, strappò con i denti, un dito.
Avendo questa reliquia, pensò di innalzare in suo onore, a Galatina, un tempio
in rito latino; doveva essere sontuoso per superare quelli di rito greco
esistenti nel posto.
La reliquia fu incastonata in un reliquario d'argento che si conserva, ancora
oggi, nel tesoro della Chiesa.
39. Particolare della facciata
La facciata si presenta con tre cuspidi, sottolineate da archetti ciechi trilobati. Il
portale maggiore ha il protiro sorretto da due colonne poggianti su leoni stilofori,
che sorreggono due aquile. Sull'architrave reca un bassorilievo raffigurante
Cristo tra gli Apostoli. Interessante è la decorazione delle tre fasce concentriche
del portale e del rosone finemente intagliato a raggiera.
40. L’ interno è tutto una
pinacoteca!
Pareti, pilastri, archivolti a
volta: affreschi dappertutto e
lo si può leggere in due modi:
composto da tre o da cinque
navate a seconda che si
considerino anche i corridoi.
La navata centrale si slancia verso l'alto sovrastando le navate laterali. Da questa
centrale, si accede ai deambulacri (corridoi) e da essi alle navate laterali per
mezzo di tre grandi archi a sesto acuto, ribassato. Fasci di sette colonne polistili
dividono la navata centrale in tre campate, mentre il presbiterio e il coro absidale
fanno parte a sé.
Ciò che maggiormente colpisce è la decorazione pittorica.
L'intero ciclo di affreschi si sviluppa da sinistra a destra, in senso rotatorio e si
presenta più interessante nella navata centrale.
.
41. Osserviamo gli affreschi e nella
prima campata è raffigurata la
storia dell'Apocalisse .
Non conosciamo l'autore del
dipinto, realizzato intorno al
1400, ma possiamo dire che si
è ispirato a due tavolette
realizzate nel 1300 e che oggi
sono conservate nel museo di
Stoccarda. Spieghiamo meglio:
Giotto fu presente a Napoli per
cinque anni, e affrescò la
Chiesa di Santa Chiara con
scene tratte dall'Apocalisse, un
pittore napoletano trascrisse
quelle scene su due tavolette
le quali, successivamente,
divennero fonte d'ispirazione
per molti pittori.
42. Nella seconda campata, nelle
pareti c'è il ciclo della Genesi: il
creatore ha dato vita al mare e
alla terra, la creazione dell'uomo,
la creazione degli animali, Adamo
nel Paradiso, Adamo ed Eva
tentati, poi cacciati, poi costretti a
lavorare, la costruzione dell'Arca,
ciò che scaturisce con il diluvio.
Sulle pareti della terza campata è
raffigurata la Storia di Cristo, sulle
vele compaiono le Gerarchie
angeliche.
Cappella Orsini
43. La quarta campata è quella che forma il presbiterio sopraelevato, ed è raffigurato
il ciclo di S.Caterina d'Alessandria: c'è la sua opera di evangelizzazione, convince i
dotti dell'epoca a convertirsi al cristianesimo, e termina, in basso, con il martirio
sotto la ruota dentata.
La tradizione vuole che gli angeli siano intervenuti a salvarla, fu però poi
martirizzata per decapitazione.
Nella volta ci sono i Padri della Chiesa intenti a studiare le Sacre Scritture, e i
quattro Evangelisti.
45. IL PORTO
La storia millenaria di Otranto, per la sua proiezione ad est, e' stata
sempre caratterizzata dal suo rapporto con l'oriente, vissuto a volte
con terrore per le continue scorribande dei saraceni culminate con il
sacco della citta' del 1480. Fondata probabilmente da coloni greci,
provenienti dall'isola di Creta, divenne poi municipio romano, fino al
757, quando fu conquistata dai longobardi. Alcuni anni dopo, passò
sotto il dominio dei bizantini che nel secolo IX la elevarono a capitale
della Terra d'Otranto (cioè di quella parte del Salento rimasta in
possesso) e la fortificazione facendone una delle piazzeforti destinate
a difendere la regione dalla penetrazione dei Normanni. Nel 1068
venne occupata da Roberto il Guiscardo,che tolse ai Bizantini tutta la
Puglia meridionale.
Otranto conobbe allora un lungo periodo di prosperità economica,
derivante soprattutto dall'attività del suo porto, dalla posizione
geografica favorevole agli intensi traffici commerciali con l'Oriente ed
al transito dei Crociati diretti in Terrasanta.
46. Fondata dall’arcivescovo di Benevento, Roffrido,
nel 1088, sorse strategicamente ai margini
dell’antico abitato su un’area cimiteriale in
rapido declivio. L’andamento scosceso della
superficie impose la costruzione dell’abside sul
pendio - sì da compensare il dislivello -
sollevandola al di sopra di una cripta ad oratorio
di matrice cassinese, simile a quella della
cattedrale di Salerno, e fittamente corredata da
colonne e capitelli.
Nel 1384 fu conquistata dagli Angioini, poi dagli
Aragonesi, e nel 1480 fu assediata e poi
occupata dai turchi di Maometto II, che la
distrussero quasi completamente e ne
massacrarono gli abitanti. Sono noti gli 800
martiri uccisi sul Colle della Minerva,donne e
bambini invece si rifugiarono nella
Cattedrale,ma vennero raggiunti e
barbaramente uccisi.
47. La Cattedrale di Otranto, edificata sui resti di una domus romana, è dedicata
all’Annunziata ed è stata consacrata al culto il primo agosto 1088 durante il papato
di Urbano II.
E’ decorata con elementi bizantini romanici e gotici. Sulla facciata della cattedrale si
può notare un portale barocco risalente al 1764 ed un rosone di epoca
rinascimentale formato da 16 colonnine in pietra leccese disposte intorno ad un
nucleo in stile gotico.
48. Di notevole pregio,sul lato sinistro della Cattedrale,il portale del ‘500
riccamente istoriato, al quale si accede superando una scalinata interamente
realizzata con materiali di reimpiego.
49. Il portale è definito da una
cornice interna finemente
scolpita e da due piedritti
laterali sui quali sono
scolpiti in bassorilievo le
figure di otto dignitari
ecclesiastici: a destra,
dall’alto in basso, sono
raffigurati i vescovi di
Otranto, di Ugento, di
Gallipoli e l’abate di Casole;
a sinistra, la figura
dell’arcivescovo idruntino, di
Castro, di Lecce e di
Alessano.
Sull’architrave della fascia
interna vi è una lunga
iscrizione latina che ricorda
il committente dell’opera,
l’Arcivescovo Serafino.
50. Tra il 1163 e il 1165 il presbitero Pantaleone,
su committenza dell’arcivescovo di Otranto
Jonatha, realizzò il grandioso mosaico
pavimentale in opus tessellatum che occupa
l’intera navata centrale e buona parte delle
laterali: un immenso tappeto di preghiera
dove Oriente e Occidente si intrecciano, a
delineare una sorta d’omelia figurativa che dal
Peccato originale dei progenitori, passando
per il Peccato d’orgoglio compiuto da
Alessandro Magno, conduce alla salvezza
dell’uomo.
Tra le raffigurazioni desunte dall’Antico
e dal Nuovo Testamento spiccano
alcune immagine tratte dal notissimo
Phisyologus , dai Segni dello Zodiaco e
da alcune avvincenti Storie di re Artù,
quasi certamente tramandate da
un’antica tradizione orale.
51. Nonostante i numerosi sforzi
interpretativi, gran parte delle
figure rappresentate sul
mosaico pavimentale,
rimangono ancorate al primo
livello di lettura.
In altre parole si possono
riconoscere soggetti umani,
bestiali, o ibridi, senza,
tuttavia, identificarne il loro
effettivo significato simbolico,
o il loro referente letterario-
fiabesco: l’asino che suona
l’arpa il gatto con i calzari o il
mostro con testa d’asino,
possono pertanto ricondursi
allo humour grottesco e
beffardo del Medioevo.
52. CHIESA BIZANTINA GIOIELLO D’ARTE
L‟edificio si erge nel cuore
della città vecchia con le
piccole finestre che guardano
ad Oriente raccogliendone i
primi raggi, la piccola basilica
fu modello per molti luoghi di
culto ipogei del Salento e
della Puglia.
E‟ uno dei pochi monumenti
del genere tutt‟ora esistenti
in Italia. Fu officiata dal clero
greco, che pacificamente
convisse per molti secoli con
quello latino di Otranto.
53. La chiesa di San Pietro, inizialmente attribuita al
periodo normanno, sec. XI, da una più attenta lettura,
oltre che dalla pianta a croce greca, dal corredo
iconografico e dalle testimonianze epigrafiche ha fatto
spostare la data a fine sec. IX - inizio sec. X . La
tradizione vuole che la fondazione della chiesa sia
legata al passaggio di San Pietro in Otranto nel suo
viaggio verso Roma.
54. L'interno a forma di
croce greca, a tre
La chiesa risulta inscritta in navate, di cui una
centrale più larga, con
un rettangolo con lati
altrettanti absidi
pressochè uguali tra di loro. semicircolari, otto
colonne, di cui quattro
con capitelli a pulvino
che sostengono la cupola
monolitica centrale, e le
altre quattro sono
semiglobate nelle pareti.
Nell'abside centrale è
presente un altare
barocco fatto erigere nel
La cupola centrale è 1841; quello sulla parete
nord è dedicato a San
supportata da piccole Pietro e presenta
monofore lucifere anch‟esso sovrastrutture
barocche.
Le quattro colonne
smontano archi
tipicamente orientali e i
capitelli presentano
affreschi di Santi,
Dottori o Padri della
Chiesa.
55. Sulla volta a
botte della
navata posta a
nord-ovest
campeggia la
"Lavanda dei
piedi”.
Cristo è
rappresentato
nell'atto di lavare
i piedi a San
Pietro. Questi è
raffigurato seduto
dinnanzi ad una
bacinella colma
d'acqua. Da
notare le
iscrizioni greche.
56.
57.
58.
59. Come detto le pareti della Chiesa sono adorne di
affreschi, tutti di pregevole fattura. Nell'abside
sinistra vi è raffigurata la Madonna col bambino che
benedice con le prime tre dita della mano; in basso
la Vergine, San Nicola e San Francesco di Paola;
Sulla cupola dell'altare campeggia l'Annunciazione,
segue Maria Madre di Cristo. A destra della cupola
sono raffigurati gli Apostoli mentre a sinistra la
Resurrezione. Sui pennacchi della navata centrale
sono rimasti due Evangelisti. Alla sinistra della
navata c'e' "Il peccato originale", alla destra il
Battesimo di Gesu' con le tre Marie e Satana che si
tormenta.
Le pareti ospitano le figure di San Basilio, San
Leonardo, Santa Lucia ed altro ancora.
La Chiesa greca di San Pietro
è come un libro di devozione,
un autentico gioiello d‟arte.
60. La Chiesa di S. Marina, in Muro Leccese,
originariamente era intitolata a S. Nicola
di Mira e lo sappiamo dai cicli raffigurati
e dai registri di una visita pastorale.
Se la osserviamo esternamente vediamo
che la tessitura muraria in basso è
formata da grossi blocchi di reimpiego
della cinta muraria del paese.
In origine non c'era il campanile a vela
che è del 400.
61. L’edificio, di limitate
dimensioni, è a navata unica
con abside semi circolare.
All’origine non c’era un’unica
entrata, ma ne aveva un’altra
sul lato sinistro.
Il nartece e che precede la
navata, presenta in facciata
un arco decorato che inquadra
il portale d’ingresso e un
piccolo campanile in vela.
62. Nonostante le modeste
apparenze, Santa Marina
occupa un posto significativo
sia per le peculiarità
architettoniche, sia per gli
affreschi che accoglie, segnati
da valenze anche storiche di
notevole portata. Gli affreschi
più antichi si leggono
nell’abside, dove troviamo
immagini di San Nicola e
alcuni Padri Vescovi, Madonna
del Rosario, San Vito,
Madonna col Bambino in
braccio.
La maggior parte dei dipinti è
dedicata a San Nicola, è
rappresentato nudo solo con
una lunga barba, insieme a
San Marco perché avevano
rinunciato a tutti i loro beni.
64. Facciata molto semplice, era
affrescata in finto marmo.
Arricchita con archetti pensili,
trilobati, ogivali.
Presenta un portale con decorazioni
di foglie d’acanto, sormontato da
lunetta dedicatoria, forse a S.
Stefano,con tracce di una croce,unica
fonte di luce,un rosone a forma di
ruota con otto raggi dove nel cerchio
c’è traccia dello stemma dei Balzo. In
cima un campanile a vela con bifora.
65. A navata unica,con
tetto a spioventi
presenta un interno
tutto affrescato,
accompagnato da
iscrizioni greche.
66. Fine trecento, situata
nell‟abside,raffigurante
Cristo( Sofia) che
benedice il calice e un
angelo con ventaglio e
quattro vescovi.
Nella calotta absidale
la scena della
Pentecoste,la Vergine
in trono con le spalle
rivolte alla città di
Gerusalemme e intorno
gli Apostoli.
67. La controfacciata
ospita il rosone
con decorazione
della Deèsis, al
centro Gesù, con
un suggestivo
gioco di luce .
68. Iltribunale degli
Apostoli, l’Etimasia
di Adamo e Eva, un
Cardinale, un
Vescovo, un Monaco
vestito di bianco.
A sinistra invece
troviamo l’Inferno,
con la presenza di
un demonio in
altorilievo.
70. All’inizio del secolo scorso la cappella era in
uno stato deplorevole tanto che, nel 1921, il
popolo fece costruire a sue spese un'altra
cappella davanti alla vecchia. Nella fattispecie
l’abside della nuova chiesa fu accorpata alla
facciata di quella antica con la dichiarata
volontà di perpetrarne oltre che la planimetria
anche il culto.
L’interno di limitate dimensioni presenta un
aula unica rettangolare terminante con una
sola abside orientata ad est e richiama alla
mente, in pianta e in alzato, lo schema
icnografico della chiesa di Santa Marina a
Muro Leccese, dalla quale differisce per la
presenza di una copertura a capriate.
L’accesso era garantito da due porte. La prima
ubicata ad ovest in asse con la navata, l’altra,
oggi murata, insisteva a sud verso il castello e
l’abitato.
71. La chiesetta moderna si
presenta con una semplice
facciata.
L’interno a navata unica in
fondo alla quale c’è
l’altare maggiore.
72. Il programma decorativo può considerarsi senza soverchia difficoltà un
autentico palinsesto figurativo nel quale si possono percepire le mode ed i
cambiamenti del gusto registratisi dal Medioevo all’età Moderna.
73. Ad unica navata.
Terminante con
abside, con la
raffigurazione
della Vergine; di
probabile età
settecentesca.
Altare maggiore
con fregi floreali.
74. Santa Cesaria, lettura ricavata da un’antica
iscrizione frammentaria.
Figura femminile dallo sguardo malizioso,con
turbante alla orientale,è la più antica immagine
della Santa presente al mondo. In mano ha una
grotta simbolo del suo martirio.
75. L‟immagine centrale è la più
importante,dedicata a San Nicola
perché sino al seicento la chiesa
era a lui intitolata. Siede in trono
con in mano un libro e nei tondi
troviamo le sue iniziali,come se il
pittore si sia ispirato ad una
tavola per pitturare.
Ai suoi lati raffigurate Madonne
col Bambino.
76.
77. Al centro dell‟antica
cappella,si trova
l‟imboccatura di una botola
con cripta sottostante,con
funzione cimiteriale.
78. LA GENTE CHE ME GUSTA
(La gente che mi piace)
Mi piace la gente che vibra,
che non devi continuamente sollecitare
e alla quale non c‟è bisogno di dire cosa fare
perché sa quello che bisogna fare e lo fa.
Mi piace la gente che sa misurare
le conseguenze delle proprie azioni,
la gente che non lascia le soluzioni al caso.
Mi piace la gente giusta e rigorosa,
sia con gli altri che con se stessa,
purché non perda di vista che siamo umani
e che possiamo sbagliare.
79. Mi piace la gente che pensa
che il lavoro collettivo, fra amici,
è più produttivo dei caotici sforzi individuali.
Mi piace la gente che conosce
l’importanza dell’allegria.
Mi piace la gente sincera e franca,
capace di opporsi con argomenti sereni e
ragionevoli.
Mi piace la gente di buon senso,
quella che non manda giù tutto,
quella che non si vergogna di riconoscere
che non sa qualcosa o si è sbagliata
Mi piace la gente che, nell’accettare i suoi errori,
si sforza genuinamente di non ripeterli.
80. Mi piace la gente capace di criticarmi
costruttivamente e a viso aperto:
questi li chiamo “i miei amici”.
Mi piace la gente fedele e caparbia,
che non si scoraggia quando si tratta
di perseguire traguardi e idee.
Mi piace la gente che lavora per dei risultati.
Con gente come questa mi impegno a qualsiasi impresa,
giacché per il solo fatto di averla al mio fianco
mi considero ben ricompensato.
Mario Benedetti
Scrittore, poeta e saggista uruguaiano
(2009)
81. Grazie a…..
Simone Villani - Copertina e progetto grafico Locandina
Michele Onorato - foto utilizzate in molte slides e coperte da diritti d’autore
Tutte le mamme del corso Genitori
per aver creduto in se stesse e per aver deciso di mettersi in gioco