2. Sostenibilità ambientale
Che cosa è?
A partire degli anni 70 si inizia a prendere coscienza del fatto che lo sviluppo legato
esclusivamente alla crescita economica avrebbe portato ad un forte squilibrio dei sistemi
naturali.
Nasce una coscienza ambientale che punta ad un processo di sviluppo capace di mantenere
nel tempo la crescita del capitale, inteso come capitale economico, sociale e naturale.
Nel 1987 si parla per la prima volta di sviluppo sostenibile:
• “Per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo che risponda alle necessità del presente
senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze”.
(Brundtland, World Commission on Environment and Development, 1987);
3. Sostenibilità ambientale
Sostenibilità
Sostenibilità Sostenibilità Sostenibilità
politico-
economica sociale ambientale
istituzionale
capacità di mantenere nel
tempo qualità e riproducibilità
delle risorse naturali
4. Sostenibilità ambientale
Perché ci dovrebbe interessare?
• Innanzi tutto per un principio di solidarietà intergenerazionale e responsabilità
sociale;
• le tematiche ambientali stanno occupando un ruolo sempre più centrale (autorità,
comunità, consumatori);
• orientamento a livello globale:
Protocollo di Kyoto (- 6,5% emissioni GHG per l’Italia nel periodo 2008 – 2012;
Unione Europea (pacchetto 20-20-20)
• i consumatori sono sempre più attenti alle prestazioni ambientali del prodotto/servizio
acquistato;
• per sviluppare strategie di marketing attraverso il rinforzamento dell’immagine
aziendale e del marchio;
• differenziazione della concorrenza;
• tendenze/evoluzione del mercato
5. Le tendenze di mercato
• Green economy:
- opportunità per differenziarsi dalla concorrenza,
- opportunità di business
• Green procurement
- richieste nella supply chain, istituzioni, consumatori…
25. Gli strumenti
a livello di organizzazione
• Sistema gestione ambientale
• Certificazione energetica
• Inventario gas serra
a livello di prodotto
• Life cycle assessment - LCA
• Dichiarazione ambientale di prodotto - EPD
• Carbon footprint
• Water footprint
• Etichettatura ambientale
26. A livello di Organizzazione
Sistema di gestione ambientale
(14001 – EMAS)
Sistema di gestione dell’energia
(UNI CEI EN 16001)
Bilancio gas ad effetto serra
(UNI ISO 14064)
27. A livello di Organizzazione
Sistema di gestione ambientale
(14001 – EMAS)
Sistema di gestione dell’energia
(UNI CEI EN 16001)
Bilancio gas ad effetto serra
(UNI ISO 14064)
28. Sistema di gestione ambientale: UNI
EN ISO 14001:2004
Cosa è?
Norma internazionale ad adesione volontaria applicabile a qualsiasi organizzazione pubblica o
privata che specifica i requisiti di un sistema di gestione ambientale.
Quali vantaggi per le aziende?
• evitare, ridurre e tenere sotto controllo i possibili impatti
ambientali negativi;
• rispettare le prescrizioni legali (ed altre);
• miglioramento continuo delle proprie prestazioni ambientali;
• assicurare alle parti interessate l’impegno dell’azienda per
perseguire la propria politica ambientale, gli obiettivi e i
traguardi definiti;
• può generare benefici economici (risparmiare materie prime ed
energia - più competitività);
• assicurare i clienti sull’impegno ambientale dell’azienda;
• migliorare l’immagine aziendale
(EMAS III:Sistema comunitario di ecogestione e audit – Regolamento CE 1221/2009)
29. A livello di Organizzazione
Sistema di gestione ambientale
(14001 – EMAS)
Sistema di gestione dell’energia
(UNI CEI EN 16001)
Bilancio gas ad effetto serra
(UNI ISO 14064)
30. Sistema di gestione dell’energia:
UNI CEI EN 16001:2009
Efficienza energetica, pacchetto 20-20-20
Per raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica e di riduzione delle emissioni
esistono due approcci:
• l’uso razionale dell’energia,
• lo sviluppo di fonti alternative di energia
La necessità di migliorare l’efficienza energetica fa parte degli obiettivi definiti nel
2007 dal Consiglio Europeo per il 2020 (pacchetto 20-20-20):
• + 20% utilizzo di energia da fonti rinnovabili,
• + 20% efficienza energetica,
• - 20% emissioni gas serra
31. Sistema di gestione dell’energia:
UNI CEI EN 16001:2009
Lo standard definisce i requisiti di un sistema di
gestione dell’energia per permettere alle
organizzazioni un miglioramento continuo delle
proprie prestazioni energetiche e conseguire un
uso più efficiente e più sostenibile dell’energia.
La norma non definisce specifici criteri
prestazionali da rispettare, ma semplicemente
aiuta le aziende ad organizzare sistemi e processi di
miglioramento dell’efficienza energetica che portino
ai conseguenti benefici economici ed alla riduzione
delle emissioni dei gas serra.
Schema concettuale della norma EN 16001
32. Sistema di gestione dell’energia:
UNI CEI EN 16001:2009
Quali benefici per le aziende comporta l’applicazione della
norma?
• permette alle aziende di definire un sistema di gestione dell’energia
- formalizzazione della politica energetica e degli obiettivi aziendali
• consente alle aziende di prendere un approccio sistematico al miglioramento continuo
della sua efficienza energetica
- miglioramento delle prestazioni energetiche
- riduzione dei costi
- riduzione delle emissioni dei GHG
• permette alle aziende di rispettare le prescrizioni (normative e non)
• spinge le aziende all’innovazione dei processi e dei prodotti
• permette di migliorare l’immagine aziendale
33. A livello di Organizzazione
Sistema di gestione ambientale
(14001 – EMAS)
Sistema di gestione dell’energia
(UNI CEI EN 16001)
Bilancio gas ad effetto serra
(UNI ISO 14064)
34. Bilancio di gas ad effetto serra: UNI
ISO 14064-1:2006
La norma rappresenta uno
standard indipendente e volontario
a disposizione di organizzazioni ed
imprese per la rendicontazione
dei GHG (dall’inglese Green
House Gases).
UNI ISO 14064-1:2006 “Gas ad effetto Serra. Parte 1: Specifiche e guida, al livello
dell’organizzazione, per la quantificazione e la rendicontazione delle emissioni di gas ad
effetto serra e della loro rimozione”. Comprende i requisiti di un vero e proprio sistema di gestione
finalizzato a:
• determinare i confini delle emissioni di GHG;
• quantificare le emissioni di GHG e la loro rimozione;
• identificare azioni specifiche finalizzate a migliorare la gestione dei GHG;
• gestire la qualità dei dati relativi agli inventari;
• comunicare la rendicontazione delle emissioni e rimozioni dei GHG
35. Bilancio di gas ad effetto serra: UNI
ISO 14064:2006
UNI ISO 14064
Parte 1: Parte 2: Parte 3
Requisiti Progetti GHG Validazione e
inventari GHG verifica GHG
36. Bilancio di gas ad effetto serra:UNI
ISO 14064:2006
Quali vantaggi per le aziende?
• azioni di marketing e di valorizzazione dell’immagine aziendale;
• relazioni con gli stakeholder (azionisti, partner, società, comunità locali, …)
• aumenta la credibilità, coerenza e trasparenza della quantificazione, del
monitoraggio e della rendicontazione dei GHG;
• facilita lo sviluppo e l’attuazione di strategie e piani di gestione dei GHG per la
riduzione delle emissioni;
• facilita l’abilità di seguire l’evoluzione delle prestazioni e dei progressi nella
riduzione delle emissioni e/o nell’aumento della rimozione di GHG (promuove la
sorveglianza, le verifiche e la redazione di rapporti);
37. A livello di Prodotto
Life Cycle Assessment
Dichiarazione ambientale
di prodotto (EPD)
Carbon footprint
Water footprint
Etichettatura ambientale
38. A livello di Prodotto
Life Cycle Assessment
Dichiarazione ambientale
di prodotto (EPD)
Carbon footprint
Water footprint
Etichettatura ambientale
39. Life Cycle Assessment: UNI EN ISO
14040 – 14043
Che cosa è?
estrazione
Il LCA (dall’inglese: Life Cycle Assessment) materie
è una metodologia d’analisi che serve a prime
quantificare, interpretare e valutare gli impatti
trattamento
ambientali potenziali di un prodotto o servizio smaltimento
materie
finale
durante il suo intero ciclo di vita prime
Quindi comprende:
• l’estrazione e trattamento delle materie prime,
VALUTAZIONE
• la fabbricazione, DEL
• il trasporto, utilizzo CICLO DI VITA fabbricazione
• la distribuzione,
• l’utilizzo,
• lo smaltimento finale.
distribuzione trasporto
41. Life Cycle Assessment: UNI EN ISO
14040 – 14043
Le norme:
LCA è suddivisa in quattro norme:
• UNI EN ISO 14040: Principi e quadro di riferimento;
• UNI EN ISO 14041: Definizione dell’obiettivo e del campo di applicazione e analisi
dell’inventario;
• UNI EN ISO 14042: Valutazione dell’impatto del ciclo di vita;
• UNI EN ISO 14043: Interpretazione del ciclo di vita;
42. Life Cycle Assessment: UNI EN ISO
14040 – 14043
A cosa serve il LCA:
La valutazione del ciclo di vita può essere utilizzata per rispondere a domande come ad
esempio:
• In che modo due processi produttivi diversi per lo stesso prodotto si confrontano in termini
di utilizzo delle risorse e delle emissioni;
• In che modo prodotti con la stessa funzione si confrontano in termini di utilizzo delle risorse
e delle emissioni;
• Come contribuiscono le diverse fasi del ciclo di vita di un determinato prodotto o servizio
alle emissioni totali;
• In che modo le scelte progettuali (ciclo produttivo, materiali, altro) determinano il consumo di
risorse e le emissioni totali – eco-design.
Si può dire che la valutazione del ciclo di vita è volta ad aumentare l’efficienza ambientale:
• Identificazione dell’impatto dei prodotti e servizi;
• Simulazione di scenari
43. Life Cycle Assessment: UNI EN ISO
14040 – 14043
Quali vantaggi offre?
Sviluppo di Prodotto
• Identifica le opportunità per migliorare le prestazioni ambientali di prodotti e servizi in diverse fasi del
ciclo di vita (scelta delle materie prime);
• Supporta decisioni interne relative ad interventi su processi, prodotti e attività (Eco design);
• Identifica linee strategiche per lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi;
• Permette il confronto di prodotti/servizi con la stessa funzione.
Gestione Ambientale
• Serve come punto di partenza per l’approccio metodologico volto ad identificare gli aspetti ambientali e
di conseguenza come aiuto per fissare target ed obiettivi all’interno dello schema di un SGA;
• Valuta e confronta gli effetti legati alle diverse politiche ambientali e di gestione delle risorse.
Comunicazione e Marketing
• Migliora le relazioni con i gruppi di interesse;
• Fornisce una solida base per descrivere le performance ambientali di prodotti e servizi;
• Possibilità di effettuare un LCA semplificato per valutare preliminarmente le prestazioni ambientali di un
determinato prodotto o servizio (es., audit a fornitori)
44. A livello di Prodotto
Life Cycle Assessment
Dichiarazione ambientale
di prodotto (EPD)
Carbon footprint
Water footprint
Etichettatura ambientale
45. Dichiarazione ambientale di
prodotto (EPD)
Che cosa è?
L’EPD (dall’inglese: Environmental Product Declaration) è uno schema di
certificazione volontaria di prodotto di valenza internazionale. Nasce
come applicazione della norma ISO/TR 14025:2006 - Etichettatura
Ambientale di tipo III.
Questo sistema sorge come risposta alla richiesta da parte del mercato
di informazioni oggettive, confrontabili e credibili sulle prestazioni
ambientali di prodotti e servizi.
Richiesta - sempre in aumento – che arriva da diversi settori del mercato:
catena d’approvvigionamento delle materie prime, sviluppo di prodotti e
acquisti verdi.
Il sistema dell’EPD si basa sull’utilizzo del Life Cycle Assessment
(LCA) in accordo con le norme della serie ISO 14040.
Fonte: Sito EPD - The Green Yardstick
http://www.environdec.com/
46. Dichiarazione ambientale di
prodotto (EPD)
A cosa serve?
Il principale obiettivo del sistema EPD è quello di aiutare le organizzazioni a comunicare le
prestazioni ambientali dei loro prodotti e servizi in modo preciso, credibile e comprensibile
da parte dei gruppi di interesse.
Il sistema EPD si può applicare a tutti i prodotti e servizi compresi all’interno di ben
definiti gruppi di prodotti e tipi di servizi per assicurare oggettività, comparabilità e credibilità
nel comunicare la loro performance ambientale.
Una delle principali caratteristiche dell’EPD è che consente il confronto fra dichiarazioni.
Perciò, la raccolta ed elaborazione dei dati di base deve essere eseguita in modo simile
usando regole che consentano di realizzare la comparabilità. Tali regole sono stabilite dai
PCR (Product Category Rules) per determinati gruppi di prodotti e tipi di servizi.
47. Dichiarazione ambientale di
prodotto (EPD)
Come funziona?
Per realizzare una Dichiarazione Ambientale di Prodotto bisogna seguire i passi sotto elencati:
• reperire / Sviluppare i requisiti specifici di prodotto (PCR: Product Category Rules);
• realizzare uno studio di ciclo di vita (LCA) d’accordo allo standard ISO 14040;
• produrre la Dichiarazione Ambientale di Prodotto ovvero il documento che consente di
comunicare le prestazioni ambientali del prodotto;
• valutazione da parte di un ente terzo.
48. Dichiarazione ambientale di
prodotto (EPD)
Quali vantaggi per le aziende?
• Opportunità di fornire una descrizione quantitativa e verificabile delle performance
ambientali di prodotti e servizi (oggettiva, confrontabile, credibile, aggiornata);
• Supporto di politiche d’acquisto ecosostenibile;
• Definizione di strategie aziendali per la progettazione dei prodotti e dei servizi;
• Strumento di comunicazione attraverso la visibilità dell’etichetta sul prodotto
49. A livello di Prodotto
Life Cycle Assessment
Dichiarazione ambientale
di prodotto (EPD)
Carbon footprint
Water footprint
Etichettatura ambientale
50. Carbon Footprint
Che cosa è?
È la quantità complessiva di emissioni di CO2 ed altri gas ad
effetto serra associati ad un determinato prodotto o servizio lungo
la sua supply–chain. A volte può includere la fase di utilizzo e di
fine vita (riciclo ed smaltimento).
I gas ad effetto serra (GHG – dall’inglese Green House Gases)
comprendono:
v anidride carbonica (CO2), v idrofluocarburi (HFC),
v metano (CH4), v perfluorurocarburi (PFC)
v ossido di diazoto (N20), v esafluoruro di zolfo (SF6)
51. Carbon Footprint
HFC
PFC
CO2 N2O SF6
CH4
Materia Produzione Distribuzione Uso Fine vita
prime
Causa di queste emissioni sono, ad esempio, la produzione di elettricità, l’utilizzo di combustibili
fossili, il trasporto ed altri processi industriali ed agricoli.
52. Carbon Footprint
Global Warming Potential (GWP)
Il carbon footprint è quantificato utilizzando il potenziale di riscaldamento
globale (GWP).
Il GWP è un fattore che descrive l’impatto come forza radiante di un’unità
di massa di un dato GHG rispetto ad un’unità equivalente di biossido di
carbonio nell’arco di un determinato periodo di tempo
Potenziale di riscaldamento globale di alcuni GHG
(Fonte: IPCC, 2007)
Il carbon footprint è un indicatore dato
Gas formula GWP100
dalla somma dei prodotti delle diossido di carbonio CO2 1
emissioni dei diversi GHG per il loro
metano CH4 25
GWP.
ossido di diazoto N2O 298
n idrofluorocarburi HFCs 124 - 14800
å ( ´ GWP )
GHG
i =1
i i
perfluorocarburi
esafluoruro di zolfo
PFCs
SF6
7390 - 12200
22800
53. Carbon Footprint
Come si calcola?
Life Cycle
Il carbon footprint si calcola attraverso l’elaborazione di uno studio di Assessment
ciclo di vita (LCA – serie ISO 14040).
Il cambiamento climatico è una delle categorie d’impatto chiave
considerate in un studio di LCA, di conseguenza, il carbon footprint non è
altro che uno studio di ciclo di vita limitato alle emissioni che incidono sui Carbon
cambiamenti climatici. Footprint
Per la realizzazione dello studio LCA si utilizzano banche
dati che contengono informazioni per prodotti e servizi
acquistati oltre che per materiali di base, fonti di energia,
trasporti e altri servizi.
56. Carbon Footprint
Quali vantaggi si possono ottenere?
• potenzia l’immagine aziendale,
consente di esibire un ruolo di leader di mercato rispetto alla responsabilità
ambientale e sociale (corporate social responsibility);
• soddisfa la crescente domanda da parte dei clienti relativa alle informazioni
sull’impatto climatico prodotto;
• internalizza il cambiamento climatico come parametro di scelta dei fornitori,
delle materie prime, del design del prodotto, dei processi manifatturieri;
• favorisce la riduzione delle emissioni dei gas serra;
• dà un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza (es. acquisti verdi);
• prepara per eventuale nuova regolamentazione (es. Francia, a partire dal
2011)
57. A livello di Prodotto
Life Cycle Assessment
Dichiarazione ambientale
di prodotto (EPD)
Carbon footprint
Water footprint
Etichettatura ambientale
58. Water Footprint
Cosa è la Water Footprint di un prodotto?
L’impronta d’acqua di un prodotto (dall’inglese water footprint) è un concetto che nasce nel
2002 (Hoekstra 2003) e che misura lungo la catena di approvvigionamento il volume
di acqua dolce utilizzata per produrre quel determinato prodotto.
Si tratta di un indicatore multidimensionale che tiene conto sia dei consumi diretti che di
quelli indiretti. Corrisponde alla somma di tre componenti:
• acqua blu (acque superficiali e sotterranee),
• acqua verde (acque piovane conservate nel suolo impiegato),
• acqua grigia (acqua inquinata quantificata come il volume di acqua dolce necessaria
per assimilare il carico inquinante sulla base di norme idriche esistenti di qualità ed
ambiente)
59. Water Footprint
Fonte: “Water Footprint Manual”. Hoekstra, 2009
61. Water Footprint
Perché ci dovremmo preoccupare della nostra impronta d’acqua?
• L’acqua dolce è una risorsa scarsa. La sua disponibilità annua è limitata e la domanda è in
crescita;
• Una corretta informazione sull’impronta d’acqua delle comunità e delle imprese aiuterà a
capire come si possa raggiungere un uso più sostenibile ed equo delle acque dolci;
• Ci sono molti luoghi nel mondo dove l'acqua è in grave esaurimento o inquinata (fiumi in
secca, caduta dei livelli dei laghi e delle acque sotterranee, specie in via di estinzione a causa
dell'acqua contaminata);
• L'impronta d'acqua aiuta a dimostrare il legame che
esiste tra il nostro quotidiano consumo di beni e i
problemi di esaurimento di acqua e di inquinamento
che esistono altrove, nelle regioni dove le nostre
merci sono prodotte;
Lago d’Aral – al confine tra il Uzbekistan e il Kazakistan
62. Water Footprint
Perché la nostra azienda dovrebbe preoccuparsi della sua
impronta d'acqua?
• Perche può essere parte della strategia ambientale di un’azienda – consapevolezza
ambientale, responsabilità sociale;
• Perche effettivamente ci sono molte aziende esposte a rischi legati alla scarsità
d’acqua dolce nelle loro attività o nella loro catena di fornitura (pensiamo ad esempio
ad un’industria di birra senza fornitura sicura d’acqua, oppure ad una fabbrica di jeans
senza continuità della fornitura d’acqua ai campi di cotone);
• Perche consente di formulare misure volte a ridurre l’impronta d’acqua aziendale;
• Perche la water footprint può essere utilizzata come uno strumento per rafforzare
l’immagine aziendale e del marchio.
63. A livello di Prodotto
Life Cycle Assessment
Dichiarazione ambientale
di prodotto (EPD)
Carbon footprint
Water footprint
Etichettatura ambientale
64. Etichettatura Ambientale
Che cosa é?
• Le etichette ambientali (marchi ecologici) forniscono informazioni su un prodotto o servizio in
merito alle sue prestazioni ambientali complessive o riguardanti alcuni aspetti ambientali
specifici.
• L’utilizzo di queste etichette consente alle aziende di evidenziare le migliore prestazioni
ambientali dei propri prodotti e servizi rispetto alla concorrenza e favorirne l’acquisto da
parte del consumatore sensibile a tali aspetti.
• L’obiettivo generale di questo strumento è la promozione dell’offerta e della domanda di
prodotti e servizi in grado di causare un minor danno all’ambiente, attraverso la
comunicazione di informazioni sui loro aspetti ambientali che siano verificabili, accurate e
non fuorvianti.
Fonte: UNI EN ISO 14020
65. Etichettatura Ambientale
La norma UNI EN ISO 14020:2002
Questa norma stabilisce i principi guida per lo sviluppo e l’utilizzo di etichette e dichiarazioni ambientali:
• devono essere accurate, verificabili, pertinenti e non fuorvianti;
• le procedure e requisiti non devono creare ostacoli inutili al commercio internazionale;
• per supportare l’asserzione devono essere basate su metodologia scientifica e che produca risultati
accurati e riproducibili;
• le informazioni devono essere disponibili per le parti interessate;
• lo sviluppo delle etichette o dichiarazioni ambientali deve considerare tutto il ciclo di vita del
prodotto;
• non devono inibire l’innovazione che permette il mantenimento o miglioramento della prestazione
ambientale;
• la procedura deve essere limitata a quanto necessario per verificare la conformità ai criteri .
66. Etichettatura Ambientale
I sistemi di etichettatura
I sistemi di etichettatura volontari sono disciplinati dalle norme della serie ISO 14020. Ci
sono tre tipologie di asserzioni ambientali a cui corrispondono tre norme differenti:
• Etichette ambientali di Tipo I: UNI EN ISO14024:2001;
• Etichette ambientali di Tipo II: UNI EN ISO 14021:2002;
• Etichette ambientali di Tipo III: UNI ISO 14025:2006.
67. Etichettatura Ambientale
Etichette ambientali di Tipo I (UNI EN ISO 14024:2001)
È un tipo di etichetta ambientale utilizzabile su prodotti ritenuti conformi a dei requisiti
predefiniti.
È un’etichetta di parte terza nel senso che necessita della verifica da parte di un
organismo indipendente che certifica l’applicazione dei criteri previsti per la categoria
d’appartenenza del prodotto.
I criteri da rispettare sono predefiniti per categoria di prodotti e devono basarsi su
opportuni indicatori che considerano l’intero ciclo di vita per quella specifica categoria di
prodotto.
Si tratta di un’etichette B2C (business to consumer) in quanto è indirizzata
all’utilizzatore finale per comunicare le migliori prestazioni ambientali del prodotto.
68. Etichettatura Ambientale
Etichette ambientali di Tipo I (UNI EN ISO 14024:2001)
Una delle etichette ambientali di Tipo I più conosciute e diffuse è il sistema
ECOLABEL (Regolamento CE 66/2010) che permette l’assegnazione del marchio
comunitario a quei prodotti che soddisfano i criteri ambientali di prodotto riportati nelle
relative Decisioni della Commissione pubblicate per alcune categorie di prodotti.
Altri esempi di etichette ambientali di Tipo I:
Nordic Swan (Cigno bianco) dal 1989 è il marchio di qualità ecologica
dei paesi scandinavi. Rilasciato dal Nordic Council ai prodotti che
soddisfano i loro criteri ambientali.
Il Blue Angel Mark etichetta ambientale introdotta in Germania nel
1977 dal Ministero degli Interni e dal Ministero della Protezione
Ambientale. È rilasciata dall’Istituto Tedesco per la Qualità e
Certificazione ed indica che i prodotti rispettano le loro caratteristiche
ambientali.
69. Etichettatura Ambientale
Etichette ambientali di Tipo II (UNI EN ISO 14021:2002)
Sono delle asserzioni ambientali auto-dichiarate (claims) che possono essere
destinate sia ai consumatori finali che agli altri soggetti all’interno della filiera
produttiva effettuate da fabbricanti, importatori, distributori, rivenditori o chiunque altro
possa trarre beneficio da tali asserzioni.
Sebbene siano, in genere, auto-dichiarazioni riferite ad un singolo aspetto del ciclo di
vita dei prodotti, si ritiene necessario effettuare l’analisi dell’intero ciclo di vita del
prodotto per verificare che il miglioramento di un dato aspetto ambientale non sia
avvenuto a discapito di un altro.
Non è prevista la verifica di parte terza, per cui le informazioni comunicate che
riguardano le caratteristiche ecologiche del prodotto devono essere accurate, verificabili
e non ingannevoli.
La norma esclude l’utilizzo di espressioni troppo generiche quali “amico
dell’ambiente”, “amico della natura”, “verde” o “non inquinante”. Delinea requisiti per
asserzioni del tipo “privo di…”, nel caso il livello di sostanza sia inferiore al livello di
fondo rilevabile in laboratorio.
70. Etichettatura Ambientale
Alcuni termini comunemente utilizzati nelle asserzioni
ambientali autodichiarate:
• Compostabile; • Riciclabile;
• Degradabile; • Consumo energetico ridotto;
• Progettato per il disassemblaggio; • Utilizzo ridotto delle risorse;
• Prodotto con durata di vita estesa; • Riutilizzabile.
71. Etichettatura Ambientale
L’utilizzo di un simbolo è facoltativo. Se utilizzati dovrebbero essere
semplici, facilmente distinguibili.
Asserzioni di riciclabilità
CICLO DI MOBIUS
È l’unico simbolo
definito dalla norma.
Asserzioni di contenuto riciclato
Marchio FEVE (European Container
Glass Federation) utilizzato sui
contenitori di vetro
Non disperdere nell’ambiente
72. Etichettatura Ambientale
Etichette ambientali di Tipo III (UNI ISO 14025:2006)
La dichiarazione ambientale di Tipo III è un documento che accompagna la
commercializzazione di un prodotto riportando informazioni sulle prestazioni
ambientali in modo oggettivo, confrontabile e credibile sulla base di parametri
stabiliti.
I dati comunicati sono sempre quantificati su determinati parametri predefiniti per la
rispettiva categoria di prodotto attraverso la realizzazione di uno studio di ciclo di vita
(LCA).
In genere, si tratta di una etichetta di tipo B2B che fornisce informazioni lungo la filiera
produttiva sui potenziali impatti ambientali nell’intero ciclo di vita dei prodotti.
Lo studio deve essere certificato da un organismo accreditato e indipendente in conformità
alla norma UNI EN ISO 14040:2006.
La caratteristica principale è che forniscono informazioni confrontabili con altri prodotti
della stessa categoria.
73. Etichettatura Ambientale
Etichette ambientali di Tipo III (UNI ISO 14025:2006)
Una delle etichette ambientali di Tipo III più diffusa in Europa è la Environmental
Product Declaration (EPD).
C’è ne sono anche altre:
• “Pilot Project EPD” in Danimarca;
• “Experimental Standard on Type III environmental declarations” in Francia;
• “AUB Project” in Germania;
• “EPD Programme” in Svezia.
74. Etichettatura Ambientale
Tipo I Tipo II Tipo III
dichiarazione ambientale
Tipologia etichetta ambientale auto-dichiarazione
di prodotto
Destinatario B2C B2C / B2B B2B
Scopo informazione informazione comparazione
di consumo / lungo la
Prodotti di consumo di consumo
filiera
Strumento etichettatura
etichettatura etichettatura
comunicazione /dichiarazione
Certificazione comitato Ecolabel opzionale ente certificatore
Green Procurement si no si
75. In sintesi,
serve uno studio di ciclo di vita (LCA)….!!!
A livello di
prodotto o
servizio
Life Cycle
Assessement
Dichiarazione
Carbon Etichettatura
ambientale di Water footprint
footprint volontaria
prodotto (EPD)
76. SIMAPRO 7 – PRé Consultants
Che cosa è?
• È il software per LCA più usato al mondo (in più di 50 paesi);
• Trasparente e conforme alle norme ISO 14040 – 14044;
• Compatibile con Ecoinvent e altri banche dati;
• Contiene vari metodi di valutazione dell’impatto;
• Analisi di incertezza;
• Analisi scenari di riciclo e
smaltimento complessi