8. Temperatura di colore Un foglio colorato potrà risultare leggermente diverso se osservato all’interno di una stanza illuminata da una lampadina o all’esterno, visto sotto il sole. Questo succede perché cambia la sorgente di luce che lo illumina. L’occhio umano ha una stupefacente capacità nel rendere minima questa differenza, le macchine fotografiche no, quindi bisogna predisporle per compensare queste differenze. L’intensità di una sorgente luminosa si misura in gradi Kelvin e viene indicata come TEMPERATURA DI COLORE. Fonti luminose dalle temperature basse tenderanno a fornire una luce calda, arrossata, mentre quelle alte forniscono luce fredda, tendente all’azzurro e il blu.
9. Se si fotografa una scena illuminata da una candela, fonte luminosa che fornisce una luce dalla temperatura molto bassa, tra i 1000 e i 2000 gradi Kelvin, molto probabilmente la foto risulterà più arrossata rispetto a quello che percepiscono i nostri occhi. Lo stesso vale per il sole al tramonto e per una classica lampadina da interni al tungsteno, con una temperatura intorno ai 3000 gradi Kelvin. Il fotografo deve imparare a valutare queste variazioni in modo da avere sempre sotto controllo il risultato che poi troverà sulla foto stampata ed eventualmente dovrà prendere delle iniziative per limitare o enfatizzare gli effetti di una luce dalle temperature particolari. Quando si utilizzava la pellicola per fare questo esistevano due possibilità: pellicole per luce diurna (day-light), tarate su una temperatura di 5500 K, o per luce artificiale (tungsteno), tarate sui 3000 K. Per situazioni diverse ci si poteva servire di filtri di correzione, applicati all’obiettivo o direttamente alla fonte luminosa. Ma queste differenziazioni erano utilizzate quasi solamente nella fotografia professionale, mentre nella fotografia amatoriale erano comunemente adoperate pellicole day-light. Per questo la classica immagine della candela che diffonde una luce fortemente arrossata è da sempre considerato un normale effetto presente in fotografia e non un errore. Con l’avvento del digitale si è invece inserita la possibilità di intervenire direttamente sul bilanciamento del bianco.
10. Bilanciamento del bianco I sensori delle macchine fotografiche digitali sono in grado di misurare la temperatura di colore della luce riflessa dal soggetto e regolare di conseguenza la componente rossa, verde e blu prima di registrare, in modo da avere una distribuzione normale dei valori. Questa misurazione effettuata dal sensore si chiama bilanciamento del punto di bianco perché mira a individuare gli oggetti bianchi nella scena e a farli apparire completamente neutri, senza dominanti rossastre, bluastre o giallastre che invece trasparirebbero usando l'impostazione sbagliata per il tipo di luce. Una volta che si è corretto il bianco, anche tutti gli altri colori appariranno naturali. Il bilanciamento del bianco automatico è efficace in quasi tutte le situazioni ma come tutti i sistemi automatici può essere messo in crisi in situazioni particolari, come ad esempio nei casi in cui ci sia luce mista, oppure in casi in cui la temperatura di colore abbia valori molto bassi o molto alti. Per questo tutte le macchine fotografiche digitali hanno anche la possibilità di effettuare questa regolazione manualmente, attraverso tarature predisposte per particolari temperature di colore (tungsteno, luce flash, sole, nuvoloso, luce a incandescenza ecc.) oppure con un bilanciamento personalizzato indicando alla macchina fotografica che cosa è bianco in quella precisa situazione di illuminazione attraverso ad una foto scattata appositamente.
11. Tipi di Luce Luce calda Per ottenere toni caldi con le macchine digitali conviene impostare il bilanciamento del bianco per luce solare. Luce dura Crea ombre nette e colori intensi, piacevole in alcune circostanza ma da evitare quando si fa un ritratto Luce fredda Atmosfere molto particolari sempre con un dominante tendente al blu Luce morbida Le nuvole filtrando il sole diffondo la luge, diminuendo la durezza di una luce di sole diretto Luce di mezzogiorno Spesso evitata dai fotografi i quali preferiscono la luce di metà mattina o metà pomeriggio perché più delicata, può però essere sfruttata a scopi artistici giocando sulle ombre nette che tende a creare.
12. Fotografare il tramonto Capita spesso che una fotografia scattata durante uno splendido tramonto una volta stampata deluda le aspettative. In queste occasioni intervengono infatti una serie di fattori che non sempre gli automatismi delle macchine fotografiche riescono a controllare. Uno degli errori più comuni deriva dal fatto che il sensore della propria macchina digitale tende a controllare troppo la luce calda del sole diminuendo l’effetto del rossore. In questo caso è consigliabile impostare il bilanciamento su luce diurna. Inoltre gli esposimetri delle macchine (sia digitali che analogiche) vengono spesso ingannati dalla luce solare che, pur essendo a fine giornata, è comunque molto forte e tendono quindi a offrire immagini eccessivamente sottoesposte. In questo caso è consigliabile alzare gli iso e sovraesporre di circa uno stop oppure lavorare direttamente in modalità manuale fino a trovare la coppia tempo/diafframma ottimale.