Piano pluriennale economico e sociale per la promozione delle attività compatibili
1. 1.1 Analisi socio-economica del territorio dei Comuni del Parco
1.1.0 Sintesi
L’obiettivo di questa sezione è fornire elementi utili soprattutto ad un confronto critico tra i dati
e le riflessioni che emergono dai singoli territori (Lunigiana, Garfagnana, Appennino reggiano,
Appennino parmense) finalizzato ad individuare i punti di convergenza, le principali differenze
ed ad evidenziare le possibili connessioni, le carenze da colmare, le sinergie da favorire.
In questo capitolo, coerentemente a quanto espresso nel “Documento di indirizzo al Piano
Pluriennale Economico e Sociale per la promozione delle attività compatibili” approvato dalla
Comunità di Parco e dal Consiglio Direttivo, non sono stata svolte nuove indagini e ricerche,
ma si rileggono sotto l’aspetto economico e sociale le conoscenze che sono state acquisite nella
fase di elaborazione del Piano per il Parco ed si mettono a sintesi e confronto gli indicatori
utilizzati dagli strumenti di pianificazione socio economica recentemente realizzati dalle quattro
Province e dalle Province, Comunità Montane, GAL, CCIAA ed altri Enti Pubblici, istituti di
ricerca e associazioni di categoria che hanno svolto analisi economiche e sociali sul territorio
dei Comuni del Parco.
Ne consegue che non sempre si è potuto ottenere elaborati di sintesi completi o che facciano
riferimento a contesti e periodi uniformi, tuttavia si ritiene che il grado di risposta ottenuto sia
sufficientemente chiaro ed efficace per indirizzare correttamente le scelte e le strategie del
PPES.
L’analisi ha affrontato tre macro-aspetti:
• L’accessibilità, non solo viaria, ma più in generale le possibilità che questo territorio ha di
essere in connessione con i flussi economici e sociali nazionali, continentali e globali;
• Il contesto sociale, che cerca di fotografare sia la situazione demografica della popolazione
residente sia la mappa dei servizi disponi li sul territorio che rappresentano elementi
fondamentali per le dinamiche sociali;
• Il contesto economico, cercando di mettere in evidenza in particolar modo le correlazioni che
tale contesto ha sul tessuto sociale e di approfondire le dinamiche dei due settori (turismo ed
agricoltura) che maggiormente si interfacciano con la mission del Parco Nazionale di tutela e
valorizzazione del patrimonio naturale e culturale del territorio.
Pur avendo presenti i limiti e le approssimazioni già evidenziati, l’analisi svolta evidenzia alcuni
aspetti, alcuni già noti altri più “sorprendenti”, che possono essere utile base conoscitiva per la
definizione degli obiettivi del PPES (capitolo 2) e la selezione delle progettualità da inserire
nella “banca progetti” (capitolo 3).
Dall’analisi della accessibilità del territorio, indicatore fondamentale sia per lo sviluppo di
strategie di turismo sostenibile sia per il mantenimento di relazioni sociali ed economiche tra i
crinale ed i distretti circostanti, emergono dati contrastanti. Se capoluoghi dei Comuni della
Lunigiana e Corniglio appaiono sono ben collegati ad autostrade e ferrovie e distano poco più di
un ora dagli aeroporti di Parma e Pisa (base di molte compagnie low cost e pertanto molto
interessanti come punto di approdo di turisti stranieri potenzialmente interessati all’offerta
turistica del Parco), gli altri capoluoghi dei Comuni del Parco ed ancor di più il crinale in
generale appaino estremamente lontani da questi fondamentali nodi di comunicazione.
Emblematica è la situazione del Comune di Ligonchio che dista quasi 2 ore dall’aeroporto più
vicino, quasi un ora e mezzo da un casello autostradale e da una stazione, eccezion fatta per
quella di Piazza al Serchio sulla linea Aulla - Lucca che dista circa 40 minuti. Proprio la linea
Aulla-Lucca, pur essendo un collegamento poco frequentato è da ritenere un asse strategico
per lo sviluppo socio-economico del Parco, sia per la valenza storica ed ambientale della tratta,
sia perché attraversa molti Comuni del Parco “avvicinandosi” in più punti al crinale, sia perché
è già oggetto di importanti esperienze di successo nell’ambito turistico (Treno dei sapori della
Garfagnana) ed ospita, nella stazione di Rometta, la Piazza dei Parchi, ultima opera del
maestro Cascella, che sarà destinata ad ospitare periodici eventi per la valorizzazione e
commercializzazione dei prodotti tipici dei Parchi di Mare e di
Appennino.
2. I collegamenti pubblici tra ferrovie e aeroporto ed il crinale sono rari, organizzati
prevalentemente lungo le direttrici dei passi e raramente offrendo la possibilità di connessioni
tra valli parallele. In coincidenza dei confini amministrativi, inoltre, le rare linee si
interrompono senza prevedere coincidenze e connessioni. È evidente che il modello di mobilità
pubblica collettiva nel Parco Nazionale è organizzato per le esigenze dei pendolari (o meglio di
quei pochi pendolari che non possono utilizzare l’automobile) più che dei turisti.
È comunque un Parco “lontano” (che di per se non è esclusivamente un disvalore) poiché solo
l’area dei gessi Triassici (Villa Minozzo - Castelnovo ne' Monti) tra quelle interne al perimetro
può vantare nel raggio di in 30 minuti d’auto più di 200.000 di residenti.
Nonostante l’importanza delle considerazioni precedentemente fatte si ritiene che la carenza
più grave in termini di “accessibilità” del territorio del crinale sia la quasi totale assenza di
connessioni internet veloci e a banda larga. Questo ritardo infrastrutturale, nell’era delle
comunicazione e dell’accesso, isola il territorio forse più che la distanza da autostrade e
ferrovie. La mancata possibilità di fruire dei servizi del world wide web è un limite sia allo
sviluppo economico del territorio, soprattutto per il settore turistico e per la
commercializzazione diretta dei prodotti agroalimentari tipici, ma è anche un significativo
ostacolo per giovani famiglie che vorrebbero stabilirsi sul crinale a cui sono negate anche le
possibilità di telelavorare e di fruire di servizi on-line che ormai in molti casi possono
efficacemente sopperire a molte esigenze della gestione domestica e della socialità (servizi
bancari, telefonia e comunicazione, acquisti, attività culturali, aggiornamento e formazione,
consulenza e assistenza).
Sono infatti il saldo naturale ed il saldo migratorio i dati più preoccupanti tra quelli raccolti. In
generale negli ultimi anni si assiste a un continuo svuotamento delle popolazioni di montagna
ed in particolare nei comuni di crinale comportando conseguenze riguardo alla composizione
per età della popolazione, alla sua attività, produttività e anche creatività e innovazione ovvero
le basi fondamentali per programmare uno sviluppo socio-economico sostenibile e duraturo per
questi territori. Se complessivamente nei Comuni del Parco Nazionale è stato perso “solo”
l’1,64% della popolazione dal 1999 al 2007, non si può evidenziare come alcuni Comuni
abbiano subito un vero e proprio crollo demografico: Monchio delle Corti -15,71%,
Giuncuganano -13,31, Ligonchio - 13,22%, Corniglio -8,10%. Ad essere in positivo sono
comunque solo quattro Comuni su 16, con aumenti significativi nei comuni che hanno accesso
al fondo valle o che offrono centri dotati di servizi (Castelnovo ne' Monti +7,12%, Licciana
Nardi + , San Romano in G. +2,49%, Fivizzano +0,7%) che appaiono in grado di attrarre sia
popolazione da a territori, sia i giovani nati nei Comuni circostanti. Questo scivolamento verso
valle è testimoniato anche dall’analisi della distribuzione anagrafica. I Comuni di crinale hanno
una percentuale di under 25 inferiore alla media degli altri territori (Ligonchio 12,91%,
Collagna 15,52%, Ramiseto 16,12%, Comano 15,52%, Monchio delle Corti 10,91%, Corniglio
13,54% ) a fronte invece di percentuali di over 80 più alte della media (Ligonchio 15,20%,
Collagna 12,2%, Ramiseto 13,80%, Comano 14,08%, Monchio delle Corti 13,38%, Corniglio
15,05% ): a Ligonchio, Monchio delle Corti e Corniglio si registrano più residenti over 80 di
quanti ve ne siano under 25 .
L’area del Parco dimostra però una buona attrattività, dal momento che gli immigrati superano
gli emigrati in quasi tutti i casi, soprattutto in Garfagnana, il saldo migratorio positivo non
comunque sufficientemente a sopperire alla perdita di popolazione dovuto all’invecchiamento
alla bassa natalità. In parte si tratta anche di immigrazione straniera, ne 2007 il 5,32% della
popolazione dei Comuni del Parco è straniera (compresi anche i cittadini della UE) con punte
numericamente significative nei Comuni di Castelnovo ne' Monti (925), di Fivizzano (283), di
Licciana Nardi (265) e di Villa Minozzo (244%). Estremamente alto, quantomeno in
percentuale, il valore del Comune di Comano (10,12%, 79 persone).
Conseguenza non meno importante di questo spopolamento è la diminuzione del ruolo di
presidio del territorio: complessivamente si contano 35,7 abita per km2 (media nazionale
199,3) ma nei Comuni di crinale (Collagna, Comano, Corniglio, Ligonchio, Monchio delle Corti e
Ramiseto) gli abitanti per km2 non sono più di 15. Mediamente nel territorio del Parco “solo” il
44% delle abitazioni (per la precisione della superficie delle abitazioni) è abitata da residenti, il
3. resto del patrimonio immobiliare è in parte abbandonato, in parte fruito da persone di
passaggio ed in parte (consistente) si tratta di seconde case.
Oltre alla bassa densità il presidio del territorio è messo a rischio dalla tendenza alla
concentrazione della popolazione nei centri abitati maggiori (mediamente il 75,43% dei nuclei
famigliari con punte del 97,38% a Collagna, il 91,88% a Busana, l’89,59% a Licciana Nardi).
Nel Parco il 17,47% nei così detti “nuclei abitati” (gruppi di case contigue e vicine, con almeno
5 famiglie e con distanza massima di 30 metri fra una casa e l’altra) con punte del 48,58% a
Comano, del 35,76 a Corniglio e del 32,62% a Ramiseto, mediamente il 7,1% dei nuclei
famigliari vive in “case isolate sparse”, percentuale che varia molto tra valori alti (Giuncugnano
18,45%, Bagnone 17,43%, Villa Minozzo 12,96) e valori molto bassi (Collagna 0,81%, Busana
1,59%, Corniglio 1,86%). La dispersione territoriale è però anche causa di difficoltà di gestione
di alcuni servizi pubblici, su tutti quelli della sanità, la raccolta dei rifiuti ed i trasporti collettivi.
La bassa percentuale di laureati e diplomati (seppure il dato disponibile si riferisca solo ai
Comuni della Lunigiana e dell’Appennino parmense) non deve, a nostro parere, essere letto
come una incapacità del territorio di “produrre” giovani che raggiungono i gradi più alti
dell’istruzione, piuttosto di offrire loro forme di occupazione adeguate alle aspettative
professionali che il loro percorso formativo gli offre, generando nella maggior casi flussi
migratori.
La forza lavoro (quindi gli abitanti dai 15 ai 64 anni, generalmente considerati in età da lavoro)
nei comuni del Parco è mediamente solo il 47,74% della popolazione (tasso di attività), ovvero
in media ogni abitante lavorativamente attivo nei Comuni l Parco deve provvedere anche al
mantenimento di un'altra persona. Il tasso di disoccupazione è mediamente basso pari al 3,3%
ma con punte che superano il 9 a Comano, Licciana Nardi, Fivizzano.
La maggior parte degli occupati sono nel settore del commercio (comprensivo delle imprese
turistiche), ma significativo è anche l’impiego nell’agricoltura (il 37% della superficie dei
Comuni del Parco è terreno agricolo a fronte della media italiana pari al 9%) che in alcuni
Comuni è un settore molto significativo (Ramiseto 36,57%, Villa Monozzo 27,16%,
Giuncugnano 27,12%, Fivizzano 28,55%) ad eccezione dei due Comuni parmensi in cui non
risulta occupazione in agricoltura. Le aziende agricole del Pacro sono per lo più di grosse
dimensioni, in quasi la metà dei casi superiori ai 100 ettari di estensione (media nazionale 1%)
mentre solo nel 9% dei casi si tratta di aziende che hanno un estensione inferiore a 5 ettari
(media nazionale 78%). Complessivamente si contano poco più di 4000 aziende agricole nei
Comuni del Parco, nel 98% dei casi si tratta di aziende a conduzione diretta per lo più gestite
con solo manodopera familiare.
La superficie maggiore è occupata dalle coltivazioni foraggiere avvicendate, che occupano una
superficie di 8009,26 ettari. Seguono le coltivazioni con 594,97, di cui 218,56 dedicate al
frumento. A completare il quadro ci sono 136,16 ettari di coltivazioni ortive, prevalentemente
di piccole aziende e per questo molto numerose pur a fronte di una ridotta superficie occupata
(464 aziende orticole per una media di meno di 0,3 ettari per unità).
E’ da notare come le coltivazioni ortive siano concentrate soprattutto nei Comuni di Licciana
Nardi e Giuncugnano, mentre sono estremamente più ridotte negli altri Comuni. La Lunigiana
prevale sia per il numero di aziende in assoluto che per le coltivazioni cerealicole, mentre
l’Appennino Reggiano, insieme a quello Parmense prevale per quanto riguarda le coltivazioni
foraggere.
I dati circa le forme di utilizzazione dei terreni agricoli nella loro forma aggregata ci danno delle
informazioni importanti circa l’incidenza della produzione nell’area del Parco rispetto al
territorio italiano. La quota destinata ai seminativi (quasi 9000 ettari) è pressoché irrilevante
contro il milione e mezzo di ettari della superficie agricola italiana. Cambiano i termini se
invece si considerano per esempio i prati permanenti e pascoli. Per il primo caso, i seminativi,
parliamo di un’incidenza dello 0,57%, mentre nel secondo caso, l’incidenza è dell’1,96%.
Ancora più evidente è il divario di questa incidenza per altri due significativi settori: quanto
riguarda l’arboricoltura da legno l’incidenza del Parco e pressoché irrilevante (0,07%), mentre
per quanto riguarda l’area destinata a bosco, l’incidenza del Parco Nazionale dell’Appennino
4. Tosco-Emiliano supera il 4% in termini di contributi al territorio nazionale.
Nell’area dei Comuni del Parco: prevale l’allevamento suini con 17982 capi di cui oltre 12000 in
Comune di Castelnovo ne' Monti, seguito dai bovini con 13854 capi (di cui 2/3 circa vacche)
per un terzo siti nel Comune di Castelnovo ne'Monti.
Nei Comuni del Parco è molto diffusa la produzione di prodotti agroalimentari tipici certificati, vi
è un discreto numero (13) di prodotti DOP ma soprattutto di Prodotti certificati come
Tradizionali. La Lunigiana è l’area con un numero maggiore di prodotti agroalimentari tipici
(29) ma in termini di produzione e fatturato sono i Comuni emiliani a prevalere grazie alle
produzioni DOP del Parmigiano Reggiano e del prosciutto di Parma.
L’andamento del settore turistico vede forti differenze tra i vari territori e anche tra i singoli
Comuni.
Delle oltre 235mila presenza complessivamente registrate, 183mila vengono fatte nei comuni
dell’Appennino reggiano ed in particolare nel Comune di Busana (74mila) e Collagna (36mila),
solo 20mila presenze vengono registrate dai cinque comuni della Lunigiana (di cui solo 14mila
dal solo Fivizzano), 22mila dai 3 comuni della Garfagnana (oltre 11mila in ne di Villa
Collemandina), circa 9mila dei comuni parmensi (Corniglio quasi 7mila). In Emilia la maggior
parte degli arrivi e presenza (circa il 95%) si tratta di turisti italiani, in Lunigiana i turisti
stranieri sono invece circa la metà stranieri ed in Garfagnana un quarto. Il rapporto fra
presenze e arrivi, dunque la durata media dei soggiorni, è in media di 4,72 per il Parco.
Appennino Reggiano e Garfagnana, rispettivamente con 5,24 e 5,26, presentano i valori più alti
nella lunghezza dei soggiorni, mentre l’area parmense (2,44) e la Garfagnana (3,02)
presentano un indice marcatamente più basso. Complessivamente si contano circa 250
strutture ricettive per un totale di 7400 posti letto di cui circa l’8% in agriturismo (percentuale
che sale al 26% in Garfagnana e scende a circa il 2,7% in Appennino emiliano, arriva al 71,5%
in Comune di Bagnone e si azzera a Ligonchio). Ogni posto letto è occupato mediamente 34
giorni all’anno (meno di un giorno alla settimana), anche in questo caso con forti oscillazioni: a
Castelnovo ne' Monti ogni posto letto è occupato 103 giorni all’anno (a Collagna 84 a Busana
63), mentre a Licciana nardi solo 4 giorni all’anno (Filattiera 8, Comano 7,5).
Dall’analisi di alcuni tra i principali servizi sociali, economici e ricreativi emerge come
Castelnovo ne' Monti e Fivizzano siano i soli centri in grado di concentrare una serie
significativa di servizi, ma anche come in generale il territorio sia ben infrastrutturato per
quanto riguarda scuole, farmacie, banche e stazioni di rifornimento (ad eccezione della zona
nei pressi del Passo del Lagastrello), mentre lo sia molto meno per quanto riguarda gli ospedali
ed i cinema/teatri.