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  • 17.
  • 30. IL MITO Che cos'è un mito? La parola viene da un termine greco che significa “racconto”, ma non si tratta di un racconto qualunque. Il mito infatti è una storia che ha come scopo quello di spiegare i misteri del mondo, le sue origini, i suoi valori, il suo senso e di definire le relazioni tra gli dei e gli uomini. In altre parole, è un tentativo di dare risposte ai quesiti fondamentali che l'uomo si è posto e continua a porsi. Anche quando il racconto appare poco verosimile, ha un significato profondo, perchè esprime la rappresentazione che una società fa di se stessa e della sua collocazione nell'universo. Lo studio del mito aiuta a capire che l'esigenza di cercare spiegazioni di aspetti misteriosi del mondo e della vita è qualcosa che accomuna tutti i popoli, che spesso, pur senza conoscersi, hanno trovato risposte sorprendentemente simili agli stessi quesiti. La mitologia greca è caratterizzata da un intenso antropomorfismo: gli dèi, raffigurati in sembianze umane, nella loro sede divina, l'Olimpo, sono considerati quali membri di una grande famiglia tutti sottomessi al volere del loro padre Zeus.
  • 31. IL TEMPO DEL MITO Ill tempo del mito è assai vicino a quello della fiaba; come le fiabe iniziano con il loro “c'era una volta”, così molto spesso i miti iniziano con espressioni come: “in origine”, “quando ancora non c'era tempo”. Per il mondo mitico vi è solo un tempo, “quel tempo”, appunto, quello in cui accade il mito. Questo è il primo carattere del tempo mitico: esso è eternamente presente. Il mito antico diventa un modello, un esempio da seguire ed il tempo mitico è reversibile, dunque è anche un tempo ciclico, dove tutto si ripete, dove il futuro ricalcherà le orme del passato. Così l'uomo primitivo acquista fiducia e sicurezza per il futuro e sa come si dovrà comportare in esso, perchè lo ha appreso dal passato, da ciò che è stato e sarà ancora. Il tempo del mito è un tempo sacro, in cui gli eventi si ripetono secondo l'ordine stabilito dagli dei. Non è un caso se possiamo ancora constatare nella lingua latina una parentela indiretta tra la parola “tempus” e la parola “templum”, il luogo sacro dove si celebravano i riti. Lo spazio del mito non è omogeneo, non è tutto uguale. Al centro del mondo di solito si trova un luogo sacro, una montagna, un totem. Questo luogo è sacro perchè costituisce la via di comunicazione fra l'uomo e dio. Ma anche lo spazio su cui sorgono i templi è sacro, come sacro è ogni luogo, ogni albero, ogni pietra, in cui una volta, si manifestò la presenza divina. Spesso solo i grandi sacerdoti, coloro che sono in contatto con gli dei, possono entrare in quegli spazi, in ogni caso nessuno può entrarvi se macchiato di una colpa. I Greci e i Romani erano soliti aspergersi d'acqua, che nel linguaggio del mito vuol dire purificarsi nel corpo e nell'anima, prima di entrare nei loro templi, per non portare nel luogo sacro alcun residuo del mondo profano.
  • 32. LA MITOLOGIA HA UN LEGAME CON LA STORIA? Per lungo tempo si è creduto che la mitologia non fosse che un insieme di leggende interamente generate dalla fantasia dei Greci. Tuttavia, gli studiosi, aiutati dagli archeologi e dalle loro scoperte sempre più numerose, si sono a poco a poco accorti che in queste “storie” c'era spesso un fondo di verità. Nel XIX secolo l'archeologo tedesco Schliemann ritrovò le rovine della città di Troia nel luogo descritto dal grande poeta Omero. Fu proprio leggendo l'Eneide che potè individuare con precisione il luogo dove compiere gli scavi. La scoperta dei palazzi cretesi offrì altri spunti di riflessione. La “favola” del Minotauro, quel mostro metà uomo e metà toro, aveva forse un fondo di verità. Una volta i Greci del continente erano stati obbligati dai Cretesi a pagare un tributo annuale di cui si liberarono in seguito a una guerra. Il mostro dalla testa di toro, rinchiuso nel labirinto, non è sicuramente mai esistito. In compenso, a Creta era molto diffuso il culto del toro e nei palazzi reali camere e gallerie erano raggruppate al punto da formare veri e propi labirinti! Lo stesso accadde senza dubbio per i grandi viaggi come quello di Ulisse. Essi conservano probabilmente il ricordo delle spedizioni reali dei mercanti greci, di cui però esasperano i pericoli.
  • 33. LE DIVINIT À Gli antichi Greci erano politeisti, adoravano cioè molte divinità. Il regno degli dèi si trovava sul Monte Olimpo, la montagna più alta della Grecia. Gli dèi greci erano immortali, ma avevano caratteristiche umane e anche i difetti degli uomini: erano gelosi, crudeli e portatori di guai. Zeus era il re degli dèi, proteggeva tutta la Grecia, mandava la pioggia e il vento. Poseidone, fratello di Zeus, governava sui mari e i fiumi e proteggeva i marinai. Atena, figlia di Zeus, era la dea della sapienza. Proteggeva eroi e artigiani. Afrodite, figlia di Zeus, era la più bella delle dee e proteggeva la bellezza e gli innamorati. Apollo, figlio di Zeus, era dio della luce, della musica e della salute; proteggeva gli agricoltori e i musici. Dioniso, figlio di Zeus, aveva insegnato agli uomini a produrre il vino, ma era anche protettore dell'arte teatrale. Ermes, figlio di Zeus, era dio dell'astuzia e del commercio; proteggeva i viandanti. Demetra sorella di Zeus, era dea della terra fertile. Aveva insegnato agli uomini a coltivare il grano. Ares, figlio di Zeus, era odiato da tutti gli dèi perchè faceva scoppiare la guerra. Efesto, figlio di Zeus, aveva insegnato agli uomini la lavorazione dei metalli e proteggeva i fabbri.
  • 34. ATENA Un mito narra come la dea Atena divenne la protettrice della città di Atene. Al momento della fondazione della città, due divinità si offrirono di proteggerla: Poseidone e Atena. Fu deciso che gli abitanti avrebbero scelto come protettore il dio con il dono più utile e prezioso. Poseidone batté il suolo con il suo tridente e ne uscì un cavallo. Disse il dio: “Il mio dono è il cavallo, che vi renderà veloci e vi aiuterà a combattere i nemici”. Poi fu la volta di Atena. La dea piantò la sua asta nel terreno e subito essa si trasformò in un albero contorto, con le foglie argentate, carico di piccoli frutti neri. Disse la dea: “Il mio dono é l'ulivo; il succo dei suoi frutti allieterà la vostra tavola e vi renderà ricchi perchè tutti lo vorranno”. Gli abitanti scelsero il dono di Atena. In Grecia non esisteva la classe sociale dei sacerdoti: chiunque poteva fare sacrifici. Solo nelle grandi cerimonie pubbliche era necessaria la presenza di un sacerdote, ognuno di essi era sacerdote di un dio in particolare. Anche le donne potevano svolgere la funzione di sacerdotesse, in riferimento alle divinità femminili. I Greci dedicavano due mesi all'anno alle feste in onore degli dei. Le più importanti cerimonie erano quelle in onore di Atena.
  • 35. ZEUS E PROMETEO Al tempo dei primi uomini la Terra era buia e fredda e gli uomini vivevano in oscure caverne. E il gigante ne ebbe pietà, ma, il capo di tutti gli dei, gli aveva proibito di portare loro aiuto. Un mattino Prometeo osservò il carro infuocato del Sole che stava per iniziare il suo viaggio. Allora ebbe un'idea: quando il carro si avviò raccolse una piccola scintilla che si era staccata dalle sue ruote. La portò sulla terra e insegnò agli uomini ad accendere il fuoco. Quando Zeus vide la Terra illuminata dai fuochi, capì subito che Prometeo gli aveva disubbidito. Per punirlo, lo fece incatenare per trent'anni a una roccia e ordinò che un'aquila ogni giorno gli mangiasse il fegato che, durante la notte, si sarebbe nuovamente riformato.
  • 36. ARACNE E LA FRAGILE TELA In una città dell'Asia Minore abitava una fanciulla di nome Aracne, ammirata per la sua bravura nel tessere; volle così sfidare la dea Atena. Un giorno la dea si presentò sotto le spoglie di una vecchia e avvertì Aracne di non sfidare le divinità, ma ella rifiutò il consiglio. Solo allora la vecchia rivelò la sua vera identità e accettò di sfidarla nell'arte del ricamo. Confrontate le due opere, la dea dovette ammettere che erano entrambe belle. Ma quando vide la faccia beffarda di Aracne, si arrabbiò e la trasformò in un ragno, destinato a tessere il filo della sua vanità per sempre. Il mito di Aracne, presente presso gli antichi Greci e gli antichi Romani, è il racconto immaginario che spiega una trasformazione voluta dagli dei che non accetano sfide da parte degli uomini. Altri miti narrano di metamorfosi, per esempio quelli di Eco e di Anemone. Ninfa dei boschi e delle sorgenti, Eco aveva favorito i tradimenti del dio Giove nei confronti di Giunone, sua moglie, facendole lunghi racconti mentre il marito si intratteneva con le ninfe dei monti. Eco perciò fu punita da Giunone, che le impedì di usare la voce se non per ripetere le ultime parole pronunciate da altri. Invece Chloris, la dea dei fiori, era indispettita per le attenzioni che Zefiro e Borea avevano verso la ninfa Anemone. Per questo la tramutò in un fiore delicato e variopinto, la cui corolla però è condannata a schiudersi precocemente, offrendo i petali ai violenti soffi di Borea, il vento freddo del Nord. Quando Zefiro, il delicato vento di primavera arriva sulla Terra, non trova più l'originaria bellezza di Anemone. Anemos in greco significa vento e, data la sua breve vita, l'anemone è simbolo di fragilità e di abbandono.
  • 37. ORFEO ED EURIDICE Euridice, la giovane moglie di Orfeo, muore e il marito scende negli Inferi per chiedere ad Ade di restituire al mondo dei vivi la sua amatissima compagna. Protagonista del racconto è Orfeo che i Greci ritenevano il maggior poeta vissuto prima di Omero.Accompagnandosi con il suono della lira egli cantava dolcissimi versi, che avevano il potere di incantare tutte le creature, di rendere mansuete le belve e di muovere gli alberi. Nessuno, infatti, poteva resistere alla sua musica e al suo canto. Insieme agli eroi più forti della Grecia partecipò alla spedizione organizzata per la conqusta del vello d'oro (il manto d'oro di un ariete sacro a Zeus) e con i suoi canti rese più sopportabili le fatiche dei compagni. Ade è il re degli Inferi che regna sui morti insieme alla moglie Persefone. Orfeo è felice: è amato dalla moglie e amirato da tutti. Euridice, la moglie di Orfeo, muore morsa da una vipera. Orfeo si dispera e vaga per la campagna con la sua fedele lira. Orfeo incontra Ade e gli chiede la restituzione di Euridice. Ade accetta ciò che gli chiede Orfeo ad una condizione. Fu così che fu concesso ad Orfeo di ricondurre Euridice nel regno dei vivi a condizione che durante il viaggio verso la terra la precedesse e non si voltasse a guardarla fino a quando non fossero giunti alla luce del sole. Durante il viaggio, un sospetto cominciò a farsi strada nella sua mente pensando di condurre per mano un'ombra e non Euridice. Dimenticando così la promessa fatta si voltò a guardarla ma nello stesso istante in cui i suoi occhi si posarono sul suo volto Euridice svanì, ed Orfeo assistette impotente alla sua morte per la seconda volta.
  • 38. Immagina di essere Orfeo e di voler cercare di convincere nuovamente Caronte, Ade e Persefone a restituirti l'amata. Scrivi una preghiera tentando di stimolare la commozione del tuo uditorio e spiegando come sia stata l'eccessiva impazienza a farti voltare verso Euridice prima del tempo. “ Dei dell'Oltretomba sono stato uno stupido, mi sono voltato prima di essere fuori dagli Inferi, ma non vedevo l'ora di riabbracciare la mia amata, di sfiorare la sua morbida pelle e di ribaciare le sue morbide labbra. Lasciatemi passare, anzi uccidetemi, senza di lei nulla è più come prima. E' vero, mi sono voltato, ma l'ho fatto per impazienza, sì, ma soprattutto per amore! Vi prego, ridatemi la mia sposa, farò qualsiasi cosa: allieterò i cuori delle anime tormentate, vi rallegrerò con il mio canto e la mia melodia. Farò qualsiasi cosa, ma ridatemi Euridice! Sono disposto a rinunciare a tutto ciò che è in mio possesso tranne la mia lira.” Ade rispose: “Orfeo, Orfeo mi dispiace dirti che Euridice vale più di tutto ciò che hai, quindi io esigo che tu sacrifichi la tua preziosa lira.” “Orfeo,Orfeo quanto sei ingenuo...” sussurrò Ade facendo una smorfia. “Mia cara Euridice, ora nessuno ci separerà”disse Orfeo. “Mio adorato Orfeo, grazie per tutto ciò che hai fatto per salvarmi!” Usciti dall' Oltretomba, molto felici, si scambiavano baci e abbracci. Ci fu un imprevisto: qualche mese dopo Euridice tornò nel bosco e fu nuovamente morsa da una vipera... ORFEO ED EURIDICE
  • 39. IL DESTINO Nelle religioni antiche, tutti, anche gli dei, sono sottomessi al Destino. Questo non significa che gli antichi fossero fatalisti. Tutt'altro. Non credevano assolutamente che la sorte degli uomini fosse “precedentemente scritta”, né che non si potesse lottare contro i casi della vita. Al contrario, pensavano che l'uomo conservasse sempre una grande parte di libertà e che fossero i suoi atti a determinare la sua sorte. A condizione, però, di non offendere gli dei, di onorarli con gli adeguati sacrifici e di non dare prova di hùbris, la superbia, la stravaganza dell'ambizione. Nella mitologia è il caso, ad esempio, di Bellerofonte, a cui venne l'idea insensata di raggiungere la dimora degli dei in groppa al cavallo Pegaso. In realtà, gli antichi tentavano piuttosto, con l'aiuto degli oracoli o dei presagi, di indovinare le intenzioni degli dei per aggirarle.
  • 40. IL MITO OGGI I grandi miti, le leggende che tentano di spiegare la creazione del mondo, il senso dell'uomo sulla Terra, delle principali forze della natura sono ormai piuttosto rari. Naturalmente nella tradizione esistono numerosissime storie. Ma se si liberano queste leggende delle loro fioriture, ci si rende conto che spesso quello che si ritrova è lo stesso scenario. La creazione del mondo si è compiuta in diverse tappe, grazie a uno o due esseri divini che hanno organizzato, più che creato, a partire da un caos originale. Poi sono arrivati i simboli delle grandi forze naturali, spesso difficili da comprendere e infine la rappresentazione dei sentimenti umani. Questi temi sono stati trattati in modo diverso da ogni popolo. Poi le nostre civiltà sono cambiate, si sono evolute. In alcune regioni, l'uomo si è trovato meno sottomesso alle forze incontrollabili della natura e si è concentrato su altre necessità. Quando Don Chichotte attacca i mulini a vento, simboleggia l'uomo idealista ma poco ragionevole, che si lancia contro ciò che crede essere il male. Un altro mito moderno è quello del dottor Faust, l'uomo che vende la sua anima alle forze del male in cambio di una nuova giovinezza. Ci sono voluti vari secoli perchè l'uomo inventasse un' altra soluzione contro l'angoscia della morte: morire o essere immortali. Con i vampiri, in effetti, si possono tenere i piedi in due staffe. Il loro morso fa morire le vittime di giorno, ma le fa rivivere di notte! Infine, più recentemente, la fantascienza ha fatto nascere nuovi eroi, nuovi miti (per esempio, quello del viaggio nelle stelle). Per gli antichi il mondo era “finito”; non potevano dunque immaginare che l'uomo viaggiasse tra le stelle. Tuttavia sono stati loro ad aprire la strada a quell'uomo...