1. Modelli di giornalismo e cultura convergente (Paolo Costa)
10a lezione, 15 marzo 2010:
Il ruolo ideale del giornalismo
Insegnamento: Comunicazione Digitale e Multimediale - a.a. 2009-2010
2. Agenda
• Modelli a confronto
– Siebert, Peterson e Schramm
– Schudson
– Hallin e Mancini
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3. I modelli di Siebert, Peterson e Schramm
• Fred S. Siebert, Theodore Peterson e Wilbur Schramm,
Four Theories of the Press: The Authoritarian,
Libertarian, Social Responsibility and Soviet Communist
Concepts of What the Press Should Be and Do (1956)
– La stampa riflette il sistema di controllo sociale sulla base del
quale sono impostate le relazioni fra gli individui e le istituzioni.
– Esistono pertanto differenze fondamentali per ciò che riguarda il
ruolo dei mezzi di comunicazione, a seconda del sistema in cui
questo ruolo è esercitato.
– È possibile identificare quattro modelli: autoritario, liberale, della
responsabilità sociale e comunista sovietico.
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4. Il modello autoritario
• La stampa come strumento a disposizione di chi detiene
il potere, che se ne serve per informare il popolo
relativamente a ciò di cui, in funzione dei propri obiettivi
politici, ritiene che il popolo debba essere informato
• Risale al Rinascimento, cioè all’epoca stessa
dell’invenzione della stampa, ed è stato universalmente
accettato per tutto il XVI secolo e buona parte del XVII.
– All’epoca dei Tudor e degli Stuart la stampa era controllata dal
gabinetto del re e aveva scarse prerogative di autonomia.
– I “giornalisti” erano ministri del sovrano.
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5. Il modello libertario
• Ha cominciato a diffondersi verso la fine del Seicento, in
concomitanza con il processo di emancipazione della
borghesia dalle prerogative del potere monarchico.
• Alla sua base vi è l’idea che la ricerca della verità
costituisca uno dei diritti inalienabili dell’essere umano e
che, in tale ricerca, l’uomo debba essere guidato dalla
sola autorità della ragione.
– La verità cessa di essere una proprietà del sovrano.
– La stampa viene vista come un partner del cittadino nella ricerca
della verità. Ed è fondamentale che essa non sia condizionata e
controllata dal potere.
– È necessario che tutte le interpretazioni possano essere prese in
considerazione, all’interno di un libero mercato delle idee e
dell’informazione.
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6. Il modello comunista sovietico
• Fondato sui principi del determinismo marxista,
considera la verità come contenuto dogmatico, non
come oggetto di una libera ricerca individuale.
• L’audience dei mezzi di informazione non è costituita da
individui razionali, in grado di discernere il vero dal falso,
ma da soggetti bisognosi di una guida.
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7. Il presupposti del modello libertario
• Il modello libertario della stampa può manifestarsi solo in
un contesto di pluralismo diffuso, caratterizzato da “small
media units representing different political viewpoints,
from which the reader could select”.
• Nel momento in cui tale condizione non si realizza o
cessa di realizzarsi, perché il controllo dei mezzi di
informazione è concentrato nelle mani di pochi, allora
l’idea che la stampa possa effettivamente contribuire alla
libera formazione delle idee dei cittadini entra in crisi.
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8. L’evoluzione del modello libertario
• La rivoluzione industriale e tecnologica e i cambiamenti
sociali che l’hanno accompagnata (urbanizzazione,
alfabetizzazione di massa, ecc.) hanno contribuito a
mutare il volto della stampa nel corso del XX secolo.
– Si è affermato un modello produttivo sempre più dipendente dai
ricavi pubblicitari e dall’ampiezza della diffusione.
– L’evoluzione dei processi produttivi è diventata perseguibile solo
dagli editori che possono contare su vaste audience.
– Gli investimenti necessari per raggiungere tali audience sono
cresciuti progressivamente.
– Le barriere all’accesso dell’industria dell’informazione si sono
fatte sempre più alte.
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9. La critica alla stampa nel XX secolo
• All’inizio del secolo scorso si è sviluppata negli Stati Uniti
una critica alla stampa, al suo ruolo e al suo potere.
– Eccessivo potere concentrato nelle mani di pochi editori
– Influenza della pubblicità sulle politiche editoriali e sui contenuti
– Resistenza al cambiamento sociale, superficialità e
sensazionalismo
– Invasione della sfera privata individuale
– Sostituzione del libero mercato con un regime monopolistico
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10. Il modello della responsabilità sociale
• Nasce dall’idea cioè che la stampa non sia capace – per
se – di servire l’opinione pubblica e tutelare le libertà
dell’individuo e quindi debba essere regolata.
– Il governo deve fissare non solo regole, intervenendo a
correggere le storture del mercato (per esempio con appositi
sussidi economici), ma anche definendo standard di qualità.
• La Commissione Hutchins e il rapporto A Free and
Responsible Press (1947)
– I media hanno un ruolo fondamentale per lo sviluppo e la
stabilità sociali, ovvero una responsabilità specifica.
– Tale responsabilità si traduce in un’obbligazione morale: le scelte
giornalistiche devono essere compiute considerando i bisogni
dell’intera società
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11. La Federal Communications Commission
• È stata creata negli USA nel 1934
• Oltre ad assegnare le frequenze per le trasmissioni
radiofoniche e televisive, doveva occuparsi di
supervisionare i contenuti dei programmi privati,
assicurandosi che fossero coerenti con l’interesse
pubblico.
• Esiste tuttora: http://www.fcc.gov/
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12. Limiti delle quattro teorie e critiche
• Risentono in misura evidente del clima dell’epoca in cui
sono state formulate.
– Guerra fredda e contrapposizione al blocco sovietico
– Dibattito sul ruolo della stampa negli Stati Uniti
• Pur avviando la stagione degli studi comparativi
nell’ambito nelle ricerche sui news media, restano
ancorati a una visione occidentale e principalmente
anglosassone.
– Non descrivono adeguatamente i sistemi dei media del mondo
non occidentale.
• Si focalizzano solo sul controllo politico sui media.
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13. Il caso dell’Asia
• Jafei Yin, Press Freedom in Asia: New Paradigm
Needed in Building Theories (2003)
– L’influenza della cultura confuciana porta a considerare il
benessere della comunità (famiglia e società) più importante del
vantaggio del singolo e dei suoi diritti individuali.
– Questa tradizione culturale è in contrasto con la funzione di
watchdogging dei media.
– I modelli libertario, autoritario e comunista si presentano in Asia
con caratteristiche molto diverse da quelle descritte da Siebert,
Peterson e Schramm
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14. Il caso dell’Asia: il modello libertario
• In Giappone i rapporti fra stampa e potere politico sono
mediati da grandi cartelli industriali e dalle associazioni
dei media.
• Ciò favorisce un atteggiamento uniforme e filo-
establishment, scoraggiando il giornalismo d’inchiesta.
• Gli scandali politici tendono più a essere insabbiati che
indagati.
• Corea del Sud, Hong Kong e Tailandia sono in una
situazione simile a quella giapponese: giornalismo
conservatore e filo-establishment.
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15. Il caso dell’Asia: il modello autoritario
• Sono riconducibili al modello autoritario le situazioni di
Singapore, Brunei e Malaysia.
• L’autorità del governo sui media non deriva del potere
assoluto del sovrano, come nelle monarchie inglesi dei
secoli XVI-XVII, ma dall’influenza morale del potere
politico.
– Il governo è visto più come genitore che come regolatore.
– L’obiettivo dell’armonia sociale vale più del libero confronto fra
idee diverse.
– Gli attacchi della stampa al governo non sono tollerati.
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16. Il caso dell’Asia: il modello comunista
• A differenza di quanto previsto dal modello autoritario
sovietico di Siebel, Peterson e Schramm, in Cina la
dimensione economica è tornata a fare parte della
dinamica dei media.
– Il governo ha ridotto progressivamente i sussidi pubblici e
incoraggiato i finanziamenti privati della stampa.
– Il mercato della pubblicità e fiorente.
– Anche l’agenzia Xinhua (“Nuova Cina”) e il Quotidiano del
popolo (organo del Partito comunista cinese) puntano al profitto.
• La funzione pedagogica della stampa non è esclusiva.
– Abbondano le notizie negative e gli articoli di denuncia.
• La presenza di media stranieri è tollerata.
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17. La stampa post-comunista: Ucraina
• Nella breve storia di mass media dell’Ucraina post-
comunista si possono riconoscere quattro tappe (si veda
http://www.paolocosta.net/?p=218).
– La presidenza di Leonid Kravchuk (1992-1994), sancì la fine
della censura e del monopolio statale sui mezzi di informazione.
– Con l’avvento al potere di Leonid Kuchma, nel 1994, l’influenza
della vlada – termine che designa l’establishment – crebbe
progressivamente. Le sei reti televisive nazionali finirono sotto il
controllo dei clan oligarchici o dello stato.
– La volontà di Kuchma di manipolare i mass media per
influenzare l’opinione pubblica si manifestò con maggiore
evidenza dopo il 1997, quando tornarono in auge pratiche
censorie di sovietica memoria.
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18. La stampa post-comunista: Ucraina
– La morte del giornalista Georgiy Gongadze, il 17 settembre
2000, fu l’evento più grave di una lunga serie di attacchi, per i
quali le responsabilità di Kuchma sono pesantissime.
– Nel 2004 la Rivoluzione Arancione fece pensare a una svolta e
parve dimostrare, per la prima volta, un ruolo non secondario dei
nuovi media nello sviluppo democratico dello stato e della
società.
– Gli anni successivi segnarono una nuova involuzione, favorita
anche da una situazione economica assai compromessa.
Eccesso di realismo, disincanto e conformismo sembrano i
sentimenti prevalenti nella società civile di oggi. Ciò ha favorito il
ritorno di antiche logiche nel rapporto fra la politica e il mondo
dell’informazione.
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19. I tre modelli di Michael Schudson
• In The Public Journalism Movement and Its Problems
(1968) Shudson individua tre modelli.
– Trustee model: i giornalisti hanno il compito di fornire quelle
notizie che, dal loro punto di vista, sono necessarie per mettere i
cittadini in condizione di deliberare, ossia per farne degli
informed decision-makers.
– Market model: i giornalisti tendono a rispondere alla domanda
del loro pubblico, qualunque essa sia.
– Advocacy model: assegna al giornalista un ruolo di parte, cioè la
difesa di un punto di vista specifico nella società.
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20. Daniel Hallin e Paolo Mancini
• In Comparing Media Systems. Three Models of Media and
Politics (2004), identificando tre modelli di riferimento.
– Il modello liberale, prevalente nel Regno Unito, in Irlanda e negli
Stati Uniti, è caratterizzato dal dominio relativo dei meccanismi di
mercato e dei media commerciali.
– Il modello democratico corporativo, tipico dell’Europa settentrionale
e continentale, è segnato dalla coesistenza di differenti mezzi di
comunicazione – gli uni di natura commerciale, gli altri legati a
interessi politici e sociali organizzati – e dal ruolo attivo, anche se
limitato dalla legge, esercitato dallo stato.
– Il modello polarizzato pluralista, prevalente nei paesi del
Mediterraneo e dell’Europa del Sud, è associato a un’integrazione
più o meno evidente fra media e partiti politici, a uno sviluppo ridotto
dei media commerciali e a un ruolo significativo dello stato
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