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Teorie e tecniche di
comunicazione
orientate alla risoluzione di
problemi e alla
cooperazione
Teorie di gestione dei
gruppi e leadership
Silvietta Piras
Comunicazione: evoluzione
teorica
 Comunicazione come relazione,
 mettere in comune, comprensione
Comunicazione come trasmissione,
passaggio di informazioni
Comunicazione: etimologia
 Comunicare ≠ Informare
 Cum agere = fare insieme
 Cum munus = con un dono
 La comunicazione è uno scambio di doni
all’interno di mura comuni
Gli elementi della comunicazione
4
MessaggioEmittente Ricevente
C o d i f i c a D e c o d i f i c a
Canale
Canale
Disturbi
(Modello “ Matematico “- Shannon e Weaver)
Le modalità comunicative
LA MODALITA’ VERBALE
Fa riferimento a quello che diciamo, le parole che
usiamo
Le modalità comunicative:
verbale
Logica
Argomentazioni,
fatti, ragionamenti,
dati, ricerche..
Linguaggio
argomentativo
Emozioni
Impatto
evocativo o
emozionale,
aneddoti
Linguaggio
ethos
pathos logos
Credibilità/affidabilità
dell’emittente
Linguaggio
ingiuntivo
LA MODALITA’ PARAVERBALE
Si riferisce a come diciamo quello che diciamo: la
velocità, l'intonazione, l'espressività del modo in
cui usiamo le parole
Paralinguistica:
 Inflessione
 Intensità
 Altezza
 Pronuncia
 Tono
 Suoni inarticolati
 Pause e silenzi
LA MODALITA’ NON VERBALE
 sguardo
 espressione
facciale
 gesti
 segnali autonomici
 postura
 comportamento
spaziale
 aspetto esteriore
La pragmatica della Comunicazione
(Scuola di Palo Alto – P. Watzlawick, 1967)
11
“Ci troviamo in presenza di un processo di
Comunicazione tutte le volte che un
comportamento di una persona o di un animale
si impone all’attenzione di un’altra persona
o animale”
I cinque assiomi della
comunicazione
13
1. La prima cosa da sapere sulla comunicazione è
che...
“NON SI PUÒ NON COMUNICARE”!
(P. Watzlawick)
2. Livelli comunicativi di contenuto
e di relazione
Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto
e un aspetto di relazione, tali che il
secondo classifica il primo ed è quindi
metacomunicazione
Generalmente siamo molto più attenti a ciò che viene
detto
(il contenuto del discorso)
che a come viene detto (la forma, o il processo del
discorso)
Il significato di ciò che comunichiamo è determinato sia
3. La punteggiatura della sequenza di eventi
(se si prende in considerazione il punto di vista
dell’uno o quello dell’altro; es.: <<Lo aggredisco
perché lui si ubriaca>> - <<Bevo per dimenticare di
avere una moglie isterica>>)
La natura di una relazione dipende dalla
«punteggiatura» delle sequenze di
comunicazione tra i comunicanti
4. Comunicazione numerica e analogica
Gli esseri umani comunicano sia
con il modulo numerico che con
quello analogico
il linguaggio digitale (verbale) ha una sintassi logica
assai complessa e di estrema efficacia, ma manca di
una semantica adeguata nel settore della relazione;
il linguaggio analogico (il linguaggio non verbale)
invece non ha alcuna sintassi adeguata per definire in
un modo che non sia ambiguo la natura delle relazioni
5. Interazione complementare e simmetrica
Tutti gli scambi di comunicazione
sono simmetrici o
complementari, a seconda che
siano basati sull’uguaglianza o
sulla differenza
(da una parte rapporti
paritari, democratici,
dall’altra rapporti fondati
su
autorità/subordinazione)
DALLA
COMUNICAZIONE
ALLA RELAZIONE….
LA COMUNICAZIONE E’ RELAZIONE
Comunicare non vuol dire solo produrre e trasmettere
informazioni attraverso linguaggi condivisibili, quanto stabilire
delle relazioni, coinvolgendo bisogni ed emozioni.
RELAZIONE  Un rapporto tra due o più individui che
orientano reciprocamente le loro azioni
Le relazioni sociali possono essere profonde e stabili (il legame
familiare tra genitore e figlio), ma anche transitorie e superficiali
(due conoscenti che frequentano lo stesso bar)
conflittuali (orientate verso il
tentativo di affermare la propria
volontà e le proprie opinioni)
RELAZIONI cooperative (orientate verso
il raggiungimento di uno scopo
comune)
sviluppare una buona competenza comunicativa
significa adottare un comportamento che orienti le
relazioni, sia simmetriche che complementari, in
modo cooperativo, riducendo o risolvendo in
senso cooperativo anche le relazioni conflittuali
"l'assertività è la capacità del soggetto di
utilizzare in ogni contesto relazionale,
modalità di comunicazione che rendano
altamente probabili reazioni positive
dell'ambiente e annullino o riducano la
possibilità di reazioni negative".
Libet e Lewinsohn
ASSERTIVITA’, COMPORTAMENTO
ASSERTIVO E COMUNICAZIONE
ASSERTIVA
assertività:
 dal latino “ad serere”, condurre a sé
 "asserere”, asserire
 Asserzione, o affermazione di sé, è una
caratteristica del comportamento umano che
consiste nella capacità di esprimere in modo
chiaro ed efficace le proprie emozioni e
opinioni.
Componenti dell’assertività
AUTOSTIMA E FIDUCIA IN SE STESSI
OBIETTIVI CHIARI
SAPER ASCOLTARE
SAPER ASSUMERE RISCHI
SAPER DIRE DI NO
ASSUMERSI LE PROPRIE RESPONSABILITA’
SAPER AMMETTERE GLI SBAGLI
CRITICARE IN MANIERA COSTRUTTIVA
caratteristiche dell'individuo assertivo
a livello cognitivo-verbale
 comunica in maniera chiara e diretta
 esprime onestamente le sue opinioni, anche quando
sono contrarie a quelle dell’interlocutore
 non è manipolativo
 cerca di comprendere il messaggio dell'interlocutore
(ascolto attivo, riformulazione)
 usa pronomi personali e verbi incisivi (non dubitativi)
 non mostra incongruenza fra comunicazione verbale e
corporea
 descrive in maniera non valutativa, né interpretativa,
indicando gli effetti prodotti dal proprio o altrui
comportamento
La comunicazione è “autentica”, franca, diretta
a livello emotivo:
 rende espliciti i propri bisogni, le proprie richieste, le
proprie necessità..
 non prova difficoltà a manifestare il proprio disappunto
verso l'interlocutore e non maschera le proprie
emozioni.
 accetta l’emozione altrui, positiva o negativa
 non teme il conflitto ma lo considera come un’occasione
di confronto
 esprime apertura verso l’altro ed umiltà (non
sottomissione)
L’assertività non è una caratteristica costante
della persona:
...si può essere assertivi solo per un
certo periodo del giorno, dell’anno e
della vita.
Per avere delle certezze bisogna
arrivarci: occorre passare dal dubbio e
dall’ascolto
PASSIVITÀ, ASSERTIVITÀ,
AGGRESSIVITÀ
Il comportamento assertivo
rappresenta il giusto equilibrio fra due schemi
opposti di comportamento:
da una parte il comportamento Passivo
dall’altra il comportamento Aggressivo
Come si comporta la persona…
Passiva Assertiva Aggressiva
Antepone i bisogni
degli altri ai propri
È attenta sia ai propri
bisogni che a quelli
degli altri
Antepone i propri
bisogni a quelli degli
altri
È condizionata e
influenzata dagli altri
Non è condizionata
dagli altri ma è
indipendente
Prevarica agli altri
Subisce, non si
oppone, utilizza
mezzi seduttivi
Utilizza mezzi motivanti
e gratificanti
Utilizza mezzi
coercitivi e distruttivi
Obiettivo:
benevolenza e
consenso degli altri,
evitamento del
conflitto
Obiettivo: successo
personale e con gli altri
Obiettivo: potere
personale e sociale
Linguaggio del corpo
Passiva Assertiva Aggressiva
Postura:
• Curva • Accasciata •
Piegata
Postura:
• Eretta • Rilassata •
Aperta
Postura:
• Rigida • Pugni serrati •
Denti stretti
Espressione del volto:
• Vuota • Sorriso di
convenienza •
Disinteressata • Paurosa
Espressione del volto:
• Coinvolta • Interessata
• Sensibile •
Comprensiva
Espressione del volto:
• Mascelle serrate •
Minaccioso • Sguardi di
traverso • Viso teso
Occhi:
• Rivolti verso il basso •
Ridotto contatto oculare
Occhi:
• Contatto oculare
diretto
Occhi:
• Fissi • Sporgenti • Vitrei
Voce:
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Debole • Veloce (quando
si è timorosi o ansiosi)
Voce:
• Chiara • Rilassata •
Amichevole • Ben
calibrata • Non sforzata
Voce:
• Veloce e ad alto volume •
Tagliente • Tonalità acuta o
dura
Gestualità:
• Smaniosa • Accennare
l'assenso col capo •
Pizzicarsi velocemente •
Torcersi le mani
Gestualità:
• Aperta • Mani che non
superano l'altezza dei
gomiti • Spalle diritte
Gestualità:
• “Affettata” • Accusatoria
(puntare il dito) • Invadente lo
spazio personale • Tesa
Lo stile comunicativo assertivo
“ Quando intervieni così spesso (descrizione non
valutativa del comportamento), mi sento a disagio
(espressione del sentimento), perché non ho spazio
alcuno per esprimere le mie idee (indicazione degli
effetti)
“ Il fatto che Lei mi interrompa spesso quando parlo, mi
irrita perché …
“ Ho notato che alcune volte non presti attenzione a quanto
sto dicendo e ciò mi dispiace perché …
Lo stile comunicativo assertivo
Uso del messaggio-io (contestualizzante-non
generalizzante)
non “molti pensano che” ma “io penso che”,
non “non è normale che” ma “non sono d’accordo col tuo
modo di comportarti”
Ascolto attivo
A livello verbale (parafrasi, riflessione del sentimento)
A livello non verbale (gestualità, espressione e postura che
veicolano accoglienza ed attenzione all’altro).
INDICAZIONE DI UN’EVENTUALE
DISCREPANZA
evidenziare il mancato rispetto di una consegna o di un
accordo segnalando il proprio interessamento, volto a
scoprirne le cause e a fornire un eventuale aiuto
“ Il dirigente ha deciso che una certa pratica gli sia
consegnata da Mariella entro le 15.00. Sono ora le 15.30 e
Mariella non si è ancora presentata. Ecco l’intervento:
“Mariella, le avevo assegnato un’ora ben precisa per
completare la pratica. Ci sono dei problemi imprevisti?
Posso aiutarla?
Lo stile comunicativo assertivo
33
la omunicazione nel
gruppo: la riunione
34
Un gruppo è un insieme di più persone che sono in interazione tra di loro
ed esercitano gli uni sugli altri un’influenza reciproca sulla base di
interessi comuni.
La comunicazione che si sviluppa al suo interno è un pre-requisito
indispensabile per l’esistenza stessa del gruppo.
La comunicazione in gruppo può essere considerata a 4 livelli:
1. quello dei contenuti - cosa si dice o si fa
2. quello dei metodi - come si organizza
3. quello dei processi comunicativi - chi dice o fa cosa, a chi, in
che modo
4. quello delle dinamiche di gruppo - cosa accade tra i membri che
comunicano
35
A livello dei contenuti, si opera una distinzione tra informazioni
primarie e secondarie e, nel caso si affronti un problema, tra sintomi e
cause, per poter passare ad ipotesi di soluzione. E’ questo il livello in
cui una situazione o un problema o un obiettivo viene definito rispetto
alle sue caratteristiche costitutive.
A livello dei metodi, ci si occupa del modo in cui la comunicazione
all’interno del gruppo si organizza, ad esempio, di come separare i
tempi di produzione di idee da quelli decisionali e/o valutativi, di come
gestire la successione delle diverse fasi della conversazione, ecc.
A livello dei processi comunicativi, occorre fare attenzione a come
si struttura la conversazione rispetto ai soggetti che ne sono coinvolti,
quindi, far si che tutti possano esprimersi e possano interagire tra di
loro ma, anche, saper gestire i silenzi o le domande che cadono nel
vuoto.
A livello delle dinamiche di gruppo, è importante gestire i ’’giochi
relazionali’’ che si sviluppano tra in membri così come i conflitti, le
tensioni, ecc.
la comunicazione nel gruppo: la riunione
la comunicazione nel gruppo: la riunione
36
La comunicazione all’interno di un gruppo può essere condotta con varie
tecniche, una delle quali è quella del brainstorming, utile quando la
comunicazione è finalizzata alla produzione e creazione di idee. Altra
tecnica utile è quella del focus group finalizzato al problem solving
Può essere necessario ricorrere a tecniche di negoziazione e gestione del
conflitto qualora sorgessero divergenze all’interno di un gruppo, o saper
attivare il consenso interno. Per fare questo, può essere opportuno:
o chiedere a ciascuno pareri e motivazioni
o pretendere fatti, definizioni o spiegazioni
o verificare discrepanze tra fatti ed opinioni
o elencare pregi/difetti di ciascuna opinione
o cambiare idea di fronte a fatti/opinioni inoppugnabili
o riconoscere differenze e analogie tra i diversi punti di vista nel gruppo
o favorire l’empatia
o non mettersi sulla difensiva quando c’è contrapposizione
la comunicazione
nel gruppo: la
riunione
37
la comunicazione
nel gruppo: la
riunione
38
La comunicazione all’interno di un
gruppo può strutturarsi in diversi
modi:
bipolare o bidirezionale - che
avviene esclusivamente tra due poli
o entità del gruppo seguendo una
direzione di ’’andata e ritorno’’.
Adatta ai contesti educativi
a catena - che avviene tra due o più
entità tramite un sistema di
comunicazione richiuso su se stesso,
in cui, ogni singola entità riceve delle
informazioni e le riporta, anche
rielaborandole, all’entità successiva
la comunicazione nel
gruppo: la riunione39
a ruota o stellare - che avviene tra due o
più entità passando, però, attraverso un
’’elemento centrale’’. In un gruppo di lavoro,
questa modalità comunicativa per cui tutti
comunicano con X e X comunica con tutti,
pare risulti piuttosto efficace, in particolare,
quando è necessario che determinate
decisioni vengano prese con rapidità e per
compiti semplici.
a rete - che avviene tra tutti i membri di un
gruppo dove tutti comunicano con tutti,
ovviamente, rispettando turni di parola e
tempi di espressione di ciascuno. Più adatta
a compiti complessi.
Leader
Leader funzionale (orientato al
compito)
indirizza gli altri al raggiungimento
degli obiettivi del gruppo, richiama
il gruppo alle regole che lo
guidano, alla responsabilità di
raggiungere nei tempi previsti gli
obiettivi condivisi, sollecitandolo a
superare le difficoltà e suggerendo
soluzioni efficaci ai problemi
incontrati
Leader socioemotivo
(orientato alla relazione)
Ha la capacità di esprimere in
modo più efficace le esigenze ed
i bisogni di tipo relazionale-
affettivo ed emotivo del gruppo
(divertimento, rabbia, dolore..)
L'equilibrio tra le due forme di leadership, funzionale e relazionale, è
indispensabile per garantire la vita del gruppo, per aumentarne la
coesione, per migliorarne il clima interno e per promuovere il benessere
 Chi ha la responsabilità di guidare il gruppo lo fa senza ascoltare gli
altri membri, distribuendo i compiti secondo criteri fissati apriori e non
negoziati col gruppo stesso.
 La comunicazione privilegia la rete a ruota o a catena perché i
componenti del gruppo si limitano per lo più ad eseguire le indicazioni
date dal leader che non si cura degli aspetti socio-emotivi dei
componenti del gruppo i quali spesso entrano in conflitto tra di loro.
 Domina la passività nell’esecuzione del compito affidato e l’aggressività
che può prodursi nei momenti di maggiore stanchezza può esprimersi
contro il ‘capro espiatorio’.
 Vantaggi: è utile quando gli obiettivi sono semplici da definire e c’è
poco tempo per raggiungerli.
 Limiti: c’è scarsa soddisfazione per quel che si fa, stare in gruppo
diventa faticoso, e c’è il rischio di vivere l’esperienza come frustrante
soprattutto per i più motivati al lavoro, mentre i più dipendenti
dall’autorità possono essere eccessivamente compiacenti rispetto al
‘capo’, alimentando rancori e gelosie tra i componenti del gruppo.
Stili di leadership: autoritaria
 è caratterizzata da una sostanziale deresponsabilizzazione del leader
dal suo ruolo di conduzione, per cui il gruppo è completamente
abbandonato a se stesso nell’attività da svolgere.
 la coesione del gruppo è debole, il rendimento è basso, si lavora male, i
conflitti insorgono continuamente e non si riesce a mediarli in modo
efficace perché manca chi interpreti tale ruolo in maniera continuativa.
 Vantaggi: se non è espressione di incapacità o demotivazione da parte
del leader, questo stile può talvolta essere utile in situazioni di difficoltà;
ad esempio, quando è difficile, se non impossibile attuare efficacemente
le attività lavorative, consentendo al conduttore di prendere tempo in
attesa che chi occupa posizioni più elevate di responsabilità
nell’organigramma dell’organizzazione chiarisca gli obiettivi che il
gruppo deve effettivamente raggiungere, le risorse realmente
disponibili, ecc. Ciò peraltro potrebbe prestarsi proprio a ‘colpevolizzare’
il conduttore del gruppo che diventerebbe il ‘capro espiatorio’ della
situazione.
 Limiti: il rendimento è basso, lo spreco di risorse eccessivo, i
componenti del gruppo, seppur motivati all’obiettivo, vivono un senso di
deresponsabilizzazione crescente che favorisce l’emergere di conflitti.
Stili di leadership: permissiva o lassez-
faire
Stili di leadership: Democratica-
autorevole
 Il leader è aperto al contributo di tutti, stimola la comunicazione diffusa,
evita di precludere la discussione, accetta la diversità, valorizzandola in
modi adeguati.
 richiede anche una certa direttività equilibrata e rispettosa del lavoro del
gruppo nelle sue esigenze emozionali ma nel rispetto del raggiungimento
degli obiettivi.
 richiede autorevolezza del conduttore; soprattutto se il gruppo è paritario,
può non essere immediatamente evidente o condivisa da tutti i
componenti.
 è la forma di conduzione di un gruppo più apprezzata perché consente di
valorizzare l’apporto creativo e autonomo di tutti i suoi componenti.
 Vantaggi: la coesione nel gruppo è alta, buono è il rendimento; tutti
partecipano al lavoro con soddisfazione, sono stimolati dal leader che
riformula i problemi continuamente alla luce dei diversi apporti. La
comunicazione è diffusa e aperta, si esce da una riunione solitamente
soddisfatti del lavoro svolto.
 Limiti: occorre tempo per condurre in porto il lavoro, perché la
Lo stile di leadership
più adatto a ciascuna
situazione è una
miscela di
Comportamento
Direttivo e
Comportamento di
sostegno o relazione:
ogni stile specifico si
può dunque
rappresentare come un
punto su un piano
cartesiano
(Blanchard, 2005)
Leadership
situazionale
Lo stile di leadership cambia con l’evolversi della
competenza lavorativa e della maturità psicologica delle
persone che si guidano. Esso passa:
 dal quadrante S1 (Dirigere), in cui la maturità dei collaboratori è
bassa (poco capaci, riluttanti, oppure insicuri); il leader in questo
caso definisce i ruoli e dice alle persone che cosa fare, come e
quando;
 a quello S2 (Addestrare), in cui la maturità dei collaboratori è medio-
bassa (incapaci o inesperti, ma disponibili o sicuri di sé). Qui il
leader definisce gli indirizzi, ma mediante la spiegazione e la
comunicazione cerca di far accettare ai collaboratori le ragioni delle
scelte.
 per poi transitare nel quadrante S3 (Sostenere), in cui la maturità
dei collaboratori è medio-alta (capaci, ma riluttanti o insicuri). In tale
situazione sia il leader che i collaboratori contribuiscono al processo
decisionale e il ruolo principale del leader è di comunicazione e
sostegno
 infine consolida il percorso evolutivo nel quadrante S4 (Delegare)
ritenuto più maturo e produttivo, dove i collaboratori, oltre che
la comunicazione
nel gruppo: la
riunione
47
la comunicazione
nel gruppo: la
riunione
48
Come organizzare e gestire una riunione
La riunione è uno degli strumenti di comunicazione interna
maggiormente utilizzati in tutti gli ambienti e i contesti di lavoro, ma
spesso viene utilizzata in maniera errata e risulta poco produttiva.
Le riunioni possono avere scopi differenti: possono essere realizzate
• per informare o comunicare qualcosa;
• per condividere decisioni prese;
• per discutere un argomento al fine di arrivare ad una scelta comune.
Per rendere efficace una riunione è importante tenere presente le
sue diverse fasi e organizzare al meglio e in modo puntuale
ognuna di esse
la comunicazione
nel gruppo: la
riunione
49
Fase di preparazione
Nel momento in cui si decide di convocare una riunione è necessario
che il conduttore:
• definisca in maniera chiara quali obiettivi ci si prefigge con
quell’incontro e quindi, sulla base di questi, identifichi
i partecipanti e i rispettivi ruoli;
• prepari un elenco degli argomenti da discutere e li ordini,
individuando la maniera logica e sequenziale in cui affrontarli in
modo da poter stilare l’ordine del giorno;
• stabilisca la durata massima, che non dovrebbe comunque mai
superare le due ore, e i tempi da dedicare ad ogni argomento;
• predisponga tutto il materiale e le informazioni necessarie;
• convochi i partecipanti, consegnando loro l’ordine del giorno ed
eventuali materiali che è necessario leggere prima dell’incontro
la comunicazione
nel gruppo: la
riunione
50
Fase di gestione
Il conduttore che coordina e controlla la situazione, monitora i tempi e
mantiene la discussione coerente con l’obiettivo dell’incontro.
E’ necessario:
• iniziare e concludere l’incontro nei tempi prestabiliti;
• definire, in fase di apertura, l’obiettivo o gli obiettivi che ci si prefigge di
raggiungere, e quindi illustrare l’ordine del giorno e le persone che,
coerentemente con gli scopi dell’incontro, sono state coinvolte;
• se la riunione è legata a progetti sviluppati anche nel corso di precedenti
riunioni, è utile fare un breve riassunto degli elementi emersi, dai quali
eventualmente ripartire;
• il conduttore ha anche il compito di guidare la discussione e di fare
spesso il punto della situazione per non perdere le fila del discorso e
mantenere lo scambio verbale centrato sull’obiettivo;
• il conduttore deve moderare gli interventi degli altri partecipanti, facendo
attenzione a limitare chi interviene troppo o parla troppo a lungo e
cercando di stimolare chi invece non partecipa in modo attivo
la comunicazione
nel gruppo: la
51
Fase di chiusura
Nonostante spesso ne sia sottovalutata l’importanza, la chiusura della
riunione è un passaggio fondamentale per non perdere il senso della
stessa e delle considerazioni emerse nel corso dell’incontro.
E’ quindi necessario:
• fare una sintesi di quello che è emerso dallo scambio tra i
partecipanti;
• definire le conclusioni e le soluzioni a cui si è giunti e che sono
state condivise, anche se ancora parziali e non definitive;
• menzionare e rimandare come elementi di ulteriori approfondimenti
futuri eventuali pareri discordanti emersi;
• assicurarsi che tutti gli argomenti trattati e le decisioni prese siano
chiari per tutti.
Grazie per la vostra partecipazione e la vostra
attenzione!!

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Comunicazione per corso coordinatori sicurezza

  • 1. Teorie e tecniche di comunicazione orientate alla risoluzione di problemi e alla cooperazione Teorie di gestione dei gruppi e leadership Silvietta Piras
  • 2. Comunicazione: evoluzione teorica  Comunicazione come relazione,  mettere in comune, comprensione Comunicazione come trasmissione, passaggio di informazioni
  • 3. Comunicazione: etimologia  Comunicare ≠ Informare  Cum agere = fare insieme  Cum munus = con un dono  La comunicazione è uno scambio di doni all’interno di mura comuni
  • 4. Gli elementi della comunicazione 4 MessaggioEmittente Ricevente C o d i f i c a D e c o d i f i c a Canale Canale Disturbi (Modello “ Matematico “- Shannon e Weaver)
  • 6. LA MODALITA’ VERBALE Fa riferimento a quello che diciamo, le parole che usiamo
  • 7. Le modalità comunicative: verbale Logica Argomentazioni, fatti, ragionamenti, dati, ricerche.. Linguaggio argomentativo Emozioni Impatto evocativo o emozionale, aneddoti Linguaggio ethos pathos logos Credibilità/affidabilità dell’emittente Linguaggio ingiuntivo
  • 8.
  • 9. LA MODALITA’ PARAVERBALE Si riferisce a come diciamo quello che diciamo: la velocità, l'intonazione, l'espressività del modo in cui usiamo le parole Paralinguistica:  Inflessione  Intensità  Altezza  Pronuncia  Tono  Suoni inarticolati  Pause e silenzi
  • 10. LA MODALITA’ NON VERBALE  sguardo  espressione facciale  gesti  segnali autonomici  postura  comportamento spaziale  aspetto esteriore
  • 11. La pragmatica della Comunicazione (Scuola di Palo Alto – P. Watzlawick, 1967) 11 “Ci troviamo in presenza di un processo di Comunicazione tutte le volte che un comportamento di una persona o di un animale si impone all’attenzione di un’altra persona o animale”
  • 12. I cinque assiomi della comunicazione
  • 13. 13 1. La prima cosa da sapere sulla comunicazione è che... “NON SI PUÒ NON COMUNICARE”! (P. Watzlawick)
  • 14. 2. Livelli comunicativi di contenuto e di relazione Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione, tali che il secondo classifica il primo ed è quindi metacomunicazione Generalmente siamo molto più attenti a ciò che viene detto (il contenuto del discorso) che a come viene detto (la forma, o il processo del discorso) Il significato di ciò che comunichiamo è determinato sia
  • 15. 3. La punteggiatura della sequenza di eventi (se si prende in considerazione il punto di vista dell’uno o quello dell’altro; es.: <<Lo aggredisco perché lui si ubriaca>> - <<Bevo per dimenticare di avere una moglie isterica>>) La natura di una relazione dipende dalla «punteggiatura» delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti
  • 16. 4. Comunicazione numerica e analogica Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico che con quello analogico il linguaggio digitale (verbale) ha una sintassi logica assai complessa e di estrema efficacia, ma manca di una semantica adeguata nel settore della relazione; il linguaggio analogico (il linguaggio non verbale) invece non ha alcuna sintassi adeguata per definire in un modo che non sia ambiguo la natura delle relazioni
  • 17. 5. Interazione complementare e simmetrica Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza (da una parte rapporti paritari, democratici, dall’altra rapporti fondati su autorità/subordinazione)
  • 19. LA COMUNICAZIONE E’ RELAZIONE Comunicare non vuol dire solo produrre e trasmettere informazioni attraverso linguaggi condivisibili, quanto stabilire delle relazioni, coinvolgendo bisogni ed emozioni. RELAZIONE  Un rapporto tra due o più individui che orientano reciprocamente le loro azioni Le relazioni sociali possono essere profonde e stabili (il legame familiare tra genitore e figlio), ma anche transitorie e superficiali (due conoscenti che frequentano lo stesso bar)
  • 20. conflittuali (orientate verso il tentativo di affermare la propria volontà e le proprie opinioni) RELAZIONI cooperative (orientate verso il raggiungimento di uno scopo comune) sviluppare una buona competenza comunicativa significa adottare un comportamento che orienti le relazioni, sia simmetriche che complementari, in modo cooperativo, riducendo o risolvendo in senso cooperativo anche le relazioni conflittuali
  • 21. "l'assertività è la capacità del soggetto di utilizzare in ogni contesto relazionale, modalità di comunicazione che rendano altamente probabili reazioni positive dell'ambiente e annullino o riducano la possibilità di reazioni negative". Libet e Lewinsohn ASSERTIVITA’, COMPORTAMENTO ASSERTIVO E COMUNICAZIONE ASSERTIVA
  • 22. assertività:  dal latino “ad serere”, condurre a sé  "asserere”, asserire  Asserzione, o affermazione di sé, è una caratteristica del comportamento umano che consiste nella capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e opinioni.
  • 23. Componenti dell’assertività AUTOSTIMA E FIDUCIA IN SE STESSI OBIETTIVI CHIARI SAPER ASCOLTARE SAPER ASSUMERE RISCHI SAPER DIRE DI NO ASSUMERSI LE PROPRIE RESPONSABILITA’ SAPER AMMETTERE GLI SBAGLI CRITICARE IN MANIERA COSTRUTTIVA
  • 24. caratteristiche dell'individuo assertivo a livello cognitivo-verbale  comunica in maniera chiara e diretta  esprime onestamente le sue opinioni, anche quando sono contrarie a quelle dell’interlocutore  non è manipolativo  cerca di comprendere il messaggio dell'interlocutore (ascolto attivo, riformulazione)  usa pronomi personali e verbi incisivi (non dubitativi)  non mostra incongruenza fra comunicazione verbale e corporea  descrive in maniera non valutativa, né interpretativa, indicando gli effetti prodotti dal proprio o altrui comportamento La comunicazione è “autentica”, franca, diretta
  • 25. a livello emotivo:  rende espliciti i propri bisogni, le proprie richieste, le proprie necessità..  non prova difficoltà a manifestare il proprio disappunto verso l'interlocutore e non maschera le proprie emozioni.  accetta l’emozione altrui, positiva o negativa  non teme il conflitto ma lo considera come un’occasione di confronto  esprime apertura verso l’altro ed umiltà (non sottomissione)
  • 26. L’assertività non è una caratteristica costante della persona: ...si può essere assertivi solo per un certo periodo del giorno, dell’anno e della vita. Per avere delle certezze bisogna arrivarci: occorre passare dal dubbio e dall’ascolto
  • 27. PASSIVITÀ, ASSERTIVITÀ, AGGRESSIVITÀ Il comportamento assertivo rappresenta il giusto equilibrio fra due schemi opposti di comportamento: da una parte il comportamento Passivo dall’altra il comportamento Aggressivo
  • 28. Come si comporta la persona… Passiva Assertiva Aggressiva Antepone i bisogni degli altri ai propri È attenta sia ai propri bisogni che a quelli degli altri Antepone i propri bisogni a quelli degli altri È condizionata e influenzata dagli altri Non è condizionata dagli altri ma è indipendente Prevarica agli altri Subisce, non si oppone, utilizza mezzi seduttivi Utilizza mezzi motivanti e gratificanti Utilizza mezzi coercitivi e distruttivi Obiettivo: benevolenza e consenso degli altri, evitamento del conflitto Obiettivo: successo personale e con gli altri Obiettivo: potere personale e sociale
  • 29. Linguaggio del corpo Passiva Assertiva Aggressiva Postura: • Curva • Accasciata • Piegata Postura: • Eretta • Rilassata • Aperta Postura: • Rigida • Pugni serrati • Denti stretti Espressione del volto: • Vuota • Sorriso di convenienza • Disinteressata • Paurosa Espressione del volto: • Coinvolta • Interessata • Sensibile • Comprensiva Espressione del volto: • Mascelle serrate • Minaccioso • Sguardi di traverso • Viso teso Occhi: • Rivolti verso il basso • Ridotto contatto oculare Occhi: • Contatto oculare diretto Occhi: • Fissi • Sporgenti • Vitrei Voce: • Bassa • Esitante/lenta • Debole • Veloce (quando si è timorosi o ansiosi) Voce: • Chiara • Rilassata • Amichevole • Ben calibrata • Non sforzata Voce: • Veloce e ad alto volume • Tagliente • Tonalità acuta o dura Gestualità: • Smaniosa • Accennare l'assenso col capo • Pizzicarsi velocemente • Torcersi le mani Gestualità: • Aperta • Mani che non superano l'altezza dei gomiti • Spalle diritte Gestualità: • “Affettata” • Accusatoria (puntare il dito) • Invadente lo spazio personale • Tesa
  • 30. Lo stile comunicativo assertivo “ Quando intervieni così spesso (descrizione non valutativa del comportamento), mi sento a disagio (espressione del sentimento), perché non ho spazio alcuno per esprimere le mie idee (indicazione degli effetti) “ Il fatto che Lei mi interrompa spesso quando parlo, mi irrita perché … “ Ho notato che alcune volte non presti attenzione a quanto sto dicendo e ciò mi dispiace perché …
  • 31. Lo stile comunicativo assertivo Uso del messaggio-io (contestualizzante-non generalizzante) non “molti pensano che” ma “io penso che”, non “non è normale che” ma “non sono d’accordo col tuo modo di comportarti” Ascolto attivo A livello verbale (parafrasi, riflessione del sentimento) A livello non verbale (gestualità, espressione e postura che veicolano accoglienza ed attenzione all’altro).
  • 32. INDICAZIONE DI UN’EVENTUALE DISCREPANZA evidenziare il mancato rispetto di una consegna o di un accordo segnalando il proprio interessamento, volto a scoprirne le cause e a fornire un eventuale aiuto “ Il dirigente ha deciso che una certa pratica gli sia consegnata da Mariella entro le 15.00. Sono ora le 15.30 e Mariella non si è ancora presentata. Ecco l’intervento: “Mariella, le avevo assegnato un’ora ben precisa per completare la pratica. Ci sono dei problemi imprevisti? Posso aiutarla? Lo stile comunicativo assertivo
  • 33. 33
  • 34. la omunicazione nel gruppo: la riunione 34 Un gruppo è un insieme di più persone che sono in interazione tra di loro ed esercitano gli uni sugli altri un’influenza reciproca sulla base di interessi comuni. La comunicazione che si sviluppa al suo interno è un pre-requisito indispensabile per l’esistenza stessa del gruppo. La comunicazione in gruppo può essere considerata a 4 livelli: 1. quello dei contenuti - cosa si dice o si fa 2. quello dei metodi - come si organizza 3. quello dei processi comunicativi - chi dice o fa cosa, a chi, in che modo 4. quello delle dinamiche di gruppo - cosa accade tra i membri che comunicano
  • 35. 35 A livello dei contenuti, si opera una distinzione tra informazioni primarie e secondarie e, nel caso si affronti un problema, tra sintomi e cause, per poter passare ad ipotesi di soluzione. E’ questo il livello in cui una situazione o un problema o un obiettivo viene definito rispetto alle sue caratteristiche costitutive. A livello dei metodi, ci si occupa del modo in cui la comunicazione all’interno del gruppo si organizza, ad esempio, di come separare i tempi di produzione di idee da quelli decisionali e/o valutativi, di come gestire la successione delle diverse fasi della conversazione, ecc. A livello dei processi comunicativi, occorre fare attenzione a come si struttura la conversazione rispetto ai soggetti che ne sono coinvolti, quindi, far si che tutti possano esprimersi e possano interagire tra di loro ma, anche, saper gestire i silenzi o le domande che cadono nel vuoto. A livello delle dinamiche di gruppo, è importante gestire i ’’giochi relazionali’’ che si sviluppano tra in membri così come i conflitti, le tensioni, ecc. la comunicazione nel gruppo: la riunione
  • 36. la comunicazione nel gruppo: la riunione 36 La comunicazione all’interno di un gruppo può essere condotta con varie tecniche, una delle quali è quella del brainstorming, utile quando la comunicazione è finalizzata alla produzione e creazione di idee. Altra tecnica utile è quella del focus group finalizzato al problem solving Può essere necessario ricorrere a tecniche di negoziazione e gestione del conflitto qualora sorgessero divergenze all’interno di un gruppo, o saper attivare il consenso interno. Per fare questo, può essere opportuno: o chiedere a ciascuno pareri e motivazioni o pretendere fatti, definizioni o spiegazioni o verificare discrepanze tra fatti ed opinioni o elencare pregi/difetti di ciascuna opinione o cambiare idea di fronte a fatti/opinioni inoppugnabili o riconoscere differenze e analogie tra i diversi punti di vista nel gruppo o favorire l’empatia o non mettersi sulla difensiva quando c’è contrapposizione
  • 38. la comunicazione nel gruppo: la riunione 38 La comunicazione all’interno di un gruppo può strutturarsi in diversi modi: bipolare o bidirezionale - che avviene esclusivamente tra due poli o entità del gruppo seguendo una direzione di ’’andata e ritorno’’. Adatta ai contesti educativi a catena - che avviene tra due o più entità tramite un sistema di comunicazione richiuso su se stesso, in cui, ogni singola entità riceve delle informazioni e le riporta, anche rielaborandole, all’entità successiva
  • 39. la comunicazione nel gruppo: la riunione39 a ruota o stellare - che avviene tra due o più entità passando, però, attraverso un ’’elemento centrale’’. In un gruppo di lavoro, questa modalità comunicativa per cui tutti comunicano con X e X comunica con tutti, pare risulti piuttosto efficace, in particolare, quando è necessario che determinate decisioni vengano prese con rapidità e per compiti semplici. a rete - che avviene tra tutti i membri di un gruppo dove tutti comunicano con tutti, ovviamente, rispettando turni di parola e tempi di espressione di ciascuno. Più adatta a compiti complessi.
  • 40. Leader Leader funzionale (orientato al compito) indirizza gli altri al raggiungimento degli obiettivi del gruppo, richiama il gruppo alle regole che lo guidano, alla responsabilità di raggiungere nei tempi previsti gli obiettivi condivisi, sollecitandolo a superare le difficoltà e suggerendo soluzioni efficaci ai problemi incontrati Leader socioemotivo (orientato alla relazione) Ha la capacità di esprimere in modo più efficace le esigenze ed i bisogni di tipo relazionale- affettivo ed emotivo del gruppo (divertimento, rabbia, dolore..) L'equilibrio tra le due forme di leadership, funzionale e relazionale, è indispensabile per garantire la vita del gruppo, per aumentarne la coesione, per migliorarne il clima interno e per promuovere il benessere
  • 41.  Chi ha la responsabilità di guidare il gruppo lo fa senza ascoltare gli altri membri, distribuendo i compiti secondo criteri fissati apriori e non negoziati col gruppo stesso.  La comunicazione privilegia la rete a ruota o a catena perché i componenti del gruppo si limitano per lo più ad eseguire le indicazioni date dal leader che non si cura degli aspetti socio-emotivi dei componenti del gruppo i quali spesso entrano in conflitto tra di loro.  Domina la passività nell’esecuzione del compito affidato e l’aggressività che può prodursi nei momenti di maggiore stanchezza può esprimersi contro il ‘capro espiatorio’.  Vantaggi: è utile quando gli obiettivi sono semplici da definire e c’è poco tempo per raggiungerli.  Limiti: c’è scarsa soddisfazione per quel che si fa, stare in gruppo diventa faticoso, e c’è il rischio di vivere l’esperienza come frustrante soprattutto per i più motivati al lavoro, mentre i più dipendenti dall’autorità possono essere eccessivamente compiacenti rispetto al ‘capo’, alimentando rancori e gelosie tra i componenti del gruppo. Stili di leadership: autoritaria
  • 42.  è caratterizzata da una sostanziale deresponsabilizzazione del leader dal suo ruolo di conduzione, per cui il gruppo è completamente abbandonato a se stesso nell’attività da svolgere.  la coesione del gruppo è debole, il rendimento è basso, si lavora male, i conflitti insorgono continuamente e non si riesce a mediarli in modo efficace perché manca chi interpreti tale ruolo in maniera continuativa.  Vantaggi: se non è espressione di incapacità o demotivazione da parte del leader, questo stile può talvolta essere utile in situazioni di difficoltà; ad esempio, quando è difficile, se non impossibile attuare efficacemente le attività lavorative, consentendo al conduttore di prendere tempo in attesa che chi occupa posizioni più elevate di responsabilità nell’organigramma dell’organizzazione chiarisca gli obiettivi che il gruppo deve effettivamente raggiungere, le risorse realmente disponibili, ecc. Ciò peraltro potrebbe prestarsi proprio a ‘colpevolizzare’ il conduttore del gruppo che diventerebbe il ‘capro espiatorio’ della situazione.  Limiti: il rendimento è basso, lo spreco di risorse eccessivo, i componenti del gruppo, seppur motivati all’obiettivo, vivono un senso di deresponsabilizzazione crescente che favorisce l’emergere di conflitti. Stili di leadership: permissiva o lassez- faire
  • 43. Stili di leadership: Democratica- autorevole  Il leader è aperto al contributo di tutti, stimola la comunicazione diffusa, evita di precludere la discussione, accetta la diversità, valorizzandola in modi adeguati.  richiede anche una certa direttività equilibrata e rispettosa del lavoro del gruppo nelle sue esigenze emozionali ma nel rispetto del raggiungimento degli obiettivi.  richiede autorevolezza del conduttore; soprattutto se il gruppo è paritario, può non essere immediatamente evidente o condivisa da tutti i componenti.  è la forma di conduzione di un gruppo più apprezzata perché consente di valorizzare l’apporto creativo e autonomo di tutti i suoi componenti.  Vantaggi: la coesione nel gruppo è alta, buono è il rendimento; tutti partecipano al lavoro con soddisfazione, sono stimolati dal leader che riformula i problemi continuamente alla luce dei diversi apporti. La comunicazione è diffusa e aperta, si esce da una riunione solitamente soddisfatti del lavoro svolto.  Limiti: occorre tempo per condurre in porto il lavoro, perché la
  • 44.
  • 45. Lo stile di leadership più adatto a ciascuna situazione è una miscela di Comportamento Direttivo e Comportamento di sostegno o relazione: ogni stile specifico si può dunque rappresentare come un punto su un piano cartesiano (Blanchard, 2005) Leadership situazionale
  • 46. Lo stile di leadership cambia con l’evolversi della competenza lavorativa e della maturità psicologica delle persone che si guidano. Esso passa:  dal quadrante S1 (Dirigere), in cui la maturità dei collaboratori è bassa (poco capaci, riluttanti, oppure insicuri); il leader in questo caso definisce i ruoli e dice alle persone che cosa fare, come e quando;  a quello S2 (Addestrare), in cui la maturità dei collaboratori è medio- bassa (incapaci o inesperti, ma disponibili o sicuri di sé). Qui il leader definisce gli indirizzi, ma mediante la spiegazione e la comunicazione cerca di far accettare ai collaboratori le ragioni delle scelte.  per poi transitare nel quadrante S3 (Sostenere), in cui la maturità dei collaboratori è medio-alta (capaci, ma riluttanti o insicuri). In tale situazione sia il leader che i collaboratori contribuiscono al processo decisionale e il ruolo principale del leader è di comunicazione e sostegno  infine consolida il percorso evolutivo nel quadrante S4 (Delegare) ritenuto più maturo e produttivo, dove i collaboratori, oltre che
  • 48. la comunicazione nel gruppo: la riunione 48 Come organizzare e gestire una riunione La riunione è uno degli strumenti di comunicazione interna maggiormente utilizzati in tutti gli ambienti e i contesti di lavoro, ma spesso viene utilizzata in maniera errata e risulta poco produttiva. Le riunioni possono avere scopi differenti: possono essere realizzate • per informare o comunicare qualcosa; • per condividere decisioni prese; • per discutere un argomento al fine di arrivare ad una scelta comune. Per rendere efficace una riunione è importante tenere presente le sue diverse fasi e organizzare al meglio e in modo puntuale ognuna di esse
  • 49. la comunicazione nel gruppo: la riunione 49 Fase di preparazione Nel momento in cui si decide di convocare una riunione è necessario che il conduttore: • definisca in maniera chiara quali obiettivi ci si prefigge con quell’incontro e quindi, sulla base di questi, identifichi i partecipanti e i rispettivi ruoli; • prepari un elenco degli argomenti da discutere e li ordini, individuando la maniera logica e sequenziale in cui affrontarli in modo da poter stilare l’ordine del giorno; • stabilisca la durata massima, che non dovrebbe comunque mai superare le due ore, e i tempi da dedicare ad ogni argomento; • predisponga tutto il materiale e le informazioni necessarie; • convochi i partecipanti, consegnando loro l’ordine del giorno ed eventuali materiali che è necessario leggere prima dell’incontro
  • 50. la comunicazione nel gruppo: la riunione 50 Fase di gestione Il conduttore che coordina e controlla la situazione, monitora i tempi e mantiene la discussione coerente con l’obiettivo dell’incontro. E’ necessario: • iniziare e concludere l’incontro nei tempi prestabiliti; • definire, in fase di apertura, l’obiettivo o gli obiettivi che ci si prefigge di raggiungere, e quindi illustrare l’ordine del giorno e le persone che, coerentemente con gli scopi dell’incontro, sono state coinvolte; • se la riunione è legata a progetti sviluppati anche nel corso di precedenti riunioni, è utile fare un breve riassunto degli elementi emersi, dai quali eventualmente ripartire; • il conduttore ha anche il compito di guidare la discussione e di fare spesso il punto della situazione per non perdere le fila del discorso e mantenere lo scambio verbale centrato sull’obiettivo; • il conduttore deve moderare gli interventi degli altri partecipanti, facendo attenzione a limitare chi interviene troppo o parla troppo a lungo e cercando di stimolare chi invece non partecipa in modo attivo
  • 51. la comunicazione nel gruppo: la 51 Fase di chiusura Nonostante spesso ne sia sottovalutata l’importanza, la chiusura della riunione è un passaggio fondamentale per non perdere il senso della stessa e delle considerazioni emerse nel corso dell’incontro. E’ quindi necessario: • fare una sintesi di quello che è emerso dallo scambio tra i partecipanti; • definire le conclusioni e le soluzioni a cui si è giunti e che sono state condivise, anche se ancora parziali e non definitive; • menzionare e rimandare come elementi di ulteriori approfondimenti futuri eventuali pareri discordanti emersi; • assicurarsi che tutti gli argomenti trattati e le decisioni prese siano chiari per tutti.
  • 52. Grazie per la vostra partecipazione e la vostra attenzione!!