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Convegno  “Difesa del suolo e valorizzazione delle aree montane: prevenzione del rischio idrogeologico e cooperazione istituzionale per un territorio fragile” -  Urbino, 18 dicembre 2009 Gian Vito Graziano – Ordine dei Geologi di Sicilia “ Il caso Messina – la gestione dell’emergenza a due mesi dal disastro del 1 ottobre ”
 
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frane nastriformi  costituiscono la tipologia più diffusa e sono caratterizzate da una nicchia a forma scatolare e dalla sottostante area di flusso, generalmente di neoformazione che mantiene la stessa larghezza delle nicchie per tutta la lunghezza del versante; sono attribuibili a meccanismi di innesco planari con la superficie di rottura impostata lungo la superficie di separazione tra bedrock e copertura. Sono state riscontrate sulle porzioni sommitali dei versanti, ove generalmente lo spessore della copertura risulta piuttosto esiguo; ciononostante le volumetrie coinvolte possono essere anche significative a causa della presa in carico del materiale giacente nell’alveo di flusso.  frane triangolari sono  caratterizzate da un innesco puntuale, molto comune per queste tipologie di fenomeni, dovuto al collasso improvviso di un masso, di un terrazzo antropico o di un albero oppure alla fuoriuscita di una sorgente effimera che, impattando sulla copertura già satura, crea una rottura locale che nel fluire si autoalimenta, in assenza di una linea di drenaggio pre-esistente, aprendosi a ventaglio secondo un angolo compreso tra 20 e 30°. Generalmente tali fenomeni hanno una notevole capacità erosiva asportando completamente la copertura sino al contatto con il bedrock.
frane arcuate sono caratterizzati da nicchie generalmente di piccole dimensioni e di forma arcuata. Il meccanismo di innesco è rotazionale e la rottura è interna alla copertura stessa e non al contatto con il bedrock. Si sviluppano maggiormente in versanti longitudinalmente rettilinei e trasversalmente concavi, dove lo spessore della copertura è maggiore e dove le acque ruscellanti si concentrano. Fenomeni di dissesto a nicchie plurilobate sono determinati dalla coalescenza di nicchie di fenomeni di tipo A e C. In sintesi, sono singoli fenomeni che per allargamento laterale si fondono l’uno con l’altro confluendo poi in uno stesso alveo di scorrimento.
Elaborazioni statistico-descrittive preliminari Protocollo IFFI (Presidenza del Consiglio dei Ministri, 2001), localizzando in carta il punto di massima quota posto immediatamente a valle della corona di distacco.  A ciascun punto (PIFF: Punto Identificativo del  fenomeno Franoso) sono stati poi assegnati attributi logici ,quali: 1. classe geomorfologia dei dissesti ; 2. valori di inclinazione dell’area di innesco;  3. unità tettoniche di substrato pedogenetico, così come desunte dalla cartografia geologica esistente (LENTINI et alii, 2000, 2008);  4. curvatura trasversale del versante (convessa, concava e lineare); curvatura longitudinale del versante (convessa, concava e lineare).  
Il ruolo svolto dall’Ordine dei Geologi: 1. valutazione del rischio residuo nelle aree vulnerate; 2. presidi territoriali nei punti critici, in ragione dello stato d’allerta; 3. censimento dei danni all’urbanizzato. 5 ottobre 2009 - seduta d’insediamento del nuovo Consiglio dell’Ordine: delibera straordinaria di disponibilità su base volontaria dei geologi siciliani a collaborare alle attività emergenziali (Funzione 1 del Centro Coordinamento Soccorsi della Protezione Civile Regionale)
90 geologi esprimono disponibilità a partecipare. Sono stati chiamati: 46 geologi  attività di presidio;  10 geologi  in attività di censimento dei danni
Il 27 ottobre chiude l’Unità di Crisi  Viene istituito l’Ufficio Commissariale del Soggetto attuatore (ai sensi dell’OPCM 10 ottobre 2009), con sede presso il Municipio di Messina  23 novembre  2009 conferimento incarichi di 6 mesi, con priorità assoluta ai volontari
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Il caso Messina - la gestione dell’emergenza a due mesi dal disastro del 1 ottobre

  • 1. Convegno “Difesa del suolo e valorizzazione delle aree montane: prevenzione del rischio idrogeologico e cooperazione istituzionale per un territorio fragile” - Urbino, 18 dicembre 2009 Gian Vito Graziano – Ordine dei Geologi di Sicilia “ Il caso Messina – la gestione dell’emergenza a due mesi dal disastro del 1 ottobre ”
  • 2.  
  • 3. Torrente Racinazzi Torrente Giampilieri Bacino del T. Racinazzi = 1,6 km 2 Bacino del T. Giampilieri = 9,8 km 2
  • 4.  
  • 5. In sintesi le formazioni affioranti sono costituite da rocce scistoso-cristalline di vario grado metamorfico e subordinatamente da depositi sedimentari di copertura
  • 7.  
  • 8.  
  • 9. In un area di circa 360 km 2 sono presenti solo 7 stazioni (1/50 km 2 ) Rete di misura Stazione Gestore Stato ZIRIO’ (CAMARO) ARRA Funzionante COLLE S.RIZZO ARRA Funzionante MESSINA GANZIRRI ARRA Funzionante MESSINA GEOFISICO ARRA Funzionante ANTILLO ARRA Funzionante ALI’ TERME ARRA Non funz ANTILLO SIAS Funzionante FIUMEDINISI SIAS Funzionante
  • 10.  
  • 11.  
  • 12. Stima del tempo di ritorno dell’evento del 1 ottobre 215 mm S. Stefano Briga Tr = 170 anni Fiumedinisi Tr = 30 anni
  • 13.  
  • 14.  
  • 15.
  • 16. Ricostruzione dell’onda di piena Racinazzi Giampilieri Q max,p (m 3 /s) 76.2 267.4 W p (Mm 3 ) 0.42 36.7 Q max,sed (m 3 /s) 533.4 1871.8 W sed (Mm 3 ) 2.94 256.9
  • 17. Stima tempo ritorno dell’onda di piena “liquida”
  • 18.  
  • 19. Aronica & Brigandi, in stampa su Journal of Hydrology
  • 20. Aronica & Brigandi, in stampa su Journal of Hydrology
  • 21. Notevole pendenze dei profili vallivi, assieme alla scarsa permeabilità del substrato roccioso, conferiscono ai sistemi idrografici una notevole capacità di erosione e trasporto. In occasione di eventi pluviometrici intensi si innescano fenomeni gravitativi rapidi a carico delle coperture d’alterazione, classificabili come colate rapide di fango e detrito ( debris flows )
  • 22.
  • 23.  
  • 24.  
  • 25. frane nastriformi costituiscono la tipologia più diffusa e sono caratterizzate da una nicchia a forma scatolare e dalla sottostante area di flusso, generalmente di neoformazione che mantiene la stessa larghezza delle nicchie per tutta la lunghezza del versante; sono attribuibili a meccanismi di innesco planari con la superficie di rottura impostata lungo la superficie di separazione tra bedrock e copertura. Sono state riscontrate sulle porzioni sommitali dei versanti, ove generalmente lo spessore della copertura risulta piuttosto esiguo; ciononostante le volumetrie coinvolte possono essere anche significative a causa della presa in carico del materiale giacente nell’alveo di flusso. frane triangolari sono caratterizzate da un innesco puntuale, molto comune per queste tipologie di fenomeni, dovuto al collasso improvviso di un masso, di un terrazzo antropico o di un albero oppure alla fuoriuscita di una sorgente effimera che, impattando sulla copertura già satura, crea una rottura locale che nel fluire si autoalimenta, in assenza di una linea di drenaggio pre-esistente, aprendosi a ventaglio secondo un angolo compreso tra 20 e 30°. Generalmente tali fenomeni hanno una notevole capacità erosiva asportando completamente la copertura sino al contatto con il bedrock.
  • 26. frane arcuate sono caratterizzati da nicchie generalmente di piccole dimensioni e di forma arcuata. Il meccanismo di innesco è rotazionale e la rottura è interna alla copertura stessa e non al contatto con il bedrock. Si sviluppano maggiormente in versanti longitudinalmente rettilinei e trasversalmente concavi, dove lo spessore della copertura è maggiore e dove le acque ruscellanti si concentrano. Fenomeni di dissesto a nicchie plurilobate sono determinati dalla coalescenza di nicchie di fenomeni di tipo A e C. In sintesi, sono singoli fenomeni che per allargamento laterale si fondono l’uno con l’altro confluendo poi in uno stesso alveo di scorrimento.
  • 27. Elaborazioni statistico-descrittive preliminari Protocollo IFFI (Presidenza del Consiglio dei Ministri, 2001), localizzando in carta il punto di massima quota posto immediatamente a valle della corona di distacco. A ciascun punto (PIFF: Punto Identificativo del fenomeno Franoso) sono stati poi assegnati attributi logici ,quali: 1. classe geomorfologia dei dissesti ; 2. valori di inclinazione dell’area di innesco; 3. unità tettoniche di substrato pedogenetico, così come desunte dalla cartografia geologica esistente (LENTINI et alii, 2000, 2008); 4. curvatura trasversale del versante (convessa, concava e lineare); curvatura longitudinale del versante (convessa, concava e lineare).  
  • 28. Il ruolo svolto dall’Ordine dei Geologi: 1. valutazione del rischio residuo nelle aree vulnerate; 2. presidi territoriali nei punti critici, in ragione dello stato d’allerta; 3. censimento dei danni all’urbanizzato. 5 ottobre 2009 - seduta d’insediamento del nuovo Consiglio dell’Ordine: delibera straordinaria di disponibilità su base volontaria dei geologi siciliani a collaborare alle attività emergenziali (Funzione 1 del Centro Coordinamento Soccorsi della Protezione Civile Regionale)
  • 29. 90 geologi esprimono disponibilità a partecipare. Sono stati chiamati: 46 geologi attività di presidio; 10 geologi in attività di censimento dei danni
  • 30. Il 27 ottobre chiude l’Unità di Crisi Viene istituito l’Ufficio Commissariale del Soggetto attuatore (ai sensi dell’OPCM 10 ottobre 2009), con sede presso il Municipio di Messina 23 novembre 2009 conferimento incarichi di 6 mesi, con priorità assoluta ai volontari
  • 32.  
  • 33.  
  • 34.  
  • 35. Carl Spitweg, 1860 - “Der Geologe” Grazie per l’attenzione