UniCredit IJF Social Media Journalism - quale dipendenza dal mezzo quale dalla tribu'
1. Social Media Journalism
Quale dipendenza dal mezzo, quale dalla tribù?
Festival del Giornalismo 2013
Conferenza stampa
#IJF13
Renato Vichi, Head of Media Relations Italy, UniCredit
Roma, 25 marzo 2013
2. La storia recente di Twitter
Esistono diversi esempi in cui Twitter è stato usato dagli utenti per diffondere notizie,
come strumento di giornalismo partecipativo.
● Nel del terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009, gli utenti Twitter hanno segnalato
la notizia prima dei media tradizionali.
● Il 22 gennaio 2010 è stato il giorno del primo tweet inviato dallo spazio: l'autore è
stato l'astronauta della NASA Timothy Creamer dalla Stazione Spaziale
Internazionale. Nello stesso periodo l'astronauta italiano Paolo Nespoli, nella
Stazione Spaziale Internazionale per una missione dell'ESA, ha iniziato ad inviare
tramite il suo account personale aggiornamenti costanti e foto della Terra vista
dallo spazio.
● In Italia, il 29 gennaio 2012 Twitter ha per la prima volta battuto una notizia di
rilevanza istituzionale con largo anticipo rispetto ai media tradizionali: la morte del
Presidente emerito Scalfaro è stata infatti twittata da un professore universitario
(Alberto Gambino), suo amico e collaboratore, con un messaggio su twitter ben
45 minuti prima delle agenzie di stampa, dando vita ad un vivace dibattito in rete.
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3. Quanto i media tradizionali credono nei new media - ITALIA
Twitter(*) Tweet Following Follower
CARTA STAMPATA
@Repubblicait 58.399 108 763.331
@Corriereit 38.492 125 258.594
AGENZIA DI STAMPA
@Ansa_live 16.717 68 79.874
@Ansa_topnews 75320 39 116.727
TV SATELLITARE
SkyTg24 48.686 121 836.079
TV DIGITALE
TG1_Rai 450 4 3234
(*) Twitter aggiornato 23 marzo 2013
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4. Quanto i media tradizionali credono nei new media - ESTERO
Twitter(*) Tweet Following Follower
@nytimes 102.008 734 7.918.595
@FinancialTimes 34.377 545 1.157669
@HuffingtonPost 204.349 5.336 2.832.587
@washingtonpost 80.213 747 1.520.069
(*) Twitter aggiornato 23 marzo 2013
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5. Dal social media al futuro del giornalismo
In Italia sembra ampliarsi il solco fra chi intraprende la strada dell'innovazione e chi
sceglie di non scegliere e di opporre resistenza al cambiamento.
SkyTG24 e Repubblica sembrano essere i media che prima hanno cercato di
approfondire le potenzialità di Twitter. Il vantaggio competitivo è legato alla
ricchezza dei contenuti che oltre i semplici 140 caratteri, sfrutta le potenzialità della
cross medialità con la pubblicazione di contenuti video (tv classica per Sky web
television per Repubblica)
I numeri italiani non possono essere lontanamente paragonati a quelli dei media
esteri, dove sicuramente l’arrivo precedente di Twitter ha portato almeno 2 anni di
anticipo sullo sviluppo del mezzo e sulla sua diffusione massiva.
Twitter infatti in Italia ha trovato la sua popolarità solamente negli ultimi due anni.
E proprio da due anni è partito il dibattito sul futuro del giornalismo in un
mondo in cui la diffusione del mezzo tecnologico sta rivoluzionando la
diffusione delle informazioni.
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6. E dopo Facebook & Twitter?
• Oggi il dibattito sul futuro del giornalismo si sta focalizzando sul reale uso
dei social media da parte di stampa, giornalisti e blogger. Il fenomeno del
momento è Twitter.
• Ma sarebbe un grande errore focalizzarsi sul singolo strumento e pensare
che solo Facebook e Twitter sono i nuovi media; così come sarebbe un
grande errore pensare che Twitter è solamente una moda del momento.
• Però è anche lecito pensare che non appena arriveranno in Italia altri
fenomeni occorrerà adeguarsi.
• Per esempio con i suoi 500 milioni di utenti nel mondo in meno di 2 anni,
e con le potenzialità legate all’integrazione sui servizi di:
• motore di ricerca google
• aggregazione di contenuti google news
• posta elettronica gmail
• geolocalizzazione google maps
• pubblicazione video youtube / hangout
Google Plus appare lo strumento che potrà diventare il principale mezzo di
comunicazione di domani in Italia anche in virtù della sua perfetta
integrazione sui “digital device”.
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7. L’utente quali strumenti ha a disposizione per informarsi?
Social Media nascita utenti (*)
Facebook 04/02/2004 1 miliardo
YouTube 15/02/ 2005 1 miliardo
Twitter 15/07/2006 500 milioni
Google + 28/06/2011 500 milioni
(*) Fonte Wikipedia
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8. Esiste un’economia digitale che sprona l’economia social
• E’ notizia di venerdì 22 marzo che YouTube ha toccato quota 1 miliardo di
utenti
• Praticamente la metà di chi naviga in Rete posta o guarda video su YouTube
• YouTube è diventata la piattaforma televisiva più vista al mondo
• Oggi complice la diffusione degli smartphone una persona su due che naviga
su Internet carica o visualizza video su YouTube.
• Larry Page e Sergey Brin i proprietari di Google, nel 2006 acquistarono la
piattaforma alla cifra di 1,76 miliardi di dollari quando però gli utenti erano
solo 50 milioni.
Esiste quindi un'economia digitale che incide sul concetto di nuovo giornalismo,
che sprona all’uso dei social, come testimoniato da:
• + 62% nelle vendite di smartphone (*)
• 2,1 SIM per ogni utilizzatore di cellulari in Italia
• ad Internet accede ormai 68% del totale della popolazione italiana
Se esiste quindi un'economia “social” è interessante sapere che gli utenti
italiani di Facebook & Co. sono arrivati a quota 17,8 milioni. Massicce
vendite di tablet (più di 2 milioni nel 2012) e di smartphone (quasi 9 milioni).
(*) Fonte Social Media Diffusion Politecnico Milano 2012
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9. L’economia social come parte integrante del social journalism
● La differenza è su chi prima coglie le potenzialità degli strumenti tecnologici qualsiasi essi
siano e capisce che stiamo andando nella direzione del social media journalism.
● L’uomo di strada è parte integrante di questa tipologia di giornalismo creando contenuti o
creando notizie ma anche selezionando informazioni che già sono presenti in Rete.
● Ovviamente la a scelta di chi legge e partecipa alla fruizione dei contenuti si basa
sempre sulla reputazione e quest’ultima si costruisce col tempo, con la qualità, con i fatti,
off-line & on-line.
● Alla fine sarà sempre la rete che sceglie quali informazioni meritano di salire a galla e
spesso saranno informazioni che sui media tradizionali non troveranno.
● Quindi la rete non rappresenta solo un’espansione dell’informazione tradizionale, nel
senso dell’approfondimento ma rappresenta anche il modo con cui divulgarla
velocemente.
● I modelli off-line & on-line, allo stato attuale, non sono alternativi e convivono stabilmente.
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10. Il social journalism aperto a tutti
● L’errore da evitare è che il mondo del giornalismo tradizionale si senta una
tribù, una elite, ma capisca che l’uomo di strada può essere un membro
della comunità informativa.
● Il giornalismo partecipativo o social media journalism dovrà essere
un’opportuna integrazione dell’informazione off-line ed on-line in cui ogni
notizia troverà la sua espressione di pubblicazione a prescindere da chi ne
sia l’autore.
● Per essere partecipativa la notizia dovrà essere corredata di tutti gli aspetti
multimediali che la caratterizzano (testo breve, testo di approfondimento,
foto, video, tag & hashtag). In questo modo troverà la sua essenza nella
diffusione.
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11. Ogni tribù ha il suo social journalism
● Le community che nascono intorno a un interesse e che si raccolgono in spazi virtuali come
i social network, sono a loro volta composte da tribù.
● E’ naturalmente possibile individuare queste tribù, segmentandole per dati parametri,
soprattutto demografici, grazie alle soluzioni offerte dai social network stessi, come le cerchie
di Google+ o le “custom audiences” di Facebook.
● Seth Godin (esperto di comunicazione virale) ricorda come “gli esseri umani, per milioni di
anni, sono stati parti di una o di un’altra tribù. Un gruppo ha bisogno di due sole cose
per essere una tribù: un interesse condiviso e un modo di comunicare”
● In questo i social network hanno dato una grandissima spinta alle community. Like
(Facebook), follow (Twitter), +1 (GooglePlus) sono tutte azioni che asseriscono
un’appartenenza ad una comunità, che si traduce in partecipazione nel momento in cui si
sviluppa un buon livello di engagement.
● Il giornalismo partecipativo trova sua massima opportunità di personalizzazione del
contenuto informativo da esso prodotto. Di questo attivismo possono essere protagonisti tutti
quelli che rispettano le regole di comunicazione della tribù
● Un contenuto più mirato, un suggerimento ad hoc sono tutti elementi che garantiscono
maggior valore alla conversazione con l’utente e di questo il giornalista, come fa l’uomo di
strada, deve tenere conto per essere riconoscibile, affidabile e ottenere una reputazione da
social media journalist.
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12. Informazione dal basso(*)
● Per usare le parole di Jay Rosen (professore di giornalismo alla New York University) “Citizen
journalism è quando la gente, in altri tempi detta pubblico, usa gli strumenti della stampa che
sono in suo possesso per informarsi l’uno con l’altro.”
● Social journalism è, dunque, il cittadino che si fa giornalista. Ovunque, e ogniqualvolta ci sia
qualcosa da raccontare. Grazie, ma non solo, agli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia
del web 2.0: la Rete, e tutti gli apparati materiali ad essa in un qualche modo connessi. Suo cavallo
di battaglia è la condivisione immediata di contenuti: la comunicazione della modernità si configura
come orizzontale, fra pari, dai molti ai molti. In netta opposizione con il modello verticale del
giornalismo tradizionale, fondato sull’unilateralità del broadcasting. Questo attraverso il
social network , il blog, la piattaforma user generated content, i portali veri e propri di citizen
journalism – tra cui ricordiamo Agoravox, fra i più noti nel nostro paese.
(*) Da VociGlobali.it