Piano di gestione centro visite camigliatello relazione finale sb_2009 _2_
1. MINISTERO DEI BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI DIREZIONE REGIONALE PER I
BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI DELLA CALABRIA
SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DELLA CALABRIA
RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO: ARCH. MARIA REGGIO
PIANO DI GESTIONE
DEL
CENTRO VISITE DI
CAMIGLIATELLO SILANO
INCARICO DI CONSULENZA SPECIALISTICA
DOTT. SALVATORE BARRESI
_______________________
2009
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2. Sommario
1. INFORMAZIONI GENERALI SULL’INTERVENTO ................................................................................ 2
2. DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO ........................................................................................................ 2
3. LA DEFINIZIONE DELLʼASSETTO FUNZIONALE E IL MODELLO GESTIONALE .......................... 3
4. COERENZE GENERALI E INTEGRABILITA’ DELL’INTERVENTO .................................................... 9
5. QUANTIFICAZIONE DEGLI OBIETTIVI ................................................................................................ 11
6. FATTIBILITA’ DELL’INTERVENTO E GOVERNANCE ....................................................................... 11
7. CRONOPROGRAMMA OPERATIVO ...................................................................................................... 15
8. SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE DELL’INTERVENTO......................................................................... 16
9. RAPPORTO TRA INTERVENTO E CRITERI DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE ............................ 17
10. RAPPORTO TRA INTERVENTO E RIDUZIONE DEL DEGRADO ..................................................... 18
11. CONTRIBUTO DEL PROGETTO ALL’ADOZIONE DEL PRINCIPIO DI PARI OPPORTUNITÀ ...... 19
12. IMPATTO SULLO SVILUPPO DEL TERRITORIO E BENEFICI ECONOMICI ESTERNI ................ 20
13. IMPATTO OCCUPAZIONALE DELL’INTERVENTO .......................................................................... 20
14. SOSTENIBILITÀ FINANZIARIA ............................................................................................................ 21
15. SOSTENIBILITÀ ECONOMICO-GESTIONALE ................................................................................... 29
16. QUADRO FINANZIARIO DELLA GESTIONE...................................................................................... 30
17. LA GESTIONE INDIRETTA: PRINCIPI DELLʼAFFIDAMENTO DEI SERVIZI PROFIT .................. 31
18. LOGISTICA DEL CENTRO SCIENTIFICO ESPOSITIVO ................................................................... 34
19. PIANTE DEL CENTRO SCIENTIFICO ESPOSITIVO ........................................................................... 38
20. SCHEDA TECNICA INFORMATIVA - GESTIONE DEI BENI CULTURALI ..................................... 40
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3. 1. INFORMAZIONI GENERALI SULL’INTERVENTO
Ente proponente: Ministero dei Beni e le Attività Culturali Direzione Regionale
per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria;
Ente realizzatore: (committente del servizio) Soprintendenza per i Beni
Archeologici della Calabria;
Incarico consulenza specialistica: Dott. Salvatore Barresi;
Responsabile del procedimento: Arch. Maria Reggio Direttore Coordinatore;
Soggetto gestore: (eventuale) soggetto da individuare con evidenza pubblica;
Soggetto proprietario bene oggetto dell’intervento:Comunità Montana “Silana”;
Altri soggetti cointeressati al progetto: Il progetto coinvolge direttamente la
Regione Calabria, la Provincia di Cosenza, il Comune di Spezzano Sila,
l’Università della Calabria, l’Ente Parco Nazionale della Sila, la Fondazione
Field.
Tipologia di intervento: servizi di gestione Centro Scientifico-Espositivo “Museo
Archeologico della Sila” Camigliatello (Cs).
Localizzazione dell’intervento: Centro Visite in Camigliatello Silano (CS).
Area Intercomunale interessata: Area Silana della Provincia di Cosenza e Crotone.
Bacino di utenza: Il bacino di utenza è prevalentemente quello dell’ area silana
cosentina di ricaduta su tutto il territorio della provincia, caratterizzato dalla
presenza di elevati flussi turistici con particolari categorie di clienti che esprimono
una domanda di tipo stanziale, con forti connotati stagionali, che vedono il
patrimonio della Sila cosentina come luoghi di meta in quanto caratterizzati da
diverse identità storico, religiose, artistiche tradizioni e produzioni artigianali da
valorizzare.
2. DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO
L’operazione è finalizzata alla gestione del Museo archeologico dell’area Silana e
alla creazione di un insieme composito di servizi per agevolare la promozione,
l’accesso e la fruizione dei beni culturali. In maniera specifica, questo progetto
prevede la realizzazione dei seguenti interventi:
• Organizzazione degli spazi museali a Camigliatello Silano.
• Laboratorio archeologico e tecnico scientifico del Parco.
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4. • Sistemi multimediali per la valorizzazione del patrimonio culturale del
territorio con la costituzione di un Centro di Documentazione dell’area
silana.
Il Museo della Sila è costituito dall’insieme di documentazione archeologica
proveniente dai siti presenti nell’area e che si rifanno alle varie fasi del
popolamento dell’altopiano silano.
Il Museo sarà dotato di un sistema di attrezzature che consentiranno la
consultazione virtuale dei contesti archeologici e la comprensione del significato
dei reperti da essi provenienti, nonché la visita virtuale dei principali siti della
Sila.
Il progetto si propone di avviare a Camigliatello un Centro che sia punto di
riferimento per la raccolta di tutta la documentazione (archeologica, storica,
artistica,letteraria, antropologica) riguardante il territorio silano.
La sede ideale del Centro è stata individuata nel Centro visite di Camigliatello.
Il Centro si propone, con l’utilizzo delle più moderne tecnologie, di raccogliere
tutta la documentazione riguardante il territorio silano per fare di questa sede un
punto di riferimento per studiosi e turisti.
All’interno del Museo sarà costituito anche un laboratorio archeologico in grado
non solo di analizzare e studiare i reperti provenienti dal territorio di riferimento,
ma anche dotato delle più moderne attrezzature e in grado di diventare punto di
riferimento per la formazione di studenti nel campo archeologico e nel rilievo dei
siti.
3. LA DEFINIZIONE DELLʼASSETTO FUNZIONALE E IL MODELLO
GESTIONALE
La gestione dei beni e delle attività culturali è sempre e costantemente tema di
riflessione critica riguardo alla effettiva efficacia di una politica di intervento
pubblico nel campo dei beni e le attività culturali.
Il rinnovamento delle modalità di fruizione, sia quelle tradizionalmente proposte
dallʼAmministrazione centrale, sia quelle organizzate dal territorio (da parte del
pubblico e del privato), avrebbe dovuto avere luogo in forma organica e
coordinata durante lʼesecuzione dei già complessi iter amministrativi e tecnici che
presiedevano la realizzazione dei progetti, in larga parte di tipo infrastrutturale
(musei, teatri, aree archeologiche, ecc.).
In questi anni, le amministrazioni centrali e locali hanno fatto fatica a progettare e
attuare gli interventi infrastrutturali, e non hanno proceduto con la stessa
attenzione ad assicurare la buona ed efficace gestione delle attività culturali.
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5. Un fattore che sintetizza e accomuna le evidenti difficoltà di dare vita a forme
adeguate di gestione dei beni e delle le attività culturali (soprattutto quelle più
innovative rispetto ai modelli del passato), è la “complessità”.
Complessità a:
– assicurare risorse finanziarie certe per un periodo di vita delle organizzazioni
gestionali sufficientemente lungo (almeno 5 anni);
– trovare forme ampie ed efficienti di governance tra i vari soggetti pubblici e
privati coinvolti nella gestione;
– garantire una maggiore “stabilità” allʼattuazione degli atti amministrativi,
sconvolti da una trasformazione legislativa e giurisprudenziale che si trascina
ormai da più di dieci anni e che purtroppo è ancora largamente incompleta;
– costruire organizzazioni gestionali efficienti, dando spazio alle nuove tecnologie
ed un impiego della forza lavoro con unʼeducazione più elevata di quella
derivante dallʼattuazione dei servizi aggiuntivi a là Ronchey;
– dare spazio ad un nuovo “management”, che sia capace di combinare una
gestione efficiente con una programmazione culturale di qualità, allo scopo di
dare dignità ad obiettivi (pubblici) non finanziari (ma economici), che consistono
nella soddisfazione di bisogni immateriali capaci di stimolare la conoscenza e la
crescita dei cittadini italiani e stranieri.
Si tratta, pertanto, di definire e descrivere il percorso metodologico che conduce a
individuare lʼopzione (o, meglio, la rosa di opzioni) più efficiente ed efficace sia
dal punto di vista organizzativo che di assetto giuridico istituzionale.
Il passaggio da un assetto allʼaltro non è automatico e, ancor più a monte, le
relazioni fra la fase valutativa (finanziaria) e la scelta dellʼopzione gestionale da
prediligere non costituiscono le sole e uniche sponde su cui costruire un sistema di
valorizzazione.
Per questo motivo non si fornisce un metodo di scelta del miglior assetto
gestionale possibile, quanto piuttosto un menù delle possibili forme organizzative
e funzionali che lʼente potrebbe adottare e, corrispondentemente, punti di forza e
debolezza di ciascuno di essi.
Accanto a questo, si possono descrivere gli aspetti che più incidono su questo
processo decisionale (contesto territoriale, relazioni istituzionali, fattori socio-
economici, obiettivi da perseguire ecc.).
La normativa riguardo ai modelli giuridici applicabili nel campo dei beni culturali,
a pressoché tutti i livelli amministrativi, dallo Stato ai Comuni, comprese le regole
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6. che sovrintendono lʼapporto del settore privato alla gestione pubblica, appaiono
oggi – e in verità da alcuni anni – quanto mai in divenire, e allo stesso tempo la
produzione/interpretazione normativa rappresenta uno degli ambiti più dinamici in
questo settore (lʼemanazione del Codice Urbani - successivamente modificato in
alcune parti - non sembra averne concluso lʼiter).
Si è scelto di procedere adottando il punto di vista del destinatario finale dello
strumento, ovvero “il decisore pubblico locale”.
Per questo, lʼanalisi degli assetti considera sia le ipotesi più elementari (dal
singolo Ente che gestisce un bene/attività) sia livelli di complessità crescenti (la
rete territoriale più articolata).
Per queste diverse forme di assetto si è cercato di descrivere le possibili varianti
organizzative e funzionali, i modelli giuridico-istituzionali, punti di forza e
debolezza, costi (amministrativi) di attivazione e gestione, capacità di adattamento
a determinati obiettivi e strategie e, soprattutto, fattori chiave e indicazioni
metodologiche utili ad effettuare scelte in merito ad assetti organizzativi, formule
di affidamento, modelli di integrazione gestionale.
La scelta della “veste giuridica” da assegnare al sistema di valorizzazione,
secondo la logica del decisore pubblico, dovrebbe derivare dalle scelte precedenti
fin dalla progettazione dell’intervento.
Attraverso l’approccio analitico multidimensionale, la fase di autovalutazione
della strategia culturale è stata quella di considerare il singolo bene culturale, non
isolandolo dal contesto, fornendo ai decisori pubblici lʼammontare informativo
necessario per:
– stabilire le regole di unʼefficiente allocazione delle risorse pubbliche per la
valorizzazione del patrimonio locale;
– definire i contorni dellʼofferta (includendo i servizi correlati);
– istituire eventuali forme di coinvolgimento di soggetti privati o di partenariato
pubblico-privato.
L’attività di relazione con il decisore pubblico è stata centrata sulla politica di
garanzia di efficienza ed economicità essenziale per lʼassetto gestionale da
elaborare e assegnare allʼiniziativa coerente un disegno globale delle politiche
pubbliche dellʼEnte locale nel settore culturale, sociale e turistico dell’area.
Perciò, nel definire le scelte strategiche riguardanti il bene e lʼattività culturale da
gestire, si suggerisce orientarsi anche ad un livello superiore, rintracciando
obiettivi e linee guida delle politiche sovraordinate, verificando gli strumenti per il
governo dei programmi di valorizzazione turistica e culturale dellʼEnte e
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7. individuando le modalità che disciplinano lʼintervento dei responsabili della
gestione del patrimonio culturale fisico e immateriale, consentendo loro di
partecipare attivamente ai processi di sviluppo locale.
Il bene in esame non è beneficiario di un impegno di spesa per la sua
valorizzazione, occorre, pertanto, registrare che non si ipotizzi un progetto di
gestione sottodimensionato rispetto alle esigenze che richiederebbe lʼinserimento
in un disegno di pianificazione strategica globale da parte dellʼEnte responsabile.
A tale scopo si è proceduto sinteticamente a definire un percorso analitico-
valutativo utilizzato nel processo di valorizzazione del bene intrapreso
preventivamente rispetto allʼelaborazione delle scelte strategiche di
valorizzazione.
Tale percorso di autovalutazione è risultato scandito dalle seguenti fasi,
reciprocamente correlate:
– analisi delle caratteristiche della risorsa da valorizzare;
– inquadramento territoriale di contesto (il potenziale “Sistema”);
– definizione dellʼassetto istituzionale e analisi della programmazione locale e
sovra-locale (lʼorganizzazione e le politiche);
– analisi della domanda attuale e potenziale (i target);
– valutazione di posizionamento strategico.
Privilegiando un approccio che favorisca una visione ampliata del processo di
valorizzazione, si è definita e sviluppata una strategia per il bene in esame, con lo
scopo di rendere più competitivo il territorio in cui esso è inserito, attraverso un
approccio di “tessitura” delle relazioni virtuose e di “messa a sistema” fra gli
elementi che compongono il patrimonio locale.
Ciò sta permettendo la trasformazione delle potenzialità inespresse in concrete
opportunità di sviluppo, tenendo presente che i contributi di tipo economico e
sociale offerti a un territorio possono essere di diversa natura ed intensità.
Gli studi sugli impatti vengono comunemente applicati sia nella fase di selezione
dellʼinvestimento culturale da finanziare (stima ex ante), sia in quella ex post, a
realizzazione avvenuta, valutando lʼeventuale scostamento fra obiettivi delle
politiche e risultati conseguiti in un dato arco temporale.
Sotto certi aspetti, la tipologia di bene che in questa sede viene considerato già
identifica una vera e propria impresa culturale operante sul territorio di
riferimento.
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8. Esiste, dunque, un contributo di tipo diretto che l’impresa genera a beneficio dello
sviluppo sociale e produttivo dellʼambito locale in cui opera, in virtù della sua
stessa attività.
Di fatto, lʼimpresa per funzionare acquisisce input (beni e servizi) da fornitori
esterni, con i quali necessariamente stabilisce una relazione di scambio; inoltre, la
capacità di attrazione culturale esercitata nei confronti del pubblico interno
(residenti) ed esterno (turisti nazionali e stranieri) genera un ritorno economico
nellʼacquisto di beni e servizi locali (impatto indotto) che si dimostrerà tanto più
rilevante quanto maggiori saranno, da un lato, i flussi di visitatori-utenti,
dallʼaltro, la capacità del sistema territoriale locale di produrre al proprio interno i
beni/servizi domandati, riducendo le “importazioni” dallʼesterno.
Tralasciando lʼapprofondimento delle dinamiche di impatto e del loro reciproco
funzionamento, è in questa sede utile ribadire che la valenza di una risorsa
culturale organizzata come unʼimpresa, oltre a produrre un beneficio in senso lato
per la comunità (contribuendo al miglioramento del livello culturale della
popolazione ed investendo in termini di immagine e notorietà per area in cui
sorge), trova una sua espressione economica significativa laddove attiva,
attraverso i flussi di maggior ricchezza originati dal pubblico, meccanismi
moltiplicativi di spesa che ne amplificano lʼimpatto economico sul territorio nel
quale si genera un incentivo per la localizzazione di nuove attività imprenditoriali
nel settore culturale e per lʼattrazione di investimenti esterni.
Il contributo offerto ad un territorio, sotto il profilo economico, dalle attività di
natura culturale è in letteratura distinguibile in impatto diretto, indiretto, indotto,
derivato.
Lʼimpresa culturale è unʼorganizzazione di risorse materiali e professionali (il
personale è divisibile in tecnico-scientifico, in quello amministrativo, in quello
dedito a mansioni operative, ecc.) che, in base ad un assetto appropriato di compiti
e funzioni strutturati secondo livelli gerarchicamente differenziati e prestabiliti,
persegue come obiettivo la massimizzazione dellʼefficienza.
Infatti, lo sviluppo socio-economico di un territorio, a prescindere dal settore
originario in cui si produce, determina un vantaggio localizzativo, con attrazione
di investimenti da parte di imprese appartenenti a comparti diversi, e, nel caso in
esame, cultura e turismo sono in grado di alimentare un tessuto ramificato
particolarmente orientato al terziario avanzato (comunicazione, nuove tecnologie,
studi professionali, ecc.).
In un ottica di programmazione integrata, e in ambiti a esso correlati, il bene fa
emergere il complesso di risorse – non solo culturali – connotando lʼambito
territoriale in cui esso stesso è inserito.
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9. In un quadro istituzionale caratterizzato da una tendenza al decentramento, la
capacità di coordinamento fra i diversi soggetti risulta strategica.
Inizialmente previsto in altri settori, lʼimpiego degli strumenti della
programmazione negoziata si è dimostrato particolarmente efficace anche nel
campo culturale in cui numerosi interventi sono realizzati come infrastrutture per
lo sviluppo territoriale, a iniziativa non statale, ma regionale o locale.
Promuovere un metodo di governo locale fondato su azioni di “ascolto” e
codecisione fra diversi attori istituzionali operanti sul medesimo territorio che
condividono analoghi obiettivi di sviluppo, significa dare attuazione ai principi di
partenariato (territoriale e non solo) e di sussidiarietà (verticale ma anche
orizzontale).
Gli studi effettuati in Italia sui distretti culturali offrono alcuni interessanti esempi
della modalità attraverso cui il processo di audit delle risorse locali contribuisce
alla elaborazione di strategie di valorizzazione integrata che, a loro volta, si
traducono in piani operativi scanditi da progetti pilota e specifici interventi inter-
settoriali.
Nel caso in esame, attraverso un accordo diretto ed esplicito, diversi soggetti
formalizzano la loro compartecipazione al processo di valorizzazione, fissandone
gli obiettivi comuni e definendo gli strumenti atti a determinarne sia la capacità
competitiva che la qualità (culturale e sociale) dei suoi esiti.
In particolare, gli Enti territoriali svolgono sovente il ruolo di promotori,
identificando gli attori da coinvolgere ai diversi livelli; lʼinsieme dei soggetti così
definito procede a individuare opportunità e vincoli del processo di
valorizzazione, specificando i segmenti di domanda da attrarre, la capacità di
carico delle risorse culturali, il complesso di servizi da predisporre, gli eventuali
deficit di offerta, ecc. Il piano strategico ed operativo elaborato sulla base di tale
valutazione di opportunità dovrà essere dinamico, prevedendo anche strumenti
correttivi in risposta alle eventuali esigenze di modifica evidenziate dal processo
di monitoraggio.
Ritornando alla metodologia di definizione del “Sistema”, occorrerà attribuire
particolare attenzione nel segnalare una possibile appartenenza – effettiva o
potenziale – ad una rete/circuito/sistema tematico regionale (o sub-regionale),
oppure territoriale sub-regionale e/o sub provinciale (ad es. di musei, aree
archeologiche, teatri, ecc.).
Se, da un lato, una strategia culturale elaborata sulla base di un processo analitico-
valutativo di contesto permette senza dubbio di massimizzare gli impatti che il
processo di valorizzazione culturale è in grado di generare a livello territoriale,
dʼaltro lato occorre essere consapevoli che assai raramente le strategie di settore
implementate dagli Enti locali applicano ex ante questo tipo di analisi.
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10. Considerando, tuttavia, la rilevanza di un tale approccio, occorre sottolineare la
possibilità, laddove si constati tale carenza, di sviluppare lʼindagine in un secondo
momento, allo scopo di verificare la validità – ed eventualmente ricalibrare – di
alcune delle scelte strategiche precedentemente assunte e/o re-indirizzarsi verso le
linee di intervento culturale che mostrano maggior rilevanza rispetto alle
potenzialità del territorio.
Il modello del distretto culturale: metodologia complessa, finalizzata alla
realizzazione, in ambiti territoriali predefiniti, di sistemi di relazioni fra
patrimonio culturale – nelle sue valenze materiali e immateriali – ambiente,
infrastrutture e altri settori produttivi connessi al turismo e alla valorizzazione dei
beni culturali.
Tale percorso metodologico è scandito da una procedura di analisi – conoscitiva e
valutativa – delle risorse locali, finalizzata a stabilire tra queste un rapporto
gerarchico e a definire il posizionamento dei vari elementi chiave.
Successiva è la fase delle scelte strategiche, orientata allʼindividuazione del
quadro pre-progettuale degli interventi da realizzare e ad uno specifico modello
gestionale in grado di governare la complessa fase dellʼimplementazione.
4. COERENZE GENERALI E INTEGRABILITA’ DELL’INTERVENTO
Obiettivi del progetto e bisogni ai quali risponde.
L’obiettivo è quello di :
• creare un piano gestionale relativo al bene museale e supportare l'attività di
promozione per la fruizione del patrimonio culturale poco conosciuto, attraverso
la visione a un pubblico selezionato (operatori turistici e culturali, creatori di
opinioni) del materiale, per "scoprire" e valorizzare insiemi di emergenze culturali
o veri e propri itinerari turistico - culturali e, così, indurre un dirottamento verso
tali mete del traffico turistico tradizionalmente rivolto in maniera quasi esclusiva
verso le località più note;
• mostrare il materiale storico archeologico a utenti finali (Scuole, gruppi di
turisti, ecc.) in maniera da indurre il bisogno e l'orientamento al turismo culturale;
• fornire supporto all'utenza intermedia (operatori turistici, albergatori ed altri)
che non può disporre di simili strutture, permettendo loro di utilizzare il Museo in
favore di quelle comitive di turisti, anche stranieri, indirizzati alla fruizione del
patrimonio artistico poco conosciuto;
Coerenza con gli obiettivi specifici del piano di sviluppo socio economico
dell’area.
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11. L’intervento vuole valorizzare il prezioso patrimonio archeologico, culturale e
artistico, esaltando l’identità locale e favorire lo sviluppo turistico, sulla linea
strategica del piano di sviluppo della Comunità Montana “Silana” relativo alla
valorizzazione, tutela del patrimonio ambientale naturale e culturale.
Inoltre, con l’introduzione di nuove pratiche innovative legate al mondo rurale,
settore dei servizi e nel settore delle PMI a vocazione con miglioramento delle
produzioni artigianali tipiche”, si inserisce un processo di promozione per un
nuovo circuito territoriale fino ed arrivare ad essere un modulo del Sistema
Turismo Locale della Provincia di Cosenza legando le bellezze del territorio
montano a quelle delle scoperte archeologiche.
Il progetto vuole valorizzare questo prezioso patrimonio storico - culturale ed in
particolare favorire lo sviluppo turistico attraverso il raggiungimento dei suoi
obiettivi:
- Aumento dell’offerta turistica e creazione di nuove imprese;
- Valorizzazione della cultura locale finalizzata ad attività di specializzazione per
attrazione turistica;
- Promozione e sviluppo di nuova imprenditorialità giovanile e femminile,
valorizzazione della realtà locale;
L’intervento di valorizzazione delle risorse culturali è di fondamentale
importanza per l’attuazione delle strategie locali e coniuga il concetto di turismo
sostenibile a quello di fruizione e tutela di tutte le risorse storico culturali
dell’area.
Infatti, l’area è rappresentativa di diversi percorsi ed itinerari storico – culturali
enogastronomici di notevole importanza e rinomati in tutto il territorio (Chiese,
Castelli, Santuari, Roccaforti).
L’idea di favorire l’attrazione turistica diventa qui un’ esigenza primaria sulla
quale si giocherà il futuro dei residenti costretti altrimenti a rassegnarsi ad un
inesorabile svuotamento dei territori.
Inoltre, c’è una relazione funzionale con le iniziative produttive private con
possibili ricadute del progetto sull’attività delle imprese dell’area.
L’intervento favorirebbe la crescita di quel tessuto imprenditoriale rivolto all’
economia sociale “Ambiente – Turismo – Produzioni Tipiche” nel rispetto delle
tradizioni culturali e storiche, rivolto alla creazione di percorsi ed itinerari storico
culturali.
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12. 5. QUANTIFICAZIONE DEGLI OBIETTIVI
Indicatori di realizzazione
Azioni promozionali - Realizzazione
Investimenti immateriali per la di nuovi pacchetti- prodotti - Eventi
promozione della conoscenza e della espositivi- Interventi di catalogazione e
fruizione del patrimonio ricognizione del patrimonio - Prodotti
multimediali
L’intervento svilupperà studi, ricerche e ricostruzioni virtuali, materiali
informativi e didattici multimediali per valorizzare l’immagine dei siti e dei beni
archeologici culturali presenti sul territorio.
L’intervento organizzerà mostre, manifestazioni culturali ed iniziative
promozionali finalizzate ad attività di specializzazione per attrazione turistica in
cui verranno divulgati i prodotti multimediali.
6. FATTIBILITA’ DELL’INTERVENTO E GOVERNANCE
L’intervento è in fase di realizzazione.
Fase dell’iter Data avvio Data chiusura
- Avvio procedura Ottobre 2009 Marzo 2010
- Avvio esercizio e/o piena funzionalità Luglio 2010
L’idea da sottoporre potrebbe essere quella di sottoscrivere un Protocollo d’Intesa
tra Istituzioni per avviare un itinerario archeologico museale legato al Sistema
Turistico Locale (STL) della Provincia di Cosenza ed un itinerario scientifico
legato alle attività sperimentali della Facoltà di Archeologia dell’UNICAL,
nonché un vero e proprio progetto didattico territoriale, inserito nel piano
curriculare, con le Scuole primarie e secondarie della Provincia di Cosenza.
Questa prima esperienza di governance territoriale per la sostenibilità del Museo
Archeologico di Camigliatello, dovrà essere suffragata, da una operazione
istituzionale che porterà alla costituzione di una Fondazione specifica per la
gestione e la salvaguardia del patrimonio facendo intervenire, qualora sia utile,
nuovi agenti con apporto di finanza privata.
La condizione ottimale per procedere alla sottoscrizione del Protocollo d’Intesa
prima e alla costituzione della Fondazione dopo è:
1. Convocare Il Tavolo del Partenariato di tutti gli attori istituzionali (Prof.
Domenico CERSOSIMO Vice Presidente Giunta Regione Calabria; On.
Damiano GUAGLIARDI Assessore al Turismo Regione Calabria; On.
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13. Mario MAIOLO Assessore alla Programmazione Nazionale e
Comunitaria, alle Politiche del Lavoro ed alle Politiche Sociali Regione
Calabria; On. Mario Oliverio Presidente e al Dr. Pietro LECCE Assessore
alla Provincia di Cosenza; Direttore Regionale per i Beni Culturali e
Paesaggistici della Calabria – MiBAC Arch. Francesco PROSPERETTI;
Soprintendente per i Beni Archeologici della Calabria Dott.ssa Simonetta
BONOMI; Dott. Domenico MARINO Soprintendenza per i Beni
Archeologici della Calabria; Prof. Giuseppe ROMA Direttore
Dipartimento Archeologia e Storia delle Arti - Università della Calabria;
Avv. Tiziano GIGLI Sindaco del Comune di Spezzano della Sila; Prof.ssa
Sonia FERRARI; Dott. Mario MUZZI’ Presidente della Fondazione
FIELD Regione Calabria e Avv. Giuseppe CIPPARRONE Presidente della
Comunità Montana “Silana”) per discutere e formalizzare il “Piano di
Azione” e stabilire le responsabilità operative;
2. Procedere alla formalizzazione degli atti amministrativi di impegno per
ogni singolo Ente sottoscrittore del Protocollo d’Intesa;
3. Convocazione di tutti gli attori istituzionali per la sottoscrizione del
Protocollo d’Intesa;
4. Attivazione procedura di evidenza pubblica, mediante “manifestazione di
interesse”, per la gestione sperimentale di anni tre del Museo Archeologico
di Camigliatello;
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14. 5. Attivazione procedura per la costituzione della Fondazione Museo
Archeologico di Camigliatello e successivi riconoscimenti;
6. Attivazione procedura per l’inserimento del Museo Archeologico di
Camigliatello nella Rete Museale Regionale e partecipazione e adesione ai
Progetti Strategici Integrati di Sviluppo Regionale (PISR) e ai Progetti
Strategici Integrati di Sviluppo Locale (PISL) attivando finanziamenti
pubblici specifici mediante i Laboratori di progettazione integrata
provinciali.
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15. Inoltre, il “Piano di Azione”, da formalizzare in questa prima fase, per beneficiare
dei finanziamenti regionali e comunitari, dovrà prevedere una serie di interventi
collegati al POR CALABRIA FESR 2007/2013 - Linea di Intervento 9.1.1.2, al
PAR CALABRIA FAS 2007/2013 - Linea di azione PAR 9.1.1.2, connessi al
PISR “Grandi Attrattori Culturali della Magna Grecia” e PISR “Eventi Culturali”
e al Progetto Integrato di Sviluppo Regionale di Valenza Strategica "Contrasto
allo Spopolamento delle Aree Interne e Periferiche" già attivati dalla Regione
Calabria.
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16. 7. CRONOPROGRAMMA OPERATIVO
ATTIVITA’ 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
2009/2010
FASE I
CONCERTAZIONE
E
PARTENARIATO
Convocare Il Tavolo del Partenariato di
tutti gli attori istituzionali per discutere
e formalizzare il “Piano di Azione” e
stabilire le responsabilità operative;
Procedere alla formalizzazione degli atti
amministrativi di impegno per ogni
singolo Ente sottoscrittore del
Protocollo d’Intesa;
Convocazione di tutti gli attori
istituzionali per la sottoscrizione del
Protocollo d’Intesa;
FASE II
“MANIFESTAZIONE DI
INTERESSE”, PER LA
GESTIONE SPERIMENTALE
Attivazione procedura di evidenza
pubblica, mediante “manifestazione di
interesse”, per la gestione sperimentale
di anni tre del Museo Archeologico di
Camigliatello;
Attivazione procedura per la
costituzione della Fondazione Museo
Archeologico di Camigliatello e
successivi riconoscimenti;
FASE III
RETE MUSEALE REGIONALE
PROGETTI STRATEGICI
INTEGRATI DI SVILUPPO
REGIONALE (PISR) E AI
PROGETTI STRATEGICI
INTEGRATI DI SVILUPPO
LOCALE (PISL)
Attivazione procedura per l’inserimento
del Museo Archeologico di
Camigliatello nella Rete Museale
Regionale e partecipazione e adesione ai
Progetti Strategici Integrati di Sviluppo
Regionale (PISR) e ai Progetti Strategici
Integrati di Sviluppo Locale (PISL)
attivando finanziamenti pubblici
specifici mediante i Laboratori di
progettazione integrata provinciali.
FASE IV
DIVULGAZIONE
ATTIVITÀ DI DIVULGAZIONE ED
ACCOGLIENZA
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17. 8. SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE DELL’INTERVENTO
Quadro delle criticità ed opportunità ambientali insistenti sull’area
Criticità ambientali Livello di incidenza sul Operazioni di mitigazione
territorio su cui verrà
realizzato l’intervento
Incentivazione della
coltivazione di specie secondo
la vocazione ambientale (clima,
suolo, orografia) per la
Gestione del territorio che massima ecoefficienza
tenga conto delle caratteristiche 20% energetica e il minimo uso di
e della vocazione dei suoli; sostegni chimici;
Gestione del territorio che
tenga conto delle caratteristiche
e della vocazione dei suoli per
attività agricole ed extragricole
Realizzazione di adeguate
attività di monitoraggio con
30% osservatori sulla biodiversità.
Stimolare attività di
formazione specifica rivolte al
personale che opera
Conservazione della
nell’ambito della gestione delle
Biodiversità
aree protette, dei SIC e delle
ZPS;
Realizzare carte ed atlanti degli
habitat e delle specie
all’interno delle aree di
riferimento.
Inadeguatezza rete viaria 30% Sono già in fase di
realizzazione importanti arterie
di collegamento stradale.
Opportunità ambientali Livello di incidenza sul Operazioni per valorizzare le
territorio su cui verrà opportunità ambientali
realizzato l’intervento
Risorse archeologiche, culturali Intervento di recupero di una
e Patrimonio Artistico 80% vasta area degradata ed
utilizzata in modo inadeguato .
Esistenza di Villaggi e paesaggi Valorizzazione e promozione
turistici nelle vicinanze 50% delle offerte turistiche
mediante una serie coordinata
di iniziative per la promozione
turistica dei luoghi
Esistenza di un notevole Sostegno e incentivazione dei
patrimonio storico- 50% percorsi tematici favorendo lo
architettonico e culturale sviluppo di PMI. Per fruire
culturalmente di importanti
testimonianze storiche che
vanno dall’architettura locale
alle usanze e costumi
caratteristici.
16
18. 9. RAPPORTO TRA INTERVENTO E CRITERI DI SOSTENIBILITÀ
AMBIENTALE
Criteri Modalità di applicazione
1. Ridurre al minimo l’impiego delle risorse L’intervento non comporta interventi
energetiche non rinnovabili edificatori.
2. Impiego delle risorse rinnovabili nei limiti
della capacità di rigenerazione
3. Uso e gestione corretta delle sostanze e dei L’intervento non prevede la generazione di
rifiuti pericolosi/inquinanti sostanze pericolose o rifiuti inquinanti.
4. Conservare e migliorare lo stato della fauna e L’intervento di comunicazione e
flora selvatiche, degli habitat e dei paesaggi sensibilizzazione educherà le popolazioni al
rispetto del territorio ed alla sua valorizzazione
5. Conservare e migliorare la qualità dei suoli e L’intervento di comunicazione e
delle risorse idriche sensibilizzazione educherà le popolazioni al
rispetto del territorio ed alla sua valorizzazione
6. Conservare e migliorare la qualità delle risorse L’ intervento di ricerca ( risorse
storiche e culturali storico,culturali,turistiche) approfondirà
tematiche relative alla complessità ambientale e
del patrimonio artistico e culturale ,
favorendone la sensiblità favorendone la
conoscenza e la divulgazione.
7. Conservare e migliorare la qualità Gli interventi favoriranno e metteranno in
dell’ambiente locale evidenza le caratteristiche peculiari del
territorio, ponendo fine allo sfruttamento
selvaggio e rudimentale dei siti d’importanza
naturale .
8. Protezione dell’atmosfera L’intervento non produce inquinamento
atmosferico.
9. Sensibilizzare alle problematiche ambientali, Saranno svolte campagne divulgative per il
sviluppare l’istruzione e la formazione in rispetto ambientale e avviati dibattiti e
campo ambientale riflessioni anche nelle scuole in merito al tema.
L’intervento si porrà come elemento
caratteristico e qualificante dell’intero
patrimonio naturalistico ed artistico in modo da
creare una nuova sensibilità ed interesse e
partecipazione alle iniziative di carattere
ambientale .
10. Promuovere la partecipazione del pubblico La conoscenza e la divulgazione dei risultati
alle decisioni che comportano uno sviluppo della ricerca permetterà una maggiore coscienza
sostenibile ambientale favorendone la partecipazione anche
attraverso gli attuali modelli come Agenda 21
locale.
17
19. 10. RAPPORTO TRA INTERVENTO E RIDUZIONE DEL DEGRADO
L ’intervento contribuirà:
1. all’introduzione di sistemi di gestione ambientale
2. alla realizzazione nei territori della “rete ecologica” d’investimenti
materiali
3. alla tutela e la conservazione della biodiversità anche attraverso la
realizzazione di nuovi impianti di specie vegetali a fini non produttivi
4. alla conservazione e il recupero del paesaggio agrario, compresi i
manufatti tradizioni a fini di pubblica fruizione
5. al restauro ambientale e opere di salvaguardia delle risorse naturali
6. alla tutela dei siti Natura 2000
7. al rafforzamento del processo di Agenda 21
8. al restauro di forme tipiche dell’architettura locale, anche mediante
l’utilizzo di materiali tradizionali
9. allo sviluppo del turismo sostenibile e che includono caratteristiche
“ospitalità diffusa”, di piccole dimensioni e qualificati dal punto di
vista ambientale (risparmio energetico, riduzione dei consumi, gestione
efficiente dei rifiuti, etc.)
10. al recupero e alla valorizzazione di prodotti agricoli e specialità
agroalimentari incentrati su processi di certificazione e di
denominazione
La ricerca e di divulgazione del conoscenze relative la valorizzazione del
patrimonio archeologico e culturale, delle tradizioni popolari, dei mestieri tipici e
del mondo rurale servirà al miglioramento della sensibilità delle comunità locali,
in particolare delle generazioni più giovani (educazione ambientale), nei confronti
della conservazione della natura.
18
20. 11. CONTRIBUTO DEL PROGETTO ALL’ADOZIONE DEL PRINCIPIO
DI PARI OPPORTUNITÀ
Criticità di genere Livello di incidenza di tali Operazioni di mitigazione delle
criticità sul territorio criticità
Bassi tassi di occupazione Tutta l’area Sviluppare condizioni socio-
femminile economiche legate
all’economia sociale in modo
da migliorare l’integrazione
della donna nella società e nel
mondo del lavoro
Emarginazione femminile Intercomunale Superamento degli ostacoli di
carattere tecnico e culturale
che si frappongono
all’adozione del principio di
pari opportunità.
Opportunità di genere Livello di incidenza di tali Operazioni di valorizzazione di
opportunità sul territorio tali opportunità
Possibilità di associazionismo Intercomunale La Formazione nei vari campi
femminile porterà all’incentivazione della
possibilità di inserimento del
mondo femminile nell’area del
lavoro e della ricerca, anche
attraverso la formazione di
strutture associative.
Incremento dell’occupazione Intercomunale La Formazione nei vari campi
femminile porterà all’incentivazione della
possibilità di inserimento del
mondo femminile nell’area del
lavoro e della ricerca, anche
attraverso la formazione di
strutture associative. Il progetto
garantirà la creazione di due
nuove unità occupative al
femminile.
L’intervento contribuisce in maniera determinante al miglioramento del contesto
di vita attraverso l’attivazione dei servizi connessi che incrementeranno il livello
sociale e culturale e l’autocoscienza, oltre ad aprire nuovi spazi di interesse e di
possibilità di formarsi ed interagire con la società, l’ambiente produttivo e
l’elemento “natura” in genere.
La possibilità di utilizzare la formazione nei vari campi previsti (internet, arte,
musica, informazione etc.) favorirà enormemente l’accesso al mercato del lavoro,
anche rafforzando in maniera significativa la partecipazione femminile attraverso
la possibilità di sviluppare attività imprenditoriali al pari dell’elemento maschile.
19
21. 12. IMPATTO SULLO SVILUPPO DEL TERRITORIO E BENEFICI
ECONOMICI ESTERNI
Il progetto costituisce una primaria risorsa per l’area della Comunità Montana
“Silana” e per tutto il comprensorio; la ricerca, l’analisi degli aspetti legati al
patrimonio storico archeologico e culturale (grande risorsa del nostro territorio) e
la divulgazione delle informazioni rappresentano un elemento di notevole
importanza per la valorizzazione turistica del territorio.
Infatti queste azioni serviranno per la realizzazione di un progetto di marketing
territoriale il quale permetterà di raggiungere una serie di obiettivi operativi
specifici quali:
1. promuovere pacchetti localizzativi ovvero aree di insediamento produttivo
integrate con livelli adeguati di servizi e di qualità dell’area:
2. promuovere l’attrazione di investimenti, specie dall’estero.
13. IMPATTO OCCUPAZIONALE DELL’INTERVENTO
variazione stimata
dell’occupazione (in
addetti a tempo pieno)
Occupati di cantiere 0
Occupati a regime (in ULA) 6
di cui occupazione femminile 2
di cui occupazione giovanile 3
di cui soggetti appartenenti alle categorie 1
svantaggiate
Occupazione indotta 15
L’IMPATTO OCCUPAZIONALE DELL’INTERVENTO, PRODUCE I
SEGUENTI RISULTATI:
OCCUPATI DI CANTIERE N. 0;
OCCUPATI A REGIME N. 6: GLI OCCUPATI A REGIME, SARANNO GLI ADDETTI CHE
DOVRANNO OCCUPARSI DELLA GESTIONE, CUSTODIA E FUNZIONAMENTO DELLA
STRUTTURA;
OCCUPAZIONE INDOTTA N. 15: L’OCCUPAZIONE INDOTTA È DATA DALLE
POSSIBILITÀ OFFERTE DALLA REALIZZAZIONE DELLA STRUTTURA. INFATTI, È STATO
IPOTIZZATO, CHE LA REALIZZAZIONE DELLA STRUTTURA, PORTERÀ ALLA
COSTITUZIONE DI PMI, MICROIMPRESE E DITTE INDIVIDUALI SPECIALIZZATE NELLA
FRUIZIONE DI SERVIZI E/O PRODOTTI LEGATI AL MUSEO.
20
22. 14. SOSTENIBILITÀ FINANZIARIA
Le funzioni gestionali di unʼarea espositiva museale sono di seguito elencate e
descritte, poiché fondamentali nella definizione dellʼassetto funzionale della
gestione.
Lʼelenco è comprensivo di tutte – o quasi – le funzioni espletabili, a prescindere
dalle dimensioni del museo, dalla natura dellʼarea o del pubblico, dallʼimportanza
della collezione e dal livello istituzionale del titolare della risorsa; di conseguenza,
non necessariamente si deve ritrovare tale insieme, completo, in ogni sistema
gestionale, ma proprio lʼapprontamento o meno di talune di queste funzioni dà
luogo a differenti opzioni organizzative, forme e compagini gestionali.
Rispetto alla distinzione tra funzioni di tutela, conservazione e valorizzazione
(talvolta anche gestione), tradizionalmente operata in campo normativo, lʼelenco
delle funzioni museali (tab. 1) qui presentato ha optato per una distinzione tra
gestione e cura delle collezioni, da un lato (tendenzialmente coincidenti con la
tutela e la conservazione), e servizi destinati al pubblico e alla fruizione,
dallʼaltro.
Tale impostazione, a nostro parere, permette di inquadrare meglio il contesto
economico delle diverse attività e di distinguere meglio le funzioni “interne” da
quelle prettamente destinate alla fruizione.
La cura delle collezioni, in primo luogo, è assicurata mediante una coerente e
coordinata programmazione delle attività di restauro, catalogazione,
manutenzione, cui si aggiungono tutte le operazioni legate alla custodia, pulizia
delle sale (attività che hanno anche una relazione stretta con la fruizione), sotto la
“regia” di un personale amministrativo e direzionale.
I costi generati da queste funzioni possono essere sinteticamente elencati nella
maniera che segue:
a) Funzionamento
– direzione e gestione amministrativa;
– utenze, materiali di consumo.
b) Gestione delle collezioni1
1
Lʼattività di tutela e conservazione rimane uno dei capisaldi delle politiche pubbliche nel settore
dei beni culturali. Per ciascuna delle operazioni legate alla tutela del patrimonio, alla sua
catalogazione e restauro, sono definiti standard scientifici e livelli di specializzazione e garanzia a
21
23. – studio (ordinamento, inventariazione, catalogazione e documentazione della
collezione secondo criteri scientifici);
– restauro, conservazione;
– custodia;
– pulizia;
– manutenzione, forniture di servizi continuativi (premi assicurativi, ecc.).
Per i servizi al pubblico, le forme organizzative e funzionali utilizzabili sono
numerose e variegate.
livello centrale. Naturalmente, anche queste attività “valorizzano” le risorse; si tratta, tuttavia, di
valorizzazione non finalizzata al pubblico, ma alla riconoscibilità del bene e alla sua salvaguardia.
22
24. Diversamente dalla tutela, che è competenza istituzionalmente demandata allo
Stato, si tratta in buona parte di funzioni realizzabili localmente dagli enti pubblici
titolari delle strutture, che li possono gestire e organizzare con un discreto
margine di autonomia.
Sul piano normativo gli Enti locali, in tema di valorizzazione, hanno da tempo
ricevuto una disponibilità di strumenti e modelli molto più ampia rispetto a quanto
possibile a livello centrale.
Anche nella sfera della valorizzazione e della fruizione museale del pubblico –
come nelle attività legate alla cura delle collezioni – il costo del personale incide
in misura determinante.
Le spese di funzionamento sono per la quota preponderante composte da guide,
addetti allʼinformazione, ecc. e molte delle attività dirette al pubblico hanno un
contenuto di lavoro elevato.
Nel caso dei servizi al pubblico, inoltre, lʼutilizzo del personale è soggetto a
variazioni di intensità e impegno (si pensi alla stagionalità delle visite in un
museo), che comportano forme flessibili di utilizzo (guide, accoglienza e
informazione, ecc).
Altro elemento da cui possono dipendere variazioni di costo e modalità di
realizzazione di un servizio è lʼorario di apertura, anchʼesso variabile nel corso
dellʼanno e soggetto a forme diverse di impiego del personale, così come la
previsione di attività e servizi aggiuntivi determina, a fronte di potenziali entrate
aggiuntive, un maggiore impiego di risorse per il personale.
Lʼintero sistema di valorizzazione, a fronte di tutte le attività finora elencate e dei
costi da sostenere per esse, deve prevedere preliminarmente lʼentità di risorse
attivabili per il finanziamento della gestione.
Trattandosi di servizi che ricevono un corrispettivo dai visitatori, si tratta di
analizzare, in sede di valutazione preventiva, la capacità di ciascuna attività di
generare introiti (anche se, notoriamente, lʼentità di tali corrispettivi non copre
generalmente che una quota marginale del costo di gestione).
Come in precedenza sottolineato, il settore è strutturalmente in deficit e la
fornitura di servizi aggiuntivi, così come la richiesta di un biglietto di ingresso a
pagamento, costituiscono un tentativo, comunque valido e non trascurabile, di
ridurre la necessità di risorse pubbliche.
Le entrate di unʼistituzione museale possono essere sinteticamente così distinte:
a) Autofinanziamento
23
25. – ricavi da bigliettazione;
– proventi derivanti da servizi di vendita e ristorazione (canoni o ricavi da
gestione diretta);
– ricavi da servizi di accoglienza (guardaroba, visite guidate);
– contributi volontari dei visitatori e forme associative;
– altri proventi (diritti di riproduzioni, affitti e locazioni, servizi resi a terzi.
b) Finanziamenti esterni
– trasferimenti pubblici;
– donazioni;
– sponsorizzazioni.
Sul fronte dei ricavi, la quota coperta dalla bigliettazione e altri servizi in vendita
(guide, audioguide, editoria, ecc.) raramente arriva a coprire più del 10-15% delle
spese di gestione complessive2. La capacità di copertura dei costi tramite la
bigliettazione e gli altri ricavi propri (autofinanziamento), deve dunque essere
realisticamente valutata, tenendo conto – per lʼappunto – della pratica comune.3
Le funzioni tipicamente commerciali (inserite nella pratica gestionale dei musei
dalla L. Ronchey, con le successive modifiche e regolamentazioni) come
lʼeditoria, la ristorazione, il servizio bar e ristoro necessitano di particolari
condizioni per essere effettivamente remunerative; in primo luogo, la maggior
parte dei servizi richiede il raggiungimento di masse critiche di pubblico
consistenti4 e condizioni difficilmente realizzabili in un contesto di fruizione
museale.
2
Lʼunico dato ufficiale recente sugli introiti delle istituzioni museali, di fonte ministeriale, è
riferito alle sole strutture di proprietà statale; si è rilevata, nel 2004, una media di entrate per
visitatore pagante pari a 5,9 euro, comprensivi di biglietti e introiti da servizi aggiuntivi
(audioguide, visite guidate, bar, ristorazione, prevendite, ecc.). A fronte di circa 32 milioni di
visitatori dei musei statali nel 2007, solo 620 mila persone hanno usufruito dei servizi aggiuntivi.
3
Accade spesso che, anche per effetto di una stima della domanda eccessivamente ottimistica, si
presentino piani di gestione che valutano una totale copertura dei costi di funzionamento tramite i
biglietti; situazione che, come detto, nella realtà è molto rara.
4
Per il servizio ristorazione, alcune indagini hanno fissato in almeno 200/250 mila visitatori la
massa critica minima di pubblico tale da rendere conveniente il servizio.
24
26. Rispetto ai prezzi applicabili, occorre ancora una volta distinguere tra attività
dirette al pubblico a fini strettamente legati alla fruizione e alla natura pubblica
della risorse culturale, e servizi generalmente a reddito inseriti nel contesto della
visita museale a supporto, integrazione e valorizzazione della stessa.
La funzione essenzialmente pubblica della cultura impone una certa cautela nella
determinazione dei prezzi per lʼaccesso a un museo, area archeologica o
esposizione, nonostante lʼelasticità al prezzo della domanda sia, notoriamente,
piuttosto limitata.
La fissazione di un prezzo di ingresso è un parametro che diviene fondamentale
stabilire, almeno indicativamente, nella fase di valutazione finanziaria
preliminare, sia ai fini della sostenibilità, sia come elemento strategico in grado di
incidere a sua volta sulla gestione.
Oltre a considerare un prezzo del biglietto congruo allʼesposizione proposta e alla
funzione collettiva, ricavabile spesso attraverso un benchmarking con altri siti
analoghi, della stessa area o dello stesso genere o dimensioni, proprio al fine di
facilitare lʼaccesso alla fruizione da parte di alcune categorie di popolazione, è
sempre più frequente prevedere condizioni differenziate di accesso
(discriminazione di prezzo)5.
Una effettiva politica di differenziazione del prezzo non è facilmente realizzabile,
se non in versioni elementari, come lʼingresso libero o riduzioni per studenti e
anziani, e altre differenziazioni (visitatori residenti nel comune).
Altre forme di differenziazione e politiche di prezzo praticabili riguardano la sfera
del marketing e della promozione, e possono andare dalla carta museale (o
biglietto unico) con cui si rende possibile, a un prezzo ridotto, lʼaccesso a una
pluralità di musei e/o aree archeologiche, fino alle più complesse card turistiche,
che prevedono, oltre allʼingresso nei musei locali, la possibilità di usufruire dei
servizi pubblici locali e turistici (trasporti, convenzioni con strutture ricettive,
ristoranti, librerie, ecc).
Al contrario, i servizi aggiuntivi alla visita possono essere terreno di politiche di
prezzo e rappresentare veicoli di promozione efficaci poiché, come detto,
rientrano solo in minima parte nella funzione collettiva della risorsa culturale ma
contribuiscono, allo stesso tempo, ad ampliare le fonti di introiti di unʼistituzione
culturale.
Una sorta di discriminazione (indiretta) del prezzo si realizza, peraltro, proprio
attraverso i servizi aggiuntivi alla visita: lʼacquisto facoltativo di tali servizi, non
5
La discriminazione del prezzo di ingresso rispetto alle condizioni economiche, in linea teorica,
rappresenterebbe lo strumento più idoneo a perseguire obiettivi di massima diffusione della
cultura. Nel caso dei musei, tale strumento non è praticabile con facilità, e per questo, si ricorre a
varie formule alternative.
25
27. indispensabili, aumenta il costo della visita e, di conseguenza, gli introiti per
visitatore.
Ovviamente, tutte queste forme e formule (prezzi, servizi aggiuntivi, card, ecc.)
incidono sul volume di incassi della gestione e, di conseguenza, sulla sua
sostenibilità finanziaria.
Altro strumento di promozione e attrazione di pubblico particolarmente
importante è lʼofferta di mostre ed eventi temporanei, che oltre a rappresentare
una fonte aggiuntiva di ricavi rispetto allʼattività ordinaria, costituiscono un
mezzo diretto a incentivare la fidelizzazione del pubblico e lʼimmagine del museo.
Le attività di promozione e comunicazione, in generale, rappresentano funzioni
strategiche della valorizzazione culturale, poiché svolgono una duplice funzione:
quella, appunto, di attrarre il pubblico e diffondere, quindi, la conoscenza della
risorsa culturale, e quella di aumentare la capacità di autofinanziamento della
gestione.
La dimensione economica di tali attività, tuttavia, è generalmente tale da non
renderla sostenibile (nelle dimensioni adeguate) da una singola istituzione o
Amministrazione locale medio-piccola.
Molto frequentemente, per questo e altri motivi, il budget museale destina una
quota di risorse alla promozione del tutto inadeguata.
Nella maggior parte dei casi, dunque, questa funzione dovrebbe essere realizzata
da un ente sovraordinato (in un contesto di musei civici di unʼarea, ad esempio,
dallʼAmministrazione provinciale), oppure affidata a un unico soggetto
espressione di una pluralità di enti e istituzioni culturali, in modo da raggiungere
una massa critica tale da rendere efficiente ed efficace la missione promozionale e
comunicativa.
Lʼattività promozionale del museo o dellʼistituzione culturale è spesso
strettamente legata al marketing territoriale (del Comune, della Provincia, della
Comunità montana, ecc.) di cui costituisce, anzi, un elemento fondante.
Anche per questo, la scala dimensionale ottimale è spesso sovraordinata alla
singola struttura o Ente locale e fa parte di quellʼinsieme di funzioni e azioni che
si definisce generalmente “di Sistema”.
Anche lʼorganizzazione di eventi e mostre, attività spesso collegata alla
promozione, è generalmente affidata allʼesterno, frequentemente anche in accordo
con altri enti, musei o in rete, a soggetti specializzati.
Nel corso degli ultimi anni, la realizzazione di mostre ed eventi è stata fortemente
incrementata, a livello di grandi musei, ma anche localmente, nelle realtà minori.
26
28. A fronte delle grandi potenzialità attrattive e promozionali, la produzione di
mostre ed eventi è particolarmente complessa e costosa; Anchʼessa spesso, seppur
in misura minore, non è in grado di auto sostenersi con la bigliettazione.
Lʼattività di organizzazione di mostre ed eventi, come ovvio, rappresenta una
funzione quasi del tutto a sé stante, anche nel caso di organizzazione interna
allʼistituzione museale. La tab. 2 elenca le funzioni e le attività principali che
compongono tale servizio.
Nel momento in cui si prospetta unʼattività di produzione di eventi, dunque, è
necessario considerare lʼentità e la complessità richiesta da queste iniziative.
In particolare, si deve considerare che il costo necessario alla realizzazione di una
mostra è spesso strettamente correlato alla dotazione e allʼimportanza della
collezione detenuta dal museo.
Maggiore è il pregio dei pezzi da poter scambiare per manifestazioni e mostre,
migliore è la posizione contrattuale dellʼistituzione che intende richiedere e
ricevere esposizioni temporanee.
Oltre a questo, si deve tener conto della forte componente di costo rappresentata
dal trasporto e dalle assicurazioni che, per collezioni particolarmente importanti,
possono raggiungere cifre elevate.
Soprattutto, bisogna considerare che, a fronte di potenziali ricavi aggiuntivi, una
mostra comporta un incremento dellʼattività del museo e, conseguentemente, un
aggravio della gestione.
27
29. DETTAGLIO DEI COSTI DI INVESTIMENTO
Investimento complessivo (in migliaia di Euro)
Voci di costo Anno 2010 Anno 2011 Anno 2012 Totale
Spese generali 5.000,00 0 0 5.000,00
Attrezzature e sistemi 15.000,00 0 0 15.000,00
informatici
Consulenza per 0 0 15.000,00 15.000,00
ricerche, studi,
sperimentazioni,
catalogazioni.
Divulgazione 5.000,00 0 5.000,00
Totale progetto 25.000,00 15.000,00 40.000,00
QUADRO FINANZIARIO DELL’INVESTIMENTO
Quadro Finanziario Valore
(in migliaia di euro)
Costo intervento 40.000,00
Copertura finanziaria 40.000,00
Risorse finanziarie da attivare
pubbliche 40.000,00
private 0
Risorse finanziarie richieste a valere sul POR 2007/2013 30.000,00
Risorse finanziarie proprie dei soggetti cointeressati al progetto
di cui pubbliche 10.000,00
di cui private
Totale risorse finanziarie
di cui pubbliche 40.000,00
di cui private
28
30. 15. SOSTENIBILITÀ ECONOMICO-GESTIONALE
(in migliaia di euro)
Anno Anno Anno Anno Anno
Costi 2010 2011 2012 2013 2014 Totale
Personale 84 84 84 105 105 462
Materiali e 5 5 5 5 5 25
Comunicazione
Energia 20 18 15 10 10 73
Attrezzature 8 5 3 16
Piano 4 4 4 4 4 20
Manutenzioni
ordinarie
Totale costi 113 111 116 129 127 596
Anno Anno Anno Anno Anno
Ricavi 2010 2011 2012 2013 2014 Totale
Rientri tariffari 30 40 45 55 60 230
Altri rientri non 15 28 35 40 45 163
tariffari
Totale ricavi
45 68 80 95 105 393
Saldo di
gestione
68 43 36 34 22 203
Contribuzione
Enti
68 43 36 34 22 203
Personale: Il costo del personale per la gestione del Centro è dato dall’utilizzo di
n. 4 addetti nei primi tre anni, 5 addetti negli ulteriori 2 anni e 6 unità a regime. Il
costo è stato calcolato prevedendo una retribuzione lorda annua di € 21,000.
Le voci materiali, macchinari ed attrezzatura, manutenzione ordinaria, sono stati
calcolati sulla base dei costi medi per la gestione di strutture similari;
29
31. Rientri tariffari: si riferiscono agli introiti derivanti dall’erogazione dei servizi, e
sono dati da:
1. Sevizi reali alle istituzioni, scuole e PMI;
2. Organizzazione eventi e manifestazioni;
3. Formazione;
4. Etc.
Gli altri rientri non tariffari derivano dalla vendita di gaget e articoli editoriali
vari.
16. QUADRO FINANZIARIO DELLA GESTIONE
Quadro Finanziario Gestionale Valore
(in migliaia di euro)
Costi 596,00
Copertura finanziaria 393,00
Risorse finanziarie da attivare
pubbliche 203,00
private
Risorse finanziarie proprie dei soggetti cointeressati al progetto
di cui pubbliche 203,00
di cui private
Totale risorse finanziarie
di cui pubbliche 203,00
di cui private 393,00
Contribuzione Enti fase Gestionale Valore
(in migliaia di euro)
Regione Calabria 30 19 17 16 10
Provincia di Cosenza 30 19 17 16 10
Comunità Montana 3 2 1 1 1
“Silana”
Comune di Spezzano 1 0,5 0 0
della Sila
Ente Parco Nazionale 4 2,5 1 1 1
della Sila
Totale 68 43 36 34 22
30
32. 17. LA GESTIONE INDIRETTA: PRINCIPI DELLʼAFFIDAMENTO DEI
SERVIZI PROFIT
Per quanto sin qui detto, risulta chiaro che il ricorso alla vera e propria
privatizzazione, ovvero lʼincarico ad un soggetto privato di tipo aziendale, possa
avere ad oggetto solo attività di rilievo economico, profittevoli e – anche questo
già detto – essa in genere riguarda alcune specifiche attività dellʼorganizzazione
necessaria alla gestione e alla valorizzazione degli istituti culturali, la cui gestione
separata può consentire lʼapprestamento di miglioramenti organizzativi e
finanziari.
Sʼè già accennato, infatti, alla circostanza che il ricorso alla gestione indiretta ha
un senso “al fine di assicurare un miglior livello di valorizzazione dei beni
culturali” (art. 115.4 del codice). Per questo, esso va utilizzato solo allorché una
valutazione in termini di sostenibilità economico-finanziaria e di efficacia, sulla
base di obbiettivi previamente definiti, abbia condotto a ritenere che lʼaffidamento
esterno e la conduzione imprenditoriale possano giovare alla fruizione.
Sul piano tecnico, per la gestione indiretta si utilizza il sistema della concessione a
terzi delle attività di valorizzazione, anche in forma congiunta e integrata (art.
115.3 del codice).
In linea di principio, nella concessione di pubblico servizio il concessionario
sostituisce la pubblica amministrazione nellʼerogazione del servizio, ossia nello
svolgimento dellʼattività diretta al soddisfacimento dellʼinteresse collettivo.
Lʼoperatore si assume i rischi di gestione del servizio (sua istituzione e gestione)
rifacendosi sui prezzi di vendita e si ha un trasferimento della responsabilità di
gestione. Ciò significa che, in genere, al concessionario non viene riconosciuto un
prezzo ma solo il diritto ad ottenere la remunerazione dellʼattività svolta attraverso
la possibilità di gestire il servizio per un determinato periodo.
Per i beni culturali, tuttavia, il congegno è più complesso, specie se lʼaffidamento
contempla anche il servizio di biglietteria; in tal caso, il concessionario è tenuto a
riversare (entro trenta giorni) una percentuale non inferiore al 70% degli incassi
ricevuti (art. 2, D.M. 28 settembre 2005, n.222).
A differenza dellʼappalto, tuttavia, rimane la natura unilaterale del titolo
concessorio di affidamento del servizio, che si contrappone al carattere negoziale
di quello.
Cosicché, per un verso, la natura profittevole e, dunque, il rilievo economico
dellʼattività richiede che le amministrazioni cui i beni appartengono, o anche i
soggetti giuridici cui sia stato affidato lo sviluppo della valorizzazione, ai quali
perciò sia stato anche trasferito lʼutilizzo dei beni, per affidare a imprese private la
gestione di alcuni servizi profittevoli di valorizzazione devono ricorrere a
31
33. procedure di evidenza pubblica, che stimolino la valutazione comparativa di
specifici progetti (art. 115.3 del codice), che si riferiscano alle esigenze
rappresentate nel bando, e siano supportate da adeguate previsioni economico-
finanziarie.
La gara si svolge con il sistema dellʼofferta economicamente più vantaggiosa,
ovvero quello col quale il bando di gara stabilisce una pluralità di criteri di
valutazione dellʼofferta, pertinenti alla natura, allʼoggetto e alle caratteristiche del
contratto, considerando il prezzo offerto solo come una delle componenti.
Per altro, lʼesperienza accumulata negli ultimi anni in cui si sono realizzati diversi
affidamenti di servizi aggiuntivi ha consentito di osservare come queste attività
possano essere sostenute (e cioè, in breve, che i costi della loro produzione
possano essere coperti da ricavi che generino anche utile dʼimpresa) solo se hanno
una sufficiente massa critica di clientela potenziale o di quantità di servizi gestiti.
In ambito statale, perciò, lʼindirizzo degli ultimi anni è stato quello di facilitare
lʼaccorpamento di una pluralità di servizi in capo ad un unico concessionario, e di
aumentare lʼaggio di competenza del medesimo ove sia incaricato anche del
servizio di biglietteria.
Inoltre, contrariamente al passato, la disciplina nazionale vigente non pone un
termine di durata per le concessioni, che dunque dovrebbe essere definito nel
bando, ovvero essere lasciato alla valutazione dellʼinteressato, che lo potrebbe
quantificare nellʼofferta; in tal caso la durata diverrebbe, insieme agli altri
elementi, un fattore di valutazione del progetto gestionale6.
Vanno considerate al riguardo, ancorché meriterebbero una più puntuale analisi,
per un verso, la disposizione del Codice (lʼart. 115.3 parla di affidamento “anche
in forma congiunta e integrata”), per un altro, il D.M. 28 settembre 2005, n. 222,
che ha apportato notevoli modifiche al vigente regolamento per lʼistituzione del
biglietto dʼingresso ai monumenti, musei, gallerie, scavi, parchi e giardini
monumentali di proprietà statale (di cui al decreto ministeriale 11 dicembre 1997,
n. 507) e la menzionata circolare n. 131/2005. In breve, si può dire che, ormai,
lʼemissione, distribuzione, vendita e verifica dei titoli ingresso agli istituti e luoghi
della cultura, definiti “servizi di biglietteria” (e non più tassa, sin dal 1997), sono
di diverso numero e tipologia (biglietto unico, cumulativo, integrato), e la loro
definizione, salvo rare eccezioni, è rilasciata alle decisioni locali, essendovi
competenti le direzioni regionali (per i biglietti cumulativi e integrati, previo
parere del “comitato regionale per i servizi di biglietteria”, composto, presso ogni
direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici, composto dai
soprintendenti di settore, dai direttori dei musei e degli altri istituti dotati di
autonomia aventi sede nel territorio regionale), ed essendo possibile farne oggetto
degli accordi di valorizzazione.
6
La circolare n. 131/2005, tuttavia, suggerisce – apoditticamente – una durata congrua in
nove anni.
32
34. Questi servizi possono essere affidati in concessione, a soggetti pubblici o privati,
presso uno o più degli istituti e luoghi della cultura, anche insieme ad altri tra i
servizi dellʼart. 117 del codice (ivi compresi quelli di pulizia e di vigilanza). In tali
casi, si parla di concessione “integrata”.
Va infine segnalato che i soggetti privati che eventualmente partecipano ai oggetti
indicati allʼarticolo 112, comma 5, non possono comunque essere individuati quali
concessionari delle attività di valorizzazione.
33
41. 20. SCHEDA TECNICA INFORMATIVA - GESTIONE DEI BENI
CULTURALI
Costituzione
• Art. 9 . La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura, la ricerca
scientifica. La tutela del paesaggio e il patrimonio artistico-culturale
• Norma programmatica
• Tutela della persona, della formazione e dell’innalzamento culturale
dell’individuo
• Art. 33 : l’arte e la scienza sono libere e libero è l’insegnamento
• Ruolo attivo dei pubblici poteri
• Valore della libertà della cultura
Ambito internazionale
• Convenzione internazionale Aia 1954 : protezione beni culturali
• Bene culturale : beni mobili e immobili di grande importanza per il
patrimonio culturale dei popoli; località archeologiche; costruzioni
d’interesse artistico; opere d’arte; manoscritti; libri ecc…..
• Conv. Culturale europea 19 dicembre 1954
• Conv. Parigi 1970 e 1972 (protezione patrimonio mondiale culturale e
ambientale)
Unione Europea
• Art. 28 trattato 1957 : azione comune degli Stati europei per la
conservazione e salvaguardia beni del patrimonio culturale
Normativa nazionale
• Legge 1080 del 1960 : ripartizione dei musei in quattro categorie : con
previsione obbligo per l’ente proprietario di disporre un regolamento di
organizzazione e di funzionamento
• DPR 3/1972 : importanza delle Regioni nella gestione museale e
definizione della competenza regionale
• 1975 : nasce il Ministero Beni Culturali
• D.l.vo 616/1977: definizione delle competenze amministrative . Nuovo
ruolo di Regioni e degli enti locali (Comuni e Province) che partecipano
alla promozione culturale (art. 9 Cost.)
• D.L.vo 112/1998 :
• Tutela BB.CC. : attività diretta alla conservazione dei beni culturali
• Gestione BB.CC. : attività diretta, con la riorganizzazione delle risorse
umane e materiali, ad assicurare la fruizione dei beni culturali cercando di
valorizzarli
40
42. • Valorizzazione BB.CC. : attività diretta a migliorare le condizioni d i
conoscenza e conservazione dei BB.CC. e ad incrementarne la fruizione
• D.Lvo 112/1998 : allo Stato la tutela dei BB.CC., a Regioni e agli enti
locali la conservazione
• Valorizzazione : Stato, Regioni ed enti locali : provvedono alla
valorizzazione dei BB.CC. Ciascuno nel proprio ambito
• Forme di cooperazione tra soggetti pubblici per attuare la valorizzazione
Funzioni di valorizzazione ex d.l.vo 112/1998
• Miglioramento della conservazione fisica dei beni e loro sicurezza,
integrità, valore
• Miglioramento dell’accesso dei beni e diffusione della loro conoscenza
anche mediante pubblicazioni
• Fruizione agevolata dei beni da parte delle categorie meno favorite
• Organizzazione di studi ricerche iniziative scientifiche anche in
collaborazione con università ed istituzioni culturali di ricerca
• Organizzazione di attività didattiche divulgative anche in collaborazione
con istituti d’istruzione
• Organizzazioni di mostre anche in collaborazione con altri soggetti
pubblici e privati
• Organizzazione di eventi culturali connesse particolare aspetti dei beni
(operazioni di restauro e di recupero)
• Organizzazione di itinerari culturali individuati mediante la connessione
fra beni culturali e ambienti diversi, anche in collaborazione con enti e
organi competenti per il turismo
Riforma del titolo V della costituzione nel 2001
• Legge costituzionale 3/2001
• Stato: potestà legislativa esclusiva in materia di tutela dei beni culturali e
ambientali
• Stato e regioni (legislazione concorrente): valorizzazione dei beni culturali
e ambientali
• Legge statale: intese coordinamento tra Stato regioni nella materia della
tutela dei beni culturali
• Funzioni amministrative: attribuite principalmente comuni, poi le
province, le regioni e allo maiuscole tale stato
• Tutela: Stato
• Valorizzazione: competenza regionale
Definizione di tutela e vallo l’interazione
• Sentenza 94/ 2003 della corte costituzionale
41
43. • È normativa di “tutela” quando è necessario qualificare i beni culturali per
determinarne il loro regime giuridico
• Legislazione di tutela: finalità di individuazione, protezione,
conservazione dei beni culturali con misure che impongono vincoli alla
proprietà.
• È normativa di “valorizzazione”in tutti gli altri casi in cui lo Stato
interviene con un provvedimento
Corte costituzionale 9/ 2004
• Tutta l’attività che presuppone la conservazione del bene o il recupero
(restauro) rientra nella materia della tutela dei beni culturali
• Competenza esclusiva dello Stato
Gestione
• A chi compete?
• Secondo il Consiglio di Stato: forte connessione tra gestione e tutela da
una parte e valorizzazione dall’ altra
• Nella gestione prevale l’aspetto della valorizzazione
Codice dei beni culturali
• Decreto legislativo 26 gennaio 2004,numero 42
• Tutela : attività diretta ad individuare i beni costituenti il patrimonio
culturale e a garantire la protezione e la conservazione per fini di pubblica
fruizione
• Funzioni di tutela attribuite al ministero per i beni e le attività culturali
• Regioni, province, i comuni cooperano con il ministero
• Valorizzazione: funzione diretta a promuovere la conoscenza del
patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione
e fruizione pubblica
• Valorizzazione: promozione ed il sostegno degli interventi di
conservazione del patrimonio culturale
• Stato regioni ed enti pubblici territoriali assicurano la fruizione dei beni
presenti negli istituti e nei luoghi di cultura
• Stato, regioni, enti territoriali devono accordarsi per stabilire gli obiettivi, i
tempi e le modalità di attuazione per consentire la migliore fruizione dei
beni (culturali) di proprietà pubblica
• Con questi accordi il ministero dei beni culturali può trasferire alla regione
o agli enti pubblici territoriali la disponibilità di istituti luoghi di cultura
per consentire un’adeguata fruizione
• Con gli accordi sono individuate le forme di gestione ritenute più adeguate
Problemi attuativi
42
44. • È complessa la concreta attuazione degli accordi
• Gestione, valorizzazione, conservazione e tutela sono funzioni comunque
legate
• Nella gestione sono incluse funzioni essenziali come l’organizzatore
personale, la manutenzione e lo sviluppo dei beni culturali
• Gestione: riferibile sia alla tutela e alla valorizzazione che di volta in volta
si trovi a prefiggersi
Esempio: la catalogazione
• Attività di catalogazione: è attività di tutela ma anche di valorizzazione e
gestione
• Articolo 17 codice beni culturali: regioni ed enti locali curano la
catalogazione dei beni di loro appartenenza e di tutti quelli presenti sul
territorio
• Intervento legislativo per chiarire la portata della norma: la valorizzazione
è attuata in forme compatibili con la tutela e tali da non pregiudicarne le
esigenze
Gestione
• Articolo 115 codice dei beni culturali
• Nella gestione rientra anche l’erogazione di servizi pubblici (servizi per i
visitatori, attività culturali connesse,promozioni e sponsorizzazioni,
eccetera …)
• Gestione diretta o indiretta
Gestione diretta
• Svolta con le strutture organizzative interne alle amministrazioni, le quali
sono dotate di autonomia scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile
• Le strutture interne devono essere provviste di donna personale tecnico
• Le amministrazioni possono attuare la gestione diretta anche in forma
consortile pubblica
Gestione indiretta
• La gestione indiretta si attua con affidamento ad istituzioni, fondazioni,
associazioni, consorzi, società di capitali o altri soggetti costituiti o
“partecipati” in misura prevalente dall’amministrazione pubblica a cui i
beni appartengono
• Per soggetti “partecipati” si intendono tutti quei soggetti pubblici come le
società nelle quali la proprietà azionaria fa riferimento all’ente pubblico
territoriale
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45. • La scelta del soggetto cui affidare la gestione indiretta è effettuata con la
procedura ad “evidenza pubblica”.
• Stato regioni ricorrono alla gestione indiretta per assicurare un’adeguata
valorizzazione
• La scelta tra gestione diretta e indiretta è attuata previa valutazione
comparativa, in termini di efficacia ed efficienza degli obiettivi che si
intendono perseguire e dei relativi mezzi, metodi e tempi (articolo 115
comma quattro)
Enti locali
• Per gli enti locali sussiste la necessità di coordinamento con le norme
relative la gestione dei servizi pubblici
• Le norme del codice dei beni culturali vanno coordinate con quelle del
testo unico degli enti locali
• Articolo 113 bis testo unico enti locali: l’affidamento dei servizi privi di
rilevanza economica può essere dato a società per azioni, aziende speciali,
società a capitale pubblico a condizione che l’ente locale eserciti sulla
società un controllo analogo a quello esercitato sui propri servizi e che la
società realizzi da parte più importante della propria attività con l’ente che
la controlla
Servizi aggiuntivi offerti dai privati
• Si tratta dei servizi a pagamento presenti in forma sempre più ampia e
gestiti da privati
• Riguarda soprattutto i musei statali
• Decreto-legge 433 del 1992: introduce privati nei musei italiani
• Esempi : servizio di libreria, servizio di ristorazione, guardaroba, vendita
di gadget
• Nel 1995 aumenta il numero e la natura dei servizi da affidare in gestione
ai privati
• Privati: fondazioni culturali, banche, società, consorzi privati
• Servizi: guida e assistenza didattica, fornitura di sussidi audiovisivi,
informatici e organizzazione di mostre
• 1997: questi servizi possono essere affidate all’esterno se non sono svolti
con le risorse umane e finanziarie dell’amministrazione
• È prevista la costituzione della società SIBEC (società italiana per i beni
culturali spa) per la realizzazione di restauri recuperi e valorizzazione dei
beni culturali con 85% di capitale statale di cui possono partecipare
regioni, enti locali, privati
• Esperienza fallimentare
• Servizi aggiuntivi offerti dai privati
• 2003: costituita la società ARCUS spa
• Società per lo sviluppo dell’arte cultura e spettacolo
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46. • Promozione e sostegno finanziario di progetti e di altri investimenti per la
realizzazione di restauri recuperi e valorizzazione dei beni culturali ed altri
interventi a favore dell’attività dello spettacolo
• Si tratta di un ente controllato dalla corte dei conti ai sensi della legge 259/
1958
Musei italiani
• Il ministero dei beni culturali può dare in gestione soggetti diversi da quelli
statali i servizi per il miglioramento della funzione pubblica
• Si tratta della esternalizzazione della gestione dei servizi culturali
• Viene prevista la costituzione di una serie di società e fondazioni caso per
caso
• L’ambito di attività dei soggetti è circoscritto (ad esempio la fondazione si
occupa della gestione della valorizzazione dei beni culturali della
promozione delle attività)
Fondazioni
• Legge 59/ 1997 (Bassanini): riordino delle istituzioni di diritto privato
• Inizia la privatizzazione di molte istituzioni culturali, teatrali e di ricerca.
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