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OSSERVATORIO NAZIONALE SULL AMIANTO
ONA Onlus
Atti del Convegno
La bonifica amianto:
un economia che nasce
un territorio che risorge
Bari, 11 luglio 2015
Castello di Ceglie del Campo
©Osservatorio Nazionale sull Amianto ONA Onlus
Proprietà letteraria riservata
ISBN 978-88-99182-11-3
Osservatorio Nazionale sull Amianto ONA Onlus
Via Crescenzio, 2 00193 Roma
http://osservatorioamianto.jimdo.com/
Email osservatorioamianto@gmail.com
Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% del volume.
Sono vietate in tutti i Paesi la traduzione, la riproduzione, la memorizzazione elettronica e l adattamento,
anche parziali, con qualsiasi mezzo effettuate, per finalità di carattere professionale, economico o
commerciale o comunque per uso diverso da quello personale senza la specifica autorizzazione dell Editore.
Atti del Convegno
La bonifica amianto:
un economia che nasce
un territorio che risorge
Bari, 11 luglio 2015
Castello di Ceglie del Campo
Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e delle convenzioni internazionali
Prima edizione: 31 gennaio 2016
ISBN 978-88-99182-11-3
Organizzazione del Convegno
Segreteria Organizzativa
Anna Corbi
Atti a cura di
Michele Rucco
Segretario Generale ONA Onlus
Grafica
Marco Vinicio Zonin
Architetto
Programma dei lavori
dell 11 luglio 2015
Castello di Ceglie del Campo Bari
Presiede l Avv. Ezio Bonanni, Presidente Osservatorio Nazionale sull Amianto
Modera la Prof.ssa Lucia Schinzano, giornalista
Introduzione
Il ruolo dell ONA: dalla denuncia alla proposta
Dott. Michele Rucco, Segretario Generale ONA
pag. 8
Il ruolo del diritto del lavoro in materia di tutela della salute e
dell ambiente.
Prof. Gaetano Veneto, Componente del Comitato Tecnico Scientifico
dell ONA e Professore dell Università di Bari. Presidente del Centro Sudi
Diritto dei lavori.
pag. 38
Amianto e lobby criminale
Avv. Ezio Bonanni, Presidente Osservatorio Nazionale sull Amianto
Amianto: Quale futuro? Le nuove tecnologie di trattamento.
Prof. Norberto Roveri, Professore Ordinario di Chimica Generale e
Inorganica dell Università di Bologna.
pag. 45
La bonifica che rende possibile lo sviluppo territoriale e lo
sviluppo territoriale che rende possibile la bonifica. Un chiasmo-
proposta circa la scoperta Roveri.
Arch. Giampiero Cardillo, Gen. CC in congedo, componente Comitato
Tecnico Scientifico e coordinatore del Dipartimento Progettazione per la
Pianificazione e lo Sviluppo del Territorio
pag. 130
Lo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto: problematiche e
prospettive.
Dott.. Giuseppe Calò, Docente di Geologia applicata all ambiente presso il
Politecnico di Bari.
pag. 139
Conclusioni
Prof.ssa Maria Grazia Canuto, Bio Architetto, Docente di Criminologia
Ambientale presso l Università di Padova e Componente del Comitato
Tecnico Scientifico dell ONA.
Appendice
Locandina
Resoconto conclusivo
Rassegna Stampa
Scheda del Dipartimento bonifica e decontaminazione dei siti
ambientali e lavorativi
Scheda del Dipartimento progettazione per la pianificazione e lo
sviluppo del territorio
Brochure Sportello Verde
Relazioni
e
Presentazioni
dott. Michele Rucco
Segretario Generale
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La bonifica Amianto:
un economia che nasce
un territorio che risorge
BariBari 11 Luglio 201511 Luglio 2015
ž promuovere e tutelare la salute in ogni
ambito di esplicazione della vita
umana:
1. prevenzione primaria
2. prevenzione secondaria
3. prevenzione terziaria
2
3
Le finalità dell ONA sono quelle di
1) promuovere e tutelare la salute in ogni ambito di
esplicazione della vita umana, attraverso
a) la prevenzione primaria, cioè la riduzione del
rischio e che si sostanzia nella completa
rimozione di tutti gli agenti tossici dagli ambienti
di vita e di lavoro;
b) la prevenzione secondaria, che è riduzione del
danno e che si attua con la diagnosi precoce;
c) la prevenzione terziaria, che è riduzione delle
conseguenze del danno e si realizza col rispetto
del principio sancito dall Unione Europea chi
inquina, paga ;
4
ž rappresentare, tutelare, assistere
moralmente e materialmente i
lavoratori ed i cittadini esposti ad
amianto e ad altri patogeni
ž tutelare i diritti costituzionalmente
garantiti a ogni persona
5
Sono quelle di:
2) rappresentare, tutelare, assistere moralmente
e materialmente i lavoratori ed i cittadini esposti
ad amianto e ad altri patogeni, perché nessuno
venga lasciato solo;
3) tutelare i diritti costituzionalmente garantiti a
ogni persona, e che costituiscono l essenza della
dignità umana.
L esperienza è l insegnante
più difficile ed esigente:
Prima ti fa l esame,
Poi ti insegna la lezione
Oscar Wilde
6
7
ovverosia la migliore e più eloquente
rappresentazione di questo paradosso
8
L amianto ed il suo uso nefasto e criminale rappresentano
l emblema di come il rapporto tra salute, lavoro ed
ambiente sia stato spesso impostato e gestito in un modo
sbagliato, facendo passare in secondo piano il rispetto
della vita, della sua dignità, della sua qualità.
Abbiamo contato circa 5.000 decessi ogni anno dovuti alle
patologie asbesto correlate.
Una strage che si ripete anno dopo anno nel silenzio
assordante degli organi di informazione, in un contesto di
mancato riconoscimento dei diritti e di sostanziale
impunità dei responsabili di questo eccidio.
Le vittime, i familiari, gli esposti sono quasi sempre lasciati
soli con la loro sofferenza e con le loro difficoltà ad
affrontare le conseguenze di quello che non potrà mai, per
sua natura, essere definito un problema privato .
Molti degli oratori che mi hanno preceduto hanno parlato
di disinformazione, come cifra importante della storia
dell amianto, ed anche su questo argomento, da più parti,
si continua a fare disinformazione anche sulle verità
scientifiche:
IL RUOLO DELL O.N.A.:
dalla denuncia
alla proposta.
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ž 1 area industriale (7,5 ettari)
dell ex stabilimento Eternit :
Euro 1.652.078,67
ž 2 area scogliera: Euro 7.106.486,92
ž 3 area a mare: Euro 11.759.123,50
ž Totale: Euro 20.517.698,09
Fonte: http:// priolo.altervista.org
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La messa in sicurezza d'emergenza (MISE) riguarda ogni intervento
immediato o a breve termine, da mettere in opera nelle condizioni di
emergenza in caso di eventi di contaminazione repentini di qualsiasi natura,
atto a contenere la diffusione delle sorgenti primarie di contaminazione,
impedirne il contatto con altre matrici presenti nel sito e a rimuoverle, in
attesa di eventuali ulteriori interventi di bonifica o di messa in sicurezza
operativa o permanente.
La messa in sicurezza operativa(MISOP) riguarda l'insieme degli interventi
eseguiti in un sito con attività in esercizio atti a garantire un adeguato livello
di sicurezza per le persone e per l'ambiente, in attesa di ulteriori interventi di
messa in sicurezza permanente o bonifica da realizzarsi alla cessazione
dell'attività. Essi comprendono altresì gli interventi di contenimento della
contaminazione da mettere in atto in via transitoria fino all'esecuzione della
bonifica o della messa in sicurezza permanente, In tali casi devono essere
predisposti idonei piani di monitoraggio e controllo che consentano di
verificare l'efficacia delle soluzioni adottate.
L'attività di bonifica definisce l'insieme degli interventi atti ad eliminare le fonti
di inquinamento e le sostanze inquinanti o a ridurre le concentrazioni delle
stesse presenti nel suolo, nel sottosuolo e nelle acque sotterranee ad un
livello uguale o inferiore ai valori di concentrazione di soglia di
contaminazione (CSC) ovvero delle concentrazioni soglia di rischio (CSR).
e non è
ancora
finita
.
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Il Decreto Ministro Ambiente del
11/01/2013 riassegna le competenze
per i siti di bonifica di interesse nazionale:
Siti di interesse nazionale rimasti
di competenza MinisteroAmbiente
1 Venezia (P. Marghera) L. 426/98
2 Napoli Orientale L. 426/98
3 Gela L. 426/98
4 Priolo L. 426/98
5 Manfredonia L. 426/98
6 Brindisi L. 426/98
7 Taranto L. 426/98
8 Cengio e Saliceto L. 426/98
9 Piombino L. 426/98
10 Massa e Carrara L. 426/98
11 Casal Monferrato L. 426/98
12 Balangero L. 426/98
13 Pieve Vergonte L. 426/98
14 Sesto San Giovanni L. 388/2000
15 Pioltello - Rodano L. 388/2000
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Napoli Bagnoli - Coroglio L. 388/2000
Tito D.M. 468/2001
Crotone - Cassano - Cerchiara D.M. 468/2001
Fidenza D.M. 468/2001
Laguna di Grado e Marano D.M. 468/2001
Trieste D.M. 468/2001
Cogoleto D.M. 468/2001
Bari D.M. 468/2001
Sulcis D.M. 468/2001
Biancavilla D.M. 468/2001
Livorno D.M. 468/2001
Terni D.M. 468/2001
Emarese D.M. 468/2001
Trento nord D.M. 468/2001
Brescia L. 179/2002
Broni L. 179/2002
Falconara Marittima L. 179/2002
Serravalle Scivia L. 179/2002
Laghi di Mantova L. 179/2002
Orbetello (area ex SITOCO) L. 179/2002
Porto Torres L. 179/2002
Val Basento L. 179/2002
Milazzo L. 266/05
Bussi sul Tirino D.M.Ambiente 28/05/08
Siti di interesse nazionale divenuti
di competenza regionale
40 Litorale Domizio Flegreo eA.A. L. 426/98
41 Pitelli L. 426/98
42 Fiumi Saline eAlento D.M. 468/2001
43 Sassuolo D.M. 468/2001
44 Frosinone D.M. 468/2001
45 Cerro al Lambro D.M. 468/2001
46 Milano - Bovisa D.M. 468/2001
47 Basso bacino del fiume Chienti D.M. 468/2001
48 Campobasso - Guglionesi II D.M. 468/2001
49 Basse di Stura (Torino) D.M. 468/2001
50 Mardimago - Ceregnano D.M. 468/2001
51 Bolzano D.M. 468/2001
52Aree del Litorale Vesuviano L. 179/2002
53 Bacino del fiume Sacco L. 248/05
54 Bacino Idrografico del fiume Sarno L. 266/05
55 Strillaie D.Lgs. 152/06
56 Pianura D.M.Ambiente 11/04/08
57 La Maddalena
Ministerodell AmbienteedellaTuteladelTerritorioedelMare
Direzione Generale per la Tutela del Territorio e delle Risorse Idriche
20
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22
QUINDICI MILIONI
DI VISITATORI
OGNI ANNO.
23
24
Nell Estate del 1984 , Ron Miller, amministratore
delegato del gruppo Disney, genero del grande
Walt, decide di aprire il suo primo parco dei
divertimenti in Europa: città candidate Barcellona
(che viene scartata quasi subito perché troppo
decentrata rispetto all Europa) Parigi e Napoli
(l immensa area Italsider, già in dismissione e
destinata alla chiusura in pochi anni).
Napoli è in vantaggio: clima ottimo per dodici
mesi l anno, posto straordinario: mare di fronte.
Vesuvio alle spalle e l isola di Nisida sullo sfondo.
25
MA LA PROCEDURA E COMPLESSA, LE RESISTENZE SI
MOLTIPLICANO, I TEMPI FINiSCONO PER ALLUNGARSI.
La Disney perde la pazienza e decide per la Francia, dove
aprirà nel 1992, lo stesso anno in cui i cancelli
dell Italsider di Bagnoli vengono chiusi in modo
definitivo.
Se si pensa che per la riqualificazione di Bagnoli a
Napoli, chiusa dal 1992, la gara d appalto per la bonifica
degli arenili è stata aggiudicata solo nel maggio 2012.
Pensare che già nel 1889 (molto prima di qualsiasi ipotesi
di costruzione nell'area dei grandi stabilimenti industriali)
l architetto napoletano Lamont Young aveva ideato un
progetto urbanistico per trasformare Bagnoli in una
nuova Venezia.
ž Creatività
ž Innovazione
ž Opportunità tecnologiche
ž Sostenibilità ambientale
ž Economia del recupero
ž Vecchi saperi e tradizioni
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27
Nasce in Sardegna la prima materioteca al mondo di prodotti
bioedili agriderivati tracciabili. Certificati ANAB-ICEA. Nel distretto
industriale PIP di Guspini, infatti, all interno dei 22.000 mq di una
moderna struttura distributiva europea dell edilizia, apre la
materioteca EDIZERO ® - Architecture for Peace -spazio tecnico
certificato Casa Clima R - prima libreria al mondo di prodotti
tracciabili agri-derivatives ad alta prestazione tecnica derivati da
circa 300 ingredienti, rinnovabili, eccedenti, non importati,
provenienti dall agrofood, dal mare, dal boschivo, dalla pastorizia.
I materiali EDIZERO® sono certificati ANAB-ICEA, tra le più rigorose
certificazioni etiche e ambientali, e soddisfano i crediti di
certificazione europea NATUREPLUS e quella internazionale LEED
(Leadership in Energy and Enviromental Design); sono specifici per
bioedilizia, efficienza energetica e acustica, geotecnica, domotica,
finiture per interior design, ingegneria ambientale, realizzati a km
corto e a km zero. Molti di questi prodotti ottenuti con biotecnologie
all avanguardia hanno raggiunto prestigiosi premi del settore, come
i termoisolanti EDILANA che detengono il record mondiale per il più
alto potere coibente certificato tra i materiali di fonte rinnovabile ed
EDIMARE con la più alta capacità termica specifica tra tutti gli
isolanti del pianeta.
28
Nata su ispirazione di EDILANA, la Materioteca è dedicata ai
progettisti e alle imprese che desiderano realizzare una architettura
indipendente dalla petrolchimica, attraverso 100 soluzioni bioedili
ad alta innovazione ed economicamente competitive. Materiali
prodotti in Sardegna a filiera cortissima, ricavati da lana di pecora,
sughero, fibre legnose di posidonia, eccedenze agricole e boschive,
terra cruda e laterizi di terra locale, calce. Dunque zero derivati di
sintesi, zero materie prime di importazione, zero rifiuti, zero
consumo di paesaggio e di risorse idriche.
EDIZERO® è tra le 21 eccellenze italiane case history del Made in
Italy scelte per rappresentare la Sardegna e l Italia nel mondo ad
Expo nella mostra La Potenza del Saper Fare dal 1 maggio al 31
ottobre a Palazzo Italia, attraverso video e ologrammi che mostrano
ai visitatori la capacità di trasformare le eccedenze dell'agricoltura
in prodotti di eccellenza per l'architettura. Zero petrolio. Zero
Guerra. Zero Inquinamento. 100% Made in Sardinia.
29
Quello che tu puoi fare
è solo una goccia nell oceano,
ma è ciò che dà significato
alla tua vita.
Albert Schweitzer
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Anno VIII n. 3 novembre 2014
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ildirittodeilavori
IL DIRITTO DEL LAVORO (E DEI LAVORI)
NEGLI ANNI 2000
OVVERO: IL PRIMATO DELL’IGNORANZA
di Gaetano VENETO
Il nostro Paese almeno un primato se l’è meritoriamente conquistato: quello
dell’ignoranza.
Così scrive Beppe Severgnini in un articolo-saggio sul quotidiano più diffuso in
Italia nei primi giorni di questo piovoso novembre 2014, riportando i risultati di un
sondaggio Ipsos Mori condotto in 14 Paesi tra i più significativi, per diverse caratte-
ristiche tipologiche comunque assimilabili a quelle del nostro sgangherato Stivale.
Tutti questi Paesi ci sopravanzano in tasso di conoscenze e cultura di base: tra loro
primeggia la Svezia, seguita, in ordine sparso, da Stati Uniti, Corea del Sud, Polonia,
Ungheria, Francia, Canada, Belgio, Australia, Gran Bretagna, Giappone, Germania
ed anche l’amica Spagna.
Nel saggio di Severgnini, talvolta esilarante nei contenuti, talaltra drammatico se
non tragico (tanto da ricordare il troppo noto brocardo di Flaiano a proposito di fatti
o storie che rischiano di avere all’interno tragicità e/o comicità), è possibile trovare
dati che ci avvicinano subito al tema di questo Editoriale in ordine alla ciclopica
ignoranza che sembra ormai intridere tutto il dibattito degli ultimi anni, in particola-
re quelli dei Governi octroyés così come consacrati dal Quirinale per cercar di porre,
meritoriamente, fine al tragi-comico, provinciale e dannoso “ventennio di Arcore”.
Merito, se così può scriversi amaramente, della diffusione dell’ignoranza in Italia
è, soprattutto, dei media, come scrive appunto Severgnini, tra tutti coloro che si
sono quotidianamente interessati del livello dell’informazione in Italia, anche ex ca-
thedra. Quando si informa male, o non si informa, si rischia di far propria qualunque
stupidità, magari la prima.
In tema di ritardi culturali e conoscitivi, con tutte le conseguenze, anche nel
campo degli operatori del diritto, ecco qualche esempio di crassa, siderale igno-
ranza, grazie alla quale ogni dibattito, ogni opinione o proposta, anche nel campo
di politica legislativa, risultano insanabilmente falsati, quando non callidamente
“orientati”, nel nostro campo, per esempio, per le pensioni, la stimolazione ad un
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Anno VIII n. 3 novembre 2014
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ildirittodeilavori
mercato attivo del lavoro, o, da ultimo, i licenziamenti.
Alla domanda sui disoccupati in Italia, la media delle risposte del campione in-
tervistato (così come riportato nell’articolo-saggio) ha dato come risultato il 49%
a fronte del dato ufficiale ed effettivo del 12,6%. Ancor più interessante è l’esito
della domanda sugli ultrasessantacinquenni del nostro Paese, anche ai fini di una
discussione più seria, rispetto a quella di Ministri lacrimanti, sugli esodati: sempre in
media, dal campione degli intervistati è ottimisticamente sortito l’indice del 48% su
tutta la popolazione. Siamo di fronte ad un numero più che doppio su quello effetti-
vo del 21% che già “pesa troppo, costituendo una fetta sproporzionata per la spesa
sociale”, come si sente dire da un Governo che, in alternativa ad una “strage di mas-
sa”, ipotizza forse fantasiosi nuovi limiti di età pensionabile, senza per nulla porsi il
problema più serio di un incremento, questo sì necessario, dell’indice di occupazio-
ne della popolazione che vede l’Italia agli ultimi posti in Europa con oltre il 10% in
meno della Germania della severa ma laboriosa, e non chiacchierona, Merkel.
Per fare un esempio, fin troppo utilizzato, concernente il nostro orticello giusla-
voristico, si pensi alla conclusione dell’ondivago dibattito sull’art. 18 dello Statuto
dei Lavoratori. Alla fine (o quasi) di decine di variazioni sul tema, non certo degne
del miglior Paganini, né per suono dello strumento usato (la compiacente stampa
italiana) né per contenuti melodici (“o così o fatevene una ragione”, come appunto
suona il réfrain dell’impenitente fiorentino) leggendo erroneamente la cd. “Riforma
Fornero”, si è avuto l’ardire di …. limitare la reintegrazione (è più corretto e tecnico
usare questo termine, per tutti i vocabolari italiani e per la normativa vigente, che
non i sinonimi d’accatto “reintegro” o “reintegra”) del lavoratore illegittimamente
licenziato ai licenziamenti non solo per discriminazione ma anche …. udite udite, di-
sciplinari. Così, almeno attenendoci all’ultima o penultima versione renziana, come
si leggerà in appresso.
Se questa è l’informazione e se questa è la cultura che si forma, nel dibattito
politico ed in quello tra addetto ai lavori, nel nostro Paese, allora veramente meri-
tiamo il primato senza gloria dell’ignoranza, anche perché spesso questa può essere,
quando si è dotati di un ésprit maltourné, come troppo spesso accade tra politici,
governanti e, perché no?, giuristi, si tratta di “ignoranza razionale”, come viene
chiamata quella che si attribuisce a chi decide di non voler sapere, di non voler
conoscere la realtà ma, viceversa, di voler soltanto vedersi confermati propri pre-
giudizi.
E andiamo, o meglio entriamo, in medias res.
L’esempio più eclatante del matrimonio morganatico tra “ignoranza razionale”
o, come appena si è scritto, “pilotata” per malcelati, inconfessabili fini di omologa-
zione del sistema politico istituzionale ad interessi di parte, tutti rivolti a lasciare
mano libera ad un’economia strettamente collegata alla finanza interna, quanto
spesso indirettamente a quella internazionale, per nulla controllata da sani progetti
di sviluppo del sistema sociale e politico, è dato, ormai da oltre un decennio, dal
dibattito sulle riforme del mercato del lavoro, liberandolo dai cd. “lacci e lacciuoli”
mai ben definiti e classificati.
Così anche il dibattito giuslavoristico si è allineato ad uno stucchevole reiterato
tentativo delle maggioranze parlamentari e dei Governi connessi in tema di conte-
nimento, più esattamente di limitazione, di diritti (presuntamente) dei lavoratori
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Anno VIII n. 3 novembre 2014
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occupati, frutto di oltre un ventennio di interventi legislativi che avevano convissuto
e, in qualche misura, operato da sprone per quella che John Galbraith aveva, fin
dalla fine degli Anni Sessanta, negli Stati Uniti, definito affluent society.
Nei primi anni di questo secolo ancor giovane, dal Libro Bianco del compianto
Marco Biagi, interpretato e solo parzialmente reso concreto dalla nota legge del 2003
che dal giovane Maestro giuslavorista avrebbe preso il suo nome, a tutti i successivi
dibattiti ed interventi espressi in Novelle, molto spesso affrettatamente introdotte
alluvionalmente nel nostro sistema, si è assistito ad una “corsa alla Restaurazione”,
imputando all’ipergarantismo del nostro Paese a favore dei lavoratori subordinati
tutti i guai dell’economia e della società italiana, in parallelo con una sfiducia dei
mercati finanziari ed imprenditoriali internazionali preoccupati (!?) della rigidità del
nostro sistema ingessato appunto dal garantismo. In questa ottica il diapason si è
raggiunto nell’assalto “alla diligenza”, intendendo per questa lo Statuto dei Lavora-
tori, definito insieme vecchio o troppo avanzato, comunque insormontabile ostacolo
per la ripresa e la crescita successiva. Il caso limite posto ormai da un decennio
all’attenzione dell’(in)cultura sociale e politica, dell’informazione dei media e delle
diatribe tra gli addetti ai lavori, continua ad essere il dibattito, ormai solo condotto
per vuoti #hastag#, sul licenziamento e sull’art. 18 della L. 300/70.
Finalmente, in pieno G20, a margine di incontri sui grandi problemi sociali, po-
litici ed ambientali per la sopravvivenza degli equilibri sul nostro Pianeta, dal lon-
tano Paese dei canguri, con un ultimo (ma certamente, deve ritenersi, penultimo)
diktat, Governo, maggioranze e minoranze parlamentari e sindacati, sono stati tutti
informati che “il problema dell’art. 18 non esiste più”. Conseguentemente, con
abile filtraggio pilotato di notizie su tutti i mass-media, di qualsivoglia orientamento
politico-culturale, se ancora ne esiste qualcuno, il dibattito viene orientato su poteri
e limiti delle deleghe che nei prossimi mesi il Governo si riserva di esercitare con ap-
positi decreti legislativi in tema di “rigorose elencazioni” delle fattispecie di infra-
zioni disciplinari ai fini dell’apposizione dei paletti per definire l’ambito di utilizzo
della “reintegra” (ancora una volta, sia permesso suggerire “reintegrazione”, in ri-
cordo di un non ancora defunto art. 18) del lavoratore illegittimamente licenziato.
Così, a botta di spot transoceanici o di #hastag#, utili sì a risparmiare idiozie,
ma soprattutto a soffocare un minimo dibattito degno del dovuto rigore, non solo
culturale, ma anche e soprattutto tecnico-giuridico, si dimentica - o meglio, si cerca
di far dimenticare – che l’Italia, in questa fine del tormentato 2014, oltre che già
superata dalla Spagna, dagli ultimi dati ufficiali risulta, in termini di ripresa tenden-
ziale dell’economia e di conseguente, sia pur minimo, calo della disoccupazione,
perfino dalla devastata Grecia, con una prospettiva per nulla invertita per tutto il
prossimo 2015.
Per tornare puntualmente al titolo di questo amaro editoriale, sembra necessario
ricordare ai lettori di queste righe, la storia dei lavori preparatori dello Statuto dei
Lavoratori, visto che oggi, molto spesso con semplici apodittiche dichiarazioni, si
tende a demolirne alcuni dei pilastri principali, non soltanto in tema di licenziamen-
to ma addirittura a proposito della rappresentanza sindacale e degli istituti cresciu-
ti, a partire dagli Anni Settanta, attorno all’art. 19 ed a tutte le norme connesse così
come sancite dalla Legge del 1970.
E non è un caso che questa operazione demolitrice si inserisca in una più ampia
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Anno VIII n. 3 novembre 2014
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ildirittodeilavori
strategia di attacco liquidatorio di altre, e ben più ampie, istituzioni rappresentative
della democrazia propria, a livello centrale e periferico, della nostra società. Dalle
Aule parlamentari ridotte, in ambedue le Camere, quella dei Deputati e l’altra dei
Senatori, a meri Organi volti a concedere “fiducie” necessitate, forse ormai, dal rag-
giungimento dell’agognata data per il “minimo per la pensione” (altro che “esoda-
ti”, in questo caso), ai sindacati, ridotti a semplici interlocutori “non necessari” per
le decisioni assolutamente predeterminate ed immodificabili dell’Esecutivo, senza
alcuna possibilità di incidere sulle grandi scelte economiche e sociali, così infine per
arrivare ai partiti tradizionali, sfilacciati e stanchi, si assiste ad una premeditata
operazione di svuotamento di ruoli storici, ai quali sembra opporsi un travolgente
“partito della Nazione” che, trasversalmente, acriticamente e quasi messianicamen-
te pare accogliere in sé una generica, quanto abbastanza preoccupante, “rappre-
sentanza universale” tutta da verificare sul piano della effettività e stabilità e, per
sua natura, su quello della democrazia, almeno quella finora sperimentata nei Paesi
occidentali.
Così, in un Paese mai sviluppatosi, sul piano sociale ed economico-produttivo,
attraverso l’espressione di valori propri di una borghesia, o almeno di una classe
media, frutto di una armonica crescita della democrazia capitalistica moderna, gli
sforzi di tutte le forze politiche, di maggioranza ed opposizione, così come espressi
nei primi decenni della nostra giovane Repubblica, dalla Carta Costituzionale del
1948 in poi, che avevano innervato e strutturato fino agli ultimi anni del secolo
scorso uno Stato che ha saputo rispettare e sviluppare i principi della democrazia
rappresentativa. Questi valori sembrano rivelarsi vani o, comunque, sono sottoposti
ad un violento sisma eversivo, anzi ….. rottamatore. Le incertezze e tensioni della
fine degli Anni Cinquanta, le violenze di piazza e gli scontri sociali del Sessantotto e
dei primi Anni Settanta e perfino i passaggi traumatici da una ancora non completa-
mente fiorita Prima Repubblica ad una recente quanto già traballante Seconda, non
avevano compiuto un’opera così devastante e, lo si ripete ancora, culturalmente
quanto sommariamente distruttiva delle forme certe di rappresentanza istituzionale
della democrazia.
Gli ultimi Governi, quelli di nomina presidenziale, non espressione del voto po-
polare, stanno trovando in questo periodo di pre-agonia, speriamo reversibile, un
fatale punto d’arrivo in un catch-all party (il partito pigliatutto che negli Stati Uniti,
trasversalmente, raccoglie interessi anche divergenti se non contrapposti, secondo
la ricostruzione offerta dal noto politologo Otto Kirchheimer), di un giovane Premier
esuberante e logorroico, quanto indubbiamente capace di muovere acque stagnanti
e pertanto mefitiche del recente passato, fino a giungere al “partito della Nazione”.
Il tutto appare un prodotto del vero e proprio tsunami frutto dell’odierna informa-
zione d’accatto, sommaria, troppo di parte e capace di rifiutare ogni approfondi-
mento critico, così da soddisfare le più basse voglie di una società ormai divenuta
apatica e trascinata nella sottoinformazione e nel nuovo consumismo, più che dei
beni, delle sensazioni o delle mere percezioni.
Eppure, per tornare ancora una volta al nostro orticello giuslavorisico, la storia
delle leggi nel campo dei diritti del lavoro, autonomo e subordinato, era stata ben
più ricca di ricerca critica ed approfondimenti tecnici e aveva convissuto con un
grande sforzo culturale fino a tutti gli Anni Settanta.
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Nel 1974 l’Ufficio studi e documentazione del Senato della Repubblica pubbli-
cava un corposo volume, a cura del Segretariato Generale, avente per titolo “Lo
Statuto dei Lavoratori – Progetti di legge e discussioni parlamentari”, in cui viene
riportata tutta l’opera di elaborazione critica della dottrina, della giurisprudenza e,
soprattutto, della Camera e del Senato, già dalle prime Legislature dell’immediato
secondo dopoguerra, fino al 20 maggio 1970, data storica per il sistema di Relazioni
Industriali, per il diritto del lavoro e per lo stesso sviluppo della democrazia capita-
listica italiana.
L’illuminante lettura dell’ampio volume, in particolare della sua Introduzione,
permette di ripercorrere, anche attraverso una ricca bibliografia, la storia del diritto
del lavoro del nostro Paese, dando conseguentemente l’adeguata collocazione allo
Statuto dei Lavoratori in un sistema, quello giuslavoristico, così come sviluppatosi
dal 1948 in poi, e capace di rendere realtà viva, anche se non ancora totalmente
compiuta, il dettato costituzionale, tanto prodigo di grandi riferimenti al lavoro
come “fondamento” della stessa Repubblica, per ciò stesso, non a caso, “democra-
tica” (art. 1 Cost.).
Il diritto del lavoro, ed insieme il diritto sindacale, per riprendere una nota e si-
gnificativa terminologia di un grande Statista italiano (nel caso, pugliese), come “pa-
rallele convergenti”, vengono letti come una componente non marginale, nell’intero
assetto giuridico della società italiana, del faticoso, ma non troppo lento, traghet-
tamento dell’Italia da una condizione di capitalismo immaturo, provinciale, con la
sua assurda ed incolta autarchia, nonché con un ancor più desueto ed antistorico
modello corporativo nei rapporti di lavoro, ad un Paese che cerca – riuscendovi in soli
due decenni - di collocarsi tra le moderne società industriali nelle quali convivono ed
interagiscono virtuosamente sistema capitalistico e democrazia industriale.
La concretizzazione, attraverso novelle legislative, sempre frutto di impegno,
oltre che morale e scientifico, anche tecnico-giuridico (come oggi, purtroppo, è dato
sempre meno di vedere, se solo si fa riferimento alle recenti “scivolate” nel campo
delle pensioni e, ancora una volta, dei licenziamenti: Fornero docet) ha profonda-
mente inciso sulla normativa codicistica nel campo del contratto di lavoro, moder-
nizzandola, in tutti i suoi contenuti, non ultimo il recesso.
Lungo sarebbe ripercorrere il percorso delle norme che hanno convissuto ed in-
teragito con la ripresa, sostanzialmente ed indiscutibilmente ispirata a modelli key-
nesiani d’oltreatlantico, così da permettere all’Italia, proprio nella metà degli Anni
Sessanta, di collocarsi fra il settimo e l’ottavo posto delle potenze industriali del
tempo.
La legge 15 luglio 1966, introducendo il principio del giustificato motivo, partico-
larmente rilevante in ambedue i sottotipi, quello soggettivo e quello oggettivo, può
ben considerarsi il “lievito della storia del nuovo diritto del lavoro” di un Paese che,
finalmente, poteva sedersi al tavolo delle grandi democrazie capitalistiche occiden-
tali. Con il giustificato motivo oggettivo il legislatore costringeva i giuristi del tempo,
e quelli che li avrebbero seguiti, a mettere a confronto e coniugare antichi cano-
ni giuridici, che così si rinnovavano, con valori altrettanto rilevanti ed in continua
evoluzione ed arricchimento in quanto frutto della società esterna, le “efficienze
tecniche, organizzative e produttive” che sarebbero da allora divenute un continuo
parametro attuativo ed insieme un filtro interpretativo, dei valori sanciti dall’art. 41
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della Costituzione, nella sua interezza.
Non meno importante era l’altro sottotipo di licenziamento giustificato, quello
disciplinare, nel quale trovava rilevanza e chiarificazione un principio generale codi-
cistico espresso nei poteri direttivi e disciplinari del datore di lavoro, ancora intriso
dei principi, in sé astratti, il liberismo ed il morente corporativismo.
Il dado era stato tratto. Quattro anni dopo lo Statuto dei Lavoratori, dopo una
lunga, laboriosa quanto coltissima elaborazione, vedeva la luce, il 20 maggio 1970.
Mentre oggi da un giorno all’altro, con impressionanti quanto spesso avventurosi
mutamenti di rotta, si propongono riletture, quasi sempre acritiche, degli artt. 2119
c.c. e 18 dello Statuto, in quegli anni il lavoro dei politici, ed insieme a loro di grandi
tecnici (giuslavoristi soprattutto, ma anche sociologi, statistici, macro e microeco-
nomisti) si sviluppava in anni di riunioni, convegni, saggi e, soprattutto, nel lavoro
di una Commissione nominata il 21 gennaio 1969 dal Ministro del tempo, Giacomo
Brodolini.
I lavori della Commissione - presieduta da Gino Giugni, con riunioni che prosegui-
vano fino a notte, dopo varie decine di audizioni di capi del personale, di sindacali-
sti, di economisti, statistici, sociologi, attraverso anche visite nelle grandi fabbriche,
pochi anni prima passate attraverso la rovente fucina dell’Autunno Caldo - durarono
più di un anno, in parallelo con una ancora più lunga gestazione parlamentare, e si
conclusero pochi giorni prima delle votazioni finali nei due rami del Parlamento.
Per completezza, e per dare insieme il segno dell’immensa diversità dello spes-
sore culturale nonché dei tempi di lavoro nell’elaborazione di leggi di così grande
respiro come quelle di cui si sta qui scrivendo, val la pena riportare la composizione
dei membri della Commissione: Prof. Gino Giugni Presidente, Dott. Giuseppe De Rita,
Avv. Antonio Freni, Dott. Antonio d’Harmant Francois, Prof. Giuseppe Federico Man-
cini, Prof. Giuseppe Pera, Prof. Ubaldo Prosperetti, Prof. Luciano Spagnolo Vigorita,
Dott. Giuseppe Tamburrano, Avv. Luciano Ventura. Segretario era il Dott. Daniele Re,
Capo Ufficio Legislativo del Ministero del Lavoro del tempo. Si trattava, come può
rilevarsi, della crème dell’Accademia giuslavoristica, del Foro, e di branche rilevanti
della cultura sociologica che lavorò in simbiosi con le Commissioni parlamentari,
quella del Senato in particolare (nella quale, con appassionati interventi, portò il suo
contributo dialettico perfino un Padre della Repubblica, come Umberto Terracini),
per affinare uno storico testo legislativo.
Troppo facile è il confronto con quel che sta avvenendo oggi, troppo ovvio e
scontato sarebbe il giudizio sull’attualità: ce ne asteniamo, per rispetto degli uomini
e delle istituzioni, soprattutto governative e parlamentari, mentre assistiamo allo
scempio, anche tecnico, di norme di legge tanto a lungo discusse nella preparazione
ed elaborazione ed altrettanto a lungo applicate in simbiosi con lo sviluppo della
nostra società.
Resta comunque scontata la lezione del passato. Modificare leggi, nel nostro caso
di grande rilievo sociale, economico ed anche morale, a colpi di #hastag# o di bou-
tades, come l’art. 18, costituisce un vulnus non solo all’intero assetto del diritto del
lavoro (en passant, ogni tanto, nelle comparsate televisive si parla dell’intera rifor-
ma, da approvare in qualche giorno, dello stesso Statuto dei Lavoratori), ma tradire
perfino la vantata finalità riformatrice del Governo, volta a superare la grave crisi
sociale ed economica, così come si dichiara in sede europea, per chiedere in cambio
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sconti sulla richiesta di mettere ordine nei disastrati conti del Belpaese. Presentare
all’Europa (rectius: alla Germania e, con essa, ai giovani Paesi nuovi soci europei e
a quelli non travolti dalla crisi sudeuropea) la riforma dell’art. 18, così partorita o
meglio abortita, come segnale che si san fare presto e bene le riforme, rischia di
farci far la fine dei pifferai di montagna che, come è noto, …. andarono per suonare
e furono suonati.
Un intervento legislativo che notoriamente concerne, nel campo del contenzioso
giuslavoristico, meno del 3 per mille delle cause di lavoro, oltre a non risolvere (e
nemmeno a contribuirvi) i problemi economici e sociali, significa nascondere, o far
nascondere, i problemi più grandi del nostro Paese.
Per chiudere, una volta per tutte, un balletto, che rischia di diventare macabro,
per il crollo della fiducia e del seguito da parte non solo degli addetti ai lavori ma
anche, ancora una volta, dell’intera opinione pubblica, così di nuovo trascinata nel
disinteresse e nella disinformazione, a proposito dell’art. 18 e del licenziamento “di-
sciplinare”, sia concesso rinviare ad un ricco ed interessante saggio recentemente
pubblicato sulla Rivista Il Lavoro nella giurisprudenza (n. 10, ottobre 2014) di Claudia
Berrini Ceschi, nel quale è dato rilevare come arduo sia (e sarà) specificare, contrat-
tualmente e normativamente, le tipologie di infrazioni e conseguenti sanzioni, in
tema disciplinare, ai fini della garanzia “reale” e non obbligatoria contro un licenzia-
mento che il giudice dovesse ritenere illegittimo. In sostanza, legge Fornero o meno,
la giurisprudenza ben può scegliere liberamente i criteri applicativi in tema di tutela
reale del rapporto di lavoro, ricorrendo, come già avviene, ai criteri della valutazio-
ne della presenza effettiva di una giusta causa o un giustificato motivo soggettivo,
in base alla portata oggettiva o soggettiva dei medesimi motivi, e la proporzionalità
tra gli stessi fatti e la sanzione da infliggere.
Quali sono le conclusioni che è dato trarre dalle note sopra riportate? Quale la
valutazione finale?
L’operazione che si conduce - sul piano politico e mediatico, sui problemi del
lavoro e sulla riforma del mercato dello stesso, dalla proposta dei contratti a tutele
crescenti (che potrebbero essere seriamente e diversamente trattati e concretizza-
ti) alla riforma degli ammortizzatori sociali, e soprattutto a proposito della risoluzio-
ne dei rapporti di lavoro (l’art. 18) - è il ritratto della grave situazione che il nostro
Paese sta vivendo. Abili manipolazioni mediatiche, rapidi flash mob (mediocre imi-
tazione di quelli giovanili di piazza) contro vecchie forme di rappresentanza, a loro
volta incapaci di rinnovarsi, continui mutamenti di rotta senza approfondimenti cri-
tici, insieme ad una radicale crisi socio-economica con la derivante sfiducia generale
verso le istituzioni e la stessa democrazia rappresentativa, stanno creando un vero e
proprio “terreno di coltura” per un pericoloso contagio ed una corsa a quella “igno-
ranza razionale” prima citata come humus della intera società tardo-capitalistica,
prima fra tutte la nostra. Se questa tendenza non viene immediatamente contrasta-
ta da un grande movimento di masse richiamate ad una più corretta informazione,
ad una riappropriazione dei valori della conoscenza critica e di un conseguente dia-
logo sociale più ricco di contenuti, non potrà garantirsi né rilanciarsi un rinnovato
processo di rivalutazione democratica e partecipata della umana convivenza in un
Paese, come il nostro, tanto bisognoso di recuperare fiducia in sé stesso, soprattutto
per i giovani e per il loro futuro.
AMIANTO:
QUALE FUTURO?
LE NUOVE TECNOLOGIE
DI TRATTAMENTO
LEBSCLEBSC
Laboratory of Environmental and Biological Structural Chemistry
Prof. Norberto RoveriProf. Norberto Roveri
Department of Chemistry G. Ciamician
University of Bologna
Via Selmi, 2 - 40126 Bologna Tel. 3358024771
norberto.roveri@unibo.it www.lebsc.unibo.it
Laboratory of Environmental and
Biological Structural Chemistry
Amianto
MINIERA di BALANGERO (TO)
2.000.000 ton. di amianto estratte annualmente dal 1975 al 1990
ETERNIT
Nel 1901 l austriaco Ludwig Hatschek brevettò
il composito CEMENTO AMIANTO
chiamandolo Eternit (dal latino aeternitas,
eternity). Un anno dopo Alois Steinmann compra
il brevetto per produrre Eternit.
Nel 1928 inizia la produzione in Eternit di tubi
per il trasporto di acqua
Nel 1933 inizia la produzione di onduline in
Eternit per i tetti
I GIORNALI RIPORTANO CON ENFASI LA CERIMONIA
DI INAUGURAZIONE DEGLI STABILIMENTI ETERNIT
A CASALE MONFERRATO
LO STABILIMENTO ETERNIT DI CASALE
MONFERRATO COME ERA RIPORTATO SUL
DEPLIANT DELL ETERNIT
ONDULINE IN ETERNIT
OPERAI AL LAVORO PER LA PRODUZIONE
DI ONDULINE DI ETERNIT
TUBI IN ETERNIT VENGONO CARICATI SU I TRENI
DIRETTAMENTE NELLA FABBRICA
SCHEMA DEL PROCESSO INDUSTRIALE PER
LA PRODUZIONE DI TUBI IN ETERNIT
SCHEMA DEL PROCESSO INDUSTRIALE PER LA
PRODUZIONE DI ONDULINE IN ETERNIT
LE FIBRE DI AMIANTO VENGONO MACINATE
ALL ARIA
IMPIANTO DI PRODUZIONE DEI TUBI IN ETERNIT
IMPIANTO DI PRODUZIONE DEI TUBI IN ETERNIT
PROCESSO DI MATURAZIONE DEI TUBI IN ETERNIT
IN APPOSITE VASCHE D ACQUA
PRODUZIONE E RIFINITURA MANUALE DEI TUBI
DI RACCORDO IN ETERNIT
LE OFIOLITI PRESENTI NELL AMBIENTE CONTENGONO
GRANDI QUANTITA DI FIBRE DI ASBESTO
SURROUNDINGS PARMA-REGGIO EMILIA: NATURAL PARKS
FIBRE DI
ASBESTO
LIBERATE
NELL
AMBIENTE
DA OFIOLITI
OFIOLITI RINVENUTE NELLE MASSICCIATE FERROVIARIE
LE OFIOLITI SONO LE COSI DETTE PIETRE VERDI
AMPIAMENTE UTILIZZATE IN EDILIZIA PER DECORAZIONE
NUMEROSE CAVE DI PIETRE VERDI SONO ATTIVE
IN EMILIA ROMAGNA
...alla ricerca delle PIETRE VERDI...
Recupero ambientale delle cave dismesse
PATOLOGIE CONNESSE ALL INALAZIONE
DI FIBRE DI AMIANTO
ASBESTOSI,
CARCINOMA POLMONARE,
MESOTELIOMA PLEURICO
Ipotesi di azione chimica
dell asbesto nei polmoni:
(reazione di Fenton )
Fe2+ + H2O2 = OH + OH- + Fe3+
Fibra di amianto estratta dal polmone di un paziente
deceduto per mesotelioma (Casale Monferrato, Italy)
Fibra di amianto estratta dal polmone di un paziente
deceduto per mesotelioma (Casale Monferrato, Italy)
RIMOZIONE IN SICUREZZA DI ONDULINE DI ETERNIT
DISCARICHE
DISCARICHE
Amianto o Asbesto
Serpentini
(Fillosilicati)
Anfibolo
(Inosilicati)
Crisotilo
Amosite (Mg,Fe)7Si8O22(OH)2
Crocidolite
Na2(Mg,Fe)7Si8O22(OH,F)2
Altri meno importanti:
Antofillite,Tremolite, Actinolite
Mg3Si2O5(OH)4
(95%)
(5%)
STRUTTURA DEL CRISOTILO
Mg3Si2O5(OH)4
LUNGHEZZA LUNGO
L ASSE b = 9,43 Å
LUNGHEZZA LUNGO
L ASSE b ~ 9,1 Å
GLI STRATI SONO
LEGATI DALLA
CONDIVISIONE DI
OSSIGENI APICALI
AVVOLGIMENTO DEGLI STRATI OTTAEDRICI
E TETRAEDRICI NEL CRISOTILO
OCTAHEDRAL - Mg(OH)2
CRISOTILO
TETRAHEDRAL- (Si2O5)n
2n
7,3 Å
SEZIONE TRASVERSALE
PERPENDICOLARMENTE ALL ASSE DI FIBRA
DI UN FASCIO DI FIBRE DI CRISOTILO
arabesques
de serpentine
10 nm
LIZARDITE E
CRISOTILO
LA DISOMOGENEITA COMPOSIZIONALE
E STRUTTURALE DEL CRISOTILO MINERALE
NE RENDE DIFFICILE LO STUDIO CHIMICO
SINTESI DEL CRISOTILO GEOMIMETICO
LA SINTESI DEL CRISOTILO E STATA
TENTATA LA PRIMA VOLTA NEGLI
ANNI 1920-1930
FINO AGLI ANNI 1980, PER LA GRANDE
DISPONIBILITA DI CRISOTILO MINERALE A
BASSO COSTO, SINTETIZZARLO ERA
VERAMENTE UNA GRANDE INCONGRUITA
G. Falini, E. Foresti, I.G. Lesci, and N. Roveri: Structural and morphological
characterization of synthetic chrysotile single crystals.
Chem. Commun. 14, 1512 (2002).
Abbiamo messo a punto una
nuova sintesi per via
idrotermale, con reazioni nel
sistema MgO-SiO2-H2O, per
ottenere CRISOTILO
GEOMIMETICO PURO e
nanometrico, da utilizzare
come strandard di
riferimento per lo studio
della citotossicità e
cancerogenicità
dell amianto minerale.
Nuovi nanotubi
sintetici inorganici
di CRISOTILO
GEOMIMETICO
con elevate
potenzialità
applicative in
ambito
tecnologico
G. Falini, E. Foresti, M. Gazzano, A.F. Gualtieri, M. Leoni,I.G. Lesci, and
N. Roveri: Tabular-shaped stoichiometric chrysotile nanocrystals.
Chem.-Eur. J. 10, 3043 (2004).
NANOTUBI INORGANICI
DI CRISOTILO GEOMIMETICO
NANOTUBI INORGANICI
DI CRISOTILO GEOMIMETICO
CRISOTILO SINTETICO CON STRUTTURA
TUBO IN TUBO
(nanotubi inorganici a multiparete)
M. Leoni, A.F. Gualtieri, and N. Roveri:
Simultaneous refinement of structure and microstructure of layered materials.
J. Appl. Crystallogr. 37(1), 166 (2004).
Rappresentazione grafica dei nanotubi con dimensioni in nm.
7 nm7 nm7 nm
SCHEMA DELLA SEZIONE
DI UN NANOTUBO DI
CRISOTILO SINTETICO
A PARETE SINGOLA
Geoinspired synthetic
Mg3Si2O5(OH)4
nanotubes,which have
similar radial dimensions as
multiwalled carbon
nanotubes (e.g., 7 nm and
about 20 nm of inner and
outer diameter respectively)
are considerably longer (up
to a few millimeters) than
carbon nanotubes and are
constituted of an insulating
material.
E. Foresti, M.F. Hochella, Jr., H. Kornishi, I.G. Lesci, A.S. Madden, N. Roveri, and H.
Xu: Morphological and chemical/physical characterization of Fe-doped synthetic
chrysotile nanotubes. Adv.Funct. Mater. 15(6), 1009 (2005).
Parete Singola
NANOTUBI GEOMIMETICI DI
CRISOTILO A MULTIPARETE
NANOTUBI
GEOMIMETICI DI
CRISOTILO A
MULTIPARETE
Ti 0.5%
0
5
10
15
20
25
30
controllo crisotilo naturale crisotilo stechiometrico
LDHesterna
(%controLDHtotale)
E. Gazzano, E. Foresti, I.G. Lesci, M. Tomatis, C. Riganti, B. Fubini, N. Roveri, and D. Ghigo:
Different cellular responses evoked by natural and stoichiometric
synthetic chrysotile asbestos. Toxicol. Appl. Pharmacol. 206(3), 356 (2005).
IL CRISOTILO SINTETICO BIOMIMETICO
NON E TOSSICO
Brevetto Italiano MI2010A001443
PROCESSO PER IL TRATTAMENTO
DI UN MATERIALE
CONTENENTE AMIANTO
Brevetto Europeo EP2428254B1
P.R.A.
Project Resource Asbestos s.r.l.
IMPIANTO DI TRASFORMAZIONE
MANUFATTI IN CEMENTO AMIANTO
COMUNE DI MELPIGNANO PROVINCIA DI LECCE
REGIONE PUGLIA
LEBSC s.r.l. GEOAMBIENTE s.r.l.
Brevetto Italiano MI2010A001443
PROCESSO PER IL TRATTAMENTO
DI UN MATERIALE
CONTENENTE AMIANTO
Brevetto Europeo EP2428254B1
AMIANTO
CO2
CO2
eternit
Ca2+ + NaOH
Ca(OH)2
(IDROPITTURA)
CO2
SIERO
~ 85 % CaCO3
~ 15 % AMIANTO
REATTORE 1 VASCA 1
Esempio di fresa che lavora in acqua
CO2
CO2
AMIANTO
Ca2+
P~6 bar
150°C
SIERO + H3PO4
AMIANTO
CO2
CO2
eternit
SIERO
~ 85 % CaCO3
~ 15 % AMIANTO
Ca2+, Mg2+,
Mn2+, Ni2+, Fe3+
H2O
Fosfati, Silicati, Batteri
Processo
Elettrochimico
METALLI
Ca, Mg,
Mn, Ni, Fe
Immagini al Microscopio Elettronico a Scansione
relative alla componente cementizia con le fibre di amianto prima
del trattamento di denaturazione con siero di latte. Si possono
chiaramente individuare fasci di fibre di amianto assemblate al
cemento.
Immagini al Microscopio Elettronico a Scansione
relative al residuato inerte dopo il trattamento di
denaturazione con siero di latte, in cui non è più
possibile vedere le fibre di amianto, che sono state
completamente DISTRUTTE.
Cabina
depressurizzata
Frantumatore a umido SM400
Frantumatore a umido Modello RIP600
Frantumatore a secco
Polverizzatore
Reattori
Gruppo filtrante a elevate performance
per alti contenuti di COD, particelle
submicroniche e miscele oleose provvisti di filtri
a coalescenza.
Introiti da conferimento: ricavi diretti per tonnellata cemento-amianto
100,00 (attualmente il prezzo medio per il deposito in discarica)
100,00 di siero di latte esausto (che corrispondono a 5 ton di siero)
Introiti indiretti (sottoprodotti)
600,00 da idropittura (considerando una resa di 2400 litri ad un costo di 0,25 /L
150,00 da lingotti di Mg (considerando 5,00/kg e una resa di circa 30 kg)
30,00 da altri metalli estratti per via elettrochimica (Ni, Al, Mn, Fe )
70,00 (corrispondenti a 70 kg a 1,00 /Kg per fertilizzanti ( innovativi per la
cultura biologica e biodinamica)
Approsimativamente: 1050 lordi
a tonnellata di cemento amianto trattato.
Quadro economico previsionale
su impianto industriale definitivo da 5 t/h
Cosa ci riserverà
il futuro?
Riusciremo a fare a
meno delle discariche?
Prima avere un'idea, poi cercare l'uomo per realizzarla.
So per esperienza che i problemi concreti NON sono più irrisolvibili
a partire dal momento in cui si affrontano nella prospettiva di una grande idea.
Jean Monnet-"Cittadino d'Europa"
La protezione dell ambiente dovrà costituire parte integrante del processo
di sviluppo e non potrà considerarsi in maniera isolata.
Papa Francesco "Laudato sii"
La bonifica che rende possibile lo sviluppo
territoriale e lo sviluppo territoriale che rende
possibile la bonifica.
Un chiasmo-proposta circa la scoperta Roveri.
Relazione di Giampiero Cardillo
1. Convivere con un rischio non totalmente comprimibile
Il sito istituzionale dell'ARPA Toscana elenca con diligenza sia ambiti dove l'Amianto è
stato usato in maniera consistente, sia una piccola parte dei 3000 prodotti che nel tempo sono
entrati in commercio.
Ne interpreto alcuni dati (1) e mi chiedo se una realtà così descritta (non esaustiva) possa
essere compendiata nei soli 38000 siti contenenti Amianto censiti dall'INAIL finora.
Alcune altre stime parlano di 300-500mila siti piccoli e medi e anche rilevanti, oltre a quelli
cospicui di interesse nazionale e locale già circoscritti. Altri azzardano la cifra di un milione di
siti, che difficilmente emergeranno in toto, o perché murati, o interrati, o calati in fondo al mare
o nei laghi e nei fiumi. Non si possono contare facilmente i micro-siti non più in uso, o perché
piccolissimi, o perché dispersi nelle campagne, nelle baraccopoli, sui tetti e nei muri delle città
storiche (reti d'aria) o sui monti. Piccole quantità, difficilmente individuabili, ma non meno
micidiali dei grandi giacimenti inquinanti. Nessuno, infatti, è disposto a giurare su una stima
del peso complessivo in gioco, né del volume, né della quantità di Amianto che insiste sul, o
sotto, il suolo patrio in maniera episodica (mezzi di trasporto aereo- ferroviari- marittimi e
container stradali in transito, in stazionamento o in manutenzione). Sofisticati mezzi satellitari
potranno darci numeri più definiti, ma mai definitivi.
La prima parte del ragionamento si conclude qui: sic stantibus rebus, un rischio residuo
da contrastare, speriamo sempre più compresso, sussisterà in molti contesti più o meno
pericolosi. Perciò l'azione sussidiaria dell'ONA in ambito scientifico, del diritto,
assistenziale e giudiziario, non defletterà, ma cercherà di potenziarsi, cercando
convergenze nelle Istituzioni, promuovendone di nuove, attraverso i contatti con la
cittadinanza attiva.
2
2. L'inquinamento non soffre di pregiudizi: ognuno, ognidove, ha la propria
quota di complessità da affrontare
La mappa provvisoria della presenza dei tre tipi diversi di Amianto nel Paese è forse uno dei
non pochi, ma sciagurati e indesiderabili, esempi di coesione territoriale: Nord, centro e sud,
isole minori comprese, hanno tutte, per ragioni diverse, la loro quota di veleno.
Sottolineo poi che l'Amianto non giace (occulto o custodito) quasi mai solo, ma in buona
compagnia di altri veleni, a volte in forma di compostaggio casuale, spesso criminale-
organizzato, o accidentale, o per bonifiche errate (gli esperti in questa sala sanno a quali siti mi
riferisco, oggetto di attenzione giudiziaria).
La presenza, oggi, di un professore-inventore del nord e l'adesione annunciata di rappresentanti
delle Istituzioni e del mondo produttivo del nostro migliore sud ci conferma, anzitutto, che non
esiste, come non deve esistere, un pregiudizio antropologico, di latitudine o di longitudine, per
dar luogo a fenomeni di catastrofico inquinamento. Ma, fortunatamente, per converso non
esistono pregiudizi discriminanti per dar luogo a fenomeni virtuosi, a tentativi di rinascita e di
sviluppo territoriale, che proprio della catastrofe prova a servirsi come una forza propulsiva.
Non voglio certo sostenere che si sia fortunati, tanto quanto si è inquinati.
Ma l'emergenza, il "nuota o affoga", potrebbe fare la differenza. In positivo, anche se siamo
incastrati dall'inerzia istituzionale, dalla destrutturazione funzionale degli apparati pubblici e
privati, dall'economia finanziaria che scommette su tutto, ma non sull'incivilimento dei territori.
Questa moderna specie dannosa di economia non intende radicarsi in uno qualsiasi di questi
territori inquinati o in altri anche più accoglienti. Questa economia terminale globale intende
volare sempre libera per il globo alla velocità informatica, per colpire e dileguarsi, rifuggendo
l investimento nel lungo periodo.
La seconda riflessione si conclude qui: un intero Paese ha quantità e qualità diverse di
complessità da affrontare per far risorgere territori morti. Ma la complessità è ovunque
sopra una soglia critica tale che "non potrà considerarsi in maniera isolata", come
sostiene Papa Francesco, ma va affrontata con l'arma dello sviluppo.
3. Può una invenzione semplice e geniale cambiare questo stato di cose?
No, non può.
O meglio, non può da sola. Ma può, assieme a molti stakeholder interessati ad un dato
territorio, provare a partecipare all'armonizzazione di iniziative che ne ricomprendano
l'applicazione, in uno sforzo corale. Perché se lo sviluppo e l'incivilimento territoriale sono la
chiave di volta della soluzione, essi non sono figli solo di una idea o di una sola idea, ma di una
cooperativa di intenti concreti, di interessi condivisibili.
Mi riferisco ad un particolare tipo di sviluppo, a quello che possa partire proprio da
catastrofiche azioni distruttive, più o meno criminali, che hanno reso molte nostre terre povere,
inospitali e (apparentemente) senza presente, né futuro. Anche se con un passato testimoniato
da ricche, resistenti bellezze paesaggistiche, dove sono incastonati gioielli architettonici e
artistici unici, meravigliosi e irripetibili, che però non dispiegano più la potenzialità generatrice
e rigeneratrice che è loro propria.
3
4. Le competenze-cerniera
Le testimonianze del Presidente dell'ONA e del prof. Roveri mi auguro possano aver suscitato
in noi tutti la consapevolezza che:
- gli scienziati non sono profeti portatori di parole indiscutibili, ma uomini di ingegno e
coraggio che parlano di ciò che hanno intuito, ipotizzato, organizzato e sperimentato in
laboratorio, mettendo in gioco ogni volta pubblicamente la propria credibilità, sia nel loro
specifico mondo, che fuori di esso;
- gli scienziati non hanno l'obbligo di dimostrare altro, se non quello che risulta dai loro
esperimenti di laboratorio.
Altre sono le competenze-cerniera che collegano la scienza, il mondo della produzione, il
mondo del diritto, le istituzioni e la cittadinanza attiva. Competenze-cerniera che debbono, a
loro volta, intuire, ipotizzare, organizzare sul territorio le migliori applicazioni di quanto
proposto dalla scienza inventiva. Competenze che ingegnerizzino un metodo, costruiscano una
macchina industriale, fissandone un comportamento sicuro in campo per il maneggio dei
pericolosi materiali da trattare. Debbono poter rimediare anche ad errori di stoccaggio del
materiale, suggerire e ottenere deroghe a normative assenti o troppo stringenti o la riscrittura ad
hoc delle stesse, per favorire la nascita di un sistema produttivo efficiente in tempi e a costi
ragionevoli. Un compito intermedio, che precede la vera applicazione di quanto proposto dalla
scienza e ne misura in anticipo le concrete possibilità d'uso e sviluppo in vari contesti dati.
Compito difficile e costoso, che lo scienziato-inventore non deve essere costretto ad assolvere,
ma solo a promuovere e seguire. Un passaggio indispensabile perché nasca un piano industriale
ragionato e concreto per lo sviluppo di una creazione dell'ingegno. E sappiamo già ora che una
applicazione del genere potrebbe avere una vita industriale anche breve per sostenerne, anche
in una Economia Sociale di Mercato, i costi di impianto e di esercizio, atteso che fondi a
sostegno dell'intera impresa non ci sono, né ci saranno mai.
Perciò appare chiaro, già solo per questa ragione, come occorra trovare un complesso di
sostegni, paralleli e concorrenti, affinché una ipotesi di tecnica risolutiva del problema
Amianto possa essere applicata in larga scala.
5. La non pianificazione olistica: il piano che si forma da sé. I luoghi della
ricerca applicata e del progetto. Il Grande Progetto.
L'ONA non crede più da tempo che la risoluzione del problema Amianto si riduca solo alla pur
indispensabile azione protettiva, associativa e divulgativa della scienza fisica, chimica,
biologica e medica specialistica, accanto all'azione concreta in campo previdenziale,
assicurativo, assistenziale, giudiziario.
Il nostro Osservatorio ha finora dispiegato con qualche successo questo tipo di azione, con il
contributo di 10.000 cittadini attivi straordinari.
L'ONA ha stimolato anche la nascita di provvedimenti legislativi, ma rimane convinto che non
esistano pianificazioni, programmazioni, leggi speciali nazionali o locali in grado di essere
supportate tecnicamente e finanziariamente in modo adeguato per eliminare o ridurre
seriamente il rischio da Amianto e da altri inquinanti.
Occorre di più.
Occorre imparare a mutare, olisticamente, un problema gravissimo in una risorsa da
sfruttare mediante la categoria del Grande Progetto, come sosteneva Jean Monnet.
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Sono veramente troppi i denari EU non utilizzati dal nostro Paese. Sono ingiustificabili le
difficoltà di utilizzare e gestire i cospicui fondi della Cassa Depositi e Prestiti e della BEI,
anche dedicati all'innovazione.
Ciò accade soprattutto per la mancanza di luoghi della ricerca e del progetto e di normative
praticabili per un moderno, corretto e bilanciato Partenariato pubblico-privato.
Il fallimento, troppo spesso giudiziario, di questa alleanza tra pubblico e privato
testimonia la latitanza di Istituzioni adeguate e competenti e la scarsa presenza di Imprese
Sociali. Questo ingessa una Nazione che soffre la fame e il sottosviluppo, immobilizzata
davanti a una tavola riccamente imbandita.
Occorre cambiare questa situazione. In fretta, giacché i numeri riferiti alle bonifiche definitive
già eseguite in genere e a quelle riguardanti il solo Amianto sono irrisori. Del resto è
impensabile bonificare un territorio solo dall'Amianto e non dagli altri veleni accumulati nelle
medesime discariche o l'Amianto ancora in situ, o, peggio, occultato assieme ad altri
inquinanti; la discarica, per l'Amianto come per altri veleni, non è la soluzione del
problema, proprio come non lo è la pur meritoria azione delle Magistrature e della Scienza,
medica preventiva o curativa; la "cura Roveri" per l'amianto è una strada che definisce un
obiettivo radicale di distruzione della fonte di rischio, decisamente migliore della migliore
discarica.
6. Fare squadra sul territorio
Il "genio" italiano è una realtà positiva anche oggi, come lo è stata in passato. Olivetti, dalla
parte imprenditoriale, come Natta, dalla parte scientifica e mille altri, come il prof. Roveri,
hanno sofferto, pur con qualche luminosissimo passato successo, della mai risolta minorità
Italiana nel saper "fare squadra" forte e duratura sul territorio tra la scienza teorico-
sperimentale, l'applicazione tecnologico-industriale, le istituzioni, la cittadinanza attiva
sussidiaria e il mondo produttivo- finanziario; laddove latita il valore d'impresa, come lo
definisce Marco Vitale, incardinato nel territorio, laddove latita l'incivilimento che è portato
dallo sviluppo economico, prospera, invece, "l'altra economia", quella criminale piu o meno
organizzata.
Quella che vale ormai troppi punti di PIL e molti posti di lavoro e che si confronta ogni giorno
con un interesse politico e amministrativo a volte conflittuale, troppo spesso inerte, spesso
connivente. L'altra economia criminale si muove bene nel deserto di competenze delle
istituzioni, tra le norme impraticabili, nell'accidia amministrativa, a braccetto con falsi
finanzieri e improbabili imprenditori senza scrupoli e senza vera organizzazione produttiva.
7. Un sistema moderno di ricerca
Un sistema moderno della ricerca, come quello tedesco, imperniato su una fitta rete di strutture
e centri, diffusi capillarmente su tutto il territorio e impegnati in partnership con le più
importanti industrie e aziende del paese, appare essere oggi, mutatis mutandis, uno dei processi
pubblico-privato da imitare. Esso è indispensabile per la tenuta del sistema Italia, che proprio
dall'innovazione deve trarre continui punti di forza (2).
Il carico finanziario e organizzativo della ingegnerizzazione di una scoperta scientifica, il
collegamento operativo con le Istituzioni e la burocrazia nazionale e locale, non possono essere
efficacemente sostenuti da una sola delle parti in causa, come l'imprenditoria, specie se di
piccola stazza o soggetta ai rigori dell'economia finanziarizzata. La quale, notoriamente,
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osteggia il medio e lungo termine dell'investimento, indispensabile per il consolidamento
tecnologico- produttivo di una scoperta scientifica veramente innovativa.
Occorre poter fare squadra, territorio per territorio; ogni scoperta scientifica che implichi il
radicamento territoriale della sua applicazione (come la bonifica) pone oggi il problema di non
poter avere un futuro industriale per qualsiasi scala industriale applicativa. Può accadere che
una scoperta scientifica non abbia futuro in nessuna scala operativa. Oppure potrebbe averne
per una determinata scala dimensionale soltanto, da individuare assieme ad una parte
selezionata di sistema-paese, interessato allo sviluppo di un dato territorio. Ma questo non si
realizza senza il concorso di un potente ente di ricerca capace di coercire finanche la riserva,
pur politicamente corretta, del principio di precauzione, spesso usata in termini ricattatori per
non fare, per non aggiornare comportamenti amministrativi tratti da normative superabili. La
norma paralizzante viene usata come scudo per non fare, per non osare, per non avere struttura
efficace di comando e controllo. Una sorta di sciopero bianco istituzionale continuo, a
disposizione di qualsiasi esercizio di potere frenante o, peggio, ingerente in modo criminale.
8. La logica statalista
Non si può fare nulla che significhi bonifica e sviluppo senza una molteplicità di stakeholder,
che superino sia la logica statalista-assistenzialista, ormai senza risorse, sia l'assenza di
interesse per l'investimento a lungo termine di una economia globale finanziarizzata, sia la
normativa che ingessa e scoraggia l'innovazione, o semplicemente l'iniziativa d'impresa. Ciò
accade in un Paese immobilizzato da norme impossibili da praticare e gestire, da troppi pareri
concorrenti. A volte le norme appaiono essere addirittura criminogene (come sostiene spesso il
dott. Cantone a proposito di sistemi normativi per i l'erogazione di finanziamenti pubblici, del
codice appalti e di leggi obiettivo).
Senza questo salto di qualità, non ci resta che esportare all'estero il problema Amianto a costi
insostenibili, come è avvenuto per il residuo nucleare e come sta avvenendo da tempo per
piccole quantità di rifiuti speciali e pericolosi, Amianto compreso, a prezzi da gioielleria.
Se non ci sono fondi pubblici per la bonifica, occorre tentare di sviluppare, attorno a ogni
innovazione che viene proposta, una economia dello sviluppo, giammai una mera economia
della bonifica, che è inconsistente ab initio dal punto di vista industriale. Se non si generano
contemporaneamente progetti fiancheggiatori della bonifica, alcuni dei quali destinati ad essere
i veri protagonisti e il sostegno vero di un processo di incivilimento, non parte nessun processo
virtuoso, ma partono solo processi.... giudiziari.
Occorre fare in modo che i costi marginali, insostenibili altrimenti, della bonifica possono
essere ben assorbiti nell'intero processo virtuoso di creazione di ricchezza per un dato territorio.
Qui soccorre l'esperimento grandioso dell'impresa olivettiana, che oggi in Italia sopravvive
grazie a pochi, quasi eroici esempi (Loccioni, Cucinelli, Della Valle, Reza Arabia e molti
altri meno noti) e, fuori d'Italia, per lo specifico tema della bonifica, della cura incivilente del
territorio, della condivisione della ricchezza, che genera solido sviluppo. Lo sviluppo che rende
possibile la bonifica è ben visibile in luminosi esempi come nelle bonifiche della Ruhr, di
Bilbao, di Metz, di Pittsburgh, Valencia,etc). È stato fatto. Si può fare.
Occorre perciò credere fortemente nella catarsi possibile di un qualsiasi territorio assediato
dall'inquinamento e dalla rovina idro-geologica e urbanistica, quando in esso si generano
progetti concreti, armonizzati e protetti dalle Istituzioni e dalla cittadinanza attiva.
Si tratta di creare i "luoghi del progetto", anche olisticamente, perché, in questa paralisi
ossequiosa di norme anche criminogene, solo olistici potebbero essere i progetti che potrebbero
diventare realtà.
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Luoghi del progetto come quelli della ricerca operativa tedesca oggi non ne abbiamo in Italia.
Ma abbiamo solide università, ottimi ingegni, che cercano sussidiariamente di supplire alla
carenza anche di ricerca operativa, da colmare al più presto.
Istituzioni di livello europeo, che sappiano raccogliere e armonizzare i portatori di interesse
nello sviluppo del territorio liberato dai veleni, non ne abbiamo. Ma disponiamo ancora di
poco valorizzati uomini della Politica delle Isituzioni e dell'Amministrazione, delle
associazioni, degli ordini professionali, di professionisti veri, di produttori di idee industriali e
di uomini dell'industria non finanziarizzata che cercano, ogni giorno, di sottrarsi alla deriva
suicida di non fare per non sbagliare, di impedire che altri facciano, di lucrare sulla vita
economica e finanziaria di tutti.
9. La mappa delle competenze
Una economia produttiva tutta ben normata, ma sostanzialmente sterile, non serve, nel senso
diabolico del termine. Servire il bene comune, invece, non servirsi delle Istituzioni,
incoraggiare i valori d'impresa in senso olivettiano. Questa è la strada. L'unica.
Si tratta di scoprire i capisaldi dell'incivilimento di un sistema produttivo locale, basato
su una "Mappa delle Competenze necessarie", come quella studiata e tipizzata dalla
Fondazione Olivetti, assieme all'ENI, recentemente.
Occorre non temere socraticamente l'incertezza, che favorisce l'innovazione.
Il sistema Roveri può essere una occasione per provare, per forzare le resistenze, per
coprire le insufficienze, per fare con altri mezzi e molto coraggio ciò che per i vituperati
tedeschi è pura routine quotidiana.
10. Il nuovo Codice Appalti
La riforma, mediante legge delega, del Codice Appalti, avviata a conclusione per l'inizio del
2016, appare in questo quadro molto più interessante di qualsiasi norma dedicata
specificatamente all'Amianto, perché la norma generale interferisce sempre in quella
particolare, giacché ne limita e ne condiziona gli obiettivi raggiungibili.
La nuova norma riduce gli articoli da 650 a 250, riduce il carico documentale per le imprese,
incardina l'ANAC di Cantone nel sistema appalti, come fulcro di ogni attività non solo
repressiva, ma di monitoraggio, regolazione amministrativa, proposizione semplificativa
mediante un sistema di soft-law fatta di bandi-tipo, circolari esplicative, line guida.
Mi aspetto dalla stesura definitiva del governo una riflessione sulla consistenza tecnica
dell'ANAC, avviata a colmare anche il deserto di competenze delle 35000 stazioni appaltanti,
ora ridotte di molto. Ma non sembra siano state dotate tecnicamente più di prima, per essere
luogo sapiente, competente e capace del progetto perfetto, invocato giustamente anche dal
Ministro Del Rio.
Senza questo incardinamento anche delle competenze per conferire capacità proposta
nell'ANAC o altrove (centri di ricerca?), l'ANAC rischia di fare meglio solo un lavoro di
controllo e di avvio di un procedimento repressivo, che per un magistrato è sicuramente
congeniale. Gli OOPP esultano, perché, quasi abolito il progetto integrato, gli studi
professionali sembra che avranno lavoro da fare, in gara fra di loro, con tempi e risultati, però,
tutti da verificare. Infatti potrebbe risultare velleitario presupporre di saper entrare in un mondo
militare, sanitario, scolastico, marittimo, stradale, ferroviario, aeroportuale, etc, senza un
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collegamento fatto di lunga esperienza con questi mondi specifici. La parte pubblica dovrebbe
poter parlare per bocca di tecnici propri, di grande valore e competenza, che però non ha più o
forse non ha mai avuto nella giusta misura. E qui il serpente di morde la coda.
Staremo a vedere.
Cantone potrebbe far meglio anche il lavoro di unificazione e snellimento dei comportamenti
amministrativi. Anche questa musica è nelle corde di un magistrato.
Ma l'alta competenza, che non hanno finora dimostrato anche i centri unici di acquisto e la
scarsissima capacità progettuale in house nelle PA, potrebbe rivelarsi critica rispetto alle
capacità di controllo del processo produttivo e di collaudo. Le decine di collaudatori esterni del
MOSE sono costati somme iperboliche. Nel raccordo delle varie fasi del procedimento e nella
calibrazioni delle forze in gioco c'è qualcosa da perfezionare.
Vedremo se ciò che è stato cacciato dalla porta non rientrerà dalla finestra.
Il sistema pubblico- privato funziona solo se la parte pubblica è anche lei competente e capace
di grandi lavori e quando la parte privata possa dimostrare di avere più tecnici di vaglia, che
avvocati e tecnici abili solo nel ricorso e nella riserva. Il metodo di accreditamento delle
imprese è ancora perfezionabile ed è il vero centro della questione vista dalla parte privata.
Ottima è l'indicazione di favorire le aziende incardinate nel territorio. Il metodo di
assegnazione dei lavori, in presenza di progetti granitici, potrebbe anche ridursi addirittura a un
sorteggio condizionato, giacché la laboriosità che richiede l'esperimento di una gara ad offerta
più vantaggiosa non trova riscontro negli apparati pubblici e le operazioni di schedatura
dovranno essere appaltate anch'esse, con dubbi risultati di trasparenza, immettendo il lavoro di
un progettista esterno nelle fasi di gara e con commissari di gara, più o meno accentrati e
accertati, che potrebbero essere anche non-tecnici e capire poco di quelle schede.
Cosa ha a disposizione un RUP per giudicare efficacemente un progetto? O è Leonardo da
Vinci, noto tuttologo, o si deve avvalere degli stessi progettisti esterni per farsi spiegare ... non
certo per giudicare. L'Economia del ribasso d'asta che copre gli errori di programma dovrebbe
sparire, con la compressione dei ribassi. Meglio se sparissero del tutto. Il tempo di contenzioso
e il tempo giudiziario in genere non dovrebbe far più parte del tempo da calcolare ab initio per
un lavoro pubblico e pubblico-privato. Ma progetti granitici escono solo da forni adatti e non
casuali.
Occorre saper costruire in modo permanente o olistico questi luoghi del progetto perfetto, senza
confidare totalmente nel mondo troppo variegato della progettazione professionale privata.
Avere anche una alternativa ben solida, varrebbe la pena. I centri di ricerca di livello europeo,
già costruiti in partenariato, in parte fisso e in parte variabile tra Pubblico e Privato, potrebbero
servire anche a questo.
11. Conclusioni
L'uso del "brodo acidificante" del prof. Roveri, fatto di rifiuti (siero di latte e altri residui agro-
alimentari) per trasformare un rifiuto (Amianto incapsulato) in risorsa (idropitture, metalli
rari,etc), consente un pur piccolo e parziale auto-finanziamento alla conclusione del proprio
ciclo produttivo, recuperando materiali di pronto impiego e materie prime a volte di pregio.
Ma non su questo occorre puntare.
Occorre guardare lontano, dotarsi di un grande progetto, dei luoghi e degli uomini adatti per
produrlo e amministrarlo, come raccomandava Jean Monnet, a partire dalla necessità di
verificare la praticabilità industriale della scoperta, creando attorno ad essa una economia di più
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cespiti, che potrebbero avere poco a che fare con l'Amianto, ma sul territorio potrebbero
armonicamente coagularsi per produrre ben altro dell Amianto inertizzato.
Produrre sviluppo, incivilimento, dunque.
Vale la pena tentare. Siamo il secondo paese manifatturiero in Europa e il settimo nel mondo!
Grazie dell'attenzione.
Note
(1) Cemento-amianto (eternit)
Il 25% di molto cemento usato in edilizia e negli impianti è Amianto. Impossibile
quantificarne il tonnellaggio complessivo. Il peso da considerare del materiale da trattare
ricomprende, accrescendolo enormemente) anche il materiale di incapsulamento (con peso
specifico assai più alto rispetto all'amianto).
Utilizzi nell'industria
- materia prima per produrre molti manufatti e oggetti;
- isolante termico negli impianti che utilizzavano (es. centrali termiche e termoelettriche,
industria chimica, siderurgica, vetraria, ceramica e laterizi, alimentare, distillerie,
zuccherifici, fonderie);
- isolante termico negli impianti a bassa temperatura (es. impianti frigoriferi, impianti di
condizionamento);
- isolante termico e barriera antifiamma nelle condotte per impianti elettrici e nelle camicie
dei fili elettrici;
- materiale fonoassorbente.
Utilizzi nell'edilizia
- centrali termiche o nei garage degli edifici (anche di civili abitazioni) come materiale
spruzzato su travi metalliche o in cemento armato, sui soffitti, come componente delle
coppelle che ricoprono le tubazioni che trasportano fluidi caldi dalle caldaie (es: acqua di
riscaldamento);
- coperture di edifici industriali o civili sotto forma di lastre ondulate o piane in cemento-
amianto (eternit);
- pareti divisorie o nei pannelli in cemento-amianto dei soffitti di edifici prefabbricati (es:
scuole e ospedali);
- canne fumarie in cemento-amianto;
- serbatoi e nelle condotte in cemento-amianto per l'acqua;
- pavimenti in vinil-amianto (linoleum).
In ambiente domestico
- elettrodomestici di vecchia produzione (asciugacapelli, forni, stufe, ferri da stiro, nelle
prese e guanti da forno e nei teli da stiro, nei cartoni posti a protezione di stufe, caldaie,
termosifoni, tubi di evacuazione fumi)
Nelle abitazioni
- Coperture in cemento-amianto;
- Canne fumarie in cemento-amianto;
- Cassoni per acqua in cemento amianto;
- Pannelli isolanti;
- Coibentazioni di tubature;
- Pavimenti vinilici (tipo linoleum;
- Prefabbricazione pesante, media e leggera.
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Nei trasporti
- rivestimenti con materiale isolante di treni, navi e autobus;
- freni e frizioni;
- schermi parafiamma;
- guarnizioni;
- vernici e mastici antirombo .
Usi rari e insoliti dell'amianto in passato
- Adesivi e collanti;
- Tessuti ignifughi per arredamento come tendaggi e tappezzerie;
- Tessuti per imballaggio;
- Tessuti per abbigliamento ignifughi e non come feltri per cappelli, cachemire sintetico,
coperte, grembiuli, giacche, pantaloni, ghette, stivali;
- Carta e cartone (filtri per purificare bevande, filtri di sigarette e da pipa, assorbenti igienici
interni, supporti per deodoranti da ambiente, solette interne da scarpe)
- Nei teatri (sipari, scenari che simulano la neve, per protezione in scene con fuoco, per
riprodurre la polvere sulle ragnatele, su vecchi barili);
- Sabbia artificiale per giochi dei bambini;
- Trattamento del riso per il mercato giapponese.
(2) La Germania è seconda al mondo per numero di dottorati, 24946,contro i 9604 italiani.
Dispone di ben 4 grandi centri di ricerca di livello mondiale: il Max Planck, con 12300 unità
interne e 10.000 dottorandi ed è largamente presente a Roma e Firenze; la Helmholtz con
28.000 unità; il Fraunhofer, con 59 istituti, 17.000 unità, presente a Bolzano; il Leibniz con
86 istituti e 16100 unità.
Appendice
Resoconto del Convegno ONA Onlus tenutosi il giorno
11.07.2015 presso Castello di Ceglie del Campo in Bari.
La bonifica dell'Amianto:
una economia che nasce un territorio che risorge
L'Osservatorio Nazionale sull Amianto (ONA - Onlus) ha presentato alle
Autorità, alle Istituzioni, ai cittadini, alle organizzazioni civili, professionali e
produttive della operosa Puglia un metodo scientifico innovativo per rendere
inerte il micidiale e pericolosissimo Amianto, creando una opportunità
tecnologicamente avanzata di sviluppo di una economia del recupero e dello
sviluppo del territorio.
Il Convegno era aperto alla collaborazione di tutte le Istituzioni e ai
soggetti pubblici e privati, che sono stati invitati a partecipare, in quanto
interessati al benessere della cittadinanza e allo sviluppo economico della
Regione Puglia.
Sono intervenuti in qualità di relatori, oltre al Presidente, Avv. Ezio
Bonanni, anche il segretario dell ONA Onlus, Dott. Michele Rucco, il Prof.
Norberto Roveri, che ha illustrato il metodo di sua invenzione per
l inertizzazione dell amianto la cui applicazione industriale potrebbe
concorrere a trasformare il problema Amianto in una buona opportunità di
sviluppo territoriale diffuso, e anche il Dott. Giuseppe Calò, amministratore
della società licenziataria del brevetto.
E' seguito l intervento del Prof. Gaetano Veneto, per più di 40 anni
ordinario di Diritto del lavoro presso l Università di Bari, componente del
Comitato Tecnico Scientifico dell ONA Onlus, il quale ha presentato una
relazione sul ruolo del diritto del lavoro in materia di tutela della salute e
dell ambiente.
L Arch. Giampiero Cardillo, del Comitato Tecnico Scientifico
dell ONA-Onlus e responsabile delle iniziative di sviluppo territoriale
dell'ONA, ha presentato le prime valutazioni tecniche dell associazione sul
metodo Roveri . Occorre esplorare nuovi scenari che la Scienza offre per la
compressione dei costi di disinquinamento e di custodia dell'inquinante,
nonché della riduzione a zero del costo sociale dell'inquinante incapsulato o,
peggio, ancora occultato o incognito. Passare ad una fase non solo difensiva
del territorio dal veleno Amianto, per creare una economia virtuosa del
recupero del territorio, stabile nel tempo, a costi irrisori rispetto agli attuali
assolutamente insostenibili dalle istituzioni e dai privati.
La Dott.ssa Maria Grazia Canuto, componente del Comitato Tecnico
Scientifico dell ONA Onlus, ha tenuto una relazione sulle tecniche costruttive
alternative all utilizzo dell amianto nell auspicio della sua messa al bando
globale.
Il convegno costituisce la prova che passare dalla protesta alla proposta
si può e si deve", ha dichiarato l Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell ONA
Onlus - "E impensabile sconfiggere una economia secolare basata su facili,
enormi guadagni, se non creando una opposta, concreta "economia di
liberazione" dal veleno Amianto, favorendo cointeressenze fra diversi attori
pubblici e privati, affinché tutti trovino interesse nella resurrezione dei
territori inquinati. Eliminare le "economie di rapina da bonifica", che trovano
alimento nella timidezza istituzionale verso l'uso produttivo della Scienza
applicata. Si deve promuovere e sostenere ogni iniziativa sul piano locale e
nazionale, dove la ricerca trovi applicazione sussidiaria a livello industriale.
L'ONA auspica che, come hanno fatto da tempo la Francia e la Germania,
l'Italia possa dotarsi di adeguati Grandi Centri di Ricerca operativa, capaci di
affiancare gli scienziati di pregio, che non mancano nel nostro Paese,
per passare, in sicurezza, dal laboratorio all'industria. La compressione dei
costi del disinquinamento mediante nuove tecniche deve essere una delle
principali fonti di ristoro delle iniziative pubblico- private sul territorio.
Valore d'impresa e istituzioni efficaci ed efficienti, finalmente insieme. Anche
in Italia.
Nel frattempo occorre sostenere le sperimentazioni possibili, basate su
scoperte, come quella del prof Roveri, che hanno avuto successo in
laboratorio, allorquando, in mancanza di idonee strutture operative post-
scoperta, l'iniziativa di privati voglia cogliere a proprio rischio le opportunità
che nascono da una scoperta scientifica. Coraggio istituzionale e della società
civile, ciascuno con i propri specifici obiettivi di servizio del bene comune,
possono aprire nuovi scenari e prospettive a basso costo del disinquinamento,
rispetto allo stallo attuale per costi insostenibili. Occorre trasformare un grave
problema in una grande opportunità di sviluppo di una sana economia del
recupero dei territori inquinati.
La sola scienza e le sole battaglie giudiziarie, che l'ONA sostiene ogni
giorno, con ogni sforzo, non ci salveranno dall'Amianto!
Si può seguire la registrazione video del Convegno collegandosi al link:
https://www.youtube.com/watch?v=nssgrAvYygk
Dipartimento bonifica e decontaminazione
dei siti ambientali e lavorativi.
Il piano nazionale amianto dell ONA ONLUS, alternativo a quello del
Governo Monti e del Ministro Balduzzi, è già operativo, ed è in corso la
mappatura dei siti attraverso il portale
http://www.onaguardianazionaleamianto.it/, per permettere dunque anche ai
tecnici di verificarne l effettiva presenza e di segnalarla alle Autorità.
Il funzionamento del portale è stato spiegato anche dal TG2
(http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-85eeea79-afb7-
4fb0-8048-643181396c35.html ) e nel corso della conferenza stampa alla Camera
dei Deputati del 24.04.2014 (visionabile agli indirizzi
https://www.youtube.com/watch?v=YeB28bCYOfg e
https://www.youtube.com/watch?v=EfY3GdGXXAs).
Il programma permette a tutti i cittadini di collaborare, e ad esso faranno
seguito progetti elaborati dall associazione, con il coinvolgimento degli Ordini
Professionali, degli Imprenditori e in generale delle forze sane del Paese, al fine
di perseguire la bonifica e decontaminazione, in grado di realizzare quella
prevenzione primaria, attraverso la non esposizione ad amianto, che è l unico
strumento per evitare l insorgenza delle patologie asbesto correlate, secondo
l insegnamento del Prof. Giancarlo Ugazio, componente del Comitato Tecnico
Scientifico dell ONA Onlus.
Nel nostro Paese, ogni anno, a causa delle patologie asbesto correlate
perdono la vita più di 5.000 persone, nell assoluta indifferenza del Governo
nazionale, come messo in evidenza dall Avv. Ezio Bonanni, con enormi costi
non solo economici, per le cure e le prestazioni previdenziali ed assistenziali, ma
soprattutto morali e sociali: una vera e propria emergenza, che nessuna
Istituzione intende affrontare, e che impone dunque la mobilitazione di tutti i
cittadini.
Al fine di poter contribuire alla mappatura e quindi alla successiva bonifica
e decontaminazione dei siti con presenza di amianto, l Associazione oltre ad
avere elaborato un piano nazionale amianto alternativo a quello del Governo
Monti, ha chiamato i cittadini alla mobilitazione, al fine di poter affrontare e
risolvere questo problema, con la costituzione quindi del Dipartimento bonifica e
decontaminazione dei siti ambientali e lavorativi, coordinato dal Sig. Tagliapini
Riccardo, che collaborerà con l Avv. Ezio Bonanni, presidente nazionale, e con
tutti i comitati territoriali e settoriali, ad affrontare e risolvere questo problema,
oltre che quale strumento di sostegno per quei cittadini che ritengono di poter
essere esposti ad amianto per la presenza di siti contaminati.
Dalla protesta alla proposta
Come trasformare un problema in risorsa
Ascoli Piceno, 14 giugno 2014
Prosegue la mobilitazione dell' ONA ONLUS: il giorno 14.06.2014 a
partire dalle ore 9.00 in Ascoli Piceno presso il Palazzo dei Capitani - Sala dei
Savi si terrà il convegno "AMIANTO: DALLA PROTESTA ALLA
PROPOSTA", nel corso del quale interverrano l'Avv. Ezio Bonanni, Presidente
Nazionale ONA ONLUS, il Dott. Tagliapini Riccardo, Coordinatore Nazionale
Dipartimento Bonifica e Decontaminazione dei siti Ambientali e Lavorativi, la
Prof.ssa Lory Santarelli - Dipartimento Scienze Molecolari e Cliniche -
Università Politecnica delle Marche, ed altri relatori come da locandina e
brochure che si allegano.
ONA Guardia Nazionale Amianto
Segnalazione siti contaminati amianto.
Il sito GuardiaNazionaleAmianto (raggiungibile all indirizzo
http://www.onaguardianazionaleamianto.it/) è una piattaforma digitale che
permette ad ogni singolo cittadino di segnalare luoghi in cui ci sia una presunta
presenza di amianto.
La segnalazione avverrà attraverso due distinti metodi di "denuncia":
· Tramite la pagina SEGNALA! il cittadino avrà la possibilità di descrivere il
punto in maniera completamente anonima. La segnalazione sarà presa in
carico dagli amministratori della piattaforma per iniziare la procedura di
analisi ed eventualmente di inertizzazione del punto stesso.
· Registrandosi alla piattaforma seguendo la procedura di Registrazione. In
questo caso, l'utente potrà monitorare l'evoluzione degli interventi sui siti da
lui definiti.
Progetto Guardia Nazionale Amianto
Regolamento.
L ONA - Dipartimento bonifica e decontaminazione dei siti ambientali e
lavorativi - ricerca Guardie Nazionali Amianto, utenti ad alta consapevolezza
ambientale, disponibili a partecipare a diverse attività di sensibilizzazione verso
tutta la cittadinanza e di controllo della presenza di amianto sul territorio
nazionale.
Le G.N.A. selezionate saranno munite di strumenti utili per lo sviluppo
delle attività informative e di ispezione del territorio.
Le aspiranti guardie devono frequentare un apposito Corso formativo
organizzato dall ONA stessa. Gli ammessi al corso devono frequentarlo con
impegno e diligenza.
MODALITA DI ADESIONE:
L Associazione ONA Onlus è aperta a qualsiasi persona che vorrà
parteciparvi senza distinzione di sesso,estrazione sociale, credo , cittadinanza e
appartenenza politica.
Per l ammissione il richiedente deve rivolgere espressa domanda recante la
dichiarazione di condivisione delle finalità che l associazione si propone e
l impegno ad approvarne i regolamenti.
1.Requisiti:
Possono fare domanda di iscrizione i cittadini che abbiano compiuto il 18° anno
di età che hanno:
1. Interesse per le tematiche ambientali;
2. Disponibilità a svolgere un'attività di volontariato;
3.Propensione al confronto costante con il Dipartimento bonifica e
decontaminazione dei siti ambientali e lavorativi;
4. Disponibilità a frequentare i corsi di formazione;
5.Non aver riportato condanne con sentenze passate in giudicato per delitti che
incidono gravemente sulla moralità e sulla capacità di contrattare con la pubblica
amministrazione.
2.Compiti del volontario
Monitoraggio del territorio a lui assegnato;
Distribuzione di materiale informativo sui pericoli dell amianto, rischi per la
salute e importanza della rimozione dei manufatti contenenti amianto;
Accompagnamento del cittadino nei rapporti con l'ONA;
Gestione di punti informativi organizzati nei luoghi di maggior frequenza;
Mantenere rapporti di partecipazione con il coordinatore;
Promozione e organizzazione di ogni forma di volontariato attivo dei cittadini
al fine di salvaguardare e/o recuperare l ambiente;
Essere di supporto per i Comuni, Istituti, Associazioni, Enti,sempre seguendo le
linee guide indicate dall'ONA;
Ai sensi delle normative vigenti, tutte le guardie di cui sopra svolgono i loro
compiti a titolo volontario e gratuito, in collaborazione con le Amministrazioni
competenti quali: Regione,Province, Comuni e ASL e/o altri Enti, Istituzioni e
Associazioni interessate alla tutela ecoambientale.
I cittadini interessati a partecipare al progetto dovranno rispettare gli
impegni riportati sul modulo di adesione a disposizione sul sito
www.onaguardianazionaleamianto.it
Le domande dovranno pervenire complete di Modulo di Adesione G.N.A. ,
Modulo di Adesione ONA onlus e fotocopia del documento di riconoscimento
all'indirizzo di posta elettronica amianto@tglgroup.it
Per aderire all'Osservatorio Nazionale Amianto e sostenere la nostra
battaglia si può sottoscrivere una tessera annuale il cui costo è di 20 Euro,o
l'importo che si vorrà.
Per maggiori informazioni a riguardo, si rimanda al link Aderisci
In allegato Regolamento e Modulo di Adesione G.N.A.
Dipartimento progettazione per la pianificazione
e lo sviluppo del territorio
.
L Osservatorio Nazionale sull'Amianto - ONA Onlus, ha disposto l'istituzione del
Dipartimento Progettazione per la Pianificazione e lo Sviluppo del territorio.
L Associazione ha costituito questo Dipartimento, di cui è Coordinatore e Direttore l Arch.
Giampiero Cardillo, Generale in congedo nei Carabinieri, al fine di elaborare nuove
soluzioni, con innovativi e complessi progetti di soluzione del problema amianto, in quanto
l amianto si lega alla contestuale contaminazione operata da altri agenti inquinanti e
patogeni concentrati in quasi il 3% del territorio nazionale .
L Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell ONA Onlus, nella sua relazione Asbestos,
killer to defeat ("L amianto, un killer da sconfiggere") che ha tenuto lo scorso 25.07.2014
nel corso della Conferenza Internazionale "ASTM Johnson Conference on Asbestos, Almost
Asbestos, and Asbestos Progeny: New Challenges" organizzata dalla ASTM, presso
l Università del Vermont ha, infatti, affermato:
Siamo dunque riusciti parzialmente, ma con determinazione, ad ottenere alcuni importanti
risultati nella ricerca scientifica, con diagnosi precoce e cura per chi è già ammalato o
rischia di ammalarsi; abbiamo fatto punire molti responsabili, criminalmente consapevoli
del danno reale inflitto ad intere popolazioni e abbiamo fatto ottenere risarcimenti del
danno per molte persone e loro familiari colpiti da questa guerra senza pietà; abbiamo
chiuso molte fabbriche di morte nel mondo. Ma non siamo che all inizio di questa battaglia.
La finanziarizzazione dell economia globalizzata, le ripetute crisi, hanno prodotto la
deindustrializzazione di alcune Nazioni manifatturiere, e, conseguentemente, minori risorse
economiche, competenze tecniche e scientifiche, che sarebbero state utili per migliorare le
condizioni di sicurezza nella gestione e nella rimozione dell amianto. La criminalità
organizzata, anch essa globalizzata, in alcune regioni, che spesso non coincidono con i
confini territoriali amministrati dagli Stati, ha manifestato interesse per il settore
industriale delle bonifiche, dopo essere stata protagonista criminale di immense operazioni
di inquinamento mortifero, corrompendo e intimidendo soggetti pubblici e privati, con
enormi fatturati (la DDA calcola in 150 miliardi l anno il loro fatturato nel settore solo
in Italia). Lo sforzo legislativo e pianificatore di Stato e Regioni, anche quello sostenuto
dall Europa, non ha dato i frutti sperati in termini di risolutiva efficacia, per deficienze
strutturali del sistema di progettazione, approvazione, esecuzione e collaudo, ma anche
perché inquinata troppo spesso dal malaffare appaltistico e criminale. Recentemente il
Piano Nazionale Amianto dello Stato Italiano, varato in fretta e senza adeguata
preparazione tecnica e finanziaria, non ha avuto attuazione. L Osservatorio Nazionale
Amianto ha elaborato un piano alternativo, sulla base dei seguenti principi: I) prevenzione
primaria: evitare ogni fonte di esposizioni ad amianto, anche crisotilo, per sconfiggere le
patologie asbesto correlate; II) prevenzione secondaria: sorveglianza sanitaria, diagnosi
precoce e intervento terapeutico tempestivo in caso di patologia; III) prevenzione terziaria:
indagini epidemiologiche, interdizione delle condotte dannose e pericolose, repressione del
crimine e risarcimento per le vittime. Questo piano potrebbe già essere operativo, grazie
alla mobilitazione dei cittadini, degli scienziati e dei professionisti indipendenti. Ma le
Istituzioni dello Stato non hanno inteso sostenere l iniziativa. Al di là di questo tentativo
sussidiario dell ONA Onlus, è di solare evidenza come sia necessario moltiplicare centri di
attività complessa per lo studio e la ricerca scientifica, ma anche per azioni concertate sul
fronte politico istituzionale e giudiziario, e per la promozione di progetti di bonifica
territoriale, come oggi l ONA Onlus si propone di fare per l Italia. Solo così si possono
produrre coordinati protocolli programmatici comuni di attività positive, con sostenibilità e
convenienza economica maggiore di quella che ha determinato la pratica diffusa
dell inquinamento delle nostre terre e non solo a causa dell amianto. Interi territori hanno
perso il loro valore economico perché inquinati gravemente e occorre, perciò, ripartire con
l obiettivo complesso di ridare valore al territorio morente, mediante progetti di bonifica
della terra inquinata con incentivo all investimento, per creare nuova bellezza, nuova
economia e profitto lecito. Verrebbe così prodotta una ricchezza maggiore di quella che fu
rubata al territorio dall attività criminale, che ha avvelenato intere città e regioni. Ci sono
esempi positivi, come quello della Valle della Ruhr, in Germania, e molte altre realtà ci
indicano questa strada, nel nostro impegno sussidiario, il solo che ristori l azione virtuosa
e colossale di valorizzazione del terreno avvelenato e compromesso. Il problema deve
essere risolto attraverso un azione generale di valorizzazione coordinata dei territori vivi e
morti. L azione di solo disinquinamento è una strada sbagliata, perché non ci sarebbero
risorse sufficienti e si rischierebbe di favorire le organizzazioni criminali e gli stessi
inquinatori travestiti da disinquinatori. Occorre invece puntare sullo sviluppo progettato in
modo che esso implichi il disinquinamento totale, attraverso la contestuale creazione di
valore sul territorio ora inquinato. E necessario un articolato coinvolgimento di tutte le
forze sane, anche di imprenditori, più forti e più ricchi di quelli che hanno tratto e traggono
vantaggio nell avvelenarci la vita. Dobbiamo cercare e trovare alleati per vincere
definitivamente questa battaglia che è di civiltà e giustizia. Anche ambienti economici e
finanziari, apparentemente oggi ostili o disinteressati, potrebbero decidere di investire, se
saremo in grado di offrire loro progetti concreti, fondati su una idea diversa di fare
profitto. Tranne i criminali organizzati non si può e non si deve escludere nessuno. Come
gli Italiani sanno che esistono altri Adriano Olivetti nel mondo dell industria, altri Jean
Monnet nel mondo della politica globale, altri Luigi Sturzo, come politici di riferimento,
anche in ogni altra Nazione, è certo, si potranno fare avanti personalità portatrici di
interessi costruttivi per il bene comune. I grandi progetti dovranno essere fonte di
produzione del bello e dell utile, del buono, che implichi l obiettivo del bene comune e ,
per default consenta di eliminare i veleni che fanno morire di malattia e di miseria .
Riportiamo di seguito l intervento che l Arch. Giampiero Cardillo ha svolto nel corso
della Conferenza Regionale che si è tenuta a Vasto (CH) il 27.09.2014 presso il Cinema
Teatro Politeama Ruzzi.
Come trasformare il problema Amianto in risorsa: combattere il male
costruendo il bene, sturzianamente.
L'ONA, come avete potuto constatare, ha fatto un percorso, ha camminato per anni, con tenacia e
coraggio, per i sentieri impervi della lotta al crimine industriale e finanziario.
Ha lottato contro la latitanza della scienza ufficiale e delle istituzioni sanitarie pubbliche rispetto
all'aggressione mortale di un elemento, sì naturale, ma che fu portato dall'industria, all'inizio
inconsapevolmente e in seguito criminosamente, in modo massiccio e diffuso, a contatto con la
popolazione, spacciandolo per inerte e non dannoso, fino a essere presente ancor oggi, in una
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  • 1. OSSERVATORIO NAZIONALE SULL AMIANTO ONA Onlus Atti del Convegno La bonifica amianto: un economia che nasce un territorio che risorge Bari, 11 luglio 2015 Castello di Ceglie del Campo
  • 2. ©Osservatorio Nazionale sull Amianto ONA Onlus Proprietà letteraria riservata ISBN 978-88-99182-11-3 Osservatorio Nazionale sull Amianto ONA Onlus Via Crescenzio, 2 00193 Roma http://osservatorioamianto.jimdo.com/ Email osservatorioamianto@gmail.com Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% del volume. Sono vietate in tutti i Paesi la traduzione, la riproduzione, la memorizzazione elettronica e l adattamento, anche parziali, con qualsiasi mezzo effettuate, per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale senza la specifica autorizzazione dell Editore.
  • 3. Atti del Convegno La bonifica amianto: un economia che nasce un territorio che risorge Bari, 11 luglio 2015 Castello di Ceglie del Campo Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e delle convenzioni internazionali Prima edizione: 31 gennaio 2016 ISBN 978-88-99182-11-3
  • 4. Organizzazione del Convegno Segreteria Organizzativa Anna Corbi Atti a cura di Michele Rucco Segretario Generale ONA Onlus Grafica Marco Vinicio Zonin Architetto
  • 5. Programma dei lavori dell 11 luglio 2015 Castello di Ceglie del Campo Bari Presiede l Avv. Ezio Bonanni, Presidente Osservatorio Nazionale sull Amianto Modera la Prof.ssa Lucia Schinzano, giornalista Introduzione Il ruolo dell ONA: dalla denuncia alla proposta Dott. Michele Rucco, Segretario Generale ONA pag. 8 Il ruolo del diritto del lavoro in materia di tutela della salute e dell ambiente. Prof. Gaetano Veneto, Componente del Comitato Tecnico Scientifico dell ONA e Professore dell Università di Bari. Presidente del Centro Sudi Diritto dei lavori. pag. 38 Amianto e lobby criminale Avv. Ezio Bonanni, Presidente Osservatorio Nazionale sull Amianto Amianto: Quale futuro? Le nuove tecnologie di trattamento. Prof. Norberto Roveri, Professore Ordinario di Chimica Generale e Inorganica dell Università di Bologna. pag. 45 La bonifica che rende possibile lo sviluppo territoriale e lo sviluppo territoriale che rende possibile la bonifica. Un chiasmo- proposta circa la scoperta Roveri. Arch. Giampiero Cardillo, Gen. CC in congedo, componente Comitato Tecnico Scientifico e coordinatore del Dipartimento Progettazione per la Pianificazione e lo Sviluppo del Territorio pag. 130 Lo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto: problematiche e prospettive. Dott.. Giuseppe Calò, Docente di Geologia applicata all ambiente presso il Politecnico di Bari. pag. 139 Conclusioni Prof.ssa Maria Grazia Canuto, Bio Architetto, Docente di Criminologia Ambientale presso l Università di Padova e Componente del Comitato Tecnico Scientifico dell ONA.
  • 6. Appendice Locandina Resoconto conclusivo Rassegna Stampa Scheda del Dipartimento bonifica e decontaminazione dei siti ambientali e lavorativi Scheda del Dipartimento progettazione per la pianificazione e lo sviluppo del territorio Brochure Sportello Verde
  • 8. dott. Michele Rucco Segretario Generale 1 La bonifica Amianto: un economia che nasce un territorio che risorge BariBari 11 Luglio 201511 Luglio 2015
  • 9. ž promuovere e tutelare la salute in ogni ambito di esplicazione della vita umana: 1. prevenzione primaria 2. prevenzione secondaria 3. prevenzione terziaria 2
  • 10. 3 Le finalità dell ONA sono quelle di 1) promuovere e tutelare la salute in ogni ambito di esplicazione della vita umana, attraverso a) la prevenzione primaria, cioè la riduzione del rischio e che si sostanzia nella completa rimozione di tutti gli agenti tossici dagli ambienti di vita e di lavoro; b) la prevenzione secondaria, che è riduzione del danno e che si attua con la diagnosi precoce; c) la prevenzione terziaria, che è riduzione delle conseguenze del danno e si realizza col rispetto del principio sancito dall Unione Europea chi inquina, paga ;
  • 11. 4 ž rappresentare, tutelare, assistere moralmente e materialmente i lavoratori ed i cittadini esposti ad amianto e ad altri patogeni ž tutelare i diritti costituzionalmente garantiti a ogni persona
  • 12. 5 Sono quelle di: 2) rappresentare, tutelare, assistere moralmente e materialmente i lavoratori ed i cittadini esposti ad amianto e ad altri patogeni, perché nessuno venga lasciato solo; 3) tutelare i diritti costituzionalmente garantiti a ogni persona, e che costituiscono l essenza della dignità umana.
  • 13. L esperienza è l insegnante più difficile ed esigente: Prima ti fa l esame, Poi ti insegna la lezione Oscar Wilde 6
  • 14. 7 ovverosia la migliore e più eloquente rappresentazione di questo paradosso
  • 15. 8 L amianto ed il suo uso nefasto e criminale rappresentano l emblema di come il rapporto tra salute, lavoro ed ambiente sia stato spesso impostato e gestito in un modo sbagliato, facendo passare in secondo piano il rispetto della vita, della sua dignità, della sua qualità. Abbiamo contato circa 5.000 decessi ogni anno dovuti alle patologie asbesto correlate. Una strage che si ripete anno dopo anno nel silenzio assordante degli organi di informazione, in un contesto di mancato riconoscimento dei diritti e di sostanziale impunità dei responsabili di questo eccidio. Le vittime, i familiari, gli esposti sono quasi sempre lasciati soli con la loro sofferenza e con le loro difficoltà ad affrontare le conseguenze di quello che non potrà mai, per sua natura, essere definito un problema privato . Molti degli oratori che mi hanno preceduto hanno parlato di disinformazione, come cifra importante della storia dell amianto, ed anche su questo argomento, da più parti, si continua a fare disinformazione anche sulle verità scientifiche:
  • 16. IL RUOLO DELL O.N.A.: dalla denuncia alla proposta.
  • 17. 10
  • 18. 11
  • 19. 12
  • 20. 13
  • 21. ž 1 area industriale (7,5 ettari) dell ex stabilimento Eternit : Euro 1.652.078,67 ž 2 area scogliera: Euro 7.106.486,92 ž 3 area a mare: Euro 11.759.123,50 ž Totale: Euro 20.517.698,09 Fonte: http:// priolo.altervista.org 14
  • 22. 15 La messa in sicurezza d'emergenza (MISE) riguarda ogni intervento immediato o a breve termine, da mettere in opera nelle condizioni di emergenza in caso di eventi di contaminazione repentini di qualsiasi natura, atto a contenere la diffusione delle sorgenti primarie di contaminazione, impedirne il contatto con altre matrici presenti nel sito e a rimuoverle, in attesa di eventuali ulteriori interventi di bonifica o di messa in sicurezza operativa o permanente. La messa in sicurezza operativa(MISOP) riguarda l'insieme degli interventi eseguiti in un sito con attività in esercizio atti a garantire un adeguato livello di sicurezza per le persone e per l'ambiente, in attesa di ulteriori interventi di messa in sicurezza permanente o bonifica da realizzarsi alla cessazione dell'attività. Essi comprendono altresì gli interventi di contenimento della contaminazione da mettere in atto in via transitoria fino all'esecuzione della bonifica o della messa in sicurezza permanente, In tali casi devono essere predisposti idonei piani di monitoraggio e controllo che consentano di verificare l'efficacia delle soluzioni adottate. L'attività di bonifica definisce l'insieme degli interventi atti ad eliminare le fonti di inquinamento e le sostanze inquinanti o a ridurre le concentrazioni delle stesse presenti nel suolo, nel sottosuolo e nelle acque sotterranee ad un livello uguale o inferiore ai valori di concentrazione di soglia di contaminazione (CSC) ovvero delle concentrazioni soglia di rischio (CSR).
  • 24. 17
  • 25. 18
  • 26. Il Decreto Ministro Ambiente del 11/01/2013 riassegna le competenze per i siti di bonifica di interesse nazionale: Siti di interesse nazionale rimasti di competenza MinisteroAmbiente 1 Venezia (P. Marghera) L. 426/98 2 Napoli Orientale L. 426/98 3 Gela L. 426/98 4 Priolo L. 426/98 5 Manfredonia L. 426/98 6 Brindisi L. 426/98 7 Taranto L. 426/98 8 Cengio e Saliceto L. 426/98 9 Piombino L. 426/98 10 Massa e Carrara L. 426/98 11 Casal Monferrato L. 426/98 12 Balangero L. 426/98 13 Pieve Vergonte L. 426/98 14 Sesto San Giovanni L. 388/2000 15 Pioltello - Rodano L. 388/2000 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 Napoli Bagnoli - Coroglio L. 388/2000 Tito D.M. 468/2001 Crotone - Cassano - Cerchiara D.M. 468/2001 Fidenza D.M. 468/2001 Laguna di Grado e Marano D.M. 468/2001 Trieste D.M. 468/2001 Cogoleto D.M. 468/2001 Bari D.M. 468/2001 Sulcis D.M. 468/2001 Biancavilla D.M. 468/2001 Livorno D.M. 468/2001 Terni D.M. 468/2001 Emarese D.M. 468/2001 Trento nord D.M. 468/2001 Brescia L. 179/2002 Broni L. 179/2002 Falconara Marittima L. 179/2002 Serravalle Scivia L. 179/2002 Laghi di Mantova L. 179/2002 Orbetello (area ex SITOCO) L. 179/2002 Porto Torres L. 179/2002 Val Basento L. 179/2002 Milazzo L. 266/05 Bussi sul Tirino D.M.Ambiente 28/05/08 Siti di interesse nazionale divenuti di competenza regionale 40 Litorale Domizio Flegreo eA.A. L. 426/98 41 Pitelli L. 426/98 42 Fiumi Saline eAlento D.M. 468/2001 43 Sassuolo D.M. 468/2001 44 Frosinone D.M. 468/2001 45 Cerro al Lambro D.M. 468/2001 46 Milano - Bovisa D.M. 468/2001 47 Basso bacino del fiume Chienti D.M. 468/2001 48 Campobasso - Guglionesi II D.M. 468/2001 49 Basse di Stura (Torino) D.M. 468/2001 50 Mardimago - Ceregnano D.M. 468/2001 51 Bolzano D.M. 468/2001 52Aree del Litorale Vesuviano L. 179/2002 53 Bacino del fiume Sacco L. 248/05 54 Bacino Idrografico del fiume Sarno L. 266/05 55 Strillaie D.Lgs. 152/06 56 Pianura D.M.Ambiente 11/04/08 57 La Maddalena Ministerodell AmbienteedellaTuteladelTerritorioedelMare Direzione Generale per la Tutela del Territorio e delle Risorse Idriche
  • 27. 20
  • 28. 21
  • 30. 23
  • 31. 24 Nell Estate del 1984 , Ron Miller, amministratore delegato del gruppo Disney, genero del grande Walt, decide di aprire il suo primo parco dei divertimenti in Europa: città candidate Barcellona (che viene scartata quasi subito perché troppo decentrata rispetto all Europa) Parigi e Napoli (l immensa area Italsider, già in dismissione e destinata alla chiusura in pochi anni). Napoli è in vantaggio: clima ottimo per dodici mesi l anno, posto straordinario: mare di fronte. Vesuvio alle spalle e l isola di Nisida sullo sfondo.
  • 32. 25 MA LA PROCEDURA E COMPLESSA, LE RESISTENZE SI MOLTIPLICANO, I TEMPI FINiSCONO PER ALLUNGARSI. La Disney perde la pazienza e decide per la Francia, dove aprirà nel 1992, lo stesso anno in cui i cancelli dell Italsider di Bagnoli vengono chiusi in modo definitivo. Se si pensa che per la riqualificazione di Bagnoli a Napoli, chiusa dal 1992, la gara d appalto per la bonifica degli arenili è stata aggiudicata solo nel maggio 2012. Pensare che già nel 1889 (molto prima di qualsiasi ipotesi di costruzione nell'area dei grandi stabilimenti industriali) l architetto napoletano Lamont Young aveva ideato un progetto urbanistico per trasformare Bagnoli in una nuova Venezia.
  • 33. ž Creatività ž Innovazione ž Opportunità tecnologiche ž Sostenibilità ambientale ž Economia del recupero ž Vecchi saperi e tradizioni 26
  • 34. 27 Nasce in Sardegna la prima materioteca al mondo di prodotti bioedili agriderivati tracciabili. Certificati ANAB-ICEA. Nel distretto industriale PIP di Guspini, infatti, all interno dei 22.000 mq di una moderna struttura distributiva europea dell edilizia, apre la materioteca EDIZERO ® - Architecture for Peace -spazio tecnico certificato Casa Clima R - prima libreria al mondo di prodotti tracciabili agri-derivatives ad alta prestazione tecnica derivati da circa 300 ingredienti, rinnovabili, eccedenti, non importati, provenienti dall agrofood, dal mare, dal boschivo, dalla pastorizia. I materiali EDIZERO® sono certificati ANAB-ICEA, tra le più rigorose certificazioni etiche e ambientali, e soddisfano i crediti di certificazione europea NATUREPLUS e quella internazionale LEED (Leadership in Energy and Enviromental Design); sono specifici per bioedilizia, efficienza energetica e acustica, geotecnica, domotica, finiture per interior design, ingegneria ambientale, realizzati a km corto e a km zero. Molti di questi prodotti ottenuti con biotecnologie all avanguardia hanno raggiunto prestigiosi premi del settore, come i termoisolanti EDILANA che detengono il record mondiale per il più alto potere coibente certificato tra i materiali di fonte rinnovabile ed EDIMARE con la più alta capacità termica specifica tra tutti gli isolanti del pianeta.
  • 35. 28 Nata su ispirazione di EDILANA, la Materioteca è dedicata ai progettisti e alle imprese che desiderano realizzare una architettura indipendente dalla petrolchimica, attraverso 100 soluzioni bioedili ad alta innovazione ed economicamente competitive. Materiali prodotti in Sardegna a filiera cortissima, ricavati da lana di pecora, sughero, fibre legnose di posidonia, eccedenze agricole e boschive, terra cruda e laterizi di terra locale, calce. Dunque zero derivati di sintesi, zero materie prime di importazione, zero rifiuti, zero consumo di paesaggio e di risorse idriche. EDIZERO® è tra le 21 eccellenze italiane case history del Made in Italy scelte per rappresentare la Sardegna e l Italia nel mondo ad Expo nella mostra La Potenza del Saper Fare dal 1 maggio al 31 ottobre a Palazzo Italia, attraverso video e ologrammi che mostrano ai visitatori la capacità di trasformare le eccedenze dell'agricoltura in prodotti di eccellenza per l'architettura. Zero petrolio. Zero Guerra. Zero Inquinamento. 100% Made in Sardinia.
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  • 37. Quello che tu puoi fare è solo una goccia nell oceano, ma è ciò che dà significato alla tua vita. Albert Schweitzer 30
  • 38. 9 Anno VIII n. 3 novembre 2014 www.csddl.it info@csddl.it ildirittodeilavori IL DIRITTO DEL LAVORO (E DEI LAVORI) NEGLI ANNI 2000 OVVERO: IL PRIMATO DELL’IGNORANZA di Gaetano VENETO Il nostro Paese almeno un primato se l’è meritoriamente conquistato: quello dell’ignoranza. Così scrive Beppe Severgnini in un articolo-saggio sul quotidiano più diffuso in Italia nei primi giorni di questo piovoso novembre 2014, riportando i risultati di un sondaggio Ipsos Mori condotto in 14 Paesi tra i più significativi, per diverse caratte- ristiche tipologiche comunque assimilabili a quelle del nostro sgangherato Stivale. Tutti questi Paesi ci sopravanzano in tasso di conoscenze e cultura di base: tra loro primeggia la Svezia, seguita, in ordine sparso, da Stati Uniti, Corea del Sud, Polonia, Ungheria, Francia, Canada, Belgio, Australia, Gran Bretagna, Giappone, Germania ed anche l’amica Spagna. Nel saggio di Severgnini, talvolta esilarante nei contenuti, talaltra drammatico se non tragico (tanto da ricordare il troppo noto brocardo di Flaiano a proposito di fatti o storie che rischiano di avere all’interno tragicità e/o comicità), è possibile trovare dati che ci avvicinano subito al tema di questo Editoriale in ordine alla ciclopica ignoranza che sembra ormai intridere tutto il dibattito degli ultimi anni, in particola- re quelli dei Governi octroyés così come consacrati dal Quirinale per cercar di porre, meritoriamente, fine al tragi-comico, provinciale e dannoso “ventennio di Arcore”. Merito, se così può scriversi amaramente, della diffusione dell’ignoranza in Italia è, soprattutto, dei media, come scrive appunto Severgnini, tra tutti coloro che si sono quotidianamente interessati del livello dell’informazione in Italia, anche ex ca- thedra. Quando si informa male, o non si informa, si rischia di far propria qualunque stupidità, magari la prima. In tema di ritardi culturali e conoscitivi, con tutte le conseguenze, anche nel campo degli operatori del diritto, ecco qualche esempio di crassa, siderale igno- ranza, grazie alla quale ogni dibattito, ogni opinione o proposta, anche nel campo di politica legislativa, risultano insanabilmente falsati, quando non callidamente “orientati”, nel nostro campo, per esempio, per le pensioni, la stimolazione ad un
  • 39. www.csddl.it info@csddl.it Anno VIII n. 3 novembre 2014 10 ildirittodeilavori mercato attivo del lavoro, o, da ultimo, i licenziamenti. Alla domanda sui disoccupati in Italia, la media delle risposte del campione in- tervistato (così come riportato nell’articolo-saggio) ha dato come risultato il 49% a fronte del dato ufficiale ed effettivo del 12,6%. Ancor più interessante è l’esito della domanda sugli ultrasessantacinquenni del nostro Paese, anche ai fini di una discussione più seria, rispetto a quella di Ministri lacrimanti, sugli esodati: sempre in media, dal campione degli intervistati è ottimisticamente sortito l’indice del 48% su tutta la popolazione. Siamo di fronte ad un numero più che doppio su quello effetti- vo del 21% che già “pesa troppo, costituendo una fetta sproporzionata per la spesa sociale”, come si sente dire da un Governo che, in alternativa ad una “strage di mas- sa”, ipotizza forse fantasiosi nuovi limiti di età pensionabile, senza per nulla porsi il problema più serio di un incremento, questo sì necessario, dell’indice di occupazio- ne della popolazione che vede l’Italia agli ultimi posti in Europa con oltre il 10% in meno della Germania della severa ma laboriosa, e non chiacchierona, Merkel. Per fare un esempio, fin troppo utilizzato, concernente il nostro orticello giusla- voristico, si pensi alla conclusione dell’ondivago dibattito sull’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Alla fine (o quasi) di decine di variazioni sul tema, non certo degne del miglior Paganini, né per suono dello strumento usato (la compiacente stampa italiana) né per contenuti melodici (“o così o fatevene una ragione”, come appunto suona il réfrain dell’impenitente fiorentino) leggendo erroneamente la cd. “Riforma Fornero”, si è avuto l’ardire di …. limitare la reintegrazione (è più corretto e tecnico usare questo termine, per tutti i vocabolari italiani e per la normativa vigente, che non i sinonimi d’accatto “reintegro” o “reintegra”) del lavoratore illegittimamente licenziato ai licenziamenti non solo per discriminazione ma anche …. udite udite, di- sciplinari. Così, almeno attenendoci all’ultima o penultima versione renziana, come si leggerà in appresso. Se questa è l’informazione e se questa è la cultura che si forma, nel dibattito politico ed in quello tra addetto ai lavori, nel nostro Paese, allora veramente meri- tiamo il primato senza gloria dell’ignoranza, anche perché spesso questa può essere, quando si è dotati di un ésprit maltourné, come troppo spesso accade tra politici, governanti e, perché no?, giuristi, si tratta di “ignoranza razionale”, come viene chiamata quella che si attribuisce a chi decide di non voler sapere, di non voler conoscere la realtà ma, viceversa, di voler soltanto vedersi confermati propri pre- giudizi. E andiamo, o meglio entriamo, in medias res. L’esempio più eclatante del matrimonio morganatico tra “ignoranza razionale” o, come appena si è scritto, “pilotata” per malcelati, inconfessabili fini di omologa- zione del sistema politico istituzionale ad interessi di parte, tutti rivolti a lasciare mano libera ad un’economia strettamente collegata alla finanza interna, quanto spesso indirettamente a quella internazionale, per nulla controllata da sani progetti di sviluppo del sistema sociale e politico, è dato, ormai da oltre un decennio, dal dibattito sulle riforme del mercato del lavoro, liberandolo dai cd. “lacci e lacciuoli” mai ben definiti e classificati. Così anche il dibattito giuslavoristico si è allineato ad uno stucchevole reiterato tentativo delle maggioranze parlamentari e dei Governi connessi in tema di conte- nimento, più esattamente di limitazione, di diritti (presuntamente) dei lavoratori
  • 40. 11 Anno VIII n. 3 novembre 2014 www.csddl.it info@csddl.it ildirittodeilavori occupati, frutto di oltre un ventennio di interventi legislativi che avevano convissuto e, in qualche misura, operato da sprone per quella che John Galbraith aveva, fin dalla fine degli Anni Sessanta, negli Stati Uniti, definito affluent society. Nei primi anni di questo secolo ancor giovane, dal Libro Bianco del compianto Marco Biagi, interpretato e solo parzialmente reso concreto dalla nota legge del 2003 che dal giovane Maestro giuslavorista avrebbe preso il suo nome, a tutti i successivi dibattiti ed interventi espressi in Novelle, molto spesso affrettatamente introdotte alluvionalmente nel nostro sistema, si è assistito ad una “corsa alla Restaurazione”, imputando all’ipergarantismo del nostro Paese a favore dei lavoratori subordinati tutti i guai dell’economia e della società italiana, in parallelo con una sfiducia dei mercati finanziari ed imprenditoriali internazionali preoccupati (!?) della rigidità del nostro sistema ingessato appunto dal garantismo. In questa ottica il diapason si è raggiunto nell’assalto “alla diligenza”, intendendo per questa lo Statuto dei Lavora- tori, definito insieme vecchio o troppo avanzato, comunque insormontabile ostacolo per la ripresa e la crescita successiva. Il caso limite posto ormai da un decennio all’attenzione dell’(in)cultura sociale e politica, dell’informazione dei media e delle diatribe tra gli addetti ai lavori, continua ad essere il dibattito, ormai solo condotto per vuoti #hastag#, sul licenziamento e sull’art. 18 della L. 300/70. Finalmente, in pieno G20, a margine di incontri sui grandi problemi sociali, po- litici ed ambientali per la sopravvivenza degli equilibri sul nostro Pianeta, dal lon- tano Paese dei canguri, con un ultimo (ma certamente, deve ritenersi, penultimo) diktat, Governo, maggioranze e minoranze parlamentari e sindacati, sono stati tutti informati che “il problema dell’art. 18 non esiste più”. Conseguentemente, con abile filtraggio pilotato di notizie su tutti i mass-media, di qualsivoglia orientamento politico-culturale, se ancora ne esiste qualcuno, il dibattito viene orientato su poteri e limiti delle deleghe che nei prossimi mesi il Governo si riserva di esercitare con ap- positi decreti legislativi in tema di “rigorose elencazioni” delle fattispecie di infra- zioni disciplinari ai fini dell’apposizione dei paletti per definire l’ambito di utilizzo della “reintegra” (ancora una volta, sia permesso suggerire “reintegrazione”, in ri- cordo di un non ancora defunto art. 18) del lavoratore illegittimamente licenziato. Così, a botta di spot transoceanici o di #hastag#, utili sì a risparmiare idiozie, ma soprattutto a soffocare un minimo dibattito degno del dovuto rigore, non solo culturale, ma anche e soprattutto tecnico-giuridico, si dimentica - o meglio, si cerca di far dimenticare – che l’Italia, in questa fine del tormentato 2014, oltre che già superata dalla Spagna, dagli ultimi dati ufficiali risulta, in termini di ripresa tenden- ziale dell’economia e di conseguente, sia pur minimo, calo della disoccupazione, perfino dalla devastata Grecia, con una prospettiva per nulla invertita per tutto il prossimo 2015. Per tornare puntualmente al titolo di questo amaro editoriale, sembra necessario ricordare ai lettori di queste righe, la storia dei lavori preparatori dello Statuto dei Lavoratori, visto che oggi, molto spesso con semplici apodittiche dichiarazioni, si tende a demolirne alcuni dei pilastri principali, non soltanto in tema di licenziamen- to ma addirittura a proposito della rappresentanza sindacale e degli istituti cresciu- ti, a partire dagli Anni Settanta, attorno all’art. 19 ed a tutte le norme connesse così come sancite dalla Legge del 1970. E non è un caso che questa operazione demolitrice si inserisca in una più ampia
  • 41. www.csddl.it info@csddl.it Anno VIII n. 3 novembre 2014 12 ildirittodeilavori strategia di attacco liquidatorio di altre, e ben più ampie, istituzioni rappresentative della democrazia propria, a livello centrale e periferico, della nostra società. Dalle Aule parlamentari ridotte, in ambedue le Camere, quella dei Deputati e l’altra dei Senatori, a meri Organi volti a concedere “fiducie” necessitate, forse ormai, dal rag- giungimento dell’agognata data per il “minimo per la pensione” (altro che “esoda- ti”, in questo caso), ai sindacati, ridotti a semplici interlocutori “non necessari” per le decisioni assolutamente predeterminate ed immodificabili dell’Esecutivo, senza alcuna possibilità di incidere sulle grandi scelte economiche e sociali, così infine per arrivare ai partiti tradizionali, sfilacciati e stanchi, si assiste ad una premeditata operazione di svuotamento di ruoli storici, ai quali sembra opporsi un travolgente “partito della Nazione” che, trasversalmente, acriticamente e quasi messianicamen- te pare accogliere in sé una generica, quanto abbastanza preoccupante, “rappre- sentanza universale” tutta da verificare sul piano della effettività e stabilità e, per sua natura, su quello della democrazia, almeno quella finora sperimentata nei Paesi occidentali. Così, in un Paese mai sviluppatosi, sul piano sociale ed economico-produttivo, attraverso l’espressione di valori propri di una borghesia, o almeno di una classe media, frutto di una armonica crescita della democrazia capitalistica moderna, gli sforzi di tutte le forze politiche, di maggioranza ed opposizione, così come espressi nei primi decenni della nostra giovane Repubblica, dalla Carta Costituzionale del 1948 in poi, che avevano innervato e strutturato fino agli ultimi anni del secolo scorso uno Stato che ha saputo rispettare e sviluppare i principi della democrazia rappresentativa. Questi valori sembrano rivelarsi vani o, comunque, sono sottoposti ad un violento sisma eversivo, anzi ….. rottamatore. Le incertezze e tensioni della fine degli Anni Cinquanta, le violenze di piazza e gli scontri sociali del Sessantotto e dei primi Anni Settanta e perfino i passaggi traumatici da una ancora non completa- mente fiorita Prima Repubblica ad una recente quanto già traballante Seconda, non avevano compiuto un’opera così devastante e, lo si ripete ancora, culturalmente quanto sommariamente distruttiva delle forme certe di rappresentanza istituzionale della democrazia. Gli ultimi Governi, quelli di nomina presidenziale, non espressione del voto po- polare, stanno trovando in questo periodo di pre-agonia, speriamo reversibile, un fatale punto d’arrivo in un catch-all party (il partito pigliatutto che negli Stati Uniti, trasversalmente, raccoglie interessi anche divergenti se non contrapposti, secondo la ricostruzione offerta dal noto politologo Otto Kirchheimer), di un giovane Premier esuberante e logorroico, quanto indubbiamente capace di muovere acque stagnanti e pertanto mefitiche del recente passato, fino a giungere al “partito della Nazione”. Il tutto appare un prodotto del vero e proprio tsunami frutto dell’odierna informa- zione d’accatto, sommaria, troppo di parte e capace di rifiutare ogni approfondi- mento critico, così da soddisfare le più basse voglie di una società ormai divenuta apatica e trascinata nella sottoinformazione e nel nuovo consumismo, più che dei beni, delle sensazioni o delle mere percezioni. Eppure, per tornare ancora una volta al nostro orticello giuslavorisico, la storia delle leggi nel campo dei diritti del lavoro, autonomo e subordinato, era stata ben più ricca di ricerca critica ed approfondimenti tecnici e aveva convissuto con un grande sforzo culturale fino a tutti gli Anni Settanta.
  • 42. 13 Anno VIII n. 3 novembre 2014 www.csddl.it info@csddl.it ildirittodeilavori Nel 1974 l’Ufficio studi e documentazione del Senato della Repubblica pubbli- cava un corposo volume, a cura del Segretariato Generale, avente per titolo “Lo Statuto dei Lavoratori – Progetti di legge e discussioni parlamentari”, in cui viene riportata tutta l’opera di elaborazione critica della dottrina, della giurisprudenza e, soprattutto, della Camera e del Senato, già dalle prime Legislature dell’immediato secondo dopoguerra, fino al 20 maggio 1970, data storica per il sistema di Relazioni Industriali, per il diritto del lavoro e per lo stesso sviluppo della democrazia capita- listica italiana. L’illuminante lettura dell’ampio volume, in particolare della sua Introduzione, permette di ripercorrere, anche attraverso una ricca bibliografia, la storia del diritto del lavoro del nostro Paese, dando conseguentemente l’adeguata collocazione allo Statuto dei Lavoratori in un sistema, quello giuslavoristico, così come sviluppatosi dal 1948 in poi, e capace di rendere realtà viva, anche se non ancora totalmente compiuta, il dettato costituzionale, tanto prodigo di grandi riferimenti al lavoro come “fondamento” della stessa Repubblica, per ciò stesso, non a caso, “democra- tica” (art. 1 Cost.). Il diritto del lavoro, ed insieme il diritto sindacale, per riprendere una nota e si- gnificativa terminologia di un grande Statista italiano (nel caso, pugliese), come “pa- rallele convergenti”, vengono letti come una componente non marginale, nell’intero assetto giuridico della società italiana, del faticoso, ma non troppo lento, traghet- tamento dell’Italia da una condizione di capitalismo immaturo, provinciale, con la sua assurda ed incolta autarchia, nonché con un ancor più desueto ed antistorico modello corporativo nei rapporti di lavoro, ad un Paese che cerca – riuscendovi in soli due decenni - di collocarsi tra le moderne società industriali nelle quali convivono ed interagiscono virtuosamente sistema capitalistico e democrazia industriale. La concretizzazione, attraverso novelle legislative, sempre frutto di impegno, oltre che morale e scientifico, anche tecnico-giuridico (come oggi, purtroppo, è dato sempre meno di vedere, se solo si fa riferimento alle recenti “scivolate” nel campo delle pensioni e, ancora una volta, dei licenziamenti: Fornero docet) ha profonda- mente inciso sulla normativa codicistica nel campo del contratto di lavoro, moder- nizzandola, in tutti i suoi contenuti, non ultimo il recesso. Lungo sarebbe ripercorrere il percorso delle norme che hanno convissuto ed in- teragito con la ripresa, sostanzialmente ed indiscutibilmente ispirata a modelli key- nesiani d’oltreatlantico, così da permettere all’Italia, proprio nella metà degli Anni Sessanta, di collocarsi fra il settimo e l’ottavo posto delle potenze industriali del tempo. La legge 15 luglio 1966, introducendo il principio del giustificato motivo, partico- larmente rilevante in ambedue i sottotipi, quello soggettivo e quello oggettivo, può ben considerarsi il “lievito della storia del nuovo diritto del lavoro” di un Paese che, finalmente, poteva sedersi al tavolo delle grandi democrazie capitalistiche occiden- tali. Con il giustificato motivo oggettivo il legislatore costringeva i giuristi del tempo, e quelli che li avrebbero seguiti, a mettere a confronto e coniugare antichi cano- ni giuridici, che così si rinnovavano, con valori altrettanto rilevanti ed in continua evoluzione ed arricchimento in quanto frutto della società esterna, le “efficienze tecniche, organizzative e produttive” che sarebbero da allora divenute un continuo parametro attuativo ed insieme un filtro interpretativo, dei valori sanciti dall’art. 41
  • 43. www.csddl.it info@csddl.it Anno VIII n. 3 novembre 2014 14 ildirittodeilavori della Costituzione, nella sua interezza. Non meno importante era l’altro sottotipo di licenziamento giustificato, quello disciplinare, nel quale trovava rilevanza e chiarificazione un principio generale codi- cistico espresso nei poteri direttivi e disciplinari del datore di lavoro, ancora intriso dei principi, in sé astratti, il liberismo ed il morente corporativismo. Il dado era stato tratto. Quattro anni dopo lo Statuto dei Lavoratori, dopo una lunga, laboriosa quanto coltissima elaborazione, vedeva la luce, il 20 maggio 1970. Mentre oggi da un giorno all’altro, con impressionanti quanto spesso avventurosi mutamenti di rotta, si propongono riletture, quasi sempre acritiche, degli artt. 2119 c.c. e 18 dello Statuto, in quegli anni il lavoro dei politici, ed insieme a loro di grandi tecnici (giuslavoristi soprattutto, ma anche sociologi, statistici, macro e microeco- nomisti) si sviluppava in anni di riunioni, convegni, saggi e, soprattutto, nel lavoro di una Commissione nominata il 21 gennaio 1969 dal Ministro del tempo, Giacomo Brodolini. I lavori della Commissione - presieduta da Gino Giugni, con riunioni che prosegui- vano fino a notte, dopo varie decine di audizioni di capi del personale, di sindacali- sti, di economisti, statistici, sociologi, attraverso anche visite nelle grandi fabbriche, pochi anni prima passate attraverso la rovente fucina dell’Autunno Caldo - durarono più di un anno, in parallelo con una ancora più lunga gestazione parlamentare, e si conclusero pochi giorni prima delle votazioni finali nei due rami del Parlamento. Per completezza, e per dare insieme il segno dell’immensa diversità dello spes- sore culturale nonché dei tempi di lavoro nell’elaborazione di leggi di così grande respiro come quelle di cui si sta qui scrivendo, val la pena riportare la composizione dei membri della Commissione: Prof. Gino Giugni Presidente, Dott. Giuseppe De Rita, Avv. Antonio Freni, Dott. Antonio d’Harmant Francois, Prof. Giuseppe Federico Man- cini, Prof. Giuseppe Pera, Prof. Ubaldo Prosperetti, Prof. Luciano Spagnolo Vigorita, Dott. Giuseppe Tamburrano, Avv. Luciano Ventura. Segretario era il Dott. Daniele Re, Capo Ufficio Legislativo del Ministero del Lavoro del tempo. Si trattava, come può rilevarsi, della crème dell’Accademia giuslavoristica, del Foro, e di branche rilevanti della cultura sociologica che lavorò in simbiosi con le Commissioni parlamentari, quella del Senato in particolare (nella quale, con appassionati interventi, portò il suo contributo dialettico perfino un Padre della Repubblica, come Umberto Terracini), per affinare uno storico testo legislativo. Troppo facile è il confronto con quel che sta avvenendo oggi, troppo ovvio e scontato sarebbe il giudizio sull’attualità: ce ne asteniamo, per rispetto degli uomini e delle istituzioni, soprattutto governative e parlamentari, mentre assistiamo allo scempio, anche tecnico, di norme di legge tanto a lungo discusse nella preparazione ed elaborazione ed altrettanto a lungo applicate in simbiosi con lo sviluppo della nostra società. Resta comunque scontata la lezione del passato. Modificare leggi, nel nostro caso di grande rilievo sociale, economico ed anche morale, a colpi di #hastag# o di bou- tades, come l’art. 18, costituisce un vulnus non solo all’intero assetto del diritto del lavoro (en passant, ogni tanto, nelle comparsate televisive si parla dell’intera rifor- ma, da approvare in qualche giorno, dello stesso Statuto dei Lavoratori), ma tradire perfino la vantata finalità riformatrice del Governo, volta a superare la grave crisi sociale ed economica, così come si dichiara in sede europea, per chiedere in cambio
  • 44. 15 Anno VIII n. 3 novembre 2014 www.csddl.it info@csddl.it ildirittodeilavori sconti sulla richiesta di mettere ordine nei disastrati conti del Belpaese. Presentare all’Europa (rectius: alla Germania e, con essa, ai giovani Paesi nuovi soci europei e a quelli non travolti dalla crisi sudeuropea) la riforma dell’art. 18, così partorita o meglio abortita, come segnale che si san fare presto e bene le riforme, rischia di farci far la fine dei pifferai di montagna che, come è noto, …. andarono per suonare e furono suonati. Un intervento legislativo che notoriamente concerne, nel campo del contenzioso giuslavoristico, meno del 3 per mille delle cause di lavoro, oltre a non risolvere (e nemmeno a contribuirvi) i problemi economici e sociali, significa nascondere, o far nascondere, i problemi più grandi del nostro Paese. Per chiudere, una volta per tutte, un balletto, che rischia di diventare macabro, per il crollo della fiducia e del seguito da parte non solo degli addetti ai lavori ma anche, ancora una volta, dell’intera opinione pubblica, così di nuovo trascinata nel disinteresse e nella disinformazione, a proposito dell’art. 18 e del licenziamento “di- sciplinare”, sia concesso rinviare ad un ricco ed interessante saggio recentemente pubblicato sulla Rivista Il Lavoro nella giurisprudenza (n. 10, ottobre 2014) di Claudia Berrini Ceschi, nel quale è dato rilevare come arduo sia (e sarà) specificare, contrat- tualmente e normativamente, le tipologie di infrazioni e conseguenti sanzioni, in tema disciplinare, ai fini della garanzia “reale” e non obbligatoria contro un licenzia- mento che il giudice dovesse ritenere illegittimo. In sostanza, legge Fornero o meno, la giurisprudenza ben può scegliere liberamente i criteri applicativi in tema di tutela reale del rapporto di lavoro, ricorrendo, come già avviene, ai criteri della valutazio- ne della presenza effettiva di una giusta causa o un giustificato motivo soggettivo, in base alla portata oggettiva o soggettiva dei medesimi motivi, e la proporzionalità tra gli stessi fatti e la sanzione da infliggere. Quali sono le conclusioni che è dato trarre dalle note sopra riportate? Quale la valutazione finale? L’operazione che si conduce - sul piano politico e mediatico, sui problemi del lavoro e sulla riforma del mercato dello stesso, dalla proposta dei contratti a tutele crescenti (che potrebbero essere seriamente e diversamente trattati e concretizza- ti) alla riforma degli ammortizzatori sociali, e soprattutto a proposito della risoluzio- ne dei rapporti di lavoro (l’art. 18) - è il ritratto della grave situazione che il nostro Paese sta vivendo. Abili manipolazioni mediatiche, rapidi flash mob (mediocre imi- tazione di quelli giovanili di piazza) contro vecchie forme di rappresentanza, a loro volta incapaci di rinnovarsi, continui mutamenti di rotta senza approfondimenti cri- tici, insieme ad una radicale crisi socio-economica con la derivante sfiducia generale verso le istituzioni e la stessa democrazia rappresentativa, stanno creando un vero e proprio “terreno di coltura” per un pericoloso contagio ed una corsa a quella “igno- ranza razionale” prima citata come humus della intera società tardo-capitalistica, prima fra tutte la nostra. Se questa tendenza non viene immediatamente contrasta- ta da un grande movimento di masse richiamate ad una più corretta informazione, ad una riappropriazione dei valori della conoscenza critica e di un conseguente dia- logo sociale più ricco di contenuti, non potrà garantirsi né rilanciarsi un rinnovato processo di rivalutazione democratica e partecipata della umana convivenza in un Paese, come il nostro, tanto bisognoso di recuperare fiducia in sé stesso, soprattutto per i giovani e per il loro futuro.
  • 45. AMIANTO: QUALE FUTURO? LE NUOVE TECNOLOGIE DI TRATTAMENTO
  • 46. LEBSCLEBSC Laboratory of Environmental and Biological Structural Chemistry Prof. Norberto RoveriProf. Norberto Roveri Department of Chemistry G. Ciamician University of Bologna Via Selmi, 2 - 40126 Bologna Tel. 3358024771 norberto.roveri@unibo.it www.lebsc.unibo.it
  • 47. Laboratory of Environmental and Biological Structural Chemistry
  • 49. MINIERA di BALANGERO (TO) 2.000.000 ton. di amianto estratte annualmente dal 1975 al 1990
  • 50. ETERNIT Nel 1901 l austriaco Ludwig Hatschek brevettò il composito CEMENTO AMIANTO chiamandolo Eternit (dal latino aeternitas, eternity). Un anno dopo Alois Steinmann compra il brevetto per produrre Eternit. Nel 1928 inizia la produzione in Eternit di tubi per il trasporto di acqua Nel 1933 inizia la produzione di onduline in Eternit per i tetti
  • 51. I GIORNALI RIPORTANO CON ENFASI LA CERIMONIA DI INAUGURAZIONE DEGLI STABILIMENTI ETERNIT A CASALE MONFERRATO
  • 52. LO STABILIMENTO ETERNIT DI CASALE MONFERRATO COME ERA RIPORTATO SUL DEPLIANT DELL ETERNIT
  • 54. OPERAI AL LAVORO PER LA PRODUZIONE DI ONDULINE DI ETERNIT
  • 55. TUBI IN ETERNIT VENGONO CARICATI SU I TRENI DIRETTAMENTE NELLA FABBRICA
  • 56. SCHEMA DEL PROCESSO INDUSTRIALE PER LA PRODUZIONE DI TUBI IN ETERNIT
  • 57. SCHEMA DEL PROCESSO INDUSTRIALE PER LA PRODUZIONE DI ONDULINE IN ETERNIT
  • 58. LE FIBRE DI AMIANTO VENGONO MACINATE ALL ARIA
  • 59.
  • 60.
  • 61. IMPIANTO DI PRODUZIONE DEI TUBI IN ETERNIT
  • 62. IMPIANTO DI PRODUZIONE DEI TUBI IN ETERNIT
  • 63. PROCESSO DI MATURAZIONE DEI TUBI IN ETERNIT IN APPOSITE VASCHE D ACQUA
  • 64. PRODUZIONE E RIFINITURA MANUALE DEI TUBI DI RACCORDO IN ETERNIT
  • 65. LE OFIOLITI PRESENTI NELL AMBIENTE CONTENGONO GRANDI QUANTITA DI FIBRE DI ASBESTO SURROUNDINGS PARMA-REGGIO EMILIA: NATURAL PARKS
  • 67. OFIOLITI RINVENUTE NELLE MASSICCIATE FERROVIARIE
  • 68. LE OFIOLITI SONO LE COSI DETTE PIETRE VERDI AMPIAMENTE UTILIZZATE IN EDILIZIA PER DECORAZIONE
  • 69. NUMEROSE CAVE DI PIETRE VERDI SONO ATTIVE IN EMILIA ROMAGNA
  • 70. ...alla ricerca delle PIETRE VERDI... Recupero ambientale delle cave dismesse
  • 71. PATOLOGIE CONNESSE ALL INALAZIONE DI FIBRE DI AMIANTO ASBESTOSI, CARCINOMA POLMONARE, MESOTELIOMA PLEURICO Ipotesi di azione chimica dell asbesto nei polmoni: (reazione di Fenton ) Fe2+ + H2O2 = OH + OH- + Fe3+
  • 72. Fibra di amianto estratta dal polmone di un paziente deceduto per mesotelioma (Casale Monferrato, Italy) Fibra di amianto estratta dal polmone di un paziente deceduto per mesotelioma (Casale Monferrato, Italy)
  • 73. RIMOZIONE IN SICUREZZA DI ONDULINE DI ETERNIT
  • 76. Amianto o Asbesto Serpentini (Fillosilicati) Anfibolo (Inosilicati) Crisotilo Amosite (Mg,Fe)7Si8O22(OH)2 Crocidolite Na2(Mg,Fe)7Si8O22(OH,F)2 Altri meno importanti: Antofillite,Tremolite, Actinolite Mg3Si2O5(OH)4 (95%) (5%)
  • 77. STRUTTURA DEL CRISOTILO Mg3Si2O5(OH)4 LUNGHEZZA LUNGO L ASSE b = 9,43 Å LUNGHEZZA LUNGO L ASSE b ~ 9,1 Å GLI STRATI SONO LEGATI DALLA CONDIVISIONE DI OSSIGENI APICALI
  • 78. AVVOLGIMENTO DEGLI STRATI OTTAEDRICI E TETRAEDRICI NEL CRISOTILO OCTAHEDRAL - Mg(OH)2 CRISOTILO TETRAHEDRAL- (Si2O5)n 2n 7,3 Å
  • 79. SEZIONE TRASVERSALE PERPENDICOLARMENTE ALL ASSE DI FIBRA DI UN FASCIO DI FIBRE DI CRISOTILO
  • 81. LA DISOMOGENEITA COMPOSIZIONALE E STRUTTURALE DEL CRISOTILO MINERALE NE RENDE DIFFICILE LO STUDIO CHIMICO
  • 82. SINTESI DEL CRISOTILO GEOMIMETICO LA SINTESI DEL CRISOTILO E STATA TENTATA LA PRIMA VOLTA NEGLI ANNI 1920-1930 FINO AGLI ANNI 1980, PER LA GRANDE DISPONIBILITA DI CRISOTILO MINERALE A BASSO COSTO, SINTETIZZARLO ERA VERAMENTE UNA GRANDE INCONGRUITA
  • 83. G. Falini, E. Foresti, I.G. Lesci, and N. Roveri: Structural and morphological characterization of synthetic chrysotile single crystals. Chem. Commun. 14, 1512 (2002). Abbiamo messo a punto una nuova sintesi per via idrotermale, con reazioni nel sistema MgO-SiO2-H2O, per ottenere CRISOTILO GEOMIMETICO PURO e nanometrico, da utilizzare come strandard di riferimento per lo studio della citotossicità e cancerogenicità dell amianto minerale.
  • 84. Nuovi nanotubi sintetici inorganici di CRISOTILO GEOMIMETICO con elevate potenzialità applicative in ambito tecnologico G. Falini, E. Foresti, M. Gazzano, A.F. Gualtieri, M. Leoni,I.G. Lesci, and N. Roveri: Tabular-shaped stoichiometric chrysotile nanocrystals. Chem.-Eur. J. 10, 3043 (2004).
  • 87. CRISOTILO SINTETICO CON STRUTTURA TUBO IN TUBO (nanotubi inorganici a multiparete) M. Leoni, A.F. Gualtieri, and N. Roveri: Simultaneous refinement of structure and microstructure of layered materials. J. Appl. Crystallogr. 37(1), 166 (2004). Rappresentazione grafica dei nanotubi con dimensioni in nm.
  • 88. 7 nm7 nm7 nm SCHEMA DELLA SEZIONE DI UN NANOTUBO DI CRISOTILO SINTETICO A PARETE SINGOLA Geoinspired synthetic Mg3Si2O5(OH)4 nanotubes,which have similar radial dimensions as multiwalled carbon nanotubes (e.g., 7 nm and about 20 nm of inner and outer diameter respectively) are considerably longer (up to a few millimeters) than carbon nanotubes and are constituted of an insulating material.
  • 89. E. Foresti, M.F. Hochella, Jr., H. Kornishi, I.G. Lesci, A.S. Madden, N. Roveri, and H. Xu: Morphological and chemical/physical characterization of Fe-doped synthetic chrysotile nanotubes. Adv.Funct. Mater. 15(6), 1009 (2005). Parete Singola
  • 92. 0 5 10 15 20 25 30 controllo crisotilo naturale crisotilo stechiometrico LDHesterna (%controLDHtotale) E. Gazzano, E. Foresti, I.G. Lesci, M. Tomatis, C. Riganti, B. Fubini, N. Roveri, and D. Ghigo: Different cellular responses evoked by natural and stoichiometric synthetic chrysotile asbestos. Toxicol. Appl. Pharmacol. 206(3), 356 (2005). IL CRISOTILO SINTETICO BIOMIMETICO NON E TOSSICO
  • 93.
  • 94.
  • 95.
  • 96.
  • 97.
  • 98.
  • 99.
  • 100.
  • 101.
  • 102. Brevetto Italiano MI2010A001443 PROCESSO PER IL TRATTAMENTO DI UN MATERIALE CONTENENTE AMIANTO Brevetto Europeo EP2428254B1
  • 103. P.R.A. Project Resource Asbestos s.r.l. IMPIANTO DI TRASFORMAZIONE MANUFATTI IN CEMENTO AMIANTO COMUNE DI MELPIGNANO PROVINCIA DI LECCE REGIONE PUGLIA LEBSC s.r.l. GEOAMBIENTE s.r.l.
  • 104. Brevetto Italiano MI2010A001443 PROCESSO PER IL TRATTAMENTO DI UN MATERIALE CONTENENTE AMIANTO Brevetto Europeo EP2428254B1
  • 105. AMIANTO CO2 CO2 eternit Ca2+ + NaOH Ca(OH)2 (IDROPITTURA) CO2 SIERO ~ 85 % CaCO3 ~ 15 % AMIANTO REATTORE 1 VASCA 1
  • 106. Esempio di fresa che lavora in acqua
  • 108. AMIANTO CO2 CO2 eternit SIERO ~ 85 % CaCO3 ~ 15 % AMIANTO Ca2+, Mg2+, Mn2+, Ni2+, Fe3+ H2O Fosfati, Silicati, Batteri Processo Elettrochimico METALLI Ca, Mg, Mn, Ni, Fe
  • 109.
  • 110.
  • 111.
  • 112.
  • 113.
  • 114.
  • 115.
  • 116. Immagini al Microscopio Elettronico a Scansione relative alla componente cementizia con le fibre di amianto prima del trattamento di denaturazione con siero di latte. Si possono chiaramente individuare fasci di fibre di amianto assemblate al cemento.
  • 117. Immagini al Microscopio Elettronico a Scansione relative al residuato inerte dopo il trattamento di denaturazione con siero di latte, in cui non è più possibile vedere le fibre di amianto, che sono state completamente DISTRUTTE.
  • 119.
  • 121. Frantumatore a umido Modello RIP600
  • 125.
  • 126.
  • 127. Gruppo filtrante a elevate performance per alti contenuti di COD, particelle submicroniche e miscele oleose provvisti di filtri a coalescenza.
  • 128. Introiti da conferimento: ricavi diretti per tonnellata cemento-amianto 100,00 (attualmente il prezzo medio per il deposito in discarica) 100,00 di siero di latte esausto (che corrispondono a 5 ton di siero) Introiti indiretti (sottoprodotti) 600,00 da idropittura (considerando una resa di 2400 litri ad un costo di 0,25 /L 150,00 da lingotti di Mg (considerando 5,00/kg e una resa di circa 30 kg) 30,00 da altri metalli estratti per via elettrochimica (Ni, Al, Mn, Fe ) 70,00 (corrispondenti a 70 kg a 1,00 /Kg per fertilizzanti ( innovativi per la cultura biologica e biodinamica) Approsimativamente: 1050 lordi a tonnellata di cemento amianto trattato. Quadro economico previsionale su impianto industriale definitivo da 5 t/h
  • 129. Cosa ci riserverà il futuro? Riusciremo a fare a meno delle discariche?
  • 130. Prima avere un'idea, poi cercare l'uomo per realizzarla. So per esperienza che i problemi concreti NON sono più irrisolvibili a partire dal momento in cui si affrontano nella prospettiva di una grande idea. Jean Monnet-"Cittadino d'Europa" La protezione dell ambiente dovrà costituire parte integrante del processo di sviluppo e non potrà considerarsi in maniera isolata. Papa Francesco "Laudato sii" La bonifica che rende possibile lo sviluppo territoriale e lo sviluppo territoriale che rende possibile la bonifica. Un chiasmo-proposta circa la scoperta Roveri. Relazione di Giampiero Cardillo 1. Convivere con un rischio non totalmente comprimibile Il sito istituzionale dell'ARPA Toscana elenca con diligenza sia ambiti dove l'Amianto è stato usato in maniera consistente, sia una piccola parte dei 3000 prodotti che nel tempo sono entrati in commercio. Ne interpreto alcuni dati (1) e mi chiedo se una realtà così descritta (non esaustiva) possa essere compendiata nei soli 38000 siti contenenti Amianto censiti dall'INAIL finora. Alcune altre stime parlano di 300-500mila siti piccoli e medi e anche rilevanti, oltre a quelli cospicui di interesse nazionale e locale già circoscritti. Altri azzardano la cifra di un milione di siti, che difficilmente emergeranno in toto, o perché murati, o interrati, o calati in fondo al mare o nei laghi e nei fiumi. Non si possono contare facilmente i micro-siti non più in uso, o perché piccolissimi, o perché dispersi nelle campagne, nelle baraccopoli, sui tetti e nei muri delle città storiche (reti d'aria) o sui monti. Piccole quantità, difficilmente individuabili, ma non meno micidiali dei grandi giacimenti inquinanti. Nessuno, infatti, è disposto a giurare su una stima del peso complessivo in gioco, né del volume, né della quantità di Amianto che insiste sul, o sotto, il suolo patrio in maniera episodica (mezzi di trasporto aereo- ferroviari- marittimi e container stradali in transito, in stazionamento o in manutenzione). Sofisticati mezzi satellitari potranno darci numeri più definiti, ma mai definitivi. La prima parte del ragionamento si conclude qui: sic stantibus rebus, un rischio residuo da contrastare, speriamo sempre più compresso, sussisterà in molti contesti più o meno pericolosi. Perciò l'azione sussidiaria dell'ONA in ambito scientifico, del diritto, assistenziale e giudiziario, non defletterà, ma cercherà di potenziarsi, cercando convergenze nelle Istituzioni, promuovendone di nuove, attraverso i contatti con la cittadinanza attiva.
  • 131. 2 2. L'inquinamento non soffre di pregiudizi: ognuno, ognidove, ha la propria quota di complessità da affrontare La mappa provvisoria della presenza dei tre tipi diversi di Amianto nel Paese è forse uno dei non pochi, ma sciagurati e indesiderabili, esempi di coesione territoriale: Nord, centro e sud, isole minori comprese, hanno tutte, per ragioni diverse, la loro quota di veleno. Sottolineo poi che l'Amianto non giace (occulto o custodito) quasi mai solo, ma in buona compagnia di altri veleni, a volte in forma di compostaggio casuale, spesso criminale- organizzato, o accidentale, o per bonifiche errate (gli esperti in questa sala sanno a quali siti mi riferisco, oggetto di attenzione giudiziaria). La presenza, oggi, di un professore-inventore del nord e l'adesione annunciata di rappresentanti delle Istituzioni e del mondo produttivo del nostro migliore sud ci conferma, anzitutto, che non esiste, come non deve esistere, un pregiudizio antropologico, di latitudine o di longitudine, per dar luogo a fenomeni di catastrofico inquinamento. Ma, fortunatamente, per converso non esistono pregiudizi discriminanti per dar luogo a fenomeni virtuosi, a tentativi di rinascita e di sviluppo territoriale, che proprio della catastrofe prova a servirsi come una forza propulsiva. Non voglio certo sostenere che si sia fortunati, tanto quanto si è inquinati. Ma l'emergenza, il "nuota o affoga", potrebbe fare la differenza. In positivo, anche se siamo incastrati dall'inerzia istituzionale, dalla destrutturazione funzionale degli apparati pubblici e privati, dall'economia finanziaria che scommette su tutto, ma non sull'incivilimento dei territori. Questa moderna specie dannosa di economia non intende radicarsi in uno qualsiasi di questi territori inquinati o in altri anche più accoglienti. Questa economia terminale globale intende volare sempre libera per il globo alla velocità informatica, per colpire e dileguarsi, rifuggendo l investimento nel lungo periodo. La seconda riflessione si conclude qui: un intero Paese ha quantità e qualità diverse di complessità da affrontare per far risorgere territori morti. Ma la complessità è ovunque sopra una soglia critica tale che "non potrà considerarsi in maniera isolata", come sostiene Papa Francesco, ma va affrontata con l'arma dello sviluppo. 3. Può una invenzione semplice e geniale cambiare questo stato di cose? No, non può. O meglio, non può da sola. Ma può, assieme a molti stakeholder interessati ad un dato territorio, provare a partecipare all'armonizzazione di iniziative che ne ricomprendano l'applicazione, in uno sforzo corale. Perché se lo sviluppo e l'incivilimento territoriale sono la chiave di volta della soluzione, essi non sono figli solo di una idea o di una sola idea, ma di una cooperativa di intenti concreti, di interessi condivisibili. Mi riferisco ad un particolare tipo di sviluppo, a quello che possa partire proprio da catastrofiche azioni distruttive, più o meno criminali, che hanno reso molte nostre terre povere, inospitali e (apparentemente) senza presente, né futuro. Anche se con un passato testimoniato da ricche, resistenti bellezze paesaggistiche, dove sono incastonati gioielli architettonici e artistici unici, meravigliosi e irripetibili, che però non dispiegano più la potenzialità generatrice e rigeneratrice che è loro propria.
  • 132. 3 4. Le competenze-cerniera Le testimonianze del Presidente dell'ONA e del prof. Roveri mi auguro possano aver suscitato in noi tutti la consapevolezza che: - gli scienziati non sono profeti portatori di parole indiscutibili, ma uomini di ingegno e coraggio che parlano di ciò che hanno intuito, ipotizzato, organizzato e sperimentato in laboratorio, mettendo in gioco ogni volta pubblicamente la propria credibilità, sia nel loro specifico mondo, che fuori di esso; - gli scienziati non hanno l'obbligo di dimostrare altro, se non quello che risulta dai loro esperimenti di laboratorio. Altre sono le competenze-cerniera che collegano la scienza, il mondo della produzione, il mondo del diritto, le istituzioni e la cittadinanza attiva. Competenze-cerniera che debbono, a loro volta, intuire, ipotizzare, organizzare sul territorio le migliori applicazioni di quanto proposto dalla scienza inventiva. Competenze che ingegnerizzino un metodo, costruiscano una macchina industriale, fissandone un comportamento sicuro in campo per il maneggio dei pericolosi materiali da trattare. Debbono poter rimediare anche ad errori di stoccaggio del materiale, suggerire e ottenere deroghe a normative assenti o troppo stringenti o la riscrittura ad hoc delle stesse, per favorire la nascita di un sistema produttivo efficiente in tempi e a costi ragionevoli. Un compito intermedio, che precede la vera applicazione di quanto proposto dalla scienza e ne misura in anticipo le concrete possibilità d'uso e sviluppo in vari contesti dati. Compito difficile e costoso, che lo scienziato-inventore non deve essere costretto ad assolvere, ma solo a promuovere e seguire. Un passaggio indispensabile perché nasca un piano industriale ragionato e concreto per lo sviluppo di una creazione dell'ingegno. E sappiamo già ora che una applicazione del genere potrebbe avere una vita industriale anche breve per sostenerne, anche in una Economia Sociale di Mercato, i costi di impianto e di esercizio, atteso che fondi a sostegno dell'intera impresa non ci sono, né ci saranno mai. Perciò appare chiaro, già solo per questa ragione, come occorra trovare un complesso di sostegni, paralleli e concorrenti, affinché una ipotesi di tecnica risolutiva del problema Amianto possa essere applicata in larga scala. 5. La non pianificazione olistica: il piano che si forma da sé. I luoghi della ricerca applicata e del progetto. Il Grande Progetto. L'ONA non crede più da tempo che la risoluzione del problema Amianto si riduca solo alla pur indispensabile azione protettiva, associativa e divulgativa della scienza fisica, chimica, biologica e medica specialistica, accanto all'azione concreta in campo previdenziale, assicurativo, assistenziale, giudiziario. Il nostro Osservatorio ha finora dispiegato con qualche successo questo tipo di azione, con il contributo di 10.000 cittadini attivi straordinari. L'ONA ha stimolato anche la nascita di provvedimenti legislativi, ma rimane convinto che non esistano pianificazioni, programmazioni, leggi speciali nazionali o locali in grado di essere supportate tecnicamente e finanziariamente in modo adeguato per eliminare o ridurre seriamente il rischio da Amianto e da altri inquinanti. Occorre di più. Occorre imparare a mutare, olisticamente, un problema gravissimo in una risorsa da sfruttare mediante la categoria del Grande Progetto, come sosteneva Jean Monnet.
  • 133. 4 Sono veramente troppi i denari EU non utilizzati dal nostro Paese. Sono ingiustificabili le difficoltà di utilizzare e gestire i cospicui fondi della Cassa Depositi e Prestiti e della BEI, anche dedicati all'innovazione. Ciò accade soprattutto per la mancanza di luoghi della ricerca e del progetto e di normative praticabili per un moderno, corretto e bilanciato Partenariato pubblico-privato. Il fallimento, troppo spesso giudiziario, di questa alleanza tra pubblico e privato testimonia la latitanza di Istituzioni adeguate e competenti e la scarsa presenza di Imprese Sociali. Questo ingessa una Nazione che soffre la fame e il sottosviluppo, immobilizzata davanti a una tavola riccamente imbandita. Occorre cambiare questa situazione. In fretta, giacché i numeri riferiti alle bonifiche definitive già eseguite in genere e a quelle riguardanti il solo Amianto sono irrisori. Del resto è impensabile bonificare un territorio solo dall'Amianto e non dagli altri veleni accumulati nelle medesime discariche o l'Amianto ancora in situ, o, peggio, occultato assieme ad altri inquinanti; la discarica, per l'Amianto come per altri veleni, non è la soluzione del problema, proprio come non lo è la pur meritoria azione delle Magistrature e della Scienza, medica preventiva o curativa; la "cura Roveri" per l'amianto è una strada che definisce un obiettivo radicale di distruzione della fonte di rischio, decisamente migliore della migliore discarica. 6. Fare squadra sul territorio Il "genio" italiano è una realtà positiva anche oggi, come lo è stata in passato. Olivetti, dalla parte imprenditoriale, come Natta, dalla parte scientifica e mille altri, come il prof. Roveri, hanno sofferto, pur con qualche luminosissimo passato successo, della mai risolta minorità Italiana nel saper "fare squadra" forte e duratura sul territorio tra la scienza teorico- sperimentale, l'applicazione tecnologico-industriale, le istituzioni, la cittadinanza attiva sussidiaria e il mondo produttivo- finanziario; laddove latita il valore d'impresa, come lo definisce Marco Vitale, incardinato nel territorio, laddove latita l'incivilimento che è portato dallo sviluppo economico, prospera, invece, "l'altra economia", quella criminale piu o meno organizzata. Quella che vale ormai troppi punti di PIL e molti posti di lavoro e che si confronta ogni giorno con un interesse politico e amministrativo a volte conflittuale, troppo spesso inerte, spesso connivente. L'altra economia criminale si muove bene nel deserto di competenze delle istituzioni, tra le norme impraticabili, nell'accidia amministrativa, a braccetto con falsi finanzieri e improbabili imprenditori senza scrupoli e senza vera organizzazione produttiva. 7. Un sistema moderno di ricerca Un sistema moderno della ricerca, come quello tedesco, imperniato su una fitta rete di strutture e centri, diffusi capillarmente su tutto il territorio e impegnati in partnership con le più importanti industrie e aziende del paese, appare essere oggi, mutatis mutandis, uno dei processi pubblico-privato da imitare. Esso è indispensabile per la tenuta del sistema Italia, che proprio dall'innovazione deve trarre continui punti di forza (2). Il carico finanziario e organizzativo della ingegnerizzazione di una scoperta scientifica, il collegamento operativo con le Istituzioni e la burocrazia nazionale e locale, non possono essere efficacemente sostenuti da una sola delle parti in causa, come l'imprenditoria, specie se di piccola stazza o soggetta ai rigori dell'economia finanziarizzata. La quale, notoriamente,
  • 134. 5 osteggia il medio e lungo termine dell'investimento, indispensabile per il consolidamento tecnologico- produttivo di una scoperta scientifica veramente innovativa. Occorre poter fare squadra, territorio per territorio; ogni scoperta scientifica che implichi il radicamento territoriale della sua applicazione (come la bonifica) pone oggi il problema di non poter avere un futuro industriale per qualsiasi scala industriale applicativa. Può accadere che una scoperta scientifica non abbia futuro in nessuna scala operativa. Oppure potrebbe averne per una determinata scala dimensionale soltanto, da individuare assieme ad una parte selezionata di sistema-paese, interessato allo sviluppo di un dato territorio. Ma questo non si realizza senza il concorso di un potente ente di ricerca capace di coercire finanche la riserva, pur politicamente corretta, del principio di precauzione, spesso usata in termini ricattatori per non fare, per non aggiornare comportamenti amministrativi tratti da normative superabili. La norma paralizzante viene usata come scudo per non fare, per non osare, per non avere struttura efficace di comando e controllo. Una sorta di sciopero bianco istituzionale continuo, a disposizione di qualsiasi esercizio di potere frenante o, peggio, ingerente in modo criminale. 8. La logica statalista Non si può fare nulla che significhi bonifica e sviluppo senza una molteplicità di stakeholder, che superino sia la logica statalista-assistenzialista, ormai senza risorse, sia l'assenza di interesse per l'investimento a lungo termine di una economia globale finanziarizzata, sia la normativa che ingessa e scoraggia l'innovazione, o semplicemente l'iniziativa d'impresa. Ciò accade in un Paese immobilizzato da norme impossibili da praticare e gestire, da troppi pareri concorrenti. A volte le norme appaiono essere addirittura criminogene (come sostiene spesso il dott. Cantone a proposito di sistemi normativi per i l'erogazione di finanziamenti pubblici, del codice appalti e di leggi obiettivo). Senza questo salto di qualità, non ci resta che esportare all'estero il problema Amianto a costi insostenibili, come è avvenuto per il residuo nucleare e come sta avvenendo da tempo per piccole quantità di rifiuti speciali e pericolosi, Amianto compreso, a prezzi da gioielleria. Se non ci sono fondi pubblici per la bonifica, occorre tentare di sviluppare, attorno a ogni innovazione che viene proposta, una economia dello sviluppo, giammai una mera economia della bonifica, che è inconsistente ab initio dal punto di vista industriale. Se non si generano contemporaneamente progetti fiancheggiatori della bonifica, alcuni dei quali destinati ad essere i veri protagonisti e il sostegno vero di un processo di incivilimento, non parte nessun processo virtuoso, ma partono solo processi.... giudiziari. Occorre fare in modo che i costi marginali, insostenibili altrimenti, della bonifica possono essere ben assorbiti nell'intero processo virtuoso di creazione di ricchezza per un dato territorio. Qui soccorre l'esperimento grandioso dell'impresa olivettiana, che oggi in Italia sopravvive grazie a pochi, quasi eroici esempi (Loccioni, Cucinelli, Della Valle, Reza Arabia e molti altri meno noti) e, fuori d'Italia, per lo specifico tema della bonifica, della cura incivilente del territorio, della condivisione della ricchezza, che genera solido sviluppo. Lo sviluppo che rende possibile la bonifica è ben visibile in luminosi esempi come nelle bonifiche della Ruhr, di Bilbao, di Metz, di Pittsburgh, Valencia,etc). È stato fatto. Si può fare. Occorre perciò credere fortemente nella catarsi possibile di un qualsiasi territorio assediato dall'inquinamento e dalla rovina idro-geologica e urbanistica, quando in esso si generano progetti concreti, armonizzati e protetti dalle Istituzioni e dalla cittadinanza attiva. Si tratta di creare i "luoghi del progetto", anche olisticamente, perché, in questa paralisi ossequiosa di norme anche criminogene, solo olistici potebbero essere i progetti che potrebbero diventare realtà.
  • 135. 6 Luoghi del progetto come quelli della ricerca operativa tedesca oggi non ne abbiamo in Italia. Ma abbiamo solide università, ottimi ingegni, che cercano sussidiariamente di supplire alla carenza anche di ricerca operativa, da colmare al più presto. Istituzioni di livello europeo, che sappiano raccogliere e armonizzare i portatori di interesse nello sviluppo del territorio liberato dai veleni, non ne abbiamo. Ma disponiamo ancora di poco valorizzati uomini della Politica delle Isituzioni e dell'Amministrazione, delle associazioni, degli ordini professionali, di professionisti veri, di produttori di idee industriali e di uomini dell'industria non finanziarizzata che cercano, ogni giorno, di sottrarsi alla deriva suicida di non fare per non sbagliare, di impedire che altri facciano, di lucrare sulla vita economica e finanziaria di tutti. 9. La mappa delle competenze Una economia produttiva tutta ben normata, ma sostanzialmente sterile, non serve, nel senso diabolico del termine. Servire il bene comune, invece, non servirsi delle Istituzioni, incoraggiare i valori d'impresa in senso olivettiano. Questa è la strada. L'unica. Si tratta di scoprire i capisaldi dell'incivilimento di un sistema produttivo locale, basato su una "Mappa delle Competenze necessarie", come quella studiata e tipizzata dalla Fondazione Olivetti, assieme all'ENI, recentemente. Occorre non temere socraticamente l'incertezza, che favorisce l'innovazione. Il sistema Roveri può essere una occasione per provare, per forzare le resistenze, per coprire le insufficienze, per fare con altri mezzi e molto coraggio ciò che per i vituperati tedeschi è pura routine quotidiana. 10. Il nuovo Codice Appalti La riforma, mediante legge delega, del Codice Appalti, avviata a conclusione per l'inizio del 2016, appare in questo quadro molto più interessante di qualsiasi norma dedicata specificatamente all'Amianto, perché la norma generale interferisce sempre in quella particolare, giacché ne limita e ne condiziona gli obiettivi raggiungibili. La nuova norma riduce gli articoli da 650 a 250, riduce il carico documentale per le imprese, incardina l'ANAC di Cantone nel sistema appalti, come fulcro di ogni attività non solo repressiva, ma di monitoraggio, regolazione amministrativa, proposizione semplificativa mediante un sistema di soft-law fatta di bandi-tipo, circolari esplicative, line guida. Mi aspetto dalla stesura definitiva del governo una riflessione sulla consistenza tecnica dell'ANAC, avviata a colmare anche il deserto di competenze delle 35000 stazioni appaltanti, ora ridotte di molto. Ma non sembra siano state dotate tecnicamente più di prima, per essere luogo sapiente, competente e capace del progetto perfetto, invocato giustamente anche dal Ministro Del Rio. Senza questo incardinamento anche delle competenze per conferire capacità proposta nell'ANAC o altrove (centri di ricerca?), l'ANAC rischia di fare meglio solo un lavoro di controllo e di avvio di un procedimento repressivo, che per un magistrato è sicuramente congeniale. Gli OOPP esultano, perché, quasi abolito il progetto integrato, gli studi professionali sembra che avranno lavoro da fare, in gara fra di loro, con tempi e risultati, però, tutti da verificare. Infatti potrebbe risultare velleitario presupporre di saper entrare in un mondo militare, sanitario, scolastico, marittimo, stradale, ferroviario, aeroportuale, etc, senza un
  • 136. 7 collegamento fatto di lunga esperienza con questi mondi specifici. La parte pubblica dovrebbe poter parlare per bocca di tecnici propri, di grande valore e competenza, che però non ha più o forse non ha mai avuto nella giusta misura. E qui il serpente di morde la coda. Staremo a vedere. Cantone potrebbe far meglio anche il lavoro di unificazione e snellimento dei comportamenti amministrativi. Anche questa musica è nelle corde di un magistrato. Ma l'alta competenza, che non hanno finora dimostrato anche i centri unici di acquisto e la scarsissima capacità progettuale in house nelle PA, potrebbe rivelarsi critica rispetto alle capacità di controllo del processo produttivo e di collaudo. Le decine di collaudatori esterni del MOSE sono costati somme iperboliche. Nel raccordo delle varie fasi del procedimento e nella calibrazioni delle forze in gioco c'è qualcosa da perfezionare. Vedremo se ciò che è stato cacciato dalla porta non rientrerà dalla finestra. Il sistema pubblico- privato funziona solo se la parte pubblica è anche lei competente e capace di grandi lavori e quando la parte privata possa dimostrare di avere più tecnici di vaglia, che avvocati e tecnici abili solo nel ricorso e nella riserva. Il metodo di accreditamento delle imprese è ancora perfezionabile ed è il vero centro della questione vista dalla parte privata. Ottima è l'indicazione di favorire le aziende incardinate nel territorio. Il metodo di assegnazione dei lavori, in presenza di progetti granitici, potrebbe anche ridursi addirittura a un sorteggio condizionato, giacché la laboriosità che richiede l'esperimento di una gara ad offerta più vantaggiosa non trova riscontro negli apparati pubblici e le operazioni di schedatura dovranno essere appaltate anch'esse, con dubbi risultati di trasparenza, immettendo il lavoro di un progettista esterno nelle fasi di gara e con commissari di gara, più o meno accentrati e accertati, che potrebbero essere anche non-tecnici e capire poco di quelle schede. Cosa ha a disposizione un RUP per giudicare efficacemente un progetto? O è Leonardo da Vinci, noto tuttologo, o si deve avvalere degli stessi progettisti esterni per farsi spiegare ... non certo per giudicare. L'Economia del ribasso d'asta che copre gli errori di programma dovrebbe sparire, con la compressione dei ribassi. Meglio se sparissero del tutto. Il tempo di contenzioso e il tempo giudiziario in genere non dovrebbe far più parte del tempo da calcolare ab initio per un lavoro pubblico e pubblico-privato. Ma progetti granitici escono solo da forni adatti e non casuali. Occorre saper costruire in modo permanente o olistico questi luoghi del progetto perfetto, senza confidare totalmente nel mondo troppo variegato della progettazione professionale privata. Avere anche una alternativa ben solida, varrebbe la pena. I centri di ricerca di livello europeo, già costruiti in partenariato, in parte fisso e in parte variabile tra Pubblico e Privato, potrebbero servire anche a questo. 11. Conclusioni L'uso del "brodo acidificante" del prof. Roveri, fatto di rifiuti (siero di latte e altri residui agro- alimentari) per trasformare un rifiuto (Amianto incapsulato) in risorsa (idropitture, metalli rari,etc), consente un pur piccolo e parziale auto-finanziamento alla conclusione del proprio ciclo produttivo, recuperando materiali di pronto impiego e materie prime a volte di pregio. Ma non su questo occorre puntare. Occorre guardare lontano, dotarsi di un grande progetto, dei luoghi e degli uomini adatti per produrlo e amministrarlo, come raccomandava Jean Monnet, a partire dalla necessità di verificare la praticabilità industriale della scoperta, creando attorno ad essa una economia di più
  • 137. 8 cespiti, che potrebbero avere poco a che fare con l'Amianto, ma sul territorio potrebbero armonicamente coagularsi per produrre ben altro dell Amianto inertizzato. Produrre sviluppo, incivilimento, dunque. Vale la pena tentare. Siamo il secondo paese manifatturiero in Europa e il settimo nel mondo! Grazie dell'attenzione. Note (1) Cemento-amianto (eternit) Il 25% di molto cemento usato in edilizia e negli impianti è Amianto. Impossibile quantificarne il tonnellaggio complessivo. Il peso da considerare del materiale da trattare ricomprende, accrescendolo enormemente) anche il materiale di incapsulamento (con peso specifico assai più alto rispetto all'amianto). Utilizzi nell'industria - materia prima per produrre molti manufatti e oggetti; - isolante termico negli impianti che utilizzavano (es. centrali termiche e termoelettriche, industria chimica, siderurgica, vetraria, ceramica e laterizi, alimentare, distillerie, zuccherifici, fonderie); - isolante termico negli impianti a bassa temperatura (es. impianti frigoriferi, impianti di condizionamento); - isolante termico e barriera antifiamma nelle condotte per impianti elettrici e nelle camicie dei fili elettrici; - materiale fonoassorbente. Utilizzi nell'edilizia - centrali termiche o nei garage degli edifici (anche di civili abitazioni) come materiale spruzzato su travi metalliche o in cemento armato, sui soffitti, come componente delle coppelle che ricoprono le tubazioni che trasportano fluidi caldi dalle caldaie (es: acqua di riscaldamento); - coperture di edifici industriali o civili sotto forma di lastre ondulate o piane in cemento- amianto (eternit); - pareti divisorie o nei pannelli in cemento-amianto dei soffitti di edifici prefabbricati (es: scuole e ospedali); - canne fumarie in cemento-amianto; - serbatoi e nelle condotte in cemento-amianto per l'acqua; - pavimenti in vinil-amianto (linoleum). In ambiente domestico - elettrodomestici di vecchia produzione (asciugacapelli, forni, stufe, ferri da stiro, nelle prese e guanti da forno e nei teli da stiro, nei cartoni posti a protezione di stufe, caldaie, termosifoni, tubi di evacuazione fumi) Nelle abitazioni - Coperture in cemento-amianto; - Canne fumarie in cemento-amianto; - Cassoni per acqua in cemento amianto; - Pannelli isolanti; - Coibentazioni di tubature; - Pavimenti vinilici (tipo linoleum; - Prefabbricazione pesante, media e leggera.
  • 138. 9 Nei trasporti - rivestimenti con materiale isolante di treni, navi e autobus; - freni e frizioni; - schermi parafiamma; - guarnizioni; - vernici e mastici antirombo . Usi rari e insoliti dell'amianto in passato - Adesivi e collanti; - Tessuti ignifughi per arredamento come tendaggi e tappezzerie; - Tessuti per imballaggio; - Tessuti per abbigliamento ignifughi e non come feltri per cappelli, cachemire sintetico, coperte, grembiuli, giacche, pantaloni, ghette, stivali; - Carta e cartone (filtri per purificare bevande, filtri di sigarette e da pipa, assorbenti igienici interni, supporti per deodoranti da ambiente, solette interne da scarpe) - Nei teatri (sipari, scenari che simulano la neve, per protezione in scene con fuoco, per riprodurre la polvere sulle ragnatele, su vecchi barili); - Sabbia artificiale per giochi dei bambini; - Trattamento del riso per il mercato giapponese. (2) La Germania è seconda al mondo per numero di dottorati, 24946,contro i 9604 italiani. Dispone di ben 4 grandi centri di ricerca di livello mondiale: il Max Planck, con 12300 unità interne e 10.000 dottorandi ed è largamente presente a Roma e Firenze; la Helmholtz con 28.000 unità; il Fraunhofer, con 59 istituti, 17.000 unità, presente a Bolzano; il Leibniz con 86 istituti e 16100 unità.
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  • 156. Resoconto del Convegno ONA Onlus tenutosi il giorno 11.07.2015 presso Castello di Ceglie del Campo in Bari. La bonifica dell'Amianto: una economia che nasce un territorio che risorge L'Osservatorio Nazionale sull Amianto (ONA - Onlus) ha presentato alle Autorità, alle Istituzioni, ai cittadini, alle organizzazioni civili, professionali e produttive della operosa Puglia un metodo scientifico innovativo per rendere inerte il micidiale e pericolosissimo Amianto, creando una opportunità tecnologicamente avanzata di sviluppo di una economia del recupero e dello sviluppo del territorio. Il Convegno era aperto alla collaborazione di tutte le Istituzioni e ai soggetti pubblici e privati, che sono stati invitati a partecipare, in quanto interessati al benessere della cittadinanza e allo sviluppo economico della Regione Puglia. Sono intervenuti in qualità di relatori, oltre al Presidente, Avv. Ezio Bonanni, anche il segretario dell ONA Onlus, Dott. Michele Rucco, il Prof. Norberto Roveri, che ha illustrato il metodo di sua invenzione per l inertizzazione dell amianto la cui applicazione industriale potrebbe concorrere a trasformare il problema Amianto in una buona opportunità di sviluppo territoriale diffuso, e anche il Dott. Giuseppe Calò, amministratore della società licenziataria del brevetto. E' seguito l intervento del Prof. Gaetano Veneto, per più di 40 anni ordinario di Diritto del lavoro presso l Università di Bari, componente del Comitato Tecnico Scientifico dell ONA Onlus, il quale ha presentato una relazione sul ruolo del diritto del lavoro in materia di tutela della salute e dell ambiente. L Arch. Giampiero Cardillo, del Comitato Tecnico Scientifico dell ONA-Onlus e responsabile delle iniziative di sviluppo territoriale dell'ONA, ha presentato le prime valutazioni tecniche dell associazione sul metodo Roveri . Occorre esplorare nuovi scenari che la Scienza offre per la compressione dei costi di disinquinamento e di custodia dell'inquinante, nonché della riduzione a zero del costo sociale dell'inquinante incapsulato o, peggio, ancora occultato o incognito. Passare ad una fase non solo difensiva del territorio dal veleno Amianto, per creare una economia virtuosa del recupero del territorio, stabile nel tempo, a costi irrisori rispetto agli attuali assolutamente insostenibili dalle istituzioni e dai privati. La Dott.ssa Maria Grazia Canuto, componente del Comitato Tecnico Scientifico dell ONA Onlus, ha tenuto una relazione sulle tecniche costruttive alternative all utilizzo dell amianto nell auspicio della sua messa al bando globale.
  • 157. Il convegno costituisce la prova che passare dalla protesta alla proposta si può e si deve", ha dichiarato l Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell ONA Onlus - "E impensabile sconfiggere una economia secolare basata su facili, enormi guadagni, se non creando una opposta, concreta "economia di liberazione" dal veleno Amianto, favorendo cointeressenze fra diversi attori pubblici e privati, affinché tutti trovino interesse nella resurrezione dei territori inquinati. Eliminare le "economie di rapina da bonifica", che trovano alimento nella timidezza istituzionale verso l'uso produttivo della Scienza applicata. Si deve promuovere e sostenere ogni iniziativa sul piano locale e nazionale, dove la ricerca trovi applicazione sussidiaria a livello industriale. L'ONA auspica che, come hanno fatto da tempo la Francia e la Germania, l'Italia possa dotarsi di adeguati Grandi Centri di Ricerca operativa, capaci di affiancare gli scienziati di pregio, che non mancano nel nostro Paese, per passare, in sicurezza, dal laboratorio all'industria. La compressione dei costi del disinquinamento mediante nuove tecniche deve essere una delle principali fonti di ristoro delle iniziative pubblico- private sul territorio. Valore d'impresa e istituzioni efficaci ed efficienti, finalmente insieme. Anche in Italia. Nel frattempo occorre sostenere le sperimentazioni possibili, basate su scoperte, come quella del prof Roveri, che hanno avuto successo in laboratorio, allorquando, in mancanza di idonee strutture operative post- scoperta, l'iniziativa di privati voglia cogliere a proprio rischio le opportunità che nascono da una scoperta scientifica. Coraggio istituzionale e della società civile, ciascuno con i propri specifici obiettivi di servizio del bene comune, possono aprire nuovi scenari e prospettive a basso costo del disinquinamento, rispetto allo stallo attuale per costi insostenibili. Occorre trasformare un grave problema in una grande opportunità di sviluppo di una sana economia del recupero dei territori inquinati. La sola scienza e le sole battaglie giudiziarie, che l'ONA sostiene ogni giorno, con ogni sforzo, non ci salveranno dall'Amianto! Si può seguire la registrazione video del Convegno collegandosi al link: https://www.youtube.com/watch?v=nssgrAvYygk
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  • 160. Dipartimento bonifica e decontaminazione dei siti ambientali e lavorativi. Il piano nazionale amianto dell ONA ONLUS, alternativo a quello del Governo Monti e del Ministro Balduzzi, è già operativo, ed è in corso la mappatura dei siti attraverso il portale http://www.onaguardianazionaleamianto.it/, per permettere dunque anche ai tecnici di verificarne l effettiva presenza e di segnalarla alle Autorità. Il funzionamento del portale è stato spiegato anche dal TG2 (http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-85eeea79-afb7- 4fb0-8048-643181396c35.html ) e nel corso della conferenza stampa alla Camera dei Deputati del 24.04.2014 (visionabile agli indirizzi https://www.youtube.com/watch?v=YeB28bCYOfg e https://www.youtube.com/watch?v=EfY3GdGXXAs). Il programma permette a tutti i cittadini di collaborare, e ad esso faranno seguito progetti elaborati dall associazione, con il coinvolgimento degli Ordini Professionali, degli Imprenditori e in generale delle forze sane del Paese, al fine di perseguire la bonifica e decontaminazione, in grado di realizzare quella prevenzione primaria, attraverso la non esposizione ad amianto, che è l unico strumento per evitare l insorgenza delle patologie asbesto correlate, secondo l insegnamento del Prof. Giancarlo Ugazio, componente del Comitato Tecnico Scientifico dell ONA Onlus. Nel nostro Paese, ogni anno, a causa delle patologie asbesto correlate perdono la vita più di 5.000 persone, nell assoluta indifferenza del Governo nazionale, come messo in evidenza dall Avv. Ezio Bonanni, con enormi costi non solo economici, per le cure e le prestazioni previdenziali ed assistenziali, ma soprattutto morali e sociali: una vera e propria emergenza, che nessuna Istituzione intende affrontare, e che impone dunque la mobilitazione di tutti i cittadini. Al fine di poter contribuire alla mappatura e quindi alla successiva bonifica e decontaminazione dei siti con presenza di amianto, l Associazione oltre ad avere elaborato un piano nazionale amianto alternativo a quello del Governo Monti, ha chiamato i cittadini alla mobilitazione, al fine di poter affrontare e risolvere questo problema, con la costituzione quindi del Dipartimento bonifica e decontaminazione dei siti ambientali e lavorativi, coordinato dal Sig. Tagliapini Riccardo, che collaborerà con l Avv. Ezio Bonanni, presidente nazionale, e con tutti i comitati territoriali e settoriali, ad affrontare e risolvere questo problema, oltre che quale strumento di sostegno per quei cittadini che ritengono di poter essere esposti ad amianto per la presenza di siti contaminati.
  • 161. Dalla protesta alla proposta Come trasformare un problema in risorsa Ascoli Piceno, 14 giugno 2014 Prosegue la mobilitazione dell' ONA ONLUS: il giorno 14.06.2014 a partire dalle ore 9.00 in Ascoli Piceno presso il Palazzo dei Capitani - Sala dei Savi si terrà il convegno "AMIANTO: DALLA PROTESTA ALLA PROPOSTA", nel corso del quale interverrano l'Avv. Ezio Bonanni, Presidente Nazionale ONA ONLUS, il Dott. Tagliapini Riccardo, Coordinatore Nazionale Dipartimento Bonifica e Decontaminazione dei siti Ambientali e Lavorativi, la Prof.ssa Lory Santarelli - Dipartimento Scienze Molecolari e Cliniche - Università Politecnica delle Marche, ed altri relatori come da locandina e brochure che si allegano.
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  • 163. ONA Guardia Nazionale Amianto Segnalazione siti contaminati amianto. Il sito GuardiaNazionaleAmianto (raggiungibile all indirizzo http://www.onaguardianazionaleamianto.it/) è una piattaforma digitale che permette ad ogni singolo cittadino di segnalare luoghi in cui ci sia una presunta presenza di amianto. La segnalazione avverrà attraverso due distinti metodi di "denuncia": · Tramite la pagina SEGNALA! il cittadino avrà la possibilità di descrivere il punto in maniera completamente anonima. La segnalazione sarà presa in carico dagli amministratori della piattaforma per iniziare la procedura di analisi ed eventualmente di inertizzazione del punto stesso. · Registrandosi alla piattaforma seguendo la procedura di Registrazione. In questo caso, l'utente potrà monitorare l'evoluzione degli interventi sui siti da lui definiti. Progetto Guardia Nazionale Amianto Regolamento. L ONA - Dipartimento bonifica e decontaminazione dei siti ambientali e lavorativi - ricerca Guardie Nazionali Amianto, utenti ad alta consapevolezza ambientale, disponibili a partecipare a diverse attività di sensibilizzazione verso tutta la cittadinanza e di controllo della presenza di amianto sul territorio nazionale. Le G.N.A. selezionate saranno munite di strumenti utili per lo sviluppo delle attività informative e di ispezione del territorio. Le aspiranti guardie devono frequentare un apposito Corso formativo organizzato dall ONA stessa. Gli ammessi al corso devono frequentarlo con impegno e diligenza. MODALITA DI ADESIONE: L Associazione ONA Onlus è aperta a qualsiasi persona che vorrà parteciparvi senza distinzione di sesso,estrazione sociale, credo , cittadinanza e appartenenza politica. Per l ammissione il richiedente deve rivolgere espressa domanda recante la dichiarazione di condivisione delle finalità che l associazione si propone e l impegno ad approvarne i regolamenti.
  • 164. 1.Requisiti: Possono fare domanda di iscrizione i cittadini che abbiano compiuto il 18° anno di età che hanno: 1. Interesse per le tematiche ambientali; 2. Disponibilità a svolgere un'attività di volontariato; 3.Propensione al confronto costante con il Dipartimento bonifica e decontaminazione dei siti ambientali e lavorativi; 4. Disponibilità a frequentare i corsi di formazione; 5.Non aver riportato condanne con sentenze passate in giudicato per delitti che incidono gravemente sulla moralità e sulla capacità di contrattare con la pubblica amministrazione. 2.Compiti del volontario Monitoraggio del territorio a lui assegnato; Distribuzione di materiale informativo sui pericoli dell amianto, rischi per la salute e importanza della rimozione dei manufatti contenenti amianto; Accompagnamento del cittadino nei rapporti con l'ONA; Gestione di punti informativi organizzati nei luoghi di maggior frequenza; Mantenere rapporti di partecipazione con il coordinatore; Promozione e organizzazione di ogni forma di volontariato attivo dei cittadini al fine di salvaguardare e/o recuperare l ambiente; Essere di supporto per i Comuni, Istituti, Associazioni, Enti,sempre seguendo le linee guide indicate dall'ONA; Ai sensi delle normative vigenti, tutte le guardie di cui sopra svolgono i loro compiti a titolo volontario e gratuito, in collaborazione con le Amministrazioni competenti quali: Regione,Province, Comuni e ASL e/o altri Enti, Istituzioni e Associazioni interessate alla tutela ecoambientale. I cittadini interessati a partecipare al progetto dovranno rispettare gli impegni riportati sul modulo di adesione a disposizione sul sito www.onaguardianazionaleamianto.it Le domande dovranno pervenire complete di Modulo di Adesione G.N.A. , Modulo di Adesione ONA onlus e fotocopia del documento di riconoscimento all'indirizzo di posta elettronica amianto@tglgroup.it Per aderire all'Osservatorio Nazionale Amianto e sostenere la nostra battaglia si può sottoscrivere una tessera annuale il cui costo è di 20 Euro,o l'importo che si vorrà. Per maggiori informazioni a riguardo, si rimanda al link Aderisci In allegato Regolamento e Modulo di Adesione G.N.A.
  • 165. Dipartimento progettazione per la pianificazione e lo sviluppo del territorio . L Osservatorio Nazionale sull'Amianto - ONA Onlus, ha disposto l'istituzione del Dipartimento Progettazione per la Pianificazione e lo Sviluppo del territorio. L Associazione ha costituito questo Dipartimento, di cui è Coordinatore e Direttore l Arch. Giampiero Cardillo, Generale in congedo nei Carabinieri, al fine di elaborare nuove soluzioni, con innovativi e complessi progetti di soluzione del problema amianto, in quanto l amianto si lega alla contestuale contaminazione operata da altri agenti inquinanti e patogeni concentrati in quasi il 3% del territorio nazionale . L Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell ONA Onlus, nella sua relazione Asbestos, killer to defeat ("L amianto, un killer da sconfiggere") che ha tenuto lo scorso 25.07.2014 nel corso della Conferenza Internazionale "ASTM Johnson Conference on Asbestos, Almost Asbestos, and Asbestos Progeny: New Challenges" organizzata dalla ASTM, presso l Università del Vermont ha, infatti, affermato: Siamo dunque riusciti parzialmente, ma con determinazione, ad ottenere alcuni importanti risultati nella ricerca scientifica, con diagnosi precoce e cura per chi è già ammalato o rischia di ammalarsi; abbiamo fatto punire molti responsabili, criminalmente consapevoli del danno reale inflitto ad intere popolazioni e abbiamo fatto ottenere risarcimenti del danno per molte persone e loro familiari colpiti da questa guerra senza pietà; abbiamo chiuso molte fabbriche di morte nel mondo. Ma non siamo che all inizio di questa battaglia. La finanziarizzazione dell economia globalizzata, le ripetute crisi, hanno prodotto la deindustrializzazione di alcune Nazioni manifatturiere, e, conseguentemente, minori risorse economiche, competenze tecniche e scientifiche, che sarebbero state utili per migliorare le condizioni di sicurezza nella gestione e nella rimozione dell amianto. La criminalità organizzata, anch essa globalizzata, in alcune regioni, che spesso non coincidono con i confini territoriali amministrati dagli Stati, ha manifestato interesse per il settore industriale delle bonifiche, dopo essere stata protagonista criminale di immense operazioni di inquinamento mortifero, corrompendo e intimidendo soggetti pubblici e privati, con enormi fatturati (la DDA calcola in 150 miliardi l anno il loro fatturato nel settore solo in Italia). Lo sforzo legislativo e pianificatore di Stato e Regioni, anche quello sostenuto dall Europa, non ha dato i frutti sperati in termini di risolutiva efficacia, per deficienze strutturali del sistema di progettazione, approvazione, esecuzione e collaudo, ma anche perché inquinata troppo spesso dal malaffare appaltistico e criminale. Recentemente il Piano Nazionale Amianto dello Stato Italiano, varato in fretta e senza adeguata preparazione tecnica e finanziaria, non ha avuto attuazione. L Osservatorio Nazionale Amianto ha elaborato un piano alternativo, sulla base dei seguenti principi: I) prevenzione primaria: evitare ogni fonte di esposizioni ad amianto, anche crisotilo, per sconfiggere le patologie asbesto correlate; II) prevenzione secondaria: sorveglianza sanitaria, diagnosi precoce e intervento terapeutico tempestivo in caso di patologia; III) prevenzione terziaria: indagini epidemiologiche, interdizione delle condotte dannose e pericolose, repressione del crimine e risarcimento per le vittime. Questo piano potrebbe già essere operativo, grazie alla mobilitazione dei cittadini, degli scienziati e dei professionisti indipendenti. Ma le Istituzioni dello Stato non hanno inteso sostenere l iniziativa. Al di là di questo tentativo sussidiario dell ONA Onlus, è di solare evidenza come sia necessario moltiplicare centri di
  • 166. attività complessa per lo studio e la ricerca scientifica, ma anche per azioni concertate sul fronte politico istituzionale e giudiziario, e per la promozione di progetti di bonifica territoriale, come oggi l ONA Onlus si propone di fare per l Italia. Solo così si possono produrre coordinati protocolli programmatici comuni di attività positive, con sostenibilità e convenienza economica maggiore di quella che ha determinato la pratica diffusa dell inquinamento delle nostre terre e non solo a causa dell amianto. Interi territori hanno perso il loro valore economico perché inquinati gravemente e occorre, perciò, ripartire con l obiettivo complesso di ridare valore al territorio morente, mediante progetti di bonifica della terra inquinata con incentivo all investimento, per creare nuova bellezza, nuova economia e profitto lecito. Verrebbe così prodotta una ricchezza maggiore di quella che fu rubata al territorio dall attività criminale, che ha avvelenato intere città e regioni. Ci sono esempi positivi, come quello della Valle della Ruhr, in Germania, e molte altre realtà ci indicano questa strada, nel nostro impegno sussidiario, il solo che ristori l azione virtuosa e colossale di valorizzazione del terreno avvelenato e compromesso. Il problema deve essere risolto attraverso un azione generale di valorizzazione coordinata dei territori vivi e morti. L azione di solo disinquinamento è una strada sbagliata, perché non ci sarebbero risorse sufficienti e si rischierebbe di favorire le organizzazioni criminali e gli stessi inquinatori travestiti da disinquinatori. Occorre invece puntare sullo sviluppo progettato in modo che esso implichi il disinquinamento totale, attraverso la contestuale creazione di valore sul territorio ora inquinato. E necessario un articolato coinvolgimento di tutte le forze sane, anche di imprenditori, più forti e più ricchi di quelli che hanno tratto e traggono vantaggio nell avvelenarci la vita. Dobbiamo cercare e trovare alleati per vincere definitivamente questa battaglia che è di civiltà e giustizia. Anche ambienti economici e finanziari, apparentemente oggi ostili o disinteressati, potrebbero decidere di investire, se saremo in grado di offrire loro progetti concreti, fondati su una idea diversa di fare profitto. Tranne i criminali organizzati non si può e non si deve escludere nessuno. Come gli Italiani sanno che esistono altri Adriano Olivetti nel mondo dell industria, altri Jean Monnet nel mondo della politica globale, altri Luigi Sturzo, come politici di riferimento, anche in ogni altra Nazione, è certo, si potranno fare avanti personalità portatrici di interessi costruttivi per il bene comune. I grandi progetti dovranno essere fonte di produzione del bello e dell utile, del buono, che implichi l obiettivo del bene comune e , per default consenta di eliminare i veleni che fanno morire di malattia e di miseria . Riportiamo di seguito l intervento che l Arch. Giampiero Cardillo ha svolto nel corso della Conferenza Regionale che si è tenuta a Vasto (CH) il 27.09.2014 presso il Cinema Teatro Politeama Ruzzi. Come trasformare il problema Amianto in risorsa: combattere il male costruendo il bene, sturzianamente. L'ONA, come avete potuto constatare, ha fatto un percorso, ha camminato per anni, con tenacia e coraggio, per i sentieri impervi della lotta al crimine industriale e finanziario. Ha lottato contro la latitanza della scienza ufficiale e delle istituzioni sanitarie pubbliche rispetto all'aggressione mortale di un elemento, sì naturale, ma che fu portato dall'industria, all'inizio inconsapevolmente e in seguito criminosamente, in modo massiccio e diffuso, a contatto con la popolazione, spacciandolo per inerte e non dannoso, fino a essere presente ancor oggi, in una