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Artisti itineranti di montagna, dal Medioevo all’età moderna
Bagolino, Palazzo San Giorgio
sabato 21 settembre 2013
I “Maestri valsesiani”
Architetti, botteghe e imprese valsesiane nelle Alpi
Roberto Fantoni (1)
, Enrica Ballarè(2)
e Giuseppe Sitzia(3)
(1)
Gruppo Walser Carcoforo
(2)
Laboratorio del Marmo artificiale di Rima
(3)
Punto Arte Onlus
La Valsesia
Terra d’arte e terra d’artisti
Il Quattrocento: dalla pianura novarese alla Valsesia
Johannes de Campo
Il Cinquecento: botteghe novaresi in Valsesia
I Cavallazzi da Oleggio
Gaudenzio Ferrari
Tanzio da Varallo
Borsetti e gli Orgiazzi
Gli Avondo
I “maestri valsesiani”
Tra Cinquecento e Settecento
Gli Artisti del legno
I “maestri valsesiani”
Le origini: i “maestri prismellesi”
Rudolf Riggenbach (1952) – Ulrich Ruffiner von Prismell und die Bauten
der Schienerzeit im Wallis. Brig; trad. it. Varallo, 1966.
Elena Ronco (1997) – I maestri prismellesi e il tardogotico svizero (1490-
1699). Magenta
Pietre Gemelle
(Alagna e Riva)
Svizzera
Nel 1481 i fratelli Bartolomeo e Cristoforo figli di Alberto “Frirati” delle Piane di
Alagna, intendendo trasferirsi ad partes Alamanie, nominano la madre come
delegato plenipotenziario dei loro beni.
Il primo prismellese è attestato in Svizzera nel 1490 (Ronco, 1997, p. 31).
“nella parrocchia di Pietre Gemelle tutti esercitano con onore
la professione di muratore e piccapietre emigrando in terre
lontane” (Tschudi, 1524).
Andamento del numero di emigranti
e presenza di un werkmeister prismellese a Berna
Andamento del numero di emigranti nelle città svizzere con werkmeister prismellese
(fonte: Ronco, 1997)
Berna
Lucerna
Friburgo
totale
I “maestri prismellesi”
1490-1700 Pietre Gemelle
(Alagna e Riva)
Svizzera
Professioni
Piccapietre
Muratori
Mastri costruttori e progettisti
Carriere
Leherling (apprendista)
Geselle
Meister (maestro)
Wertmeister (responsabile della progettazione di edifici pubblici)
Il tardo gotico: Ulrich Ruffiners
“l’uomo che cambiò il volto al Vallese” (Riggenbach, 1952)Chiesa di S. Teodulo
a Sion (1514-1516)
I “maestri prismellesi”
Da Pietre gemelle alla Svizzera Pietre Gemelle
(Alagna e Riva)
Svizzera
Il Rinascimento: Daniel Heintz
Spiesshof, Basilea (1585-1589)
Il Seicento: i fratelli Bodmer
Gondo, stazione di transito
(1670)
Briga, castello StockalperPasso del Sempione,
ospizio di St Jakob (1666)
Non solo Svizzera
I prismellesi tra Piemonte e val d’Aosta
magister Michele de Ecclesia
1494-1506 collaboratore nell’erezione dl priorato
di S. Orso ad Aosta
1497-1498 impresario-costruttore nei lavori di
ristrutturazione del castello di Issogne
Pietre Gemelle
(Alagna e Riva)
Aosta
Gozzano
Guideto de Petriszumellis, cementarius de Gabio
1475 costruzione della volta della basilica di S. Giuliano a Gozzano
Non solo Svizzera
I prismellesi in Valsesia
Edilizia religiosa
Giovanni fu Pietro Brugo: 1586 costruttore della chiesa di S. Michele a Rimella (Sitzia e
Sitzia, 2004).
Petrus fq Joannis de Brugho, faber murarius: 1629 costruzione del campanile della chiesa
di Cadarafagno (Dellarole e Papale, 1998)
Antonio Ronco di Alagna: 1619 costruzione del portico della chiesa di S. Martino a
Roccapietra; 1637 costruzione della cappella e del battistero della chiesa parrocchiale di
Varallo (Dellarole e Papale, 1998).
L’edilizia civile
Michelangelo Gabbio, e dopo la sua morte,
Giacomo Antonio Gabbio furono i costruttori del ponte di
Agnona nel 1784 (Maglione, 2010).
Pietre Gemelle
(Alagna e Riva)
Edilizia residenziale
Nel 1574 una convenzione per la costruzione di una casa è stipulata dai mastri Jacomo
Igonetto e Pedro Gigher (sASVa, FNV, b. 9814), appartenente ad una famiglia che aveva
espresso un Wermeister di Zurigo nei primi decenni del Cinquecento
Non solo prismellesi
I “maestri valsesiani”
Le valli Egua e Sermenza, con Boccioleto-Rossa-Fervento,
Ferrate-Carcoforo e Rima, costituì uno dei due poli, con
Alagna, Riva e Campertogno in alta Val Grande,
in cui erano praticati mestieri dell’edilizia secondo gli Atti di
Visita di mons. Tornielli (1641-1648)
(ASDN, AVi, vv. 133, 142-144, 148)
Valsesia
La bibliografia non specializzata
e i libri contabili e gli altri documenti conservati negli archivi parrocchiali
offrono un’impressionante volume di informazioni per la redazione di un primo
catalogo dell’attività dei maestri costruttori valsesiani.
I “maestri valsesiani”
Da Rima a Friburgo. I Viotti
Rima
Al Sacro Monte
Il 3 agosto 1614 documentata una convenzione stipulata tra i fabbricieri del Sacro
Monte e i mastri costruttori Zanolo Viotti di Rima e Alberto de Bertolo di Pietre Marce
(Galloni, 1914; Cesa, 1995).
Friburgo
A Friburgo e in Francia
Un Anton Viotti nel 1674 acquista la cittadinanza friburghese (Ronco, 1997).
Tonetti (1875) lo dice architetto regio del porto di Dieppe in Francia (Debiaggi, 1968).
In questa città, frequentata dai prismellesi sino dai primi decenni del Cinquecento (Ronco,
1997), era attivo anche un altro mastro costruttore rimese, Antonio Giavina.
In un documento del 1781, a fianco di altri mastri da muro, compare un Bartolomeo Viotti
(ASPRm, b. 129).
I “maestri valsesiani”
Da Rima al Vallese. I Ragozzi Rima
A Rima e in Valsesia
Nel 1667 Cristoforo Ragozzi stipula una convenzione per la ristrutturazione del coro e della sacrestia dell’oratorio di S.
Maria delle Grazie (ASPRm, b. 12).
L’attività è proseguita dai figli, identificabili nei fratelli Ragozzi, lapicidi, che nel 1676 stipulavano una convenzione con
Pietro fu Giovanni d’Enrico che s’impegnava a cavare e tagliare entro un anno e mezzo 300 brazza di cantoni e altre pietre
per il campanile di Borgosesia (sASVa, FNV, b. 10113)
Il 16 febbraio 1687 il magister et faber murarius Pietro fu Cristoforo Ragozzi stipula una convenzione per la costruzione
della nuova chiesa parrocchiale di Rima, secondo il disegno da lui stesso fatto (ASPRm, b. 134; sASVa, FNV, b. 9495).
I lavori nella chiesa furono probabilmente terminati da un altro figlio di Cristoforo, Giovanni, che nel 1692 sottoscrisse
l’acconto di 2500 lire e il 29 gennaio 1696 presentò il resoconto chiedendo il saldo di 1441 lire (ASPRm, b. 141).
Nel Vallese per altre imprese
Vari membri della famiglia sono documentati come tailleurs de tuf, piccapietre,
nel Vallese, soprattutto alle dipendenze dei prismellesi Bodmer, impegnati tra
1658 e 1678 nella costruzione del palazzo Stockalper a Briga (Debiaggi, 1968).
Tra Rima e il Vallese
Nel 1752, Giacomo, figlio del fu Pietro, con Giovanni Giavina, stipulò una convenzione per la ristrutturazione di una
cappella, della sacrestia e dell’ossario dell’oratorio di S. Maria delle Grazie a Rima (ASPRm, b. 129). Potrebbe essere lo
stesso Jacobo che nel 1740 costruì la chiesa di Chippel nella Lotschental (Donnet, 1954) di forma non dissimile da
quella delle chiese valsesiane di Zuccaro, Camasco, Boccioleto e della stessa Rima (Debiaggi, 1968).
Nel Vallese per conto proprio
Il 13 aprile 1667 a Varallo, otto giovani di Rimella, due dei quali figli di mastri
costruttori, s’impegnavano a servire per un anno nell’arte di muratori,
Giovanni fu Pietro Ragozzi nella fortificazione della città di Solothurn in
Svizzera ò vero in far altre fabriche (Dellarole e Papale, 1998; Sitzia, 2002).
15 gennaio 1671 lo stesso Giovanni Ragozzi stipulò con Antonio Clievo di
Rimella una convenzione d’apprendistato per fare il muratore in Germania
(sASVa, FNV, b. 3135, f. 287). Il Ragozzi aveva quindi numerose
maestranze e operava probabilmente in più cantieri.
Vallese
I “maestri valsesiani”
Da Rima
Rima
Giovanni Axerio, capomastro
chiesa di Illier (Vallese) (1687) (Donnet, 1954)
Tommaso De Toma, archietto e capomastro
chiesa di Nancy (Lorena) (1747) (Debiaggi, 1966)
Giovanni Dellavedova
Campanile (1712) e sacrestia (1718)
chiesa parrocchiale di Carcoforo (ASPCa, b. 121)
Giacomo fu Giovanni Dellavedova
oratorio di S. Anna a Pietre Marce di Rima (1734) (sASVa, FNV, b. 8984; ASPRm, b. 134).
Giovanni Giavina
Vallese (1749); oratorio di S. Maria delel Grazie e Rima (1752)
…
Antonio Giavina
riattamemto della strada della Piana (ASPrm, b. 141)
Svizzera
Lorena
I “maestri valsesiani”
Da Mollia e Campertogno in Valsesia e a Macugnaga
Mollia
Campertogno
Macugnaga
Giacomo Gilardi
ricostruzione della chiesa di S. Martino a Roccapietra (1582)
Gaspare de Maceno di Failungo
ricostruzione della chiesa di Bolzano Novarese (1583) (Dellarole e Papale, 1998)
Pietro e Giovanni Battista Viana di Campertogno
oratorio di Arboerio (1611) (Dellarole e Papale, 1998)
Antonio e Pietro Martelli di Campertogno
oratorio di S. Antonio a Varallo (1640).
Antonio Martelli
cappella di S. Giacomo a Varallo (1643), coro dell’oratorio di Borca di Macugnaga (1648).
Giacomo e Giovanni Martelli
coro di S. Giacomo a Varallo su disegno di Gaudenzio Sceti (1668) (Dellarole e Papale, 1998)
Giovanni e Antonio Guala, maestri di fabriche
progetto e ricostruzione di S. Croce a Carcoforo (ASPCa, b. 121)
Giacomo Guala
tetto dell’oratorio della Madonna delle Neve a Macugnaga (1656-58), oratorio di Pestarena di
Macugnaga (1679)
Lorenzo Guala tetto della chiesa nuova di Macugnaga (1758) (Bertamini, 2005)
Antonio Guala e fratelli di Piana Fontana (Mollia) incarico della ristrutturazione della
chiesa parrocchiale di Riva (1725) (Dellarole e Papale, 1998)
Giovanni Antonio de Ianni Grandi di Piana Fontana (Mollia)
istrutturazione della chiesa parrocchiale, di Campertogno (1719, 1725) (Dellarole e Papale,
1998)
I “maestri valsesiani”
Da Carcoforo in Valsesia, a Roma e Svizzera Carcoforo
Pietro del fu Giovanni Iaco di Carcoforo: progetto di ampliamento della chiesa di
S. Antonio di Fervento (1594) (Ferri, 1959; 1969).
Maestro Giovan da Carchofforo: lavori nella chiesa parrocchiale di Agnona (1620)
(Dellarole e Papale, 1998)
Nel 1642 il magister Petrus filius q Bertolini Tedeschi lapicida et cementarius seu
fabricator di Carcoforo era abitante nella terre Acenti Anagnine Diocesis in Latio
Romano jacens in lecto domi Nicolai Ciolli in da
terra infirmus (ASPCa, b. 121).
Roma
Svizzera
I “maestri valsesiani”
Da Boccioleto in Valsesia e in partibus Alamanie
Da Rossa in Valsesia, in Ossola e a Lione Boccioleto
Rossa
In un documento del 1560 sono citati Albertinus filius Zanoli de Butio de Bozoleto e Petrus
filius Jacobi Grisi e Johanne filio Petri Julii Curtetti sociis ambobus de Fervento che si
trovavano pro opera muratorie in partibus Alamanie (sASVa, FNV, b. 10439)
in partibus Alamanie Ossola
Giuseppe Tamiotti di Rossa
In Valsesia
Progettista e costruttore della chiesa parrocchiale di Rimella (1777-1779)
Chiesa parrocchiale di Cervarolo (1781)
In Ossola
Chiesa parrocchiale di Bognanco
Con il Tamiotti lavorava l’architetto Giovanni Raineri di Rossa
(Sitzia e Sitzia, 2002, 2004)
Ritratto di GiuseppeTamiotti con il progetto della chiesa
parrocchiale di S.Michele a Rimella (1805, collezione
privata)
Giovanni Tamiotti di Rossa
In Val Vigezzo
Chiese parrocchiali di Coimo (1725-30), Craveggia (1731-33), S. Maria
Maggiore (1734-43), oratorio di Crana (post 1742)
In collaborazione con il genero Luca Raineri
(Sitzia e Sitzia, 2002, 2004)
Giovanni Tamiotti di Rossa
In Valsesia
Oratorio di Lovario di Borgosesia(1674)
Domenico Ceriani e Silvestro Pianta di Piaggiogna: cappella del Corpus Domini nella chiesa parrocchiale di Quarona
(1599) (Dellarole e Papale, 1998)
Lione
A Lione
Carlo Sottile, padre del canonico Nicolao, era architetto a Lione.
I “maestri valsesiani”
I Rimellesi a Rimella Rimella
Costruttori a Rimella
Francesco Scolari, fabro murario
1624 ricostruzione dell’oratorio d S. Marco al Grondo.
Francesco e Giovanni de Scolaribus, fabri murarij
1699 ricostruzione della casa della comunità, distrutta da un incendio
Antonio Dago mastro murario
1642 oratorio di S. Gottardo a Rimella.
Giovanni Ubezio e Michele Fontana
1633 ampliamento dell’oratorio di S. Bernaro da Mentone alla Villa inferiore.
Giovanni Fontana e Michele Viotti
1705 ricostruzione dell’oratorio della Madonna delle Grazie al Roncaccio, di cui erano anche autori del progetto.
Giovanni Battista Tosseri
1763 oratorio della Madonna del Rumore nel 1763.
maestri Termignone e Tosseri
1746 costruzione del campanile dell’oratorio dell’Annunziata al Pianello.
Giovanni Battista Scolaro, capomastro
1822 ampliamento dell’oratorio di S. Giorgio nel 1822.
(Sitzia e Sitzia, 2004; Debiaggi, 2004).
Christ Rumelle (1645-1676?) e Hans Rumelle (1672-1688), probabilmente
padre e figlio, erano attivi a Losanna insieme ai prismellesi Jean Ruffiner e
Peter Rouvner (Debiaggi, 2004, p. 222).
Muratori nel Vallese e a Losanna
Nel 1667, otto giovani di Rimella, due dei quali figli di mastri costruttori,
s’impegnavano a servire per un anno nell’arte di muratori, Giovanni fu Pietro
Ragozzi nella fortificazione della città di Solothurn in Svizzera ò vero in far
altre fabriche. Nel 1671 lo stesso Giovanni Ragozzi stipulò con Antonio Clievo
di Rimella una convenzione d’apprendistato per fare il muratore in Germania
(sASVa, FNV).
I “maestri valsesiani”
Dalla Valsesia alle Alpi
Alagna
Rima
1614-1781
Carcoforo
1594-1641
Rimella
1624-1832
Boccioleto
1560 Rossa
1725-1780
Mollia
Campertogno
Riva
1475-1710
Alagna
Rima
“maestri prismellesi”
altri “maestri valsesiani”
Le valli Egua e Sermenza, con Boccioleto-Rossa-Fervento, Ferrate-Carcoforo e Rima, costituì uno
dei due poli, con Alagna, Riva e Campertogno in alta Val Grande, in cui erano praticati mestieri
dell’edilizia secondo gli Atti di Visita di mons. Tornielli (1641-1648) (ASDN, AVi).
Ossola
Svizzera
Svizzera
(Francia)
Germania
Aosta
Piemonte orientale
Macugnaga
1620-1807
I “maestri valsesiani”
Il lavoro di un’intera valle
0%
4%
8%
12%
16%
20%
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
assenza degli uomini in età riproduttiva
(e lavorativa) tra novembre e febbraio
nascite tra agosto e novembre
⇒
concepimento tra novembre e febbraio
Distribuzione mensile delle nascite a Riva
tra 1555 e 1915 (ASPRv, Atti di battesimo)
⇒
I “maestri valsesiani”
Un fenomeno di lungo periodo
0%
20%
40%
60%
80%
100%
1500 1550 1600 1650 1700 1750 1800 1850 1900 1950 2000
Alagna
inizio dell’emigrazione stagionale
trasformazione dell’emigrazione stagionale in emigrazione permanente
0%
20%
40%
60%
80%
100%
1500 1550 1600 1650 1700 1750 1800 1850 1900 1950 2000
Riva
Andamento della percentuale di nascite
nei mesi compresi tra agosto e dicembre
(media mobile a base 10) ad Alagna e a Riva
tra Cinquecento ed inizio Novecento
(ASPRv e ASPAl, Atti di battesimo)
La riconversione delle imprese
Stuccatori e decoratori
1788 1838 1848
Andamento della percentuale di decoratori ad Alagna
tra fine Settecento e inizio Ottocento
(fonte: Viazzo, 1989)
Nel quadro statistico del Racca del 1833 a Boccioleto, Rossa, Carcoforo e Rima gli emigranti erano
indicati come stuccatori e muratori (come a Scopello, Riva e Alagna, ove erano presenti anche
lavoratori della pietra); muratori erano indicati anche a Ferrate; stuccatori a Rimasco.
Lana (1840) cita stuccatori e muratori a Rossa, architetti, muratori e stuccatori a Boccioleto, pochi
muratori a Fervento, stuccatori a Ferrate, muratori e stuccatori a Carcoforo, operanti
prevalentemente in Francia e Savoia (Rossa, Boccioleto e Fervento), ma anche in Germania
(Carcoforo).
Negli atti di visita di Balbis Bertone del 1760 (ASDN, Avi, v. 313)
Incolae Parochiae ut plurimum cementari sunt, gipsatores … (Rossa)
Incolae cementarij gipsorum ornamentorum magisteri … (Boccioleto)
Incolae Parochiae se esercent ut plurimum in gipsis ornamentis supra parietes efformandis et
congijs (Rimasco)
Bettole, particolare dei capitelli a stucco della parrocchiale.
Giacomo Marca
(padre) e Giovanni Antonio (figlio) (1687)
Piane Sesia, chiesa di S. Giacomo, altare della
Madonna del Carmelo.
Giovanni Antonio Marca (1714-1722)
Sostegno, chiesa di Sant’Antonio,
paliotto dell’altare della Madonna del Carmine (1728)
Sostegno, chiesa parrocchiale di San Lorenzo,
paliotto dell’altare di Sant’Antonio (1729)
In Francia
L’attività dei Marca è documentata nel 1710 a Morey, nel 1716-17
a Bletterans, tra il 1716 e il 1732 a Neublans, nel 1717 ad
Orgelet, nel 1717-18 a Villevieux, nel 1718 a Montain e nel 1723
a Boult, tutte località della Franche-Comté.
Stuccatori e decoratori
In Valsesia e in Francia. I Marca
Stuccatori e decoratori
Rima
Le origini
A Rima nel 1822 su una popolazione di 200 persone erano già censiti 25 gessatori e
solo 4 muratori (Racca, 1835).
I primi impresari documentati in questo settore appartengono alle stesse famiglie che
nei Sei-Settecento espressero capimastri e architetti.
Nel 1808 è citato un Gianbattista Giobbe fu Gianmaria domiciliato a Strasburgo. Nella
sua procura, in un documento allegato, rogato a Berna in francese, viene definito
gipseur de profession et able a Strasbourg; suo procuratore è Antonio fu Pietro Giavina,
definito maitre stucateur, mentre un altro Giavina, Cristoforo fu Giovanni, risulta
stuccatore (ASPRm, b. 134).
Stuccatori e decoratori
La scoperta del marmo artificiale a Rima
La scagliola
L’arte della scagliola ha origine nella pianura emiliana in età cinquecentesca e si diffonde in
Europa nel corso del Settecento (coinvolgendo soprattutto i luganesi). Durante l’Ottocento
si afferma il suo impiego su ampia scala in un conteso che unisce all’arte della scagliola
quella della decorazione architettonica.
Il Marmo artificiale
Gli artigiani di Rima sviluppano nel corso dell’Ottocento una
singolare abilità nella lavorazione della scagliola,
perfezionando la già esistente tecnica di imitazione del
marmo fino a raggiungere risultati di eccezionale qualità.
E’ un momento questo in cui i fenomeni di gusto legati all’eclettismo tardo-
ottocentesco, cui le grandi esposizioni internazionali fungono da cassa di risonanza, si
coniugano con la speciale felice congiuntura economica che precede la grande crisi
bellica. Lo Storicismo è appunto, a Vienna come a Berlino, il recupero e la
reinterpretazione di stili diversi, sovente con palesi intenti celebrativi e simbolici.
Il Marmo artificiale
Il contesto culturale
Il vorticoso sviluppo delle capitali dopo la metà dell’Ottocento dà avvio al suo impiego
su ampia scala.
Le decorazioni architettoniche marmoree, autentiche o
finte, si legano a questa temperie culturale. E’ in sostanza una
cultura delle grandi realtà urbane, che si tratti di intervenire
nei luoghi del divertimento, della finanza, del potere politico o
della memoria.
Nella Felix Austria, nella giovane potenza prussiana,
nell’impero russo e nelle propaggini di quello ottomano, la
fortuna incontrata dalle impresi rimesi del marmo artificiale e
dei mosaici si spiega soprattutto con il fervore architettonico
che il cuore dell’Europa sta vivendo ed il ciclo di grande
dinamismo che lo ingenera.
Il Marmo artificiale
Il monopolio rimese
A Rima si instaura un meccanismo di produzione e
riproduzione la cui notorietà varca i confini e si impone quasi
con un monopolio.
Gli stuccatori di Rima conservano per sé il segreto delle fasi
salienti del processo di creazione e affidano a mano d’opera
locale gli aspetti meno difficili del processo creativo. Si crea
così una sorta di aristocrazia fondata sul mestiere, una élite
che, detenendo una competenza pressoché esclusiva, la
trasmette alle sole famiglie locali ed impara a ricavarne il
massimo beneficio.
Cosa decisamente sorprendente è che essi entrino altrettanto rapidamente in diretto
contatto con le corti, di modo che le committenze di cui beneficiano sono perlopiù di
altissimo livello, con un effetto a cascata.
Il Marmo artificiale
I protagonisti: una elite di artigiani
Possiamo affermare che il più illuminante caso di imprenditore del
marmo artificiale è Antonio De Toma (1821-95).
Iniziò a lavorare, a Monaco all’età di 11 anni, con i fratelli Viotti .
All’età di 23 anni si trasferì a Stoccolma; la sua sfera di lavoro si estese
poi alla Mitteleuropa (Vienna, Berlino, Trieste e Venezia) e all’Europa
orientale (Ungheria, Bucarest e Russia). Suoi collaboratori furono i
fratelli De Paulis e Pietro Giavina; alla sua impresa furono legati anche i
carcoforini Giovanni e Giuseppe Rappa. Morì a Varallo nel 1895. Egli
diventerà famoso per aver lavorato a lungo nelle regge di Ludwig e
nella Vienna imperiale.
Nel 1896 l’architetto di corte a San Pietroburgo, Messmacher, scriveva:
“(Gli stuccatori di Rima) hanno un talento eccezionale per la composizione dei colori e per il
disegno del marmo artificiale, che è assolutamente conforme al marmo naturale”.
Protagonisti inizialmente di migrazione temporanea e qualificata, molti rimesi daranno al
fenomeno caratteri particolari, trasformandosi tra Otto e Novecento in imprenditori.
Alcune famiglie di Rima fonderanno infatti veri imperi economici e stenderanno una fitta trama
attraverso l’Europa, dalla Spagna fino ai Balcani, la Scandinavia e, ad oriente, fino alla Russia.
Rima
Il suo figlio primogenito, Antonio, nato a Berlino nel 1863, studiò
ingegneria e architettura all’Università di Vienna e continuò l’attività
paterna lavorando a palazzi e monumenti in Austria, Ungheria,
Germania e Boemia. Nei suoi cantieri si formarono anche molti artigiani
rimesi che divennero successivamente impresari autonomi, come i
fratelli Axerio-Cilies.
Il Marmo artificiale
I protagonisti: una elite di artigiani
Nel Castello dei Rotschild a Pregui presso Ginevra lavora per De Toma anche Pietro
Axerio-Cilies; egli in seguito parteciperà alla fondazione a sua volta di altre grandi
imprese di decorazione in marmo artificiale: una con sede a Berlino e San Pietroburgo
sorge ad opera dei cugini Axerio-Piazza; l’altra sorgerà a Bucarest per mano sua e del
fratello Giovanni.
Tutti svilupperanno una struttura operativa simile: il nucleo di
artisti di Rima, ossia coloro che detengono i saperi, conosce i
pigmenti e crea i difficili accostamenti cromatici con intuito e
sensibilità speciali; sono loro – i maestri di Rima – che
compongono il marmo ad arte e cioè il disegno delle venature
a secco o quello dell’impasto a macchie.
Per le grandi famiglie di impresari lavorano tutti gli anni,
andando e venendo attraverso le Alpi, e viaggiando fino alla
lontana Russia o fino alle propaggini dell’impero ottomano, gli
uomini di Rima: i Viotti, Dellavedova, Valentino, Bastucchi,
Giavina, Giobbe, Giulietti, Tosser, Doda, Antonioli, Ragozzi,
Alberti …
Essi apprendono da bambini il mestiere e per tutta la vita
lavoreranno all’estero.
Rima
Oltre che nei palazzi imperiali e nelle banche, esse intervengono
significativamente nella realizzazione della Museum Insel, l’Isola dei
Musei lambita dalla Spree, che rappresenta un polo del
collezionismo assolutamente d’eccezione. Il tema delle architetture
museali ben si presta d’altronde – proprio perché ricco di
implicazioni di carattere storicista – ad un’ampia declinazione di
decorazioni in finto marmo.
Dalle Alpi all’Europa.
Berlino: i luoghi della memoria Rima
Berlino
A Berlino, in diverse fasi, saranno presenti tutte le imprese di Rima.
Agli Axerio sono commissionati gli stucchi ed i marmi del Kaiser
Friedrich Museum, piu’ noto come Bode Museum dal nome del
celebre direttore, completato nel 1904 su progetto di von Ihne
in stile neo-barocco e neo-rinascimentale e sorto per ospitare
le opere più importanti delle ricchissime collezioni degli
Hohenzollern.
Ma anche nel palazzo disegnato da Friedrich Schinkel nel 1830
per le celebri raccolte di arte greca di Federico il Grande, Altes
Museum, come pure nel Neues Museum, galleria di arte antica,
e nel grandioso Pergamon Museum, costruito per accogliere
enormi reperti mesopotamici ed ellenistici, gli Axerio ricevono
incarichi di lavoro.
A Bucarest, i fratelli Axerio-Cilies giungono intorno agli anni ’80 su richiesta di
Carlo I Hohenzollern (1881-1914), primo sovrano della nuova Romania
sottratta al dominio turco dalle potenze europee.
A questo principe tedesco di gusti decisamente francofili il compito di
trasformare l’antica città della Valacchia – balcanica e vagamente
orientaleggiante – in una moderna capitale europea.
Dalle Alpi all’Europa
Bucarest: i luoghi della politica
della finanza e del divertimemto
“brevetto con medaglia d’argento per la loro valentia come stuccatori e decoratori in gesso” (1886)
brevetto con medaglia d’oro e titolo di “Cavalieri della Corona di Romania” (1890)
Rima
Bucarest
Possiamo ben dire che Pietro Axerio condivida con lui – e con gli architetti
parigini del tempo - il percorso di trasformazione di Bucarest realizzando
alcune delle più belle decorazioni architettoniche. Egli diventa uomo di fiducia
della corte e della regina: sarà proprio lei a volere l’Ateneo della Musica
(1886-95), in cui si coniugano evocazioni dello stile balcanico brancoviano
con l’eclettismo francese.
Committenze reali (Palazzo Reale di Bucarest, Palazzo Reale di
Cotroceni, Ateneo della Musica)
Committenze di governo (Palazzo di Giustizia, Palazzo del Ministero
dei Lavori Pubblici, Banca Nazionale Romena)
Opere richieste dal Capitolo della Cattedrale Cattolica di Bucarest
(1887-88)
Opere richieste da grandi alberghi (Athenée Palace, 1911-14) e dai
notabili della capitale.
Gli affari e gli affetti
Dall’Europa all’alpe Lanciole
In una lettera del 7 giugno 1868 Antonio invitava la
moglie, che stava per salire all’alpe, ad abbandonare i
lavori agricoli: lasciate andare il minuto interesse del
Bestiame, avrete una Serva e il fieno, prendete ranzini di
metterlo dentro, ne tu ne la madre meglio che vi
mischiate a tal fatiche.
Dopo il ricongiungimento della famiglia a Vienna è la
madre a continuare a praticare i lavori agricoli a Rima. Il
17 dicembre dello stesso anno il De Toma chiudeva una
lettera alla madre raccomandandole soprattutto di non
strapazzarsi con tanto bestiame (ADTo).
alpe Lanciole
La famiglia di Antonio de Toma, uno dei maggiori impresari europei
dell’epoca in ambito edilizio, continuava a frequentare l’alpe Lanciole.

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ITM 2013 - Roberto Fantoni, E. Ballarè, G. Sitzia "I 'Maestri Valsesiani' architetti, botteghe e imprese valsesiane nelle Alpi"

  • 1. Artisti itineranti di montagna, dal Medioevo all’età moderna Bagolino, Palazzo San Giorgio sabato 21 settembre 2013 I “Maestri valsesiani” Architetti, botteghe e imprese valsesiane nelle Alpi Roberto Fantoni (1) , Enrica Ballarè(2) e Giuseppe Sitzia(3) (1) Gruppo Walser Carcoforo (2) Laboratorio del Marmo artificiale di Rima (3) Punto Arte Onlus
  • 2. La Valsesia Terra d’arte e terra d’artisti Il Quattrocento: dalla pianura novarese alla Valsesia Johannes de Campo Il Cinquecento: botteghe novaresi in Valsesia I Cavallazzi da Oleggio Gaudenzio Ferrari Tanzio da Varallo Borsetti e gli Orgiazzi Gli Avondo I “maestri valsesiani” Tra Cinquecento e Settecento Gli Artisti del legno
  • 3. I “maestri valsesiani” Le origini: i “maestri prismellesi” Rudolf Riggenbach (1952) – Ulrich Ruffiner von Prismell und die Bauten der Schienerzeit im Wallis. Brig; trad. it. Varallo, 1966. Elena Ronco (1997) – I maestri prismellesi e il tardogotico svizero (1490- 1699). Magenta Pietre Gemelle (Alagna e Riva) Svizzera Nel 1481 i fratelli Bartolomeo e Cristoforo figli di Alberto “Frirati” delle Piane di Alagna, intendendo trasferirsi ad partes Alamanie, nominano la madre come delegato plenipotenziario dei loro beni. Il primo prismellese è attestato in Svizzera nel 1490 (Ronco, 1997, p. 31). “nella parrocchia di Pietre Gemelle tutti esercitano con onore la professione di muratore e piccapietre emigrando in terre lontane” (Tschudi, 1524).
  • 4. Andamento del numero di emigranti e presenza di un werkmeister prismellese a Berna Andamento del numero di emigranti nelle città svizzere con werkmeister prismellese (fonte: Ronco, 1997) Berna Lucerna Friburgo totale I “maestri prismellesi” 1490-1700 Pietre Gemelle (Alagna e Riva) Svizzera Professioni Piccapietre Muratori Mastri costruttori e progettisti Carriere Leherling (apprendista) Geselle Meister (maestro) Wertmeister (responsabile della progettazione di edifici pubblici)
  • 5. Il tardo gotico: Ulrich Ruffiners “l’uomo che cambiò il volto al Vallese” (Riggenbach, 1952)Chiesa di S. Teodulo a Sion (1514-1516) I “maestri prismellesi” Da Pietre gemelle alla Svizzera Pietre Gemelle (Alagna e Riva) Svizzera Il Rinascimento: Daniel Heintz Spiesshof, Basilea (1585-1589) Il Seicento: i fratelli Bodmer Gondo, stazione di transito (1670) Briga, castello StockalperPasso del Sempione, ospizio di St Jakob (1666)
  • 6. Non solo Svizzera I prismellesi tra Piemonte e val d’Aosta magister Michele de Ecclesia 1494-1506 collaboratore nell’erezione dl priorato di S. Orso ad Aosta 1497-1498 impresario-costruttore nei lavori di ristrutturazione del castello di Issogne Pietre Gemelle (Alagna e Riva) Aosta Gozzano Guideto de Petriszumellis, cementarius de Gabio 1475 costruzione della volta della basilica di S. Giuliano a Gozzano
  • 7. Non solo Svizzera I prismellesi in Valsesia Edilizia religiosa Giovanni fu Pietro Brugo: 1586 costruttore della chiesa di S. Michele a Rimella (Sitzia e Sitzia, 2004). Petrus fq Joannis de Brugho, faber murarius: 1629 costruzione del campanile della chiesa di Cadarafagno (Dellarole e Papale, 1998) Antonio Ronco di Alagna: 1619 costruzione del portico della chiesa di S. Martino a Roccapietra; 1637 costruzione della cappella e del battistero della chiesa parrocchiale di Varallo (Dellarole e Papale, 1998). L’edilizia civile Michelangelo Gabbio, e dopo la sua morte, Giacomo Antonio Gabbio furono i costruttori del ponte di Agnona nel 1784 (Maglione, 2010). Pietre Gemelle (Alagna e Riva) Edilizia residenziale Nel 1574 una convenzione per la costruzione di una casa è stipulata dai mastri Jacomo Igonetto e Pedro Gigher (sASVa, FNV, b. 9814), appartenente ad una famiglia che aveva espresso un Wermeister di Zurigo nei primi decenni del Cinquecento
  • 8. Non solo prismellesi I “maestri valsesiani” Le valli Egua e Sermenza, con Boccioleto-Rossa-Fervento, Ferrate-Carcoforo e Rima, costituì uno dei due poli, con Alagna, Riva e Campertogno in alta Val Grande, in cui erano praticati mestieri dell’edilizia secondo gli Atti di Visita di mons. Tornielli (1641-1648) (ASDN, AVi, vv. 133, 142-144, 148) Valsesia La bibliografia non specializzata e i libri contabili e gli altri documenti conservati negli archivi parrocchiali offrono un’impressionante volume di informazioni per la redazione di un primo catalogo dell’attività dei maestri costruttori valsesiani.
  • 9. I “maestri valsesiani” Da Rima a Friburgo. I Viotti Rima Al Sacro Monte Il 3 agosto 1614 documentata una convenzione stipulata tra i fabbricieri del Sacro Monte e i mastri costruttori Zanolo Viotti di Rima e Alberto de Bertolo di Pietre Marce (Galloni, 1914; Cesa, 1995). Friburgo A Friburgo e in Francia Un Anton Viotti nel 1674 acquista la cittadinanza friburghese (Ronco, 1997). Tonetti (1875) lo dice architetto regio del porto di Dieppe in Francia (Debiaggi, 1968). In questa città, frequentata dai prismellesi sino dai primi decenni del Cinquecento (Ronco, 1997), era attivo anche un altro mastro costruttore rimese, Antonio Giavina. In un documento del 1781, a fianco di altri mastri da muro, compare un Bartolomeo Viotti (ASPRm, b. 129).
  • 10. I “maestri valsesiani” Da Rima al Vallese. I Ragozzi Rima A Rima e in Valsesia Nel 1667 Cristoforo Ragozzi stipula una convenzione per la ristrutturazione del coro e della sacrestia dell’oratorio di S. Maria delle Grazie (ASPRm, b. 12). L’attività è proseguita dai figli, identificabili nei fratelli Ragozzi, lapicidi, che nel 1676 stipulavano una convenzione con Pietro fu Giovanni d’Enrico che s’impegnava a cavare e tagliare entro un anno e mezzo 300 brazza di cantoni e altre pietre per il campanile di Borgosesia (sASVa, FNV, b. 10113) Il 16 febbraio 1687 il magister et faber murarius Pietro fu Cristoforo Ragozzi stipula una convenzione per la costruzione della nuova chiesa parrocchiale di Rima, secondo il disegno da lui stesso fatto (ASPRm, b. 134; sASVa, FNV, b. 9495). I lavori nella chiesa furono probabilmente terminati da un altro figlio di Cristoforo, Giovanni, che nel 1692 sottoscrisse l’acconto di 2500 lire e il 29 gennaio 1696 presentò il resoconto chiedendo il saldo di 1441 lire (ASPRm, b. 141). Nel Vallese per altre imprese Vari membri della famiglia sono documentati come tailleurs de tuf, piccapietre, nel Vallese, soprattutto alle dipendenze dei prismellesi Bodmer, impegnati tra 1658 e 1678 nella costruzione del palazzo Stockalper a Briga (Debiaggi, 1968). Tra Rima e il Vallese Nel 1752, Giacomo, figlio del fu Pietro, con Giovanni Giavina, stipulò una convenzione per la ristrutturazione di una cappella, della sacrestia e dell’ossario dell’oratorio di S. Maria delle Grazie a Rima (ASPRm, b. 129). Potrebbe essere lo stesso Jacobo che nel 1740 costruì la chiesa di Chippel nella Lotschental (Donnet, 1954) di forma non dissimile da quella delle chiese valsesiane di Zuccaro, Camasco, Boccioleto e della stessa Rima (Debiaggi, 1968). Nel Vallese per conto proprio Il 13 aprile 1667 a Varallo, otto giovani di Rimella, due dei quali figli di mastri costruttori, s’impegnavano a servire per un anno nell’arte di muratori, Giovanni fu Pietro Ragozzi nella fortificazione della città di Solothurn in Svizzera ò vero in far altre fabriche (Dellarole e Papale, 1998; Sitzia, 2002). 15 gennaio 1671 lo stesso Giovanni Ragozzi stipulò con Antonio Clievo di Rimella una convenzione d’apprendistato per fare il muratore in Germania (sASVa, FNV, b. 3135, f. 287). Il Ragozzi aveva quindi numerose maestranze e operava probabilmente in più cantieri. Vallese
  • 11. I “maestri valsesiani” Da Rima Rima Giovanni Axerio, capomastro chiesa di Illier (Vallese) (1687) (Donnet, 1954) Tommaso De Toma, archietto e capomastro chiesa di Nancy (Lorena) (1747) (Debiaggi, 1966) Giovanni Dellavedova Campanile (1712) e sacrestia (1718) chiesa parrocchiale di Carcoforo (ASPCa, b. 121) Giacomo fu Giovanni Dellavedova oratorio di S. Anna a Pietre Marce di Rima (1734) (sASVa, FNV, b. 8984; ASPRm, b. 134). Giovanni Giavina Vallese (1749); oratorio di S. Maria delel Grazie e Rima (1752) … Antonio Giavina riattamemto della strada della Piana (ASPrm, b. 141) Svizzera Lorena
  • 12. I “maestri valsesiani” Da Mollia e Campertogno in Valsesia e a Macugnaga Mollia Campertogno Macugnaga Giacomo Gilardi ricostruzione della chiesa di S. Martino a Roccapietra (1582) Gaspare de Maceno di Failungo ricostruzione della chiesa di Bolzano Novarese (1583) (Dellarole e Papale, 1998) Pietro e Giovanni Battista Viana di Campertogno oratorio di Arboerio (1611) (Dellarole e Papale, 1998) Antonio e Pietro Martelli di Campertogno oratorio di S. Antonio a Varallo (1640). Antonio Martelli cappella di S. Giacomo a Varallo (1643), coro dell’oratorio di Borca di Macugnaga (1648). Giacomo e Giovanni Martelli coro di S. Giacomo a Varallo su disegno di Gaudenzio Sceti (1668) (Dellarole e Papale, 1998) Giovanni e Antonio Guala, maestri di fabriche progetto e ricostruzione di S. Croce a Carcoforo (ASPCa, b. 121) Giacomo Guala tetto dell’oratorio della Madonna delle Neve a Macugnaga (1656-58), oratorio di Pestarena di Macugnaga (1679) Lorenzo Guala tetto della chiesa nuova di Macugnaga (1758) (Bertamini, 2005) Antonio Guala e fratelli di Piana Fontana (Mollia) incarico della ristrutturazione della chiesa parrocchiale di Riva (1725) (Dellarole e Papale, 1998) Giovanni Antonio de Ianni Grandi di Piana Fontana (Mollia) istrutturazione della chiesa parrocchiale, di Campertogno (1719, 1725) (Dellarole e Papale, 1998)
  • 13. I “maestri valsesiani” Da Carcoforo in Valsesia, a Roma e Svizzera Carcoforo Pietro del fu Giovanni Iaco di Carcoforo: progetto di ampliamento della chiesa di S. Antonio di Fervento (1594) (Ferri, 1959; 1969). Maestro Giovan da Carchofforo: lavori nella chiesa parrocchiale di Agnona (1620) (Dellarole e Papale, 1998) Nel 1642 il magister Petrus filius q Bertolini Tedeschi lapicida et cementarius seu fabricator di Carcoforo era abitante nella terre Acenti Anagnine Diocesis in Latio Romano jacens in lecto domi Nicolai Ciolli in da terra infirmus (ASPCa, b. 121). Roma Svizzera
  • 14. I “maestri valsesiani” Da Boccioleto in Valsesia e in partibus Alamanie Da Rossa in Valsesia, in Ossola e a Lione Boccioleto Rossa In un documento del 1560 sono citati Albertinus filius Zanoli de Butio de Bozoleto e Petrus filius Jacobi Grisi e Johanne filio Petri Julii Curtetti sociis ambobus de Fervento che si trovavano pro opera muratorie in partibus Alamanie (sASVa, FNV, b. 10439) in partibus Alamanie Ossola Giuseppe Tamiotti di Rossa In Valsesia Progettista e costruttore della chiesa parrocchiale di Rimella (1777-1779) Chiesa parrocchiale di Cervarolo (1781) In Ossola Chiesa parrocchiale di Bognanco Con il Tamiotti lavorava l’architetto Giovanni Raineri di Rossa (Sitzia e Sitzia, 2002, 2004) Ritratto di GiuseppeTamiotti con il progetto della chiesa parrocchiale di S.Michele a Rimella (1805, collezione privata) Giovanni Tamiotti di Rossa In Val Vigezzo Chiese parrocchiali di Coimo (1725-30), Craveggia (1731-33), S. Maria Maggiore (1734-43), oratorio di Crana (post 1742) In collaborazione con il genero Luca Raineri (Sitzia e Sitzia, 2002, 2004) Giovanni Tamiotti di Rossa In Valsesia Oratorio di Lovario di Borgosesia(1674) Domenico Ceriani e Silvestro Pianta di Piaggiogna: cappella del Corpus Domini nella chiesa parrocchiale di Quarona (1599) (Dellarole e Papale, 1998) Lione A Lione Carlo Sottile, padre del canonico Nicolao, era architetto a Lione.
  • 15. I “maestri valsesiani” I Rimellesi a Rimella Rimella Costruttori a Rimella Francesco Scolari, fabro murario 1624 ricostruzione dell’oratorio d S. Marco al Grondo. Francesco e Giovanni de Scolaribus, fabri murarij 1699 ricostruzione della casa della comunità, distrutta da un incendio Antonio Dago mastro murario 1642 oratorio di S. Gottardo a Rimella. Giovanni Ubezio e Michele Fontana 1633 ampliamento dell’oratorio di S. Bernaro da Mentone alla Villa inferiore. Giovanni Fontana e Michele Viotti 1705 ricostruzione dell’oratorio della Madonna delle Grazie al Roncaccio, di cui erano anche autori del progetto. Giovanni Battista Tosseri 1763 oratorio della Madonna del Rumore nel 1763. maestri Termignone e Tosseri 1746 costruzione del campanile dell’oratorio dell’Annunziata al Pianello. Giovanni Battista Scolaro, capomastro 1822 ampliamento dell’oratorio di S. Giorgio nel 1822. (Sitzia e Sitzia, 2004; Debiaggi, 2004). Christ Rumelle (1645-1676?) e Hans Rumelle (1672-1688), probabilmente padre e figlio, erano attivi a Losanna insieme ai prismellesi Jean Ruffiner e Peter Rouvner (Debiaggi, 2004, p. 222). Muratori nel Vallese e a Losanna Nel 1667, otto giovani di Rimella, due dei quali figli di mastri costruttori, s’impegnavano a servire per un anno nell’arte di muratori, Giovanni fu Pietro Ragozzi nella fortificazione della città di Solothurn in Svizzera ò vero in far altre fabriche. Nel 1671 lo stesso Giovanni Ragozzi stipulò con Antonio Clievo di Rimella una convenzione d’apprendistato per fare il muratore in Germania (sASVa, FNV).
  • 16. I “maestri valsesiani” Dalla Valsesia alle Alpi Alagna Rima 1614-1781 Carcoforo 1594-1641 Rimella 1624-1832 Boccioleto 1560 Rossa 1725-1780 Mollia Campertogno Riva 1475-1710 Alagna Rima “maestri prismellesi” altri “maestri valsesiani” Le valli Egua e Sermenza, con Boccioleto-Rossa-Fervento, Ferrate-Carcoforo e Rima, costituì uno dei due poli, con Alagna, Riva e Campertogno in alta Val Grande, in cui erano praticati mestieri dell’edilizia secondo gli Atti di Visita di mons. Tornielli (1641-1648) (ASDN, AVi). Ossola Svizzera Svizzera (Francia) Germania Aosta Piemonte orientale Macugnaga 1620-1807
  • 17. I “maestri valsesiani” Il lavoro di un’intera valle 0% 4% 8% 12% 16% 20% gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic assenza degli uomini in età riproduttiva (e lavorativa) tra novembre e febbraio nascite tra agosto e novembre ⇒ concepimento tra novembre e febbraio Distribuzione mensile delle nascite a Riva tra 1555 e 1915 (ASPRv, Atti di battesimo) ⇒
  • 18. I “maestri valsesiani” Un fenomeno di lungo periodo 0% 20% 40% 60% 80% 100% 1500 1550 1600 1650 1700 1750 1800 1850 1900 1950 2000 Alagna inizio dell’emigrazione stagionale trasformazione dell’emigrazione stagionale in emigrazione permanente 0% 20% 40% 60% 80% 100% 1500 1550 1600 1650 1700 1750 1800 1850 1900 1950 2000 Riva Andamento della percentuale di nascite nei mesi compresi tra agosto e dicembre (media mobile a base 10) ad Alagna e a Riva tra Cinquecento ed inizio Novecento (ASPRv e ASPAl, Atti di battesimo)
  • 19. La riconversione delle imprese Stuccatori e decoratori 1788 1838 1848 Andamento della percentuale di decoratori ad Alagna tra fine Settecento e inizio Ottocento (fonte: Viazzo, 1989) Nel quadro statistico del Racca del 1833 a Boccioleto, Rossa, Carcoforo e Rima gli emigranti erano indicati come stuccatori e muratori (come a Scopello, Riva e Alagna, ove erano presenti anche lavoratori della pietra); muratori erano indicati anche a Ferrate; stuccatori a Rimasco. Lana (1840) cita stuccatori e muratori a Rossa, architetti, muratori e stuccatori a Boccioleto, pochi muratori a Fervento, stuccatori a Ferrate, muratori e stuccatori a Carcoforo, operanti prevalentemente in Francia e Savoia (Rossa, Boccioleto e Fervento), ma anche in Germania (Carcoforo). Negli atti di visita di Balbis Bertone del 1760 (ASDN, Avi, v. 313) Incolae Parochiae ut plurimum cementari sunt, gipsatores … (Rossa) Incolae cementarij gipsorum ornamentorum magisteri … (Boccioleto) Incolae Parochiae se esercent ut plurimum in gipsis ornamentis supra parietes efformandis et congijs (Rimasco)
  • 20. Bettole, particolare dei capitelli a stucco della parrocchiale. Giacomo Marca (padre) e Giovanni Antonio (figlio) (1687) Piane Sesia, chiesa di S. Giacomo, altare della Madonna del Carmelo. Giovanni Antonio Marca (1714-1722) Sostegno, chiesa di Sant’Antonio, paliotto dell’altare della Madonna del Carmine (1728) Sostegno, chiesa parrocchiale di San Lorenzo, paliotto dell’altare di Sant’Antonio (1729) In Francia L’attività dei Marca è documentata nel 1710 a Morey, nel 1716-17 a Bletterans, tra il 1716 e il 1732 a Neublans, nel 1717 ad Orgelet, nel 1717-18 a Villevieux, nel 1718 a Montain e nel 1723 a Boult, tutte località della Franche-Comté. Stuccatori e decoratori In Valsesia e in Francia. I Marca
  • 21. Stuccatori e decoratori Rima Le origini A Rima nel 1822 su una popolazione di 200 persone erano già censiti 25 gessatori e solo 4 muratori (Racca, 1835). I primi impresari documentati in questo settore appartengono alle stesse famiglie che nei Sei-Settecento espressero capimastri e architetti. Nel 1808 è citato un Gianbattista Giobbe fu Gianmaria domiciliato a Strasburgo. Nella sua procura, in un documento allegato, rogato a Berna in francese, viene definito gipseur de profession et able a Strasbourg; suo procuratore è Antonio fu Pietro Giavina, definito maitre stucateur, mentre un altro Giavina, Cristoforo fu Giovanni, risulta stuccatore (ASPRm, b. 134).
  • 22. Stuccatori e decoratori La scoperta del marmo artificiale a Rima La scagliola L’arte della scagliola ha origine nella pianura emiliana in età cinquecentesca e si diffonde in Europa nel corso del Settecento (coinvolgendo soprattutto i luganesi). Durante l’Ottocento si afferma il suo impiego su ampia scala in un conteso che unisce all’arte della scagliola quella della decorazione architettonica. Il Marmo artificiale Gli artigiani di Rima sviluppano nel corso dell’Ottocento una singolare abilità nella lavorazione della scagliola, perfezionando la già esistente tecnica di imitazione del marmo fino a raggiungere risultati di eccezionale qualità.
  • 23. E’ un momento questo in cui i fenomeni di gusto legati all’eclettismo tardo- ottocentesco, cui le grandi esposizioni internazionali fungono da cassa di risonanza, si coniugano con la speciale felice congiuntura economica che precede la grande crisi bellica. Lo Storicismo è appunto, a Vienna come a Berlino, il recupero e la reinterpretazione di stili diversi, sovente con palesi intenti celebrativi e simbolici. Il Marmo artificiale Il contesto culturale Il vorticoso sviluppo delle capitali dopo la metà dell’Ottocento dà avvio al suo impiego su ampia scala. Le decorazioni architettoniche marmoree, autentiche o finte, si legano a questa temperie culturale. E’ in sostanza una cultura delle grandi realtà urbane, che si tratti di intervenire nei luoghi del divertimento, della finanza, del potere politico o della memoria. Nella Felix Austria, nella giovane potenza prussiana, nell’impero russo e nelle propaggini di quello ottomano, la fortuna incontrata dalle impresi rimesi del marmo artificiale e dei mosaici si spiega soprattutto con il fervore architettonico che il cuore dell’Europa sta vivendo ed il ciclo di grande dinamismo che lo ingenera.
  • 24. Il Marmo artificiale Il monopolio rimese A Rima si instaura un meccanismo di produzione e riproduzione la cui notorietà varca i confini e si impone quasi con un monopolio. Gli stuccatori di Rima conservano per sé il segreto delle fasi salienti del processo di creazione e affidano a mano d’opera locale gli aspetti meno difficili del processo creativo. Si crea così una sorta di aristocrazia fondata sul mestiere, una élite che, detenendo una competenza pressoché esclusiva, la trasmette alle sole famiglie locali ed impara a ricavarne il massimo beneficio. Cosa decisamente sorprendente è che essi entrino altrettanto rapidamente in diretto contatto con le corti, di modo che le committenze di cui beneficiano sono perlopiù di altissimo livello, con un effetto a cascata.
  • 25. Il Marmo artificiale I protagonisti: una elite di artigiani Possiamo affermare che il più illuminante caso di imprenditore del marmo artificiale è Antonio De Toma (1821-95). Iniziò a lavorare, a Monaco all’età di 11 anni, con i fratelli Viotti . All’età di 23 anni si trasferì a Stoccolma; la sua sfera di lavoro si estese poi alla Mitteleuropa (Vienna, Berlino, Trieste e Venezia) e all’Europa orientale (Ungheria, Bucarest e Russia). Suoi collaboratori furono i fratelli De Paulis e Pietro Giavina; alla sua impresa furono legati anche i carcoforini Giovanni e Giuseppe Rappa. Morì a Varallo nel 1895. Egli diventerà famoso per aver lavorato a lungo nelle regge di Ludwig e nella Vienna imperiale. Nel 1896 l’architetto di corte a San Pietroburgo, Messmacher, scriveva: “(Gli stuccatori di Rima) hanno un talento eccezionale per la composizione dei colori e per il disegno del marmo artificiale, che è assolutamente conforme al marmo naturale”. Protagonisti inizialmente di migrazione temporanea e qualificata, molti rimesi daranno al fenomeno caratteri particolari, trasformandosi tra Otto e Novecento in imprenditori. Alcune famiglie di Rima fonderanno infatti veri imperi economici e stenderanno una fitta trama attraverso l’Europa, dalla Spagna fino ai Balcani, la Scandinavia e, ad oriente, fino alla Russia. Rima Il suo figlio primogenito, Antonio, nato a Berlino nel 1863, studiò ingegneria e architettura all’Università di Vienna e continuò l’attività paterna lavorando a palazzi e monumenti in Austria, Ungheria, Germania e Boemia. Nei suoi cantieri si formarono anche molti artigiani rimesi che divennero successivamente impresari autonomi, come i fratelli Axerio-Cilies.
  • 26. Il Marmo artificiale I protagonisti: una elite di artigiani Nel Castello dei Rotschild a Pregui presso Ginevra lavora per De Toma anche Pietro Axerio-Cilies; egli in seguito parteciperà alla fondazione a sua volta di altre grandi imprese di decorazione in marmo artificiale: una con sede a Berlino e San Pietroburgo sorge ad opera dei cugini Axerio-Piazza; l’altra sorgerà a Bucarest per mano sua e del fratello Giovanni. Tutti svilupperanno una struttura operativa simile: il nucleo di artisti di Rima, ossia coloro che detengono i saperi, conosce i pigmenti e crea i difficili accostamenti cromatici con intuito e sensibilità speciali; sono loro – i maestri di Rima – che compongono il marmo ad arte e cioè il disegno delle venature a secco o quello dell’impasto a macchie. Per le grandi famiglie di impresari lavorano tutti gli anni, andando e venendo attraverso le Alpi, e viaggiando fino alla lontana Russia o fino alle propaggini dell’impero ottomano, gli uomini di Rima: i Viotti, Dellavedova, Valentino, Bastucchi, Giavina, Giobbe, Giulietti, Tosser, Doda, Antonioli, Ragozzi, Alberti … Essi apprendono da bambini il mestiere e per tutta la vita lavoreranno all’estero. Rima
  • 27. Oltre che nei palazzi imperiali e nelle banche, esse intervengono significativamente nella realizzazione della Museum Insel, l’Isola dei Musei lambita dalla Spree, che rappresenta un polo del collezionismo assolutamente d’eccezione. Il tema delle architetture museali ben si presta d’altronde – proprio perché ricco di implicazioni di carattere storicista – ad un’ampia declinazione di decorazioni in finto marmo. Dalle Alpi all’Europa. Berlino: i luoghi della memoria Rima Berlino A Berlino, in diverse fasi, saranno presenti tutte le imprese di Rima. Agli Axerio sono commissionati gli stucchi ed i marmi del Kaiser Friedrich Museum, piu’ noto come Bode Museum dal nome del celebre direttore, completato nel 1904 su progetto di von Ihne in stile neo-barocco e neo-rinascimentale e sorto per ospitare le opere più importanti delle ricchissime collezioni degli Hohenzollern. Ma anche nel palazzo disegnato da Friedrich Schinkel nel 1830 per le celebri raccolte di arte greca di Federico il Grande, Altes Museum, come pure nel Neues Museum, galleria di arte antica, e nel grandioso Pergamon Museum, costruito per accogliere enormi reperti mesopotamici ed ellenistici, gli Axerio ricevono incarichi di lavoro.
  • 28. A Bucarest, i fratelli Axerio-Cilies giungono intorno agli anni ’80 su richiesta di Carlo I Hohenzollern (1881-1914), primo sovrano della nuova Romania sottratta al dominio turco dalle potenze europee. A questo principe tedesco di gusti decisamente francofili il compito di trasformare l’antica città della Valacchia – balcanica e vagamente orientaleggiante – in una moderna capitale europea. Dalle Alpi all’Europa Bucarest: i luoghi della politica della finanza e del divertimemto “brevetto con medaglia d’argento per la loro valentia come stuccatori e decoratori in gesso” (1886) brevetto con medaglia d’oro e titolo di “Cavalieri della Corona di Romania” (1890) Rima Bucarest Possiamo ben dire che Pietro Axerio condivida con lui – e con gli architetti parigini del tempo - il percorso di trasformazione di Bucarest realizzando alcune delle più belle decorazioni architettoniche. Egli diventa uomo di fiducia della corte e della regina: sarà proprio lei a volere l’Ateneo della Musica (1886-95), in cui si coniugano evocazioni dello stile balcanico brancoviano con l’eclettismo francese. Committenze reali (Palazzo Reale di Bucarest, Palazzo Reale di Cotroceni, Ateneo della Musica) Committenze di governo (Palazzo di Giustizia, Palazzo del Ministero dei Lavori Pubblici, Banca Nazionale Romena) Opere richieste dal Capitolo della Cattedrale Cattolica di Bucarest (1887-88) Opere richieste da grandi alberghi (Athenée Palace, 1911-14) e dai notabili della capitale.
  • 29. Gli affari e gli affetti Dall’Europa all’alpe Lanciole In una lettera del 7 giugno 1868 Antonio invitava la moglie, che stava per salire all’alpe, ad abbandonare i lavori agricoli: lasciate andare il minuto interesse del Bestiame, avrete una Serva e il fieno, prendete ranzini di metterlo dentro, ne tu ne la madre meglio che vi mischiate a tal fatiche. Dopo il ricongiungimento della famiglia a Vienna è la madre a continuare a praticare i lavori agricoli a Rima. Il 17 dicembre dello stesso anno il De Toma chiudeva una lettera alla madre raccomandandole soprattutto di non strapazzarsi con tanto bestiame (ADTo). alpe Lanciole La famiglia di Antonio de Toma, uno dei maggiori impresari europei dell’epoca in ambito edilizio, continuava a frequentare l’alpe Lanciole.

Notas del editor

  1. Friburgo