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Agende Digitali Regionali  Telecom Italia  Dicembre 2013122  
Edizione 2013
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Edizione 2013
Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 20132   3
Indice
Lettera dell’Amministratore Delegato 5
Executive summary 6
Introduzione 16
1. I piani europei per l’economia digitale 18
1.1. L’ICT per la crescita, l’innovazione e la competitività 18
1.2. L’avanzamento dell’ agenda digitale europea 29
1.3.	 I	finanziamenti	europei	per	lo	sviluppo	digitale	 35
1.4. Le iniziative Europee per le Smart Cities 37
1.5. I progetti paese per l’economia digitale 38
2. L’agenda digitale italiana 49
2.1. Il posizionamento dell’italia nel contesto europeo 49
2.2. La governance dell’agenda digitale italiana 56
2.3. Dal decreto crescita 2.0 Al decreto del fare 58
2.4. L’evoluzione nella gestione dei fondi europei 61
2.5. Le politiche per lo sviluppo delle infrastrutture e dei servizi 66
3. I piani digitali nelle regioni 77
3.1. L’innovazione nelle Regioni italiane 77
3.2. Le agende digitali regionali 96
3.3. Le best practice nell’attuazione dell’agenda digitale nelle regioni 108
4. L’esperienza dei check-up digitali regionali 113
4.1. Obiettivi del check-up digitale 113
4.2. Metodologia del check-up digitale 114
Bibliografia	 119
Allegato: schede regionali 123
Agende Digitali Regionali  Telecom Italia  Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali  Telecom Italia  Dicembre 20134    5
Lettera dell’Amministratore Delegato
Il recente Consiglio europeo del 24-25 Ottobre 2013, nel
ribadire l’importanza dell’economia digitale e la sua centralità
nella strategia di crescita dell’Europa, ha confermato gli
obiettivi dell’Agenda Digitale Europea ed ha formulato una
serie di indirizzi per la promozione degli investimenti nelle reti di
nuova generazione, per incentivare l’uso del cloud computing,
per la digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni, per la
crescita delle competenze digitali.
L’Agenda Digitale Europea non è quindi più solo un documento
di analisi e indirizzo, ma è diventata uno strumento di politica
industriale comunitaria che individua obiettivi, definisce regole
e norme, rende disponibili risorse.
In questo contesto, l’Italia, come noto, deve recuperare ritardi rilevanti anche se, recentemente,
sono stati fatti passi in avanti con nuovi provvedimenti, una nuova governance, la definizione di
obiettivi prioritari, ma soprattutto con una nuova consapevolezza, come dimostra il fatto che il
Presidente del Consiglio ha definito l’Agenda Digitale come “la riforma dello Stato”.
La disponibilità di infrastrutture di rete a banda larga in linea con gli obiettivi indicati dall’Unione
Europea è certamente una priorità per il nostro Paese e Telecom Italia continuerà a fornire un
contributo decisivo in tale direzione. L’accelerazione prevista nel nuovo Piano nella realizzazione
delle reti di nuova generazione renderà infatti disponibili, già entro la fine del 2016, connessioni
ad alta velocità di rete fissa ad oltre il 50% delle unità immobiliari e, alla stessa data, oltre l’80%
della popolazione sarà raggiunto dalle reti mobili di quarta generazione.
Tuttavia, i ritardi più rilevanti del nostro Paese non riguardano le infrastrutture bensì l’uso dei
servizi digitali da parte di individui, aziende e pubblica amministrazione e, proprio per questo
motivo, le priorità indicate dal Governo riguardano soprattutto la modernizzazione della Pubblica
Amministrazione ed il miglioramento della relazione con cittadini ed imprese.
In questa opera di trasformazione il ruolo delle Regioni resta fondamentale, non solo perché
esse hanno responsabilità e competenze rilevanti nell’erogazione dei servizi pubblici e nelle
politiche industriali, ma soprattutto perché conoscono profondamente le specificità territoriali
e sanno mettere a fuoco le esigenze dei cittadini e delle imprese, intercettandone le istanze.
Con l’iniziativa Italia Connessa lanciata nel 2012, Telecom Italia ha contribuito ad innescare
una riflessione sui diversi livelli di sviluppo digitale dei territori e, nel corso del 2013, ha
affiancato alcune Amministrazioni Regionali che, proprio prendendo spunto dai dati comparati
presentati nel rapporto “Italia Connessa”, hanno realizzato un vero e proprio check up digitale,
identificando i principali gap, definendo le priorità di intervento e disegnando delle roadmap
concrete all’interno del processo di innovazione territoriale.
Questa seconda edizione presenta un aggiornamento dell’insieme delle tematiche relative allo
sviluppo digitale, arricchisce il quadro degli indicatori e riporta le principali iniziative a conferma
dell’intenzione di fare di “Italia Connessa” uno strumento di confronto e stimolo per favorire la
formulazione e l’attuazione delle Agende Digitali Regionali.
Marco Patuano
Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 20136   7
Gli obiettivi prioritari toccano tutti gli ambiti dell’economia digitale, non soltanto quelli
infrastrutturali, con particolare riguardo alle tematiche dell’utilizzo dell’ICT nella vita quotidiana.
La successione temporale degli obiettivi evidenzia un primo traguardo di breve periodo, da
conseguire entro il 2013: garantire l’accesso a tutti i cittadini europei ai servizi a banda larga
di base. Nel medio periodo, entro il 2015, i Paesi europei sono chiamati a realizzare tutti gli
obiettivi connessi con la diffusione di Internet e l’utilizzo dei servizi in rete.
Entro il 2020, e quindi con un’ottica di più lungo periodo, l’Europa dovrà garantire a tutti la
possibilità di accedere a servizi a banda larga più performanti, avviandosi così a completare il
nuovo ciclo di investimenti per la realizzazione delle reti di nuova generazione, oltre che lavorare
con l’obiettivo di raddoppiare gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo nel settore dell’ICT e
ridurre i consumi energetici.
La Commissione Europea, attraverso la Digital Agenda Scoreboard, fornisce annualmente un
quadro di valutazione sui progressi compiuti dagli Stati membri verso la realizzazione degli
obiettivi	fissati	nell’ambito	dell’Agenda	Digitale.
Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Fonte:	
  European	
  Commission	
  -­‐	
  Digital	
  Agenda	
  Scoreboard,	
  2013	
  
Figura 1, 15 Ð LÕ avanzamento UE27 rispetto agli obiettivi dellÕ Agenda Digitale
Europea Figura 1
L’avanzamento UE27 rispetto
agli obiettivi dell’Agenda
Digitale Europea
Fonte: European Commission
- Digital Agenda Scoreboard,
2013
Executive summary
La	 seconda	 edizione	 del	 Libro	 Bianco	 “Italia	 Connessa	 -	 Agende	 Digitali	 Regionali”	 intende	
fornire	 una	 fotografia	 dell’attuazione	 dell’Agenda	 Digitale	 Europea	 a	 livello	 locale,	 a	 partire	
dall’analisi	dello	stato	dell’arte	della	pianificazione	e	delle	risorse	finanziarie	per	l’ICT,	a	livello	
europeo, nazionale e regionale.
Nel	documento	si	approfondiscono	i	Key	Performance	Indicator	(KPI)	più	significativi	su	dati	
regionali, ICT e Innovazione, compresi quelli della Digital Agenda, cercando di coprire un vasto
campo di osservazione, dall’innovazione alla dotazione infrastrutturale, dalla digitalizzazione
della PA alla diffusione delle dotazioni ICT e dei servizi digitali presso le famiglie e le imprese.
In Europa, a livello nazionale, pressoché tutti i Governi hanno iniziato una revisione dei loro
piani per la Società dell’Informazione, per allinearsi agli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea.
A livello locale, poi, si assiste, anche grazie all’avvio delle procedure per il nuovo ciclo di
programmazione dei fondi europei per il periodo 2014-2020, ad un generale ripensamento
delle politiche territoriali per lo sviluppo del digitale.
Il ruolo dei territori - e delle Regioni in particolare - è importante per attivare anche una spinta
“dal	basso”,	con	i	singoli	territori	che	sono	molto	diversi	tra	di	loro,	hanno	vocazioni	e	priorità	
diverse e partono da situazioni di partenza diverse.
Le Regioni hanno una conoscenza approfondita del proprio territorio e sono quindi in grado
di	definire	politiche	adeguate	alle	aspettative	ed	alle	esigenze	locali.	Le	Regioni	inoltre	sono	
in	 grado	 di	 attivare	 meccanismi	 di	 ascolto	 dei	 cittadini	 e	 delle	 imprese	 più	 efficaci	 rispetto	
agli organismi centrali, e riescono così a mettere a fuoco delle azioni mirate a soddisfarne le
esigenze.
L’Agenda Digitale Europea
Tra le iniziative chiave per raggiungere gli obiettivi di crescita economica e sociale, la
Commissione ha proposto di adottare un’Agenda Digitale Europea, con cui accelerare la
diffusione di Internet e sfruttare appieno i vantaggi di un mercato unico del digitale per famiglie
e imprese.
Per	verificare	i	progressi	nel	raggiungimento	degli	obiettivi	indicati	nell’Agenda,	la	Commissione	
ha	definito	gli	indicatori	di	performance	su	cui	i	Paesi	membri	sono	chiamati	a	confrontarsi	
annualmente,	al	fine	di	verificare	i	progressi	nel	raggiungimento	degli	obiettivi	prioritari.
Tabella 1
Obiettivi dell’Agenda Digitale
Europea
Fonte: European Commission
- A Digital Agenda for Europe,
2010
MANCA TABELLA
AMBITO OBIETTIVO
Banda larga
Copertura	con	banda	larga	di	base	per	il	100%	dei	cittadini	dell'UE,	entro	il	2013
Copertura	con	banda	larga	pari	o	superiore	a	30	Mbps	per	il	100%	dei	cittadini	UE,	entro	il	2020
Il	50%	delle	famiglie	dovrebbe	usare	una	connessione	superiore	a	100	Mbps,	entro	il	2020
Mercato unico digitale
Il	50%	della	popolazione	dovrebbe	fare	acquisti	on-line,	entro	il	2015
Il	20%	della	popolazione	dovrebbe	fare	acquisti	on-line	all'estero,	entro	il	2015
Il	33%	delle	piccole	e	medie	imprese	dovrebbe	effettuare	vendite	e	acquisti	on-line,	entro	il	2015
La differenza fra tariffe in roaming e tariffe nazionali dovrebbe essere inesistente, entro il 2015
Inclusione digitale
Portare	l'uso	regolare	di	Internet	al	75%	della	popolazione	(60%	per	categorie	deboli),	entro	il	2015
Dimezzare	il	numero	di	persone	che	non	hanno	mai	usato	Internet	(portandolo	al	15%),	entro	il	2015
Servizi pubblici
Utilizzo	dell'eGovernment	da	parte	del	50%	della	popolazione,	entro	il	2015
Rendere disponibili in rete tutti i servizi pubblici fondamentali transfrontalieri, entro il 2015
Ricerca e innovazione Raddoppiare gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo per l’ICT, entro il 2020
Economia a basse emissioni
di carbonio
Ridurre	del	20%	il	consumo	globale	di	energia	per	l’illuminazione,	entro	il	2020
Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 20138   9
Successivamente,	con	decreto-legge	n.	69/2013,	recante	“disposizioni	urgenti	per	il	rilancio	
dell’economia”,	noto	come	“Decreto Fare”,	pubblicato	in	Gazzetta	Ufficiale	nel	giugno	2013,	
sono	state	introdotte	alcune	novità	sull’Agenda	Digitale	Italiana,	ridefinendone	la	governance	e	
prevedendo che la cabina di regia sia presieduta dal Presidente del Consiglio dei Ministri o da
un suo delegato.
La tabella seguente riporta le principali tematiche trattate dal decreto Crescita 2.0 e dal Decreto
Fare e i relativi contenuti.
Ad	 un	 anno	 dalla	 pubblicazione	 del	 Decreto	 Crescita	 2.0,	 il	 Governo	 ha	 definito	 tre	 priorità	
per dare avvio all’attuazione dell’Agenda Digitale: l’Anagrafe digitale, per rendere operativa
l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) entro il 2014, l’Identità digitale, per
rendere	disponibile	ai	cittadini	un	unico	strumento	di	identificazione	per	i	servizi	on-line,	la	
Fatturazione elettronica,	 importante	 strumento	 di	 controllo	 di	 gestione	 ed	 efficientamento	
della spesa.
Aree Contenuti
Identità digitale
Documento digitale unico
Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) e
interoperabilità	anagrafi	di	rilevanza	nazionale
Censimento continuo della popolazione e delle abitazioni e
Archivio nazionale delle strade e dei numeri civici
PEC - Domicilio digitale cittadino
PEC - indice nazionale degli indirizzi delle imprese e dei
professionisti
P.A. digitale e Open
Data
Trasmissione di documenti per via telematica, contratti della
pubblica amministrazione e conservazione degli atti notarili
Trasmissione	telematica	delle	certificazioni	di	malattia	nel	settore	
pubblico
Sistemi di trasporto intelligenti (ITS) e Bigliettazione elettronica
Trasporto Pubblico Locale
Open data e inclusione digitale
Istruzione digitale
Anagrafe nazionale studenti e fascicolo elettronico studente
universitario
Libri e centri scolastici digitali
Sanità digitale
Fascicolo sanitario elettronico
Prescrizione medica digitale e cartella clinica digitale
Divario digitale e
pagamenti elettronici
Completamento Piano Nazionale per la Banda Larga
Semplificazioni	normative	(specifiche	scavi,	accesso	edifici	per	
posa	fibra)
Pagamenti elettronici
Giustizia digitale
Comunicazioni	e	notificazioni	per	via	telematica
Notificazioni	telematiche	per	procedure	fallimentari
R&I e Comunità
intelligenti
Grandi progetti di ricerca e innovazione in sinergia con Horizon
2020
Piano Nazionale Comunità intelligenti
Ulteriori misure per la
crescita
Consolidamento e razionalizzazione dei siti e delle infrastrutture
digitali del Paese (Data Center)
Tabella 2
I contenuti del Decreto
Crescita 2.0/Decreto Fare
Fonte: Governo Italiano, 2013
L’Agenda Digitale Italiana
A	seguito	della	definizione	dell’Agenda	Digitale	Europea,	ogni	Stato	membro	dell’Unione	Europea	
è tenuto ad analizzare il contesto nazionale per elaborare una propria strategia di recepimento
dell’Agenda Digitale Europea, individuando le priorità e le modalità di intervento.
A	tal	fine	il	Governo	italiano	ha	definito	l’Agenda Digitale Italiana, per alimentare l’innovazione
e	stimolare	la	crescita	economica,	incentivare	la	trasparenza,	la	responsabilità	e	l’efficienza	del	
settore pubblico, rendendo liberamente disponibili i dati delle pubbliche amministrazioni.
Per	rispettare	gli	impegni	stabiliti	in	sede	europea	e	definire	la	strategia	italiana	sul	digitale,	nel	
marzo 2012, con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, è stata istituita una Cabina
di Regia, per riunire in un’unica sede le diverse competenze di attuazione dell’Agenda Digitale
Italiana. In tale ambito sono stati creati sei gruppi di lavoro, ognuno dei quali cura alcuni dei
target dell’Agenda Digitale.
Per	raggiungere	gli	obiettivi	e	attuare	gli	interventi	definiti	dalla	Cabina	di	Regia,	nel	2012	è	
stata, inoltre, istituita l’Agenzia per l’Italia digitale, con l’obiettivo di promuovere gli interventi
in ambito ICT e monitorarne l’attuazione.
Nell’ambito della Cabina di Regia è stato successivamente istituito, con decreto-legge 69/2013
(“Decreto	 Fare”),	 il	 Tavolo Permanente per l’innovazione e l’Agenda Digitale Italiana,
organismo consultivo permanente composto da esperti in materia di innovazione tecnologica
e da esponenti delle imprese private e delle università, presieduto dal Commissario del
Governo per l’attuazione dell’Agenda Digitale (Francesco Caio), posto a capo di una struttura di
missione per l’attuazione dell’Agenda Digitale appositamente istituita presso la Presidenza
del Consiglio dei Ministri.
La	figura	 seguente	sintetizza	 ruoli	 e	compiti	 degli	organi	di	 governo	istituiti	 per	l’attuazione	
dell’Agenda Digitale Italiana.
A	fine	2012	il	Governo	ha	approvato	un	pacchetto	normativo,	il	cosiddetto	Decreto Crescita
2.0, contenente “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”, convertito nella Legge n.
221 del 17 dicembre 2012, che racchiude una serie di misure di incentivazione dello sviluppo
dell’economia e per la realizzazione dell’Agenda Digitale Italiana.
Tali norme puntano a far sì che l’innovazione rappresenti un fattore strutturale di crescita
sostenibile e di rafforzamento della competitività delle imprese, attraverso lo sviluppo del digitale
in alcuni settori prioritari e le disposizioni in tema di start-up innovative, per favorire lo sviluppo
di un sistema economico-sociale basato sulla condivisione delle informazioni pubbliche, su
standard aperti e interoperabili, sulla possibilità di sviluppare imprenditorialità facendo leva su
tecnologia e attività di Ricerca e Sviluppo, e diffondendo le nuove tecnologie digitali presso la
popolazione, attraverso la digitalizzazione della P.A. e la spinta al pagamento elettronico. Le
misure contenute nel Decreto toccano numerosi temi: dall’identità digitale all’adozione delle
nuove tecnologie nel campo dell’istruzione, della salute, della giustizia, dell’inclusione sociale,
all’accelerazione del loro impiego nel settore dei pagamenti.
3	
  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Agenzia
per lÕ Italia Digitale
Garantisce lo sviluppo dei temi
dell'Agenda Digitale Italiana
Coordina le iniziative per
lÕ erogazione dei servizi in rete
della PA a cittadini e imprese 
Istituita con DL Sviluppo 2012
del 15 giugno 2012
Cabina
di Regia
Articolata in 6 gruppi di
lavoro sui principali target
dellÕ Agenda Digitale
Entro 90 giorni deve presentare un
quadro di norme, programmi avviati,
stato dÕ avanzamento e risorse
disponibili per lÕ Agenda Digitale
Istituita con Decreto MISE
il 1¡ marzo 2012
Rivitalizzata dal DL Ç FareÈ del
15 giugno 2013
Tavolo permanente
per lÕ innovazione e
lÕ ADI
Struttura di Missione
della Presidenza del
Consiglio
Commissario del
Governo per
lÕ attuazione dellÕ ADI
Figura 2, 40 Ð Gli organi di governo dellÕ Agenda Digitale Italiana
Fonte:	
  Between,	
  2013	
  
Figura 2
Gli organi di governo
dell’Agenda Digitale Italiana
Fonte: Between, 2013
Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201310   11
A	seguire,	attraverso	il	Decreto	Crescita	2.0	è	stato	definito	e	costituito	ufficialmente	il	Fascicolo	
Sanitario	 Elettronico	 a	 livello	 nazionale,	 istituito	 da	 Regioni	 e	 Province	 Autonome	 a	 fini	 di	
ricerca	e	studio,	gestione,	prevenzione,	diagnosi	e	cura.	Infine,	il	Decreto	Fare,	nel	contesto	
delle	misure	previste	per	il	potenziamento	dell’Agenda	Digitale	Italiana,	ha	modificato	gli	articoli	
contenuti	nel	Decreto	Crescita	2.0	e	fissato	scadenze	temporali,	investimenti	e	passaggi	chiave	
per arrivare all’effettiva realizzazione e diffusione del Fascicolo sul territorio.
Entro dicembre 2013 le Regioni e le Province Autonome dovranno presentare all’Agenzia
per l’Italia digitale e al Ministero della Salute un piano per la realizzazione del Fascicolo
Sanitario Elettronico. L’Agenzia per l’Italia digitale lavorerà congiuntamente con il Ministero
della Salute alla progettazione dell’infrastruttura centrale per il Fascicolo Sanitario Elettronico
ed all’approvazione dei piani di progetto presentati dalle Regioni e Province Autonome
monitorandone	poi	la	realizzazione.	Il	Fascicolo,	inoltre,	dovrà	essere	istituito	ufficialmente	dalle	
Regioni e dalle Province Autonome entro dicembre 2014.
Il rinnovamento della Scuola è da sempre un tema centrale delle politiche di livello europeo.
Anche l’Italia, come gli altri Stati membri, ha avviato negli ultimi anni diverse iniziative e progetti
per rinnovare il sistema scolastico nazionale e diffondere l’innovazione digitale nelle scuole.
In particolare, a partire dal 2008, il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della
Ricerca)	ha	realizzato	il	piano	“Scuola	Digitale”,	che	concentrava	l’attenzione	su	tre	obiettivi	
chiave: la diffusione di Lavagne Interattive Multimediali (LIM) nelle scuole, l’allestimento di
classi tecnologicamente avanzate (progetto Cl@ssi 2.0) e la realizzazione di un modello di
didattica	avanzato	per	le	zone	territorialmente	disagiate	attraverso	il	progetto	“Isole	in	rete”.
Nel	2012	è	stato	introdotto	il	nuovo	“Piano	Nazionale	Scuola	Digitale”,	che	sviluppa	le	linee	
d’azione	precedentemente	intraprese	(LIM,	Cl@ssi	2.0,	“Isole	in	rete”)	e	ne	introduce	di	nuove:	
Scu@le	2.0	(per	estendere	il	progetto	Cl@ssi	2.0	ad	interi	istituti	scolastici),	“Centri	Scolastici	
Digitali”	 (programma	 per	 piccole	 scuole	 di	 zone	 disagiate),	 “Editoria	 Digitale	 scolastica”,	 “Il	
Cloud	nazionale	della	scuola”	e	“Scuola	in	chiaro”.	
Infine,	con	 il	 Decreto	 Crescita	2.0	 è	stata	meglio	definita	la	costituzione	di	centri	scolastici	
digitali per garantire l’offerta formativa anche in contesti territoriali svantaggiati, e l’introduzione
dei testi scolastici digitali, che saranno introdotti a partire dall’anno scolastico 2014/2015.
La digitalizzazione della Giustizia,	in	ottica	sia	di	contenimento	dei	costi	che	di	efficienza	del	
servizio e riduzione delle tempistiche dei processi, è un obiettivo sul quale il Ministero della
Giustizia ha iniziato a lavorare già da qualche anno.
I principali interventi avviati nell’ambito del Piano eGov2012 riguardavano l’adozione delle
notificazioni	telematiche	delle	comunicazioni	e	degli	atti	processuali	ad	avvocati	ed	ausiliari	dei	
giudici nell’ambito del processo civile (Processo Civile Telematico, già sperimentato a partire
dal 2006), la trasmissione telematica delle notizie di reato tra forze di Polizia e Procure, la
registrazione telematica degli atti giudiziari presso l’Agenzia delle Entrate, il rilascio telematico
di	certificati	giudiziari.
Per accelerare ulteriormente il processo di innovazione avviato e ridurre i tempi di attivazione
di alcuni dei servizi digitali previsti, nel 2011 è stato poi varato il Piano straordinario per la
digitalizzazione della giustizia, pensato per favorire l’applicazione a regime delle soluzioni già
sperimentate e diffondere un approccio più integrato sul territorio.
Infine,	nel	Decreto	Crescita	2.0	sono	state	inserite	disposizioni	dedicate	alla	riduzione	dei	tempi	
di	tutte	le	comunicazioni	e	le	notificazioni	delle	cancellerie	o	delle	segreterie	degli	uffici	giudiziari,	
che devono essere effettuate obbligatoriamente per via telematica nei procedimenti civili.
Sul tema delle città (Smart Cities & Communities), nel Decreto Crescita 2.0 sono delineati
i passaggi e la struttura amministrativa da realizzare per supportare lo sviluppo delle Smart
Communities in Italia, con un ruolo chiave svolto dall’Agenzia per l’Italia digitale.
Attraverso il Comitato Tecnico delle comunità intelligenti, l’Agenzia dovrà istituire la piattaforma
nazionale delle comunità intelligenti, articolata in almeno tre componenti: il catalogo del
riuso dei sistemi e delle applicazioni, il catalogo dei dati e dei servizi informativi, il sistema
Le politiche per lo sviluppo delle infrastrutture e dei servizi
Il Piano Nazionale Banda Larga, avviato dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2009, si
pone l’obiettivo di consentire a tutta la popolazione italiana di potersi dotare di una connessione
a	 banda	 larga	 ad	 almeno	 2	 Mbps,	 ricorrendo	 ad	 un	 mix	 di	 tecnologie	 fisse	 e	 mobili:	 la	
realizzazione del piano è portata avanti grazie a risorse del Ministero dello Sviluppo Economico,
a fondi comunitari FEASR destinati allo sviluppo broadband nelle aree rurali e a fondi che le
Regioni hanno messo a disposizione del Ministero dello Sviluppo Economico, attraverso la
stipula di appositi accordi.
Per la chiusura del piano, sono state messe a disposizione risorse per circa 370 milioni di euro,
da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, delle Regioni o nell’ambito della quota del
Piano di Azione Coesione destinata al completamento del Piano Nazionale Banda Larga.
D’altro canto, per stimolare la realizzazione delle infrastrutture a banda ultra larga, il Ministero
dello Sviluppo Economico ha avviato un progetto per dare attuazione agli obiettivi sui servizi
broadband	 evoluti	 fissati	 dall’Agenda	 Digitale	 Europea.	 Il	 progetto	 nazionale	 è	 stato	 avviato	
a partire dalle regioni del Sud, con particolare riguardo alle aree a fallimento di mercato,
con interventi quindi in non sovrapposizione con quelli previsti dagli operatori privati di
telecomunicazioni.
In particolare, il Progetto Strategico per la Banda Ultra Larga prevede interventi per il cablaggio
in	fibra	ottica,	con	l’utilizzo	di	fondi	pubblici	come	leva	per	accelerare	gli	investimenti	privati,	
prioritariamente indirizzati ad aree maggiormente popolate, aree industriali strategiche, scuole,
strutture sanitarie, tribunali e aree strategiche per favorire la banda larga mobile.
L’avvio del progetto nelle regioni del Sud è stato reso possibile attraverso il Piano di Azione
Coesione,	predisposto	per	accelerare	l’attuazione	dei	programmi	cofinanziati	dai	fondi	strutturali	
europei 2007-2013, che programma complessivamente sulla banda ultra larga interventi per
circa 380 milioni di euro.
Il	progetto	intende	finanziare	la	realizzazione	di	nuove	infrastrutture	ottiche	passive	abilitanti	
alle reti NGAN per erogare servizi alle pubbliche amministrazioni, alle imprese e ai cittadini,
abilitando la popolazione a connessioni con velocità di 30 Mbps e 100 Mbps.
Obiettivo del progetto è portare la banda ultra larga a oltre 1,6 milioni di unità immobiliari (circa
il	25%	del	totale	delle	unità	immobiliari	nelle	5	regioni	del	progetto),	distribuite	su	un	totale	di	
circa 200 comuni.
Sul fronte della Sanità, il processo di digitalizzazione, già ben avviato dopo la pubblicazione
delle linee guida sul Fascicolo Sanitario Elettronico da parte del Ministero della Salute nel 2011,
ha subito nel corso dell’ultimo anno un’importante accelerazione: sono stati ben tre infatti i
decreti approvati in tema di sanità digitale, tutti con particolare riferimento proprio al Fascicolo
Sanitario	Elettronico,	identificato	ormai	come	il	collettore	di	tutte	le	iniziative	nazionali	e	regionali	
in tema di sanità elettronica.
Con il decreto Balduzzi (convertito in Legge n.189 dell’8 novembre 2012) era stato assegnato un
ruolo di rilevanza all’adozione delle tecnologie ICT in sanità attraverso l’introduzione dell’obbligo
per le Regioni di realizzare un’infrastruttura di rete per il collegamento tra professionisti ed enti
sanitari sul territorio.
Tabella 3 
Risorse pubbliche per la
banda ultra larga nel Piano
di Azione Coesione
Fonte: Mise, 2013
REGIONI Banda Ultra Larga
Basilicata 54,8
Calabria 126,9
Campania 122,4
Molise 4,0
Sicilia 75,0
TOTALE 383,1
Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201312   13
Regioni Nome
Periodo di
Riferimento
Abruzzo
Piano	strategico	di	Sviluppo	Regionale	per	l'Innovazione	e	la	Società	
dell’Informazione
2007 - 2013
Basilicata
Strategia	Regionale	per	la	Ricerca,	l'Innovazione	e	la	Società	
dell’Informazione
2007 - 2013
Calabria Strategia Regionale per lo sviluppo della Società dell’Informazione 2007 - 2013
Campania
Le	linee	strategiche	per	la	ricerca,	l'innovazione	e	la	diffusione	della	Società	
dell’Informazione
2008 - 2013
Emilia-Romagna PiTER	-	Piano	Telematico	dell'Emilia-Romagna 2011 - 2013
Friuli Venezia Giulia Piano Triennale dei Sistemi Informativi 2012 - 2014
Lazio Piano Strategico Triennale 2011-2013 2011 - 2013
Liguria
PTsil - Programma Triennale di Sviluppo della Società dell’Informazione
2012-2014
2012 - 2014
Lombardia Agenda Digitale Lombarda 2012 - 2015
Marche Agenda Digitale Marche (*) 2013
Molise Piano STM – Sistema Telematico Molise 2004
Piemonte Piano Strategico ICT 2011 - 2013
Piano per la competitività 2011-2015 2011-2015
Prov. Aut. Bolzano Programma eGovernment 2009-2013 2009 - 2013
Prov. Aut. Trento
PSP - Piano di Sviluppo Provinciale 2008 - 2013
Piano degli Investimenti SIEP 2009 - 2013
Piano di miglioramento della PA 2012-2016
Piano 2012 delle iniziative ICT e di innovazione 2012
Puglia Documento Strategico della Regione Puglia 2007-2013 2007 - 2013
Sardegna Documento Strategico Regionale 2007-2013 2007 - 2013
Sicilia
Quadro di riferimento strategico regionale per lo sviluppo della Società
dell’Informazione
2007 - 2013
PITRE	-	Piano	per	l'Innovazione	Tecnologica	della	Regione	Siciliana 2011 - 2015
Toscana
Programma regionale per la promozione e lo sviluppo dell’amministrazione
elettronica e della Società dell’Informazione e della conoscenza nel sistema
regionale
2012 - 2015
Umbria
Piano Strategico per la Società dell’Informazione per la Regione Umbria 2007 - 2013
Agenda Digitale dell’Umbria 2012 - 2015
Valle d'Aosta
Piano pluriennale per il triennio 2010-2013 per lo sviluppo del sistema
informativo regionale
2010 - 2013
Veneto Agenda Digitale del Veneto 2013-2015
Tabella 45
Piani Regionali per la Società
dell’Informazione
Fonte: Between, 2013
*In pubblicazione
di monitoraggio. A partire da queste tre componenti dovrà essere poi sviluppato lo Statuto
Nazionale delle comunità intelligenti, da sottoscrivere obbligatoriamente dalle città per ottenere
la	qualifica	di	comunità	intelligente.
L’Agenzia per l’Italia digitale avrà inoltre il compito di catalogare i dati ed i servizi informativi
prodotti dalle comunità intelligenti sul territorio, con l’obiettivo di realizzare una mappa nazionale
delle soluzioni che ne renda più accessibile il riuso.
Le Agende Digitali Regionali
Le Regioni e le Province Autonome rappresentano uno snodo fondamentale per l’attuazione
dell’Agenda	 Digitale,	 perché	 hanno	 una	 competenza	 specifica	 di	 pianificazione	 territoriale,	
gestiscono direttamente molte materie (ad esempio la sanità) e sono quindi in grado di
implementare processi importanti di digitalizzazione. Esse sono inoltre più vicine alle esigenze
dei cittadini e delle imprese, e sono quindi in grado di attivare meccanismi di ascolto, che
forniscono importanti stimoli e orientano le politiche.
Il	processo	di	pianificazione	è	in	corso	di	ri-orientamento	in	tutte	le	Regioni,	nel	momento	in	cui	
i Piani per la Società dell’Informazione vengono rivisti ed aggiornati proprio per adeguarli alle
tematiche poste dall’Agenda Digitale Europea ed Italiana.
Le prime strategie regionali per la Società dell’Informazione e dell’eGovernment furono lanciate
all’inizio degli anni 2000, e successivamente aggiornate con la programmazione sui fondi
strutturali	2007-2013,	con	la	finalità	di	riportare	entro	un	quadro	strategico	di	obiettivi	e	di	
complementarietà di risorse l’intera programmazione sulla Società dell’Informazione.
L’attuale	 periodo	 coincide	 con	 la	 fase	 finale	 di	 questo	 ciclo	 di	 programmazione	 e	
contemporaneamente con le fasi preliminari del nuovo ciclo 2014-20, che le Regioni stanno
iniziando	a	mettere	in	cantiere.	Questo	processo	di	pianificazione	si	sovrappone	parzialmente	
ai piani di legislatura regionale, che per la maggior parte delle Regioni riguarda il periodo 2010-
2015. Dall’incrocio di questi due processi deriva spesso uno sfasamento dei piani regionali, che
non sono tutti allineati tra di loro.
Inoltre,	in	molte	Regioni	il	processo	di	pianificazione	si	è	stratificato	nel	tempo,	per	piani	aggiuntivi	
che	 hanno	 varato	 nuovi	 interventi	 accanto	 agli	 interventi	 pre-esistenti.	 Molto	 diversificata	
è anche l’articolazione dei piani: in alcune Regioni ad un piano strategico pluriennale sono
abbinati piani operativi annuali, molto più stringenti e dettagliati. In altre Regioni a documenti di
tipo generale si abbinano piani operativi settoriali (per esempio il piano eHealth).
Per	alcuni	filoni	di	intervento	(ad	esempio	la	scuola	digitale),	le	politiche	regionali	si	innestano	
sulle politiche nazionali, potenziandole, attraverso la sottoscrizione di Protocolli di Intesa o
Accordi	 Quadro	 diversificati,	 ma	 che	 consentono	 comunque	 la	 ricostruzione	 di	 un	 quadro	
complessivo di intervento.
Nella tabella seguente sono riportati i piani regionali per la Società dell’Informazione rilevati
nelle Regioni e Province Autonome, con particolare riguardo agli ultimi piani approvati o in corso
di approvazione.
Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201314   15
 Fase B: Aree Prioritarie e Gap Analysis; attraverso un’analisi più puntuale dei gap
e dei possibili interventi per colmarli, tale fase consente di individuare delle possibili
aree di intervento e quindi di focalizzare ed indirizzare le linee di azione. In questa fase
può	essere	condotto	un	momento	di	ascolto	delle	filiere,	cioè	dei	sistemi	amministrativi	
o produttivi locali nelle aree prioritarie, in merito alle esigenze riguardo ai processi di
digitalizzazione in atto.
 Fase C: “Roadmap Digitale”;	tale	fase	identifica	indirizzi	e	proposte	di	progetti	finalizzati	
a	colmare	i	gap	e	a	raggiungere	i	target	fissati	dall’Agenda	Digitale,	nelle	aree	individuate	
nella	 Fase	 B,	 cercando	 il	 più	 possibile	 di	 inserirli	 nel	 processo	 di	 pianificazione	 della	
Regione.
La Fase A, quella del “Check-up Digitale”, presuppone la conoscenza di alcuni elementi
chiave,	 tra	 i	 quali	 l’esistenza	 e	 l’avanzamento	 del	 processo	 di	 pianificazione	 dell’Agenda	
Digitale	 Regionale,	 l’esistenza	 di	 progetti	 già	 avviati	 e/o	 pianificati	 in	 ogni	 area	 tematica,	
l’entità dei fondi disponibili.
Il Check-up Digitale riguarda tutti gli ambiti dell’Agenda Digitale, dalle infrastrutture
di telecomunicazione (Digital Divide, NGAN, LTE, Distretti Industriali), ai servizi digitali
(eCommerce, eGovernment, alfabetizzazione digitale, servizi digitali nella Sanità,
nell’Education, nelle Smart Cities, etc.).
La Fase B, quella delle “Aree Prioritarie e Gap Analysis”,	prevede	l’identificazione	delle	aree	
di intervento ritenute prioritarie dalla Regione tra quelle dell’ADI (eventualmente anche con
un	momento	approfondito	di	ascolto	dei	soggetti	rilevanti	delle	varie	filiere)	e	l’effettuazione	
di	una	analisi	dei	gap	rispetto	ai	target	fissati,	sia	con	riferimento	alla	situazione	attuale,	sia	
in prospettiva futura, avendo valutato anche il contributo al miglioramento dei KPI derivante
dall’implementazione dei progetti in corso.
L’ultima fase, Fase C, è incentrata sulla “Roadmap Digitale”	che	finalizza	il	lavoro	attraverso	
l’individuazione di indirizzi e di proposte progettuali utili per l’impostazione del nuovo ciclo di
programmazione regionale (2014-2020), in coerenza con i nuovi orientamenti comunitari e le
iniziative governative sull’Agenda Digitale Italiana.
5	
  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Figura 4, 96 Ð Metodologia di analisi delle Agende Digitali Regionali
1.  Benchmarking regionale
► Misurazione indicatori di
innovazione
► Focalizzazione su indicatori
dellÕ Agenda Digitale Europea
2.  Analisi Piani per lÕ innovazione digitale
► Mappatura rispetto Agenda
Digitale Europea/Italiana
► Identificazione dei progetti
strategici regionali
1.  Aree prioritarie di intervento
► Selezione delle aree prioritarie
di intervento
2.  Analisi esigenze delle filiere
amministrative e produttive
► Incontri per la raccolta delle
esigenze delle amministrazioni
e delle imprese nelle aree
prioritarie
3.  Gap Analysis
► Misurazione dei gap rispetto
agli obiettivi ADE/ADI
1.  Progetti di innovazione digitale
► Individuazione e selezione
possibili progetti allÕ interno
delle aree tematiche ADE/ADI
2.  Programmazione interventi
► Verifica fattibilitˆ progetti e
allineamento con le strutture
interne
3.  Road Map digitale
► Definizione contenuti e
tempistica della nuova
programmazione
ATTIVITË
nnchmarking regionalenchmarking regionale
Check-Up
Digitale
Fase A
rree prioritarie di interventoree prioritarie di intervento
Aree Prioritarie
e Gap Analysis
Fase B
PProgetti di innovazione digitaleProgetti di innovazione digitale
Road Map
Digitale
Fase C
Fonte:	
  Telecom	
  Italia,	
  2013	
  
Figura 4 
Metodologia di analisi delle
Agende Digitali Regionali
Fonte: Telecom Italia, 2013
Le risorse complessivamente disponibili per la programmazione regionale nella Società
dell’Informazione superano i 5 miliardi di euro: oltre la metà delle risorse derivano da fondi
regionali, quasi un quarto da fondi nazionali, poco più di un quinto da fondi comunitari.
Per quanto riguarda le risorse allocate al 2012 nei diversi settori di intervento, sanità, enti locali
e	Ricerca	&	Innovazione	assorbono	le	quote	maggiori,	come	riportato	nella	figura	seguente.	
4	
  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Figura 3, 89 Ð Risorse allocate al 2012 nei principali settori di intervento
Fonte:	
  CISIS,	
  2012	
  
0	
  
100	
  
200	
  
300	
  
400	
  
500	
  
600	
  
eHealth
Enti locali
Ricerca & Innovazione
ICT per le imprese
Infomobilitˆ
Digital inclusion
Interoperabilitˆ
Sistemi informativi territoriali
Dematerializzazione
Mln €
Il check-up digitale regionale
Le Regioni possono costruire la propria Agenda Digitale Regionale, o, dove questa già esista,
allinearla agli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea e dell’Agenda Digitale Italiana, attraverso
un percorso che parte dalla misura dello stato di digitalizzazione della regione e che punta ad
indirizzare	le	capacità	e	le	risorse	progettuali	esistenti	per	meglio	finalizzarle	al	raggiungimento	
dei target dell’Agenda Digitale, pur sempre nel rispetto delle priorità regionali.
Vi	è	infatti	la	necessità,	per	le	Regioni,	di	raccordare	la	propria	pianificazione	con	quella	indotta	
sia	dall’Agenda	Digitale	Europea	(che	fissa	obiettivi	sfidanti	su	varie	aree)	sia	dall’Agenda	
Digitale Italiana. Molte delle azioni e degli adempimenti che scaturiscono dall’Agenda Digitale
Europea ed Italiana ricadono infatti sul territorio, non solo sull’Ente Regione, ma anche sugli
Enti Locali.
Il	ruolo	delle	Regioni	diviene	pertanto	importante	proprio	come	snodo	tra	la	pianificazione	
“top-down”	indotta	dall’ADE	e	dall’ADI,	e	la	pianificazione	“bottom-up”	che	proviene	dall’analisi	
e	soddisfacimento	delle	specifiche	esigenze	del	territorio.
Diventa quindi fondamentale l’utilizzo di una metodologia che supporti la Regione a rivedere la
propria	pianificazione,	allineandone	target	e	azioni	a	quelle	nazionali	ed	europee,	aiutandola	
a calarli sulle realtà locali, e consentendole di svolgere anche il ruolo di accompagnamento e
facilitazione nella diffusione delle tecnologie digitali nel proprio territorio.
Il percorso di costruzione/allineamento dell’Agenda Digitale Regionale prevede un lavoro di
analisi articolato in tre Fasi:
 Fase A: Check-Up Digitale; attraverso la misura del livello attuale dei KPI della Digital
Agenda e l’analisi dei piani e progetti in essere relativi alle diverse aree, tale fase effettua
una	valutazione	prospettica	di	verifica	di	raggiungibilità	dei	target	fissati,	evidenziando	
sia i gap da colmare sia il ranking rispetto alle altre Regioni italiane.
Figura 3 
Risorse allocate al 2012 nei
principali settori di intervento
Fonte: CISIS, 2012
Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201316   17
Vi	è	quindi	spazio	da	un	lato	per	un	pieno	sfruttamento	della	dotazione	finanziaria	ancora	in	
corso, accelerando l’utilizzo dei fondi non spesi per recuperare il gap rispetto all’Europa, e
dall’altro per inserire l’Agenda Digitale tra i temi prioritari della nuova programmazione.
L’edizione 2013 del Libro Bianco “Italia Connessa – Agende Digitali Regionali”
La	seconda	edizione	del	Libro	Bianco	“Italia	Connessa	-	Agende	Digitali	Regionali”	intende	
fornire,	 come	 la	 prima,	 una	 fotografia	 dell’attuazione	 dell’Agenda	 Digitale	 a	 livello	 locale,	
articolando i contenuti su due livelli:
 Lo	stato	dell’arte	della	pianificazione	e	delle	risorse	finanziarie	per	l’ICT,	a	livello	europeo,	
nazionale e regionale;
 L’analisi	 dei	 Key	 Performance	 Indicator	 (KPI)	 più	 significativi	 su	 dati	 regionali,	 ICT	 e	
Innovazione, compresi quelli dell’Agenda Digitale Europea, cercando di coprire un
vasto campo di osservazione, dall’innovazione alla dotazione infrastrutturale, dalla
digitalizzazione della PA alla diffusione delle dotazioni ICT e dei servizi digitali presso le
famiglie e le imprese.
In particolare, questa seconda edizione costituisce da un lato l’aggiornamento della
prima edizione, con l’evidenziazione dei fatti salienti accaduti durante il 2013, dall’altro
l’approfondimento	di	alcuni	aspetti	specifici,	come	il	punto	sulle	principali	politiche	settoriali	
(sanità elettronica, scuola digitale, smart cities, etc.) a livello europeo, nazionale ed anche
regionale,	utili	per	identificare	best	practice	e	modelli	virtuosi	di	digitalizzazione	delle	filiere	
amministrative.
Una particolare attenzione è stata posta sulla rivisitazione delle schede regionali, aggiornando
il quadro dei KPI, inglobando alcuni nuovi indicatori del 2013 (ad esempio i dati ISTAT sull’ICT
nella PAL) ed ampliando alcune sezioni come quella sull’Innovazione e sui servizi digitali per
le imprese.
Introduzione
L’attuazione dell’Agenda Digitale
Il processo di attuazione dell’Agenda Digitale è in pieno sviluppo a tutti i livelli. L’Agenda Digitale
Europea,	che	nel	2010	diede	l’avvio	a	tale	sviluppo,	è	ormai	giunta	alla	prima	“milestone”:	
a	fine	2013	infatti	è	posizionato	l’obiettivo	del	100%	del	broadband	base	per	tutti.	L’ultima	
rilevazione,	pubblicata	a	metà	anno	e	che	fa	riferimento	a	fine	2012,	indicava	una	copertura	
del	95,5%	della	banda	larga	fissa,	e	la	Commissione	ha	dichiarato	che	includendo	anche	il	
satellite tra le tecnologie che abilitano la banda larga, l’obiettivo verrà raggiunto.
Più impegnativi appaiono gli obiettivi intermedi del 2015, riguardanti l’adozione di Internet da
parte di cittadini ed imprese, anche se alcuni Paesi li hanno già raggiunti con largo anticipo.
Mentre appaiono ancora molto ambiziosi gli obiettivi al 2020, in particolare sulla banda ultra
larga,	con	la	copertura	del	100%	della	popolazione	con	la	banda	larga	superiore	ai	30	Mbps	
e	il	50%	di	famiglie	abbonate	ai	100	Mbps.
In Europa, a livello nazionale, pressoché tutti i Governi hanno iniziato una revisione dei
loro piani per la Società dell’Informazione, per allinearsi agli obiettivi dell’Agenda Digitale
Europea. Alcuni dei Paesi più avanzati hanno già raggiunto gli obiettivi per alcuni indicatori
(alfabetizzazione e acquisti in rete), altri Paesi, tra cui, come vedremo, l’Italia, mostrano
consistenti ritardi e devono accelerare i loro piani nazionali.
E	infine,	a	livello	locale,	si	assiste,	anche	grazie	all’avvio	delle	procedure	per	il	nuovo	ciclo	di	
programmazione dei fondi europei per il periodo 2014-2020, ad un generale ripensamento
delle politiche territoriali per lo sviluppo del digitale.
Di fatto quindi l’Agenda Digitale Europea, indicando dei target quantitativi e pubblicando il
benchmark annuale, ha di per sé sollevato il dibattito e stimolato i Governi nazionali e locali
a muoversi nella direzione di un maggior impulso del digitale nella società e per la crescita
economica.
L’importanza delle politiche territoriali nell’attuazione dell’Agenda Digitale
Accanto	a	questa	spinta	propulsiva	“dall’alto”,	dalla	Commissione	verso	i	Governi	nazionali	e	a	
loro	volta	verso	quelli	locali,	si	registra	anche	una	spinta	“dal	basso”,	proveniente	dai	territori	
locali. Anche la Commissione Europea ha riconosciuto l’importanza del territorio, attraverso
l’iniziativa	“Digital	Agenda	going	local”,	che	ha	l’obiettivo	di	aumentare	la	sensibilità	politica	
degli amministratori locali ai temi dell’Agenda Digitale.
Il ruolo dei territori - e delle Regioni in particolare - è importante perché questi sono molto
diversi tra di loro, hanno vocazioni e priorità differenti e partono da situazioni di partenza
disomogenee. Le Regioni hanno una conoscenza approfondita del proprio territorio e sono
quindi	in	grado	di	definire	politiche	adeguate	alle	aspettative	ed	alle	esigenze	locali.
Le Regioni inoltre gestiscono direttamente alcuni dei servizi che hanno grande impatto sulla
vita dei cittadini (ad esempio la sanità) e governano le dinamiche territoriali di molti altri
settori ad elevato impatto sociale, come la mobilità. La digitalizzazione di questi settori è una
parte	importante	dell’Agenda	Digitale	ed	è	in	grado	di	portare	significativi	benefici	in	termini	
di	riduzione	dei	costi	e	di	miglioramento	del	livello	dei	servizi	offerti.	Le	Regioni	infine	sono	
in	grado	di	attivare	meccanismi	di	ascolto	dei	cittadini	e	delle	imprese	più	efficaci	rispetto	
agli organismi centrali, e riescono così a mettere a fuoco delle azioni mirate a soddisfarne le
esigenze.
Per le Regioni, del resto, la fase attuale è una fase di riprogrammazione dei fondi europei,
essendo al termine del ciclo 2007-2013 ed all’inizio del ciclo 2014-2020: si stanno vedendo i
risultati degli interventi avviati in passato, ma ancora non è possibile intravedere chiaramente
le linee di azione future.
Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201318   19
4. La salute e l’istruzione di base,	 in	 mancanza	 dei	 quali	 risulta	 difficile	 migliorare	 la	
produttività e accrescere lo sviluppo economico;
 Efficiency Enhancers:
5. L’elevato livello di istruzione e la formazione sono fondamentali per trasferire maggior
valore aggiunto ai prodotti e ai servizi e per mantenere il vantaggio competitivo nel tempo;
6. L’efficienza	del	mercato, che consente al Paese di produrre il giusto mix di prodotti e servizi
in	grado	di	soddisfare	la	domanda	(la	“maturità”	del	consumatore	è	un	fattore	decisivo	di	
stimolo verso il miglioramento continuo del mercato);
7. Un mercato del lavoro	 efficiente	 e	 flessibile,	 che	 favorisce	 un	 incontro	 equilibrato	 tra	
domanda e offerta di lavoro e migliora la capacità di un Paese di rispondere ai cambiamenti
macroeconomici globali;
8. Il settore finanziario, di fondamentale importanza per dare equilibrio all’intero sistema e
per garantire agli investitori privati un valido business climate;
9. L’ICT, sempre più indispensabile in un mondo globalizzato ed altamente competitivo per
garantire il diffondersi della conoscenza;
10. La dimensione complessiva del mercato (comprendente anche le esportazioni), che
determina la possibilità di raggiungere economie di scala;
 Innovation and Sophistication Factors
11. La sofisticazione del business, che si evince dal sistema di relazioni d’affari nel suo insieme
(presenza di cluster produttivi, etc.) e dalle aziende più virtuose che lo compongono;
12. L’innovazione tecnologica, essenziale per generare valore e aumentare la produttività e il
processo di crescita di un Paese.
6	
  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
102
25
101
26
42
87
137
124
37
10
27
38
0
25
50
75
100
125
150
175
Institutions
Infrastructure
Macroeconomicenvironmrnt
Healthandprimaryeducation
Highereducationandtraining
Goodsmarketefficiency
Labormarketefficiency
Financialmarketdevelopment
Technologicalreadiness
Marketsize
Businesssophistication
Innovation
Fonte:	
  World	
  Economic	
  Forum,	
  2013	
  
ITALIA
49
Figura 5 Ð Global Competitiveness Index: lÕ Italia rispetto ai 148 Paesi analizzati
Figura 5 
Global Competitiveness
Index: l’Italia rispetto ai 148
Paesi analizzati
Fonte: World Economic Forum,
2013
1. I piani europei per l’economia digitale
1.1 L’ICT per la crescita, l’innovazione e la competitività
Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT, Information and Communication
Technologies) hanno un impatto sempre più rilevante sui differenziali nei tassi di crescita e
sull’accelerazione della produttività delle economie più virtuose nell’ultimo decennio. L’OCSE
(Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sostiene, ad esempio, che esistono
tre	canali	principali	attraverso	i	quali	l’ICT	influenza	la	produttività	e	la	crescita	di	un	Paese:
 Effetto produzione: è un impatto sul settore che produce queste stesse tecnologie e che,
con	un’accelerazione	della	produttività,	diventa	più	efficiente	del	resto	dell’economia	e	
tende ad aumentare la produttività media del sistema;
 Effetto utilizzo: le imprese degli altri settori, dotandosi di tecnologie digitali, aumentano lo
stock di capitale per addetto, facendo crescere, di conseguenza, la produttività del lavoro;
 Effetto produttività totale: l’adozione di nuove tecnologie, migliorando il modo in cui le
aziende combinano i fattori produttivi, ha un effetto di ricaduta sulla produttività totale dei
fattori, grazie agli effetti di un loro migliore utilizzo.
L’innovazione tecnologica è un fattore determinante per lo sviluppo economico e sociale: la
banda larga in particolare, con la possibilità di fare accedere il maggior numero di persone a
un sistema di informazioni evoluto, è diventata essa stessa sinonimo di crescita economica ed
inclusione sociale.
L’analisi del ruolo dell’ICT sullo sviluppo economico dimostra infatti che questi investimenti
hanno	significative	ripercussioni	sulla	crescita	di	un	Paese.	Tali	effetti,	tuttavia,	si	manifestano	
solo	quando	agli	investimenti	in	infrastrutture	si	affiancano	quelli	per	lo	sviluppo	degli	assets	
complementari, come la formazione e la riorganizzazione dei processi che l’ICT, come tecnologia
abilitante, richiede per dispiegare a pieno i propri effetti. In questo senso, gli interventi per
l’alfabetizzazione	 digitale	 dei	 cittadini	 rendono	 ancor	 più	 penetrante	 ed	 efficace	 l’impatto	
economico positivo degli investimenti in nuove tecnologie ICT.
Numerosi	 sono	 gli	 indicatori	 proposti	 da	 autorità	 e	 istituti	 di	 ricerca,	 al	 fine	 di	 misurare	 le	
performance economiche dei vari Paesi ed evidenziare il contributo dell’ICT alla crescita
economica, all’innovazione ed alla competitività.
Il Global Competitiveness Index, ad esempio, misura diversi aspetti microeconomici e
macroeconomici di 148 Paesi per determinarne il livello competitivo. La competitività è intesa
come un sistema di istituzioni, politiche e fattori che determinano la produttività di un Paese.
La	classifica	internazionale	è	stilata	dal	World Economic Forum tenendo in considerazione 12
fattori di competitività, raggruppati in 3 sotto indicatori, nonché un sondaggio d’opinione tra
gli imprenditori:
 Basic Requirements
1. Il contesto istituzionale, che rappresenta lo scenario legale e amministrativo all’interno
del quale cittadini, imprese e istituzioni pubbliche interagiscono per creare ricchezza;
2. Le infrastrutture, fondamentali per ridurre i costi e i tempi di spostamento delle merci
e delle persone, per integrare i sistemi produttivi, per garantire la circolazione delle
informazioni;
3. Il quadro macroeconomico di riferimento, di vitale importanza per le imprese che possono
ben operare solo in presenza di tassi di interesse non troppo elevati, debito pubblico e
inflazione	sotto	controllo,	politica	fiscale	equilibrata;
Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201320   21
IL’Italia	si	posiziona	al	quarantaquattresimo	posto	della	classifica	globale	(e	al	diciassettesimo	in	
Europa), perdendo alcune posizioni rispetto al 2012 (quando occupava il quarantesimo posto),
manifestando ancora un forte ritardo rispetto alla gran parte dei Paesi dell’Europa occidentale,
con	una	situazione	meno	critica	solo	sul	fattore	“infrastrutture”,	che	comprende	le	infrastrutture	
di	base,	tecnologiche	e	scientifiche,	il	benessere	e	lo	sviluppo,	l’educazione.
Il Global Innovation Index (GII) realizzato da INSEAD	classifica	142	Paesi/economie	sulla	base	
della capacità di innovazione e dei risultati ottenuti. Il GII si basa su due sub-indici:
 Innovation Input, costituito da cinque pilastri:
 Istituzioni;
 Capitale umano e ricerca;
 Infrastrutture;
 Evoluzione del mercato;
 Evoluzione del business.
 Innovation Output, costituito da due pilastri:
 Conoscenza e tecnologia;
 Creatività.
Figura 7
Global Innovation Index:
l’Italia rispetto ai 142 Paesi
analizzati
Fonte: INSEAD - WIPO, 2013
8	
  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
37 34
20
33 31
21
43
0
25
50
75
100
Institutions
Humancapital&research
Infrastrtucture
Marketsophistication
Businesssophistication
Knowledge&technology
outputs
Creativeoutputs
Fonte:	
  INDEAD	
  -­‐	
  WIPO,	
  2013	
  
ITALIA
29
Figura 7 Ð Global Innovation Index: lÕ Italia rispetto ai 142 Paesi analizzati
Rispetto al totale dei Paesi analizzati, la posizione occupata dall’Italia è la quarantanovesima. I
maggiori ostacoli riscontrati per fare business sono attribuiti all’elevato livello della tassazione,
alla	burocrazia	inefficiente	e	allo	scarso	accesso	ai	finanziamenti.	Per	quanto	riguarda	invece	la	
classifica	dell’Italia	rispetto	ai	Paesi	europei,	essa	si	colloca	al	diciottesimo	posto.	
I punti di forza del sistema Paese italiano sono rappresentati da:
 Dimensione del mercato, che consente interessanti economie di scala;
 Infrastrutture	e	sofisticazione	del	business	che,	grazie	alla	presenza	di	numerosi	cluster	
produttivi	efficienti,	permette	la	realizzazione	di	prodotti	ad	alto	valore	aggiunto;
 Benessere ed educazione di base.
I punti di debolezza vengono invece ricondotti a tre fattori strutturali:
 Rigidità del mercato del lavoro;
 Arretratezza	del	mercato	finanziario;
 Diffusa	 corruzione,	 scarsa	 fiducia	 nell’indipendenza	 del	 sistema	 giudiziario	 e	 contesto	
istituzionale che fa crescere i costi per le imprese e gli investitori.
L’IMD World Competitiveness misura la modalità con la quale l’ambiente nazionale sostiene
la competitività nazionale e globale delle imprese che operano nelle 60 nazioni più sviluppate.
L’analisi, realizzata dall’International Institute for Management Development, è incentrata sulla
valutazione degli indicatori economici fondamentali, dell’attitudine a competere sul mercato
globale, a essere innovativi e a implementare incisive riforme della struttura produttiva,
misurando come ciascun Paese utilizza le proprie risorse economiche e umane per aumentare
il grado di prosperità rispetto alle altre nazioni.
La graduatoria complessiva è calcolata combinando quattro fattori di competitività:
 Performance economica;
 Efficienza del Governo;
 Efficienza del mercato;
 Infrastrutture.
7	
  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
50
55
46
30
0
25
50
75
EconomicPerformance
GovernmentEfficirncy
BusinessEfficiency
Infrastrtucture
Fonte:	
  IMD,	
  2013	
  
ITALIA
44
Figura 6 Ð IMD World Competitiveness: lÕ Italia rispetto ai 60 Paesi analizzati
Figura 6 
IMD World Competitiveness:
l’Italia rispetto ai 60 Paesi
analizzati
Fonte: IMD, 2013
Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201322   23
Secondo tale indicatore, l’Italia si colloca nel terzo cluster (Moderate Innovators), al quindicesimo
posto	della	classifica,	ben	al	di	sotto	della	media	europea.	Le	maggiori	criticità	riguardano	fattori	
quali le risorse umane e gli investimenti in innovazione, mentre la proposta di prodotti e servizi
innovativi da parte delle aziende rappresenta un punto di forza relativo per il nostro Paese.
Il Networked Readiness Index (NRI) è invece un indice composito mediante cui si esaminano i
singoli Paesi in rapporto all’impatto che l’ICT ha sullo sviluppo economico di ogni Paese.
Questo indicatore combina dati statistici tratti da fonti pubbliche con i risultati dell’Executive
Opinion Survey, un’indagine annuale condotta dal World Economic Forum in collaborazione con
enti di ricerca leader e organizzazioni di imprese presenti nei 144 Paesi esaminati.
Il NRI valuta il relativo livello di sviluppo dell’ICT attraverso l’analisi di 56 indicatori eterogenei,
raggruppati in 10 pilastri, a loro volta riuniti in 4 sub-indici:
 Il contesto generale economico, normativo e infrastrutturale per le ICT;
 Il grado di preparazione di individui, imprese e pubblica amministrazione a utilizzare le ICT
e a trarne vantaggio;
 L’effettivo uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione da parte di questi
tre soggetti chiave;
 L’impatto delle ICT sul sistema Paese.
L’Italia	si	colloca	al	cinquantesimo	posto	della	classifica	mondiale	e	al	ventitreesimo	di	quella	
europea, in ritardo rispetto agli altri Paesi per via anche dello scarso sforzo del Governo di
spingere le ICT per aumentare la competitività, per la debolezza del settore regolamentare e dei
sistemi dell’istruzione e dell’innovazione. L’Italia è invece in buona posizione sugli indicatori di
utilizzo individuale, impatto economico ed infrastrutture e contenuti digitali.
Figura 9
Networked	Readiness	Index:	
l’Italia rispetto ai 144 Paesi
analizzati
Fonte: World Economic Forum -
INSEAD, 2013
10	
  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
95
69
40
49 45
34
46
108
37
80
0
25
50
75
100
125
150
Politicalandregulatory
environment
Businessandinnovation
environment
Infrastructureanddigital
content
Affordability
Skills
Individualusage
Businessusage
Governmentusage
Economicimpacts
Socialimpacts
Fonte:	
  World	
  Economic	
  Forum	
  -­‐	
  INSEAD,	
  2013	
  
ITALIA
50
Figura 9 Ð Networked Readiness Index: lÕ Italia rispetto ai 144 Paesi analizzati
Nel	ranking	mondiale	l’Italia	si	classifica	al	ventinovesimo	posto,	recuperando	alcune	posizioni	
rispetto al 2012, mentre in quello dei Paesi europei occupa la diciassettesima posizione. Tra
i punti deboli del nostro Paese vi è la produzione creativa, la ricerca e capitale umano e la
sofisticazione	 del	 mercato.	 Punti	 di	 forza	 risultano	 invece	 le	 infrastrutture,	 la	 produzione	 di	
tecnologia	e	conoscenza,	come	pure	la	sofisticazione	del	business.
L’Innovation Union Scoreboard, che rileva le performance in materia di innovazione da parte
degli Stati membri dell’Unione Europea, pubblica periodicamente il Summary Innovation Index,
con il quale vengono raggruppati gli indicatori che esprimono i progressi che i singoli Paesi
hanno	ottenuto	relativamente	al	capitale	umano,	ai	finanziamenti	pubblici	e	privati	alla	ricerca	
e sviluppo, agli investimenti delle imprese, alle innovazioni introdotte dalle aziende innovatrici e
agli effetti economici dell’innovazione nei Paesi.
Sulla base di tale indice, i Paesi europei sono raggruppati in 4 cluster:
 Innovation leaders;
 Innovation followers;
 Moderate Innovators;
 Catching up/Modest Innovators.
Figura 8
Summary Innovation Index
Fonte: European Commission,
2013
9	
  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0,8
SE
DE
DK
FI
NL
LU
BE
UK
AT
IE
FR
EU27
SI
CY
EE
IT
ES
PT
CZ
EL
SK
HU
MT
LT
PL
LV
RO
BG
Innovation Leaders
Innovation Followers
Moderate Innovators
Modest Innovators
Fonte:	
  European	
  Commission,	
  2013	
  
Figura 8 Ð Summary Innovation Index
Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201324   25
L’impatto di Internet sull’economia
Gli	 indicatori	 sopra	 descritti	 sono	 finalizzati	 a	 misurare	 sotto	 differenti	 profili	 il	 grado	 di	
innovazione, competitività e utilizzo delle nuove tecnologie. Tutto ciò si traduce in un diverso
impatto di Internet sull’economia e sul PIL in particolare. Boston Consulting Group nel rapporto
“The $4.2 Trillion Opportunity – The Internet Economy in the G-20” del 2012, ha misurato la
Internet Economy nei 20 Paesi più sviluppati.
Nella	figura	seguente	è	riportato	il	confronto	in	merito	al	peso	di	Internet	sul	PIL	(al	2010);	in	
tale	contesto	l’Italia	si	posiziona	al	quattordicesimo	posto	con	una	percentuale	pari	al	2,1%,	
inferiore	sia	alla	media	del	G-20	(4,1%)	sia	dell’EU27	(3,8%).	
Secondo le proiezioni al 2016, l’Italia migliorerà leggermente la sua posizione portandosi al
dodicesimo	posto	(3,5%	del	PIL)	e	riducendo	il	gap	sia	rispetto	al	G-20	(5,3%)	che	rispetto	
all’EU27	(5,7%).
Tabella 5 5
Indicatori di innovazione e
competitività: l’Italia rispetto
ai Paesi europei
Fonte: Analisi Between su fonti
varie, 2013
Figura 10
L’impatto di Internet nei
Paesi del G-20 (al 2010)
Fonte: Boston Consulting Group,
2012
Figura 11
L’impatto di Internet nei
Paesi del G-20 (al 2016)
Fonte: Boston Consulting Group,
2012
RANK
Global
Competitiveness
Index
2013-2014
IMD World
Competitiveness
2013
Global
Innovation Index
2013
Summary
Innovation Index
2013
Networked
Readiness
Index
2013
1 Finland Sweden Sweden Sweden Finland
2 Germany Germany U.K. Denmark Sweden
3 Sweden Denmark Netherlands Germany Netherlands
4 Netherlands Luxembourg Finland Finland U.K.
5 U.K. Netherlands Denmark Netherlands Denmark
6 Denmark Ireland Ireland Luxembourg Germany
7 Austria U.K. Luxembourg Belgium Luxembourg
8 Belgium Finland Germany U.K. Austria
9 Luxembourg Austria France Austria Estonia
10 France Belgium Belgium Ireland Belgium
11 Ireland France Austria France France
12 Estonia Lithuania Malta Slovenia Ireland
13 Spain Poland Estonia Cyprus Malta
14 Malta Czech Rep. Spain Estonia Lithuania
15 Poland Estonia Cyprus Italy Portugal
16 Czech Rep. Latvia Czech Rep. Spain Cyprus
17 Lithuania Italy Italy Portugal Slovenia
18 Italy Spain Slovenia Czech Rep. Spain
19 Portugal Portugal Hungary Greece Latvia
20 Latvia Slovak Rep. Latvia Slovak Rep. Czech Rep.
21 Bulgaria Hungary Portugal Hungary Hungary
22 Cyprus Slovenia Slovak Rep. Malta Poland
23 Slovenia Greece Croatia Lithuania Italy
24 Hungary Romania Lithuania Poland Croatia
25 Croatia Bulgaria Bulgaria Latvia Slovak Rep.
26 Romania Croatia Romania Romania Greece
27 Slovak Rep. - Poland Bulgaria Bulgaria
28 Greece - Greece - Romania
11	
  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Fonte:	
  Boston	
  ConsulHng	
  Group,	
  2012	
  
Figura 10 Ð LÕ impatto di Internet nei Paesi del G-20 (al 2010)
12	
  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Figura 11 Ð LÕ impatto di Internet nei Paesi del G-20 (al 2016)
Fonte:	
  Boston	
  ConsulHng	
  Group,	
  2012	
  
Nella tabella riepilogativa seguente viene evidenziata la posizione dell’Italia rispetto agli altri
Paesi dell’Unione Europea per i differenti indicatori di innovazione e competitività esaminati.
Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201326   27
Il rapporto analizza anche la situazione nei singoli Paesi evidenziando per ciascuno di essi come
si articola il contributo di Internet nell’Economia.
Nel caso dell’Italia, lo studio valuta la spesa di Internet considerando le seguenti componenti:
 Consumo: costituito da beni, servizi e contenuti digitali acquistati attraverso Internet e
spesa per accesso alla rete, sia in termini di mezzi che di canoni corrisposti a fornitori di
accesso, con un ammontare pari a circa 31 miliardi di dollari nel 2010;
 Investimenti del settore privato: fanno riferimento agli investimenti relativi alle infrastrutture
a	banda	larga	fissa	e	mobile,	hardware,	software,	equipaggiamenti	di	telecomunicazione	e	
installazioneesviluppodisistemiinformativi,sostenutisiadallesocietàditelecomunicazioni
che dalle altre aziende, e ammontano nel 2010 a circa 14 miliardi di dollari;
 Spesa istituzionale: composta dalla spesa in ICT effettuata delle amministrazioni centrali e
periferiche, vale nel 2010 circa 7 miliardi di dollari;
 Esportazioni nette: sono costituite da beni e servizi on-line e prodotti ICT esportati, al netto
delle	analoghe	importazioni	e	ammontano	ad	un	deficit	di	circa	9	miliardi	di	dollari	nel	
2010.
Considerando tali contributi, l’Internet economy in Italia nel 2010 ha raggiunto un valore di circa
43 miliardi di dollari.
13	
  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Figura 12 Ð LÕ Internet Economy in Italia
Fonte:	
  Boston	
  ConsulHng	
  Group,	
  2012	
  In termini di evoluzione attesa per i prossimi anni, si può ipotizzare uno scenario che vede un
significativo	valore	del	contributo	di	Internet	al	PIL	che	al	2016	raggiungerà	gli	83	miliardi	di	
dollari.
Il potenziale di crescita economica abilitato dall’Internet economy costituisce quindi un
motore	di	sviluppo	e	di	efficienza	per	l’intero	sistema	economico.	Se	negli	ultimi	anni	Internet	
ha consentito la sopravvivenza per molte aziende, già oggi e sempre più nel prossimo futuro
rappresenterà l’unica opportunità per il rilancio e l’internazionalizzazione delle Piccole e Medie
Imprese (PMI) italiane.
La competizione fra Paesi sarà sempre più dominata dalle economie che meglio riusciranno ad
integrare risorse e competenze ICT nei rispettivi processi produttivi.
Inoltre, l’incremento nella diffusione delle tecnologie digitali e gli investimenti delle infrastrutture
telematiche hanno un elevato fattore moltiplicativo in termini di sviluppo, risultando un vero e
proprio fattore abilitante per la crescita di un Paese.
Un recente studio della Commissione Europea, “The socio-economic impact of bandwidth”, ha
un analizza l’impatto dell’adozione della banda larga sulla crescita economica (espresso in
impatto	sul	PIL)	e	i	benefici	sull’occupazione.	
Per	calcolare	i	benefici	socio-economici,	viene	considerato	lo	sviluppo	previsto	delle	reti	a	banda	
ultra	larga,	tenendo	conto	anche	del	ruolo	dei	progetti	finanziati	con	fondi	pubblici,	secondo	tre	
possibili scenari:
1. Do nothing.	 È	 lo	 scenario	 base,	 che	 fa	 affidamento	 esclusivamente	 al	 mercato	 per	 lo	
sviluppo	delle	infrastrutture	NGAN	(Next	Generation	Access	Network);
2. Modest intervention. Scenario che prevede investimenti pubblici in infrastrutture e una
stima	conservativa	dell’impatto	di	misure	normative,	che	portano	a	una	riduzione	del	5%	
del costo di realizzazione delle reti;
3. Major intervention. Scenario che prevede maggiori investimenti pubblici in infrastrutture e
una stima più ottimistica dell’impatto di misure normative, che portano a una riduzione del
10%	del	costo	di	realizzazione	delle	reti.
Per	la	valutazione	dei	benefici	è	stato	messo	a	punto	un	modello	di	analisi	input-output,	basato	
sulla considerazione che gli investimenti effettuati in un settore economico causano crescita
anche in altri settori attraverso i cosiddetti effetti moltiplicatori e grazie alle interdipendenze tra
i diversi settori.
Per ognuno dei tre scenari ipotizzati (Do nothing, Modest intervention e Major intervention)
si	 evidenziano	 gli	 importanti	 benefici	 generati	 dagli	 investimenti	 NGAN,	 con	 un	 fattore	
moltiplicativo degli investimenti che, a seconda degli scenari, varia da 2,4 a 2,7. Gli investimenti
nella realizzazione di infrastrutture NGAN risultano in generale strettamente legati alla densità
di popolazione del paese considerato, soprattutto a causa degli alti livelli di investimento
necessari per la realizzazione di reti NGAN nelle aree rurali.
Inoltre,	gli	investimenti	in	NGAN	creano	benefici	in	termini	di	posti	di	lavoro	creati.	In	media,	la	
crescita dei posti di lavoro nello scenario do nothing	è	dello	0,61%	(pari	a	1,35	milioni	di	posti	
di lavoro creati), mentre negli scenari Modest intervention e Major intervention è invece pari
rispettivamente	allo	0,89%	(1,98	milioni)	e	1,76%	(3,94	milioni)	sul	totale	dei	posti	di	lavoro	
creati nell’Europa a 27.
L’andamento negli anni delle previsioni sulla creazione di posti di lavoro dovuti alla realizzazione
di reti NGAN, relativamente al periodo 2012-2020 e a seconda degli scenari considerati, è di
seguito riportato.
Figura 12
L’Internet Economy in Italia
Fonte: Boston Consulting Group,
2012
Tabella 6 
Benefici	degli	investimenti	
NGAN in Europa
Fonte: European Commission,
2013
Scenario
Investimenti
NGAN
(Mld €)
Benefici
(modello
input-output)
(Mld €)
Posti di lavoro
creati
(Milioni)
Do nothing 76,4 181,2 1,35
Modest intervention 102,5 270,4 1,98
Major Intervention 211,2 569,4 3,94
Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201328   29
I	benefici	in	termini	di	creazione	di	posti	di	lavoro	sono	elevati	ma	in	generale	non	immediati:	
per	tutti	gli	scenari	i	posti	di	lavoro	creati	sono	inizialmente	limitati,	con	il	massimo	dei	benefici	
in termini di creazione di posti di lavoro che si manifesterebbe dopo diversi anni dall’avvio delle
relative	politiche,	a	causa	di	ritardi	nella	concessione	dei	finanziamenti	e	nello	sviluppo	delle	
infrastrutture.
1.2. L’avanzamento dell’agenda digitale europea
All’inizio del 2010, la Commissione Europea ha presentato la strategia Europa 2020, con
l’obiettivo di rilanciare il sistema economico e sociale europeo, preparandolo ad affrontare
le	sfide	del	nuovo	decennio.	Basata	su	un	maggior	coordinamento	delle	politiche	nazionali	e	
comunitarie, la nuova strategia europea individua tre aree prioritarie d’intervento:
 Crescita intelligente: per promuovere un’economia basata sulla conoscenza e
sull’innovazione;
 Crescita sostenibile:	 per	 promuovere	 un’economia	 più	 efficiente,	 più	 verde	 e	 più	
competitiva;
 Crescita inclusiva: per promuovere un’economia che sostenga l’occupazione e favorisca
la coesione sociale e territoriale.
Tra le iniziative chiave per raggiungere gli obiettivi di crescita economica e sociale, la Commissione
ha proposto di adottare un’Agenda Digitale Europea, con cui accelerare la diffusione di Internet
e sfruttare appieno i vantaggi di un mercato unico del digitale per famiglie e imprese.
Con l’adozione dell’Agenda Digitale, la Commissione Europea ha voluto tracciare un piano
d’azione	concreto,	con	cui	dare	un	contributo	alla	crescita	economica	e	diffondere	i	benefici	
derivanti da un’economia digitale a tutte le fasce sociali. L’Agenda Digitale Europea rappresenta
la	prima	delle	“iniziative	faro”,	individuate	nella	strategia	Europa	2020.
15	
  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Fonte:	
  European	
  Commission	
  -­‐	
  A	
  Digital	
  Agenda	
  for	
  Europe,	
  2010	
  
Mancanza di
investimenti nelle
reti
Ricerca e sviluppo
insufficienti
Risposte frammentate alle
sfide sociali
Mancanza dicapacitˆ
Mercati digitali
frammentati
Mancanza diinteroperabilitˆ
Figura 14 Ð Circolo virtuoso dellÕ economia digitale
Nell’Agenda	Digitale	vengono	identificati	gli	ostacoli	che	impediscono	all’Europa	di	sfruttare	al	
meglio le potenzialità dell’innovazione ICT. Tali potenzialità sono insite all’interno di un circolo
virtuoso	in	cui	le	componenti	di	domanda	ed	offerta	si	amplificano	sinergicamente	creando	le	
condizioni per uno sviluppo economico e sociale sostenibile.
L’Agenda indica sette aree prioritarie in cui intervenire e sulle quali si ritiene sia necessario
concentrare gli sforzi nei prossimi anni:
 Creare un mercato unico digitale;
 Migliorare l’interoperabilità tra prodotti e servizi ICT;
 Stimolare	la	fiducia	in	Internet	e	la	sicurezza	on-line;	
 Garantire la disponibilità di un accesso a Internet veloce e superveloce;
 Incoraggiare gli investimenti in ricerca e sviluppo;
Figura 13
Posti di lavoro creati
dalle reti NGAN nel periodo
2012-2020
Fonte: European Commission,
2013
Figura 14
Circolo virtuoso
dell’economia digitale
Fonte: European Commission
- A Digital Agenda for Europe,
2010
14	
  bro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Fonte:	
  European	
  Commission,	
  2013	
  
Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201330   31
 Migliorare l’alfabetizzazione, le competenze e l’inclusione digitale;
 Utilizzare l’ICT per affrontare i problemi sociali.
Solo intervenendo concretamente nelle sette aree indicate, il circolo virtuoso dell’economia
digitale potrà esplicare appieno i propri effetti favorendo lo sviluppo delle infrastrutture,
stimolando l’offerta di contenuti e promuovendo l’utilizzo dei servizi.
Per raggiungere gli obiettivi indicati nell’Agenda la Commissione ha, inoltre, individuato 101
azioni	 concrete	 da	 realizzare,	 incluse	 31	 proposte	 legislative.	 Sono	 stati	 definiti,	 infine,	 gli	
indicatori di performance su cui i Paesi membri sono chiamati a confrontarsi annualmente, al
fine	di	verificare	i	progressi	nel	raggiungimento	degli	obiettivi	prioritari.
Gli obiettivi prioritari toccano tutti gli ambiti dell’economia digitale, non soltanto quelli
infrastrutturali, con particolare riguardo alle tematiche dell’utilizzo dell’ICT nella vita quotidiana.
La successione temporale degli obiettivi evidenzia un primo traguardo di breve periodo, da
conseguire entro il 2013: garantire l’accesso a tutti i cittadini europei ai servizi a banda larga di
base. Nel medio periodo, entro il 2015, i Paesi europei sono chiamati a realizzare tutti gli obiettivi
connessi con la diffusione di Internet e l’utilizzo dei servizi in rete. Entro il 2020, e quindi con
un’ottica di più lungo periodo, l’Europa dovrà garantire a tutti la possibilità di accedere a servizi
a banda larga più performanti, avviandosi così a completare il nuovo ciclo di investimenti per la
realizzazione delle reti di nuova generazione, oltre che lavorare con l’obiettivo di raddoppiare gli
investimenti pubblici in ricerca e sviluppo nel settore dell’ICT e ridurre i consumi energetici.
L’avanzamento dell’Agenda Digitale Europea
La Commissione Europea, attraverso la Digital Agenda Scoreboard, fornisce annualmente un
quadro di valutazione sui progressi compiuti dagli Stati membri verso la realizzazione degli
obiettivi	fissati	nell’ambito	dell’Agenda	Digitale.
La	figura	seguente	evidenzia	l’avanzamento	dei	singoli	indicatori	rispetto	all’obiettivo	fissato	
dalla Commissione, secondo i diversi target temporali (2013, 2015 o 2020), evidenziando
il punto di partenza al 2009 e il miglioramento registrato negli ultimi 3 anni, in percentuale
rispetto	all’obiettivo.	Viene	infine	riportato	il	valore	registrato	a	fine	2012	per	ogni	indicatore.
Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Fonte:	
  European	
  Commission	
  -­‐	
  Digital	
  Agenda	
  Scoreboard,	
  2013	
  
Figura 1, 15 Ð LÕ avanzamento UE27 rispetto agli obiettivi dellÕ Agenda Digitale
Europea
Secondo il quadro di valutazione pubblicato nel 2013, i progressi compiuti sono positivi per:
 Copertura broadband base: la copertura broadband base si è ormai diffusa in tutta Europa,
anche grazie all’evoluzione delle prestazioni dei collegamenti satellitari, che contribuiscono a
coprire	il	4,5%	della	popolazione	non	ancora	coperta	dal	broadband	fisso	base.	La	Commissione	
Europea si sta impegnando per ottenere una maggiore adozione del satellite per colmare il gap
rimanente;
 Copertura ultra broadband:	al	2012	circa	il	54%	delle	famiglie	europee	può	accedere	a	servizi	
a banda larga con velocità superiore a 30 Mbps, con un aumento di circa 4 punti percentuali
rispetto al 2011;
 Accesso ad Internet Mobile:	il	36%	dei	cittadini	europei	accede	ad	Internet	tramite	un	PC	
o	un	dispositivo	mobile	(l’accesso	tramite	cellulare	è	aumentato	dal	7%	del	2008	al	27%	
del 2012), mentre la copertura delle reti di quarta generazione (LTE) è più che triplicata in
un	anno	passando	al	26%	nel	2012;
Tabella 7
Obiettivi dell’Agenda Digitale
Europea
Fonte: European Commission,
2010
Figura 15
L’avanzamento UE27 rispetto
agli obiettivi dell’Agenda
Digitale Europea
Fonte: European Commission
- Digital Agenda Scoreboard,
2013
Ambito Obiettivo
Banda larga
Copertura	con	banda	larga	di	base	per	il	100%	dei	cittadini	
dell'UE,	entro	il	2013
Copertura con banda larga pari o superiore a 30 Mbps per il
100%	dei	cittadini	UE,	entro	il	2020
Il	50%	delle	famiglie	dovrebbe	usare	una	connessione	superiore	
a 100 Mbps, entro il 2020
Mercato unico digitale
Il	50%	della	popolazione	dovrebbe	fare	acquisti	on-line,	entro	il	
2015
Il	20%	della	popolazione	dovrebbe	fare	acquisti	on-line	all'estero,	
entro il 2015
Il	33%	delle	piccole	e	medie	imprese	dovrebbe	effettuare	vendite	
e acquisti on-line, entro il 2015
La differenza fra tariffe in roaming e tariffe nazionali dovrebbe
essere inesistente, entro il 2015
Inclusione digitale
Portare	l'uso	regolare	di	Internet	al	75%	della	popolazione	(60%	
per categorie deboli), entro il 2015
Dimezzare il numero di persone che non hanno mai usato
Internet	(portandolo	al	15%),	entro	il	2015
Servizi pubblici
Utilizzo	dell'eGovernment	da	parte	del	50%	della	popolazione,	
entro il 2015
Rendere disponibili in rete tutti i servizi pubblici fondamentali
transfrontalieri, entro il 2015
Ricerca e innovazione
Raddoppiare gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo per
l’ICT, entro il 2020
Economia a basse
emissioni di carbonio
Ridurre	del	20%	il	consumo	globale	di	energia	per	
l’illuminazione, entro il 2020
Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201332   33
 Nessun uso di Internet: la percentuale di cittadini dell’Unione Europea che non ha mai
usato internet è in costante diminuzione. Tuttavia, circa 100 milioni di cittadini europei
non hanno ancora mai usato Internet, adducendo tra le motivazioni i costi troppo elevati,
l’assenza di interesse o il non saper usare Internet;
 Uso regolare di Internet:	si	è	assistito	a	un	rapido	incremento	fino	ad	arrivare	al	70%	
della popolazione dell’Unione Europea (2 punti percentuali in più rispetto al 2011), rispetto
all’obiettivo	di	raggiungere	il	75%	entro	il	2015.	L’uso	di	Internet	si	sta	diffondendo	anche	
tra	le	fasce	più	svantaggiate,	come	le	persone	meno	istruite	e	gli	anziani	(dal	51%	nel	2011	
al	54%	nel	2012);
 Prezzi del roaming: con l’obiettivo di raggiungere la parità dei prezzi tra chiamate nazionali
e in roaming entro il 2015 nell’UE, i prezzi del roaming sono scesi di 5 €cent nel corso del
2012;
 Acquistion-line:	il	progresso	verso	il	conseguimento	dell’obiettivo	del	50%	della	popolazione	
che	utilizza	Internet	per	acquistare	beni	e	servizi	on-line	è	costante:	nel	2012	infatti	il	45%	
dei cittadini dell’UE fa acquisti on-line (2 punti percentuali in più rispetto al 2011);
 Pubblica Amministrazione on-line (eGovernment):	 l’87%	 delle	 imprese	 attualmente	
utilizza servizi di eGovernment (in aumento di 3 punti percentuali rispetto al 2011), mentre
la percentuale di cittadini che ha interagito nel corso dell’ultimo anno on-line con la
Pubblica	Amministrazione	è	passata	dal	41%	nel	2011	al	44%	nel	2012;
 Spesa per la Ricerca e Sviluppo: la spesa per gli investimenti in R&S è leggermente
aumentata nel corso del 2012; nel settore delle ICT la spesa pubblica è aumentata dello
0,4%	(pari	a	122	milioni	di	euro),	mentre	gli	investimenti	privati,	che	pur	sono	aumentati	
rispetto	all’anno	precedente,	risultano	ancora	insufficienti	a	recuperare	il	calo	subito	nel	
2011.
Si	osservano	invece	progressi	insufficienti	per	i	seguenti	obiettivi:
 Abbonamenti a banda ultra larga:	solo	il	2%	delle	abitazioni	possiede	abbonamenti	ultra	
broadband con velocità superiore ai 100 Mbps, ancora molto indietro rispetto all’obiettivo
del	50%	da	raggiungere	entro	il	2020;
 Competenze informatiche:	ancora	circa	il	50%	della	popolazione	europea	non	possiede	
adeguate	competenze	informatiche.	Il	40%	delle	imprese	che	ricerca	impiegati	nel	settore	
delle	ICT	trova	difficoltà	nel	reperire	risorse	adeguatamente	competenti	in	materia	e	si	
prevede che entro il 2015 saranno circa 900.000 i posti di lavoro disponibili nel settore
delle ICT;
 Commercio elettronico transfrontaliero:	Nel	2012	è	passato	solo	dal	9,6%	all’11%,	a	
fronte	dell’obiettivo	dell’Agenda	Digitale	che	entro	il	2015	il	20%	dei	cittadini	facciano	
acquisti on-line transnazionali.
Più	recentemente,	a	fine	2012	la	Commissione	Europea	ha	definito	sette nuove priorità per
l’economia e la società digitali, da attuarsi nel biennio 2013-2014:
1. La creazione di un nuovo contesto normativo stabile per la banda larga;
2. La creazione di nuove infrastrutture per servizi digitali pubblici attraverso il Connecting
Europe Facility (CEF)1
;
3. L’avvio di una grande coalizione sulle competenze e i posti di lavoro in ambito digitale;
4. La predisposizione di una strategia UE in materia di sicurezza informatica;
5. L’aggiornamento del quadro UE relativo al mercato unico del digitale con riferimento anche
ai diritti d’autore;
6. L’accelerazione del cloud computing sfruttando il potere d’acquisto del settore pubblico;
7. L’avvio una nuova strategia industriale per micro e nanoelettronica.
Tra le più recenti proposte e decisioni normative adottate dalla Commissione Europea sul tema
dell’Agenda Digitale, anche in attuazione delle priorità digitali appena citate, vi sono:
 I nuovi orientamenti per l’applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato in relazione
allo sviluppo rapido di reti a banda larga, adottati dalla Commissione Europea nel mese
di dicembre 2012, a seguito di una consultazione pubblica lanciata nel giugno 2012 allo
scopo di adattare le linee guida in vigore agli obiettivi dell’Agenda Digitale e per costruire un
quadro normativo dinamico che incentivi gli investimenti, razionalizzi le regole e favorisca
decisioni più rapide;
 La strategia sulla sicurezza informatica per tutelare l’Internet aperta, la libertà e le
opportunità nella Rete, che rappresenta la visione dell’UE sul modo migliore per prevenire
e rispondere agli attacchi informatici, adottata dalla Commissione Europea a febbraio
2013 contestualmente alla proposta di direttiva in materia di sicurezza delle reti e
dell’informazione, che richiede che tutti gli Stati membri, i principali operatori di Internet e
di	infrastrutture	critiche	si	adoperino	per	garantire	un	ambiente	digitale	sicuro	e	affidabile	
nell’intera Unione Europea;
 La Grande coalizione per l’occupazione nel settore digitale, una partnership multi-
stakeholder lanciata nel marzo 2013, per contribuire a reperire i 900 000 posti vacanti
nel settore ICT previsti in Europa entro il 2015, attraverso impegni in settori cruciali quali:
 La formazione dei cittadini, per colmare il divario tra domanda e offerta per i posti di
lavoro del settore digitale;
 La mobilità per aiutare chi è in possesso delle competenze necessarie a recarsi dove
sono richieste ed evitare carenze o eccedenze nelle diverse aree urbane;
 La	certificazione,	per	rendere	più	facile	certificare	a	un	datore	di	lavoro	le	proprie	
competenze, in qualsiasi Stato membro;
 La sensibilizzazione, perché i cittadini sappiano che il settore digitale offre possibilità
di	carriera	gratificanti	e	ben	retribuite	sia	agli	uomini	che	alle	donne;
 Il ricorso a metodi didattici innovativi, per migliorare e ampliare i sistemi educativi e
formativi e offrire a sempre più persone le competenze necessarie ad inserirsi con
successo nel mondo del lavoro;
 La proposta di regolamento sulla riduzione dei costi per le opere di ingegneria civile, che
rappresentano	fino	all’80%	del	costo	di	installazione	di	reti	a	banda	larga,	adottata	nel	
marzo 2013 dalla Commissione Europea, che porterebbe risparmi tra 40 e 60 miliardi di
euro	o	fino	al	30%	dei	costi	di	investimento	totali	evitando	o	riducendo	gli	scavi.	Attraverso	
questa proposta, la Commissione intende garantire che gli immobili nuovi o ristrutturati
siano predisposti per la banda ultra larga, aprire l’accesso alle infrastrutture a condizioni
eque, consentire a qualsiasi gestore di rete di negoziare accordi con altri fornitori di
infrastrutture,	semplificare	le	procedure	autorizzative;
 Il pacchetto legislativo per realizzare il mercato unico delle telecomunicazioni e costruire
così un Connected Continent, adottato dalla Commissione Europea nel settembre
2013,	che	prevede	semplificazione	e	meno	regolamentazione	per	le	imprese,	maggiore	
coordinamento nell’assegnazione dello spettro, per incentivare la diffusione della banda
larga	wireless	e	del	4G,	abbattimento	dei	costi	del	roaming,	nonché	una	protezione	dei	
consumatori, grazie a contratti più chiari e con informazioni più facilmente comparabili.
1 Connecting Europe Facility
rappresenta la strategia europea
per	il	finanziamento	delle	
infrastrutture digitali transeuropee
nel	periodo	finanziario	2014-2020,	
con investimenti in reti a banda
larga e ultra larga e servizi digitali
paneuropei d’interesse pubblico quali
appalti pubblici elettronici, cartelle
cliniche elettroniche, servizi doganali,
con	risorse	tuttavia	da	definire.
Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201334   35
16	
  DE DIGITALI REGIONALI 2013
Fonte:	
  European	
  Commission,	
  2013	
  Infine,	a	dimostrazione	della	sempre	crescente	considerazione	in	cui	è	tenuto	il	tema	dello	
sviluppo del digitale, nel mese di ottobre 2013 si è tenuta una riunione del Consiglio Europeo
in cui i leader dell’Unione Europea hanno discusso di economia digitale, innovazione e servizi.
Le conclusioni del Consiglio Europeo sono contenute in una dichiarazione che riconosce
l’importanza dell’innovazione digitale per la crescita e la competitività, sottolineando:
 La necessità di nuovi investimenti in infrastrutture digitali e di un’accelerazione della
diffusione di nuove tecnologie;
 L’impegno a completare un mercato unico digitale per consumatori e imprese entro il
2015,	 intervenendo	 sulla	 legislazione,	 sull’identificazione	 elettronica	 e	 la	 fatturazione	
elettronica, modernizzando le pubbliche amministrazioni e adeguando la normativa
europea sul diritto d’autore;
 L’esigenza di far fronte alla carenza di personale competente nel settore ICT, proponendo
misure concrete per migliorare le competenze digitali, quali l’utilizzo di parte dei fondi
strutturali	e	di	investimento	dell’Unione	Europea	(2014-2020)	ai	fini	dell’istruzione	e	della	
formazione professionale nel settore ICT;
 L’importanza degli investimenti in ricerca e innovazione per alimentare la produttività
e la crescita e per la creazione di posti di lavoro, evidenziando quindi l’importanza
dell’innovazione e del completamento dello spazio europeo della ricerca entro il 2014;
 L’importanza dei servizi, come componente fondamentale del mercato unico e del
commercio, in quanto motore della crescita e della creazione di posti di lavoro, spingendo
gli Stati membri a migliorare l’attuazione della direttiva sui servizi per accelerare l’apertura
dei mercati dei servizi.
1.3. I finanziamenti europei per lo sviluppo digitale
Con	l’inizio	del	2014	dovrà	entrare	in	vigore	il	nuovo	Quadro	Finanziario	Pluriennale	che	definisce	
le priorità di bilancio dell’Unione Europea per il periodo 2014-2020.
Il	 tema	 principale	 della	 nuova	 programmazione	 è	 rappresentato	 dalla	 “crescita	 intelligente,	
sostenibile	e	inclusiva”.	In	base	a	questo	principio	le	risorse	verranno	ridistribuite	sia	a	settori	
prioritari quali le infrastrutture paneuropee, la ricerca e l’innovazione, l’istruzione e la cultura,
la sicurezza delle frontiere e i rapporti con l’area mediterranea, sia alle priorità strategiche
trasversali, quali la protezione dell’ambiente e la lotta contro il cambiamento climatico, come
parte integrante di tutti i principali strumenti ed interventi.
Per	la	distribuzione	delle	risorse	finanziarie	l’Unione	Europea	si	avvale	di	due	diverse	tipologie	di	
strumenti	finanziari:	
 La gestione indiretta, che comprende i cosiddetti Fondi Strutturali;
 La	gestione	diretta,	che	comprende	i	finanziamenti	diretti	UE	noti	anche	come	“programmi	
tematici”	o	“programmi	comunitari”.
I Fondi Strutturali (il Fondo europeo di sviluppo regionale - FESR e il Fondo sociale europeo - FSE)
e	il	Fondo	di	coesione	(attualmente	l’Italia	non	rientra	tra	i	beneficiari	di	questo	fondo)	attuano	la	
politica	di	coesione	nota	anche	come	la	“politica	regionale”	dell’Unione	Europea.	Il	budget	messo	
a	disposizione	viene	speso	attraverso	un	sistema	di	“responsabilità	condivisa”	tra	Commissione	
Europea	e	le	autorità	degli	Stati	membri,	autorità	che	gestiscono	i	programmi	dai	Fondi	finanziati.
I Fondi diretti sono invece gestiti direttamente dalle diverse Direzioni Generali della Commissione
Europea	e	per	la	loro	concessione	devono	essere	integrati	dalle	risorse	proprie	dei	beneficiari,	
richiedendo inoltre la costituzione di un partenariato transnazionale tra due o più Paesi europei
(rientra in tale categoria ii nuovo programma europeo per la ricerca e l’innovazione Horizon
2020).
In base alla regolamentazione europea, la politica di coesione riguarda l’intero territorio
nazionale, con una ripartizione delle risorse che, secondo quanto previsto dalla nuova proposta,
è differenziata in relazione a tre categorie differenti di regioni, avendo introdotto, rispetto
all’attuale programmazione, una categoria intermedia:
 Regioni	 meno	 sviluppate	 con	 PIL	 pro	 capite	 inferiore	 al	 75%	 della	 media	 UE-27;	
rientrerebbero in tale categoria Campania, Calabria, Sicilia e Puglia;
 Regioni	in	transizione	con	PIL	pro	capite	compreso	tra	il	75%	ed	il	90%	della	media	UE-27	
(in tale categoria sarebbero ricomprese Abruzzo, Molise, Basilicata e Sardegna);
 Regioni più sviluppate (tutti i restanti territori).
Il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale prevede per l’Italia per l’attuazione della politica di
coesione circa 29 miliardi di euro di cui 28 miliardi dai Fondi Strutturali. Sulla base delle nuove
regole per la ripartizione territoriale, le regioni meno sviluppate dovrebbero ottenere 20 miliardi,
alle regioni in transizione sarebbero destinati 1 miliardo mentre alle regioni più sviluppate
sarebbero destinati 7 miliardi.
A	tali	cifre	vanno	aggiunti	gli	importi	del	cofinanziamento	nazionale	(obbligatorio	per	le	politiche	
di coesione europee), che dovrebbero essere pari agli stanziamenti comunitari, anche se, allo
stato attuale, la legge di stabilità mette in bilancio soltanto 24 miliardi, quattro meno di quelli
necessari	per	arrivare	al	tradizionale	parametro	del	50%	dell’ammontare	complessivo.
I Fondi Strutturali, in coerenza con i regolamenti comunitari, dovranno contribuire al
raggiungimento di tutti gli 11 obiettivi tematici del Quadro Strategico Comune (il Quadro
Strategico	Comune	costituisce	il	quadro	di	riferimento	per	tutti	gli	strumenti	di	finanziamento	
della nuova programmazione 2014- 2020 - vedi par. 2.4) ed investiranno sulle imprese e sulle
aree territoriali, sulle persone e sulle infrastrutture leggere.
Ricerca, sviluppo e innovazione, cambiamento climatico e ambiente, sostegno alle Piccole e
Medie Imprese (PMI) e infrastrutture, energia e sviluppo urbano sono le aree strategiche su cui in
Figura 16
Grande coalizione per
l’occupazione nel settore
digitale
Fonte: European Commission,
2013
3
Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201336   37
particolare dovrà essere indirizzato il sostegno attraverso il FESR. Per garantire la concentrazione
degli investimenti sulle priorità indicate, così come richiesto dalla nuova regolamentazione
europea,	 sono	 stati	 definiti	 stanziamenti	 minimi	 per	 alcune	 tematiche	 prioritarie	 sulla	 base	
della ripartizione territoriale, per cui le regioni in transizione e le regioni più sviluppate dovranno
destinare	l’80%	del	budget	del	FESR	all’efficienza	energetica,	alle	energie	rinnovabili	(per	queste	
due	voci	almeno	il	20%),	all’innovazione	ed	alla	competitività	delle	PMI,	mentre	le	regioni	meno	
sviluppate potranno utilizzare la loro dotazione per un numero maggiore di obiettivi, facendo
scendere	al	50%	la	quota	da	dedicare	esclusivamente	all’efficienza	energetica	e	alle	rinnovabili	
(almeno	il	6%),	alle	imprese	e	all’innovazione.
Coerentemente a quanto previsto dalla regolamentazione europea, la strategia italiana punta
a concentrare le risorse su obiettivi prioritari. Innovazione tecnologica, superamento del
digital	divide	ed	economia	sostenibile	sono	i	tre	filoni	“protagonisti”	della	bozza	elaborata	dal	
Dipartimento per le politiche di sviluppo (DPS) sulla ripartizione dei fondi europei. Il DPS dà
dunque	la	priorità	all’innovazione	e	non	più,	come	accaduto	finora,	alle	grandi	infrastrutture	
che	 invece	 verranno	 finanziate	 con	 risorse	 nazionali.	 Da	 una	 prima	 simulazione	 del	 DPS,	 la	
distribuzione	 dovrebbe	 prevedere	 circa	 il	 47%	 per	 innovazione	 tecnologica,	 digitalizzazione,	
sostegno alle PMI e riconversione dell’economia verso la sostenibilità.
Si vuole comunque evidenziare che l’Agenda digitale, proprio in ragione dell’architettura adottata
e della pervasività delle tecnologie ICT, si pone in modo trasversale all’insieme delle politiche di
sviluppo per il periodo 2014-2020. Gli interventi previsti in Agenda, rientrano quindi anche in altri
possibili	finanziamenti	europei	come	ad	esempio	in	quelli	previsti	nel	programma	Horizon	2020.	
Horizon 2020 è il nuovo programma europeo per la Ricerca e l’Innovazione, considerato dalla
Commissione	fondamentale	per	la	realizzazione	degli	obiettivi	della	strategia	“Europa	2020”.	Il	
nuovo	sistema	di	finanziamento	integrerà	in	un’unica	cornice	le	attuali	opportunità	di	sovvenzione	
UE destinate alle attività di Ricerca e innovazione, ovvero:
 Il Programma Quadro per la ricerca e lo sviluppo (VII Programma Quadro);
 Il Programma Quadro per la Competitività e l’Innovazione (CIP);
 L’Istituto Europeo per l’Innovazione e la Tecnologia (EIT).
Il budget di Horizon 2020 proposto per il periodo 2014-2020 ammonta a oltre 70 miliardi di euro
e verrà suddiviso su tre obiettivi chiave:
 Scienza di eccellenza:	24,3	miliardi	di	euro	destinati	alle	eccellenze	della	ricerca	scientifica	
europea, primi fra tutti il Consiglio Europeo della Ricerca e le Azioni del Programma Marie
Curie che sostengono la formazione, la mobilità e lo sviluppo delle capacità dei ricercatori
europei;
 Leadership industriale: contribuire ad affermare il primato industriale nell’innovazione
con un bilancio pari a 17 miliardi di euro, da investire nelle tecnologie di punta, in un più
ampio accesso al capitale e nel sostegno alle PMI;
 Sfide della società: stanziamento di 31 miliardi di euro per affrontare i principali problemi
sociali	 dell’Unione	 Europea	 (sanità,	 evoluzione	 demografica	 e	 benessere,	 sicurezza	
alimentare, agricoltura sostenibile, ricerca marina, bioeconomia, energia sicura, trasporti
intelligenti, interventi per il clima).
1.4. Le iniziative europee per le smart cities
Oltre	il	70%	della	popolazione	europea	vive	nei	grandi	centri	urbani,	diventati	ormai	il	volano	della	
crescita economica e dell’innovazione, e si stima che nei prossimi anni questo dato tenderà a
crescere	ancora.	Le	aree	urbane	sono	inoltre	direttamente	responsabili	per	circa	il	60-70%	delle	
emissioni globali di CO2 e hanno dunque l’obbligo morale di investire risorse per lo sviluppo e
la diffusione di tecnologie a basse emissioni, garantendo in tal modo lo sviluppo di un ambiente
urbano	energeticamente	efficiente	e	sostenibile	dal	punto	di	vista	ambientale.
Il coinvolgimento attivo delle città è indispensabile se l’Europa vuole raggiungere gli obiettivi
che si è data al 2020 (obiettivi noti come 20-20-20) e cioè di riduzione delle emissioni di gas
ad	effetto	serra	del	20%,	aumento	della	penetrazione	delle	rinnovabili	al	20%,	miglioramento	
dell’efficienza	energetica	del	20%.
La Commissione Europea, e conseguentemente tutti gli stati membri, ha quindi focalizzato la sua
attenzione sul tema delle Smart Cities: nell’arco dei prossimi due anni la Commissione Europea
prevede di investire oltre 200 milioni di euro per rendere più Smart le città europee.
Le	Smart	Cities,	o	in	una	più	ampia	accezione,	in	termini	di	dimensioni	del	territorio,	“Smart	
Communities”,	sono	quelle	città	e	quei	territori	che	hanno	realizzato	una	serie	di	progetti,	spesso	
caratterizzati dall’applicazione di nuove tecnologie o dallo sfruttamento della rete Internet,
in grado di migliorare la qualità della vita dei cittadini, di renderle più sostenibili, innovative,
connesse, partecipative, dotate di servizi utili.
Il concetto di Smart City nasce come detto nell’ambito delle iniziative per la riduzione delle
emissioni di CO2 nell’atmosfera; l’applicazione delle tecnologie ICT nelle città, in particolar modo
a tematiche come il trasporto pubblico locale, rappresenta un importante strumento in quella
direzione:	rendere	più	efficiente	il	sistema	di	trasporto	locale	e	consentire	ai	cittadini	di	ridurre	gli	
spostamenti necessari per accedere a determinati servizi sono ad esempio alcuni tra i passaggi
fondamentali per la riduzione dell’inquinamento prodotto dalle città.
A partire dal 2008 la Commissione Europea ha avviato molte iniziative focalizzate sulle città. In
origine, nello Strategic Energy Technology Plan, orientato prevalentemente al tema energetico,
le	Smart	Cities	sono	state	identificate	come	una	delle	sette	aree	prioritarie	di	investimento;	più	in	
dettaglio, la stima di investimenti previsti nella Smart City Industrial Initiative ammonta a 10-12
miliardi di euro.
A seguire, nel mese di novembre 2012, in sintonia con lo Strategic Energy Technology Plan, è
stato approvato il programma Joint Programme Smart Cities, un’ampia rete di ricerca dedicata
al tema delle Smart Cities caratterizzato da quattro aree di lavoro: Energy in cities, Urban Energy
Networks,	Interactive	Buildings,	Urban	City	Related	Supply	Technologies.	
Altre iniziative avviate a livello europeo sono la Smart City Member State Initiative, che unisce
i 27 stati membri per mettere a fattor comune le strategia di sviluppo delle Smart Cities avviate
nelle città dei vari paesi, ed il Joint Programming Initiative Urban Europe, dedicato all’avvio di
progetti di ricerca che coinvolgano più stati.
Infine	una	delle	iniziative	che	ha	riscosso	più	successo	in	Italia,	il	Covenant of Mayors (Patto dei
Sindaci), un’iniziativa dedicata alla gestione del cambiamento climatico ed alla riduzione dei
consumi energetici e delle emissioni di CO2 in ambito urbano. Nell’Agenda Digitale Europea sono
molte	le	tematiche	trattate	e	le	linee	di	indirizzo	che	fanno	specifico	riferimento	o	rimandano	al	
tema delle Smart Sities e Smart Communities, ad esempio per quanto riguarda gli interventi in
tema smart grids e smart meters, mobilità intelligente, etc.
Italia connessa 2013
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  • 1. Agende Digitali Regionali  Telecom Italia  Dicembre 2013122   Edizione 2013
  • 3. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 20132   3 Indice Lettera dell’Amministratore Delegato 5 Executive summary 6 Introduzione 16 1. I piani europei per l’economia digitale 18 1.1. L’ICT per la crescita, l’innovazione e la competitività 18 1.2. L’avanzamento dell’ agenda digitale europea 29 1.3. I finanziamenti europei per lo sviluppo digitale 35 1.4. Le iniziative Europee per le Smart Cities 37 1.5. I progetti paese per l’economia digitale 38 2. L’agenda digitale italiana 49 2.1. Il posizionamento dell’italia nel contesto europeo 49 2.2. La governance dell’agenda digitale italiana 56 2.3. Dal decreto crescita 2.0 Al decreto del fare 58 2.4. L’evoluzione nella gestione dei fondi europei 61 2.5. Le politiche per lo sviluppo delle infrastrutture e dei servizi 66 3. I piani digitali nelle regioni 77 3.1. L’innovazione nelle Regioni italiane 77 3.2. Le agende digitali regionali 96 3.3. Le best practice nell’attuazione dell’agenda digitale nelle regioni 108 4. L’esperienza dei check-up digitali regionali 113 4.1. Obiettivi del check-up digitale 113 4.2. Metodologia del check-up digitale 114 Bibliografia 119 Allegato: schede regionali 123
  • 4. Agende Digitali Regionali  Telecom Italia  Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali  Telecom Italia  Dicembre 20134    5 Lettera dell’Amministratore Delegato Il recente Consiglio europeo del 24-25 Ottobre 2013, nel ribadire l’importanza dell’economia digitale e la sua centralità nella strategia di crescita dell’Europa, ha confermato gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea ed ha formulato una serie di indirizzi per la promozione degli investimenti nelle reti di nuova generazione, per incentivare l’uso del cloud computing, per la digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni, per la crescita delle competenze digitali. L’Agenda Digitale Europea non è quindi più solo un documento di analisi e indirizzo, ma è diventata uno strumento di politica industriale comunitaria che individua obiettivi, definisce regole e norme, rende disponibili risorse. In questo contesto, l’Italia, come noto, deve recuperare ritardi rilevanti anche se, recentemente, sono stati fatti passi in avanti con nuovi provvedimenti, una nuova governance, la definizione di obiettivi prioritari, ma soprattutto con una nuova consapevolezza, come dimostra il fatto che il Presidente del Consiglio ha definito l’Agenda Digitale come “la riforma dello Stato”. La disponibilità di infrastrutture di rete a banda larga in linea con gli obiettivi indicati dall’Unione Europea è certamente una priorità per il nostro Paese e Telecom Italia continuerà a fornire un contributo decisivo in tale direzione. L’accelerazione prevista nel nuovo Piano nella realizzazione delle reti di nuova generazione renderà infatti disponibili, già entro la fine del 2016, connessioni ad alta velocità di rete fissa ad oltre il 50% delle unità immobiliari e, alla stessa data, oltre l’80% della popolazione sarà raggiunto dalle reti mobili di quarta generazione. Tuttavia, i ritardi più rilevanti del nostro Paese non riguardano le infrastrutture bensì l’uso dei servizi digitali da parte di individui, aziende e pubblica amministrazione e, proprio per questo motivo, le priorità indicate dal Governo riguardano soprattutto la modernizzazione della Pubblica Amministrazione ed il miglioramento della relazione con cittadini ed imprese. In questa opera di trasformazione il ruolo delle Regioni resta fondamentale, non solo perché esse hanno responsabilità e competenze rilevanti nell’erogazione dei servizi pubblici e nelle politiche industriali, ma soprattutto perché conoscono profondamente le specificità territoriali e sanno mettere a fuoco le esigenze dei cittadini e delle imprese, intercettandone le istanze. Con l’iniziativa Italia Connessa lanciata nel 2012, Telecom Italia ha contribuito ad innescare una riflessione sui diversi livelli di sviluppo digitale dei territori e, nel corso del 2013, ha affiancato alcune Amministrazioni Regionali che, proprio prendendo spunto dai dati comparati presentati nel rapporto “Italia Connessa”, hanno realizzato un vero e proprio check up digitale, identificando i principali gap, definendo le priorità di intervento e disegnando delle roadmap concrete all’interno del processo di innovazione territoriale. Questa seconda edizione presenta un aggiornamento dell’insieme delle tematiche relative allo sviluppo digitale, arricchisce il quadro degli indicatori e riporta le principali iniziative a conferma dell’intenzione di fare di “Italia Connessa” uno strumento di confronto e stimolo per favorire la formulazione e l’attuazione delle Agende Digitali Regionali. Marco Patuano
  • 5. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 20136   7 Gli obiettivi prioritari toccano tutti gli ambiti dell’economia digitale, non soltanto quelli infrastrutturali, con particolare riguardo alle tematiche dell’utilizzo dell’ICT nella vita quotidiana. La successione temporale degli obiettivi evidenzia un primo traguardo di breve periodo, da conseguire entro il 2013: garantire l’accesso a tutti i cittadini europei ai servizi a banda larga di base. Nel medio periodo, entro il 2015, i Paesi europei sono chiamati a realizzare tutti gli obiettivi connessi con la diffusione di Internet e l’utilizzo dei servizi in rete. Entro il 2020, e quindi con un’ottica di più lungo periodo, l’Europa dovrà garantire a tutti la possibilità di accedere a servizi a banda larga più performanti, avviandosi così a completare il nuovo ciclo di investimenti per la realizzazione delle reti di nuova generazione, oltre che lavorare con l’obiettivo di raddoppiare gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo nel settore dell’ICT e ridurre i consumi energetici. La Commissione Europea, attraverso la Digital Agenda Scoreboard, fornisce annualmente un quadro di valutazione sui progressi compiuti dagli Stati membri verso la realizzazione degli obiettivi fissati nell’ambito dell’Agenda Digitale. Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013 Fonte:  European  Commission  -­‐  Digital  Agenda  Scoreboard,  2013   Figura 1, 15 Ð LÕ avanzamento UE27 rispetto agli obiettivi dellÕ Agenda Digitale Europea Figura 1 L’avanzamento UE27 rispetto agli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea Fonte: European Commission - Digital Agenda Scoreboard, 2013 Executive summary La seconda edizione del Libro Bianco “Italia Connessa - Agende Digitali Regionali” intende fornire una fotografia dell’attuazione dell’Agenda Digitale Europea a livello locale, a partire dall’analisi dello stato dell’arte della pianificazione e delle risorse finanziarie per l’ICT, a livello europeo, nazionale e regionale. Nel documento si approfondiscono i Key Performance Indicator (KPI) più significativi su dati regionali, ICT e Innovazione, compresi quelli della Digital Agenda, cercando di coprire un vasto campo di osservazione, dall’innovazione alla dotazione infrastrutturale, dalla digitalizzazione della PA alla diffusione delle dotazioni ICT e dei servizi digitali presso le famiglie e le imprese. In Europa, a livello nazionale, pressoché tutti i Governi hanno iniziato una revisione dei loro piani per la Società dell’Informazione, per allinearsi agli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea. A livello locale, poi, si assiste, anche grazie all’avvio delle procedure per il nuovo ciclo di programmazione dei fondi europei per il periodo 2014-2020, ad un generale ripensamento delle politiche territoriali per lo sviluppo del digitale. Il ruolo dei territori - e delle Regioni in particolare - è importante per attivare anche una spinta “dal basso”, con i singoli territori che sono molto diversi tra di loro, hanno vocazioni e priorità diverse e partono da situazioni di partenza diverse. Le Regioni hanno una conoscenza approfondita del proprio territorio e sono quindi in grado di definire politiche adeguate alle aspettative ed alle esigenze locali. Le Regioni inoltre sono in grado di attivare meccanismi di ascolto dei cittadini e delle imprese più efficaci rispetto agli organismi centrali, e riescono così a mettere a fuoco delle azioni mirate a soddisfarne le esigenze. L’Agenda Digitale Europea Tra le iniziative chiave per raggiungere gli obiettivi di crescita economica e sociale, la Commissione ha proposto di adottare un’Agenda Digitale Europea, con cui accelerare la diffusione di Internet e sfruttare appieno i vantaggi di un mercato unico del digitale per famiglie e imprese. Per verificare i progressi nel raggiungimento degli obiettivi indicati nell’Agenda, la Commissione ha definito gli indicatori di performance su cui i Paesi membri sono chiamati a confrontarsi annualmente, al fine di verificare i progressi nel raggiungimento degli obiettivi prioritari. Tabella 1 Obiettivi dell’Agenda Digitale Europea Fonte: European Commission - A Digital Agenda for Europe, 2010 MANCA TABELLA AMBITO OBIETTIVO Banda larga Copertura con banda larga di base per il 100% dei cittadini dell'UE, entro il 2013 Copertura con banda larga pari o superiore a 30 Mbps per il 100% dei cittadini UE, entro il 2020 Il 50% delle famiglie dovrebbe usare una connessione superiore a 100 Mbps, entro il 2020 Mercato unico digitale Il 50% della popolazione dovrebbe fare acquisti on-line, entro il 2015 Il 20% della popolazione dovrebbe fare acquisti on-line all'estero, entro il 2015 Il 33% delle piccole e medie imprese dovrebbe effettuare vendite e acquisti on-line, entro il 2015 La differenza fra tariffe in roaming e tariffe nazionali dovrebbe essere inesistente, entro il 2015 Inclusione digitale Portare l'uso regolare di Internet al 75% della popolazione (60% per categorie deboli), entro il 2015 Dimezzare il numero di persone che non hanno mai usato Internet (portandolo al 15%), entro il 2015 Servizi pubblici Utilizzo dell'eGovernment da parte del 50% della popolazione, entro il 2015 Rendere disponibili in rete tutti i servizi pubblici fondamentali transfrontalieri, entro il 2015 Ricerca e innovazione Raddoppiare gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo per l’ICT, entro il 2020 Economia a basse emissioni di carbonio Ridurre del 20% il consumo globale di energia per l’illuminazione, entro il 2020
  • 6. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 20138   9 Successivamente, con decreto-legge n. 69/2013, recante “disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia”, noto come “Decreto Fare”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel giugno 2013, sono state introdotte alcune novità sull’Agenda Digitale Italiana, ridefinendone la governance e prevedendo che la cabina di regia sia presieduta dal Presidente del Consiglio dei Ministri o da un suo delegato. La tabella seguente riporta le principali tematiche trattate dal decreto Crescita 2.0 e dal Decreto Fare e i relativi contenuti. Ad un anno dalla pubblicazione del Decreto Crescita 2.0, il Governo ha definito tre priorità per dare avvio all’attuazione dell’Agenda Digitale: l’Anagrafe digitale, per rendere operativa l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) entro il 2014, l’Identità digitale, per rendere disponibile ai cittadini un unico strumento di identificazione per i servizi on-line, la Fatturazione elettronica, importante strumento di controllo di gestione ed efficientamento della spesa. Aree Contenuti Identità digitale Documento digitale unico Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) e interoperabilità anagrafi di rilevanza nazionale Censimento continuo della popolazione e delle abitazioni e Archivio nazionale delle strade e dei numeri civici PEC - Domicilio digitale cittadino PEC - indice nazionale degli indirizzi delle imprese e dei professionisti P.A. digitale e Open Data Trasmissione di documenti per via telematica, contratti della pubblica amministrazione e conservazione degli atti notarili Trasmissione telematica delle certificazioni di malattia nel settore pubblico Sistemi di trasporto intelligenti (ITS) e Bigliettazione elettronica Trasporto Pubblico Locale Open data e inclusione digitale Istruzione digitale Anagrafe nazionale studenti e fascicolo elettronico studente universitario Libri e centri scolastici digitali Sanità digitale Fascicolo sanitario elettronico Prescrizione medica digitale e cartella clinica digitale Divario digitale e pagamenti elettronici Completamento Piano Nazionale per la Banda Larga Semplificazioni normative (specifiche scavi, accesso edifici per posa fibra) Pagamenti elettronici Giustizia digitale Comunicazioni e notificazioni per via telematica Notificazioni telematiche per procedure fallimentari R&I e Comunità intelligenti Grandi progetti di ricerca e innovazione in sinergia con Horizon 2020 Piano Nazionale Comunità intelligenti Ulteriori misure per la crescita Consolidamento e razionalizzazione dei siti e delle infrastrutture digitali del Paese (Data Center) Tabella 2 I contenuti del Decreto Crescita 2.0/Decreto Fare Fonte: Governo Italiano, 2013 L’Agenda Digitale Italiana A seguito della definizione dell’Agenda Digitale Europea, ogni Stato membro dell’Unione Europea è tenuto ad analizzare il contesto nazionale per elaborare una propria strategia di recepimento dell’Agenda Digitale Europea, individuando le priorità e le modalità di intervento. A tal fine il Governo italiano ha definito l’Agenda Digitale Italiana, per alimentare l’innovazione e stimolare la crescita economica, incentivare la trasparenza, la responsabilità e l’efficienza del settore pubblico, rendendo liberamente disponibili i dati delle pubbliche amministrazioni. Per rispettare gli impegni stabiliti in sede europea e definire la strategia italiana sul digitale, nel marzo 2012, con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, è stata istituita una Cabina di Regia, per riunire in un’unica sede le diverse competenze di attuazione dell’Agenda Digitale Italiana. In tale ambito sono stati creati sei gruppi di lavoro, ognuno dei quali cura alcuni dei target dell’Agenda Digitale. Per raggiungere gli obiettivi e attuare gli interventi definiti dalla Cabina di Regia, nel 2012 è stata, inoltre, istituita l’Agenzia per l’Italia digitale, con l’obiettivo di promuovere gli interventi in ambito ICT e monitorarne l’attuazione. Nell’ambito della Cabina di Regia è stato successivamente istituito, con decreto-legge 69/2013 (“Decreto Fare”), il Tavolo Permanente per l’innovazione e l’Agenda Digitale Italiana, organismo consultivo permanente composto da esperti in materia di innovazione tecnologica e da esponenti delle imprese private e delle università, presieduto dal Commissario del Governo per l’attuazione dell’Agenda Digitale (Francesco Caio), posto a capo di una struttura di missione per l’attuazione dell’Agenda Digitale appositamente istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. La figura seguente sintetizza ruoli e compiti degli organi di governo istituiti per l’attuazione dell’Agenda Digitale Italiana. A fine 2012 il Governo ha approvato un pacchetto normativo, il cosiddetto Decreto Crescita 2.0, contenente “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”, convertito nella Legge n. 221 del 17 dicembre 2012, che racchiude una serie di misure di incentivazione dello sviluppo dell’economia e per la realizzazione dell’Agenda Digitale Italiana. Tali norme puntano a far sì che l’innovazione rappresenti un fattore strutturale di crescita sostenibile e di rafforzamento della competitività delle imprese, attraverso lo sviluppo del digitale in alcuni settori prioritari e le disposizioni in tema di start-up innovative, per favorire lo sviluppo di un sistema economico-sociale basato sulla condivisione delle informazioni pubbliche, su standard aperti e interoperabili, sulla possibilità di sviluppare imprenditorialità facendo leva su tecnologia e attività di Ricerca e Sviluppo, e diffondendo le nuove tecnologie digitali presso la popolazione, attraverso la digitalizzazione della P.A. e la spinta al pagamento elettronico. Le misure contenute nel Decreto toccano numerosi temi: dall’identità digitale all’adozione delle nuove tecnologie nel campo dell’istruzione, della salute, della giustizia, dell’inclusione sociale, all’accelerazione del loro impiego nel settore dei pagamenti. 3  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013 Agenzia per lÕ Italia Digitale Garantisce lo sviluppo dei temi dell'Agenda Digitale Italiana Coordina le iniziative per lÕ erogazione dei servizi in rete della PA a cittadini e imprese  Istituita con DL Sviluppo 2012 del 15 giugno 2012 Cabina di Regia Articolata in 6 gruppi di lavoro sui principali target dellÕ Agenda Digitale Entro 90 giorni deve presentare un quadro di norme, programmi avviati, stato dÕ avanzamento e risorse disponibili per lÕ Agenda Digitale Istituita con Decreto MISE il 1¡ marzo 2012 Rivitalizzata dal DL Ç FareÈ del 15 giugno 2013 Tavolo permanente per lÕ innovazione e lÕ ADI Struttura di Missione della Presidenza del Consiglio Commissario del Governo per lÕ attuazione dellÕ ADI Figura 2, 40 Ð Gli organi di governo dellÕ Agenda Digitale Italiana Fonte:  Between,  2013   Figura 2 Gli organi di governo dell’Agenda Digitale Italiana Fonte: Between, 2013
  • 7. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201310   11 A seguire, attraverso il Decreto Crescita 2.0 è stato definito e costituito ufficialmente il Fascicolo Sanitario Elettronico a livello nazionale, istituito da Regioni e Province Autonome a fini di ricerca e studio, gestione, prevenzione, diagnosi e cura. Infine, il Decreto Fare, nel contesto delle misure previste per il potenziamento dell’Agenda Digitale Italiana, ha modificato gli articoli contenuti nel Decreto Crescita 2.0 e fissato scadenze temporali, investimenti e passaggi chiave per arrivare all’effettiva realizzazione e diffusione del Fascicolo sul territorio. Entro dicembre 2013 le Regioni e le Province Autonome dovranno presentare all’Agenzia per l’Italia digitale e al Ministero della Salute un piano per la realizzazione del Fascicolo Sanitario Elettronico. L’Agenzia per l’Italia digitale lavorerà congiuntamente con il Ministero della Salute alla progettazione dell’infrastruttura centrale per il Fascicolo Sanitario Elettronico ed all’approvazione dei piani di progetto presentati dalle Regioni e Province Autonome monitorandone poi la realizzazione. Il Fascicolo, inoltre, dovrà essere istituito ufficialmente dalle Regioni e dalle Province Autonome entro dicembre 2014. Il rinnovamento della Scuola è da sempre un tema centrale delle politiche di livello europeo. Anche l’Italia, come gli altri Stati membri, ha avviato negli ultimi anni diverse iniziative e progetti per rinnovare il sistema scolastico nazionale e diffondere l’innovazione digitale nelle scuole. In particolare, a partire dal 2008, il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) ha realizzato il piano “Scuola Digitale”, che concentrava l’attenzione su tre obiettivi chiave: la diffusione di Lavagne Interattive Multimediali (LIM) nelle scuole, l’allestimento di classi tecnologicamente avanzate (progetto Cl@ssi 2.0) e la realizzazione di un modello di didattica avanzato per le zone territorialmente disagiate attraverso il progetto “Isole in rete”. Nel 2012 è stato introdotto il nuovo “Piano Nazionale Scuola Digitale”, che sviluppa le linee d’azione precedentemente intraprese (LIM, Cl@ssi 2.0, “Isole in rete”) e ne introduce di nuove: Scu@le 2.0 (per estendere il progetto Cl@ssi 2.0 ad interi istituti scolastici), “Centri Scolastici Digitali” (programma per piccole scuole di zone disagiate), “Editoria Digitale scolastica”, “Il Cloud nazionale della scuola” e “Scuola in chiaro”. Infine, con il Decreto Crescita 2.0 è stata meglio definita la costituzione di centri scolastici digitali per garantire l’offerta formativa anche in contesti territoriali svantaggiati, e l’introduzione dei testi scolastici digitali, che saranno introdotti a partire dall’anno scolastico 2014/2015. La digitalizzazione della Giustizia, in ottica sia di contenimento dei costi che di efficienza del servizio e riduzione delle tempistiche dei processi, è un obiettivo sul quale il Ministero della Giustizia ha iniziato a lavorare già da qualche anno. I principali interventi avviati nell’ambito del Piano eGov2012 riguardavano l’adozione delle notificazioni telematiche delle comunicazioni e degli atti processuali ad avvocati ed ausiliari dei giudici nell’ambito del processo civile (Processo Civile Telematico, già sperimentato a partire dal 2006), la trasmissione telematica delle notizie di reato tra forze di Polizia e Procure, la registrazione telematica degli atti giudiziari presso l’Agenzia delle Entrate, il rilascio telematico di certificati giudiziari. Per accelerare ulteriormente il processo di innovazione avviato e ridurre i tempi di attivazione di alcuni dei servizi digitali previsti, nel 2011 è stato poi varato il Piano straordinario per la digitalizzazione della giustizia, pensato per favorire l’applicazione a regime delle soluzioni già sperimentate e diffondere un approccio più integrato sul territorio. Infine, nel Decreto Crescita 2.0 sono state inserite disposizioni dedicate alla riduzione dei tempi di tutte le comunicazioni e le notificazioni delle cancellerie o delle segreterie degli uffici giudiziari, che devono essere effettuate obbligatoriamente per via telematica nei procedimenti civili. Sul tema delle città (Smart Cities & Communities), nel Decreto Crescita 2.0 sono delineati i passaggi e la struttura amministrativa da realizzare per supportare lo sviluppo delle Smart Communities in Italia, con un ruolo chiave svolto dall’Agenzia per l’Italia digitale. Attraverso il Comitato Tecnico delle comunità intelligenti, l’Agenzia dovrà istituire la piattaforma nazionale delle comunità intelligenti, articolata in almeno tre componenti: il catalogo del riuso dei sistemi e delle applicazioni, il catalogo dei dati e dei servizi informativi, il sistema Le politiche per lo sviluppo delle infrastrutture e dei servizi Il Piano Nazionale Banda Larga, avviato dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2009, si pone l’obiettivo di consentire a tutta la popolazione italiana di potersi dotare di una connessione a banda larga ad almeno 2 Mbps, ricorrendo ad un mix di tecnologie fisse e mobili: la realizzazione del piano è portata avanti grazie a risorse del Ministero dello Sviluppo Economico, a fondi comunitari FEASR destinati allo sviluppo broadband nelle aree rurali e a fondi che le Regioni hanno messo a disposizione del Ministero dello Sviluppo Economico, attraverso la stipula di appositi accordi. Per la chiusura del piano, sono state messe a disposizione risorse per circa 370 milioni di euro, da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, delle Regioni o nell’ambito della quota del Piano di Azione Coesione destinata al completamento del Piano Nazionale Banda Larga. D’altro canto, per stimolare la realizzazione delle infrastrutture a banda ultra larga, il Ministero dello Sviluppo Economico ha avviato un progetto per dare attuazione agli obiettivi sui servizi broadband evoluti fissati dall’Agenda Digitale Europea. Il progetto nazionale è stato avviato a partire dalle regioni del Sud, con particolare riguardo alle aree a fallimento di mercato, con interventi quindi in non sovrapposizione con quelli previsti dagli operatori privati di telecomunicazioni. In particolare, il Progetto Strategico per la Banda Ultra Larga prevede interventi per il cablaggio in fibra ottica, con l’utilizzo di fondi pubblici come leva per accelerare gli investimenti privati, prioritariamente indirizzati ad aree maggiormente popolate, aree industriali strategiche, scuole, strutture sanitarie, tribunali e aree strategiche per favorire la banda larga mobile. L’avvio del progetto nelle regioni del Sud è stato reso possibile attraverso il Piano di Azione Coesione, predisposto per accelerare l’attuazione dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali europei 2007-2013, che programma complessivamente sulla banda ultra larga interventi per circa 380 milioni di euro. Il progetto intende finanziare la realizzazione di nuove infrastrutture ottiche passive abilitanti alle reti NGAN per erogare servizi alle pubbliche amministrazioni, alle imprese e ai cittadini, abilitando la popolazione a connessioni con velocità di 30 Mbps e 100 Mbps. Obiettivo del progetto è portare la banda ultra larga a oltre 1,6 milioni di unità immobiliari (circa il 25% del totale delle unità immobiliari nelle 5 regioni del progetto), distribuite su un totale di circa 200 comuni. Sul fronte della Sanità, il processo di digitalizzazione, già ben avviato dopo la pubblicazione delle linee guida sul Fascicolo Sanitario Elettronico da parte del Ministero della Salute nel 2011, ha subito nel corso dell’ultimo anno un’importante accelerazione: sono stati ben tre infatti i decreti approvati in tema di sanità digitale, tutti con particolare riferimento proprio al Fascicolo Sanitario Elettronico, identificato ormai come il collettore di tutte le iniziative nazionali e regionali in tema di sanità elettronica. Con il decreto Balduzzi (convertito in Legge n.189 dell’8 novembre 2012) era stato assegnato un ruolo di rilevanza all’adozione delle tecnologie ICT in sanità attraverso l’introduzione dell’obbligo per le Regioni di realizzare un’infrastruttura di rete per il collegamento tra professionisti ed enti sanitari sul territorio. Tabella 3  Risorse pubbliche per la banda ultra larga nel Piano di Azione Coesione Fonte: Mise, 2013 REGIONI Banda Ultra Larga Basilicata 54,8 Calabria 126,9 Campania 122,4 Molise 4,0 Sicilia 75,0 TOTALE 383,1
  • 8. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201312   13 Regioni Nome Periodo di Riferimento Abruzzo Piano strategico di Sviluppo Regionale per l'Innovazione e la Società dell’Informazione 2007 - 2013 Basilicata Strategia Regionale per la Ricerca, l'Innovazione e la Società dell’Informazione 2007 - 2013 Calabria Strategia Regionale per lo sviluppo della Società dell’Informazione 2007 - 2013 Campania Le linee strategiche per la ricerca, l'innovazione e la diffusione della Società dell’Informazione 2008 - 2013 Emilia-Romagna PiTER - Piano Telematico dell'Emilia-Romagna 2011 - 2013 Friuli Venezia Giulia Piano Triennale dei Sistemi Informativi 2012 - 2014 Lazio Piano Strategico Triennale 2011-2013 2011 - 2013 Liguria PTsil - Programma Triennale di Sviluppo della Società dell’Informazione 2012-2014 2012 - 2014 Lombardia Agenda Digitale Lombarda 2012 - 2015 Marche Agenda Digitale Marche (*) 2013 Molise Piano STM – Sistema Telematico Molise 2004 Piemonte Piano Strategico ICT 2011 - 2013 Piano per la competitività 2011-2015 2011-2015 Prov. Aut. Bolzano Programma eGovernment 2009-2013 2009 - 2013 Prov. Aut. Trento PSP - Piano di Sviluppo Provinciale 2008 - 2013 Piano degli Investimenti SIEP 2009 - 2013 Piano di miglioramento della PA 2012-2016 Piano 2012 delle iniziative ICT e di innovazione 2012 Puglia Documento Strategico della Regione Puglia 2007-2013 2007 - 2013 Sardegna Documento Strategico Regionale 2007-2013 2007 - 2013 Sicilia Quadro di riferimento strategico regionale per lo sviluppo della Società dell’Informazione 2007 - 2013 PITRE - Piano per l'Innovazione Tecnologica della Regione Siciliana 2011 - 2015 Toscana Programma regionale per la promozione e lo sviluppo dell’amministrazione elettronica e della Società dell’Informazione e della conoscenza nel sistema regionale 2012 - 2015 Umbria Piano Strategico per la Società dell’Informazione per la Regione Umbria 2007 - 2013 Agenda Digitale dell’Umbria 2012 - 2015 Valle d'Aosta Piano pluriennale per il triennio 2010-2013 per lo sviluppo del sistema informativo regionale 2010 - 2013 Veneto Agenda Digitale del Veneto 2013-2015 Tabella 45 Piani Regionali per la Società dell’Informazione Fonte: Between, 2013 *In pubblicazione di monitoraggio. A partire da queste tre componenti dovrà essere poi sviluppato lo Statuto Nazionale delle comunità intelligenti, da sottoscrivere obbligatoriamente dalle città per ottenere la qualifica di comunità intelligente. L’Agenzia per l’Italia digitale avrà inoltre il compito di catalogare i dati ed i servizi informativi prodotti dalle comunità intelligenti sul territorio, con l’obiettivo di realizzare una mappa nazionale delle soluzioni che ne renda più accessibile il riuso. Le Agende Digitali Regionali Le Regioni e le Province Autonome rappresentano uno snodo fondamentale per l’attuazione dell’Agenda Digitale, perché hanno una competenza specifica di pianificazione territoriale, gestiscono direttamente molte materie (ad esempio la sanità) e sono quindi in grado di implementare processi importanti di digitalizzazione. Esse sono inoltre più vicine alle esigenze dei cittadini e delle imprese, e sono quindi in grado di attivare meccanismi di ascolto, che forniscono importanti stimoli e orientano le politiche. Il processo di pianificazione è in corso di ri-orientamento in tutte le Regioni, nel momento in cui i Piani per la Società dell’Informazione vengono rivisti ed aggiornati proprio per adeguarli alle tematiche poste dall’Agenda Digitale Europea ed Italiana. Le prime strategie regionali per la Società dell’Informazione e dell’eGovernment furono lanciate all’inizio degli anni 2000, e successivamente aggiornate con la programmazione sui fondi strutturali 2007-2013, con la finalità di riportare entro un quadro strategico di obiettivi e di complementarietà di risorse l’intera programmazione sulla Società dell’Informazione. L’attuale periodo coincide con la fase finale di questo ciclo di programmazione e contemporaneamente con le fasi preliminari del nuovo ciclo 2014-20, che le Regioni stanno iniziando a mettere in cantiere. Questo processo di pianificazione si sovrappone parzialmente ai piani di legislatura regionale, che per la maggior parte delle Regioni riguarda il periodo 2010- 2015. Dall’incrocio di questi due processi deriva spesso uno sfasamento dei piani regionali, che non sono tutti allineati tra di loro. Inoltre, in molte Regioni il processo di pianificazione si è stratificato nel tempo, per piani aggiuntivi che hanno varato nuovi interventi accanto agli interventi pre-esistenti. Molto diversificata è anche l’articolazione dei piani: in alcune Regioni ad un piano strategico pluriennale sono abbinati piani operativi annuali, molto più stringenti e dettagliati. In altre Regioni a documenti di tipo generale si abbinano piani operativi settoriali (per esempio il piano eHealth). Per alcuni filoni di intervento (ad esempio la scuola digitale), le politiche regionali si innestano sulle politiche nazionali, potenziandole, attraverso la sottoscrizione di Protocolli di Intesa o Accordi Quadro diversificati, ma che consentono comunque la ricostruzione di un quadro complessivo di intervento. Nella tabella seguente sono riportati i piani regionali per la Società dell’Informazione rilevati nelle Regioni e Province Autonome, con particolare riguardo agli ultimi piani approvati o in corso di approvazione.
  • 9. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201314   15  Fase B: Aree Prioritarie e Gap Analysis; attraverso un’analisi più puntuale dei gap e dei possibili interventi per colmarli, tale fase consente di individuare delle possibili aree di intervento e quindi di focalizzare ed indirizzare le linee di azione. In questa fase può essere condotto un momento di ascolto delle filiere, cioè dei sistemi amministrativi o produttivi locali nelle aree prioritarie, in merito alle esigenze riguardo ai processi di digitalizzazione in atto.  Fase C: “Roadmap Digitale”; tale fase identifica indirizzi e proposte di progetti finalizzati a colmare i gap e a raggiungere i target fissati dall’Agenda Digitale, nelle aree individuate nella Fase B, cercando il più possibile di inserirli nel processo di pianificazione della Regione. La Fase A, quella del “Check-up Digitale”, presuppone la conoscenza di alcuni elementi chiave, tra i quali l’esistenza e l’avanzamento del processo di pianificazione dell’Agenda Digitale Regionale, l’esistenza di progetti già avviati e/o pianificati in ogni area tematica, l’entità dei fondi disponibili. Il Check-up Digitale riguarda tutti gli ambiti dell’Agenda Digitale, dalle infrastrutture di telecomunicazione (Digital Divide, NGAN, LTE, Distretti Industriali), ai servizi digitali (eCommerce, eGovernment, alfabetizzazione digitale, servizi digitali nella Sanità, nell’Education, nelle Smart Cities, etc.). La Fase B, quella delle “Aree Prioritarie e Gap Analysis”, prevede l’identificazione delle aree di intervento ritenute prioritarie dalla Regione tra quelle dell’ADI (eventualmente anche con un momento approfondito di ascolto dei soggetti rilevanti delle varie filiere) e l’effettuazione di una analisi dei gap rispetto ai target fissati, sia con riferimento alla situazione attuale, sia in prospettiva futura, avendo valutato anche il contributo al miglioramento dei KPI derivante dall’implementazione dei progetti in corso. L’ultima fase, Fase C, è incentrata sulla “Roadmap Digitale” che finalizza il lavoro attraverso l’individuazione di indirizzi e di proposte progettuali utili per l’impostazione del nuovo ciclo di programmazione regionale (2014-2020), in coerenza con i nuovi orientamenti comunitari e le iniziative governative sull’Agenda Digitale Italiana. 5  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013 Figura 4, 96 Ð Metodologia di analisi delle Agende Digitali Regionali 1.  Benchmarking regionale ► Misurazione indicatori di innovazione ► Focalizzazione su indicatori dellÕ Agenda Digitale Europea 2.  Analisi Piani per lÕ innovazione digitale ► Mappatura rispetto Agenda Digitale Europea/Italiana ► Identificazione dei progetti strategici regionali 1.  Aree prioritarie di intervento ► Selezione delle aree prioritarie di intervento 2.  Analisi esigenze delle filiere amministrative e produttive ► Incontri per la raccolta delle esigenze delle amministrazioni e delle imprese nelle aree prioritarie 3.  Gap Analysis ► Misurazione dei gap rispetto agli obiettivi ADE/ADI 1.  Progetti di innovazione digitale ► Individuazione e selezione possibili progetti allÕ interno delle aree tematiche ADE/ADI 2.  Programmazione interventi ► Verifica fattibilitˆ progetti e allineamento con le strutture interne 3.  Road Map digitale ► Definizione contenuti e tempistica della nuova programmazione ATTIVITË nnchmarking regionalenchmarking regionale Check-Up Digitale Fase A rree prioritarie di interventoree prioritarie di intervento Aree Prioritarie e Gap Analysis Fase B PProgetti di innovazione digitaleProgetti di innovazione digitale Road Map Digitale Fase C Fonte:  Telecom  Italia,  2013   Figura 4  Metodologia di analisi delle Agende Digitali Regionali Fonte: Telecom Italia, 2013 Le risorse complessivamente disponibili per la programmazione regionale nella Società dell’Informazione superano i 5 miliardi di euro: oltre la metà delle risorse derivano da fondi regionali, quasi un quarto da fondi nazionali, poco più di un quinto da fondi comunitari. Per quanto riguarda le risorse allocate al 2012 nei diversi settori di intervento, sanità, enti locali e Ricerca & Innovazione assorbono le quote maggiori, come riportato nella figura seguente. 4  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013 Figura 3, 89 Ð Risorse allocate al 2012 nei principali settori di intervento Fonte:  CISIS,  2012   0   100   200   300   400   500   600   eHealth Enti locali Ricerca & Innovazione ICT per le imprese Infomobilitˆ Digital inclusion Interoperabilitˆ Sistemi informativi territoriali Dematerializzazione Mln € Il check-up digitale regionale Le Regioni possono costruire la propria Agenda Digitale Regionale, o, dove questa già esista, allinearla agli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea e dell’Agenda Digitale Italiana, attraverso un percorso che parte dalla misura dello stato di digitalizzazione della regione e che punta ad indirizzare le capacità e le risorse progettuali esistenti per meglio finalizzarle al raggiungimento dei target dell’Agenda Digitale, pur sempre nel rispetto delle priorità regionali. Vi è infatti la necessità, per le Regioni, di raccordare la propria pianificazione con quella indotta sia dall’Agenda Digitale Europea (che fissa obiettivi sfidanti su varie aree) sia dall’Agenda Digitale Italiana. Molte delle azioni e degli adempimenti che scaturiscono dall’Agenda Digitale Europea ed Italiana ricadono infatti sul territorio, non solo sull’Ente Regione, ma anche sugli Enti Locali. Il ruolo delle Regioni diviene pertanto importante proprio come snodo tra la pianificazione “top-down” indotta dall’ADE e dall’ADI, e la pianificazione “bottom-up” che proviene dall’analisi e soddisfacimento delle specifiche esigenze del territorio. Diventa quindi fondamentale l’utilizzo di una metodologia che supporti la Regione a rivedere la propria pianificazione, allineandone target e azioni a quelle nazionali ed europee, aiutandola a calarli sulle realtà locali, e consentendole di svolgere anche il ruolo di accompagnamento e facilitazione nella diffusione delle tecnologie digitali nel proprio territorio. Il percorso di costruzione/allineamento dell’Agenda Digitale Regionale prevede un lavoro di analisi articolato in tre Fasi:  Fase A: Check-Up Digitale; attraverso la misura del livello attuale dei KPI della Digital Agenda e l’analisi dei piani e progetti in essere relativi alle diverse aree, tale fase effettua una valutazione prospettica di verifica di raggiungibilità dei target fissati, evidenziando sia i gap da colmare sia il ranking rispetto alle altre Regioni italiane. Figura 3  Risorse allocate al 2012 nei principali settori di intervento Fonte: CISIS, 2012
  • 10. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201316   17 Vi è quindi spazio da un lato per un pieno sfruttamento della dotazione finanziaria ancora in corso, accelerando l’utilizzo dei fondi non spesi per recuperare il gap rispetto all’Europa, e dall’altro per inserire l’Agenda Digitale tra i temi prioritari della nuova programmazione. L’edizione 2013 del Libro Bianco “Italia Connessa – Agende Digitali Regionali” La seconda edizione del Libro Bianco “Italia Connessa - Agende Digitali Regionali” intende fornire, come la prima, una fotografia dell’attuazione dell’Agenda Digitale a livello locale, articolando i contenuti su due livelli:  Lo stato dell’arte della pianificazione e delle risorse finanziarie per l’ICT, a livello europeo, nazionale e regionale;  L’analisi dei Key Performance Indicator (KPI) più significativi su dati regionali, ICT e Innovazione, compresi quelli dell’Agenda Digitale Europea, cercando di coprire un vasto campo di osservazione, dall’innovazione alla dotazione infrastrutturale, dalla digitalizzazione della PA alla diffusione delle dotazioni ICT e dei servizi digitali presso le famiglie e le imprese. In particolare, questa seconda edizione costituisce da un lato l’aggiornamento della prima edizione, con l’evidenziazione dei fatti salienti accaduti durante il 2013, dall’altro l’approfondimento di alcuni aspetti specifici, come il punto sulle principali politiche settoriali (sanità elettronica, scuola digitale, smart cities, etc.) a livello europeo, nazionale ed anche regionale, utili per identificare best practice e modelli virtuosi di digitalizzazione delle filiere amministrative. Una particolare attenzione è stata posta sulla rivisitazione delle schede regionali, aggiornando il quadro dei KPI, inglobando alcuni nuovi indicatori del 2013 (ad esempio i dati ISTAT sull’ICT nella PAL) ed ampliando alcune sezioni come quella sull’Innovazione e sui servizi digitali per le imprese. Introduzione L’attuazione dell’Agenda Digitale Il processo di attuazione dell’Agenda Digitale è in pieno sviluppo a tutti i livelli. L’Agenda Digitale Europea, che nel 2010 diede l’avvio a tale sviluppo, è ormai giunta alla prima “milestone”: a fine 2013 infatti è posizionato l’obiettivo del 100% del broadband base per tutti. L’ultima rilevazione, pubblicata a metà anno e che fa riferimento a fine 2012, indicava una copertura del 95,5% della banda larga fissa, e la Commissione ha dichiarato che includendo anche il satellite tra le tecnologie che abilitano la banda larga, l’obiettivo verrà raggiunto. Più impegnativi appaiono gli obiettivi intermedi del 2015, riguardanti l’adozione di Internet da parte di cittadini ed imprese, anche se alcuni Paesi li hanno già raggiunti con largo anticipo. Mentre appaiono ancora molto ambiziosi gli obiettivi al 2020, in particolare sulla banda ultra larga, con la copertura del 100% della popolazione con la banda larga superiore ai 30 Mbps e il 50% di famiglie abbonate ai 100 Mbps. In Europa, a livello nazionale, pressoché tutti i Governi hanno iniziato una revisione dei loro piani per la Società dell’Informazione, per allinearsi agli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea. Alcuni dei Paesi più avanzati hanno già raggiunto gli obiettivi per alcuni indicatori (alfabetizzazione e acquisti in rete), altri Paesi, tra cui, come vedremo, l’Italia, mostrano consistenti ritardi e devono accelerare i loro piani nazionali. E infine, a livello locale, si assiste, anche grazie all’avvio delle procedure per il nuovo ciclo di programmazione dei fondi europei per il periodo 2014-2020, ad un generale ripensamento delle politiche territoriali per lo sviluppo del digitale. Di fatto quindi l’Agenda Digitale Europea, indicando dei target quantitativi e pubblicando il benchmark annuale, ha di per sé sollevato il dibattito e stimolato i Governi nazionali e locali a muoversi nella direzione di un maggior impulso del digitale nella società e per la crescita economica. L’importanza delle politiche territoriali nell’attuazione dell’Agenda Digitale Accanto a questa spinta propulsiva “dall’alto”, dalla Commissione verso i Governi nazionali e a loro volta verso quelli locali, si registra anche una spinta “dal basso”, proveniente dai territori locali. Anche la Commissione Europea ha riconosciuto l’importanza del territorio, attraverso l’iniziativa “Digital Agenda going local”, che ha l’obiettivo di aumentare la sensibilità politica degli amministratori locali ai temi dell’Agenda Digitale. Il ruolo dei territori - e delle Regioni in particolare - è importante perché questi sono molto diversi tra di loro, hanno vocazioni e priorità differenti e partono da situazioni di partenza disomogenee. Le Regioni hanno una conoscenza approfondita del proprio territorio e sono quindi in grado di definire politiche adeguate alle aspettative ed alle esigenze locali. Le Regioni inoltre gestiscono direttamente alcuni dei servizi che hanno grande impatto sulla vita dei cittadini (ad esempio la sanità) e governano le dinamiche territoriali di molti altri settori ad elevato impatto sociale, come la mobilità. La digitalizzazione di questi settori è una parte importante dell’Agenda Digitale ed è in grado di portare significativi benefici in termini di riduzione dei costi e di miglioramento del livello dei servizi offerti. Le Regioni infine sono in grado di attivare meccanismi di ascolto dei cittadini e delle imprese più efficaci rispetto agli organismi centrali, e riescono così a mettere a fuoco delle azioni mirate a soddisfarne le esigenze. Per le Regioni, del resto, la fase attuale è una fase di riprogrammazione dei fondi europei, essendo al termine del ciclo 2007-2013 ed all’inizio del ciclo 2014-2020: si stanno vedendo i risultati degli interventi avviati in passato, ma ancora non è possibile intravedere chiaramente le linee di azione future.
  • 11. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201318   19 4. La salute e l’istruzione di base, in mancanza dei quali risulta difficile migliorare la produttività e accrescere lo sviluppo economico;  Efficiency Enhancers: 5. L’elevato livello di istruzione e la formazione sono fondamentali per trasferire maggior valore aggiunto ai prodotti e ai servizi e per mantenere il vantaggio competitivo nel tempo; 6. L’efficienza del mercato, che consente al Paese di produrre il giusto mix di prodotti e servizi in grado di soddisfare la domanda (la “maturità” del consumatore è un fattore decisivo di stimolo verso il miglioramento continuo del mercato); 7. Un mercato del lavoro efficiente e flessibile, che favorisce un incontro equilibrato tra domanda e offerta di lavoro e migliora la capacità di un Paese di rispondere ai cambiamenti macroeconomici globali; 8. Il settore finanziario, di fondamentale importanza per dare equilibrio all’intero sistema e per garantire agli investitori privati un valido business climate; 9. L’ICT, sempre più indispensabile in un mondo globalizzato ed altamente competitivo per garantire il diffondersi della conoscenza; 10. La dimensione complessiva del mercato (comprendente anche le esportazioni), che determina la possibilità di raggiungere economie di scala;  Innovation and Sophistication Factors 11. La sofisticazione del business, che si evince dal sistema di relazioni d’affari nel suo insieme (presenza di cluster produttivi, etc.) e dalle aziende più virtuose che lo compongono; 12. L’innovazione tecnologica, essenziale per generare valore e aumentare la produttività e il processo di crescita di un Paese. 6  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013 102 25 101 26 42 87 137 124 37 10 27 38 0 25 50 75 100 125 150 175 Institutions Infrastructure Macroeconomicenvironmrnt Healthandprimaryeducation Highereducationandtraining Goodsmarketefficiency Labormarketefficiency Financialmarketdevelopment Technologicalreadiness Marketsize Businesssophistication Innovation Fonte:  World  Economic  Forum,  2013   ITALIA 49 Figura 5 Ð Global Competitiveness Index: lÕ Italia rispetto ai 148 Paesi analizzati Figura 5  Global Competitiveness Index: l’Italia rispetto ai 148 Paesi analizzati Fonte: World Economic Forum, 2013 1. I piani europei per l’economia digitale 1.1 L’ICT per la crescita, l’innovazione e la competitività Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT, Information and Communication Technologies) hanno un impatto sempre più rilevante sui differenziali nei tassi di crescita e sull’accelerazione della produttività delle economie più virtuose nell’ultimo decennio. L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sostiene, ad esempio, che esistono tre canali principali attraverso i quali l’ICT influenza la produttività e la crescita di un Paese:  Effetto produzione: è un impatto sul settore che produce queste stesse tecnologie e che, con un’accelerazione della produttività, diventa più efficiente del resto dell’economia e tende ad aumentare la produttività media del sistema;  Effetto utilizzo: le imprese degli altri settori, dotandosi di tecnologie digitali, aumentano lo stock di capitale per addetto, facendo crescere, di conseguenza, la produttività del lavoro;  Effetto produttività totale: l’adozione di nuove tecnologie, migliorando il modo in cui le aziende combinano i fattori produttivi, ha un effetto di ricaduta sulla produttività totale dei fattori, grazie agli effetti di un loro migliore utilizzo. L’innovazione tecnologica è un fattore determinante per lo sviluppo economico e sociale: la banda larga in particolare, con la possibilità di fare accedere il maggior numero di persone a un sistema di informazioni evoluto, è diventata essa stessa sinonimo di crescita economica ed inclusione sociale. L’analisi del ruolo dell’ICT sullo sviluppo economico dimostra infatti che questi investimenti hanno significative ripercussioni sulla crescita di un Paese. Tali effetti, tuttavia, si manifestano solo quando agli investimenti in infrastrutture si affiancano quelli per lo sviluppo degli assets complementari, come la formazione e la riorganizzazione dei processi che l’ICT, come tecnologia abilitante, richiede per dispiegare a pieno i propri effetti. In questo senso, gli interventi per l’alfabetizzazione digitale dei cittadini rendono ancor più penetrante ed efficace l’impatto economico positivo degli investimenti in nuove tecnologie ICT. Numerosi sono gli indicatori proposti da autorità e istituti di ricerca, al fine di misurare le performance economiche dei vari Paesi ed evidenziare il contributo dell’ICT alla crescita economica, all’innovazione ed alla competitività. Il Global Competitiveness Index, ad esempio, misura diversi aspetti microeconomici e macroeconomici di 148 Paesi per determinarne il livello competitivo. La competitività è intesa come un sistema di istituzioni, politiche e fattori che determinano la produttività di un Paese. La classifica internazionale è stilata dal World Economic Forum tenendo in considerazione 12 fattori di competitività, raggruppati in 3 sotto indicatori, nonché un sondaggio d’opinione tra gli imprenditori:  Basic Requirements 1. Il contesto istituzionale, che rappresenta lo scenario legale e amministrativo all’interno del quale cittadini, imprese e istituzioni pubbliche interagiscono per creare ricchezza; 2. Le infrastrutture, fondamentali per ridurre i costi e i tempi di spostamento delle merci e delle persone, per integrare i sistemi produttivi, per garantire la circolazione delle informazioni; 3. Il quadro macroeconomico di riferimento, di vitale importanza per le imprese che possono ben operare solo in presenza di tassi di interesse non troppo elevati, debito pubblico e inflazione sotto controllo, politica fiscale equilibrata;
  • 12. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201320   21 IL’Italia si posiziona al quarantaquattresimo posto della classifica globale (e al diciassettesimo in Europa), perdendo alcune posizioni rispetto al 2012 (quando occupava il quarantesimo posto), manifestando ancora un forte ritardo rispetto alla gran parte dei Paesi dell’Europa occidentale, con una situazione meno critica solo sul fattore “infrastrutture”, che comprende le infrastrutture di base, tecnologiche e scientifiche, il benessere e lo sviluppo, l’educazione. Il Global Innovation Index (GII) realizzato da INSEAD classifica 142 Paesi/economie sulla base della capacità di innovazione e dei risultati ottenuti. Il GII si basa su due sub-indici:  Innovation Input, costituito da cinque pilastri:  Istituzioni;  Capitale umano e ricerca;  Infrastrutture;  Evoluzione del mercato;  Evoluzione del business.  Innovation Output, costituito da due pilastri:  Conoscenza e tecnologia;  Creatività. Figura 7 Global Innovation Index: l’Italia rispetto ai 142 Paesi analizzati Fonte: INSEAD - WIPO, 2013 8  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013 37 34 20 33 31 21 43 0 25 50 75 100 Institutions Humancapital&research Infrastrtucture Marketsophistication Businesssophistication Knowledge&technology outputs Creativeoutputs Fonte:  INDEAD  -­‐  WIPO,  2013   ITALIA 29 Figura 7 Ð Global Innovation Index: lÕ Italia rispetto ai 142 Paesi analizzati Rispetto al totale dei Paesi analizzati, la posizione occupata dall’Italia è la quarantanovesima. I maggiori ostacoli riscontrati per fare business sono attribuiti all’elevato livello della tassazione, alla burocrazia inefficiente e allo scarso accesso ai finanziamenti. Per quanto riguarda invece la classifica dell’Italia rispetto ai Paesi europei, essa si colloca al diciottesimo posto. I punti di forza del sistema Paese italiano sono rappresentati da:  Dimensione del mercato, che consente interessanti economie di scala;  Infrastrutture e sofisticazione del business che, grazie alla presenza di numerosi cluster produttivi efficienti, permette la realizzazione di prodotti ad alto valore aggiunto;  Benessere ed educazione di base. I punti di debolezza vengono invece ricondotti a tre fattori strutturali:  Rigidità del mercato del lavoro;  Arretratezza del mercato finanziario;  Diffusa corruzione, scarsa fiducia nell’indipendenza del sistema giudiziario e contesto istituzionale che fa crescere i costi per le imprese e gli investitori. L’IMD World Competitiveness misura la modalità con la quale l’ambiente nazionale sostiene la competitività nazionale e globale delle imprese che operano nelle 60 nazioni più sviluppate. L’analisi, realizzata dall’International Institute for Management Development, è incentrata sulla valutazione degli indicatori economici fondamentali, dell’attitudine a competere sul mercato globale, a essere innovativi e a implementare incisive riforme della struttura produttiva, misurando come ciascun Paese utilizza le proprie risorse economiche e umane per aumentare il grado di prosperità rispetto alle altre nazioni. La graduatoria complessiva è calcolata combinando quattro fattori di competitività:  Performance economica;  Efficienza del Governo;  Efficienza del mercato;  Infrastrutture. 7  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013 50 55 46 30 0 25 50 75 EconomicPerformance GovernmentEfficirncy BusinessEfficiency Infrastrtucture Fonte:  IMD,  2013   ITALIA 44 Figura 6 Ð IMD World Competitiveness: lÕ Italia rispetto ai 60 Paesi analizzati Figura 6  IMD World Competitiveness: l’Italia rispetto ai 60 Paesi analizzati Fonte: IMD, 2013
  • 13. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201322   23 Secondo tale indicatore, l’Italia si colloca nel terzo cluster (Moderate Innovators), al quindicesimo posto della classifica, ben al di sotto della media europea. Le maggiori criticità riguardano fattori quali le risorse umane e gli investimenti in innovazione, mentre la proposta di prodotti e servizi innovativi da parte delle aziende rappresenta un punto di forza relativo per il nostro Paese. Il Networked Readiness Index (NRI) è invece un indice composito mediante cui si esaminano i singoli Paesi in rapporto all’impatto che l’ICT ha sullo sviluppo economico di ogni Paese. Questo indicatore combina dati statistici tratti da fonti pubbliche con i risultati dell’Executive Opinion Survey, un’indagine annuale condotta dal World Economic Forum in collaborazione con enti di ricerca leader e organizzazioni di imprese presenti nei 144 Paesi esaminati. Il NRI valuta il relativo livello di sviluppo dell’ICT attraverso l’analisi di 56 indicatori eterogenei, raggruppati in 10 pilastri, a loro volta riuniti in 4 sub-indici:  Il contesto generale economico, normativo e infrastrutturale per le ICT;  Il grado di preparazione di individui, imprese e pubblica amministrazione a utilizzare le ICT e a trarne vantaggio;  L’effettivo uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione da parte di questi tre soggetti chiave;  L’impatto delle ICT sul sistema Paese. L’Italia si colloca al cinquantesimo posto della classifica mondiale e al ventitreesimo di quella europea, in ritardo rispetto agli altri Paesi per via anche dello scarso sforzo del Governo di spingere le ICT per aumentare la competitività, per la debolezza del settore regolamentare e dei sistemi dell’istruzione e dell’innovazione. L’Italia è invece in buona posizione sugli indicatori di utilizzo individuale, impatto economico ed infrastrutture e contenuti digitali. Figura 9 Networked Readiness Index: l’Italia rispetto ai 144 Paesi analizzati Fonte: World Economic Forum - INSEAD, 2013 10  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013 95 69 40 49 45 34 46 108 37 80 0 25 50 75 100 125 150 Politicalandregulatory environment Businessandinnovation environment Infrastructureanddigital content Affordability Skills Individualusage Businessusage Governmentusage Economicimpacts Socialimpacts Fonte:  World  Economic  Forum  -­‐  INSEAD,  2013   ITALIA 50 Figura 9 Ð Networked Readiness Index: lÕ Italia rispetto ai 144 Paesi analizzati Nel ranking mondiale l’Italia si classifica al ventinovesimo posto, recuperando alcune posizioni rispetto al 2012, mentre in quello dei Paesi europei occupa la diciassettesima posizione. Tra i punti deboli del nostro Paese vi è la produzione creativa, la ricerca e capitale umano e la sofisticazione del mercato. Punti di forza risultano invece le infrastrutture, la produzione di tecnologia e conoscenza, come pure la sofisticazione del business. L’Innovation Union Scoreboard, che rileva le performance in materia di innovazione da parte degli Stati membri dell’Unione Europea, pubblica periodicamente il Summary Innovation Index, con il quale vengono raggruppati gli indicatori che esprimono i progressi che i singoli Paesi hanno ottenuto relativamente al capitale umano, ai finanziamenti pubblici e privati alla ricerca e sviluppo, agli investimenti delle imprese, alle innovazioni introdotte dalle aziende innovatrici e agli effetti economici dell’innovazione nei Paesi. Sulla base di tale indice, i Paesi europei sono raggruppati in 4 cluster:  Innovation leaders;  Innovation followers;  Moderate Innovators;  Catching up/Modest Innovators. Figura 8 Summary Innovation Index Fonte: European Commission, 2013 9  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013 0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 SE DE DK FI NL LU BE UK AT IE FR EU27 SI CY EE IT ES PT CZ EL SK HU MT LT PL LV RO BG Innovation Leaders Innovation Followers Moderate Innovators Modest Innovators Fonte:  European  Commission,  2013   Figura 8 Ð Summary Innovation Index
  • 14. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201324   25 L’impatto di Internet sull’economia Gli indicatori sopra descritti sono finalizzati a misurare sotto differenti profili il grado di innovazione, competitività e utilizzo delle nuove tecnologie. Tutto ciò si traduce in un diverso impatto di Internet sull’economia e sul PIL in particolare. Boston Consulting Group nel rapporto “The $4.2 Trillion Opportunity – The Internet Economy in the G-20” del 2012, ha misurato la Internet Economy nei 20 Paesi più sviluppati. Nella figura seguente è riportato il confronto in merito al peso di Internet sul PIL (al 2010); in tale contesto l’Italia si posiziona al quattordicesimo posto con una percentuale pari al 2,1%, inferiore sia alla media del G-20 (4,1%) sia dell’EU27 (3,8%). Secondo le proiezioni al 2016, l’Italia migliorerà leggermente la sua posizione portandosi al dodicesimo posto (3,5% del PIL) e riducendo il gap sia rispetto al G-20 (5,3%) che rispetto all’EU27 (5,7%). Tabella 5 5 Indicatori di innovazione e competitività: l’Italia rispetto ai Paesi europei Fonte: Analisi Between su fonti varie, 2013 Figura 10 L’impatto di Internet nei Paesi del G-20 (al 2010) Fonte: Boston Consulting Group, 2012 Figura 11 L’impatto di Internet nei Paesi del G-20 (al 2016) Fonte: Boston Consulting Group, 2012 RANK Global Competitiveness Index 2013-2014 IMD World Competitiveness 2013 Global Innovation Index 2013 Summary Innovation Index 2013 Networked Readiness Index 2013 1 Finland Sweden Sweden Sweden Finland 2 Germany Germany U.K. Denmark Sweden 3 Sweden Denmark Netherlands Germany Netherlands 4 Netherlands Luxembourg Finland Finland U.K. 5 U.K. Netherlands Denmark Netherlands Denmark 6 Denmark Ireland Ireland Luxembourg Germany 7 Austria U.K. Luxembourg Belgium Luxembourg 8 Belgium Finland Germany U.K. Austria 9 Luxembourg Austria France Austria Estonia 10 France Belgium Belgium Ireland Belgium 11 Ireland France Austria France France 12 Estonia Lithuania Malta Slovenia Ireland 13 Spain Poland Estonia Cyprus Malta 14 Malta Czech Rep. Spain Estonia Lithuania 15 Poland Estonia Cyprus Italy Portugal 16 Czech Rep. Latvia Czech Rep. Spain Cyprus 17 Lithuania Italy Italy Portugal Slovenia 18 Italy Spain Slovenia Czech Rep. Spain 19 Portugal Portugal Hungary Greece Latvia 20 Latvia Slovak Rep. Latvia Slovak Rep. Czech Rep. 21 Bulgaria Hungary Portugal Hungary Hungary 22 Cyprus Slovenia Slovak Rep. Malta Poland 23 Slovenia Greece Croatia Lithuania Italy 24 Hungary Romania Lithuania Poland Croatia 25 Croatia Bulgaria Bulgaria Latvia Slovak Rep. 26 Romania Croatia Romania Romania Greece 27 Slovak Rep. - Poland Bulgaria Bulgaria 28 Greece - Greece - Romania 11  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013 Fonte:  Boston  ConsulHng  Group,  2012   Figura 10 Ð LÕ impatto di Internet nei Paesi del G-20 (al 2010) 12  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013 Figura 11 Ð LÕ impatto di Internet nei Paesi del G-20 (al 2016) Fonte:  Boston  ConsulHng  Group,  2012   Nella tabella riepilogativa seguente viene evidenziata la posizione dell’Italia rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea per i differenti indicatori di innovazione e competitività esaminati.
  • 15. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201326   27 Il rapporto analizza anche la situazione nei singoli Paesi evidenziando per ciascuno di essi come si articola il contributo di Internet nell’Economia. Nel caso dell’Italia, lo studio valuta la spesa di Internet considerando le seguenti componenti:  Consumo: costituito da beni, servizi e contenuti digitali acquistati attraverso Internet e spesa per accesso alla rete, sia in termini di mezzi che di canoni corrisposti a fornitori di accesso, con un ammontare pari a circa 31 miliardi di dollari nel 2010;  Investimenti del settore privato: fanno riferimento agli investimenti relativi alle infrastrutture a banda larga fissa e mobile, hardware, software, equipaggiamenti di telecomunicazione e installazioneesviluppodisistemiinformativi,sostenutisiadallesocietàditelecomunicazioni che dalle altre aziende, e ammontano nel 2010 a circa 14 miliardi di dollari;  Spesa istituzionale: composta dalla spesa in ICT effettuata delle amministrazioni centrali e periferiche, vale nel 2010 circa 7 miliardi di dollari;  Esportazioni nette: sono costituite da beni e servizi on-line e prodotti ICT esportati, al netto delle analoghe importazioni e ammontano ad un deficit di circa 9 miliardi di dollari nel 2010. Considerando tali contributi, l’Internet economy in Italia nel 2010 ha raggiunto un valore di circa 43 miliardi di dollari. 13  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013 Figura 12 Ð LÕ Internet Economy in Italia Fonte:  Boston  ConsulHng  Group,  2012  In termini di evoluzione attesa per i prossimi anni, si può ipotizzare uno scenario che vede un significativo valore del contributo di Internet al PIL che al 2016 raggiungerà gli 83 miliardi di dollari. Il potenziale di crescita economica abilitato dall’Internet economy costituisce quindi un motore di sviluppo e di efficienza per l’intero sistema economico. Se negli ultimi anni Internet ha consentito la sopravvivenza per molte aziende, già oggi e sempre più nel prossimo futuro rappresenterà l’unica opportunità per il rilancio e l’internazionalizzazione delle Piccole e Medie Imprese (PMI) italiane. La competizione fra Paesi sarà sempre più dominata dalle economie che meglio riusciranno ad integrare risorse e competenze ICT nei rispettivi processi produttivi. Inoltre, l’incremento nella diffusione delle tecnologie digitali e gli investimenti delle infrastrutture telematiche hanno un elevato fattore moltiplicativo in termini di sviluppo, risultando un vero e proprio fattore abilitante per la crescita di un Paese. Un recente studio della Commissione Europea, “The socio-economic impact of bandwidth”, ha un analizza l’impatto dell’adozione della banda larga sulla crescita economica (espresso in impatto sul PIL) e i benefici sull’occupazione. Per calcolare i benefici socio-economici, viene considerato lo sviluppo previsto delle reti a banda ultra larga, tenendo conto anche del ruolo dei progetti finanziati con fondi pubblici, secondo tre possibili scenari: 1. Do nothing. È lo scenario base, che fa affidamento esclusivamente al mercato per lo sviluppo delle infrastrutture NGAN (Next Generation Access Network); 2. Modest intervention. Scenario che prevede investimenti pubblici in infrastrutture e una stima conservativa dell’impatto di misure normative, che portano a una riduzione del 5% del costo di realizzazione delle reti; 3. Major intervention. Scenario che prevede maggiori investimenti pubblici in infrastrutture e una stima più ottimistica dell’impatto di misure normative, che portano a una riduzione del 10% del costo di realizzazione delle reti. Per la valutazione dei benefici è stato messo a punto un modello di analisi input-output, basato sulla considerazione che gli investimenti effettuati in un settore economico causano crescita anche in altri settori attraverso i cosiddetti effetti moltiplicatori e grazie alle interdipendenze tra i diversi settori. Per ognuno dei tre scenari ipotizzati (Do nothing, Modest intervention e Major intervention) si evidenziano gli importanti benefici generati dagli investimenti NGAN, con un fattore moltiplicativo degli investimenti che, a seconda degli scenari, varia da 2,4 a 2,7. Gli investimenti nella realizzazione di infrastrutture NGAN risultano in generale strettamente legati alla densità di popolazione del paese considerato, soprattutto a causa degli alti livelli di investimento necessari per la realizzazione di reti NGAN nelle aree rurali. Inoltre, gli investimenti in NGAN creano benefici in termini di posti di lavoro creati. In media, la crescita dei posti di lavoro nello scenario do nothing è dello 0,61% (pari a 1,35 milioni di posti di lavoro creati), mentre negli scenari Modest intervention e Major intervention è invece pari rispettivamente allo 0,89% (1,98 milioni) e 1,76% (3,94 milioni) sul totale dei posti di lavoro creati nell’Europa a 27. L’andamento negli anni delle previsioni sulla creazione di posti di lavoro dovuti alla realizzazione di reti NGAN, relativamente al periodo 2012-2020 e a seconda degli scenari considerati, è di seguito riportato. Figura 12 L’Internet Economy in Italia Fonte: Boston Consulting Group, 2012 Tabella 6  Benefici degli investimenti NGAN in Europa Fonte: European Commission, 2013 Scenario Investimenti NGAN (Mld €) Benefici (modello input-output) (Mld €) Posti di lavoro creati (Milioni) Do nothing 76,4 181,2 1,35 Modest intervention 102,5 270,4 1,98 Major Intervention 211,2 569,4 3,94
  • 16. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201328   29 I benefici in termini di creazione di posti di lavoro sono elevati ma in generale non immediati: per tutti gli scenari i posti di lavoro creati sono inizialmente limitati, con il massimo dei benefici in termini di creazione di posti di lavoro che si manifesterebbe dopo diversi anni dall’avvio delle relative politiche, a causa di ritardi nella concessione dei finanziamenti e nello sviluppo delle infrastrutture. 1.2. L’avanzamento dell’agenda digitale europea All’inizio del 2010, la Commissione Europea ha presentato la strategia Europa 2020, con l’obiettivo di rilanciare il sistema economico e sociale europeo, preparandolo ad affrontare le sfide del nuovo decennio. Basata su un maggior coordinamento delle politiche nazionali e comunitarie, la nuova strategia europea individua tre aree prioritarie d’intervento:  Crescita intelligente: per promuovere un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione;  Crescita sostenibile: per promuovere un’economia più efficiente, più verde e più competitiva;  Crescita inclusiva: per promuovere un’economia che sostenga l’occupazione e favorisca la coesione sociale e territoriale. Tra le iniziative chiave per raggiungere gli obiettivi di crescita economica e sociale, la Commissione ha proposto di adottare un’Agenda Digitale Europea, con cui accelerare la diffusione di Internet e sfruttare appieno i vantaggi di un mercato unico del digitale per famiglie e imprese. Con l’adozione dell’Agenda Digitale, la Commissione Europea ha voluto tracciare un piano d’azione concreto, con cui dare un contributo alla crescita economica e diffondere i benefici derivanti da un’economia digitale a tutte le fasce sociali. L’Agenda Digitale Europea rappresenta la prima delle “iniziative faro”, individuate nella strategia Europa 2020. 15  Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013 Fonte:  European  Commission  -­‐  A  Digital  Agenda  for  Europe,  2010   Mancanza di investimenti nelle reti Ricerca e sviluppo insufficienti Risposte frammentate alle sfide sociali Mancanza dicapacitˆ Mercati digitali frammentati Mancanza diinteroperabilitˆ Figura 14 Ð Circolo virtuoso dellÕ economia digitale Nell’Agenda Digitale vengono identificati gli ostacoli che impediscono all’Europa di sfruttare al meglio le potenzialità dell’innovazione ICT. Tali potenzialità sono insite all’interno di un circolo virtuoso in cui le componenti di domanda ed offerta si amplificano sinergicamente creando le condizioni per uno sviluppo economico e sociale sostenibile. L’Agenda indica sette aree prioritarie in cui intervenire e sulle quali si ritiene sia necessario concentrare gli sforzi nei prossimi anni:  Creare un mercato unico digitale;  Migliorare l’interoperabilità tra prodotti e servizi ICT;  Stimolare la fiducia in Internet e la sicurezza on-line;  Garantire la disponibilità di un accesso a Internet veloce e superveloce;  Incoraggiare gli investimenti in ricerca e sviluppo; Figura 13 Posti di lavoro creati dalle reti NGAN nel periodo 2012-2020 Fonte: European Commission, 2013 Figura 14 Circolo virtuoso dell’economia digitale Fonte: European Commission - A Digital Agenda for Europe, 2010 14  bro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013 Fonte:  European  Commission,  2013  
  • 17. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201330   31  Migliorare l’alfabetizzazione, le competenze e l’inclusione digitale;  Utilizzare l’ICT per affrontare i problemi sociali. Solo intervenendo concretamente nelle sette aree indicate, il circolo virtuoso dell’economia digitale potrà esplicare appieno i propri effetti favorendo lo sviluppo delle infrastrutture, stimolando l’offerta di contenuti e promuovendo l’utilizzo dei servizi. Per raggiungere gli obiettivi indicati nell’Agenda la Commissione ha, inoltre, individuato 101 azioni concrete da realizzare, incluse 31 proposte legislative. Sono stati definiti, infine, gli indicatori di performance su cui i Paesi membri sono chiamati a confrontarsi annualmente, al fine di verificare i progressi nel raggiungimento degli obiettivi prioritari. Gli obiettivi prioritari toccano tutti gli ambiti dell’economia digitale, non soltanto quelli infrastrutturali, con particolare riguardo alle tematiche dell’utilizzo dell’ICT nella vita quotidiana. La successione temporale degli obiettivi evidenzia un primo traguardo di breve periodo, da conseguire entro il 2013: garantire l’accesso a tutti i cittadini europei ai servizi a banda larga di base. Nel medio periodo, entro il 2015, i Paesi europei sono chiamati a realizzare tutti gli obiettivi connessi con la diffusione di Internet e l’utilizzo dei servizi in rete. Entro il 2020, e quindi con un’ottica di più lungo periodo, l’Europa dovrà garantire a tutti la possibilità di accedere a servizi a banda larga più performanti, avviandosi così a completare il nuovo ciclo di investimenti per la realizzazione delle reti di nuova generazione, oltre che lavorare con l’obiettivo di raddoppiare gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo nel settore dell’ICT e ridurre i consumi energetici. L’avanzamento dell’Agenda Digitale Europea La Commissione Europea, attraverso la Digital Agenda Scoreboard, fornisce annualmente un quadro di valutazione sui progressi compiuti dagli Stati membri verso la realizzazione degli obiettivi fissati nell’ambito dell’Agenda Digitale. La figura seguente evidenzia l’avanzamento dei singoli indicatori rispetto all’obiettivo fissato dalla Commissione, secondo i diversi target temporali (2013, 2015 o 2020), evidenziando il punto di partenza al 2009 e il miglioramento registrato negli ultimi 3 anni, in percentuale rispetto all’obiettivo. Viene infine riportato il valore registrato a fine 2012 per ogni indicatore. Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013 Fonte:  European  Commission  -­‐  Digital  Agenda  Scoreboard,  2013   Figura 1, 15 Ð LÕ avanzamento UE27 rispetto agli obiettivi dellÕ Agenda Digitale Europea Secondo il quadro di valutazione pubblicato nel 2013, i progressi compiuti sono positivi per:  Copertura broadband base: la copertura broadband base si è ormai diffusa in tutta Europa, anche grazie all’evoluzione delle prestazioni dei collegamenti satellitari, che contribuiscono a coprire il 4,5% della popolazione non ancora coperta dal broadband fisso base. La Commissione Europea si sta impegnando per ottenere una maggiore adozione del satellite per colmare il gap rimanente;  Copertura ultra broadband: al 2012 circa il 54% delle famiglie europee può accedere a servizi a banda larga con velocità superiore a 30 Mbps, con un aumento di circa 4 punti percentuali rispetto al 2011;  Accesso ad Internet Mobile: il 36% dei cittadini europei accede ad Internet tramite un PC o un dispositivo mobile (l’accesso tramite cellulare è aumentato dal 7% del 2008 al 27% del 2012), mentre la copertura delle reti di quarta generazione (LTE) è più che triplicata in un anno passando al 26% nel 2012; Tabella 7 Obiettivi dell’Agenda Digitale Europea Fonte: European Commission, 2010 Figura 15 L’avanzamento UE27 rispetto agli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea Fonte: European Commission - Digital Agenda Scoreboard, 2013 Ambito Obiettivo Banda larga Copertura con banda larga di base per il 100% dei cittadini dell'UE, entro il 2013 Copertura con banda larga pari o superiore a 30 Mbps per il 100% dei cittadini UE, entro il 2020 Il 50% delle famiglie dovrebbe usare una connessione superiore a 100 Mbps, entro il 2020 Mercato unico digitale Il 50% della popolazione dovrebbe fare acquisti on-line, entro il 2015 Il 20% della popolazione dovrebbe fare acquisti on-line all'estero, entro il 2015 Il 33% delle piccole e medie imprese dovrebbe effettuare vendite e acquisti on-line, entro il 2015 La differenza fra tariffe in roaming e tariffe nazionali dovrebbe essere inesistente, entro il 2015 Inclusione digitale Portare l'uso regolare di Internet al 75% della popolazione (60% per categorie deboli), entro il 2015 Dimezzare il numero di persone che non hanno mai usato Internet (portandolo al 15%), entro il 2015 Servizi pubblici Utilizzo dell'eGovernment da parte del 50% della popolazione, entro il 2015 Rendere disponibili in rete tutti i servizi pubblici fondamentali transfrontalieri, entro il 2015 Ricerca e innovazione Raddoppiare gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo per l’ICT, entro il 2020 Economia a basse emissioni di carbonio Ridurre del 20% il consumo globale di energia per l’illuminazione, entro il 2020
  • 18. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201332   33  Nessun uso di Internet: la percentuale di cittadini dell’Unione Europea che non ha mai usato internet è in costante diminuzione. Tuttavia, circa 100 milioni di cittadini europei non hanno ancora mai usato Internet, adducendo tra le motivazioni i costi troppo elevati, l’assenza di interesse o il non saper usare Internet;  Uso regolare di Internet: si è assistito a un rapido incremento fino ad arrivare al 70% della popolazione dell’Unione Europea (2 punti percentuali in più rispetto al 2011), rispetto all’obiettivo di raggiungere il 75% entro il 2015. L’uso di Internet si sta diffondendo anche tra le fasce più svantaggiate, come le persone meno istruite e gli anziani (dal 51% nel 2011 al 54% nel 2012);  Prezzi del roaming: con l’obiettivo di raggiungere la parità dei prezzi tra chiamate nazionali e in roaming entro il 2015 nell’UE, i prezzi del roaming sono scesi di 5 €cent nel corso del 2012;  Acquistion-line: il progresso verso il conseguimento dell’obiettivo del 50% della popolazione che utilizza Internet per acquistare beni e servizi on-line è costante: nel 2012 infatti il 45% dei cittadini dell’UE fa acquisti on-line (2 punti percentuali in più rispetto al 2011);  Pubblica Amministrazione on-line (eGovernment): l’87% delle imprese attualmente utilizza servizi di eGovernment (in aumento di 3 punti percentuali rispetto al 2011), mentre la percentuale di cittadini che ha interagito nel corso dell’ultimo anno on-line con la Pubblica Amministrazione è passata dal 41% nel 2011 al 44% nel 2012;  Spesa per la Ricerca e Sviluppo: la spesa per gli investimenti in R&S è leggermente aumentata nel corso del 2012; nel settore delle ICT la spesa pubblica è aumentata dello 0,4% (pari a 122 milioni di euro), mentre gli investimenti privati, che pur sono aumentati rispetto all’anno precedente, risultano ancora insufficienti a recuperare il calo subito nel 2011. Si osservano invece progressi insufficienti per i seguenti obiettivi:  Abbonamenti a banda ultra larga: solo il 2% delle abitazioni possiede abbonamenti ultra broadband con velocità superiore ai 100 Mbps, ancora molto indietro rispetto all’obiettivo del 50% da raggiungere entro il 2020;  Competenze informatiche: ancora circa il 50% della popolazione europea non possiede adeguate competenze informatiche. Il 40% delle imprese che ricerca impiegati nel settore delle ICT trova difficoltà nel reperire risorse adeguatamente competenti in materia e si prevede che entro il 2015 saranno circa 900.000 i posti di lavoro disponibili nel settore delle ICT;  Commercio elettronico transfrontaliero: Nel 2012 è passato solo dal 9,6% all’11%, a fronte dell’obiettivo dell’Agenda Digitale che entro il 2015 il 20% dei cittadini facciano acquisti on-line transnazionali. Più recentemente, a fine 2012 la Commissione Europea ha definito sette nuove priorità per l’economia e la società digitali, da attuarsi nel biennio 2013-2014: 1. La creazione di un nuovo contesto normativo stabile per la banda larga; 2. La creazione di nuove infrastrutture per servizi digitali pubblici attraverso il Connecting Europe Facility (CEF)1 ; 3. L’avvio di una grande coalizione sulle competenze e i posti di lavoro in ambito digitale; 4. La predisposizione di una strategia UE in materia di sicurezza informatica; 5. L’aggiornamento del quadro UE relativo al mercato unico del digitale con riferimento anche ai diritti d’autore; 6. L’accelerazione del cloud computing sfruttando il potere d’acquisto del settore pubblico; 7. L’avvio una nuova strategia industriale per micro e nanoelettronica. Tra le più recenti proposte e decisioni normative adottate dalla Commissione Europea sul tema dell’Agenda Digitale, anche in attuazione delle priorità digitali appena citate, vi sono:  I nuovi orientamenti per l’applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato in relazione allo sviluppo rapido di reti a banda larga, adottati dalla Commissione Europea nel mese di dicembre 2012, a seguito di una consultazione pubblica lanciata nel giugno 2012 allo scopo di adattare le linee guida in vigore agli obiettivi dell’Agenda Digitale e per costruire un quadro normativo dinamico che incentivi gli investimenti, razionalizzi le regole e favorisca decisioni più rapide;  La strategia sulla sicurezza informatica per tutelare l’Internet aperta, la libertà e le opportunità nella Rete, che rappresenta la visione dell’UE sul modo migliore per prevenire e rispondere agli attacchi informatici, adottata dalla Commissione Europea a febbraio 2013 contestualmente alla proposta di direttiva in materia di sicurezza delle reti e dell’informazione, che richiede che tutti gli Stati membri, i principali operatori di Internet e di infrastrutture critiche si adoperino per garantire un ambiente digitale sicuro e affidabile nell’intera Unione Europea;  La Grande coalizione per l’occupazione nel settore digitale, una partnership multi- stakeholder lanciata nel marzo 2013, per contribuire a reperire i 900 000 posti vacanti nel settore ICT previsti in Europa entro il 2015, attraverso impegni in settori cruciali quali:  La formazione dei cittadini, per colmare il divario tra domanda e offerta per i posti di lavoro del settore digitale;  La mobilità per aiutare chi è in possesso delle competenze necessarie a recarsi dove sono richieste ed evitare carenze o eccedenze nelle diverse aree urbane;  La certificazione, per rendere più facile certificare a un datore di lavoro le proprie competenze, in qualsiasi Stato membro;  La sensibilizzazione, perché i cittadini sappiano che il settore digitale offre possibilità di carriera gratificanti e ben retribuite sia agli uomini che alle donne;  Il ricorso a metodi didattici innovativi, per migliorare e ampliare i sistemi educativi e formativi e offrire a sempre più persone le competenze necessarie ad inserirsi con successo nel mondo del lavoro;  La proposta di regolamento sulla riduzione dei costi per le opere di ingegneria civile, che rappresentano fino all’80% del costo di installazione di reti a banda larga, adottata nel marzo 2013 dalla Commissione Europea, che porterebbe risparmi tra 40 e 60 miliardi di euro o fino al 30% dei costi di investimento totali evitando o riducendo gli scavi. Attraverso questa proposta, la Commissione intende garantire che gli immobili nuovi o ristrutturati siano predisposti per la banda ultra larga, aprire l’accesso alle infrastrutture a condizioni eque, consentire a qualsiasi gestore di rete di negoziare accordi con altri fornitori di infrastrutture, semplificare le procedure autorizzative;  Il pacchetto legislativo per realizzare il mercato unico delle telecomunicazioni e costruire così un Connected Continent, adottato dalla Commissione Europea nel settembre 2013, che prevede semplificazione e meno regolamentazione per le imprese, maggiore coordinamento nell’assegnazione dello spettro, per incentivare la diffusione della banda larga wireless e del 4G, abbattimento dei costi del roaming, nonché una protezione dei consumatori, grazie a contratti più chiari e con informazioni più facilmente comparabili. 1 Connecting Europe Facility rappresenta la strategia europea per il finanziamento delle infrastrutture digitali transeuropee nel periodo finanziario 2014-2020, con investimenti in reti a banda larga e ultra larga e servizi digitali paneuropei d’interesse pubblico quali appalti pubblici elettronici, cartelle cliniche elettroniche, servizi doganali, con risorse tuttavia da definire.
  • 19. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201334   35 16  DE DIGITALI REGIONALI 2013 Fonte:  European  Commission,  2013  Infine, a dimostrazione della sempre crescente considerazione in cui è tenuto il tema dello sviluppo del digitale, nel mese di ottobre 2013 si è tenuta una riunione del Consiglio Europeo in cui i leader dell’Unione Europea hanno discusso di economia digitale, innovazione e servizi. Le conclusioni del Consiglio Europeo sono contenute in una dichiarazione che riconosce l’importanza dell’innovazione digitale per la crescita e la competitività, sottolineando:  La necessità di nuovi investimenti in infrastrutture digitali e di un’accelerazione della diffusione di nuove tecnologie;  L’impegno a completare un mercato unico digitale per consumatori e imprese entro il 2015, intervenendo sulla legislazione, sull’identificazione elettronica e la fatturazione elettronica, modernizzando le pubbliche amministrazioni e adeguando la normativa europea sul diritto d’autore;  L’esigenza di far fronte alla carenza di personale competente nel settore ICT, proponendo misure concrete per migliorare le competenze digitali, quali l’utilizzo di parte dei fondi strutturali e di investimento dell’Unione Europea (2014-2020) ai fini dell’istruzione e della formazione professionale nel settore ICT;  L’importanza degli investimenti in ricerca e innovazione per alimentare la produttività e la crescita e per la creazione di posti di lavoro, evidenziando quindi l’importanza dell’innovazione e del completamento dello spazio europeo della ricerca entro il 2014;  L’importanza dei servizi, come componente fondamentale del mercato unico e del commercio, in quanto motore della crescita e della creazione di posti di lavoro, spingendo gli Stati membri a migliorare l’attuazione della direttiva sui servizi per accelerare l’apertura dei mercati dei servizi. 1.3. I finanziamenti europei per lo sviluppo digitale Con l’inizio del 2014 dovrà entrare in vigore il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale che definisce le priorità di bilancio dell’Unione Europea per il periodo 2014-2020. Il tema principale della nuova programmazione è rappresentato dalla “crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”. In base a questo principio le risorse verranno ridistribuite sia a settori prioritari quali le infrastrutture paneuropee, la ricerca e l’innovazione, l’istruzione e la cultura, la sicurezza delle frontiere e i rapporti con l’area mediterranea, sia alle priorità strategiche trasversali, quali la protezione dell’ambiente e la lotta contro il cambiamento climatico, come parte integrante di tutti i principali strumenti ed interventi. Per la distribuzione delle risorse finanziarie l’Unione Europea si avvale di due diverse tipologie di strumenti finanziari:  La gestione indiretta, che comprende i cosiddetti Fondi Strutturali;  La gestione diretta, che comprende i finanziamenti diretti UE noti anche come “programmi tematici” o “programmi comunitari”. I Fondi Strutturali (il Fondo europeo di sviluppo regionale - FESR e il Fondo sociale europeo - FSE) e il Fondo di coesione (attualmente l’Italia non rientra tra i beneficiari di questo fondo) attuano la politica di coesione nota anche come la “politica regionale” dell’Unione Europea. Il budget messo a disposizione viene speso attraverso un sistema di “responsabilità condivisa” tra Commissione Europea e le autorità degli Stati membri, autorità che gestiscono i programmi dai Fondi finanziati. I Fondi diretti sono invece gestiti direttamente dalle diverse Direzioni Generali della Commissione Europea e per la loro concessione devono essere integrati dalle risorse proprie dei beneficiari, richiedendo inoltre la costituzione di un partenariato transnazionale tra due o più Paesi europei (rientra in tale categoria ii nuovo programma europeo per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020). In base alla regolamentazione europea, la politica di coesione riguarda l’intero territorio nazionale, con una ripartizione delle risorse che, secondo quanto previsto dalla nuova proposta, è differenziata in relazione a tre categorie differenti di regioni, avendo introdotto, rispetto all’attuale programmazione, una categoria intermedia:  Regioni meno sviluppate con PIL pro capite inferiore al 75% della media UE-27; rientrerebbero in tale categoria Campania, Calabria, Sicilia e Puglia;  Regioni in transizione con PIL pro capite compreso tra il 75% ed il 90% della media UE-27 (in tale categoria sarebbero ricomprese Abruzzo, Molise, Basilicata e Sardegna);  Regioni più sviluppate (tutti i restanti territori). Il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale prevede per l’Italia per l’attuazione della politica di coesione circa 29 miliardi di euro di cui 28 miliardi dai Fondi Strutturali. Sulla base delle nuove regole per la ripartizione territoriale, le regioni meno sviluppate dovrebbero ottenere 20 miliardi, alle regioni in transizione sarebbero destinati 1 miliardo mentre alle regioni più sviluppate sarebbero destinati 7 miliardi. A tali cifre vanno aggiunti gli importi del cofinanziamento nazionale (obbligatorio per le politiche di coesione europee), che dovrebbero essere pari agli stanziamenti comunitari, anche se, allo stato attuale, la legge di stabilità mette in bilancio soltanto 24 miliardi, quattro meno di quelli necessari per arrivare al tradizionale parametro del 50% dell’ammontare complessivo. I Fondi Strutturali, in coerenza con i regolamenti comunitari, dovranno contribuire al raggiungimento di tutti gli 11 obiettivi tematici del Quadro Strategico Comune (il Quadro Strategico Comune costituisce il quadro di riferimento per tutti gli strumenti di finanziamento della nuova programmazione 2014- 2020 - vedi par. 2.4) ed investiranno sulle imprese e sulle aree territoriali, sulle persone e sulle infrastrutture leggere. Ricerca, sviluppo e innovazione, cambiamento climatico e ambiente, sostegno alle Piccole e Medie Imprese (PMI) e infrastrutture, energia e sviluppo urbano sono le aree strategiche su cui in Figura 16 Grande coalizione per l’occupazione nel settore digitale Fonte: European Commission, 2013 3
  • 20. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201336   37 particolare dovrà essere indirizzato il sostegno attraverso il FESR. Per garantire la concentrazione degli investimenti sulle priorità indicate, così come richiesto dalla nuova regolamentazione europea, sono stati definiti stanziamenti minimi per alcune tematiche prioritarie sulla base della ripartizione territoriale, per cui le regioni in transizione e le regioni più sviluppate dovranno destinare l’80% del budget del FESR all’efficienza energetica, alle energie rinnovabili (per queste due voci almeno il 20%), all’innovazione ed alla competitività delle PMI, mentre le regioni meno sviluppate potranno utilizzare la loro dotazione per un numero maggiore di obiettivi, facendo scendere al 50% la quota da dedicare esclusivamente all’efficienza energetica e alle rinnovabili (almeno il 6%), alle imprese e all’innovazione. Coerentemente a quanto previsto dalla regolamentazione europea, la strategia italiana punta a concentrare le risorse su obiettivi prioritari. Innovazione tecnologica, superamento del digital divide ed economia sostenibile sono i tre filoni “protagonisti” della bozza elaborata dal Dipartimento per le politiche di sviluppo (DPS) sulla ripartizione dei fondi europei. Il DPS dà dunque la priorità all’innovazione e non più, come accaduto finora, alle grandi infrastrutture che invece verranno finanziate con risorse nazionali. Da una prima simulazione del DPS, la distribuzione dovrebbe prevedere circa il 47% per innovazione tecnologica, digitalizzazione, sostegno alle PMI e riconversione dell’economia verso la sostenibilità. Si vuole comunque evidenziare che l’Agenda digitale, proprio in ragione dell’architettura adottata e della pervasività delle tecnologie ICT, si pone in modo trasversale all’insieme delle politiche di sviluppo per il periodo 2014-2020. Gli interventi previsti in Agenda, rientrano quindi anche in altri possibili finanziamenti europei come ad esempio in quelli previsti nel programma Horizon 2020. Horizon 2020 è il nuovo programma europeo per la Ricerca e l’Innovazione, considerato dalla Commissione fondamentale per la realizzazione degli obiettivi della strategia “Europa 2020”. Il nuovo sistema di finanziamento integrerà in un’unica cornice le attuali opportunità di sovvenzione UE destinate alle attività di Ricerca e innovazione, ovvero:  Il Programma Quadro per la ricerca e lo sviluppo (VII Programma Quadro);  Il Programma Quadro per la Competitività e l’Innovazione (CIP);  L’Istituto Europeo per l’Innovazione e la Tecnologia (EIT). Il budget di Horizon 2020 proposto per il periodo 2014-2020 ammonta a oltre 70 miliardi di euro e verrà suddiviso su tre obiettivi chiave:  Scienza di eccellenza: 24,3 miliardi di euro destinati alle eccellenze della ricerca scientifica europea, primi fra tutti il Consiglio Europeo della Ricerca e le Azioni del Programma Marie Curie che sostengono la formazione, la mobilità e lo sviluppo delle capacità dei ricercatori europei;  Leadership industriale: contribuire ad affermare il primato industriale nell’innovazione con un bilancio pari a 17 miliardi di euro, da investire nelle tecnologie di punta, in un più ampio accesso al capitale e nel sostegno alle PMI;  Sfide della società: stanziamento di 31 miliardi di euro per affrontare i principali problemi sociali dell’Unione Europea (sanità, evoluzione demografica e benessere, sicurezza alimentare, agricoltura sostenibile, ricerca marina, bioeconomia, energia sicura, trasporti intelligenti, interventi per il clima). 1.4. Le iniziative europee per le smart cities Oltre il 70% della popolazione europea vive nei grandi centri urbani, diventati ormai il volano della crescita economica e dell’innovazione, e si stima che nei prossimi anni questo dato tenderà a crescere ancora. Le aree urbane sono inoltre direttamente responsabili per circa il 60-70% delle emissioni globali di CO2 e hanno dunque l’obbligo morale di investire risorse per lo sviluppo e la diffusione di tecnologie a basse emissioni, garantendo in tal modo lo sviluppo di un ambiente urbano energeticamente efficiente e sostenibile dal punto di vista ambientale. Il coinvolgimento attivo delle città è indispensabile se l’Europa vuole raggiungere gli obiettivi che si è data al 2020 (obiettivi noti come 20-20-20) e cioè di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra del 20%, aumento della penetrazione delle rinnovabili al 20%, miglioramento dell’efficienza energetica del 20%. La Commissione Europea, e conseguentemente tutti gli stati membri, ha quindi focalizzato la sua attenzione sul tema delle Smart Cities: nell’arco dei prossimi due anni la Commissione Europea prevede di investire oltre 200 milioni di euro per rendere più Smart le città europee. Le Smart Cities, o in una più ampia accezione, in termini di dimensioni del territorio, “Smart Communities”, sono quelle città e quei territori che hanno realizzato una serie di progetti, spesso caratterizzati dall’applicazione di nuove tecnologie o dallo sfruttamento della rete Internet, in grado di migliorare la qualità della vita dei cittadini, di renderle più sostenibili, innovative, connesse, partecipative, dotate di servizi utili. Il concetto di Smart City nasce come detto nell’ambito delle iniziative per la riduzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera; l’applicazione delle tecnologie ICT nelle città, in particolar modo a tematiche come il trasporto pubblico locale, rappresenta un importante strumento in quella direzione: rendere più efficiente il sistema di trasporto locale e consentire ai cittadini di ridurre gli spostamenti necessari per accedere a determinati servizi sono ad esempio alcuni tra i passaggi fondamentali per la riduzione dell’inquinamento prodotto dalle città. A partire dal 2008 la Commissione Europea ha avviato molte iniziative focalizzate sulle città. In origine, nello Strategic Energy Technology Plan, orientato prevalentemente al tema energetico, le Smart Cities sono state identificate come una delle sette aree prioritarie di investimento; più in dettaglio, la stima di investimenti previsti nella Smart City Industrial Initiative ammonta a 10-12 miliardi di euro. A seguire, nel mese di novembre 2012, in sintonia con lo Strategic Energy Technology Plan, è stato approvato il programma Joint Programme Smart Cities, un’ampia rete di ricerca dedicata al tema delle Smart Cities caratterizzato da quattro aree di lavoro: Energy in cities, Urban Energy Networks, Interactive Buildings, Urban City Related Supply Technologies. Altre iniziative avviate a livello europeo sono la Smart City Member State Initiative, che unisce i 27 stati membri per mettere a fattor comune le strategia di sviluppo delle Smart Cities avviate nelle città dei vari paesi, ed il Joint Programming Initiative Urban Europe, dedicato all’avvio di progetti di ricerca che coinvolgano più stati. Infine una delle iniziative che ha riscosso più successo in Italia, il Covenant of Mayors (Patto dei Sindaci), un’iniziativa dedicata alla gestione del cambiamento climatico ed alla riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 in ambito urbano. Nell’Agenda Digitale Europea sono molte le tematiche trattate e le linee di indirizzo che fanno specifico riferimento o rimandano al tema delle Smart Sities e Smart Communities, ad esempio per quanto riguarda gli interventi in tema smart grids e smart meters, mobilità intelligente, etc.