4. L’ITALIA INDUSTRIALE NACQUE
ALL’INIZIO DEL NOVECENTO. A tenerla a battesimo fu un robusto
nucleo di imprese tessili e meccaniche attive nel Nord-Ovest del Paese, dove nel corso dell'ultimo de-
cennio dell'Ottocento s'era ampliata la rete delle comunicazioni ferroviarie, degli impianti idroelettri-
ci e di altre infrastrutture. Inoltre s'erano ingranditi alcuni complessi siderurgici, dopo le misure doga-
nali varate nel 1887 dal governo dell'epoca a presidio della nascente industria nazionale, in modo
da non dover più dipendere dall'estero per la provvista di acciai e altri materiali sia d'importanza stra-
tegica sia di largo impiego in vari settori d'attività. Una protezione analoga era stata assicurata alle
manifatture che lavoravano la lana e il cotone. Del resto, lo stesso era avvenuto in altri paesi europei
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durante i loro primi passi sulla strada dell'industrializzazione.
All'alba del nuovo secolo avevano dunque cominciato a spuntare in Italia numerosi opifici e alcuni vil-
laggi operai, dopo che per lungo tempo sembrava che il nostro Paese dovesse contare soprattutto sul-
le risorse dell'agricoltura, sui doni del sole e della pioggia, e sulle braccia dei suoi contadini. E ciò, per-
ché era privo per lo più tanto di minerali e altre materie prime, che di risorse energetiche come il car-
bone e altri combustibili, e oltretutto non possedeva (a differenza di Gran Bretagna, Francia, Belgio
e Olanda) ricchi dominii coloniali. Tuttavia, era dunque iniziata solo a quel tempo la nostra rincorsa
alle nazioni dell'Europa occidentale che avevano già portato a compimento (da mezzo secolo se non
più) la Rivoluzione industriale. Ed erano perciò tante le distanze che ci separavano dal gruppo di testa
che occorreva una gran dose di fiducia per pensare di riuscire nell'impresa di accorciarle, in modo da
conquistare un certo spazio nella divisione internazionale del lavoro e nei circuiti di mercato.
Fine Ottocento Dei problemi e cimenti che era necessario affrontare, per non essere tagliati fuori dalle frontiere dello svi-
I lavoratori davanti all’ingresso della Manifattura Lane
di Borgosesia (Archivio Storico Zegna Baruffa Lane Borgosesia SpA).
5. Torino 1915
Carrozzeria Fiat, salone rimessa vetture.
luppo ed evitare quindi la sorte di un Paese di seconda fila, erano naturalmente consapevoli le Associa- Torino nel 1911, nacque, il 5 maggio 1910 nel-
zioni imprenditoriali sorte nel frattempo in alcune località, già sedi in passato di attività per lo più di ca- la capitale subalpina dove stabilì anche la sua pri-
rattere artigianale o semi-industriale. Ma altrettanto forte era la volontà di farcela in questa sfida che, ma sede, la Confederazione italiana dell'indu-
nell'Italia di allora, dove prevalevano ancora gli interessi della grande pro- stria. Ne facevano parte il Consorzio industriali
1911 prietà fondiaria e le tradizioni della vecchia società rurale, appariva a molti meccanici e metallurgici di Milano, il Consorzio in-
Torino, Esposizione
Internazionale. osservatori persa in partenza o comunque troppo azzardata. dustriale ligure, la Federazione industriali monze-
Fu dunque innanzitutto una battaglia per convincere l'opinione pubblica si, la Federazione industriale vercellese, l'Unione
delle attitudini e delle potenzialità di un'industria nazionale, qualora i po- industriale della Val Ponzone, la Federazione cal-
teri pubblici l'avessero aiutata a crescere di statura, quella ingaggiata dai ce e cementi di Casal Monferrato, la Lega indu-
primi sodalizi imprenditoriali comparsi tra gli ultimi decenni dell'Ottocen- striale di Torino, l'Associazione industriale della
to (come quelli dei lanieri del Biellese e dei loro colleghi vicentini di Schio) Valsesia, l'Associazione industriale della Vallestro-
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e gli inizi del nuovo secolo (come quelli che raggruppavano i titolari di va- na, la Lega industriale di Biella, l'Unione industria-
ri stabilimenti sorti a Monza, Milano e Genova). le della Valsessera, la Lega degli industriali della
Esisteva perciò un embrione di associazionismo imprenditoriale quando vi- Valle di Lanzo, la Federazione industriale piemontese. I loro rappresentanti elessero alla guida della Con-
de la luce a Torino nel 1906 la Lega industriale, che di lì a quattro anni federazione Louis Bonnefon, un industriale della seta d'origine francese, titolare di vari opifici serici atti-
avrebbe dato i natali a una compagine che intendeva aggregare sotto le vi in Piemonte. D'altronde filati e tessuti di seta erano allora una delle pochissime produzioni che s'espor-
sue insegne le diverse rappresentanze locali del mondo imprenditoriale. tavano, ed erano quindi un vanto della nostra industria manifatturiera.
D'altra parte, occorreva serrare le file nel mezzo di una congiuntura eco- “L'Italia che lavora e che produce”, così Luigi Einaudi salutò la nascita della Confederazione italiana
nomica avversa, come quella che si prolungava dal 1907 in mezza Euro- dell'industria, considerandola un'importante premessa per la formazione di una nuova élite economi-
pa, sfociata anche da noi nella restrizione del credito e nella caduta della ca e per la creazione di un moderno sistema di relazioni industriali, analogo a quello vigente in Gran
domanda. Ed era comunque necessario stabilire una strategia comune di Bretagna, Francia e Germania. Da allora, infatti, le vertenze fra capitale e lavoro vennero gestite dal-
fronte alle rivendicazioni delle prime organizzazioni operaie. la rappresentanza degli imprenditori e da quella degli operai, che dal 1906 aveva quale suo fulcro la
In questo contesto, e alla vigilia del primo cinquantennio dell'unità nazionale che si sarebbe celebrato a Confederazione Generale del Lavoro.
LUIGI BONNEFON 1910 > 1913
6. Giovanni Giolitti GINO OLIVETTI Direttore Generale 1910 > 1934
Nel corso del primo quindicennio del Novecento l'Italia conobbe una svolta in to dei materiali, l'organizzazione del lavoro, l'analisi dei costi e la gestione finanziaria.
senso liberale e riformatore, grazie all'efficace opera di governo di cui fu a ca- A farsi carico delle attività di consulenza, non solo più in materia fiscale e legale, di cui la Confederazione
po pressoché ininterrottamente Giovanni Giolitti. In questo nuovo clima politi- si stava prendendo carico, fu soprattutto Gino Olivetti, già Segretario Generale della Lega industriale di To-
co che valse a rinsaldare le istituzioni, e in coincidenza col “decollo industria- rino e poi della Confederazione. Olivetti, che non aveva legami di parentela con la famiglia a capo del-
le”, il riconoscimento delle Commissioni interne operaie segnò anche la stipu- l'omonima impresa di Ivrea, ma che teneva anche lui d'occhio le esperienze industriali più significative in
lazione dei primi contratti collettivi di lavoro. E il binomio fra industrialismo e corso in altri paesi, assunse quale principale modello di riferimento, da trapiantare in Italia, quello concepi-
modernizzazione divenne un obiettivo condiviso, seppur con motivazioni di- to da Frederick Taylor e introdotto dal 1912 in alcuni grandi stabilimenti americani per la razionalizzazio-
verse, sia da popolari leader sindacali (come Rinaldo Rigola, Ludovico D'Ara- ne del lavoro e il miglioramento della produttività.
gona, Bruno Buozzi) che da alcuni imprenditori protagonisti delle prime fortu- Cominciarono così a essere conosciuti anche da noi, Al centro, G. B. Pirelli con un gruppo
di amici al Politecnico di Milano.
ne dell'industria nazionale: da Giovanni Agnelli a Camillo Olivetti, ai fratelli tramite gli scritti di Olivetti che comparivano nei bol- A sinistra, Bollettino Lega Industriale di Torino.
Mario e Pio Perrone; da Guido Donegani a Cesare Pesenti, a Giorgio Enrico lettini della Confederazione, alcuni criteri e procedi-
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Falck, da Ettore Conti a Giovanni Battista Pirelli, a Gaetano Marzotto, da Er- menti innovativi in fatto di specializzazione delle
nesto Breda a Giuseppe Orlando. Insieme alla moltiplicazione delle ciminiere maestranze, standardizzazione dei materiali, e av-
e alla formazione di un sistema di fabbrica con proprie norme interne, fecero vio della produzione in serie.
la loro comparsa marchi aziendali ispirati agli stili e all'arte dell'epoca, fra il
Liberty e il Futurismo; mentre le vicende delle imprese che andavano per la
maggiore trovarono sempre più spazio sulle colonne dei giornali.
Inoltre, di pari passo con l'ampliamento e la crescita d'importanza della produzione industriale, le As-
sociazioni imprenditoriali divennero un luogo di discussione e di confronto, una fucina di idee e di pro-
getti: tant'è che quelle di Milano e di Torino promossero l'istituzione presso i locali Politecnici di appo-
site Fondazioni per la ricerca e la sperimentazione in vari campi d'attività. D'altronde, anche le prime
facoltà di economia usufruirono degli aiuti e del patrocinio di alcune imprese.
Alla tutela degli interessi di categoria si affiancò così l'esigenza di studiare nuove soluzioni per il trattamen-
FERDINANDO BOCCA 1914 > 1918
7. DANTE FERRARIS aprile > luglio 1919 GIOVANNI BATTISTA PIRELLI luglio > dicembre1919 ETTORE CONTI 1920 > 1921 RAIMONDO TARGETTI 1922 > 1923
DAL 1915 IL NOTEVOLE POTENZIAMENTO arginare per qualche tempo scioperi e agita-
DELLE RISORSE E DELLE CAPACITÀ produttive del sistema in- zioni stipulando alcuni importanti accordi con
1919
Siena, manifestazione operaia.
dustriale, avvenuto sotto la regia di appositi Comitati regionali di mobilitazione, fornì all'esercito un cre- la Confederazione Generale del lavoro come
scente quantitativo di armamenti: ciò che valse ad assecondare in un momento cruciale la resistenza del- quelli sulla riduzione della giornata di lavoro a
le nostre truppe sul Piave, dopo la rotta di Caporetto. Ma era inevitabile, dopo il successo finale riportato otto ore, sull'indennità di licenziamento, non-
dall'Italia nella Grande Guerra (che aveva segnato anche l'ingresso del nostro Paese nel firmamento eco- ché sulle assicurazioni di malattia, infortuni e
nomico internazionale), una difficile fase di assestamento e riconversione post-bellica. Una volta crollate vecchiaia. Ma tutto ciò non bastò a evitare,
le commesse pubbliche, ci si doveva misurare sia con le ingenti passività della finanza statale sia con nuo- nel settembre del 1920, l'occupazione delle
vi sbarramenti doganali all'esportazione. Inoltre le principali imprese si trovarono ad affrontare anche una fabbriche decisa dai gruppi operaisti più radi-
sequela di agitazioni sindacali e i fermenti politici delle masse cali e protrattasi per un mese sotto le insegne
operaie galvanizzate dalla Rivoluzione comunista in Russia. Anni Venti dei Consigli di fabbrica. Nel frattempo si stava
10 Il Palazzo delle Assicurazioni Generali 11
La Confederazione dell'industria, che dall'aprile 1919 aveva imponendo nelle campagne della Valpadana
a Roma, sede della Confindustria dagli
trasferito la sua sede a Roma (prima in Via Vicenza e, qualche anni Venti alla fine del 1972. il movimento fascista con un'ondata di violen-
mese dopo, a Piazza Venezia nel palazzo di proprietà delle As- ze e aggressioni nei confronti di leghe contadine, cooperative e sezioni del partito socialista.
sicurazioni Generali), cercò pertanto di elaborare una linea di Di fronte al dilagare dello squadrismo, il direttivo della Confindustria auspicò che i poteri pubblici inter-
condotta più salda e coesa al suo interno e di scongiurare i con- venissero per ristabilire l'autorità dello Stato; e alla vigilia della marcia su Roma alcuni dei suoi princi-
traccolpi sull'attività aziendale sia di una crescente pressione fi- pali esponenti auspicarono in vari incontri un ritorno al governo di Giolitti o di un altro leader liberale
scale che di una forte carica rivendicativa delle maestranze. A come Vittorio Emanuele Orlando.
tal fine si avvalse dell'apporto di alcuni esponenti di spicco del Dopo l'avvento al potere di Mussolini le speranze in una “normalizzazione” del movimento fascista, di un
mondo imprenditoriale avvicendatisi alla sua guida: da Dante suo riassorbimento nell'ambito dello Stato liberale, s'infransero nel giugno 1924, in seguito all'assassinio
Ferraris (divenuto poi, nel giugno di quell'anno, ministro del- di Giacomo Matteotti. Perciò, una volta che vennero in luce sia i mandatari che gli esecutori di questo de-
l'Industria e Commercio nel governo Nitti) a Giovanni Battista litto, il direttivo della Confindustria chiese ai primi di settembre, con un memorandum presentato a Musso-
Pirelli, da Giovanni Silvestri a Ettore Conti. Essa giunse così ad lini, che il governo ripristinasse l'ordine e la legalità costituzionale. Inoltre continuò a opporsi al progetto del-
GIOVANNI SILVESTRI 1919 > 1920
8. ANTONIO STEFANO BENNI 1923 > 1934 ALBERTO PIRELLI gennaio > novembre1934 GIOVANNI BALELLA aprile > luglio 1943 GIUSEPPE MAZZINI agosto > settembre1943
l'organizzazione sindacale fascista, che puntava a monopolizzare la rappresentanza dei lavoratori e all'in- per via del dissesto post-bellico di due cospicui gruppi come l'Ansaldo e l'Ilva, poi, per la recessione do-
staurazione di un sistema corporativo integrale. La resistenza della Confindustria a entrambi questi disegni, vuta alla rivalutazione della lira “a quota novanta” nel cambio con la sterlina, imposta dal duce per mo-
appoggiati da Mussolini, si sgretolò nell'ottobre del 1925: quando anche i tivi di prestigio nazionale; ma soprattutto dopo lo scoppio della Grande Crisi del 1929 dilagata dagli Sta-
Manifesto dell’Ansaldo sindacati operai e i partiti antifascisti stavano ormai per essere messi al ban- ti Uniti ai principali paesi europei. Anche se il regime fascista adottò negli anni Trenta, come avvenne in
do. Essa fu costretta perciò a riconoscere, con il patto di Palazzo Vidoni, il sin- altre nazioni, una politica rigorosamente protezionistica e diverse misure a tutela della produzione nazio-
dacato fascista quale suo unico interlocutore. Inoltre dovette modificare il suo nale, esse non furono sufficienti a prevenire il rischio di una frana delle maggiori banche e di varie impre-
emblema, quello che dal 1923 (durante la presidenza di Antonio Stefano se che da esse erano di fatto controllate tramite un largo giro di partecipazioni azionarie. Di conseguen- 1923/1926
Benni) recava un'aquila sovrastante una ruota dentata d'acciaio, quale sim- za, si rese indispensabile l'intervento dello Stato per salvare il salvabile: ciò che portò sotto le insegne
bolo di forza e indipendenza, aggiungendovi su espresse disposizioni dall'al- della “mano pubblica”, attraverso l'Iri, una parte rilevante del sistema finanziario e industriale. Poche fu-
to un fascio littorio e l'aggettivo “fascista”. rono le grandi imprese private che riuscirono a reggere sulle proprie gambe, non senza peraltro alcuni ac-
Nel decennio successivo alla Confindustria venne dettato dal governo an- cordi di cartello e grazie anche alla politica autarchica, che alimentò una congerie di rendite di posizione
12 13
che un cambiamento del suo assetto organizzativo. Le Unioni provinciali e di privilegi monopolistici ripartiti fra i principali gruppi. All'indomani della caduta del fascismo, il 25 lu-
degli industriali diventarono degli uffici periferici della Confederazione, glio del 1943, la Confindustria riallacciò, per iniziativa
mentre le rappresentanze di categoria locali, riunite su base nazionale, dell'imprenditore piemontese Giuseppe Mazzini (nomi-
vennero componendo le Federazioni di settore. Dopo un breve intermez- nato commissario straordinario dal governo Badoglio), i 1926/1934
zo commissariale di Alberto Pirelli, il Regime impose, durante la presiden- rapporti con le organizzazioni sindacali ricostituitesi nel-
za di Giuseppe Volpi, un'ulteriore modifica del logo con la denominazio- l'ambito della Cgil. Ma dopo l'8 settembre la Confedera-
ne di Confederazione Fascista degli Industriali. Nel frattempo il segretario zione si trovò spaccata in due in seguito all'avvento del-
generale Gino Olivetti, che aveva cercato per quanto possibile di difende- la Repubblica Sociale Italiana nella parte della Penisola
re l'autonomia e l'identità originaria della Confindustria, dovette rassegna- sotto occupazione tedesca, e alla giurisdizione di un go-
re le dimissioni, dopo essere stato per tanti anni una delle colonne dell'as- verno nazionale fra i partiti antifascisti nelle località del
sociazionismo imprenditoriale, per poi rifugiarsi in Svizzera in seguito alle leggi razziali del 1938. Sud - e poi a Roma - progressivamente liberate dagli Al-
Nel periodo fra le due guerre mondiali l'industria italiana visse periodi estremamente difficili: dapprima, leati durante la loro avanzata nella Penisola. 1934/1943
La ricostruzione
Rinasce il tessuto industriale
GIUSEPPE VOLPI DI MISURATA 1934 > 1943 dopo la guerra.
9. 1965
Linea lavatrici Candy.
ad accettarne in pieno le regole e le implicazioni pratiche.
DOPO LA LIBERAZIONE NELL’APRILE 1945, Un'espressione tangibile dell'impegno di Costa a ripristinare lo
questi due tronconi vennero ricongiungendosi per iniziativa di Fabio Friggeri, quale reggente provviso- spirito originario dell'associazionismo imprenditoriale, quale rap-
rio della Confederazione, una volta che essa fu riconosciuta dalle autorità militari anglo-americane. Tut- presentante di una borghesia operosa, fu l'emblema adottato
tavia, solo dal successivo dicembre la Confindustria potè riprendere la sua normale attività sotto la gui- nell'ottobre del 1946 dalla Confederazione (che intanto aveva
da dell'armatore genovese Angelo Costa, che sarebbe rimasto alla presidenza sino al 1955. ripristinato la sua denominazione precedente di Confederazione
Fu questo un periodo particolarmente impegnativo per l'imprenditoria italiana, chiamata a rimettere in Generale dell'industria italiana): si trattava di una ruota dentata
1943/1946 sesto fabbriche e infrastrutture dalle devastazioni belliche. Da parte sua Costa seppe, da un lato, stabi- d'acciaio, quale simbolo del sistema di fabbrica, sormontata da
lire con i governi centristi di De Gasperi un dialogo co- un'aquila, a significare la sua indipendenza e rinnovata vitalità.
struttivo, nel rispetto delle reciproche responsabilità; e, 6 maggio 1945 Durante la successiva presidenza di Alighiero De Micheli, nel cor-
Festeggiamenti per la liberazione
dall'altro, ricomporre le relazioni con le organizzazioni della città di Torino. so della quale i rapporti con la dirigenza democristiana post-de-
14 15
sindacali, rimaste sino al luglio 1948 sotto le insegne gasperiana divennero più controversi, la grande industria si pre-
unitarie della Cgil con a capo Giuseppe Di Vittorio. Ven- parò ad affrontare la progressiva liberalizzazione degli scambi,
nero così siglati importanti accordi come quello su uno che prese il via con l'adesione dell'Italia nel marzo 1957 al Mercato Comune Europeo. Non si trattò, pe-
sblocco concertato dei licenziamenti delle maestranze raltro, di un passo agevole né condiviso pienamente da tutti i principali gruppi. Anche perché, lo stesso
in esubero, sul ripristino delle Commissioni interne e anno avvenne, per decisione del governo, il divorzio dalla Confindustria delle imprese a partecipazione
sull'istituzione della scala mobile. statale, passate sotto le insegne di un apposito ministero creato ex novo. Si accentuarono così le polemi-
Inoltre Costa riorganizzò, con la collaborazione del se- che (già roventi in precedenza) del direttivo confederale nei confronti dell'interventismo pubblico, consi-
gretario generale Mario Morelli, le strutture della Con- derato da De Micheli una sorta di “cavallo di Troia” della classe politica per dare l'assalto all'economia e
findustria, ne riaccreditò le funzioni nella vita pubblica alla finanza. In realtà, proprio l'impegno dispiegato successivamente, in parallelo, dalla grande industria
e sostenne con vigore i principi del libero mercato, im- privata e da quella pubblica pose di fatto le premesse del “miracolo economico”.
pegnandosi perché venissero recepiti e condivisi anche Tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio del decennio successivo si delineò così una fase eccezionale
da quanti, nel mondo imprenditoriale, erano riluttanti di sviluppo a cui contribuirono vari fattori (e non solo il divario fra una maggiore dinamica della pro-
FABIO FRIGGERI 1944 > 1945 ANGELO COSTA 1945 > 1955 | 1966 > 1970
10. 1957
La firma dei trattati istitutivi della CEE
a Roma.
ALIGHIERO DE MICHELI 1955 > 1961 FURIO CICOGNA 1961 > 1966
duttività rispetto a quella dei salari) che resero più compe- originarie a causa dei contrasti interni alla coalizione di governo e delle carenze dell'amministrazione
titiva l'industria italiana e ne fecero sia l'asse portante del- pubblica sul piano operativo. Venne perciò addensandosi nei principali centri industriali, sovraffollatisi
l'economia italiana sia l'artefice di una prima ventata di be- nel frattempo per il trapianto di crescenti flussi di immigrati dal Sud e dalle campagne in cerca di la-
nessere dopo le tante angustie e privazioni del dopoguerra. voro, una massa prorompente di istanze sociali (dovute al rincaro dei prezzi dei beni di prima neces-
Tuttavia fu questo anche un periodo in cui, accanto ai note- sità e all'insufficienza di abitazioni, scuole, strutture sanitarie) e di rivendicazioni sindacali che sfocia-
voli progressi realizzatisi soprattutto nell'ambito del “trian- rono alla fine nell'“autunno caldo” del 1969.
golo industriale” (fra Torino, Milano e Genova) e nelle sue Durante la seconda presidenza di Costa, chiamato a ricondurre la Confindustria fuori dal terreno minato del-
propaggini, emersero alcuni problemi di ordine strutturale: le controversie politiche, il mondo imprenditoriale si trovò così alle prese con una crescente conflittualità
dal dualismo fra Nord e Sud, all'insufficienza di adeguati servizi pubblici, ai ritardi dell'agricoltura nel operaia, che essa non aveva messo in conto o che riteneva
corrispondere alla domanda interna dovuta al miglioramento del tenore di vita. di poter neutralizzare con certe forme tradizionali di assisten- 1969
Al fine di risolvere questi e altri squilibri in base a una programmazione economica su scala nazionale, si zialismo e paternalismo. Oltretutto, alle pressioni sindacali si L’”autunno caldo”.
16 17
delineò all'inizio degli anni Sessanta una svolta politica dal centrismo al centro-sinistra che, comportando aggiunsero, agli inizi degli anni Settanta, le gravi conseguen-
l'ingresso nella maggioranza di governo del Partito Socialista e un'estensione dell'interventismo pubblico, ze provocate sia dalla disgregazione del sistema monetario
suscitò forti riserve e apprensioni nell'ambito della Confindustria passata sotto la presidenza di Furio Cico- e finanziario internazionale vigente dal dopoguerra sia dal
gna: tanto più quando il governo procedette nel 1962 alla nazionalizzazione delle compagnie elettriche vertiginoso rincaro del petrolio e di varie materie prime. Par-
private, fra cui primeggiava la Edison con la sua vasta costellazione di partecipazioni industriali e finanzia- ve così che le fondamenta del sistema imprenditoriale non
rie. Peraltro, la Fiat e la Montecatini, che non avevano mai visto di buon occhio la formazione della Con- sarebbero riuscite a reggere a questo triplice impatto.
fintesa (del patto d'azione siglato dalla Confindustria con la Confagricoltura e la Confcommercio in occa- In seguito a una spirale altrettanto inedita quanto micidia-
sione delle elezioni politiche del 1958), si dissociarono dalle posizioni assunte dal vertice confederale di le fra recessione e inflazione, anche i principali complessi
fronte all'avvento del primo governo organico di centro-sinistra, in quanto ritenevano che la dirigenza con- rischiarono infatti di venire travolti. A sua volta, la dirigen-
federale non dovesse restare arroccata a presidio di posizioni conservatrici ormai anacronistiche. za della Confindustria si trovò a dover fronteggiare un'on-
I risultati della programmazione economica, che avrebbe dovuto garantire un processo di sviluppo ter- data di anatemi politici e ideologici nei confronti dell'im-
1946/1983 ritoriale più omogeneo e una più equa distribuzione del reddito, non corrisposero poi alle aspettative prenditoria privata. E se è vero che in queste requisitorie
11. RENATO LOMBARDI 1970 > 1974
s'intrecciavano ripulse radicali del sistema capitalistico, miraggi di autogestione operaia e confuse
istanze per un “nuovo modello di sviluppo”, non è che l'élite economica fosse esente a sua volta da
certi peccati di miopia e di scarsa perspicacia, avendo mantenuto fino ad allora connotazioni sostan-
zialmente oligarchiche, e così era avvenuto per il suo sistema di rappresentanza.
S'impose perciò l'esigenza sia di una riorganizzazione delle strutture confederali (che assicurassero
una partecipazione più attiva e diretta delle Associazioni territoriali e di categoria) sia di un'opera vol-
ta a rileggittimare il ruolo sociale e l'immagine della classe imprenditoriale.
Per corrispondere a questa duplice finalità venne insediata in Confindustria una commissione presieduta
da un industriale come Leopoldo Pirelli (che univa a una vocazione autenticamente liberale una visione
lungimirante dei compiti e delle responsabilità dell'imprenditoria privata), con l'incarico di stabilire i prin-
cipi ispiratori di un nuovo Statuto. Auspicata in particolare dal Comitato dei giovani industriali (costituitosi
18 Roma nel 1966), quella che sarebbe stata definita come la “riforma Pirelli” si basava su alcune idee-guida per 19
Auditorium
la trasformazione della Confindustria in un soggetto capace di misurarsi con i problemi di fondo del Pae-
della Tecnica.
se e di interagire a tal fine con il governo e le forze sociali. Ciò che comportava in pratica sia un rapporto
triangolare fra le rappresentanze dell'impresa e del lavoro e gli organi della politica economica; sia
l'impegno della Confindustria di abbinare nei suoi programmi la crescita economica al progresso civile e
culturale della collettività, e, quindi, di coniugare gli interessi delle aziende con quelli più generali del Paese.
Anche se la “riforma Pirelli” non trovò immediatamente attuazione in tutti i suoi obiettivi, si comin-
ciò, durante la presidenza di Renato Lombardi (affiancato efficacemente dal direttore generale Fran-
co Mattei), a porre mano a una revisione della linea d'azione della Confindustria in modo che fosse
più sintonizzata con i cambiamenti in corso nella società e più aperta al mondo esterno. Ci si impe-
gnò inoltre a riallacciare il dialogo con le organizzazioni sindacali, prendendo atto delle norme dello
Statuto dei lavoratori approvato per legge nel maggio 1970.
FRANCO MATTEI Direttore Generale 1970 > 1976
12. NEL FRATTEMPO SI ERANO MOLTIPLICATE
LE FUNZIONI DELLE VARIE SEZIONI CENTRALI
della confederazione, non solo nei rapporti con le istituzioni pubbliche, gli organismi ministeriali e gli en-
ti previdenziali. Inoltre si erano estese sia le loro attività di consulenza per le Associazioni territoriali e di
categoria, sia le iniziative editoriali e quelle di relazioni esterne. Si era così provveduto alla costruzione,
nel quartiere dell'Eur, di un moderno edificio (progettato dagli architetti Vincenzo Monaco e Antonio
Luccichenti). E alla fine del 1972 la Confindustria vi aveva trasferito la sua sede potendo usufruire, in
tal modo, per le sue manifestazioni anche dell'Auditorium della Tecnica (concepito da Pierluigi Spadolini),
nonché di un cospicuo numero di sale multifunzionali.
Peraltro, il confronto con il sindacato procedette faticosamente, con ricorrenti battute d'arresto. E ciò,
nonostante ci si trovasse a negoziare, non più con tre diverse organizzazioni (come in passato) quan-
do ognuna di loro procedeva separatamente per conto proprio, ma con un fronte sindacale che nelle
20 21
trattative con la Confindustria presentava piattaforme rivendicative unitarie. Sennonché la dirigenza
sindacale doveva vedersela con le pulsioni massimaliste dei “Collettivi di base” e con le tendenze au-
tonomiste ed eterogenee dei Consigli di fabbrica.
Di fatto, solo durante la presidenza di Giovanni Agnelli, chiamato al timone della Confindustria anche per rea-
gire al sopravvento di una “borghesia di Stato” imparentata trasversalmente con i centri di potere politici, fu
possibile trovare un punto d'incontro con le Confederazioni sindacali, in nome di un'“alleanza tra i produt-
tori” contro rendite e privilegi corporativi. Ciò che portò nel gennaio 1975 all'accordo sull'indicizzazione dei
salari che, se concorse ad alimentare l'inflazione, valse ad attenuare una microconflittualità nelle fabbriche
che risultava ormai incontenibile. Dopo quest'intesa sembrò che si dovesse aprire (anche per via del rappor-
to personale di reciproca fiducia stabilitosi fra il massimo esponente dell'imprenditoria e il leader della Cgil
Luciano Lama) una nuova stagione di relazioni industriali imperniate su una sorta di “patto sociale”. Ciò che
1975
poi non avvenne, anche se Confindustria e sindacati assunsero di fatto funzioni di “supplenza politica” in
Gianni Agnelli, Presidente di Confindustria (1974/1976)
e Luciano Lama.
PAOLO SAVONA Direttore Generale 1976 > 1980
13. GUIDO CARLI 1976 > 1980 LUIGI LUCCHINI 1984 > 1988
una fase di forte instabilità a livello governativo. Roma
te specifiche ricerche economiche e sociologiche, e si pose mano all'impostazione di uno “Statuto
Dal 1976 fu una figura che non apparteneva al mondo im- L’attuale sede di Confindustria, accanto d'impresa”, con l'intento di affrancare il sistema imprenditoriale dai “lacci e laccioli” politici e burocratici
prenditoriale, ma di notevole prestigio come Guido Carli, go- al Palazzo della Civiltà del Lavoro. che ne impacciavano le potenzialità. Alla tutela degli interessi di categoria si abbinò così l'elaborazione di
vernatore dal 1960 per quindici anni della Banca d'Italia, a progetti e iniziative di più ampio respiro, intese allo sviluppo di una moderna cultura d'impresa.
essere eletto alla presidenza della Confindustria. Ma si era Era andata crescendo nel frattempo una miriade di piccole e medie aziende. E la loro performance era
tornati frattanto nel mezzo di un periodo di forti tensioni so- stata un'autentica fortuna in una fase in cui i principali gruppi industriali stavano arrancando. Delle istan-
ciali e continuava per di più a imperversare l'offensiva del ze di questa imprenditoria propagatasi “dal basso”, si rese interprete dal 1980, durante la sua presi-
terrorismo che prendeva di mira, insieme a magistrati ed denza, Vittorio Merloni, la cui esperienza imprenditoriale era coincisa con lo sviluppo di uno dei nuovi
esponenti politici, imprenditori e dirigenti industriali. Era per- distretti industriali formatisi nelle Marche. Nel corso del suo mandato si procedette alla disdetta nel 1984
ciò indispensabile che i partiti accantonassero le loro diver- del precedente accordo sulla scala mobile. Questa decisione venne sancita, l'anno dopo, dal risultato
genze e unissero le proprie forze a presidio delle istituzioni del referendum, con cui la maggior parte degli italiani si dichiararono contrari alla proposta di ripristina-
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democratiche. Fu quanto avvenne dopo il sequestro e re un congegno di indicizzazione dei salari che risultava, all'atto pratico, fonte di spinte inflattive.
l'assassinio nel maggio 1978 di Aldo Moro per mano delle “Brigate Rosse”, con la formazione di un go- Inoltre, la Confindustria andò promuovendo indagini e iniziative, di larga risonanza nella stampa e in
verno di “solidarietà nazionale”. La Confindustria contribuì, dal canto suo, attraverso le iniziative di alcuni altri media, sui temi della scuola, della ricerca e delle nuove tecnologie. Ed era stato modificato, a sim-
suoi esponenti più autorevoli, ad avallare questa svolta politica a Washington e in varie sedi internazionali. boleggiare una sintesi fra tradizione e innovazione, l'emblema della Confederazione stilizzando il se-
Ma occorreva intanto venire a capo di una nuova pesante congiuntura economica, a causa di un'ulteriore gno grafico dell'aquila e della ruota dentata e trasformando il suo logo in quello di Confindustria, più
impennata dei prezzi petroliferi avvenuta nel corso del 1979, che aveva ridato ali all'inflazione. Oltretut- semplice ed efficace in termini comunicativi.
to s'era manifestata una reviviscenza della conflittualità operaia nei principali stabilimenti. Per queste e al- Dal 1984, fu la volta di un imprenditore di prima generazione come Luigi Lucchini a valorizzare nel-
tre cause di ordine strutturale si temeva perciò una sorta di corto circuito del sistema economico. l'ambito della Confederazione il ruolo delle nuove componenti imprenditoriali che stavano afferman-
In questo frangente si rivelò preziosa l'opera di Carli, dato che mise a punto (con la collaborazione del nuo- dosi sempre più dal Nordest ad alcune località del Centrosud in via di forte sviluppo. Un fenomeno,
vo direttore generale di Confindustria, l'economista Paolo Savona) alcuni requisiti e congegni che consen- questo, che stava a dimostrare ulteriormente la centralità dell'impresa nella realtà economica e socia-
tissero di individuare le soluzioni più appropriate per un rilancio della produzione e lo sviluppo di nuove for- le del Paese. Lucchini s'impegnò anche a mettere in ordine i conti della Confederazione e a riorganiz- 1983/2003
me di governo dell'impresa. A tal fine venne istituito il Centro Studi della Confederazione, furono condot- zare la gestione editoriale del “Sole 24 Ore”.
VITTORIO MERLONI 1980 > 1984 PAOLO ANNIBALDI Direttore Generale 1984 > 1990
14. SERGIO PININFARINA 1988 > 1992
Roma
Palazzo della Luiss.
ERANO QUESTI GLI ANNI IN CUI L’ITALIA solidamento delle attività didattiche e di ricerca delle
libere Università create e patrocinate da Confindustria
STAVA SORPASSANDO LA GRAN BRETAGNA (la Luiss a Roma e la Liuc a Castellanza), nonché la
in termini di Pil e continuava ad accrescere, con l'esportazione di prodotti di sempre maggior qualità, la decisione, nella ricorrenza degli ottant'anni di vita
sua presenza in numerosi circuiti commerciali. D'altro canto, in vista dell'apertura del mercato unico eu- della Confederazione, di aprire il suo Archivio storico
ropeo prevista per il 1993, la nostra industria stava procedendo a un'opera di ristrutturazione azienda- agli studiosi.
le adottando procedimenti di lavorazione più agili e in senso orizzontale e nuovi criteri organizzativi ba- L'indirizzo della Confindustria, pronunciatasi per un più
sati su una maggior autonomia delle diverse componenti del sistema di fabbrica. Peraltro, era divenuto rapido ed efficace processo di integrazione tanto politi-
indispensabile che le imprese potessero contare su adeguate infrastrutture, su una maggiore efficienza ca che economica fra i paesi dell'Unione europea, ven-
della pubblica amministrazione e sull'ammodernamento di vari servizi del settore terziario. ne ribadito con la presidenza di Luigi Abete. D'altra par-
Sulla soluzione di questi problemi s'incentrarono pertanto gli appelli della Confindustria durante la te, assunsero notevole rilievo, durante il suo mandato,
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presidenza di Sergio Pininfarina, a capo di una delle im- l'intesa siglata nel luglio del 1992 con le organizzazio-
Progettazione Cad Cam prese più note del “made in Italy”. Nel corso del suo ni sindacali per l'abolizione della scala mobile e il pro-
mandato assunse particolare importanza l'intesa (sigla- cesso di privatizzazione del sistema industriale deter-
ta nel dicembre 1991) fra governo, Confindustria e sin- minato dall'epilogo del Ministero delle Partecipazioni
dacati, per raccordare la dinamica salariale alla lotta Statali. La Confindustria cominciò così ad ampliare la
contro l'inflazione, in quanto venne così meno, dal sua base associativa in seguito al ritorno sotto le pro-
maggio 1992, la corresponsione del “punto pesante” prie insegne di varie aziende dell'Iri che se n’erano di-
di contingenza. Risalgono a questo periodo anche la staccate nel 1957 e all'inclusione di alcuni enti (come quello delle Ferrovie) appartenenti preceden-
stesura di un Codice etico (sui principi a cui si sarebbe- temente alla sfera statale.
ro dovuti attenere gli associati) nell'ambito di una rifor- Peraltro, nel corso della prima metà degli anni Novanta, non solo numerosi esponenti del mondo po-
ma generale del sistema confederale (impostata da una litico ma anche i dirigenti di alcune imprese vennero coinvolti nelle inchieste giudiziarie su “Tangento-
Commissione presieduta da Emilio Mazzoleni), il con- poli”, sul finanziamento illecito dei partiti, che componevano soprattutto la maggioranza di governo.
LUIGI ABETE 1992 > 1996
15. GIORGIO FOSSA 1996 > 2000
In questo frangente il direttivo della Confindustria (che aveva intanto tradotto i principi del suo Codi- s'impegnò poi con particolare vigore dal 1996, durante la presidenza di Giorgio Fossa, affinché il suc-
ce etico in apposite norme per i propri associati), espresse la propria fiducia nell'opera della magistra- cessivo governo di centro-sinistra guidato da Romano Prodi agisse in modo da rendere possibile l'in- 2003/2009
tura. Inoltre, s'impegnò a favore di vari referendum gresso dell'Italia nell'Unione Economica e Monetaria Europea, ciò che avvenne nel maggio 1998.
Bruxelles
per le riforme istituzionali e intensificò i suoi rappor- Frattanto avevano cominciato a diffondersi in vari campi d'attività le nuove tecnologie informatiche. E in
Palazzo della Comunità Economica Europea.
ti con la società civile attraverso più ampie relazio- coincidenza con le loro crescenti applicazioni pure nell'ambito delle piccole imprese per particolari seg-
ni con sodalizi, istituzioni culturali, associazioni pro- menti della produzione, era andato crescendo, da parte
fessionali. Sul versante delle relazioni industriali il dei principali gruppi industriali, il decentramento di alcu- Energy Trading Room
protocollo d'accordo con i sindacati, del luglio ne loro lavorazioni verso una moltitudine di aziende mi-
1993, sulla determinazione della dinamica salaria- nori particolarmente specializzate. Questo fenomeno
le entro un tetto di inflazione programmata, segnò assunse sempre più rilievo nella seconda metà degli an-
il passaggio dal modello consociativo al nuovo me- ni Novanta. D'altro canto lo stesso presidente della Con-
26 27
todo della concertazione fra le parti sociali e il go- findustria era un imprenditore che proveniva da uno dei
verno. distretti industriali (come quello di Varese) caratterizza-
Per il nostro Paese si trattava ora di allineare i suoi ti dall'espansione delle Pmi e del loro indotto.
conti pubblici ai parametri fissati nel trattato di Maa- Fu questo un periodo in cui prese il via un intenso di-
stricht del febbraio 1992. Occorreva perciò proce- battito a più voci promosso dalla Confindustria - per ini-
dere a una serie di riforme strutturali (fra cui quel- ziativa del suo Direttore Generale, l'economista Inno-
la delle pensioni) e dare nuovo ossigeno e impulso cenzo Cipolletta - su temi cruciali come la riforma del
all'intero sistema produttivo, in quanto erano in vi- sistema previdenziale e sanitario, la semplificazione
sta sia la libera circolazione dei capitali sia la pro- legislativa e amministrativa, lo sviluppo della forma-
gressiva uniformazione delle politiche industriali e l'armonizzazione di quelle finanziarie. Furono que- zione professionale, la riduzione della pressione fisca-
sti gli obiettivi che la Confindustria pose al centro dei suoi rapporti, prima, col governo di centro-destra le sulle imprese, la liberalizzazione del sistema finan-
presieduto da Silvio Berlusconi e poi con quello “tecnico” di Lamberto Dini. La dirigenza confederale ziario e la flessibilità del mercato del lavoro.
INNOCENZO CIPOLLETTA Direttore Generale 1990 > 2000
16. ANTONIO D’AMATO 2000 > 2004
DOPO CHE NEL 1999 ERA STATA APPROVATA
DALL’ASSEMBLEA UNA “CARTA DEI VALORI
ASSOCIATIVI”, la Confederazione celebrò nel 2000 i suoi novant'anni di esistenza,
anche con l'adozione di un particolare emblema commemorativo di questa ricorrenza. Venne inoltre
istituito presso l'Università di Castellanza un Archivio del cinema industriale e delle comunicazioni
d'impresa, ricco di un migliaio di filmati, provenienti dalla cineteca di Confindustria, di particolare
importanza per la memoria storica dell'industrialismo italiano.
Durante la presidenza di Antonio D'Amato, primo imprenditore del Sud chiamato al vertice del Palaz-
zo dell'Eur, divenne sempre più pervasivo e trasversale nell'agenda di Confindustria il tema della com-
petitività, in coincidenza con gli ulteriori progressi della globalizzazione. Si provvide perciò a mettere
28 Parma 12-13 aprile 29
a punto un modello di sviluppo che fosse in grado di indicare alle imprese associate come agire effi-
2002
cacemente di fronte ai mutamenti di scenario determinati sia dalla preminenza dell'economia ameri-
Convegno
cana nelle innovazioni e nella ricerca scientifica, sia dall'irruzione sulla scena dell'industria cinese, av- del Centro Studi.
vantaggiata da costi di lavoro estremamente bassi.
Sennonché le gravi perturbazioni economiche e finanziarie provocate dall'attacco terroristico alle Twin
Towers di New York, dell'11 settembre 2001, sfociarono in una grave congiuntura recessiva. Venne
così meno la vivace fase di intensificazione degli scambi e delle relazio-
ni internazionali che s'era manifestata nel corso dell'ultimo decennio del
Novecento, all'indomani del crollo del Muro di Berlino e del regime co-
munista nei paesi dell'Est e in Russia.
In Confindustria ci si impegnò pertanto a individuare, attraverso l'appli-
cazione al Sistema-Paese del metodo del benchmarking (lo stesso del-
17. LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO 2004 > 2008
le aziende), quali fattori potessero migliorare le connotazioni dell'industria italiana e ad accrescerne re una sempre maggiore integrazione con i settori emergenti del mondo produttivo, con le nuove im-
le potenzialità. A tal fine si giunse a stabilire determinati criteri di responsabilità, trasparenza e valu- prese, con il nuovo modo di fare impresa.
tazione dei risultati, ritenuti indispensabili per la Dal 2004, con la presidenza di Luca Cordero di Montezemolo, la Confindustria agì su due fronti. Da
Parabola spaziale
transizione della nostra economia verso le fron- un lato, si impegnò a valorizzare le risorse e le potenzialità di quella parte del sistema produttivo co-
tiere di un capitalismo sempre più aperto al mer- stituito da imprese grandi e piccole che si distinguevano per particolari punte d'eccellenza, capaci
cato e per il rilancio delle aree meno sviluppate quindi di competere e affermarsi con successo sui mercati internazionali. Dall'altro, si provvide a ela-
senza più le stampelle dello Stato. Nel frattem- borare, e a porre all'attenzione delle forze politiche e del Governo, determinate misure per rimette-
po, con la “legge Biagi” del febbraio 2003, si de- re in corsa quella parte del Paese che invece stentava a crescere, non attraeva investimenti e accu-
lineò la prospettiva di un nuovo assetto del mer- sava bassi livelli di produttività. Nell'ambito delle riflessioni maturate in funzione di questo program-
cato del lavoro più agile e articolato; mentre il ma d'attività, Montezemolo sottolineò l'importanza
2004 Modelle in abiti di Laura Biagiotti
confronto tra imprese e sindacati si estese dal di una nuova cultura dell’impresa basata sul binomio
30 in occasione dell'inaugurazione 31
campo della concertazione fra le parti e il gover- fra competitività e responsabilità sociale, quale ele-
del Circuito di Formula Uno di Shanghai.
no a quello di un “nuovo dialogo sociale”. mento fondamentale per l’impostazione dei proces-
Nello stesso tempo emersero i primi lineamenti di si decisionali.
un'organizzazione interna che aveva per assi por- Ma se le imprese dovevano fare del loro meglio per con-
tanti le Federazioni regionali e per obiettivo una seguire standard di sviluppo più elevati, occorreva che
più intensa partecipazione degli associati ai pro- il Governo alleggerisse una pressione fiscale sulle azien-
cessi decisionali grazie anche all'attivismo del Co- de eccessivamente pesante. Altrettanto indispensabile
mitato della Piccola Industria e di quello dei Gio- era un protocollo con i sindacati sul Welfare che assicu-
vani Imprenditori. Venne inoltre apportato un ul- rasse concreta applicazione alla “legge Biagi” e mag-
teriore restyling dell'emblema confederale, ren- giori incentivi alla contrattazione di secondo livello.
dendo l'aquila più stilizzata ed eliminando il segno degli artigli. L’ingranaggio resta a significare il for- In via generale, l'appello che il mondo imprenditoria-
te aggancio con l’economia reale, ma la ruota dentata attenua i tratti tecnici e si apre a simboleggia- le continuava a rivolgere alla classe politica era che
18. EMMA MARCEGAGLIA dal 2008 Convegno biennale del Centro Studi
Fiere di Parma, 9-10 aprile 2010
essa eleggesse la “cultura del merito” quale elemento precipuo di riferimento: sia per garantire con- D’altronde Emma Marcegaglia si è trovata a
dizioni di equità sociale e pari opportunità di avanzamento e autorealizzazione individuale, sia per di- svolgere un compito estremamente arduo,
sincagliare il Sistema-Paese dal rischio dell'immobilismo e di una paralisi della crescita economica. in seguito alla devastante crisi finanziaria
In questo periodo la Confindustria assunse dimensioni sempre più consistenti e polisettoriali, in segui- provocata dal crollo dei principali colossi
to all'ulteriore confluenza nel suo ambito di vari gruppi facenti parte in passato del comparto pubbli- bancari americani e dai suoi effetti dirom-
co e operanti anche nel campo dei servizi e delle infrastrutture. Inoltre, insieme a varie attività in li- penti, riversatisi dagli Stati Uniti in tante al-
nea con il principio della “responsabilità sociale” dell'impresa e intonate a nuovi rapporti fra industria tre parti del mondo, sull'andamento dell'in-
e cultura, s'intensificarono le iniziative per una maggiore internazionalizzazione del nostro sistema dustria e dei servizi e sui livelli dell'occupa-
produttivo. Di qui il “lavoro di squadra” intrapreso dalla dirigenza confederale (insieme al governo, zione. Di qui il suo programma incentrato su
all'ICE e all’ABI) con l'organizzazione di numerose missioni all'estero. Inoltre il dirigente confedera- tre obiettivi: la valorizzazione delle risorse
le si impegnò nelle sedi di sua pertinenza, per un rilancio della politica europea sul versante econo- tanto delle imprese industriali che di quelle
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mico e istituzionale, mentre una novità significativa è consistita nella decisione di portare in Borsa il specializzate nel terziario avanzato ai fini di
“Sole 24 Ore”, ormai affermatosi da tempo una sempre maggiore internazionalizzazio-
Green Economy tra i principali quotidiani italiani. ne del Sistema-Paese; un'intesa con i sindacati per dare più spazio alla contrattazione di secondo livel-
Nel 2008 Emma Marcegaglia è stata eletta lo; e lo sviluppo di una “cultura della condivisione” nell'ambito delle aziende che assecondi la crescita
alla presidenza di Confindustria. È la prima della produttività e quindi dei salari.
donna a ricoprire l'incarico di rappresentante Resta fondamentale, come ribadito al Convegno di Parma dell’aprile 2010, che la classe politica affron-
degli industriali; e ciò in base a una designa- ti con determinazione, oltre al contenimento della spesa corrente il tema delle rifome a cominciare da
zione, pressoché unanime. Il consenso e la fi- quella della Pubblica Amministrazione e da una riduzione del carico fiscale su imprese e lavoratori.
ducia nei suoi riguardi hanno trovato poi ulte- Coerentemente alle scelte effettuate con lo Statuto, il Codice etico e la Carta dei valori associativi, la
riore riscontro nella crescita del numero delle Giunta confederale ha ulteriormente rafforzato il proprio impegno per garantire la più efficace tutela
imprese associate che oggi è giunto così alla dagli attacchi delle organizzazioni criminali e dalle infiltrazioni malavitose nelle attività economiche, sta-
cifra di oltre 143.000. bilendo sanzioni associative più drastiche e meccanismi di forte selezione all’ingresso in Confindustria.
19. OGGI, A CENT’ANNI DALLA SUA FONDAZIONE,
LA CONFINDUSTRIA CONTA presso l'opinione pubblica, crescente
fiducia e udienza rispetto al passato. E non solo perché sono venuti meno nel frattempo certi tabù
ideologici. Ma anche perché la diffusione di tante piccole e piccolissime imprese, per opera sovente di
persone provenienti dai ceti popolari, è stata una delle principali leve di mobilità e promozione sociale.
Si comprende pertanto come la Confindustria non si trovi più da tempo a svolgere solo compiti di rap-
presentanza e tutela degli interessi di categoria. Ma si è impegnata ad assecondare, unitamente alla
crescita del sistema economico nelle sue diverse articolazioni, l'evoluzione e la modernizzazione del-
lo scenario sociale nel suo complesso. E ciò in modo da costruire, tutti insieme, un Paese più dinami-
co e più competitivo, che creda e investa nel futuro.
34 Stazione spaziale 35
Solo così potremo, infatti, mantenere la posizione di rilievo nel firmamento economico internaziona-
internazionale
le che nel corso del tempo generazioni di italiani hanno saputo conquistare con la loro creatività e il
I moduli italiani
NODO3 e Cupola
loro talento, con la loro capacità d'iniziativa e la loro operosità.
lanciati con successo
l’8 febbraio 2010.
20. Si ringraziano per le immagini fotografiche
Alberta Simonis, Archivio Storico Fiat, pag. 7
Federica Caruso, Media & Press Office Laura Biagiotti, pag. 31
Mariarosa Sirna, Thales Alenia Space, pag. 34
Paola Rossi, Archivio Storico Zegna Baruffa Lane Borgosesia SpA, pag. 4
Cesare Genuzio, pag. 24
Mario Guerra, pagg. 27, 30
Alinari 24 ORE, pagg. 8, 14, 20
Getty Images, pagg. 26, 32
Publifoto Olycom, pag. 15
Agenzia Fotografica Sintesi, pag. 25
21. CON IL SOSTEGNO DI SPONSOR TECNOLOGICO
IN COLLABORAZIONE CON
CON IL CONTRIBUTO DI
www.centenarioconfindustria.it