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Centro di Spiritualità “Sul Monte”
                                                   Castelplanio




                                         Sul tornio
                                        della Pasqua




Centro di Spiritualità “Sul Monte”
 Via Sabatucci, 15 - tel. 0731 813408
    60031 CASTELPLANIO (AN)
      asc.castelplanio@libero.it
         www.sulmonte.org
Comunità del Centro di Spiritualità
          “Sul monte”




    Sul tornio
   della Pasqua




         Castelplanio (An)
          18 settembre 2011
Presentazione

Questo libretto, frutto di una esperienza concreta di vita spirituale,
vuole essere una traccia di riflessione per rivitalizzare la tua vita
nello Spirito (vita Spirituale), così che tu, vivendola sul serio, pos-
sa raggiungere quell’equilibrio interiore, che è il preludio della vera
pace.
Vogliamo comunicarti, anzitutto, quello che noi abbiamo ricevuto
e viviamo, e cioè il dono dell’Amore Redentivo di Cristo che, coniu-
gandosi con l’oggi della vita quotidiana, diventa progetto di vita e
pietra di paragone nei non facili discernimenti che siamo chiamati
ad operare sulla nostra storia personale e su quella travagliata del
mondo. Come far diventare “Spirituale” la vita ordinaria? Come vi-
vere da Redenti le lotte, i problemi, le sfide che ci troviamo davan-
ti e sul cui filo si gioca la costruzione del futuro? Sono domande,
queste, a cui la Chiesa tenta di dare risposte, sapendo quanto sia
difficile comunicare con linguaggi attuali, i tesori ricevuti da Dio.
Della necessità di ritradurre i misteri di Dio in linguaggi compren-
sibili alla gente del nostro tempo, parla anche Papa Benedetto nel
suo libro intervista Luce Del Mondo, quando al giornalista che lo
intervista, risponde:
“ … in questo grande contesto la religiosità deve rigenerarsi e trovare
così nuove forme espressive e di comprensione. L’uomo di oggi non ca-
pisce più immediatamente che il Sangue di Cristo sulla Croce è stato
versato in espiazione dei nostri peccati. Sono formule grandi e vere, e
che tuttavia non trovano più posto nella nostra forma mentis e nella
nostra immagine del mondo; che devono essere per così dire tradotte e
comprese in modo nuovo” (p. 192).
E ribadisce che: “viviamo in un’epoca nella quale è necessaria una nuo-
va evangelizzazione; un’epoca nella quale l’unico Vangelo deve essere
annunciato nella sua razionalità grande e perenne, ed insieme in quel-
la sua potenza che supera quella razionalità, in modo tale da giungere
in modo nuovo al nostro pensare e alla nostra comprensione.” (p.193).
Di conseguenza: “per mezzo dei grandi travagli del nostro tempo ri-
conosciamo sempre più la necessità di trovare un equilibrio interiore,
comprendiamo che abbiamo bisogno anche di una crescita spirituale”
(p. 193).
Siamo consapevoli di quanto sia necessaria la crescita spirituale di
cui parla il Papa, ed è per questo che invitiamo anche te a tornare al
centro della spiritualità cristiana, al vortice della Pasqua.
Il messaggio che vogliamo lanciarti, in realtà un semplice motto, ha
il sapore di una sfida:

                Diventa ciò che sei, per puro dono!


                             �    2   �
La bottega del vasaio.
Un piatto gira e rigira spinto dalle sue mani. Mai veloci.
Sopra un’argilla scura, informe.
E ogni tanto un po’ d’acqua l’ avvolge.
Inizia il lavoro.
Un vaso dovrà nascere.
Ed ecco le mani che prendono e modellano.
Sta per nascere un contenitore, chissà,
forse anche per mettere qualcosa di prezioso.
Ora le mani sporche si fermano.
Il vaso si rompe, ma c’è ancora da modellare.
Ancora acqua che entra in gioco.
Una nuova forma, bella , tondeggiante e …
senza sassi e senza vuoti.
Guarda un altro vaso, già cotto, della stessa pasta.
Colorato e luminoso. Finito. Fa da modello.

La vita tua: argilla nelle mani del Vasaio
Terra bruna e sporca, come le tue sofferenze.
Ma terra buona, se Lui la prende.
La purifica dalle scorie, la liscia, la libera.
Sta pendendo forma, la tua.
Non temere se non viene proprio bene
come tu vorresti e Lui vorrebbe.
C’è ancora tempo, sempre tempo.
L’acqua è il Suo Spirito , il loro (del Padre e del Figlio)
Spirito d’amore versato nel nostro cuore.
E tu sei unico.
Sei opera sua.
Attendi solo di essere riempito del Suo Amore,
così da versarlo a tutti.
Sul piatto girevole della storia ,
la tua vita sta diventando un capolavoro.
Unico come Unico è il Modello.




                               �    3   �
1. MORTE E VITA A DUELLO
Togli la Legge e metti la Pasqua nel tuo cuore!

    C’è stato un tempo in cui essere cristiani-credenti, ave-
va come modello di fondo l’osservanza della legge, quella
divina, diventata regola sociale.
Era il tempo di Zaccheo il pubblicano, di Simone il fariseo,
di Paolo che aveva fatto della Legge lo scopo della sua vita.
Era anche il tempo del precetto festivo, della decima alla
parrocchia, del voto pilotato, delle nozze riparatrici, del
soffrire oggi per il paradiso domani, ecc…
                                    Certamente era ed è sta-
                                    to sempre il tempo del-
                                    la carità nascosta oltre
                                    le divisioni sociali (es.
                                    Piergiorgio Frassati) del-
                                    la vita d’altri prima della
                                    mia (es. Gianna Beretta
                                    Molla) dell’uso intelli-
                                    gente e generoso dei sol-
                                    di (es. Marcello Candia).
                                    E’ stato anche il tempo
                                    dei martiri per la fede,
                                    per la carità, per la giusti-
                                    zia. E così via, tanto per
                                    ricordare alcuni laici de-
                                    gli ultimi tempi. E questi,
                                    vissuti anche in epoca di
cristianità, hanno tenuta accesa la fede, nel Signore che è
qui, adesso, anche per me.
Entriamo subito in questa incredibile notizia: la Pasqua!
La morte non vince. La risurrezione è iniziata! Dio è per
l’uomo vivente!
Vuoi farne parte?
Descrivendo ciò che misteriosamente accadde la notte di
pasqua, l’antichissima sequenza Victime Pascali Laudes, il
         cui canto ogni anno, proprio la mattina di pasqua,
         la Chiesa ci fa riascoltare, in un versetto dell’origi-


                           �   4   �
nale in latino, dice: “Mors et Vita duello conflixere mirando:
Dux Vitæ mortuus, regnat vivus” , che tradotto suona: Mor-
te e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore
della vita era morto, ora vive.
Questo duello tra la vita e la morte è una immagine che
parla anche a noi, perché vita e morte sono parte della vita
quotidiana. Don Giosy Cento ne ha fatto un dramma musi-
cale con sette canzoni che esprimono il travaglio umano di
Cristo e la sua vittoria sulla morte. Sulla scena, si consuma
la drammatica lotta tra la personificazione della Morte e
il Cristo-Vita, in un incalzante susseguirsi di avvenimen-
ti e personaggi: dall’ingresso a Gerusalemme all’arresto
nell’orto degli ulivi, dal processo alla crocifissione di Gesù.
Un continuo e durissimo faccia a faccia tra il bene e il male,
tra la luce e il buio! Lo scopo è chiaro: ricordare che alla fine
vincerà anche per noi la Vita. Ma questo non è percepito
da tutti.
Non è percepito da chi non vuol vedere la realtà della mor-
te. Questa, da evento naturale che conclude un percorso,
nella percezione della gente, è diventata una sorta di tabù,
una scandalosa pietra di inciampo da esorcizzare, non po-
tendola evitare. Si è pronti a qualsiasi cosa, pur di garan-
tirsi salute, efficienza, prestanza fisica… apparenza! Non
si vuole più fare i conti con il limite che pure c’è, gli si fa
la guerra in nome di una perfezione di immagine, con un
grande ed inutile dispendio di energie.
Il limite dei limiti, cioè la morte, si arriva persino a negar-
la. Negandola ci si sente al riparo, anche quando la morte
degli altri ce l’avvicina. E’ come se ciascuno pensasse: “Suc-
cede agli altri, ma non succederà a me”. Il funerale deve
essere veloce e indolore.
Lo sguardo si limita ad osservare l’orizzonte piatto della
terra, il qui ed ora, dove non c’è nulla da sperare.

In un brano teatrale, Giosy Cento mette in bocca alla mor-
te queste parole:
“Io sono il buio e la negazione. Non so se dal nulla o per
opera delle vostre mani io sono nata. Io sono l’inverno,


                           �   5   �
ho mani fredde e cuore di pietra. Io sono l’uguaglianza. All’ini-
zio ero una maschera sul tronco dell’albero della vita. Sono on-
nipresente e busso ad ogni porta. Meno l’uomo mi pensa e più
gli sono vicino. Io sono l’ultima lettera dell’alfabeto e sono il
pulsante di una luce accecante… Fino a stasera sono padrona
del mondo… perché tutti avete paura di me… avete paura sol-
tanto a nominarmi… io ci sono e sono vostra sorella… la sorella
morte.
Guardatemi bene in faccia. Su questo palcoscenico di Gerusa-
lemme sto per giocarmi una partita decisiva: chi vince avrà il
dominio del mondo. Ma come in ogni buona partita ognuno
farà le sue mosse. Sapete che in questi giorni, a Gerusalemme,
il profeta di Nazareth dovrà vedersela con i miei alleati: i sacer-
doti, i farisei, le forze politiche.
Mi mette un po’ di pensiero il popolo: questo popolo testardo
che si lascia entusiasmare dai suoi giochi di prestigio… Lui qui
si gioca tutto: se riesco a farlo fuori sarò in pace per almeno tre-
mila anni. Silenzio: arrivano… i suoi fans. Fischio d’inizio…”

     Questo trionfalismo, che la morte sembra mostrare an-
cora oggi, in realtà è solo un ombra che spaventa chi non
conosce Cristo e rifiuta di entrare nel circolo del suo Amore
redentivo.
Questo amore che salva dalla paura stessa della morte, è
a portata di mano ed è per tutti, perché Cristo, ha vinta la
morte sul serio. Il Risorto, ha dimostrato che l’amore sa
combatte e vincere anche le battaglie impossibili.
Il fuoco dell’Amore, dell’amore di Dio per l’umanità, brilla,
oggi più che mai, come un faro luminoso che infonde for-
za e speranza ai naufraghi che lottano contro i flutti della
vita, e continuerà a brillare per attirare all’approdo sicuro,
che è poi la felicità che andiamo cercando. Per questo è an-
cora acceso! Un messaggio così, come può non interessare
anche chi non crede in Cristo?




                            �    6   �
2. IL PASSAGGIO PASQUALE:
ESIGENZA DI VERITÀ PROFONDA
Smetti di verniciarti da cristiano
e lascia che Cristo ti entri nel cuore…

     Dal Concilio Vaticano II, anni ’60 in poi, nella Chiesa,
si è parlato molto del Mistero Pasquale. Questo discuter-
ne è stato per molti versi fruttuoso perché ha avviato un
cambiamento di sensibilità riguardo alla natura stessa del-
la Chiesa che da Istituzione
è tornata ad essere Mistero.
L’attenzione è tornata sul
Mistero che la abita.
Di che si tratta?
Si tratta del culmine della
vita di Cristo Gesù, il suo
passaggio (= pasqua) dalla
morte alla vita, da questo
mondo al Padre. Questo è il
cuore dalla nostra fede.
Un evento grande, quello
della Pasqua, che ha lascia-
to un segno indelebile nella
nostra storia.
E’ grande perchè segnato dall’amore, quello dello Sposo –
Cristo verso la Sposa- Chiesa (popolo di Dio), che si uni-
scono in un mistico matrimonio, in cui il patto nuziale è
sigillato con il Sangue che redime. L’amore dello Sposo,
in questo caso, è veramente totale perché arriva a dare la
vita per la Sposa. La metafora nuziale può apparire, oggi,
persino inappropriata, perché la Chiesa, è sempre esposta
all’infedeltà, come lo sono, sempre più spesso, gli sposi.
Ma il paragone è buono perché rimette in primo piano l’es-
senza dell’amore, che quando è vero, si fonda su una rela-
zione profonda, libera, fedele, senza condizioni, aperta alla
novità.
Come in un matrimonio: questione di amore, solo
amore!


                         �   7   �
Che ne dite?
Questo modo di vedere la Pasqua è veramente nuovo.
Qualcuno si stupisce che si possa chiamare “nozze”. Ma
“qui l’Amore s’è fatto sublime abbraccio di sangue”, come
recita un canto del nostro gruppo Shalom. Quando Cristo
s’è lasciato prendere e immergere nella vita umana fino alla
morte, è stato questo il suo abbraccio all’uomo, a me, a te,
a tutti. Così stretto che la sua vita divina ci ha trasformati
in Lui. Lo diceva S. Paolo, che lo aveva capito bene: Non
mi interessa più chi ero io, cosa avevo fatto di eccezionale,
la mia fedeltà alla legge che mi faceva bravo, anzi bravissi-
mo… ora conosco solo Lui, e non son più io che vivo ma è
Lui che vive in me.




Chi vuol essere cristiano e crescere in questa identità, non
può limitarsi a pure pratiche religiose, o ad una vita mo-
ralmente ineccepibile. La fede è un cammino verso la pro-
fondità, non pratica esteriore. E coinvolge anima, corpo
e spirito in un processo di continua Pasqua, di passaggio
dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, dalla medio-
crità di una vita “normale” e banale ad una vita di amore…
amore che cresce.
         Quando il Concilio afferma che alla base della vita
         della Chiesa e quindi di ogni cristiano c’è una esi-


                         �    8   �
genza primaria e non trascurabile, che è vivere in Cristo
la sua Pasqua, intende dire che i cambiamenti e il rinno-
vamento non possono mai essere esteriori, come se fosse
sufficiente una pennellata di vernice, ma toccano il pro-
fondo del cuore e lo uniscono al Signore nel Suo Mistero
Pasquale.
Questo è vero per tutti i cristiani, anche quando sono sen-
za forza e senza meriti. Alcuni non lo sanno. Altri si accon-
tentano di pratiche esteriori, che non incidono nelle scelte
concrete della propria vita né in quella del mondo; altri
invece sono così coinvolti, che sono in continua trasfor-
mazione.
Il Mistero Pasquale di Cristo Vivo in noi è come un faro po-
tente che illumina la strada; come energia sprigionata da
carburante che brucia e spinge il motore verso la cima del
monte, verso la santità che è pienezza di vita in Dio.
E’ arte di vasaio, nelle cui mani prende forma il capolavo-
ro unico e irrepetibile. Bene espresse Paolo VI a 10 anni
dalla chiusura del Vaticano II, nel 1975, quando scrisse
nella Evangelii Nuntiandi: “…occorre evangelizzare - non in
maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma
in modo vitale, in profondità e fino alle radici - la cultura e le
culture dell’uomo, nel senso ricco ed esteso che questi termini
hanno nella Costituzione «Gaudium et Spes» (50), partendo
sempre dalla persona e tornando sempre ai rapporti delle per-
sone tra loro e con Dio”.
Questa centralità della persona è stata finalmente ritro-
vata e ben espressa nel Convegno Nazionale di Verona
quando si riporta l’attenzione sull’unità della persona (cfr.
capitolo 4 della Nota pastorale dell’Episcopato italiano dopo il
4° Convegno Ecclesiale Nazionale “Testimoni del grande “sì” di
Dio all’uomo”).
Non sentiamo forse anche dentro di noi la rottura tra van-
gelo (valori e fede ricevuti dalle passate generazioni) e la
cultura dominante (cfr EN 20), tra lo stile di vita e l’ispira-
zione evangelica che pure non vogliamo perdere ?
E’ come dire: non basta leggere un buon libro, bi-
sogna mangiare la Parola.


                           �    9   �
Non basta andare a messa, bisogna assaporare il dono che
si riceve. Non basta un gesto di carità o un moto di giusti-
zia, occorrono criteri nuovi che incidano sulle scelte.
Non basta la novità di un gesto, occorre un sangue nuovo.


3. IL PASSAGGIO CHE TI È DATO IN DONO
Scendi dall’albero che ti nasconde e inginocchiati a mani
aperte: è tutto dono!

    Zaccheo era salito sul sicomoro, per vedere senza es-
sere visto. Il suo potere economico lo poneva tra i grandi.
Scendi - gli dice il Signore - scendi a terra come ogni uomo
e accoglimi nella tua casa. Mangiamo insieme. Io ti darò
il mio amore che perdona. Lo vuoi? Scendi e apri la porta
della tua casa.
Gesù dice queste stesse parole anche a noi, anche a te. La-
scia fare a Lui. Lui sa fare solo doni, anche quando ci co-
stringe ad abbassare la cresta.
Una volta ho visto un padre che aiutava suo figlio, ad at-
traversare un torrente. Non c’era il ponte ma solo qualche
ramo a cui attaccarsi. Il padre non si è caricato il bambino
sulle spalle. Gli ha semplicemente teso la mano per aiutar-
lo a spiccare il salto. Se il bambino avesse preteso di fare
da solo...
Mi è parso un bel simbolo della Pasqua, il passaggio alla
vita. Come avviene questo per noi oggi?
Se entri in una chiesa cristiana, lo puoi immaginare dalle cose
che vedi.
In molte chiese ci possono essere statue ed immagini ma al
centro c’è sempre un altare e accanto all’altare una Croce.
Morendo sulla Croce, Cristo ha dato la sua vita divina, il
suo Spirito, e noi lo riceviamo già nel Battesimo, ma lo
accogliamo ancora nella Eucaristia, nel Corpo di Cristo, il
Pane consacrato, che mangiamo e nel Sangue che bevia-
mo. Solo in Lui e con Lui, possiamo vivere un percorso
         interiore. Come Lui è stato animato dallo Spirito
         d’amore del Padre e gli ha risposto con altrettanto


                          �   10 �
Spirito d’amore, così, noi, accogliendolo in noi, possiamo
percorrere la vita sulle sue orme. Il “Fate questo in me-
moria di me” e il “Prendete e mangiatene..” Prendete e be-
vetene tutti..” è il cuore della nostra vita umana piena di
Lui. Solo in Lui possiamo camminare fino alla pienezza,
percorrendo sentieri non facili, né prevedibili. Ma sempre
in buona compagnia. La sua.
Facile a dirsi, ma difficile a farsi. Non si tratta semplice-
mente di offrirgli uno spazio, in mezzo a tante altre cose,
sentimenti, desideri e scelte, ma di farsi pervadere tutto
l’essere, di consegnargli tutta la nostra vita. Quando è nel-
le sue mani, allo-
ra ogni aspetto
d e l l ’e s i s t e n z a
umana diventa
luogo di presenza
di Dio. Diventa
amore. Proprio
come Cristo a
Nazareth e fin
sulla croce. La
consegna di sé è stata avvolta di buio, di notte, di abbando-
no, addirittura di tradimento. Ma questo processo di puri-
ficazione l’ha fatto più spirituale che mai.
Così è per noi.. Il cammino della vita assomiglia ad una
salita, resa meno faticosa dal desiderio di incontrare lo
Sposo faccia a faccia. Salita è pazienza, è perseveranza, è
attenzione e vigilanza, è crederci e andare avanti, abban-
donarsi alla sua parola che chiama. Se percorrendo la via ci
imbattiamo nella sua tomba vuota e la vediamo illumina-
ta dalla gloria che scende dall’alto, allora abbiamo trovato
una stanza nuziale in cui unirsi profondamente a Lui e Lui
come uno Sposo ci porterà in alto, fino oltre l’orizzonte che
noi stessi possiamo vedere o immaginare.
Nella salita Cristo stesso ha previsto alcuni appuntamen-
ti. E’ come se avesse lasciato lui anzitutto una dimora. E’
la Comunità dei fratelli e sorelle di fede. Questi si
lasciano chiamare ed invitare al Banchetto da Lui


                         �   11 �
preparato, l’Eucaristia. Addirittura si fermano volentieri
per guardare, ricordare e stupirsi (l’adorazione) del tanto
amore. Non un banchettare da abitudinari inconsapevoli,
ma un ritrovarsi intorno ad una mensa tra persone co-
scienti, che ascoltano, si interrogano, si affidano alla Pa-
rola, alla narrazione ripetuta della Pasqua. E non vedono
l’ora di uscire per coinvolgere altri e per offrire al mondo
un gesto nuovo, trasformante, una scelta di bellezza e di
speranza. Più si frequentano e più sostituiscono alle parole
il silenzio amoroso. Finché Lui, Cristo sia tutto in tutti.


4. LE MANI DELL’AMORE SULLA TUA VITA
Lascia fare al Vasaio: ha le mani d’oro;
non metterci le tue…

                                “Quando ci mette le mani
                                Lui, è sicuro che viene fuori
                                un capolavoro”! si afferma di
                                qualcuno che ha le mani d’oro.
                                Questa frase non l’ha detta
                                Gesù, ma l’ha pensata. Almeno
                                lo presumiamo.
                                Alla fine della sua vita sulla
                                Croce ha pronunciato le paro-
                                le: “Padre, nelle tue mani conse-
                                gno il mio spirito!” (Lc 23,45).
                                E all’inizio della sua Passione,
nella lotta per la fedeltà al Getsemani ha ripetuto: “«Padre,
se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la
mia, ma la tua volontà». (Lc 22,42). Le mani del Padre, sta-
vano consegnando al Figlio il calice della sua passione per
noi. Lui ha detto il suo sì, si è messo al posto nostro. Anche
nella Cena, come è stato raccontato da Giovanni non ha
fatto altro che pregare il Padre perché si compisse la Sua
gloria e i suoi discepoli restassero uniti nell’amore.
          Quello che stiamo raccontando di Gesù, avviene
          anche per noi.


                           �   12 �
Tutto è dono, ma anche tutto è conquista. Lo scriveva Pa-
olo VI nell’Evangelii Nuntiandi al n 10: “Questo Regno e
questa salvezza, …. ogni uomo può riceverli come grazia e
misericordia, e nondimeno ciascuno deve, al tempo stesso,
conquistarli con la forza - appartengono ai violenti, dice il
Signore ) - con la fatica e la sofferenza, con una vita secon-
do il Vangelo, con la rinunzia e la croce, con lo spirito delle
beatitudini. Ma, prima di tutto, ciascuno li conquista me-
diante un totale capovolgimento interiore che il Vangelo
designa col nome di «metánoia», una conversione radicale,
un cambiamento profondo della mente e del cuore”.
Lasciarsi cambiare dalle mani del Padre; è questo il movi-
mento che avviene nella nostra esistenza.

E’ illuminante a questo proposito l’esperienza di Geremia:
Questa parola fu rivolta a Geremia da parte del Signore:
«Prendi e scendi nella bottega del vasaio; là ti farò udire la
mia parola». Io sono sceso nella bottega del vasaio ed ecco,
egli stava lavorando al tornio Ora, se si guastava il vaso che
egli stava modellando, come capita con la creta in mano
al vasaio, egli rifaceva con essa un altro vaso, come ai suoi
occhi pareva giusto.
Allora mi fu rivolta la parola del Signore: «Forse non potrei
agire con voi, casa di Israele, come questo vasaio? Oraco-
lo del Signore. Ecco, come l’argilla è nelle mani del vasaio,
così voi siete nelle mie mani, casa di Israele. Talvolta nei ri-
guardi di un popolo o di un regno io decido di sradicare, di
abbattere e di distruggere; ma se questo popolo, contro il
quale avevo parlato, si converte dalla sua malvagità, io mi
pento del male che avevo pensato di fargli. Altra volta nei
riguardi di un popolo o di un regno io decido di edificare e
di piantare; ma se esso compie ciò che è male ai miei occhi
non ascoltando la mia voce, io mi pentirò del bene che ave-
vo promesso di fargli. (cap.18, 1- 10)
L’azione umile e quotidiana del vasaio, agli occhi attenti
del profeta, diventa parabola che chiama a superare la pri-
ma alleanza. A provocare questo è proprio il fatto
doloroso della sconfitta, dell’essere caduti nella


                          �   13 �
mani nemiche.
                                          Nel quadro di que-
                                          ste vicende sto-
                                          riche il profeta
                                          Geremia ricevette
                                          da Dio l’incarico
                                          di spiegare ai suoi
                                          contemporanei il
                                          significato     della
                                          tragedia che stava-
no vivendo. Anche nella disfatta, c’è un nuova realtà che
viene donata. Diremmo: anche quando le mani del Padre
sembrano distruggere, in realtà sta facendo una cosa nuo-
va, veramente diversa dalla semplice alleanza nella Legge.
E’ la legge dell’amore che guida la mano del Padre.
Il piano di Dio non è la distruzione, ma il rifacimento con-
tinuo e nuovo. L’antica alleanza ne preannuncia una nuova
basata sul dono dello Spirito. Dice il Signore:
     «Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali con
la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una
alleanza nuova. Non come l’alleanza che ho conclusa con
i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal
paese d’Egitto, una alleanza che essi hanno violato, ben-
ché io fossi loro Signore. Parola del Signore. Questa sarà
l’alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei
giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo,
la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi
il mio popolo. Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri,
dicendo: Riconoscete il Signore, perché tutti mi conosce-
ranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore; poi-
ché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più
del loro peccato».( Ger 31,31-34) Questo rinnovamento
avviene con il Mistero pasquale di Cristo che culmina nel
dono dello Spirito..
L’adulto è chiamato sempre a “far venir fuori l’uomo
dall’uomo, a far nascere la sua verità, la verità di se stesso,
         chi egli è” (Semeraro). In genere questo lo vive da
         padre, educatore, maestro, ma prima deve viverlo


                          �   14 �
in se stesso. La storia che sperimenta, lo mette alla pro-
va, sempre, e non di rado fa cambiare i suoi ideali e sogni.
Un cristiano che vuol diventare adulto nella fede non può
semplicemente ripetere pratiche, senza lasciare che sia
coinvolta la sua vita concreta, perché sia una vita plasmata
dal Vangelo.
Che senso stai dando alle sofferenze, alle fermate, alle
smentite, alle prove della vita?


5. L’ACQUA DELLO SPIRITO
CHE TI FA GUSTARE LA VITA
Lasciati bagnare e penetrare dallo Spirito,
l’acqua ti trasforma, lentamente…

     Il nostro Vasaio ha bisogno di acqua perché la creta
aderisca alle sue mani, al suo progetto. E l’acqua dello Spi-
rito ci è donata.
Sulla Croce, Giovanni registra un fatto emblematico. Dice
“uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne
uscì sangue e acqua”. (Gv 19,34). E’ lo Spirito che all’adul-
to Nicodemo garantisce una nuova nascita: «In verità, in
verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può
entrare nel regno di Dio. (Gv 3,5). E’ lo Spirito che alla Sama-
ritana viene promesso come sazietà e utilità: “…ma chi ber-
rà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi,
l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che
zampilla per la vita eterna». Il Vaso sarà pieno e sarà versato
nel cuore di tanti.
Questo bisogno di spiritualità è oggi presente in molti adul-
ti in ricerca. Tanto che Giovanni Paolo II, all’inizio di questo
millennio, esortando la Chiesa a ridare il giusto primato alla
spiritualità nella sua vita di fede e nell’evangelizzazione, così
si esprimeva: Non è forse un segno dei tempi che si registri oggi,
nel mondo, nonostante gli ampi processi di secolarizzazione, una
diffusa esigenza di spiritualità, che in gran parte si esprime in
un rinnovato bisogno di preghiera? (Giovanni Paolo II,
Novo Millennio Ineunte, 33).


                           �   15 �
Il contesto sociale in cui siamo inseriti è in continua evo-
luzione e non possiamo non tenerne conto. Nei paesi di
antica cristianizzazione, come il nostro, si stanno facen-
do strada altre religioni e sistemi di pensiero religioso, che
offrono risposte nuove ai bisogni interiori degli uomini e
delle donne del nostro tempo. In questo contesto, la Chie-
sa è sfidata a ricercare nuove vie di accesso al cuore tiepido
dei cristiani di oggi e a riversarvi l’acqua viva della fede e
dello Spirito. Una autentica testimonianza di vita spiritua-
le può far rinascere, in chi non ce l’ha ancora, il desiderio
di calare nelle profondità del proprio essere, per ricercarvi
la presenza di Dio che ci viene incontro dal mistero della
vita. E il Papa, a questo proposito diceva ancora:
    Noi che abbiamo la grazia di credere in Cristo, rivelatore del
    Padre e Salvatore del mondo, abbiamo il dovere di mostra-
    re a quali profondità possa portare il rapporto con lui. La
    grande tradizione mistica della Chiesa, sia in oriente che in
    occidente, può dire molto a tal proposito. Essa mostra come
    la preghiera possa progredire, quale vero e proprio dialogo
    d’amore, fino a rendere la persona umana totalmente pos-
    seduta dall’amato divino, vibrante al tocco dello Spirito, fi-
    lialmente abbandonata nel cuore del Padre (Ib).
La persona adulta rischia di non gustare la sua vita, presa
com’è dagli impegni e dai ritmi della vita sua e dei suoi. La
Pasqua di Cristo in lui, porta il dono dello Spirito.
La sera della Pasqua, nonostante le porte chiuse dalla pau-
ra e dall’impossibile futuro, viene il Signore e ripete il suo
dono: “Shalom” (che è armonia e unità, gusto del vivere e
dell’amare) e offre il suo Spirito: Ricevete lo Spirito Santo.
E’lo Spirito del Risorto che libera dal male, riconcilia e sal-
va. Questo Spirito è dato a noi. E noi lo trasmettiamo agli
altri. Si innesca così un circuito di accoglienza-donazione
che è la più grande avventura della vita adulta.
Allora il credente che vuol crescere nella maturità della vita
spirituale, deve lasciarsi portare dalla corrente che scende
dal monte e diventare lui stesso, come il suo Signore, un
          Regalo d’Amore.
          Il narcisismo e le paure che impantanano e impu-


                           �   16 �
tridiscono l’esistenza, se ne andranno.
Quando Giovanni vede uscire dal costato “sangue ed ac-
qua” vede già in azione lo Spirito e il Sangue della Santa
Cena. La trasformazione avviene nei sacramenti, e in par-
ticolare nell’Eucaristia, quando vengono accolti e vissuti:
“Prendete e mangiate”. “Fate questo in memoria di me”.


6. IL MODELLO È LUI, CHE ABITA IN TE.
Prenditi la creta che sei tu e che è anche Lui,
già trasformato, modello vivo.

    Quando il Vasaio Divino sta modellando in te il suo ca-
polavoro, ha davanti agli occhi il Figlio Suo. Tu sarai figlio
“nel Figlio”. Questa formula “in”, piace tanto a san Paolo
che ha fatto esperienza
del Risorto che libera e
salva. La ripete decine
di volte nelle sue lettere.
Dopo la Pentecoste, è
in atto questa opera
di modellamento della
creta, secondo il divino
modello. E’ una spiri-
tualità della imitazione
di Cristo che ha formato
tanti santi. Charles De
Foucauld diceva: “Guar-
diamo i santi, ma non
attardiamoci nella loro
contemplazione. Contempliamo con essi colui la cui contempla-
zione ha riempito la loro vita. Approfittiamo del loro esempio,
ma senza fermarci a lungo, né prendere per modello questo o
quel santo, ma prendendo da ciascuno chi solo è vero modello,
servendoci così dei loro esempi, non per imitare essi, ma per
meglio imitare Gesù.”
Diventare ciò che siamo: santi. E’ un impegno fon-
damentale. E’ l’altezza alla quale il Papa all’inizio


                          �   17 �
del III millennio chiamava la Chiesa:
Già il Concilio Vaticano Il, mostrando a quali altezze di pie-
nezza spirituale è destinata la vita cristiana e quale am-
piezza essa raggiunge, aveva affermato che tutti i battez-
zati, indistintamente, sono chiamati alla santità. Si legge
infatti nella costituzione “Lumen Gentium” sulla Chiesa:
E’ chiaro a tutti che tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono
chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione
della carità... Nei vari generi di vita e nei vari compiti una uni-
ca santità è coltivata da quanti sono mossi dallo Spirito di Dio
e, obbedienti alla voce del Padre e adorando in spirito e veri-
tà Dio Padre, camminano al seguito del Cristo povero, umile
e carico della croce, per meritare di essere partecipi della sua
gloria. Ognuno secondo i propri doni e uffici deve senza indugi
avanzare per la via della fede viva, la quale accende la speranza
e opera per mezzo della carità (Lumen Gentium, nn. 40-41).
La via maestra, da percorrere, offerta a tutti, nel cammino di
maturazione spirituale, come lo stesso Concilio ricorda, è la
partecipazione al mistero pasquale di Cristo: Lo Spirito Santo
dà a tutti la possibilità di venire associati, nel modo che Dio co-
nosce, al mistero pasquale di Cristo (Gaudium et Spes, n. 22).
La vita spirituale allora é un lasciarsi guidare dallo Spiri-
to Santo verso una progressiva assimilazione al mistero di
Cristo morto e risorto.
Il cristiano che vive secondo lo Spirito, è attento all’azione
di Dio nella sua vita interiore ed esteriore e non si preoc-
cupa di essere già pienamente purificato o senza peccato.
E’ cosciente che lo Spirito di Cristo risorto è operante in lui
e lo conduce verso la pienezza della vita, pur abitando un
mondo pieno di conflitti e di contraddizioni.
San Paolo invita i primi cristiani ad “abitare nella storia”,
lasciandosi trasformare dallo Spirito del Risorto che, di
gloria in gloria, conduce alla piena maturità di Cristo (Ef 4,
13). La trasformazione lenta e graduale della propria vita
in Cristo ci rende uomini e donne della Pasqua: testimoni
adulti, nel mondo, della fede nel Cristo pasquale.




                            �   18 �
7. SUL TORNIO DELLA STORIA
Ora entra nel tuo lavoro, nelle tue relazioni
e lasciati ispirare lo stile di vita…

    Dopo la Pasqua del Signore, Simone disse: “Torniamo a pe-
scare!” Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora usciro-
no e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli
non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli,
non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli
disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e tro-
verete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la




grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava
disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era
il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era sve-
stito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con
la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti
lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a
terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.
Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora».
Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete pie-
na di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la
rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E
nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?»,
perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si av-


                            �   19 �
vicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la
terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere
risorto dai morti.” (Gv 21, 3-14)
Lavoro, relazioni, famiglia, trasformazione del mondo
per aprirlo al Regno, novità della politica, della società,
dell’economia, della stessa finanza... “tutto è vostro, ma voi
siete di Cristo e Cristo è di Dio” (1 Cor 3,23). Competenza
nella scelte da compiere dentro la storia e attenzione alla
sua anima, quella del Cristo “cuore del mondo”.
L’obbedienza produce l’abbondanza. Il Signore è sempre
con noi. Il suo Sangue è nostro.
Ora inizia il lavoro di “mediazione”, perché non pensare
che sia facile vivere uno stile di vita ispirato dalla fede. Ora
inizia il tuo “battesimo”, la tua immersione nel mondo per
rinascere con il mondo verso la pienezza del Regno. Il Re-
gno è qui, ma non ancora definitivo, in nessuna delle realtà
mondane e neppure ecclesiali.
Il nostro progetto prevede di affrontare almeno alcuni di que-
sti ambiti di vita, come ha fatto la Chiesa a Verona. Intanto
facciamo unità di tutta la nostra vita sul tornio della Pasqua.


           Dopo aver letto queste indicazione di
    SPIRITUALITÀ PASQUALE, raccogli qui i tuoi slogan
       per non dimenticare mai ciò che hai scoperto
   come via luminosa per la tua maturazione spirituale.




         Foto: percorsi di meditazione - dalla Gola dell’Infernaccio all’Eremo


                                  �     20 �

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Sul tornio della pasqua- centro di Spiritualità sul Monte, 2011

  • 1. Centro di Spiritualità “Sul Monte” Castelplanio Sul tornio della Pasqua Centro di Spiritualità “Sul Monte” Via Sabatucci, 15 - tel. 0731 813408 60031 CASTELPLANIO (AN) asc.castelplanio@libero.it www.sulmonte.org
  • 2. Comunità del Centro di Spiritualità “Sul monte” Sul tornio della Pasqua Castelplanio (An) 18 settembre 2011
  • 3. Presentazione Questo libretto, frutto di una esperienza concreta di vita spirituale, vuole essere una traccia di riflessione per rivitalizzare la tua vita nello Spirito (vita Spirituale), così che tu, vivendola sul serio, pos- sa raggiungere quell’equilibrio interiore, che è il preludio della vera pace. Vogliamo comunicarti, anzitutto, quello che noi abbiamo ricevuto e viviamo, e cioè il dono dell’Amore Redentivo di Cristo che, coniu- gandosi con l’oggi della vita quotidiana, diventa progetto di vita e pietra di paragone nei non facili discernimenti che siamo chiamati ad operare sulla nostra storia personale e su quella travagliata del mondo. Come far diventare “Spirituale” la vita ordinaria? Come vi- vere da Redenti le lotte, i problemi, le sfide che ci troviamo davan- ti e sul cui filo si gioca la costruzione del futuro? Sono domande, queste, a cui la Chiesa tenta di dare risposte, sapendo quanto sia difficile comunicare con linguaggi attuali, i tesori ricevuti da Dio. Della necessità di ritradurre i misteri di Dio in linguaggi compren- sibili alla gente del nostro tempo, parla anche Papa Benedetto nel suo libro intervista Luce Del Mondo, quando al giornalista che lo intervista, risponde: “ … in questo grande contesto la religiosità deve rigenerarsi e trovare così nuove forme espressive e di comprensione. L’uomo di oggi non ca- pisce più immediatamente che il Sangue di Cristo sulla Croce è stato versato in espiazione dei nostri peccati. Sono formule grandi e vere, e che tuttavia non trovano più posto nella nostra forma mentis e nella nostra immagine del mondo; che devono essere per così dire tradotte e comprese in modo nuovo” (p. 192). E ribadisce che: “viviamo in un’epoca nella quale è necessaria una nuo- va evangelizzazione; un’epoca nella quale l’unico Vangelo deve essere annunciato nella sua razionalità grande e perenne, ed insieme in quel- la sua potenza che supera quella razionalità, in modo tale da giungere in modo nuovo al nostro pensare e alla nostra comprensione.” (p.193). Di conseguenza: “per mezzo dei grandi travagli del nostro tempo ri- conosciamo sempre più la necessità di trovare un equilibrio interiore, comprendiamo che abbiamo bisogno anche di una crescita spirituale” (p. 193). Siamo consapevoli di quanto sia necessaria la crescita spirituale di cui parla il Papa, ed è per questo che invitiamo anche te a tornare al centro della spiritualità cristiana, al vortice della Pasqua. Il messaggio che vogliamo lanciarti, in realtà un semplice motto, ha il sapore di una sfida: Diventa ciò che sei, per puro dono! � 2 �
  • 4. La bottega del vasaio. Un piatto gira e rigira spinto dalle sue mani. Mai veloci. Sopra un’argilla scura, informe. E ogni tanto un po’ d’acqua l’ avvolge. Inizia il lavoro. Un vaso dovrà nascere. Ed ecco le mani che prendono e modellano. Sta per nascere un contenitore, chissà, forse anche per mettere qualcosa di prezioso. Ora le mani sporche si fermano. Il vaso si rompe, ma c’è ancora da modellare. Ancora acqua che entra in gioco. Una nuova forma, bella , tondeggiante e … senza sassi e senza vuoti. Guarda un altro vaso, già cotto, della stessa pasta. Colorato e luminoso. Finito. Fa da modello. La vita tua: argilla nelle mani del Vasaio Terra bruna e sporca, come le tue sofferenze. Ma terra buona, se Lui la prende. La purifica dalle scorie, la liscia, la libera. Sta pendendo forma, la tua. Non temere se non viene proprio bene come tu vorresti e Lui vorrebbe. C’è ancora tempo, sempre tempo. L’acqua è il Suo Spirito , il loro (del Padre e del Figlio) Spirito d’amore versato nel nostro cuore. E tu sei unico. Sei opera sua. Attendi solo di essere riempito del Suo Amore, così da versarlo a tutti. Sul piatto girevole della storia , la tua vita sta diventando un capolavoro. Unico come Unico è il Modello. � 3 �
  • 5. 1. MORTE E VITA A DUELLO Togli la Legge e metti la Pasqua nel tuo cuore! C’è stato un tempo in cui essere cristiani-credenti, ave- va come modello di fondo l’osservanza della legge, quella divina, diventata regola sociale. Era il tempo di Zaccheo il pubblicano, di Simone il fariseo, di Paolo che aveva fatto della Legge lo scopo della sua vita. Era anche il tempo del precetto festivo, della decima alla parrocchia, del voto pilotato, delle nozze riparatrici, del soffrire oggi per il paradiso domani, ecc… Certamente era ed è sta- to sempre il tempo del- la carità nascosta oltre le divisioni sociali (es. Piergiorgio Frassati) del- la vita d’altri prima della mia (es. Gianna Beretta Molla) dell’uso intelli- gente e generoso dei sol- di (es. Marcello Candia). E’ stato anche il tempo dei martiri per la fede, per la carità, per la giusti- zia. E così via, tanto per ricordare alcuni laici de- gli ultimi tempi. E questi, vissuti anche in epoca di cristianità, hanno tenuta accesa la fede, nel Signore che è qui, adesso, anche per me. Entriamo subito in questa incredibile notizia: la Pasqua! La morte non vince. La risurrezione è iniziata! Dio è per l’uomo vivente! Vuoi farne parte? Descrivendo ciò che misteriosamente accadde la notte di pasqua, l’antichissima sequenza Victime Pascali Laudes, il cui canto ogni anno, proprio la mattina di pasqua, la Chiesa ci fa riascoltare, in un versetto dell’origi- � 4 �
  • 6. nale in latino, dice: “Mors et Vita duello conflixere mirando: Dux Vitæ mortuus, regnat vivus” , che tradotto suona: Mor- te e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto, ora vive. Questo duello tra la vita e la morte è una immagine che parla anche a noi, perché vita e morte sono parte della vita quotidiana. Don Giosy Cento ne ha fatto un dramma musi- cale con sette canzoni che esprimono il travaglio umano di Cristo e la sua vittoria sulla morte. Sulla scena, si consuma la drammatica lotta tra la personificazione della Morte e il Cristo-Vita, in un incalzante susseguirsi di avvenimen- ti e personaggi: dall’ingresso a Gerusalemme all’arresto nell’orto degli ulivi, dal processo alla crocifissione di Gesù. Un continuo e durissimo faccia a faccia tra il bene e il male, tra la luce e il buio! Lo scopo è chiaro: ricordare che alla fine vincerà anche per noi la Vita. Ma questo non è percepito da tutti. Non è percepito da chi non vuol vedere la realtà della mor- te. Questa, da evento naturale che conclude un percorso, nella percezione della gente, è diventata una sorta di tabù, una scandalosa pietra di inciampo da esorcizzare, non po- tendola evitare. Si è pronti a qualsiasi cosa, pur di garan- tirsi salute, efficienza, prestanza fisica… apparenza! Non si vuole più fare i conti con il limite che pure c’è, gli si fa la guerra in nome di una perfezione di immagine, con un grande ed inutile dispendio di energie. Il limite dei limiti, cioè la morte, si arriva persino a negar- la. Negandola ci si sente al riparo, anche quando la morte degli altri ce l’avvicina. E’ come se ciascuno pensasse: “Suc- cede agli altri, ma non succederà a me”. Il funerale deve essere veloce e indolore. Lo sguardo si limita ad osservare l’orizzonte piatto della terra, il qui ed ora, dove non c’è nulla da sperare. In un brano teatrale, Giosy Cento mette in bocca alla mor- te queste parole: “Io sono il buio e la negazione. Non so se dal nulla o per opera delle vostre mani io sono nata. Io sono l’inverno, � 5 �
  • 7. ho mani fredde e cuore di pietra. Io sono l’uguaglianza. All’ini- zio ero una maschera sul tronco dell’albero della vita. Sono on- nipresente e busso ad ogni porta. Meno l’uomo mi pensa e più gli sono vicino. Io sono l’ultima lettera dell’alfabeto e sono il pulsante di una luce accecante… Fino a stasera sono padrona del mondo… perché tutti avete paura di me… avete paura sol- tanto a nominarmi… io ci sono e sono vostra sorella… la sorella morte. Guardatemi bene in faccia. Su questo palcoscenico di Gerusa- lemme sto per giocarmi una partita decisiva: chi vince avrà il dominio del mondo. Ma come in ogni buona partita ognuno farà le sue mosse. Sapete che in questi giorni, a Gerusalemme, il profeta di Nazareth dovrà vedersela con i miei alleati: i sacer- doti, i farisei, le forze politiche. Mi mette un po’ di pensiero il popolo: questo popolo testardo che si lascia entusiasmare dai suoi giochi di prestigio… Lui qui si gioca tutto: se riesco a farlo fuori sarò in pace per almeno tre- mila anni. Silenzio: arrivano… i suoi fans. Fischio d’inizio…” Questo trionfalismo, che la morte sembra mostrare an- cora oggi, in realtà è solo un ombra che spaventa chi non conosce Cristo e rifiuta di entrare nel circolo del suo Amore redentivo. Questo amore che salva dalla paura stessa della morte, è a portata di mano ed è per tutti, perché Cristo, ha vinta la morte sul serio. Il Risorto, ha dimostrato che l’amore sa combatte e vincere anche le battaglie impossibili. Il fuoco dell’Amore, dell’amore di Dio per l’umanità, brilla, oggi più che mai, come un faro luminoso che infonde for- za e speranza ai naufraghi che lottano contro i flutti della vita, e continuerà a brillare per attirare all’approdo sicuro, che è poi la felicità che andiamo cercando. Per questo è an- cora acceso! Un messaggio così, come può non interessare anche chi non crede in Cristo? � 6 �
  • 8. 2. IL PASSAGGIO PASQUALE: ESIGENZA DI VERITÀ PROFONDA Smetti di verniciarti da cristiano e lascia che Cristo ti entri nel cuore… Dal Concilio Vaticano II, anni ’60 in poi, nella Chiesa, si è parlato molto del Mistero Pasquale. Questo discuter- ne è stato per molti versi fruttuoso perché ha avviato un cambiamento di sensibilità riguardo alla natura stessa del- la Chiesa che da Istituzione è tornata ad essere Mistero. L’attenzione è tornata sul Mistero che la abita. Di che si tratta? Si tratta del culmine della vita di Cristo Gesù, il suo passaggio (= pasqua) dalla morte alla vita, da questo mondo al Padre. Questo è il cuore dalla nostra fede. Un evento grande, quello della Pasqua, che ha lascia- to un segno indelebile nella nostra storia. E’ grande perchè segnato dall’amore, quello dello Sposo – Cristo verso la Sposa- Chiesa (popolo di Dio), che si uni- scono in un mistico matrimonio, in cui il patto nuziale è sigillato con il Sangue che redime. L’amore dello Sposo, in questo caso, è veramente totale perché arriva a dare la vita per la Sposa. La metafora nuziale può apparire, oggi, persino inappropriata, perché la Chiesa, è sempre esposta all’infedeltà, come lo sono, sempre più spesso, gli sposi. Ma il paragone è buono perché rimette in primo piano l’es- senza dell’amore, che quando è vero, si fonda su una rela- zione profonda, libera, fedele, senza condizioni, aperta alla novità. Come in un matrimonio: questione di amore, solo amore! � 7 �
  • 9. Che ne dite? Questo modo di vedere la Pasqua è veramente nuovo. Qualcuno si stupisce che si possa chiamare “nozze”. Ma “qui l’Amore s’è fatto sublime abbraccio di sangue”, come recita un canto del nostro gruppo Shalom. Quando Cristo s’è lasciato prendere e immergere nella vita umana fino alla morte, è stato questo il suo abbraccio all’uomo, a me, a te, a tutti. Così stretto che la sua vita divina ci ha trasformati in Lui. Lo diceva S. Paolo, che lo aveva capito bene: Non mi interessa più chi ero io, cosa avevo fatto di eccezionale, la mia fedeltà alla legge che mi faceva bravo, anzi bravissi- mo… ora conosco solo Lui, e non son più io che vivo ma è Lui che vive in me. Chi vuol essere cristiano e crescere in questa identità, non può limitarsi a pure pratiche religiose, o ad una vita mo- ralmente ineccepibile. La fede è un cammino verso la pro- fondità, non pratica esteriore. E coinvolge anima, corpo e spirito in un processo di continua Pasqua, di passaggio dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, dalla medio- crità di una vita “normale” e banale ad una vita di amore… amore che cresce. Quando il Concilio afferma che alla base della vita della Chiesa e quindi di ogni cristiano c’è una esi- � 8 �
  • 10. genza primaria e non trascurabile, che è vivere in Cristo la sua Pasqua, intende dire che i cambiamenti e il rinno- vamento non possono mai essere esteriori, come se fosse sufficiente una pennellata di vernice, ma toccano il pro- fondo del cuore e lo uniscono al Signore nel Suo Mistero Pasquale. Questo è vero per tutti i cristiani, anche quando sono sen- za forza e senza meriti. Alcuni non lo sanno. Altri si accon- tentano di pratiche esteriori, che non incidono nelle scelte concrete della propria vita né in quella del mondo; altri invece sono così coinvolti, che sono in continua trasfor- mazione. Il Mistero Pasquale di Cristo Vivo in noi è come un faro po- tente che illumina la strada; come energia sprigionata da carburante che brucia e spinge il motore verso la cima del monte, verso la santità che è pienezza di vita in Dio. E’ arte di vasaio, nelle cui mani prende forma il capolavo- ro unico e irrepetibile. Bene espresse Paolo VI a 10 anni dalla chiusura del Vaticano II, nel 1975, quando scrisse nella Evangelii Nuntiandi: “…occorre evangelizzare - non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici - la cultura e le culture dell’uomo, nel senso ricco ed esteso che questi termini hanno nella Costituzione «Gaudium et Spes» (50), partendo sempre dalla persona e tornando sempre ai rapporti delle per- sone tra loro e con Dio”. Questa centralità della persona è stata finalmente ritro- vata e ben espressa nel Convegno Nazionale di Verona quando si riporta l’attenzione sull’unità della persona (cfr. capitolo 4 della Nota pastorale dell’Episcopato italiano dopo il 4° Convegno Ecclesiale Nazionale “Testimoni del grande “sì” di Dio all’uomo”). Non sentiamo forse anche dentro di noi la rottura tra van- gelo (valori e fede ricevuti dalle passate generazioni) e la cultura dominante (cfr EN 20), tra lo stile di vita e l’ispira- zione evangelica che pure non vogliamo perdere ? E’ come dire: non basta leggere un buon libro, bi- sogna mangiare la Parola. � 9 �
  • 11. Non basta andare a messa, bisogna assaporare il dono che si riceve. Non basta un gesto di carità o un moto di giusti- zia, occorrono criteri nuovi che incidano sulle scelte. Non basta la novità di un gesto, occorre un sangue nuovo. 3. IL PASSAGGIO CHE TI È DATO IN DONO Scendi dall’albero che ti nasconde e inginocchiati a mani aperte: è tutto dono! Zaccheo era salito sul sicomoro, per vedere senza es- sere visto. Il suo potere economico lo poneva tra i grandi. Scendi - gli dice il Signore - scendi a terra come ogni uomo e accoglimi nella tua casa. Mangiamo insieme. Io ti darò il mio amore che perdona. Lo vuoi? Scendi e apri la porta della tua casa. Gesù dice queste stesse parole anche a noi, anche a te. La- scia fare a Lui. Lui sa fare solo doni, anche quando ci co- stringe ad abbassare la cresta. Una volta ho visto un padre che aiutava suo figlio, ad at- traversare un torrente. Non c’era il ponte ma solo qualche ramo a cui attaccarsi. Il padre non si è caricato il bambino sulle spalle. Gli ha semplicemente teso la mano per aiutar- lo a spiccare il salto. Se il bambino avesse preteso di fare da solo... Mi è parso un bel simbolo della Pasqua, il passaggio alla vita. Come avviene questo per noi oggi? Se entri in una chiesa cristiana, lo puoi immaginare dalle cose che vedi. In molte chiese ci possono essere statue ed immagini ma al centro c’è sempre un altare e accanto all’altare una Croce. Morendo sulla Croce, Cristo ha dato la sua vita divina, il suo Spirito, e noi lo riceviamo già nel Battesimo, ma lo accogliamo ancora nella Eucaristia, nel Corpo di Cristo, il Pane consacrato, che mangiamo e nel Sangue che bevia- mo. Solo in Lui e con Lui, possiamo vivere un percorso interiore. Come Lui è stato animato dallo Spirito d’amore del Padre e gli ha risposto con altrettanto � 10 �
  • 12. Spirito d’amore, così, noi, accogliendolo in noi, possiamo percorrere la vita sulle sue orme. Il “Fate questo in me- moria di me” e il “Prendete e mangiatene..” Prendete e be- vetene tutti..” è il cuore della nostra vita umana piena di Lui. Solo in Lui possiamo camminare fino alla pienezza, percorrendo sentieri non facili, né prevedibili. Ma sempre in buona compagnia. La sua. Facile a dirsi, ma difficile a farsi. Non si tratta semplice- mente di offrirgli uno spazio, in mezzo a tante altre cose, sentimenti, desideri e scelte, ma di farsi pervadere tutto l’essere, di consegnargli tutta la nostra vita. Quando è nel- le sue mani, allo- ra ogni aspetto d e l l ’e s i s t e n z a umana diventa luogo di presenza di Dio. Diventa amore. Proprio come Cristo a Nazareth e fin sulla croce. La consegna di sé è stata avvolta di buio, di notte, di abbando- no, addirittura di tradimento. Ma questo processo di puri- ficazione l’ha fatto più spirituale che mai. Così è per noi.. Il cammino della vita assomiglia ad una salita, resa meno faticosa dal desiderio di incontrare lo Sposo faccia a faccia. Salita è pazienza, è perseveranza, è attenzione e vigilanza, è crederci e andare avanti, abban- donarsi alla sua parola che chiama. Se percorrendo la via ci imbattiamo nella sua tomba vuota e la vediamo illumina- ta dalla gloria che scende dall’alto, allora abbiamo trovato una stanza nuziale in cui unirsi profondamente a Lui e Lui come uno Sposo ci porterà in alto, fino oltre l’orizzonte che noi stessi possiamo vedere o immaginare. Nella salita Cristo stesso ha previsto alcuni appuntamen- ti. E’ come se avesse lasciato lui anzitutto una dimora. E’ la Comunità dei fratelli e sorelle di fede. Questi si lasciano chiamare ed invitare al Banchetto da Lui � 11 �
  • 13. preparato, l’Eucaristia. Addirittura si fermano volentieri per guardare, ricordare e stupirsi (l’adorazione) del tanto amore. Non un banchettare da abitudinari inconsapevoli, ma un ritrovarsi intorno ad una mensa tra persone co- scienti, che ascoltano, si interrogano, si affidano alla Pa- rola, alla narrazione ripetuta della Pasqua. E non vedono l’ora di uscire per coinvolgere altri e per offrire al mondo un gesto nuovo, trasformante, una scelta di bellezza e di speranza. Più si frequentano e più sostituiscono alle parole il silenzio amoroso. Finché Lui, Cristo sia tutto in tutti. 4. LE MANI DELL’AMORE SULLA TUA VITA Lascia fare al Vasaio: ha le mani d’oro; non metterci le tue… “Quando ci mette le mani Lui, è sicuro che viene fuori un capolavoro”! si afferma di qualcuno che ha le mani d’oro. Questa frase non l’ha detta Gesù, ma l’ha pensata. Almeno lo presumiamo. Alla fine della sua vita sulla Croce ha pronunciato le paro- le: “Padre, nelle tue mani conse- gno il mio spirito!” (Lc 23,45). E all’inizio della sua Passione, nella lotta per la fedeltà al Getsemani ha ripetuto: “«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». (Lc 22,42). Le mani del Padre, sta- vano consegnando al Figlio il calice della sua passione per noi. Lui ha detto il suo sì, si è messo al posto nostro. Anche nella Cena, come è stato raccontato da Giovanni non ha fatto altro che pregare il Padre perché si compisse la Sua gloria e i suoi discepoli restassero uniti nell’amore. Quello che stiamo raccontando di Gesù, avviene anche per noi. � 12 �
  • 14. Tutto è dono, ma anche tutto è conquista. Lo scriveva Pa- olo VI nell’Evangelii Nuntiandi al n 10: “Questo Regno e questa salvezza, …. ogni uomo può riceverli come grazia e misericordia, e nondimeno ciascuno deve, al tempo stesso, conquistarli con la forza - appartengono ai violenti, dice il Signore ) - con la fatica e la sofferenza, con una vita secon- do il Vangelo, con la rinunzia e la croce, con lo spirito delle beatitudini. Ma, prima di tutto, ciascuno li conquista me- diante un totale capovolgimento interiore che il Vangelo designa col nome di «metánoia», una conversione radicale, un cambiamento profondo della mente e del cuore”. Lasciarsi cambiare dalle mani del Padre; è questo il movi- mento che avviene nella nostra esistenza. E’ illuminante a questo proposito l’esperienza di Geremia: Questa parola fu rivolta a Geremia da parte del Signore: «Prendi e scendi nella bottega del vasaio; là ti farò udire la mia parola». Io sono sceso nella bottega del vasaio ed ecco, egli stava lavorando al tornio Ora, se si guastava il vaso che egli stava modellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli rifaceva con essa un altro vaso, come ai suoi occhi pareva giusto. Allora mi fu rivolta la parola del Signore: «Forse non potrei agire con voi, casa di Israele, come questo vasaio? Oraco- lo del Signore. Ecco, come l’argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani, casa di Israele. Talvolta nei ri- guardi di un popolo o di un regno io decido di sradicare, di abbattere e di distruggere; ma se questo popolo, contro il quale avevo parlato, si converte dalla sua malvagità, io mi pento del male che avevo pensato di fargli. Altra volta nei riguardi di un popolo o di un regno io decido di edificare e di piantare; ma se esso compie ciò che è male ai miei occhi non ascoltando la mia voce, io mi pentirò del bene che ave- vo promesso di fargli. (cap.18, 1- 10) L’azione umile e quotidiana del vasaio, agli occhi attenti del profeta, diventa parabola che chiama a superare la pri- ma alleanza. A provocare questo è proprio il fatto doloroso della sconfitta, dell’essere caduti nella � 13 �
  • 15. mani nemiche. Nel quadro di que- ste vicende sto- riche il profeta Geremia ricevette da Dio l’incarico di spiegare ai suoi contemporanei il significato della tragedia che stava- no vivendo. Anche nella disfatta, c’è un nuova realtà che viene donata. Diremmo: anche quando le mani del Padre sembrano distruggere, in realtà sta facendo una cosa nuo- va, veramente diversa dalla semplice alleanza nella Legge. E’ la legge dell’amore che guida la mano del Padre. Il piano di Dio non è la distruzione, ma il rifacimento con- tinuo e nuovo. L’antica alleanza ne preannuncia una nuova basata sul dono dello Spirito. Dice il Signore: «Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova. Non come l’alleanza che ho conclusa con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto, una alleanza che essi hanno violato, ben- ché io fossi loro Signore. Parola del Signore. Questa sarà l’alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo. Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicendo: Riconoscete il Signore, perché tutti mi conosce- ranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore; poi- ché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato».( Ger 31,31-34) Questo rinnovamento avviene con il Mistero pasquale di Cristo che culmina nel dono dello Spirito.. L’adulto è chiamato sempre a “far venir fuori l’uomo dall’uomo, a far nascere la sua verità, la verità di se stesso, chi egli è” (Semeraro). In genere questo lo vive da padre, educatore, maestro, ma prima deve viverlo � 14 �
  • 16. in se stesso. La storia che sperimenta, lo mette alla pro- va, sempre, e non di rado fa cambiare i suoi ideali e sogni. Un cristiano che vuol diventare adulto nella fede non può semplicemente ripetere pratiche, senza lasciare che sia coinvolta la sua vita concreta, perché sia una vita plasmata dal Vangelo. Che senso stai dando alle sofferenze, alle fermate, alle smentite, alle prove della vita? 5. L’ACQUA DELLO SPIRITO CHE TI FA GUSTARE LA VITA Lasciati bagnare e penetrare dallo Spirito, l’acqua ti trasforma, lentamente… Il nostro Vasaio ha bisogno di acqua perché la creta aderisca alle sue mani, al suo progetto. E l’acqua dello Spi- rito ci è donata. Sulla Croce, Giovanni registra un fatto emblematico. Dice “uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua”. (Gv 19,34). E’ lo Spirito che all’adul- to Nicodemo garantisce una nuova nascita: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. (Gv 3,5). E’ lo Spirito che alla Sama- ritana viene promesso come sazietà e utilità: “…ma chi ber- rà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». Il Vaso sarà pieno e sarà versato nel cuore di tanti. Questo bisogno di spiritualità è oggi presente in molti adul- ti in ricerca. Tanto che Giovanni Paolo II, all’inizio di questo millennio, esortando la Chiesa a ridare il giusto primato alla spiritualità nella sua vita di fede e nell’evangelizzazione, così si esprimeva: Non è forse un segno dei tempi che si registri oggi, nel mondo, nonostante gli ampi processi di secolarizzazione, una diffusa esigenza di spiritualità, che in gran parte si esprime in un rinnovato bisogno di preghiera? (Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte, 33). � 15 �
  • 17. Il contesto sociale in cui siamo inseriti è in continua evo- luzione e non possiamo non tenerne conto. Nei paesi di antica cristianizzazione, come il nostro, si stanno facen- do strada altre religioni e sistemi di pensiero religioso, che offrono risposte nuove ai bisogni interiori degli uomini e delle donne del nostro tempo. In questo contesto, la Chie- sa è sfidata a ricercare nuove vie di accesso al cuore tiepido dei cristiani di oggi e a riversarvi l’acqua viva della fede e dello Spirito. Una autentica testimonianza di vita spiritua- le può far rinascere, in chi non ce l’ha ancora, il desiderio di calare nelle profondità del proprio essere, per ricercarvi la presenza di Dio che ci viene incontro dal mistero della vita. E il Papa, a questo proposito diceva ancora: Noi che abbiamo la grazia di credere in Cristo, rivelatore del Padre e Salvatore del mondo, abbiamo il dovere di mostra- re a quali profondità possa portare il rapporto con lui. La grande tradizione mistica della Chiesa, sia in oriente che in occidente, può dire molto a tal proposito. Essa mostra come la preghiera possa progredire, quale vero e proprio dialogo d’amore, fino a rendere la persona umana totalmente pos- seduta dall’amato divino, vibrante al tocco dello Spirito, fi- lialmente abbandonata nel cuore del Padre (Ib). La persona adulta rischia di non gustare la sua vita, presa com’è dagli impegni e dai ritmi della vita sua e dei suoi. La Pasqua di Cristo in lui, porta il dono dello Spirito. La sera della Pasqua, nonostante le porte chiuse dalla pau- ra e dall’impossibile futuro, viene il Signore e ripete il suo dono: “Shalom” (che è armonia e unità, gusto del vivere e dell’amare) e offre il suo Spirito: Ricevete lo Spirito Santo. E’lo Spirito del Risorto che libera dal male, riconcilia e sal- va. Questo Spirito è dato a noi. E noi lo trasmettiamo agli altri. Si innesca così un circuito di accoglienza-donazione che è la più grande avventura della vita adulta. Allora il credente che vuol crescere nella maturità della vita spirituale, deve lasciarsi portare dalla corrente che scende dal monte e diventare lui stesso, come il suo Signore, un Regalo d’Amore. Il narcisismo e le paure che impantanano e impu- � 16 �
  • 18. tridiscono l’esistenza, se ne andranno. Quando Giovanni vede uscire dal costato “sangue ed ac- qua” vede già in azione lo Spirito e il Sangue della Santa Cena. La trasformazione avviene nei sacramenti, e in par- ticolare nell’Eucaristia, quando vengono accolti e vissuti: “Prendete e mangiate”. “Fate questo in memoria di me”. 6. IL MODELLO È LUI, CHE ABITA IN TE. Prenditi la creta che sei tu e che è anche Lui, già trasformato, modello vivo. Quando il Vasaio Divino sta modellando in te il suo ca- polavoro, ha davanti agli occhi il Figlio Suo. Tu sarai figlio “nel Figlio”. Questa formula “in”, piace tanto a san Paolo che ha fatto esperienza del Risorto che libera e salva. La ripete decine di volte nelle sue lettere. Dopo la Pentecoste, è in atto questa opera di modellamento della creta, secondo il divino modello. E’ una spiri- tualità della imitazione di Cristo che ha formato tanti santi. Charles De Foucauld diceva: “Guar- diamo i santi, ma non attardiamoci nella loro contemplazione. Contempliamo con essi colui la cui contempla- zione ha riempito la loro vita. Approfittiamo del loro esempio, ma senza fermarci a lungo, né prendere per modello questo o quel santo, ma prendendo da ciascuno chi solo è vero modello, servendoci così dei loro esempi, non per imitare essi, ma per meglio imitare Gesù.” Diventare ciò che siamo: santi. E’ un impegno fon- damentale. E’ l’altezza alla quale il Papa all’inizio � 17 �
  • 19. del III millennio chiamava la Chiesa: Già il Concilio Vaticano Il, mostrando a quali altezze di pie- nezza spirituale è destinata la vita cristiana e quale am- piezza essa raggiunge, aveva affermato che tutti i battez- zati, indistintamente, sono chiamati alla santità. Si legge infatti nella costituzione “Lumen Gentium” sulla Chiesa: E’ chiaro a tutti che tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità... Nei vari generi di vita e nei vari compiti una uni- ca santità è coltivata da quanti sono mossi dallo Spirito di Dio e, obbedienti alla voce del Padre e adorando in spirito e veri- tà Dio Padre, camminano al seguito del Cristo povero, umile e carico della croce, per meritare di essere partecipi della sua gloria. Ognuno secondo i propri doni e uffici deve senza indugi avanzare per la via della fede viva, la quale accende la speranza e opera per mezzo della carità (Lumen Gentium, nn. 40-41). La via maestra, da percorrere, offerta a tutti, nel cammino di maturazione spirituale, come lo stesso Concilio ricorda, è la partecipazione al mistero pasquale di Cristo: Lo Spirito Santo dà a tutti la possibilità di venire associati, nel modo che Dio co- nosce, al mistero pasquale di Cristo (Gaudium et Spes, n. 22). La vita spirituale allora é un lasciarsi guidare dallo Spiri- to Santo verso una progressiva assimilazione al mistero di Cristo morto e risorto. Il cristiano che vive secondo lo Spirito, è attento all’azione di Dio nella sua vita interiore ed esteriore e non si preoc- cupa di essere già pienamente purificato o senza peccato. E’ cosciente che lo Spirito di Cristo risorto è operante in lui e lo conduce verso la pienezza della vita, pur abitando un mondo pieno di conflitti e di contraddizioni. San Paolo invita i primi cristiani ad “abitare nella storia”, lasciandosi trasformare dallo Spirito del Risorto che, di gloria in gloria, conduce alla piena maturità di Cristo (Ef 4, 13). La trasformazione lenta e graduale della propria vita in Cristo ci rende uomini e donne della Pasqua: testimoni adulti, nel mondo, della fede nel Cristo pasquale. � 18 �
  • 20. 7. SUL TORNIO DELLA STORIA Ora entra nel tuo lavoro, nelle tue relazioni e lasciati ispirare lo stile di vita… Dopo la Pasqua del Signore, Simone disse: “Torniamo a pe- scare!” Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora usciro- no e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e tro- verete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era sve- stito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete pie- na di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si av- � 19 �
  • 21. vicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.” (Gv 21, 3-14) Lavoro, relazioni, famiglia, trasformazione del mondo per aprirlo al Regno, novità della politica, della società, dell’economia, della stessa finanza... “tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio” (1 Cor 3,23). Competenza nella scelte da compiere dentro la storia e attenzione alla sua anima, quella del Cristo “cuore del mondo”. L’obbedienza produce l’abbondanza. Il Signore è sempre con noi. Il suo Sangue è nostro. Ora inizia il lavoro di “mediazione”, perché non pensare che sia facile vivere uno stile di vita ispirato dalla fede. Ora inizia il tuo “battesimo”, la tua immersione nel mondo per rinascere con il mondo verso la pienezza del Regno. Il Re- gno è qui, ma non ancora definitivo, in nessuna delle realtà mondane e neppure ecclesiali. Il nostro progetto prevede di affrontare almeno alcuni di que- sti ambiti di vita, come ha fatto la Chiesa a Verona. Intanto facciamo unità di tutta la nostra vita sul tornio della Pasqua. Dopo aver letto queste indicazione di SPIRITUALITÀ PASQUALE, raccogli qui i tuoi slogan per non dimenticare mai ciò che hai scoperto come via luminosa per la tua maturazione spirituale. Foto: percorsi di meditazione - dalla Gola dell’Infernaccio all’Eremo � 20 �