2. Si è scoperto che l'agricoltura sarebbe nata almeno 10.000 anni fa attraverso la
domesticazione. Non solo tale domesticazione sarebbe avvenuta molto prima nell'area
definita Mezzaluna fertile, ma persino prima di ogni altra specie vegetale, quali frumento, e
legumi.È con l'introduzione delle pratiche agricole che, in tempi remoti, i nomadi
fondarono le prime aggregazioni urbane. L'economia dell'Egitto era basata sull'agricoltura
e fu tra le prime popolazioni a utilizzare l'aratro in legno, e zappa; nel bacino del
medioriente e del mediterraneo, l'uomo, abbandonata la vita nomade, cominciò ad
addomesticare gli animali che garantivano disponibilità di carne e latte, oltre materie
prime come lana e pelli e la più importante forza lavoro come aiuto nell'aratura e nella
fertilizzazione del terreno. Il rapporto tra la proprietà della terra e ruolo sociale divenne
fondamentale. Nel mondo classico, il sistema agrario si basava sulla divisione della terra in
funzione all'esigenza della città e sull'ager publicus oltreché nella rotazione biennale
dove, in autunno, circa metà della terra veniva seminata con cereali e l'altra metà veniva
lasciata a riposo (maggese). Il secondo anno s'invertivano le due porzioni.
3. L'agricoltura basata sulla rotazione triennale e sul maggese
rimase predominante fino al XVII secolo. Il progressivo
sviluppo dei commerci stimolò gradualmente l'adozione di
nuove tecniche produttive.
In particolare, nelle Fiandre e nel Brabante il terreno era
poco fertile, ma il notevole sviluppo del commercio
marittimo fece aumentare la domanda di prodotti (il lino, i
coloranti, l'orzo e il luppolo per la birra, la canapa per le funi,
il tabacco ecc.)La densità della popolazione, inoltre,
favoriva lo sviluppo dell'orticoltura e della frutticoltura. Si
adottarono quindi nuove tecniche basate sulla rotazione
pluriennale e sulla sostituzione del maggese con pascoli per
il bestiame anche per ottenerne concime naturale.
L'inglese Richard Weston visitò le province fiamminghe
intorno al 1650 e descrisse il loro metodo basato sulla
rotazione delle colture (lino, rapa, avena, trifoglio). I nuovi
metodi dettero origine al cosiddetto sistema di Norfolk,
considerato il prototipo di una nuova agricoltura che, grazie
alla rotazione e ad altri aspetti (recinzioni, grandi aziende,
aratro in metallo tirato da cavalli ecc.), consentì
all'Inghilterra di esportare grandi quantità di grano e farine
nel periodo 1700-1770. Secondo Paul Bairoch, il notevole
sviluppo dell'agricoltura stimolò la rivoluzione industriale
grazie alla domanda di aratri e altri attrezzi in metallo.
Altri paesi seguirono l'esempio dell'Inghilterra. In Francia, in
cui le tecniche agricole medioevali dominarono fino al 1750,
la scuola fisiocratica di François Quesnay propose
espressamente fin dal 1756 l'adozione del modello inglese.
4. La rivoluzione industriale chiamò a sé dalle
campagne numerosi braccianti che si riversarono
verso altri continenti e/o nelle grandi città. In Italia
la migrazione fu dal sud verso il triangolo
Piemonte/Veneto/Emilia e per contrastarla
furono previsti dei piani governativi ossia piani di
bonifica delle terre governative che venivano
destinate all'agricoltura.
Nel corso del XIX secolo migliori strumenti aratori
e sistemi di semina, acquisizione sul mercato di
nuove sementi e di nuove piante con elevata
produttività (mais), la comparsa delle macchine
agricole e dei concimi chimici, attuarono una
profonda ristrutturazione rurale che stimolò
ancora la costruzione di nuove attrezzature e
macchine per tutte le esigenze lavorative
agrarie. L'attività agricola divenne ben presto di
tipo industriale nei Paesi economicamente
avvantaggiati, mentre nell'Europa dell'Est, Sud
America, Asia e Africa rimasero grandi terreni non
coltivati, anche se coltivabili.
5. Oggi è spesso degnata di un'attenzione superficiale mentre resta fonte primaria di sussistenza
e perno dello sviluppo economico dei paesi più poveri ed arretrati. E’ a tutti gli effetti una
scienza come la genetica e la biologia sia animale che vegetale.
I governi dei paesi industrializzati tra il 1960 e fine anni novanta hanno indotto la cosiddetta
rivoluzione verde, ossia hanno investito in maniera consistente nella ricerca agricola cercando
sistemi per incrementare la produzione alimentare con lo sviluppo di prodotti pesticidi e
fertilizzanti, incoraggiando ad utilizzare queste nuove tecnologie e portando all'abbandono e
all'estinzione di molte varietà locali e tradizionali.
L'agricoltura moderna si basa sull'immissione di fitofarmaci, meccanizzazione, fertilizzanti,
ingegneria genetica, tecnologia; si parla quindi di agricoltura intensiva, in antagonismo
all'agricoltura estensiva.
Ferme restando le implicazioni negative, la continua crescita dei fabbisogni alimentari
mondiali, la necessità di mantenere bassi i prezzi degli alimenti, la riduzione della superficie
coltivabile, l'esigenza di coltivare anche in zone nettamente sfavorevoli e di poter ottenere
prodotti di qualità nutrizionale elevata, pongono gli operatori davanti ad una limitata rosa di
scelte.
Le pratiche tradizionali avevano il difetto di non essere in grado di fornire prodotti in larga
quantità ed economici, attraenti per i consumatori, ma soprattutto coerenti con gli standard
qualitativi e di sicurezza imposti dalla legge nonché adatti ai processi di trasformazione
industriale. Una parte di questa agricoltura tradizionale prende oggi il nome di agricoltura
biologica, che costituisce comunque una nicchia di mercato di una certa rilevanza e presenta
prezzi medio-alti.
D'altra parte l'agricoltura intensiva presenta evidenti problemi di sostenibilità e per questo di
anno in anno cresce l'esigenza di tecnologia di settore sempre più attenta alle problematiche
ambientali.
Tra le soluzioni tecnologiche, si è avuto da un lato l'adozione di approcci di lotta integrata,
dall'altro il miglioramento dei composti chimici (meno tossici e persistenti) e delle varietà
impiegate. In questa ottica si collocano anche gli O.G.M., Organismi geneticamente modificati.
6. L'industrializzazione fa parte di quel fenomeno che
porta avanti il concetto di modernizzazione, del
miglioramento della vita e della collettività. Il
miglioramento nell'ambito della industrializzazione
viene inteso come aumento del benessere, delle
comodità, dei servizi, della mobilità, della sicurezza
ecc.
L'industrializzazione come processo di cambiamento
parte in Europa nel XVII secolo ed in particolare in
Gran Bretagna ed in Germania, in Italia arriverà un po'
più tardi.
L'industrializzazione procede con l'evoluzione
tecnologicaa. Invenzioni come il motore a vapore,
l'energia elettrica, il telegrafo, il telefono, internet,
stravolgono anche un metodo di vita creando un'era
tecnologica. L'industrializzazione quindi è di fatto
anche un processo culturale, ma come ogni
trasformazione sociale ci sono aspetti collaterali.
L'industrializzazione razionale pratica un bilancio su ciò
che è fattibile e ciò che non lo è per danni futuri
all'uomo e all'ambiente, l'industrializzazione selvaggia
(soprattutto nei processi produttivi) spesso ha una sola
regola che è quella di fare un bilancio tra costi e
benefici in maniera assoluta.
7. Per luddismo si intende un movimento popolare sviluppatosi in
Inghilterra all'inizio del XIX secolo caratterizzato dalla lotta
all'introduzione delle macchine. Il movimento prende il nome da
Ned Ludd, la cui esistenza è incerta, che nel 1779 spezzò un telaio
in segno di protesta.
Le macchine erano considerate la causa della disoccupazione e
dei bassi salari già da fine Settecento e la legge ne puniva
duramente la distruzione o il danneggiamento.
Solo verso il 1811-1812 la protesta sfociò in un movimento che
vide protagonisti operai e lavoratori a domicilio. Questi, impoveriti
dallo sviluppo industriale, decisero di colpire impianti, macchine e
prodotti.
Per sfuggire ai rigori della legge che vietava ogni associazione
tra lavoratori, i luddisti dovettero agire in clandestinità, subendo
condanne a morte e deportazioni.
Oltre a manifestare contro i nuovi metodi di produzione e a
favore di precedenti forme di produzione legate al lavoro a
domicilio, i luddisti posero i problemi che sarebbero stati fatti
propri in seguito dalle organizzazioni sindacali (la cui nascita risale
appunto al 1824), come gli orari e le condizioni di lavoro, i minimi
salari, il lavoro minorile e femminile.
8. Il termine luddismo ha avuto un ritorno di
interesse in epoca recente, in seguito alla
clamorosa presa di posizione contro
l'informatica in generale, e internet e i mass
media in particolare, da parte del cantante
pop Elton John.
In un'intervista rilasciata ad agosto 2007 al
tabloid britannico The Sun, l'artista,
appellandosi appunto al neo-luddismo e
alla sua idiosincrasia per le tecnologie, ha
suggerito l'ipotesi di una chiusura del web
per almeno cinque anni per favorire il ritorno
ad una maggiore creatività artistica libera
dagli schemi e dalle gabbie che, a suo dire,
impone il nuovo mezzo di comunicazione.
9. Il terziario è il settore in cui si producono o forniscono servizi e
comprende tutte quelle attività complementari e di ausilio
alle attività dei settori primario (agricoltura, allevamento,
estrazione delle materie prime, ecc.) e secondario (industria)
che vanno sotto il nome di servizi. In sostanza si occupa di
prestazioni immateriali le quali possono essere incorporate o
meno in un bene.
Il settore terziario si può suddividere in:
tradizionale, comprendente servizi tradizionalmente
presenti praticamente in ogni epoca e cultura;
avanzato, caratteristico degli ultimi decenni.
Se in un'economia poco sviluppata esistono senz'altro
attività di questo settore (si pensi ai servizi alberghieri), la
società in cui si sviluppa il settore terziario avanzato offre
servizi sempre più complessi per tutti.
10. servizi a rete, cioè trasporti e comunicazioni;
servizi facility management
servizi commerciali;
gastronomia, turismo, ospitalità;
servizi assicurativi e bancari;
attività amministrativa degli organi di stato;
servizi avanzati, come fornitura di attrezzature, macchinari
e beni, informatica, ricerca e sviluppo, consulenza legale,
fiscale e tecnica, analisi e collaudi, formazione, marketing.
Servizi di consulenza e di elaborazione dell'informazione, di
solito tipici del terziario avanzato, vengono sempre più
spesso considerati a parte, sotto il termine di settore
quaternario. Si tratta di un neologismo sempre più diffuso
11. Particolare importanza riveste la gestione del rapporto con il
cliente a causa del frequente caso del contatto diretto tra
l'erogazione (o produzione) del servizio ed il cliente fruitore
dello stesso.
Per questo motivo si assiste ad una percezione di
deterioramento della qualità del servizio quando il rapporto
di fiducia del cliente è compromesso dalla scarsa attenzione
verso le esigenze, anche immateriali, che il cliente stesso si
attende dal rapporto contrattuale posto in essere. Di contro,
buoni risultati di miglioramento si possono ottenere
coinvolgendo (maggiormente) il cliente nel processo
produttivo inducendolo a collaborare nella sua realizzazione.
Ciò è dovuto al fatto che il cliente nei servizi fa parte del
processo produttivo, a differenza della produzione primaria o
secondaria.
12. Per loro natura i servizi richiedono un diverso approccio
organizzativo a causa, principalmente, del fatto che
non è possibile separare il momento della produzione
dal momento della erogazione/fruizione.
Questo fa sì, che non si possa, in caso di ciclo negativo
delle commesse, lavorare per il magazzino ovvero
produrre ugualmente i servizi ed immagazzinarli in attesa
della ripresa del mercato, finanziandosi con riserve o
ricorrendo al credito. Infatti non è possibile, ad esempio,
immagazzinare clienti già trasportati da parte di
un'impresa di trasporti o clienti già nutriti da parte di un
servizio di ristorazione.
13. Nella conduzione dell'impresa del terziario è necessario adottare
metodi e sistemi organizzativi che massimizzino la flessibilità
dell'utilizzo delle risorse per adeguarle il più possibile alle
fluttuazioni cicliche o stagionali e al variare delle preferenze
della clientela. Quando il settore in cui un'azienda opera
richiede forti investimenti in mezzi e impianti fissi, ad esempio nei
trasporti (di ogni tipo), la fluttuazione ciclica o la variazione
congiunturale del mercato di riferimento, generano forti
influenze negative sul conto economico. In questi casi, un diffuso
comportamento delle aziende, è di reagire alle fluttuazioni del
mercato agendo sugli altri fattori di flessibilità: personale,
approvvigionamenti e subfornitori. Le azioni intraprese
producono - quasi sempre - un effetto di sensazione di
peggioramento del servizio che viene percepito dai clienti; si
innesca, così, un circolo vizioso difficile da interrompere e da
invertire se non a prezzo di una operazione forte che coniughi:
lungimiranza, leadership, investimenti e comunicazione.