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Oderzo
giugno 2012
Insegnare matematica

Marta Todeschini
m.todeschini@irreveneto.org
5 anni e mezzo
Luigi: “Io i numeri li so più che bene, benissimo, meglio delle
lettere, li so da prima delle lettere che ero piccolo piccolo”.
Francesca: “Io con i numeri ci gioco. Io ti dico 1 e tu mi dici 2 e così
via. A giocare a campana sono bravissima”.
                               10 anni
Luigi: “Io a scuola sono un campione. La matematica mi piace più
della maestra. Mi viene facile e tutti dicono: che bravo Luigi! Anche
mia mamma lo racconta a tutti”.
Francesca: “A scuola la matematica è alti e bassi. Un po’ più di
bassi. Per il resto sono bravetta. Con i problemi alla lavagna divento
tutta rossa e mi si sconfusiona la mente”.
                               13 anni
Luigi: “Guarda, sono bravo sul serio. Non c’è che dire mi fa sentire
bene perché per me è facile, più facile che il resto”.
Francesca: “Aiuto, è un disastro. Mi iscrivo alle magistrali, speriamo
bene”.
                               17 anni
Luigi: Sto studiando Galileo e mi capita che davvero io vedo il
mondo in termini di triangoli e quadrati. Solo che quando lo dico
agli altri, soprattutto le mie compagne, si stufano”.
Francesca: ”Non ne posso più. Via da me. Mi iscrivo a lingue così
sono sicura di liberamene per sempre”.
INVALSI 2011
Quanti sono i bambini con
Difficoltà in matematica?
         In Italia: Scuola primaria:
 5 bambini per classe con difficoltà di calcolo
    5 - 7 bambini per classe con difficoltà
           di soluzione dei problemi

         (ogni classe 25 alunni circa)




+ 20% della popolazione scolastica
Quanti sono i bambini con
      Difficoltà in matematica?
                    IARLD
(International Academy for Research in Learning Disabilities)

 2,5 % della popolazione scolastica presenta difficoltà in
        matematica in comorbidità con altri disturbi

              Discalculia: 2 bambini su 1000




19,998 % della popolazione scolastica = falsi
  _
positivi
Disturbo vs Difficoltà
       Disturbo di Calcolo                     Difficoltà di Calcolo

         Basi neurologiche                  il profilo appare simile al disturbo



Comorbidità           Specificità
                                                l’intervento riabilitativo
                                                ottiene buoni risultati
- dislessia      appare in condizioni di
                                                in breve tempo
- difficoltà     adeguate abilità
nella            generali e di adeguato
soluzione di     apprendimento in altri
problemi         ambiti

l’intervento riabilitativo normalizza (?)
Ma allora …

Perché così tanti bambini hanno difficoltà in matematica?




  Metodi di insegnamento?




                      Meccanismi di apprendimento?
                      Sviluppo dell’intelligenza numerica?
Didattica della
      matematica                       Ricerca psicologica




       Processi cognitivi               Processi motivazionali
       dominio specifici                     Bandura 1990
                                            Schoenfeld 2003

Intelligenza numerica
   Butterworth 2003

      Modelli neuropsicologici
            del calcolo
            Mc Closkey 1985
                   ...           Componenti cognitive di
                                  soluzione dei problemi
                                        matematici
Buone prestazioni in matematica
    IMPUTABILI ALL’INSIEME DI CONOSCENZE
               ACQUISITE CIRCA


    Cognizione                          Regolazione della
                                         Regolazione
                                          cognizione
                                           cognizione




                   Teoria della mente
      in grado di guidare lo studente nel mettere in atto
                   comportamenti strategici
                  (Wellman, Gelman, 1992)
Strategie

Conoscenza strategica
 Conoscenza strategica        Conoscenza strategica
      generale
       generale                     specifica




 basata sul sistema di         conoscenza di strategie e
       credenze                capacità di utilizzarle in
   stile attributivo               modo adeguato



                 Comportamento motivato
Cos’è l’intelligenza numerica?

Secondo diversi studi, sia gli animali che i
    neonati sono capaci di riconoscere le
   quantità numeriche e sono in grado di
  distinguere gruppi di oggetti in base alla
                numerosità.
Cos’è l’intelligenza numerica?

    La capacità di manipolazione di “intelligere” le quantità-
        ovvero manipolare, capire, ragionare, attraverso il
      complesso sistema cognitivo dei numeri e delle quantità



   Le ricerche attuali dimostrano che l’intelligenza numerica
    è innata
   Tramite istruzioni dei processi dominio specifici si può
    potenziare
Quanti sono questi?
Quanti sono questi?
Quanti sono questi?
Quali sono i meccanismi innati?
Secondo Gallister e Gelman (1992) i processi di quantificazione
sono sostenuti dalla capacità di riconoscimento immediato di quantità
senza la necessità di contare.

 Tale processo prende il nome di subitizing e ha luogo di fronte ad
insiemi di 3-4 elementi.

N + 1; N – 1;  E’ la capacità primordiale che ci sostiene nelle
operazioni di calcolo mentale


La corrispondenza biunivoca e l’ordine stabile. Un bambino di 2 anni
che ha degli oggetti in mano è in grado di dare un singolo oggetto a
ciascuna delle persone presenti intorno a lui, e lo sa fare prima di aver
imparato il nome dei numeri!
Studi su l’intelligenza numerica
   Antell e Keating nel 1983 hanno verificato,
    attraverso la «tecnica dell'abituazione-
    disabituazione» che i neonati (da 1 a 12 giorni di
    vita) sono sensibili alla quantità e capaci di
    differenziare gli insiemi in base alla numerosità degli
    elementi contenuti
   Ai bambini venivano presentati diverse volte dei cartoncini con
    due punti neri, diversamente distanziati, fino a creare
    “abituazione”. Veniva quindi presentato un nuovo cartoncino con
    tre puntini allineati. I bambini rimanevano ad osservare più a
    lungo questo cartoncino
Studi su l’intelligenza numerica
   Wynn (1992) ha riscontrato come bambini di 5-6 mesi
    sappiano compiere semplici operazioni di tipo additivo (1 +
    1) e sottrattivo (2 - 1)
   A bambini di 5-6 mesi veniva presentato un pupazzo che poi veniva
    spostato dietro uno schermo, veniva fatta la stessa cosa con un
    secondo pupazzo. Alla fine veniva tolto lo schermo e presentati o
    entrambi i pupazzi (1+1=2) o solo uno (1+1≠ 2). I bambini guardavano
    più a lungo la seconda condizione, indice che percepivano qualcosa di
    “strano”.
   La stessa cosa accade con la sottrazione.
Natura vs Cultura
   «la natura fornisce un nucleo di capacità per classificare
    piccoli insiemi di oggetti nei termini delle loro numerosità
    [...] per capacità più avanzate abbiamo bisogno
    dell'istruzione, ossia di acquisire gli strumenti concettuali
    forniti dalla cultura in cui viviamo» Butterworth (1999)

   Imparare a contare rappresenta il primo
    collegamento tra natura e cultura
Lo sviluppo delle abilità di
                 conteggio
   Gelman e Gallistel (1978), hanno elaborato la “teoria
    dei principi di conteggio” secondo la quale l'acquisizione
    dell'abilità di conteggio verbale è guidata dalla
    conoscenza innata di alcuni principi basati sulla
    competenza numerica non verbale.
In pratica bambini piccoli possiedono un concetto innato di
   numero, che si evolve nell’acquisizione delle procedure
   di calcolo attraverso alcuni principi
Lo sviluppo delle abilità di
                conteggio
I tre principi del «come contare» individuati dalle ricercatrici
sono:
1. il principio della corrispondenza biunivoca (a ogni
elemento dell'insieme contato deve corrispondere una sola
parola-numero e viceversa) (il bambino distribuisce un giocattolo a
ogni persona, mette ogni tazza sul suo piattino, ecc.)
2. il principio dell'ordine stabile (le parole-numero devono
essere ordinate in una sequenza fissa e inalterabile)
3. il principio della cardinalità (l'ultima parola-numero usata
nel conteggio rappresenta la numerosità dell'insieme)
Lo sviluppo delle abilità di
                 conteggio
   La padronanza di questi principi comincia verso i
    2-3 anni e, per la maggior parte dei bambini, si
    completa attorno ai 5 anni



   Viene acquisito per ultimo il principio della
    cardinalità




                                                        Video
Lo sviluppo delle abilità di scrittura
       del numero (3-6 anni)
      La competenza scritta dipende da
                        ⇓
  lo sviluppo gerarchico di processi cognitivi
   specifici che permettono la costruzione di
          veri e propri sistemi simbolici
                        ⇓
         legame tra simbolo e referente
Lo sviluppo delle abilità di scrittura
       del numero (3-6 anni)
    Si possono distinguere tre tipi di notazione
    numerica:
   notazione con grado informativo nullo per un
    osservatore esterno, ma portatore di significato
    personale per il bambino
   notazione basata sulla corrispondenza
    biunivoca
   notazione convenzionale
Lo sviluppo delle abilità di
scrittura del numero (3-6 anni)
 notazione nulla continua             notazione nulla discreta




         notazione basata sulla corrispondenza biunivoca;




                      notazione convenzionale


                             errata                    corretta
La lettura dei numeri
   Nella codifica verbale di un numero, ciascuna cifra, a
    seconda della sua posizione, assuma un «nome»
    diverso: compito dei meccanismi lessicali è
    selezionare adeguatamente questi nomi per riconoscere
    quello in esame.
   I numeri primitivi appartengono a 3 classi distinte,
    chiamate «ordini di grandezza» o «livelli»:

a) le unità (1, 2, 3, …)
b) i «teens», che contengono la sottocategoria dei «dici»
   (11, 12, 13, ...)
c) le decine (20, ... 30, ...40, ...)
Quali sono gli errori più frequenti
     nella lettura dei numeri?
- errori a livello di lessico numerico, quelli cioè relativi alla
                              numerico
   produzione delle singole cifre, ma che non coinvolgono il loro
   posto all'interno del numero. Ad esempio: 4 / 7 leggo, o mi
   rappresento mentalmente, scrivo o dico ad alta voce «sette»
   invece di «quattro»
- errori di lettura a base sintattica, quelli cioè dovuti a
                             sintattica
   difficoltà nel riconoscimen­to delle posizioni delle cifre
   all'interno del numero, legati pertanto alla sintassi interna del
   numero stesso.
   20057     «duecentocinquantasette»
Quindi ….
   L’evoluzione dei meccanismi di riconoscimento pre-verbale delle
             quantità svolgono dunque un ruolo essenziale.


    Solo quando tale evoluzione si è sviluppata e integrata con gli
    apprendimenti relativi ai sistemi di conteggio, lettura e scrittura dei
      numeri elementari possono avere origine tutti i meccanismi di
            calcolo e manipolazione del sistema numerico.


Meccanismi lessicali, regolano il nome del numero
Meccanismi semantici, regolano la comprensione della quantità
Meccanismi sintattici colgono la grammatica interna dei numeri
Cosa può fare l’insegnante?

   Conoscere l’evoluzione delle acquisizioni
    (numeri, calcolo, ....)
   Impostare una didattica attenta ai
    meccanismi implicati negli apprendimenti
   Prevenire le situazioni di difficoltà e
    individuare i casi sospetti di DSA attraverso
    strumenti standardizzati
   Potenziare le abilità implicate
Intelligenza numerica
Schema dei Processi implicati
     nella costruzione della conoscenza numerica e nel calcolo

               enumerazione          I livello          II livello
               avanti
COUNTING
                                                      strategie ricostruttive
                                    via fonologica
               enumerazione
                                                      livello metacognitivo
               indietro             via visiva
                                                     necessari per decimali e
                                    via semantica
                                                     frazioni)
                                     I livello          II livello
               lettura

PROCESSI                                             strategie ricostruttive
                                    via fonologica
LESSICALI
                                                      livello metacognitivo
                                    via visiva
               scrittura
                                                      consapevolezza
                                    via semantica
         Esercizi di transcoding                    fonologica
                                    analogica
I livello              II livello


PROCESSI
SEMANTICI     via analogica         strategie ricostruttive

              comparazioni          scomposizioni

              counting              raggruppamenti



             I livello              II livello

PROCESSI
                              Combinazioni delle diverse vie
SINTATTICI
              via visiva      Ex.: 1 < 2
                                   12       1>2
              via semantica

              via lessicale
Strategie Ricostruttive
                       n + 1 / Raggruppamenti / Scomposizioni
          A MENTE
                    Arrotondamenti a 10 / Recupero fatti aritmetici


                                    via visiva / analogica /
CALCOLO                         recupero memoria fonologica
                                              etc.


          SCRITTO                 I livello
                            procedure – algoritmi


                    via visiva (visuospaziale) / fatti aritmetici

                                      breve termine
                      memoria
                                      lungo termine
Il programma si sviluppa in 4 aree
Cosa è il potenziamento
                 (empowerment)?
   Empowerment significa acquisizione di un senso
    personale di “potere”, allo scopo di sentirsi responsabili
    del proprio apprendimento.
                  Concretamente questo vuol dire:
1. Sapersi automotivare anche dopo l’insuccesso;
2. Sviluppare la conoscenza l’automonitoraggio e l’uso autoregolato
   di strategie di comprensione e studio;
3. Possedere convinzioni e percezioni di sé adeguate che
   sostengono l’intero processo di “risollevarsi” dopo il fallimento.
                                                  (Pazzaglia et al. 2002)
Il potenziamento cognitivo

                                          spazio tra il livello
                                           di sviluppo attuale
                                               del bambino
  Deriva dal concetto di        ed il suo livello di sviluppo potenziale
SVILUPPO PROSSIMALE di
        Vygotskij



                                   evidenziare il potenziale =
      i processi cognitivi e         scoprire la CAPACITA’
    le strategie presenti nel         INTERNA, fornendo
       patrimonio cognitivo          mediazioni tra risorse
           della persona               interne ed esterne
       non sempre vengono            (Egorova, 1995; Fabio,
             utilizzati                    2003; 1999)
EMPOWERMENT= POTENZIARE =
                ‘conferire o acquisire potenza’,
                andare oltre le proprie potenzialità
                (Pazzaglia, Moè, Friso & Rizzato,
                2002)


RECUPERARE = riacquistare una
capacità che si ritiene perduta,
distrutta o inesistente
Cosa modificare ?

     PROCESSI
     COGNITIVI                        R
                                      E
                                      L
                 Sé   COMPORTAMENTI
                                      A
                                      Z
                                      I
EMOZIONI
                                      O
MOTIVAZIONI
                                      N
                                      E
NELLO STUDENTE…..

Promuovere un senso di padronanza e
controllo degli eventi e dei processi di
apprendimento

Rendere consapevoli della modificabilità delle
proprie potenzialità

Rendere più sicuri delle proprie capacità e
artefici dei propri successi
INSEGNANTE, PSICOLOGO = “COACH”

 Parte da ciò che l’alunno già
possiede
 Lo aiuta ad automatizzare processi e
contenuti dell’apprendimento attraverso
nuovi modelli di azione
 Rinforza i nuovi modelli così che
l’alunno diventi consapevole del loro
significato
 Conduce il ragazzo verso sistemi di
logica più complessa
Il ruolo dell’insegnante:
         L’insegnante     media     l’apprendimento:     fornisce
          sostegno agli alunni attraverso l’interazione sociale nel
          momento in cui essi costruiscono in modo cooperativo
          consapevolezza, conoscenze e competenze
         L’insegnante è flessibile: modifica i suoi interventi in
          funzione dei feedback che provengono dai bambini
          impegnati nell’attività di apprendimento
         La quantità di sostegni forniti dall’insegnante è
          variabile, da direttive molto esplicite a vaghi accenni
Empowerment e approccio
            metacognitivo


   Empowerment è favorito da un approccio metacognitivo

   Le strategie non devono essere presentate come “regole” ma
    suggerite ed implementate nelle situazioni concrete di studio e
    verifica

   Le strategie devono essere presentate come spunto per
    migliorare il metodo di studio preesistente in modo da acquisire
    un senso di controllo nelle situazioni di studio
Un buon metodo di Potenziamento …


   E’ chiara la connessione con il problema da
    trattare e quindi con la valutazione iniziale
   E’ fondato su dati di ricerca scientifica
   Le ipotesi di miglioramento sono esplicite
Fasi per il potenziamento

   Conoscere lo sviluppo tipico
   Analisi del profilo individuale
   Potenziamento dominio specifico

      Facilitare per ogni competenza la
                   conquista
      della fase successiva di sviluppo
Dalla Valutazione…al Potenziamento
        Potenziamento:
            Su un caso singolo
            Su gruppi (es. gruppi classe)

        Caratteristiche del trattamento su caso
         singolo:
            Specifico (parte da analisi funzionale)
            Focus su problema principale (es. su
             componenti di una abilità non appresa, su
             abilità cognitive di base, su idee o
             rappresentazioni inadeguate relative
             all’apprendimento e processi in esso implicati)
Potenziamento

   Valutazione Iniziale

                 Individuazione abilità
                        carenti

   Somministrazione                Potenziamento
strumenti di valutazione
                                                  Valutazione Finale
         Criterio “Discrepenza
             dalla Norma”
                             Intervento su area/e
                                   carenti        Somministrazione
                                                 degli stessi strumenti
                                                   della Valutazione
                                                          Iniziale
Entrare in un ottica di
        progettualità

Analisi dei
                        Obiettivi
 bisogni




Valutazione e            Attività e
  controllo              strategie
Il progetto di potenziamento

    Strumenti per la              Valutazione delle
      valutazione                   competenze



                          Intervento sistematico che tenga
Programma di intervento    conto delle caratteristiche dello
                              studente e dello sviluppo
Modalità di intervento (Es. 1)

                                Gruppo controllo
   Gruppo sperimentale
                                  Valutazione iniziale
     Valutazione iniziale




       Trattamento                 Normale attività
                                     didattica

       Valutazione finale          Valutazione finale
Modalità di intervento (Es. 2)

   Gruppo sperimentale         No Gruppo controllo
     Valutazione iniziale        Dati Normativi



       Trattamento

       Valutazione finale          Dati Normativi
Materiale per valutare l’efficacia

   Perché valutare l’efficacia di un trattamento?
       È importante capire se il nostro lavoro ha avuto
        l’esito ipotizzato  migliorare le competenze in un
        determinato ambito



                 SI: Siamo riusciti a                  NO:
           individuare gli aspetti critici    Analisi del trattamento
           utilizzando materiale adatto      Cosa non ha funzionato?
                      al gruppo
I problemi: la voce ai bambini

   Matteo: i problemi sono difficili perché
    altrimenti non sarebbero problemi
   Luca: Il problema è un gioco con cui si
    impara la matematica. E’ qualcosa da
    risolvere, devi usare i calcoli e ci devi mettere
    la testa per fare i ragionamenti logici.
   Anna: I problemi servono ad allenare la
    mente.
Il ruolo delle abilità cognitive
Human Information Prossesing

     Newell e Simon (1972) indicano 2 tipologie di
      conoscenze necessarie per risolvere problemi:
 Conoscenze dichiarative (individuano le
  informazioni chiave contenute nel problema)
 Conoscenze procedurali (nelle quali sono implicate
  le strategie utili al processo di soluzione)
Mayer (1983, 87, 98) propone un modello secondo cui
            il processo di soluzione è diviso in
 Codifica del problema (guidata da un processo di
  traduzione e uno di integrazione)
 Processo di ricerca (è articolata in pianificazione e
  calcolo)
Il ruolo delle abilità metacognitive

   Consapevolezza metacognitiva (insieme di
    conoscenze riguardo il funzionamento della
    propria mente)
   Controllo (processi autoregolatori che
    presiedono l’esecuzione cognitiva del
    compito stesso)
Anne Brown (1978)

Ha ipotizzato un sistema mentale superordinato
      capace di controllare l’efficacia prima,
            durante e dopo il compito.
 Previsione

 Pianificazione

 Monitoraggio

 valutazione
Modello componenti abilità soluzione
            problemi
      Lucangeli, Tressoldi, Cendron (1998)
In quali fasi di risoluzione del
       problema si può incontrare difficoltà?
               •   Comprensione delle informazioni presenti nel problema e
COMPRENSIONE




                   delle loro relazioni
               •   Rappresentazione delle informazioni mediante uno schema in
                   grado di strutturarle ed integrarle
               •   Categorizzazione del problema in base alla struttura profonda
                   (operazioni necessarie per risolvere il problema stesso)
PRODUZIONE




               •   Pianificazione delle procedure
               •   Monitoraggio e Valutazione
Risolvere problemi in 6 mosse
Swanson: problemi ed esercizi

   Le conoscenze sono               Le conoscenze sono
    necessarie ma non                 necessarie e sufficienti
    sufficienti                      E’ l’applicazione di una
   Esige una scoperta da fare        scoperta
   La scoperta è frutto di          E’ riproduzione di schemi
    creatività, intuizione,           noti
    invenzione, ragionamento,        Applicazione di tecniche
    strutturazione.                   acquisite memorizzazione di
   L’attenzione è rivolta alle       procedimenti
    attività di soluzione.           L’attenzione è rivolta al
                                      risultato che è
                                      univocalmente determinato
          PROCESSO                            PRODOTTO

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Insegnare matematica

  • 1. Oderzo giugno 2012 Insegnare matematica Marta Todeschini m.todeschini@irreveneto.org
  • 2. 5 anni e mezzo Luigi: “Io i numeri li so più che bene, benissimo, meglio delle lettere, li so da prima delle lettere che ero piccolo piccolo”. Francesca: “Io con i numeri ci gioco. Io ti dico 1 e tu mi dici 2 e così via. A giocare a campana sono bravissima”. 10 anni Luigi: “Io a scuola sono un campione. La matematica mi piace più della maestra. Mi viene facile e tutti dicono: che bravo Luigi! Anche mia mamma lo racconta a tutti”. Francesca: “A scuola la matematica è alti e bassi. Un po’ più di bassi. Per il resto sono bravetta. Con i problemi alla lavagna divento tutta rossa e mi si sconfusiona la mente”. 13 anni Luigi: “Guarda, sono bravo sul serio. Non c’è che dire mi fa sentire bene perché per me è facile, più facile che il resto”. Francesca: “Aiuto, è un disastro. Mi iscrivo alle magistrali, speriamo bene”. 17 anni Luigi: Sto studiando Galileo e mi capita che davvero io vedo il mondo in termini di triangoli e quadrati. Solo che quando lo dico agli altri, soprattutto le mie compagne, si stufano”. Francesca: ”Non ne posso più. Via da me. Mi iscrivo a lingue così sono sicura di liberamene per sempre”.
  • 4. Quanti sono i bambini con Difficoltà in matematica? In Italia: Scuola primaria: 5 bambini per classe con difficoltà di calcolo 5 - 7 bambini per classe con difficoltà di soluzione dei problemi (ogni classe 25 alunni circa) + 20% della popolazione scolastica
  • 5. Quanti sono i bambini con Difficoltà in matematica? IARLD (International Academy for Research in Learning Disabilities) 2,5 % della popolazione scolastica presenta difficoltà in matematica in comorbidità con altri disturbi Discalculia: 2 bambini su 1000 19,998 % della popolazione scolastica = falsi _ positivi
  • 6. Disturbo vs Difficoltà Disturbo di Calcolo Difficoltà di Calcolo Basi neurologiche il profilo appare simile al disturbo Comorbidità Specificità l’intervento riabilitativo ottiene buoni risultati - dislessia appare in condizioni di in breve tempo - difficoltà adeguate abilità nella generali e di adeguato soluzione di apprendimento in altri problemi ambiti l’intervento riabilitativo normalizza (?)
  • 7. Ma allora … Perché così tanti bambini hanno difficoltà in matematica? Metodi di insegnamento? Meccanismi di apprendimento? Sviluppo dell’intelligenza numerica?
  • 8. Didattica della matematica Ricerca psicologica Processi cognitivi Processi motivazionali dominio specifici Bandura 1990 Schoenfeld 2003 Intelligenza numerica Butterworth 2003 Modelli neuropsicologici del calcolo Mc Closkey 1985 ... Componenti cognitive di soluzione dei problemi matematici
  • 9. Buone prestazioni in matematica IMPUTABILI ALL’INSIEME DI CONOSCENZE ACQUISITE CIRCA Cognizione Regolazione della Regolazione cognizione cognizione Teoria della mente in grado di guidare lo studente nel mettere in atto comportamenti strategici (Wellman, Gelman, 1992)
  • 10. Strategie Conoscenza strategica Conoscenza strategica Conoscenza strategica generale generale specifica basata sul sistema di conoscenza di strategie e credenze capacità di utilizzarle in stile attributivo modo adeguato Comportamento motivato
  • 11. Cos’è l’intelligenza numerica? Secondo diversi studi, sia gli animali che i neonati sono capaci di riconoscere le quantità numeriche e sono in grado di distinguere gruppi di oggetti in base alla numerosità.
  • 12. Cos’è l’intelligenza numerica? La capacità di manipolazione di “intelligere” le quantità- ovvero manipolare, capire, ragionare, attraverso il complesso sistema cognitivo dei numeri e delle quantità  Le ricerche attuali dimostrano che l’intelligenza numerica è innata  Tramite istruzioni dei processi dominio specifici si può potenziare
  • 16. Quali sono i meccanismi innati? Secondo Gallister e Gelman (1992) i processi di quantificazione sono sostenuti dalla capacità di riconoscimento immediato di quantità senza la necessità di contare.  Tale processo prende il nome di subitizing e ha luogo di fronte ad insiemi di 3-4 elementi. N + 1; N – 1;  E’ la capacità primordiale che ci sostiene nelle operazioni di calcolo mentale La corrispondenza biunivoca e l’ordine stabile. Un bambino di 2 anni che ha degli oggetti in mano è in grado di dare un singolo oggetto a ciascuna delle persone presenti intorno a lui, e lo sa fare prima di aver imparato il nome dei numeri!
  • 17. Studi su l’intelligenza numerica  Antell e Keating nel 1983 hanno verificato, attraverso la «tecnica dell'abituazione- disabituazione» che i neonati (da 1 a 12 giorni di vita) sono sensibili alla quantità e capaci di differenziare gli insiemi in base alla numerosità degli elementi contenuti  Ai bambini venivano presentati diverse volte dei cartoncini con due punti neri, diversamente distanziati, fino a creare “abituazione”. Veniva quindi presentato un nuovo cartoncino con tre puntini allineati. I bambini rimanevano ad osservare più a lungo questo cartoncino
  • 18. Studi su l’intelligenza numerica  Wynn (1992) ha riscontrato come bambini di 5-6 mesi sappiano compiere semplici operazioni di tipo additivo (1 + 1) e sottrattivo (2 - 1)  A bambini di 5-6 mesi veniva presentato un pupazzo che poi veniva spostato dietro uno schermo, veniva fatta la stessa cosa con un secondo pupazzo. Alla fine veniva tolto lo schermo e presentati o entrambi i pupazzi (1+1=2) o solo uno (1+1≠ 2). I bambini guardavano più a lungo la seconda condizione, indice che percepivano qualcosa di “strano”.  La stessa cosa accade con la sottrazione.
  • 19. Natura vs Cultura  «la natura fornisce un nucleo di capacità per classificare piccoli insiemi di oggetti nei termini delle loro numerosità [...] per capacità più avanzate abbiamo bisogno dell'istruzione, ossia di acquisire gli strumenti concettuali forniti dalla cultura in cui viviamo» Butterworth (1999)  Imparare a contare rappresenta il primo collegamento tra natura e cultura
  • 20. Lo sviluppo delle abilità di conteggio  Gelman e Gallistel (1978), hanno elaborato la “teoria dei principi di conteggio” secondo la quale l'acquisizione dell'abilità di conteggio verbale è guidata dalla conoscenza innata di alcuni principi basati sulla competenza numerica non verbale. In pratica bambini piccoli possiedono un concetto innato di numero, che si evolve nell’acquisizione delle procedure di calcolo attraverso alcuni principi
  • 21. Lo sviluppo delle abilità di conteggio I tre principi del «come contare» individuati dalle ricercatrici sono: 1. il principio della corrispondenza biunivoca (a ogni elemento dell'insieme contato deve corrispondere una sola parola-numero e viceversa) (il bambino distribuisce un giocattolo a ogni persona, mette ogni tazza sul suo piattino, ecc.) 2. il principio dell'ordine stabile (le parole-numero devono essere ordinate in una sequenza fissa e inalterabile) 3. il principio della cardinalità (l'ultima parola-numero usata nel conteggio rappresenta la numerosità dell'insieme)
  • 22. Lo sviluppo delle abilità di conteggio  La padronanza di questi principi comincia verso i 2-3 anni e, per la maggior parte dei bambini, si completa attorno ai 5 anni  Viene acquisito per ultimo il principio della cardinalità Video
  • 23. Lo sviluppo delle abilità di scrittura del numero (3-6 anni) La competenza scritta dipende da ⇓ lo sviluppo gerarchico di processi cognitivi specifici che permettono la costruzione di veri e propri sistemi simbolici ⇓ legame tra simbolo e referente
  • 24. Lo sviluppo delle abilità di scrittura del numero (3-6 anni) Si possono distinguere tre tipi di notazione numerica:  notazione con grado informativo nullo per un osservatore esterno, ma portatore di significato personale per il bambino  notazione basata sulla corrispondenza biunivoca  notazione convenzionale
  • 25. Lo sviluppo delle abilità di scrittura del numero (3-6 anni) notazione nulla continua notazione nulla discreta notazione basata sulla corrispondenza biunivoca; notazione convenzionale errata corretta
  • 26. La lettura dei numeri  Nella codifica verbale di un numero, ciascuna cifra, a seconda della sua posizione, assuma un «nome» diverso: compito dei meccanismi lessicali è selezionare adeguatamente questi nomi per riconoscere quello in esame.  I numeri primitivi appartengono a 3 classi distinte, chiamate «ordini di grandezza» o «livelli»: a) le unità (1, 2, 3, …) b) i «teens», che contengono la sottocategoria dei «dici» (11, 12, 13, ...) c) le decine (20, ... 30, ...40, ...)
  • 27. Quali sono gli errori più frequenti nella lettura dei numeri? - errori a livello di lessico numerico, quelli cioè relativi alla numerico produzione delle singole cifre, ma che non coinvolgono il loro posto all'interno del numero. Ad esempio: 4 / 7 leggo, o mi rappresento mentalmente, scrivo o dico ad alta voce «sette» invece di «quattro» - errori di lettura a base sintattica, quelli cioè dovuti a sintattica difficoltà nel riconoscimen­to delle posizioni delle cifre all'interno del numero, legati pertanto alla sintassi interna del numero stesso. 20057 «duecentocinquantasette»
  • 28. Quindi …. L’evoluzione dei meccanismi di riconoscimento pre-verbale delle quantità svolgono dunque un ruolo essenziale. Solo quando tale evoluzione si è sviluppata e integrata con gli apprendimenti relativi ai sistemi di conteggio, lettura e scrittura dei numeri elementari possono avere origine tutti i meccanismi di calcolo e manipolazione del sistema numerico. Meccanismi lessicali, regolano il nome del numero Meccanismi semantici, regolano la comprensione della quantità Meccanismi sintattici colgono la grammatica interna dei numeri
  • 29. Cosa può fare l’insegnante?  Conoscere l’evoluzione delle acquisizioni (numeri, calcolo, ....)  Impostare una didattica attenta ai meccanismi implicati negli apprendimenti  Prevenire le situazioni di difficoltà e individuare i casi sospetti di DSA attraverso strumenti standardizzati  Potenziare le abilità implicate
  • 31. Schema dei Processi implicati nella costruzione della conoscenza numerica e nel calcolo enumerazione I livello II livello avanti COUNTING strategie ricostruttive via fonologica enumerazione livello metacognitivo indietro via visiva necessari per decimali e via semantica frazioni) I livello II livello lettura PROCESSI strategie ricostruttive via fonologica LESSICALI livello metacognitivo via visiva scrittura consapevolezza via semantica  Esercizi di transcoding fonologica analogica
  • 32. I livello II livello PROCESSI SEMANTICI via analogica strategie ricostruttive comparazioni scomposizioni counting raggruppamenti I livello II livello PROCESSI Combinazioni delle diverse vie SINTATTICI via visiva Ex.: 1 < 2 12 1>2 via semantica via lessicale
  • 33. Strategie Ricostruttive n + 1 / Raggruppamenti / Scomposizioni A MENTE Arrotondamenti a 10 / Recupero fatti aritmetici via visiva / analogica / CALCOLO recupero memoria fonologica etc. SCRITTO I livello procedure – algoritmi via visiva (visuospaziale) / fatti aritmetici breve termine memoria lungo termine
  • 34. Il programma si sviluppa in 4 aree
  • 35.
  • 36. Cosa è il potenziamento (empowerment)?  Empowerment significa acquisizione di un senso personale di “potere”, allo scopo di sentirsi responsabili del proprio apprendimento. Concretamente questo vuol dire: 1. Sapersi automotivare anche dopo l’insuccesso; 2. Sviluppare la conoscenza l’automonitoraggio e l’uso autoregolato di strategie di comprensione e studio; 3. Possedere convinzioni e percezioni di sé adeguate che sostengono l’intero processo di “risollevarsi” dopo il fallimento. (Pazzaglia et al. 2002)
  • 37. Il potenziamento cognitivo spazio tra il livello di sviluppo attuale del bambino Deriva dal concetto di ed il suo livello di sviluppo potenziale SVILUPPO PROSSIMALE di Vygotskij evidenziare il potenziale = i processi cognitivi e scoprire la CAPACITA’ le strategie presenti nel INTERNA, fornendo patrimonio cognitivo mediazioni tra risorse della persona interne ed esterne non sempre vengono (Egorova, 1995; Fabio, utilizzati 2003; 1999)
  • 38. EMPOWERMENT= POTENZIARE = ‘conferire o acquisire potenza’, andare oltre le proprie potenzialità (Pazzaglia, Moè, Friso & Rizzato, 2002) RECUPERARE = riacquistare una capacità che si ritiene perduta, distrutta o inesistente
  • 39. Cosa modificare ? PROCESSI COGNITIVI R E L Sé COMPORTAMENTI A Z I EMOZIONI O MOTIVAZIONI N E
  • 40. NELLO STUDENTE….. Promuovere un senso di padronanza e controllo degli eventi e dei processi di apprendimento Rendere consapevoli della modificabilità delle proprie potenzialità Rendere più sicuri delle proprie capacità e artefici dei propri successi
  • 41. INSEGNANTE, PSICOLOGO = “COACH”  Parte da ciò che l’alunno già possiede  Lo aiuta ad automatizzare processi e contenuti dell’apprendimento attraverso nuovi modelli di azione  Rinforza i nuovi modelli così che l’alunno diventi consapevole del loro significato  Conduce il ragazzo verso sistemi di logica più complessa
  • 42. Il ruolo dell’insegnante:  L’insegnante media l’apprendimento: fornisce sostegno agli alunni attraverso l’interazione sociale nel momento in cui essi costruiscono in modo cooperativo consapevolezza, conoscenze e competenze  L’insegnante è flessibile: modifica i suoi interventi in funzione dei feedback che provengono dai bambini impegnati nell’attività di apprendimento  La quantità di sostegni forniti dall’insegnante è variabile, da direttive molto esplicite a vaghi accenni
  • 43. Empowerment e approccio metacognitivo  Empowerment è favorito da un approccio metacognitivo  Le strategie non devono essere presentate come “regole” ma suggerite ed implementate nelle situazioni concrete di studio e verifica  Le strategie devono essere presentate come spunto per migliorare il metodo di studio preesistente in modo da acquisire un senso di controllo nelle situazioni di studio
  • 44. Un buon metodo di Potenziamento …  E’ chiara la connessione con il problema da trattare e quindi con la valutazione iniziale  E’ fondato su dati di ricerca scientifica  Le ipotesi di miglioramento sono esplicite
  • 45. Fasi per il potenziamento  Conoscere lo sviluppo tipico  Analisi del profilo individuale  Potenziamento dominio specifico Facilitare per ogni competenza la conquista della fase successiva di sviluppo
  • 46. Dalla Valutazione…al Potenziamento  Potenziamento:  Su un caso singolo  Su gruppi (es. gruppi classe)  Caratteristiche del trattamento su caso singolo:  Specifico (parte da analisi funzionale)  Focus su problema principale (es. su componenti di una abilità non appresa, su abilità cognitive di base, su idee o rappresentazioni inadeguate relative all’apprendimento e processi in esso implicati)
  • 47. Potenziamento Valutazione Iniziale Individuazione abilità carenti Somministrazione Potenziamento strumenti di valutazione Valutazione Finale Criterio “Discrepenza dalla Norma” Intervento su area/e carenti Somministrazione degli stessi strumenti della Valutazione Iniziale
  • 48. Entrare in un ottica di progettualità Analisi dei Obiettivi bisogni Valutazione e Attività e controllo strategie
  • 49. Il progetto di potenziamento Strumenti per la Valutazione delle valutazione competenze Intervento sistematico che tenga Programma di intervento conto delle caratteristiche dello studente e dello sviluppo
  • 50. Modalità di intervento (Es. 1)  Gruppo controllo  Gruppo sperimentale  Valutazione iniziale  Valutazione iniziale  Trattamento  Normale attività didattica  Valutazione finale  Valutazione finale
  • 51. Modalità di intervento (Es. 2)  Gruppo sperimentale  No Gruppo controllo  Valutazione iniziale  Dati Normativi  Trattamento  Valutazione finale  Dati Normativi
  • 52. Materiale per valutare l’efficacia  Perché valutare l’efficacia di un trattamento?  È importante capire se il nostro lavoro ha avuto l’esito ipotizzato  migliorare le competenze in un determinato ambito SI: Siamo riusciti a NO: individuare gli aspetti critici Analisi del trattamento utilizzando materiale adatto Cosa non ha funzionato? al gruppo
  • 53. I problemi: la voce ai bambini  Matteo: i problemi sono difficili perché altrimenti non sarebbero problemi  Luca: Il problema è un gioco con cui si impara la matematica. E’ qualcosa da risolvere, devi usare i calcoli e ci devi mettere la testa per fare i ragionamenti logici.  Anna: I problemi servono ad allenare la mente.
  • 54. Il ruolo delle abilità cognitive Human Information Prossesing Newell e Simon (1972) indicano 2 tipologie di conoscenze necessarie per risolvere problemi:  Conoscenze dichiarative (individuano le informazioni chiave contenute nel problema)  Conoscenze procedurali (nelle quali sono implicate le strategie utili al processo di soluzione) Mayer (1983, 87, 98) propone un modello secondo cui il processo di soluzione è diviso in  Codifica del problema (guidata da un processo di traduzione e uno di integrazione)  Processo di ricerca (è articolata in pianificazione e calcolo)
  • 55. Il ruolo delle abilità metacognitive  Consapevolezza metacognitiva (insieme di conoscenze riguardo il funzionamento della propria mente)  Controllo (processi autoregolatori che presiedono l’esecuzione cognitiva del compito stesso)
  • 56. Anne Brown (1978) Ha ipotizzato un sistema mentale superordinato capace di controllare l’efficacia prima, durante e dopo il compito.  Previsione  Pianificazione  Monitoraggio  valutazione
  • 57. Modello componenti abilità soluzione problemi Lucangeli, Tressoldi, Cendron (1998)
  • 58. In quali fasi di risoluzione del problema si può incontrare difficoltà? • Comprensione delle informazioni presenti nel problema e COMPRENSIONE delle loro relazioni • Rappresentazione delle informazioni mediante uno schema in grado di strutturarle ed integrarle • Categorizzazione del problema in base alla struttura profonda (operazioni necessarie per risolvere il problema stesso) PRODUZIONE • Pianificazione delle procedure • Monitoraggio e Valutazione
  • 60. Swanson: problemi ed esercizi  Le conoscenze sono  Le conoscenze sono necessarie ma non necessarie e sufficienti sufficienti  E’ l’applicazione di una  Esige una scoperta da fare scoperta  La scoperta è frutto di  E’ riproduzione di schemi creatività, intuizione, noti invenzione, ragionamento,  Applicazione di tecniche strutturazione. acquisite memorizzazione di  L’attenzione è rivolta alle procedimenti attività di soluzione.  L’attenzione è rivolta al risultato che è univocalmente determinato PROCESSO PRODOTTO Fondamentale è il vissuto del soggetto