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DOROTHY GILMAN.
LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIFAX.
Ritorna il sirnpatico personaggio di Emily Pollifax, l'anziana signora che alterna la preparazione di pasticcini per le
riunioni domenicali del suo circolo con le lezioni di karate e le imprese spionistiche.
Proprio una domenica, mentre, con il suo buffo cappellino a fiori in testa, l'arzilla vecchietta sta programmando di
recarsi al circolo, squilla il telef~no: č Bill Carstairs, della CIA, che giŕ una volta si era avvalso del suo aiuto per una
missione segreta, e che adesso ha ancora bisogno di lei.
Per quale incarico? Molto semplice: si tratta solo di andare a Istanblll, per consegnare denaro e passaporto falso a una
misteriosa spia comunista che ha disertato.
E chi, meglio della signora Pollifax che, con la sua aria di placida nonnetta, č al di sopra di ogni sospetto, potrŕ svolgere
questo incarico? Ma, nel mondo dello spionaggio, niente č mai semplice e scontato.
E cosí, ben presto, Emily Pollifax si trova non solo alle prese con una banda di spietati agenti nemici, ma anche nei guai
con la polizia ttlrca.
Passando attraverso una serie di spericolate avventure in compagnia di un giovanotto inglese un po' svitato e di un
originale membro della "mala" turca, Emily Pollifax, grazie al suo disarmante candore e alla forza del suo carattere,
riesce ancora una volta a portt~re felicemente a termine la sua missione.
Capitolo 1.
LA SIGNOAA POLLIFAX era andata in chiesa, quella domenica mattina, e in quel momento, mentre pranzava nella
soleggiata cucina del suo alloggio, aveva ancora in testa il cappellino, un vero giardinetto di foglie verdi e margherite
bianche.
Aveva la tendenza a dimenticare di mettersi il cappello - anzi, da quando aveva cominciato a prendere lezioni di karatč,
dimenticava molte cose - e siccome subito dopo pranzo sarebbe uscita di nuovo, se l'era addirittura tenuto in testa, per
non doverci pensare piú.
Cosí, la sua mente era libera di dedicarsi a cose piú importanti, quali il ripassare l'elenco dei punti di pressione o il
modo di far perdere l'equilibrio all'avversario, usando il gomito, per colpirlo, e sferrando il colpo verso l'alto.
Ma la signora Pollifax era coscienziosa per natura, e se il manuale di karatč giaceva alla destra del piatto, alla sinistra
era posata l'edizione domenicale del New York Times.
Sospirň, combattuta, ma alla fine decise di cominciare dal Times, dando una rapida scorsa ai titoli.
AGENTE COMUNISTA DISERTA A ISTANBUL POI SCOMPARE lesse. "La donna aveva cercato asilo nel
Consolato britannico ed č misteriosamente scomparsa." Bene! esclamň la signora Pollifax, tutta soddisfatta, e all'istante
dimenticň sia il pranzo, sia il karatč.
Alcuni mesi prima, un piccolo episodio di spionaggio si era inserito come un punto esclamativo nella lunga, serena vita
della signora Pollifax, che, in seguito, aveva ripreso la sua esistenza tranquilla con un senso di arricchimento, di
soddisfazione.
Quel giorno, s'immerse nel resoconto giornalistico con

323 LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIFAX

l'entusiasmo di una dil~ttante che si trovi di fronte alla sua controparte professionale: l~agente che aveva disertato,
infatti, non solo era una donna, ma avevaln passato talmente lungo da far sospettare alla signora Pollifax, che tra loro vi
fossero ben pochi anni di differenza.
La donna era balzata alla ribalta della cronaca per essersi presentata al Consolato britanrlico di Istanbul, senza fiato e
con le vesti a brandelli, per chiedere aiuto.
Dopo essersi qualificata come Magda Ferenci-Sabo, era stata rnCssa a letto - alle dieci di una sera d'estate - con un
sedativo e untazza di tč.
Ma il mattino dopo era scomparsa, e nella capitale turca correva voce che fosse stata rapita.
Quella, in sé, era la llotizia da prima pagina, ma la signora Pollifax cercň avidamente i particolari della vita di Magda
Ferenci-Sabo, messi insieme da un giOrnalista intraprendente.
La storia era tale da scandalizzare e insieme iStruire la signora Pollifax, che era stata una spia solo per poche settimanC
"Come bellezza internazionale degli anni trenta" commentavI autore dell'articolo, "la Ferenci-Sabo era sempre presente
nei luoghi piú adatti con le persone meno adatte." E c'era una fotografia sfCata di lei - tutta denti e lunghe chiome che
rideva su una spiag~ia, con Mussolini.
Poi c'erano stati i matrimoni: prima, un playboY francese misteriosamente ucciso un anno dopo la luna di miele (il
giornalista trovava il modo di insinuare che fosse stato assassinato dalla sposa); poi un tedesco ricchissimo, che in
seguito era diventato un alto papavero del partito nazista; e infine uno scrittore ungherese, comunista, di nome Ferenci-
Sabo, che era stato ucciso nel 1956 da coloro che si battevano in nome della libertŕ.
Dopo la morte dello scrittore, la donna era scomparsa e si riteneva che si fosse rifugiata in Russia, dove, secondo le
voci, sarebbe stata attivamente implicata in attivitŕ spionistiche.
Che donna eccezionale, rifletteva la signora Pollifax; e, anche, che creatura spietata! Ma quali motivi poteva mai avere
avuto per disertare? A malincuore, la signora Pollifax posň il giornale perché erano quasi le due e, prirna di uscire per
trascorrere il pomeriggio domenicale al Circolo del Giardlnaggi, dove proiettavano un film, voleva compilare la lista
della spesa per le provviste della settimana.
Aveva appena cominciato, qllando il telefono squillň.
Matita e foglietto in mano, la signora andň nel soggiorno e, prima di staccare il ricevitore, aggiunse alla lista:uova,
succo d'arancia".
Pronto disse di324 strattamente, ricordando che aveva promesso di portare dei biscotti fatti in casa al tč
delpAssociazione Artistica, la domenica successiva.
La signora Emily pollifax? domandň una voce squillante.
Sono io rispose la signora Pollifax, e scrisse "zucchero, vaniglia, noci" Un momento, prego...
D La punta della matita si spezzň, perché la signora Pollifax aveva riconosciuto una voce che non si aspettava piú di
sentire.
Buongiorno, signora Pollifax, stava dicendo quella voce.
Sono proprio contento d'averla trovata in casa., Signor Carstairs! esclamň lei.
Oh, ma che piacere risentirla! Grazie :disse amabilmente lui.Mi permette, signora, di farle un paio di domande? Cosí
risparmieremo entrambi tempo prezioso. :~ Ma si figuri! replicň la signora Pollifax.
Per quanto, non riesco a immaginare niente che lei non sappia giŕ sul mio conto., Per esempio :disse Carstairs, non so se
lei sarebbe libera o addirittura se avesse voglia - di svolgere un altro lavoro per me., Ma certo! rispose lei, mentre il suo
cuore accelerava i battiti.
Lo disse senza riflettere, ripromettendosi di pensarci sopra piú tardi.
Bene disse Carstairs.
Domanda numero due: č libera di partire tra mezz'ora? La signora Pollifax ascoltava, incredula.
Lo sguardo le cadde sulla lista della spesa, poi si spostň verso i piatti da lavare.
Ma per dove?7 balbettň.
Per quanto tempo? I1 tono di Carstairs era paziente.
Mettiamola cosí: ha qualche impegno improrogabile tra oggi e domenica prossima? Soltanto la mia lezione di karatč
disse la signora Pollifax.
E poi, devo servire il tč all'Associazione Artistica, fra otto giorni.
Una combinazione interessante, commentň seccamente Carstairs.
Ha detto karatč? Sí, certo confermň la signora Pollifax, in un impeto di entusiasmo.
Mi piace immensamente e credo anzi che Lorvale - il sergente di polizia a riposo Lorvale Brown - sia molto colpito dai
miei progressi.
S'interruppe, sgomenta.
Cosa diavolo potrei dire, alla gente? Come potrei spiegare questa mia... fuga improvvisa? Dirŕ che sua nuora, a
Chicago, č ammalata, suggerí Carstairs.
Per esempio, potremmo far dirottare qui tutte le telefonate interurbane che suo figlio potrebbe ricevere dai suoi vicini di
New Brunswick...
ma č un problema che risolveremo in qualche modo.
Conti su di noi.
Sí disse la signora Pollifax.
Quand'č cosí, sarŕ meglio che riattacchi e che cominci a prepararmi.
Un'auto della polizia sarŕ alla sua porta fra ventidue minuti.
La 325 mia segretaria ha dato precise disposizioni nel momento stesso in cui lei ha detto di sí...
Come sta Bishop? s'interessň maternamente la signora Pollifax.
e nel fra~temP prepari una valigetta.
Entro un'ora avrŕ tutte le istruzioni.
Arrivederla.
Bruscamente, Carstairs riattaccň.
La signora pollifax posň lentamente il ricevitore.
Be'!, esclamň a fior di labbra, riflettendo sulla velocitŕ con cui la vita poteva cambiare Poi lo sgUard le cadde
sull'orologio ed ebbe un sussulto.
Data una sciacquatina ai piatti del pranzo, si cambiň in fretta, indossando l'abito a giacca di maglia blu scuro, si assestň
il cappellino floreale sulla testa e míse in una valigetta delle scarpe da passeggio, un po' di crema emollíente e
l'occorrente da viaggio.
Scrisse alcuni biglietti per disdire le cnSegne a domicilio del latte e del giornale, poi telefonň a Lorvale.
Parto perIn viaggetto, Lorvale spiegň.
Mi dispiace, ma mia nuora, a Chicag, ha bisogno di me per qualche giorno.
Dovrň saltare la lezione di giovedí.
Peccato diSse lui, in tono di rimprovero.
Non avrŕ modo di esercitarsi nell'omo-tude, vero? No, Lorvale rispose lei, in tono solenne.
Poi, scrisse un bigliettino per la signorina Hartshorne, la sua vicina di pianerottolo.
Era l'impresa piú difficile, perché la signorina Hartshorne, a Natale, aveva conosciuto il figlio e la nuora della signora
Pollifax.
Il biglíetto andava stilato con un tono abbastanza drammatico da giustificare la precipitosa partenza della signora
Pollifax annullando cosí un impegno per pranzare insieme - e al tempo stesso doveva cOntenerC informazioni
abbastanza particolareggiate, affinché la signorina Hartshorne non si preoccupasse piú del necessario per la moglie di
Robert e non telefonasse a Chicago.
Quando buss~rono alla porta, la signora Pollifax era di nuovo al telefono essendo stata lí lí per dimenticare il tč
dell'Associazione Artistica.
Avanti, č aperto gridň, e si girň per fare un cenno al giovanotto che sta~/a entrando nel soggiorno: senza dubbio, il
poliziotto in borghese ma~ldat dal signor Carstairs.
C'č il mio tassí spiegň alla presidentesSa dell'Associazione.
Arrivederci, mia cara.
La signora Pollifax? domandň il giovanotto, mentre lei posava il ricevitore. enente Mullin.
Ho fuori l'auto questa la sua valigia? << Sí grazie.
La signora Pollifax prese la borsetta, poi esitň.
Dando un'ultimocchiata al suo caro, familiare appartamento, si trovň per la prima volta a paragonare il mondo che stava
per lasciare - conosciuto, sicUr, prevedibile - con quello nel quale stava per entra LA STRABILIANTESIGNORA
POLLIPAX

re: incerto, difficile e totalmente imprevedibile.
Alla mia etŕ...
mormorň, dubbiosa.
E poi ricordň che alla sua etŕ, meno di un anno prima, era stata tenuta prigioniera in Albania, per la durata di una
settimana che si era rivelata estremamente movimentata e ricca di esperienze: prima di guidare un gruppetto di
fuggiaschi fino all'Adriatico, lei aveva conosciuto due generali della Cina Rossa, una spia russa e un agente americano.
Ben difficilmente li avrebbe conosciuti a New Brunswick, nel New Jersey! Abbiamo i minuti contati, le rammentň
Mullin.
Giŕ :riconobbe la signora Pollifax, emettendo un profondo sospiro, mentre chiudeva con fermezza la porta dietro di sé.
Poi, nell'infilare il biglietto per la signorina Hartshorne sotto la porta dell'appartamento 4-C, provň un improvviso senso
di euforia: ecco che si era gettata in un'altra avventura.
Quando l'ascensore si aprí, al piano terreno, Mullin si affrettň a precederla, per aprirle la vetrata d'ingresso, poi insieme
uscirono nella cappa di calore del pomeriggio di luglio.
L'auto della polizia, senza alcun contrassegno, era ferma lungo il marciapiede, vicino a un divieto di sosta, e al volante
c'era un secondo individuo.
La signora Pollifax non aveva finito di prendere posto, con Mullin seduto accanto a lei, che giŕ il piede del conducente
premette l'acceleratore, una sirena si mise a urlare e lei si ritrovň a fissare improvvisamente negli occhi il suo sbalordito
pastore, che per un pelo non era stato travolto.
C'est la vie! :gli gridň lei allegramente, agitando la mano per salutarlo, e in men che non si dica si lasciarono la cittŕ alle
spalle, tra veicoli che si spostavano precipitosamente a destra e a sinistra, incalzati dalla sirena.
Pochi istanti dopo, varcarono i cancelli del piccolo aeroporto locale.
L'auto della polizia attraversň sobbalzando il campo e si arrestň, con uno stridore di freni, davanti a un elicottero le cui
pale stavano giŕ schiaffeggiando l'aria.
La signora Pollifax, disperatamente aggrappata al suo floreale cappellino, venne sospinta dentro l'elicottero; non aveva
ancora finito di riappuntare gli spilloni del cappellino, che stavano atterrando in un aeroporto molto piú grande.
Evidentemente, erano aspettati: un uomo con uno stazzonato abito nocciola scese da una macchina in attesa e corse
verso di loro.
La signora Pollifax! urlň, mentre lei, dalla cabina, gli piombava praticamente tra le braccia.
Da questa parte, stanno trattenendo l'aereo.
Mi chiamo Jamison.
Sí, ma dove sono? ansimň lei.
E dove sto andando? E all'Aeroporto Internazionale Kennedy la informň Jamison, e

327 intanto la faceva correre verso la rnacchina.
Quell'apparecchio laggiú č il volo per Washington, dove Carstairs le darŕ le istruzioni, prima che lei lasci il Paese.
Cosí, doveva lasciare il Paese; 1signora Pollifax avvertí il brivido dell'irrevocabile, di forze in movimento che non era
piú possibile arrestare.
L'auto si fermň, la portiera venne spalancata e lei fu sospinta su per la scaletta e dentro l'aereo, dove all'istante lei e
Jamison furono cacciati a sedere nei loro posti, con le cinture allacciate.
Meno di un'ora dopo, atterravano di nuovo.
Aeroporto Dulles annunciň Jamison.
La guidň attraver50 il terminal, fino all'area di parcheggio.
Da una lunga limousine nera emcrse Carstairs, alto, asciutto, i capelli a spazzola di un candore argenteo contro la faccia
abbronzata.
Buongiorno, signora Pollifax la salutňserio serio.
Sono felice di rivederla! esclarnň la signora Pollifax, stringendogli la mano.
Sembra che sia passato tanto tempo.
Le cose come vanno? Allegramente, Carstairs replicň: In modo abominevole, come sempre :~.
Indicň con un cenno un giovanotto dall'aria impassibile, in completo scuro e cravatta nera.
Pernle~ta che le presenti Henry Miles.
Dovrŕ tenerla d'occhio. :Poi, aggillnse con un lieve sorriso: Stavol~ta non intendo correre rischi.
Corag~io, Jamison, accompagni Henry al posto ventidue e si assicuri che l'acreo non ci scappi! :E, rivolto alla signora
Pollifax: Lei č in parten~a per Istanbul.
Venga a sedersi nella mia macchina: abbiamo soltanto un quarto d'ora, per parlare.
ISTANBUL! esclamň la signorPollifax.
Sí, con un delicato incarico di corriereincarico che si č rivelato necessario soltanto mezz'ora prima che io le telefonassi.
Erano seduti sui sedili posteriori della limollsine.
Ma pensi osservň la signora Pollifax, stavo leggendo nel giornale, poco prima che telefonasse lei, un articolo che
parlava appunto di Istanbul! Per caso, l'incarico che Vllole affidarmi ha qualcosa a che fare con Ferenci-Sabo, quella
spia comunista che ha tentato di disertare? Proprio cosí! assicurň CarstairS.
Fece scorrere la lampo di una cartella zeppa di carte.
Salvo che sono successe parecchie cose, dopo le notizie riferite dal giornale.
La Ferenci-SabO, Dio sa in che modo č arrivata venerdí sera al Consolato britannico, dove č stata accolta.
No, non č stata titrovata.
Ora, a Istanbul sarŕ circa mezzanotte, e in due giorni la cittŕ si č riempita digenti piovuti da tutte le parti del LA
STRABILIANTE SIGNORA POLLIEAX

globo, nella speranza, a seconda della loro collocazione politica, o di trovare la Ferenci-Sabo e offrirle rifugio nei loro
rispettivi Paesi, o di stanarla per ridurla al silenzio.
E stata proprio rapita, allora commentň la signora Pollifax.
Pensavo che potessero essere stati gli Inglesi, a nasconderla da qualche parte.
stata rapita, sí confermň Carstairs, con aria truce, e noi riteniamo dai comunisti.
Il fatto curioso č che sia stata rapita, e non assassinata.
Infatti, se lo scopo dei rapitori era di chiuderle la bocca, sarebbe bastato che la uccidessero nel suo letto, lí al Consolato.
Perciň, si direbbe che, per loro, la Ferenci-Sabo sia piú preziosa da viva che da morta.
Ho pensato a lei, signora Pollifax, perché, in una cittŕ che pullula di professionisti, lei, con la sua aria non corrotta e
assolutamente non professionale, non desterebbe il minimo sospetto; e perché, al tempo stesso e un sorriso astuto gli
stirň le labbra, lei ha giŕ dato prova d'essere un corriere ricco di risorse.
Grazie disse la signora, ma un corriere in che senso? Tranquillamente, lui annunciň: Abbiamo avuto notizie dalla
Ferenci-Sabo.
Lei? domandň la signora, stupita.
La CIA? Ma come? Perché? :~ Carstairs alzň una mano.
La prego.
Non sappiamo quasi niente, tranne che a quanto pare č viva, č sfuggita ai suoi rapitori e si nasconde a Istanbul.
Il messaggio, che ci č arrivato nella tarda mattinata, diceva soltanto che la Ferenci-Sabo si sarebbe recata ogni sera alle
otto nell'atrio dell'albergo Itep - un alberghetto turco, nella cittŕ vecchia - e avrebbe cercato di qualcuno che avesse
avuto con sé una copia di Via col vento.
A causa della differenza d'orario, abbiamo appena fatto in tempo ad avvertire il nostro agente, a Istanbul, perché si
presentasse all'Itep con il libro, alle otto in punto.
Carstairs strinse le labbra.
La notizia della sua morte ci č arrivata mezz'ora prima che io le telefonassi, signora Pollifax.
Non posso credere che si tratti di una disgrazia.
Oh, poveretto! esclamň, rattristata, la signora Pollifax.
Giŕ.
Alle otto e un quarto č stato visto uscire dall'albergo in compagnia di una donna, quando all'improvviso un'autornobile,
sfuggita al controllo del guidatore, l'ha inchiodato contro un muro, uccidendolo.
La donna si č dileguata tra la folla.
In effetti lei dovrŕ sostituire un morto, signora Pollifax, ma con una differenza: nessuno potrebbe 329 mai sospettarla
d'essere un agente.
Nel mondo dello spionaggio, esistono solo due persone viventi che l'abbiano mai incontrata ed č cosí che intendo
lasciare le cose.
Henry Miles non sa niente, salvo che lei dovrŕ essere tenuta sotto sorveglianza.
Lei non dovrŕ mandare telegrammi né mettersi in alcun modo in contatto con me.
Non dovrŕ fidarsi di nessuno e, soprattutto concluse Carstairs, in tono truce, faccia attenzione ai conducenti spericolati,
quando attraverserŕ le strade di Istanbul.
E ora le farŕ piacere sapere che questa volta viaggia con un passaporto regolare, approntato per lei nel giro di un'ora.
a Ah, bene :disse la signora Pollifax, mentre lui le porgeva il passaporto.
E c'č perfino la mia fotografia! Sí, come forse ricorderŕ, gliene avevamo scattata una per i nostri schedari.
E qui c'č del denaro> aggiunse, porgendole una busta.
E parecchio, data l'imprevedibilitŕ della... ehm... situazione.
E in questa seconda busta c'č denaro per la Ferenci-Sabo, oltre a un passaporto per lei, intestato a un altro nome.
Dovrŕ applicarvi solo la fotografia, ma ci sono tutti i timbri necessari per dimostrare che č entrata legalmente in Turchia
una settimana fa, come cittadina americana.
Dopo che le avrŕ dato l'aiuto di cui potrŕ avere bisogno, lei, signora, dovrŕ sparire.
Qui ci sono i biglietti per il viaggio aggiunse, nonché una copia particolarmente vistosa di Via col vento.
Le abbiamo giŕ prenotato una camera all'albergo Itep; anche Henry Miles avrŕ una stanza, lŕ, ma lei dovrŕ evitare di
incontrarlo, capito? E sabato mattina, anche se non sarŕ riuscita a mettersi in contatto con la FerenciSabo, dovrŕ
prendere l'aereo del ritorno.
Un viaggio fino in Turchia e ritorno in soli sei giorni? osservň la signora Pollifax.
Ma caro signor Carstairs, praticamente tornerň in tempo per il tč dell'Associazione Artistica di domenica prossima! a In
effetti, č cosí confermň lui.
Tirň fuori un foglietto.
Le do il nome di un tale, a Istanbul, del quale potrŕ fidarsi, in caso di emergenza.
Vive lŕ da diversi anni, e potrŕ rivolgersi a lui per averne aiuti e consiglio... ma solo se non le resterŕ piú nessun'altra
risorsa.
Occupa una posizione di grande rilievo, perciň sia discreta, la prego, se andrŕ da lui.
Un agente? s'informň tutta contenta la signora Pollifax.
Carstairs parve contrariato.
Vorrei pregarla di non balzare a conclusioni cosí drammatiche.
Si tratta del dottor Guillaume Belleaux, un noto criminologo, che scrive e insegna.
Su questo foglietto sono indicati il suo indirizzo privato e il nome dell'universitŕ presso la quale insegna.
Non occorre che lo tenga nascosto.
Il dottor Belleaux č sti330 matissimo, tanto dal governo turco quanto dal nostro, e qualsiasi turista sarebbe
perfettamente in diritto di avere con sé questo nominativo.
Sorrise.
Bene.
Nessuna domanda? :~

LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIF~AX

Sí :9 disse lei, parlando lentamente.
Avete organizzato un incontro con una donna che č notoriamente un'agente comunista. :Esitň.
D'altra parte, non l'ha vista nessuno, e un vostro agente a Istanbul č stato ucciso mentre tentava di mettersi in contatto
con lei.
Non sospettate che si tratti di una trappola? Carstairs accennň un sorriso.
Ottima obiezione, signora Pollifax, ed č proprio per questo che ho insistito per darle le istruzioni personalmente.
Le porse un foglietto giallo.
Guardi, ecco come siamo stati avvertiti dell'appuntamento all'albergo Itep.
La signora Pollifax lesse:

ISTANBUL: ARRIVATA ORE SEI.
GODUTO SOGGIORNO OTTO ORE ITEP OTELI.
GRADIREI POTESTE RAGGIUNGERMI.
MANDATE REGINA ROSSA O FANTE NERO PRIMA Dl VENERDI.
ALICE DEXTER WHITE .
La signora Pollifax aggrottava la fronte.
Dovrei sapere che cosa significa? Carstairs rise.
Al contrario! Gli addetti al cifrario hanno dovuto recarsi diverse volte in archivio, per decifrare questo messaggio,
compilato in base a uno dei codici usati da un piccolo gruppo di agenti che lavorava nella Parigi occupata dai Tedeschi,
durante la seconda guerra mondiale.
Il codice Sei - ossia quello adoperato per questo messaggio, come lo indica l'ora dell'arrivo - significava
automaticamente di recarsi a un appuntamento nell'atrio di un albergo, con una copia di Via col vento qualora fosse
stato necessario farsi riconoscere.
Il codice Cinque designava come luogo dell'appuntamento una stazione della metropolitana, e in quel caso il segno di
riconoscimento era una Bibbia, mi pare, e cosí via.
La Regina Rossa era un'agente di nome Agatha Simms, uccisa purtroppo diversi anni fa, a Hong Kong, e il Fante Nero
era un altro agente di quello stesso gruppo.
E Alice Dexter White? domandň la signora Pollifax.
Carstairs fissň la cartella, che teneva sulle ginocchia.
Una mia carissima amica, ed ecco perché c'entro anch'io, in questa storia disse in tono sommesso.
Una donna eccezionale, cui debbo la vita ben due volte, e con la quale ho lavorato durante quegli anni di guerra.
Fissň gli occhi in quelli di lei e batté sul cablo.
Alice Dexter White č il nome in codice.
In realtŕ, si chiama Magda Ferenci-Sabo.
La signora Pollifax trattenne istintivamente il respiro.
Santo cielo balbettň, ma questo capovolge tutto!
Capitolo 2

DURANTE la prima ora di volo tr~nsatlanticola signora Pollifax ebbe il tempo di riflettere sugli eventi di quel
pomeriggio.
Le girava ancora la testa, in seguito al colloquio avuto con Carstairs.
Lui aveva continuato, dicendo: Parto dal principio che, una volta in possesso del denaro e del passaporto, la Ferenci-
Sabo saprŕ come cavarsela.
Tutt'al piú, lei dovrŕ darle unmano per procurarsi un travestimento ma, principalmente, il suo compito sarŕ quello di un
corriere.
Nel caso, perň, che per la Ferenci-sabo fosse troppo rischioso lasciare il paese legalmente, l'autorizzo a rivolgersi al
dottor Belleaux.
Perché avrŕ usato un codice cosí vecchio? aveva domandato la signora Pollifax, che finalmente aveva capito perché
fosse stato scelto Via col vento.
Probabilmente č il solo che sia riuscita a ricordare a memoria aveva risposto lui. << I cifrari erano pi-lttosto primitivi,
allora. A quei tempi, lei era Frau Wetzelmann :aveva aggiunto E lei era il Fante Nero aveva affermato la signora
Pollifax.
Sí aveva confermato lui, con voce sommessa.
Poi: Signora Pollifax, non sappiamo perché la Fererlci-sabo sia a Istanbul, o come ci sia arrivata, ma si tratta di una
"notissima agente comunista" alla quale dev'essere permesso di disertare.
Non solo per il suo bene, e per quello che le dobbiamo, ma anche nel nostro interesse, perché se mai fosse costretta a
parlare...
E Cafstairs era rabbrividito.
Anche alla signora Pollifax venivano un poco i brividi, in quel momento: la faccenda era troppo grossa, per lei..
Tentň di sfogliare la copia di Casa bella che aveva in grembo ma, quasi subito, chiuse gli occhi e si addormentň.
Era l'alba del lunedí mattina, quando arrivarono a Londra.
La signora Pollifax scese dall'aereo e, dopo avere acquistato una piccola guida turistica della Turchia, si diresse verso la
sala d'aspetto dell'aeroporto per attendervi la partenza del volo per Istanbul.
Notň che Henry Miles era andato a sedersi poco distante Si scambiarono un'occhiata indifferente, poi lui si conquistň la
simpatia della signora Pollifax perché abbassň una palpebra lentamentecon malizia, per farle l'occhietto Prima di quella
strizzatina d occhi, l'agente le era sembrato un tipo insignificante, ma ormai si rendeva conto che un secondo Henry
Miles si alzava si sedeva, camminava e respirava all'interno di quel primo Henry Miles.
Venne annunciato il volo per Istanbul e la signora Pollifax salí sull'aereo e andň a occupare il suo posto vicino all'ala,
mentre Miles aveva il suo parecchie file piú avanti.
Questa volta, ebbe una vicina di posto che arrivň trafelata, attirando gli sguardi di tutti i ` maschi presenti.
Anche la signora Pollifax la fissň, interessata.
La ragazza era giovanissima: indossava un vistoso mini-abito color viola e verde, sormontato da un cappello a larghe
falde, di un color verde intenso, che si tolse, scoprendo un profilo perfetto.
Palpebre e labbra erano segnate da un trucco argenteo, le lunghe ciglia erano nere come l'inchiostro, e i capelli lisci, di
un biondo rossiccio, le arrivavano alla vita.
Una volta sistemata, la ragazza si girň a guardare la v signora Pollifax.
Studiň apertamente i ricciolini bianchi.
che sfuggivano dal cappellino guarnito di fiori dell'anziana signora, colse lo sguardo sbalordito di lei, e sorrise.
 Salve disse.
La lascio sconvolta? Mi succede, con certe amiche della mamma... non che mia madre abbia molte amiche pie ma, in
compenso, ha conoscenti pie a tonnellate, dato che papŕ č un deputato.
Il Parlamento! esclamň, rapita, la signora Pollifax.
Lei č americana, vero? Che spasso! Sí, papŕ č al Parlamento, e io sono diventata da poco una fotomodella.
Meraviglioso, vero? Sono diretta ad Atene, per un lavoro.
Tony e le macchine fotografiche sono giŕ lí: mi riprenderanno in abiti autunnali, contro l'Acropoli.
a Ah, giŕ disse la signora Pollifax, sorridendo, avevo quasi dimenticato che faremo scalo ad Atene.
Io, invece, proseguo fino a Istanbul.
Il volto della ragazza s'illuminň.
No! Ma č fantastico! C'č mio fratello Colin, a Istanbul.
Se ho tempo, spero di prendere un aereo fino lŕ per andare a trovarlo.
Una lieve ombra attenuň la luce incredibilmente radiosa del sorriso.
Almeno, spero che sia ancora lŕ.
italmente impegnato a... be', a scoprire la "meccanica" dell'esistenza, ecco. incredibile.
Sospirň.
Che cosa fa a Istanbul? domandň la signora Pollifax, incuriosita.
Be', lo zio Hubert gli ha dato un impiego spiegň la ragazza.
a I miei si sono dati praticamente per vinti, con Colin, e nessuno sapeva piú che cosa fare, per lui.
Immagino che in tutte le famiglie nu- 333 merose ci sia qualcuno che non si inserisce nell'ambiente.
E quella persona cresce... be', sentendosi invisibile.
E allora si crea un circolo LA STRABILIANTE SICNORA POLLIEAX

vizioso perché non č facile accorgersi di una persona invisibile; solo che, questo, nessuno lo capisce.
La signora Pollifax sorrideva: quella ragazza le era simpatica.
Lei gli vuole bene, allora.
Questa č giŕ una forma di comprensione.
Oh, io so cos'č che non va rispose la ragazza.
Colin non ha fiducia in sé stesso. imolto preciso per natura ma non riesce a trovare qualcosa su cui essere preciso.
Io sono un disastro, per mio fratello, perché lui risveglia in me l'istinto materno.
Sa, sono una lunare, io, nata sotto il segno del Cancro, e perciň addirittura traboccante di istinti materni. una cosa che
lui non puň soffrire, e ha perfettamente ragione, anche.
Colin č tremendamente intelligente.
Oh, spero tanto di avere il tempo d'andare a trovarlo ma... non m'illudo.
Probabilmente pioverŕ, le riprese saranno rimandate per giorni e giorni...
Be', potrebbe scrivergli suggerí la signora Pollifax.
 La ragazza la fissň.
Scrivergli? :ripeté, incerta.
La signora Pollifax capí che la parola le era totalmente sconosciuta, come lo era per tutti quelli della nuova generazione.
un modo di tenersi in contatto.
Sí, capisco ciň che intende dire mormorň la ragazza, meditando. a Siamo talmente abituati a perderci di vista, i miei
amici e io.
Eppure, mi sento in contatto, con Colin, anche se non lo vedo mai.
Allora, tra voi c'č qualcosa di raro e di meraviglioso le fece notare la signora Pollifax.
Un legame. :~ La ragazza assentiva, sorridendo.
Lei ha capito perfettamente, vero? Ma che cosa la porta fino a Istanbul? Giŕ, che cosa? pensň la signora Pollifax.
E annunciň che era curiosa di visitare la cittŕ e che inoltre doveva rivedere un'amica.
Un'amica che ha viaggiato parecchio nel Medio Oriente aggiunse.
Ma č splendido! commentň la ragazza.
Oh, chissŕ se... quanto tempo si fermerŕ a Istanbul? Fino a sabato mattina rispose tranquillamente la signora Pollifax.
Ho l'impressione d'avere indovinato a che cosa sta pensando.
La ragazza rise, divertita.
Sicuro che ha indovinato, perché lei č un tesoro, e probabilmente ha anche molto intuito.
Ma sa, Colin potrebbe anche esserle utile, visto che sta a Istanbul giŕ da quattro mesi.
E se per caso io non avessi tempo di andarci... č talmente importante, per Colin, sentire che c'č qualcuno che si
preoccupa di lui...
La signora Pollifax sorrise.
Se mi dŕ l'indirizzo, vedrň di parlargli.
Lei č proprio un angelo! esclamň la ragazza, e intanto si sfilň un anello dal dito.
Gli dia questo; č di Colin, veramente.
Me l'ha dato prima di partire, secondo il gioco che facciamo da anni di passarci l'anello come portafortuna.
Lo portavo io quando lui partí per Oxford... dove non combinň niente di buono :spiegň la ragazza, con un sospiro.
Poi, ricominciň a portarlo lui quando vendeva aspirapolveri - ma la mamma fu la sola a comprargliene uno - e poi
quando si mise a vendere enciclopedie.
In ogni modo, gli dia questo, con tanto affetto da parte mia.
Ma questo č un anello a sigillo di valore :osservň la signora Pollifax.
E se poi, all'atto pratico, mancasse il tempo di...
Caso mai non dovrŕ fare altro che rispedirmelo...
Ie darň anche il mio indirizzo disse l'altra.
Aveva giŕ cominciato a scrivere laboriosamente su un pezzetto di carta.
Quando lo porse alla signora Pollifax, sul foglietto si leggeva: COLIN RAMSEY, SOCIET RAMSEY, 23 ZIKZAK
DAR SOKAK, STANBUL.
Piú sotto, la ragazza aveva aggiunto: MIA RAMSEY, PRESSO AGENZIA HEATHERTON PICCADILLY CIRCUS,
LONDRA W. 1.
E io sono Emily Pollifax si presentň la signora.
Anch'io una lunare aggiunse, con una strizzatina d'occhi.
No! Sul serio? disse Mia, senza fiato per la meraviglia.
Allora č per questo che mi sono sentita subito attratta.
Colin č del Capricorno: ecco perché č cosí intrinsecamente portato alla precisione.
Nella mia famiglia sono quasi tutti dei Gemelli aggiunse, con fare meditativo Un segno turbolento, sa, per chi si trova a
nascerci.
Tony č della Bilancia confidň.
Vuole sposarmi.
Tony? L'uomo a capo di tutto questo spiegň Mia con un gesto ampio, che includeva anche la sua bizzarra tenuta.
Quello che mi sta aspettando ad Atene. un fotografo eccezionale.
Mia si girň, pensosa.
Ho solo diciotto anni; pensa che sia possibile amare qualcuno, a diciotto anni? In generale, no :dichiarň la signora
Pollifax.
La ragazza assentí. quello che penso anch'io. iuna cosa tremendamente romantica... ma prima voglio assolutamente
capire chi sono.
Non vorrei finire per sposarmi chissŕ quante volte.
A quel punto, vennero interrotte dal pranzo e poco dopo atterrarono ad Atene.
Mentre l'aereo rullava lungo la pista fino a fermarsi, Mia guardň la signora Pollifax a occhi sgranati.
Si rende conto che potremmo anche non rivederci piú? domandň, sgomenta.
La signora Pollifax sorrise.
Ma č giŕ una gran bella cosa il fatto d'esserci conosciute. :~

335 Mia rise.cco, sono la solita incontentabile..
Iei sí che č saggia.
Nell'alZarsi, si chinň e, impulsivamente, baciň la signora Pollifax sulla gu~ncia Auguri :le disse con trasporto; e,
riassestatosi bene il cappell in capo, si incamminň lungo il corridoio centrale, mentre gli occhi di tutti seguivano la sua
figuretta che si allontanava.
LA SIGNORPOLLI1~AX arrivň infine in un aeroporto di cui non riusciva a pronullciare il nome e, in uno stato di
torpore, passň attraverso la dogana.emmeno la prima, fuggevole veduta di una moschea e della cupoldelicata di un
minareto la scosse da quell'allarmante sensazione di děstaccO; in realtŕ, era sotto l'effetto dell'avere attraversato un
OceanO e un continente in sole diciassette ore.
In quel momento, in America era lunedí mattina, e lei sarebbe stata in procinto di recarsi al sllpermercato per fare la
spesa; invece, si trovava a Istanbul, ed era il t;~rdo pomeriggio di lunedí.
Mentre l'autobus dell'aeroporto la trasportava verso la cittŕ, ad aggravare il suo stato di confusione si aggíungeva una
cacofonia di rumori: strombettare di clacson, ragliare d asini e urlare di venditori ambulanti.
Quando la si~nora Pollifax arrivň all'albergo Itep e firmň il registro, mostrand il passaporto, erano le cinque in punto.
Di Henry non si vedeva traccia, il che le ricordň che si trovavano a Istanbul, ormai, e che non ci Sarebbero state altre
rassicuranti strizzatine d'occhio.
Il portiere dell~albergo in persona l'accompagnň in una camera situata al primo pian, e la lasciň lŕ, a fissare affascinata
il letto: era ricoperto da un CPriletto afgano d'un rosso vivo e prometteva d'essere voluttuosamente soffice.
La signora Pollifax si diresse a quella volta, poi si ricordň irbprovvisamente che, di lí a tre ore, si sarebbe dovuta
installare nell'~t~iO con la sua brava copia di Via col vento, e che avrebbe avuto bisogno di sentirsi ben sveglia.
Aveva giŕ dormito sull'aereo e unItrO sonnellino sarebbe servito solo a lasciarla con la testa pesante.
C~iň di cui aveva bisogno invece era qualcosa che le schiarisse le idee Una passeggiata! pensň.
Una bella trottata all'aria fresca! Dubitava che i baZar fossero ancora aperti; poi, si ricordň del fratello di Mia Ramsey. "
Che bell'idea, e poi non ci metterň molto! :esclamň a voce alta.
Sí Sciacquň la faccia con l'acqua fredda, lasciň la stanza senza neppure aprire la valigia, scese a piedi la scala ricoperta
da una pesante passatla e uscí nella strada affollata.
Stando alla guida turi336 stica, Istanbul e~a una cittŕ divisa da ponti, dall'acqua e dalla coincidenza geografiCadi
trovarsi a cavallo di due continenti, l'Europa e l'Asia.
La signra Pollifax notň che nella parte nuova, chiamata Beyo LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIFAX

glu, sorgeva l'albergo Hilton di Istanbul; di conseguenza, lŕ dovevano sorgere anche i quartieri piú moderni, gli alberghi
piú lussuosi e lŕ dovevano risiedere in genere i turisti.
La parte vecchia, chiamata Stanbul, sembrava ospitare invece la maggior parte dei minareti, delle moschee, dei bazar e
degli alberghi per la gente del luogo, nonché lei e il fratello di Mia Ramsey.
Stabilito questo, fece segno a un tassí.
L'autista la salutň con effusione, giurň su Allah che Zikzak non era molto distante, che il suo tassí era il migliore di
Stanbul e che lui era un ottimo conducente.
Entusiasta del proprio spirito d'iniz tiva, la signora Pollifax si accomodň, pronta a godersi id corsa.
Ciň che in particolar modo la colpiva era la patina di antichitŕ che si notava dappertutto; c'era un che di maestoso nei
muri sbrecciati di Stanbul, nell'intonaco scrostato dei suoi edifici, nelle colonne erose dal tempo.
La cittŕ la colpiva inoltre per la sua gaiezza, e le sue orecchie cominciavano a discernere i suoni che, in un primo
momento, l'avevano lasciata sgomenta.
Buona parte dell'attivitŕ commerciale veniva trattata direttamente dal dorso degli asini, in groppa ai quali erano
sistemati articoli di latta, ceste di fiori, pane, balle di tessuti, recipienti d'acqua, erbe e dolciumi, tutta merce che andava
reclamizzata con richiami incessanti e stentorei.
I bambini giocavano e strillavano; una musica sconosciuta giungeva a tratti dalle porte e dalle imposte accostate alle
finestre, mentre il tassí si arrampicava e scendeva lungo strade incredibilmente ripide.
Ma, a poco a poco, le strade divennero piú strette, piú oscure e meno frequentate e la signora Pollifax avvertí un
crescente senso di disagio.
Per la prima volta, rammentň le due buste che aveva in borsetta, zeppe di denaro, e quando il tassí si fermň in un vicolo
cieco, costeggiato da un lato da un'alta muraglia, lei ebbe la certezza che sarebbe stata derubata.
Stava domandandosi se avrebbe osato mettere a frutto il suo karatč quando l'autista saltň a terra, accennň con la testa a
un edificio che aveva l'aria di essere sul punto di crollare e disse: Ventitré, Zikzak :~.
Ma č sicuro? domandň lei, dubbiosa.
Evet, evet ripeté l'uomo, aprendole la portiera.
La signora Pol]ifax lo pagň - o forse lo strapagň, come rifletté a malincuore, dato che non aveva ancora afferrato bene il
valore delle monete locali, la lira e il kurus - e provň un senso di sollievo nel dirigersi verso la porta sgangherata,
dall'altra parte del vicolo.
Era effettivamente all'indirizzo esatto ma... clie strano posto era mai quello, incredibilmente squallido! Su una lucida
targa al di sopra del campanello era scritto RAMSEY ENTERPRISES LTD.
Una seconda targa, piú piccola e LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIFAX

un po' polverosa, avvertiva: DOCU~ENTARI RAMSEY, IN FONDO.
Infine, una terza targhetta recava scritto: Hubert Ludlow Ramsey, Esq.
La signora Pollifax suonň il campanelloNon accadde niente.
Il rumore del traffico arrivava indistinto fino a lei e, in lontananza, si levava il eanto di un muezzin.
Volto allora le spalle alla porta principale, s'incamminň decisa lungo ilialetto di terra battuta, verso l'ingresso dei
DOCUMENTARI RAMSEY e sbueň in un eortiletto pavimentato a eiottoli, tutto fiorito di boungainvillee Dietro a un
polveroso furgone, pareheggiato aeeanto a una vecchia jeep, altrettanto impolverata, sorgevano aleuni pieeoli edifiei,
simlli ad altrettanti bloeehi di eemento: un garage, una costruzione che senza dubbio era la casa e un piccolo ufficio sul
quale figurava ancora la targa RAMSEY ENTERPRISES LTD.
La porta dell'ufficio era aperta e la signora Pollifax, nell'avvicinarsi, sentí qualcuno imprecare aspramente e
sistematicamente in inglese.
<Buonasera :D gridň allegramente la signora Pollifax La litania di imprecazioni si arre5t e una faccia tonda e
imbambolata si sporse, occhieggiando, dalla porta.
Oh, diavolo! esclamň il giovanotto: Senta, scusi tanto... m ha sentito imprecare? :~ a Parola per parola :replicň
am~bilmente la signora Pollifax. una sua abitudine? Comincia a diventarlo rispose aggrondato lui, presentandosi sulla
soglia.
Era piccoletto e tarchiato e sfoggiava un fiero cipiglio, calzoni corti color cachi coperti di pOl~erescar~e e camicia
ugualmente impolverate Stavo imprecando p~rché ho girato alcune riprese in assenza di mio zio e finora non č venuta
fuori neppure un'inquadratura.
Ho idea che lo zio mi licenzie E come mai non sono riuscite quelle foto? Perché ieri ho dimenticato di togliere il
coperchio all'obiettivo e cosí la pellicola non si č impressiO~lata




338

Non abbiamo parlato di scuola, c'č andata come fotomodella.
Lui assentí, sempre fissando l'anello.
Strano rifletté, questo ce lo mandň lo zio Hu quando noi eravamo ancora all'asilo.
Diceva che era magico e per anni io l'ho portato fedelmente al collo, infilato in uno spago. icominciato cosí, e ora
eccomi qui a lavorare per lo zio Hu, e adesso c'č qui anche l'anello...
Rise, ma con amarezza, poi sollevň lo sguardo.
Lei č stata molto gentile a disturbarsi, e io sono proprio scortese ad annoiarla con le mie stupide chiacchiere.
Posso offrirle una limonata? :~ Non č affatto scortese: si č solo intenerito su sé stesso precisň con fermezza la signora
Pollifax.
E sia, le ho usato una gentilezza, ma tenga presente che avevo un po' di tempo da far passare e che, tra l'altro, ero
curiosa.
La limonata l'accetto volentieri, grazie.
Curiosa a causa di Mia? Non del tutto.
Ho trovato consolante avere l'indirizzo di qualcuno, qui, in questo paese straniero.
La signora Pollifax s'interruppe.
Me ne rendo conto solo ora: probabilmente, soffro un pochino la nostalgia di casa. :~ Il giovanotto assentiva. la prima
volta che si trova all'estero? Sí e no rispose lei, destreggiandosi. la prima volta che viaggio da sola, per lo meno.
Venga, si accomodi la invitň il giovane.
Ma allora, se viaggia da sola, chi č quel tizio che č con lei, la sua guida? La signora Pollifax lo guardň, cadendo dalle
nuvole.
Ma le assicuro che non c'č nessuno con me.
Seguí lo sguar, do di Colin, in direzione del vicolo Chi c'č? Lui sorrise.
Un tale vestito di scuro, con una r macchina fotografica. iveramente strano, sa, perché di solito i turisti non usano
spingersi fin qui.
Henry, pensň Emily Pollifax, mentre un senso di Lei dev'essere Colin Ramsey disse in tono cordiale la signora _
gratitudine la pervadeva di fronte a quella comPollifax, tendendo la mano. _ movente sollecitudine; poi, allontanň da sé
quei

mi dica, lei come fagUaí Cotlin verso la casab Ma Il ragazzo sorrise con un po' di tristezza, mentre le teneva aperta la
porta di casa.
La legge di compensazione, immagino: lo spirito di osservazione č il mio unico talento.
Sono una fonte di imbarazzo

Infátti confermň insospettito il ragazzo.
Lei č un'amica dello zio Hu? :~ No, di sua sorella.
O meglio o~gi abbiamo volato insieme da Londra ad Atene - mi chiamo Emily Pollifax - e lei mi ha pregato di venire a
cercarla e di portarle i 5l1Oi saluti affettuosi e questo anello, :~ Lui s'illuminň.
Dice davvero! Prese l'anello e lo guardň.
La mia magnifica Mia... e che diavolo cí fa, ad Atene? Scommetto che ha ancora piantato la scuola.
per una famiglia brillantissima: sarŕ per questo, pen- 339 so, che m'hanno spedito quaggiú in Turchia.
Entrarono in una cucina tetra e poco accogliente, in cui troneggiava un cimelio di frigorifero, che aveva le serpentine
nella parte superiore.
Soho purissimo, epoca novecentoventi, all'incirca commentň Colin, indicando la stanza nel suo complesso.
Si accomodi, la prego.
La signora Pollifax si lasciň cadere con gratitudine su una panca accanto a un lungo tavolo montato su cavalletti.
Una famiglia brillante ma... di che genere? domandň.
Di grande successo :precisň Colin, prendendo il ghiaccio dal frigorifero.
Scalano le montagne.
Eccellono nel rugby e prendono solo pieni voti a Oxford.
Mio padre č un deputato.
I miei fratelli sono andati a Sandhurst e diventeranno o generali o ministri.
Mia sorella l'ha conosciuta. la piú piccola della famiglia ma, se ha deciso di fare la fotomodella, prima di Natale la vedrŕ
sulle copertine di tutte le principali riviste.
Mia madre ha appena subíto un arresto per picchettaggio: una manifestazione di protesta, non so di che genere.
Al giorno d'oggi, anche questo significa gloria, successo.
Porse alla signora Pollifax un bicchiere di limonata e sedette di fronte a lei, dall'altro lato della tavola.
 Bene commentň la signora Pollifax, in tono mordace, se amano le vette e sono tutti cosí estroversi, č loro prerogativa.
A lei che cosa piace, soprattutto? Colin divenne pensoso. difficile dirlo.
Fisicamente, sono un perfetto codardo.
Mi sento morire al solo pensiero di arrampicarmi su per i monti, il pugilato mi disgusta e sudo freddo quando si tratta di
montare a cavallo.
Per l'esercito non ero tagliato, questo č certo e da Oxford mi sono fatto buttare fuori.
Si illuminň.
Qui, francamente, sto bene. una gioia il fatto che a nessuno importi ch'io sono un Ramsey, e lo zio Hu se ne infischia
profondamente di montagne e di scalate: č troppo occupato a mandare avanti questa baracca.
Ma guardi lei che cosa va a succedere, maledizione! Zio Hu se ne va a Erzurum per una settimana.
Dopo avermi insegnato il mestiere per quattro mesi, mi lascia da fare un filmato di appena dieci minuti, e io giŕ sto
rovinando tutto.
Lui manda avanti un'attivitŕ che sta in piedi per miracolo; per quanto tempo potrŕ permettersi di tenermi qui? La signora
Pollifax si guardň attorno incuriosita, esaminando la stanza spoglia.
Ossia, la Ramsey Enterprises Limited č tutta qui? Colin assentí.
D'estate, si tratta soprattutto di via~giare attraverso la Turchia, girando dei film: documentari di viaggi, film tecnici,
cose di questo genere.
Lo zio accetta qualsiasi incarico, ma la sua vera passione sono i documentari sulla Turchia: adora questo posto.
D'inverno, mette le catene e lo spazzaneve al furgone e va in giro per le varie localitŕ.
Proietta film turchi e, di tanto in tanto, qualche film inglese.
Ci sono migliaia di piccoli villaggi, in Turchia, e per alcuni quello č l'unico contatto con il mondo esterno. iun'attivitŕ un
po' campata in aria, ma intanto funziona.
E la sua famiglia ha simpatia per zio Hubert? :~ Colin arricciň il naso.
Un tempo era sir Hubert, con tutti gli annessi e connessi di un Ramsey.
Tornň dalla seconda guerra mondiale carico di medaglie e di onori, compreso un cavalierato.
Poi, un bel giorno, piantň tutto, ficcň qualcosa dentro una sacca di tela e lasciň l'Inghilterra.
Per co]pa di una donna, diceva mia madre.
No, non hanno molta simpatia per lui, ma lo lasciano in pace.
Sospirň. difficile spiegare com'č la mia famiglia; non sono dei mostri, sa, sono anzi persone meravigliose: piene di
personalitŕ, pronte a competere, prive di inibizioni.
Io non avrei problemi di nessun genere se...
 Se anche lei fosse pieno di personalitŕ, pronto a competere e privo di inibizioni. :~ Giŕ.
Il ragazzo sorrise.
Senta, che cosa l'ha portata qui in Turchia? :~ La signora Pollifax si sentí improvvisamente raggelare dallo sgomento.
L'ora, povera me! Guardň il suo orologino: si era fermato.
Sa l'ora esatta, lei? Devo trovarmi con una signora, alle otto, nell'atrio del mio albergo.
Colin parve immediatamente animarsi.
Non sono ancora le sette.
Senta...
Ia riaccompagno io, con la jeep! il meno che possa fare, dopo che lei mi ha portato i saluti di Mia.
Ha appuntamento per cena, con la sua amica? Amica? La signora Pollifax era stata presa alla sprovvista.
Oh no... cioč, mi farebbe piacere, ma ancora non so chi...
Voglio dire, non so se avrŕ tempo di cenare con me.
Debbo soltanto consegnarle...
S'interruppe, allibita dai propri errori.
Doveva essere piú stanca di quanto non le era sembrato.
Colin Ramsey la guardava, sorridendo.
Mi sembra un po' nervosa.
Be', lo sarň di certo, se mai dovessi arrivare in ritardo osservň lei, ritrovando la padronanza di sé.
Quanto tempo impiegheremo per arrivare all'albergo Itep? L'Itep! esclamň Colin.
Non l'Hilton? La signora Pollifax si rese improvvisamente conto del perché si sentiva cosí attratta da Colin: entrambi
avevano vissuto all'ombra di personalitŕ piú abbaglianti cosicché, un po' sommersi, ma non meno intelligenti, erano
diventati osservatori acuti.
Intuí dalla domanda di lui, cosí affine a osservazioni che lei stessa avrebbe fatto, che il giovane stava facendo un
confronto fra l'Itep e l'idea che si era fatto di lei: decisamente, l'Itep gli sembrava una stonatura.
L'Itep, sí confermň.
Lui sembrava divertito.
Si alzň e sciacquň i due bicchieri sotto il rubinetto.
Ha mai provato a salire su una jeep? le domandň, mentre la conduceva fuori, nel cortile.
Mai.
Allora, non deve far altro che tenersi bene aggrappata.
Lanciň un'occhiata al cappellino fiorito della signora, e accennň un sorriso.
Sarŕ un'esperienza nuova.
Certo :convenne la signora Pollifax, intuendo che secondo Colin la gita in jeep doveva rappresentare un evento
eccezionale in un'esistenza completamente priva di avventure.
Ma spero ancora che possa cenare con me, ed č appunto a questo che volevo arrivare :confidň lui.
Se a lei non dŕ disturbo, aspetterň per sentire quali progetti avrŕ fatto con la sua amica.
Poi aggiunse, con una punta di desiderio: Potrei mostrare a tutt'e due qualcosa di Istanbul: il Ponte di Galata, la luna
sopra il Corno d'Oro e poi Santa Sofia! Potremmo mangiare al Pierre Loti e...
Lei captava, nel tono, un sottofondo di struggimento: il ragazzo si sentiva solo.
Gentilmente, disse: Vedremo, eh? Parcheggerň fuori dell'albergo e aspetterň fino alle otto e un quarto :decise lui.
Poi l'aiutň a prendere posto e mise in modo.
 ERANO le sette e trentacinque quando la signora Pollifax entrň nell'Itep, lasciando Colin a cercare il posto per
parcheggiare la jeep.
Salí in camera, tirň fuori dalla vali~ia Via col vento e uscí subito dalla stanza, chiudendo la porta a chiave dietro di sé.
La mente le funzionava ormai senza intralci; d'improvviso si era trasformata in un agente segreto.
Si rendeva conto che, fin dal primo momento, avrebbe dovuto preoccuparsi di esplorare l'albergo, eosí preferí salire
invece che scendere - l'albergo non aveva ascensori - e scoprí che il secondo piano era anche l'ultimo.
Aprí una porta di ferro che dava sul tetto, lasciň vagare lo sguardo sulla distesa piastrellata del terrazzo, assentí tra sé,
approvando, e decise di scendere dalla stretta scala di servizio.
La scala terminava al piano terreno in uno squallido cortile nel quale si aprivano tre porte: una dava nell'atrio principale,
una nella via laterale e una, infine, dava accesso alla cantina.Soddisfatta del suo giro d'ispezione, la signora Pollifax
avanzň nell'atrio e sedette, col libro in mano, quando ormai mancavano dieci minuti alle otto.
LA STRABILIANTE SIGNORA POLLI~AX L'atrio aveva un tono decisamente turco, arredato com'era con statue
barocche e vecchi divani di pelle, mentre sul pavimento ardevano i colori di un bellissimo tappeto.
La signora Pollifax aveva scelto il divano piú vicino all'ingresso di servizio, in modo da trovarsi fuori dell'andirivieni
fra l'ingresso principale e lo scalone grande e, al tempo stesso, bene in mostra presso l'unica vetrata dell'atrio, che dava
sulla strada laterale.
Studiň con cura la posizione del libro, affinché anche quello rimanesse bene in mostra.
Henry Miles era entrato e se ne stava seduto in un angolo, con gli occhi semichiusi, come se sonnecchiasse.
In un altro angolo, una coppietta si teneva per mano e due signori fumavano e eonversavano vicino all'altra parete.
A un tratto, Henry rialzň la testa e subito la signora Pollifax si fece attenta.
Erano le otto precise ed era entrata una donna.
Emanava da lei qualcosa che cambiň cosí repentinamente e violentemente l'atmosfera dell'atrio, che la signora Pollifax
si domandň come gli altri potessero non accorgersene.
Quel "qualeosa" era terrore, un terrore cosí primitivo e cosí tangibile, che si sarebbe potuto quasi toccarlo.
La donna esitava, sulla soglia, frugando con gli occhi l'ambiente e cercando disperatamente di non farsi notare.
Tuttavia, mentre se ne stava lŕ, incerta e senza osare di venire avanti, riusciva a ottenere esattamente il risultato
contrario: la gente cominciava a guardarla.
Tra l'altro, appariva assolutamente fuori posto nell'atrio di un albergo: l'abito che indossava era vecchio, lacero e
misero, e lei magra al punto di apparire emacia~a.
Ma il volto...
Che bella donna dev'essere stata, ai suoi tempi, pensň la signora Pollifax, nel vedere quegli occhi neri e tormentati.
La donna si mosse e attraversň l'atrio, avvicinandosi alla signora Pollifax.
Il suo libro... disse a voce bassa, con accento straniero appena avvertibile.
Lei č...? Si accomodi, prego si affrettň a dire la signora Pollifax.
Darŕ meno nell'occhio, e poi. ha l'aria esausta.
La donna si lasciň cadere accanto a lei, sul divano.
Sono Emily Pollifax.
Non l'avranno seguita? Attraverso la vetrata, la signora Pollifax scorse Colin Ramsey al volante della jeep parcheggiata,
in paziente attesa delle sue compagne di cena.
Provň l'impressione di averlo conosciuto in un altro mondo, un mondo d'innocenza bruscamente svanito, per lei, alla
vista di quella povera creatura.
Non lo so ma... č possibile bisbigliň la Ferenci-Sabo.
Non avrei mai dovuto scegliere questo posto.
Cosí distante, cosí pubbli- 343 co...
Sembrava allo stremo delle forze.
La signora Pollifax disse, con energia: Le ho portato denaro e passaporto, ma č chiaro che lei ha bisogno di riposarsi e
di mangiare, o non potrŕ usare né l'uno né l'altro.
C'č un'uscita di servizio alla mia sinistra: la vcde? Lí fuori troverŕ una scala che porta al piano di sopra.
La mia camera ha il numero...
S'interruppe, disorientataLa donna stava fissando inorridita l'ingresso principale dell'albergO- Poi si alzň di scatto,
ansimando: Oh, per caritŕ... :1, Anche la signora Pollifax guardň verso la porta d'entrata; quando riportň lo sguardo sul
divano, la donna era scomparsa.
Due agenti, nell~uniforme della polizia turca stavano attraversando l'atrio, e uno dei due affrettň improvvisamente ii
passo, dirigendosi verso l'uscita di servizio.
Il suo compagno continuň ad avanzare, inesorabilmente, verso la signora Pollifax che, quando lo vide torreggiare sopra
di lei, si alzň, dubbiosa, e lo guardň.
Pasaport, luften disse l'agente, tendendo la manO~ Passaporto? :ripeté la signora Pollifax.
Parla inglese, lei? :D Lei č americana? Inglese? :~ Americana. :La signora aprí la borsetta, bene attenta a non toccare il
secondo paSsaporto Lui diede una scorsa al documento, guardando dal viso di lei alla fotografia e viceversa. arrivata
qui questo pomeriggio, vedo.
Aggrottava la fronte.
Il sllO scopo, qui a Istanbul? Be'... sono qui come turista. :~ La donna con la quale parlava... quella che č scappata...
L'agente s'interruppe perché il compagno stava rientrando nell'atrio dalla porta di servizio.
L'altro scosse la testa, indicň verso l'alto e sparí di nuovo, presumibilmente per frugare l'alber~o.
L'inquisitore della signora Pollifax si mise in tasca il passaporto di lei.
Venga con me per favore, alla centrale.
La sua voce era autoritaria, e cosí pure la mano che pose sotto il gomito della signora Pollifax.
Mentre uscivano dalla porta laterale, lei vide Colin ingranare la marcia e allontanarsi come se avesse ormai
abbandonato ogni speranza di cenare in compagnia.
L'UOMO dietro la scrivania era in uniforme; l'altro, seduto accanto a lui e presentato come signor Piskopos, era in
borghese.
La signora Pollifax sedette a sua volta e intanto si esercitava a esorcizzare ogni ricordo di Carstairs e dilice Dexter
White.
Sono una turista americana, ripeteva a sé stessasono una turista americana...
Sono una turista amcricana disse a voce alta, in risposta a una domanda da parte del funzionario di polizia.
Il suo passaporto giaceva aperto davanti a lui.
L'uomo osservň, sec LA STRABILIANTL SIGNORA POLLIFAX

camente: All'improvviso siamo stati invasi dai turisti, qui a Istanbul.
Quella donna con la quale lei parlava all'Itep... era lŕ apposta per incontrarla? :~ No rispose senza scomporsi la signora
Pollifax.
Stavo riposando nell'atrio, prima di cena, quando lei mi si č avvicinata e mi ha chiesto del denaro.
Debbo dire che aveva tutta l'aria di averne bisogno.
In che lingua le ha rivolto la parola? In inglese rispose la signora Pollifax, e all'istante si rese conto che le era stata tesa
una trappola.
In inglese ripeté il funzionario, educatamente.
In un albergo turco, nella parte vecchia di Istanbul, dove alloggiano pochissimi turisti, una mendicante le viene vicino e
le rivolge la paro]a in inglese? Avrŕ intuíto, forse, che ero americana.
Anche cosí, se era soltanto una mendicante č piuttosto strano che sapesse parlare la sua lingua, non le pare? La signora
Pollifax sospirň Se lo dice lei! Ma perché poi č cosí importante? Chi č? Lui le porse una piccola fotografia. questa la
donna con la quale stava parlando? Era, a un tempo, una domanda e un'affermazione.
Nell'istantanea, gli occhi erano socchiusi, ma la signora Pollifax riconobbe la faccia scarna e sparuta, l'abito scolorito
che la FerenciSabo indossava.
Con stupore, si rese conto che quella fotografia doveva essere stata scattata dopo che la Ferenci-Sabo era arrivata a
Istanbul, il venerdí.
Che fosse stato il governo turco a organizzare il suo rapimento dal Consolato britannico? Per la prima volta, capiva
quanto dovesse essere importante, per i Turchi, un agente comunista disertore: Russia e Turchia erano vicine di casa,
per cosí dire, e lungo la frontiera orientale le guardie di confine si fronteggiavano per qualche migliaio di chilometri.
Da un disertore comunista al corrente di tante cose si potevano ricavare informazioni a non finire, e perché mai i Turchi
avrebbero dovuto dividerle con altri? Ebbene? tornň a insistere il poliziotto, č questa la donna? Una somiglianza c'č,
indubbiamente, ma... a parte questo... se n'č andata cosí all'improvviso che...
Ma chi č? domandň di nuovo la signora Pollifax.
E poiché la sua domanda veniva ignorata, dichiarň tranquillamente: Penso che sia mio diritto rifiutarmi di continuare a
rispondere finché non saprň con precisione perché sono qui.
Credevo che la Turchia fosse un paese amico degli Americani...
LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIFAX




346

Degli Americani, sí replicň l'uomo, bruscamente.
Lei non crede che io sia americana? Ma il mio passaporto...
Lui le rivolse uno sguardo di compatimento.
I passaporti possono essere falsificati.
Si protese attraverso la scrivania.
La donna che stava parlando con lei č ricercata dalla polizia turca.
Gli amici di quella donna c'interessano molto: potrebbero anche essere nostri nemici.
Lei č arrivata a Istanbul alcune ore fa, in volo da Londra, e subito ha incontrato quella donna.
Una coincidenza? Vedremo.
Nel frattempo - mentre indagheremo a fondo sulla sua identitŕ - tratterremo il suo passaporto.
Pensiamo di poterglielo restituire domani nel tardo pomeriggio: sempre che le sue credenziali, o come vuole chiamarle,
siano in re~ola.
E ora puň anche fare ritorno al suo albergo.
Si accomodi.
L'altro, il signor Piskopos, si limitň a un breve cenno, e la signora Pollifax uscí.
Nell'auto della polizia, la signora Pollifax assaporň tutta l'amarezza dei reietti della sorte.
Aveva incontrato la Ferenci-Sabo e, quando sembrava che tutto andasse a gonfie vele, l'aveva vista dileguarsi,
terrorizzata; per di piú, era stata ignominiosamente privata del passaporto per ventiquattr'ore.
E ora, che cosa avrebbe fatto? Vide l'albergo, poco piú avanti, con la facciata tutta splendente di luci al neon.
In quel momento, un tassí li oltrepassň e si fermň davanti all'Itep per far scendere Henry Miles.
La si~nora Pollifax si domandň come Henry avesse interpretato la sua forzata visita alla centrale di polizia.
Il tassí si allontanň e, mentre l'auto della polizia stava dirigendosi verso il posto lasciato libero, un'altra autopubblica le
tagliň la strada, precedendola; un uomo saltň a terra in tutta fretta, mise dei soldi in mano al conducente e si voltň per
entrare a precipizio nell'albergo.
Ma qualcosa lo indusse a immobilizzarsi di colpo poi, sprofondate le mani nelle tasche, si avviň lemme lemme e con
fare indifferente verso l'entrata.
La signora Pollifax si rese conto che ciň che aveva fermato l'uomo era la schiena di Henry Miles.
Sta seguendo Henry! pensň subito, esterrefatta, e ricordň che, a pochi metri soltanto da lí, un altro agente era stato
ucciso la domenica sera.
Non posso permettere che una cosa simile succeda a Henry decise dentro di sé; dev'esserci un modo per avvertirlo.
Ringraziň il poliziotto che l'aveva riaccompagnata ed entrň nell'alber~o.
Nessun segno di Henry, nell'atrio deserto.
La signora Pollifax si rivolse al portiere.
C'č un americano, qui in albergo, poco fa ho visto che gli era caduto questo.
Mostrň la sua piccola guida della Turchia e sorrise.
Se mi dice il numero della stanza, avrei piacere di riportargli il suo libro.

Il portiere glielo comunicň e la signora Pollifax si avviň su per le scale.
La porta della stanza 214 era socchiusa e le luci erano accese.
Provň a bussare leggermente, poi, non avendo risposta, spinse un poco la porta e scrutň nell'interno Henry? chiamň,
sottovoce.
Riconobbe, sul letto, la valigia verde di lui, con il contenuto sparpagliato sulla coperta.
Poi, vide che tutti i cassetti erano stati aperti e che l'impermeabile di Henry giaceva a terra, a brandelli.
Mentre lui era rimasto ad aspettarla pazientemente, fuori della stazione di polizia, qualcuno doveva aver frugato la
camera da cima a fondo.
Ma Henry dov'era? Le tende del balcone ondeggiarono leggermente, attirando lo sguardo della signora Pollifax.
Non sono autorizzata a trovarmi qui, pensň lei.
Non sono autorizzata neppure a mostrare di conoscere Henry, e non devo farmi sorprendere qui, a chiamarlo per nome.
Uscí indietreggiando dalla stanza, senza toccare niente, e si diresse verso la sua camera, in fondo al corridoio.
Niente era cambiato, lí, salvo che sotto la porta era stato infilato un biglietto.
Henry! mormorň lei, con sollievo, e si chinň a raccogliere il foglietto.
Ma non era di Henry; era un messaggio del portiere.
Lesse: "9.02.
Signor Remsee telefonato.
Dice che lei ha perso un pacchetto, che adesso ha lui.
Prega di passare prima di ritrarsi".
La signora Pollifax concluse che l'ultima parola volesse dire "ritirarsi", ma Colin che diavolo intendeva dire? Perso un
pacchetto! Lei non aveva perso niente.
Niente, salvo un agente del controspionaggio, pensň.
E, dimenticando Henry, si affrettň a scendere in strada, per cercare un tassí.
Capitolo 3

D I SERA, il vicoletto Zikzak aveva un aspetto sinistro e i suoi edifici sembravano covi di fantasmi.
La facciata del numero ventitré era buia.
Nel cortile, un intenso chiaro di luna proiettava ombre frastagliate sui ciottoli e la signora Pollifax respirň di sollievo nel
vedere che un po' di luce filtrava dalle imposte della cucina.
Bussň alla porta, che all'istante le venne aperta da Colin.
Lui le fece cenno di entrare.
Salve... spero che la polizia non le abbia fatto passare qualche brutto momento! :D Lei ha visto! proruppe la signora
Pollifax, in tono d'accusa.
Sapeva che ero stata presa dalla polizia... e se n'č andato! Lui stava sprangando la porta.
Per forza rispose.
Avevo paura che lei si dirigesse verso la jeep per parlare con me.
In quel caso LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIFA~

la polizia avrebbe notato la sua amica: la donna che era seduta con lei presso la vetrata dell'albergo.
L'avevo nascosta io, dietro.
Era nei guai, vero, per scappare in quel modo? La signora Polli~ax lo fissava.
Vuol dire che la donna era sulla sua jeep, quando ha messo in moto? Pazientemente, lui ripeté: Ma sí, č quello che sto
cercando di dirle. iuscita di corsa; ho aperto la portiera e le ho detto: "Salti su... sono l'autista della signora Pollifax".
Lei č caduta dentro la jeep e io le ho gettato addosso una coperta.
Un istante dopo č venuto fuori il poliziotto e m'ha domandato se avevo visto una donna uscire di corsa dall'albergo.
Gli ho risposto che nessuno si era diretto oltre la mia jeep.
Cosí, lui č andato nella direzione opposta.
Ma allora... balbettň la signora Pollifax, della donna che cosa ne ha fatto? Colin la guardň, meravigliato.
Niente. sempre lŕ, nella jeep.
Non sono riuscito a svegliarla, cosí non ho fatto altro che chiudere a chiave il garage e lasciarla lŕ. quella la sua amica,
vero? Vi ho viste insieme, nell'atrio...
La signora Pollifax era crollata improvvisamente a sedere.
Poi, cominciň a ridere.
Mentre si asciugava gli occhi e si soffiava il naso disse: Non potrň mai ringraziarla abbastanza, Colin :~.
Sí, invece, puň: basterŕ che mi spieghi che diavolo c'č sotto questa storia replicň severamente lui.
Quella donna non č una turista: sembra la morte che cammina.
Ha bisogno d'essere ricoverata d'urgenza per una trasfusione di sangue, non di mangiare shish kebab al Pierre Loti.
E la polizia che cosa voleva, da lei? Il mio passaporto rispose tristemente la signora Pollifax.
Lui rimase allibito.
Ma santo cielo, qui lei non puň fare niente senza il passaporto: non puň nemmeno cambiare albergo! Ma la polizia cosa
pensa che lei abbia fatto? La signora Pollifax sospirň: si sentiva terribilmente stanca.
Pare che pensino ch'io sia venuta a Istanbul per incontrare una famosissima agente comunista. :~ Lui la fissň a bocca
aperta.
Cosa? Lei? i Giŕ disse la signora, alzandosi.
E adesso debbo parlare con la mia amica... e poi portarla via di qua.
Non voglio comprometterla, Colin...
Compromettermi? scattň Colin, con rabbia.
Sono giŕ compromesso.
Quel che sto cercando di scoprire č in che cosa sono immischiato.
Lei sa che c'č qualcuno che la segue, vero? Ho visto quel tizio, oggi, che passeggiava su e giú nel vicolo e, quando l'ho
riac compagnata in albergo, mi venga un colpo se lui non l'ha seguita anche lŕ.
Per quel che ne so io, scommetto che sta passeggiando qui fuori.
La signora Pollifax s'illuminň.
Oh, lo spero bene.
Ho cercato di rintracciarlo soltanto mezz'ora fa, in albergo, ma non mi č riuscito.
Quello č Henry.
Colin era disorientato.
Henry ripeté, senza capire.
Lei allora lo conosce.
Ma senta un po', chi diavolo č, lei? :~ La signora rispose, in tono comprensivo: Sono Emily Pollifax, le do la mia parola.
Vivo a New Brunswick, nel New Jersey, sono cittadina americana e ho due figli adulti e tre nipotini.
La polizia turca non ci crede, ma č la pura veritŕ.
Lui si portň una mano alla fronte.
Chissŕ poi perché, io le credo.
Ma perché č venuta a Istanbul, allora? :~ Per incontrarmi con una notissima apente comunista lo informň allegramente
lei.
E ora, per favore, mi faccia vedere dov'č la jeep.
Si ostina a fare dello spirito protestň il giovane, ma prese una chiave dalla mensola sopra il lavello e scortň la signora
Pollifax attraverso il cortile, in direzione dell'ufficio.
Aprí una porta e fece segno di seguirlo. qui dentro annunciň, aprendo un'altra porta e accendendo la luce.
Entrarono in un garage a due posti in cui si trovavano una jeep, alcuni vecchi pneumatici e una cassetta di arance.
Un fagotto informe si agitň, nel retro della jeep, un tappeto di pelle di pecora venne respinto, a Magda Ferenci-Sabo
batté le palpebre nella luce improvvisa.
Buonasera disse amabilmente la signora Pollifax.
Pare che il signor Ramsey ci abbia riunite.
Magda spostň lo sguardo verso Colin. ianche lui...
La signora Pollifax sospirň.
No, lui no.
Colin, le dispiacerebbe...
Sí rispose lui, accigliato.
Non vuole concederci qualche minuto? No.
 Che giovanotto difficile osservň Magda.
La signora Pollifax sorrise.
Giŕ, ma l'ha nascosta alla polizia e l'ha portata in salvo nel garage di suo zio.
Ora dobbiamo trovare il modo di farla uscire di qui.
Lei č la donna che sono stata mandata a incontrare, vero? :~ L'altra guardň Colin.
Sarŕ meglio non fare nomi, ma c'era un cablo...
La signora Pollifax assentí.
Mi č stato mostrato.
Potrebbe citarlo? < Penso di sí.
Magda chiuse gli occhi.
Diceva: "Arrivata ore sei.
LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIE~AX

Goduto soggiorno otto ore albergo Itep.
Gradirei..." Riaprí gli occhi.
Forse dovrebbe completarlo lei, cosí sarei sicura a mia volta.
Naturalmente assentí la signora Pollifax. "Gradirei poteste raggiungermi.
Mandate Regina Rossa o Fante Nero prima di venerdí." Sentite un po'... :interloquí Colin, guardando a disagio dall'una
all'altra.
E l'identitŕ della Regina Rossa? domandň la signora Pollifax.
La Regina Rossa era Agatha Simms.
Per mia tranquillitŕ... lei č in grado di identificare il Fante Nero? :domandň a sua volta Magda, e la signora Pollifax si
chinň per bisbigliarle all'orecchio il nome di Carstairs.
Magda assentí.
Ci comprendiamo perfettamente.
Ora, per favore, dovrebbe aiutarmi a raggiungere Yozgat. :~ La signora Pollifax la guardň, senza capire.
E chi sarebbe, questo Yozgat? Colin s'intromise, in tono stizzoso. una cittŕ turca, che si trova oltre Ankara. :~ Ma questo
č assolutamente escluso replicň la signora Pollifax.
Ho qui un passaporto per lei, a nome di Alice Dexter White, e denaro sufficiente per permetterle di raggiungere
l'America.
Lei deve lasciare immediatamente la Turchia.
Un gemito soffocato sfuggí dalla gola di Colin, ma le due donne non vi badarono.
Categoricamente, Magda dichiarň: Non posso ancora lasciare questo Paese :~.
Ma la polizia la cerca! gridň la signora Pollifax.
Lo so, e anche i Russi e i Bulgari mi cercano...
Stavolta, da Colin, arrivň un fiero lamento.
... per non parlare di quelli che mi hanno rapita, portandomi via dal Consolato britannico, e che sono piú pericolosi di
qualsiasi polizia.
Ma la mia vita sarebbe assolutamente priva d'importanza se partissi di qui senza ciň che ho portato con me, e perciň
devo andare a Yozgat.
Che cosa c'č? domandň poi a Colin, girandosi a osservarlo.
Si sente male? Lui, seduto sulla cassetta delle arance, fissava le due donne a bocca aperta, inorridito.
Mio Dio ansimň, sto dando ricetto a un paio di maledette spie! Ha insistito lei per ascoltare gli rammentň la signora
Pollifax, 350 in tono paziente.
Ma quella č la donna alla quale tutti danno la caccia! Ed č proprio qui, nel garage di mio zio! :~

Sí, č lei :D ammise la signora Pollifax, ma sto cercando in tutti i modi di pensare a un posto dove portarla.
Lei č giŕ stato cosí gentile... :~ Gentile! :ripeté Colin, con voce alterata.
Gentile! Lei sembrava una vecchia signora tanto per bene! S'interruppe, desolato.
Oh povero me, che cosa dico, non volevo dire questo, sono mortificato.
Oh, al diavolo tutto! scattň infine rabbiosamente e, rivolgendosi a Magda: Ce l'ha un posto dove andare? Sí, Yozgat.
Perché crede che m'abbiano lasciato in vita? domandň poi alla signora Pollifax.
Vogliono quel che portavo con me; ho attraversato la frontiera bulgara - non mi domandi come - e sapevo di essere
seguita.
Ecco perché mi sono separata da quello che portavo con me e sono venuta a Istanbul per cercare aiuto.
Ma ora devo assolutamente andare a Yozgat, per riprendere ciň che portavo.
Capisce...? :Magda s'interruppe.
Ho sentito qualcuno.
Dev'essere Henry disse la signora Pollifax, girandosi a guardare con ansia.
Ma non era Henry.
Due giovanotti larghi di spalle, con l'impermeabile, erano apparsi sulla soglia e stavano contemplandoli con interesse.
Magda trattenne bruscamente il respiro.
La signora Pollifax ritrovň la padronanza di sé e disse: Chi siete, voialtri? Il piú corpulento dei due estrasse di tasca una
pistola.
Polizia? domandň Colin, speranzoso, scrutando le facce impassibili dei due.
Non credo lo disingannň la signora Pollifax, con rammarico.
Magda sospirň.
Stefan, non ne posso piú di te e del tuo amico Otto.
Perché vi ostinate a seguire una vecchia come me? Stefan sogghignň.
Non seguivamo te... č lei che ci ha portati fino qui.
Con la pistola, indicň la signora Pollifax.
Chi andava a immaginare che quella grassa pernice americana conoscesse l'astuta volpe russa? )> Mentre parlava, i suoi
occhi vagavano attenti per il garage.
Poi, si spostarono verso Colin.
Giovanotto, fuori la chiave della jeep, per favore ordinň.
Anche Otto, alle sue spalle, aveva tirato fuori la pistola.
Dico... non č sua la jeep! si ribellň Colin, indignato.
Non č neppure mia e lei non ha nessun diritto...
 La chiave :intimň Stefan, premendo l'arma contro lo stomaco di Colin.
Otto, apri le porte del garage, svelto.
A malincuore, Colin si frugň in tasca e tirň fuori la chiave.
Vedo 351 che hai buon senso disse Stefan, prendendola.
Continua cosí e morirai di vecchiaia. :D Indietreggiň, circospetto, fino alla jeep, dalla quale Magda Ferenci-Sabo stava
tentando debolmente di saltar giú.
Lui, con un braccio, la spinse dentro.
Seduta! Credevi davvero che volessimo solo la jeep? Senza smettere di sorvegliarli, prese posto al volante.
Aspettň che Otto avesse spalancato le porte, prima di infilare la chiave nell'accensione, poi, voltando appena la testa,
gridň: Non dimenticare il nostro regalino, Otto! :E alla signora Pollifax, con un sorriso: Non volevamo lasciarla a mani
vuote .
La signora Pollifax sentí Colin mormorare: Dio buono! e poi, inorridita, vide Otto trascinare un uomo nel garage e
deporlo ai suoi piedi.
Si ritrovň a fissare il volto spento e privo di vita di Henry Miles, e gli occhi le si riempirono di lacrime nel vedere il
forellino rotondo che il proiettile aveva lasciato nella camicia di lui.
Henry le aveva fatto l'occhiolino nel terminal dell'aeroporto di Londra, Henry l'aveva coraggiosamente seguita fin dal
primo momento del suo arrivo... e adesso era morto.
Rialzň la testa, mentre il motore della jeep si accendeva, rombando; Stefan ingranň la marcia indietro e l'auto schizzň
fuori del garage, portandosi via una Magda pallida come un cencio.
Otto balzň sulla jeep, accanto a lei, e la jeep, con una manovra perfetta, curvň e filň via.
Se non altro, il serbatoio č quasi vuoto disse Colin, con voce strozzata.
La signora Pollifax cadde in ginocchio accanto a Henry.
Si sentiva vecchia come il tempo e profondamente abbattuta.
Tutto era accaduto cosí in fretta! Pochi minuti prima, loro tre stavano parlando di Yozgat; e ormai la jeep era
scomparsa, Henry giaceva lí, morto, e Magda
Ferenci-Sabo era svanita per la seconda volta.
Attraverso il garage vuoto, fissň Colin, che non si era mosso dal suo posto. stata una vera incursione :mormorň il
giovane, battendo le palpebre.
Hanno portato via la sua amica.
Sí.
E hanno ucciso Henry. :~ E rubato la jeep di mio zio concluse lui, stringendo le labbra.
Ma]edizione, non tollero d'essere intimorito in quel modo! Si portň accanto a lei e si chinň su Henry.
E di lui, che cosa pensa di farne? La domanda riportň la signora Pollifax alla realtŕ.
Ma... non lo so.
Henry, da morto, poteva rivelarsi un ostacolo quasi insormontabile, ed era per quel motivo, senza dubbio, che Stefan
aveva pensato di fargliene omaggio.
352 Avremmo dovuto seguirli osservň Colin.
C'č ancora il furgone, ma ormai č troppo tardi.
Se tentano di allontanarsi molto, prima o poi rimarranno senza benzina; ce n'era rimasta al massimo per

LA STRABILIANTE SIGNORA POLLI~AX

sette, otto chilometri.
Ma non possiamo tenere gui Henry aggiunse.
No, non possiamo :convenne la signora Pollifax.
Ma credo di sapere che cosa ne farň.
Posso portarlo dal dottor Belleaux.
Da chi? :~ Mi hanno dato il nome di un tale con cui mettermi in contatto, in caso d'emergenza.
Ma... con un cadavere? :~ Sí, certo, č poco ortodosso :9 riconobbe la signora Pollifax, ma, visto che lui č in grado di
affrontare le situazioni di emergenza, riesce a immaginarne una piú grave del ritrovarsi sulle braccia il cadavere di un
uomo assassinato? Ho l'indirizzo del dottor Belleaux.
Allude forse al dottor Guillaume Belleaux? domandň Colin, stupito.
Sí, lo conosce? L'ho sentito nominare.
E chi non lo conosce? Bene, non vede? Lui potrŕ garantire per me presso la polizia turca! Alla polizia non possiamo dire
niente di Magda, perň c'č la sua jeep, che č rintracciabile, e nulla ci vieta di dare i connotati dei due che l'hanno rubata.
Con queste informazioni, la polizia potrebbe benissimo rintracciare la jeep e i ladri prima di domani mattina, e questo
forse mi darŕ qualche indizio sul dove cercare Magda! Andiamo, allora :decise Colin.
Il furgone č nell'altro garage.
Ora lo porto fuori e poi... ehm... possiamo caricarci su Henry.
Sparí attraverso una porta e, qualche momento dopo, un furgone ingombrante usciva a marcia indietro nel cortile.
Sarŕ meglio spegnere le luci, a questo punto disse Colin, innervosito, e fece scattare l'interruttore, lasciando il chiaro di
luna come unica fonte di illuminazione.
Lo prenda per i piedi, eh? Io lo prenderň per le spalle. :Goffamente, lentamente, trasportarono Henry fino al furgone e
lo spinsero dentro.
Non era impresa da poco, perché le porte posteriori erano state chiuse e saldate per consentire un maggior spazio
all'interno, e Henry dovette essere sollevato e issato fino all'alta cabina di guida.
Non volendo perdere tempo a farlo passare al di sopra dei sedili furono costretti a mollarlo nello spazio fra i sedili, dove
rimase in una posa scomposta da ubriaco.
Spero che Henry non se ne abbia a male disse la signora Pollifax, ansante.
Il suo spirito, voglio dire, o quello che ancora rimane di lui. :~ Era anche lui una spia, immagino fece Colin.
probabile :rispose la signora Pollifax, con un sospiro, anche se si trovava qui solo per badare a me. :~ LA
STRABILIANTE SIGNORA POLLIPAX



354

IL PURGONE Si avviň pesantemente lungo il viale d'accesso e svoltň me la piccola via Zikzak.
Ha l'indirizzo del dottor Belleaux? dond Colin.
iLei lo ripescň tra le carte della borsetta e glielo porse.
Quello p u Stto č l'indirizzo di casa precisň.
I1iovane studiň il pezzo di carta alla luce del cruscotto. nella Zna di Taksim disse.
A quest'ora, non ci vorrŕ molto.
Conosco qupl4 strada: č un posto di lusso.
I 1, tra loro cadde il silenzio.
Senza dubbio, Colin stava pensando pllaleep di suo zio - un altro disastro, per lui, rifletteva la signora es lf~x - mentre
lei si sforzava di non pensare a ciň che poteva capitato a Magda o a ciň che giŕ era capitato a Henry.
Forse ano appena ucciso, quando lei era entrata nella sua stanza, per ~ne e~lo in guardia.
Ripensň ai tendaggi del balcone che si muovevano brividí: senza dubbio. il cadavere giaceva nascosto dietro le ~n e Era
ehiaro, ormai, che anche Stefan doveva essersi nascosto ~a dle~ro, e che l'aveva sentita chiamare Henry.
Dopo di che, lei avea g~ědato gli assassini fino a Magda.
Non avrei mai dovuto andare lla stanza di Henry, pensň, rattristata Il signor Carstairs m'aveva ita (anzi, me l'aveva
ordinato) di non avere alcun contatto con .C~Ome ho fatto a dimenticarmene? bastato che mi sia intenerita nte e non
solo ho tradito Magda ma ho fatto capire ai suoi I ICi che la signora Pollifax non č quelio che vorrebbe sembrare.
tt I fllrgone aveva superato le strade buie e in quel momento stava rsando il Ponte di Galata, che perfino a mezzanotte
era ingombro ~ocarri e di asini che trasportavano merci verso i mercati e i Le luci dei rimorchiatori solcavano l'acqua
color inchiostro e ~n, P~llido chiarore lunare faceva risaltare i contorni della moschea ~11 estremitŕ del ponte.
La signora Pollifax sospirň e si costrinse a trnare al presente.
Com'č che ha sentito parlare del dottor Beleaux dOmandň a Colin.
" impossibile vivere a Istanbul e non sentirlo nominare spiegň ~'~ne.
La polizia lo consulta sui crimini, dato che Belleaux scriI ra~tati e tiene conferenze di criminologia, e gli archeologi lo
conSU tan0 sulle ossa, e cosí via. molto ricercato e prende parte a tutti i lce~>ěmenti importanti.
e tipo č? 1[I mia impressione č che sia sulla sessantina, anno piú anno 51enOcon una barbetta bianca un po' da fauno.
Piuttosto magro, ~le~antebuon parlatore...
Ah, ecco la strada.
Gliel'avevo detto che 51 trattava di un quartiere di lusso.
Le ville, ben distanziate, erano immerse nel buio, salvo una al centro, che splendeva di luci.
Fu proprio davanti a quella casa che Colin frenň.
Lei č fortunata osservň.
Non solo il dottor Belleaux č alzato ma, a giudieare da tutte quelle auto, credo che stia dando un ricevimento. :9
Manovrň il furgone lungo la fila di automobili parcheggiate nella strada e si fermň vicino all'entrata, spegnendo motore
e fari.
Che cosa pensa di fare? :1, domandň.
Non m'aspettavo che ci fosse una festa disse la signora Pollifax.
Penso di presentarmi alla porta e dire che vengo da parte del Consolato americano.
Basterŕ, fino a che potrň parlare da sola a solo con il dottor Belleaux.
Vuole venire anche lei? Si rendeva conto di affezionarsi sempre di piú a Colin.
Non so se faccio bene a lasciare Henry, che dice? Se passasse qualcuno e gli venisse in mente di gettare un'occhiata...
Lasciň la frase a mezzo perché una macchina avanzava lungo la strada, con il motore scoppiettante, e sterzava per
imboecare il viale che dava accesso alla villa del dottor Belleaux.
Su un dosso del viale l'auto si arrestň, sussultando; un uomo balzň a terra dal sedile posteriore, si mise a spingerla e poi
rimontň con un balzo, mentre l'auto, che era una jeep, slittava a motore spento verso la casa.
La signora Pollifax trattenne istintivamente il respiro.
Colin! Ho visto disse lui, trasecolato.< Gliel'ho detto, che il serbatoio era quasi vuoto.
Quella č la mia jeep, maledizione! :~ Ma qui? bisbigliň la signora Pollifax.
Qui? Era Otto, potrei giurarlo, quello che č sceso per dare la spinta.
E quell'altra forma accasciata dietro doveva essere la sua amica.
Che fa, non viene? la investí, e saltň a terra.
< Sicuro che vengo mormorň lei con fervore.
Non riusciva a immaginare in che razza di garbuglio fosse andata a imbattersi.
Era impossibile che Stefan e Otto lavorassero anche loro per conto di Carstairs; in quel caso, non avrebbero ucciso
Henry.
Ma allora, perché erano lí? Un momento disse Colin, e sparí dentro il furgone per riapparire di lí a un istante con due
pistole dall'aspetto sinistro e letale.
Non si aspetti che sparino, sono di legno le bisbigliň.< Oggetti di scena fatti fare da zio Hu, per un cortometraggio su
Ataturk.
Armi finte in pugno, si affrettarono lungo il viale d'accesso, tenendosi sempre nell'ombra finché non arrivarono sul retro
della casa.
La jeep era stata abbandonata fuori della porta di servizio, che era rimasta spalancata.
Sebbene dall'interno della casa arrivasse una quantitŕ di luce e di baccano, non si vedeva anima viva.
LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIEAX

Maledizione imprecň Colin.
Guardň fissamente la signora Pollifax.
Non avrŕ intenzione di bussare e chiedere del dottor Belleaux, vero? :~ No, ma ho intenziOne di dare un'occhiata
all'interno.
Il ragazzo apparve sconvolto.
Ehi, ma č piuttosto pericoloso! Con fermezza, lei replicň: Come avrŕ intuito, sono venuta a Istanbul solo per ailltare
Magda... e lei č lŕ dentro, e io ne sono responsabile.
Colin assentí.
Allora vengo con lei.
Colin, non posso permettere che lei si comprometta ulteriormente.
Corro il rischio di f~rmi sorprendere, e lei stesso ha detto d'essere un codardo.
Fieramente, lui replicň: Va bene che sono un codardo, ma quei due hanno rubato la jeep di mio zio, mi hanno scaricato
un morto nel garage e hanno rapitO la sua amica.
E adesso smettiamola di perderci in chiacchiere: vengo con lei! La signora Pollifax abbozzň un sorriso.< Va bene.
Si avvicinň in punta di piedi alla porta e scivolň dentro seguita da Colin.
Di fronte a loro, una scala di servizio saliva ripida e, alla loro destra, si trovava una lunga cucina, vividamente
illuminata, ma completamente deserta.
La signora Pollifax scelse la scala; arrivata a metŕ, si fermň.
Dal ricevimentO, le arrivava a ondate un mormorio di voci.
Per un attimo, si sentí in trappola, poi si riprese, serrň le dita attorno all'assurda pistola di legno, e ricominciň a salire.
Arrivata in cima alla scala, si trovň in un ampio corridoio, ricoperto da un passatoia, che si estendeva in entrambe le
direzioni.
A destra, terminava in un scalone, su cui il tappeto splendeva come una cascata d'oro, che portava al piano terreno; di lŕ,
il suono della musica e delle conversazioffl proveniva con un'intensitŕ quasi assordante.
La signora PollifaX si avviň nella direzione opposta.
Aprí la porta piú vicina, e lei e Colin si trovarono a guardare dentro una camera da letto, assolutamente vuota salvo gli
elaborati tendaggi e il mobilio barocco.
La seconda porta si rivelň quella di un armadio a muro pieno di biancheriaUn po' spazientita, la signora Pollifax
spalancň una terza porta; ma il gesto serví solo a rammentarle che l'impazienza genera irnprudenza, poiché quella porta
si apriva su una camera in cui si trovavanO tre persone.
La brusca sorpresa la lasciň senza fiato e, altrettant stupite, le tre persone si voltarono a fissare lei.
Magda era distesa su un divanetto e Stefan stava estraendole dal braccio l'ago di una siringa ipodermica.
Otto stava di guardia, fermo a pochi passi dalla signora Pollifax.
Fu il primo a reagire: si mosse con piglio talmente minaccioso che la signora Pollifax, senza riflettere neppure un
istante, alzň la destra, l'appiattí come le aveva insegnato Lorvale, e vibrň a Otto un secco colpo di karatč, colpendolo al
collo.
Lui la fissň stupefatto, poi chiuse gli occhi e scivolň lentamente al suolo.
Dietro di lei, Colin ansimň: Signora Pollifax! Gli prenda la pistola ordinň lei, sbrigativa.
Colin si chinň a raccattare l'arma da terra, mettendosi in tasca quella di legno.
Contro la parete :intimň a Stefan, agitando l'arma vera con entusiasmo crescente.
La signora Pollifax, con il cappellino fiorito appena un tantino di sghimbescio, corse immediatamente da Magda, che
stava tentando di alzarsi.< Puň camminare? Mi hanno drogata :spiegň con voce angosciata l'altra.
Presto! La signora Pollifax l'afferrň per un braccio e la guidň verso la porta.
Colin le seguí, camminando all'indietro e tenendo la pistola puntata contro Stefan.
Ma questi rifiutň di rimanersene contro la parete; mosse un passo e poi un altro, seguendo Colin con un perfido
sogghigno sul vo~to.
Questa porta non ha la serratura! disse disperato Colin, cercando di sbattere l'uscio sulla faccia di Stefan.
La signora Pollifax poté appena voltare un poco la testa: Magda aveva giŕ cominciato ad afflosciarsi ed era poco
probabile che potesse rimanere ritta, se la signora Pollifax avesse ritirato il braccio per aiutare Colin.
Stefan era deciso a seguirli e non aveva intenzione di facilitare il compito al giovane, che mostrava in modo
inequivocabile d'essere un dilettante.
Se si avvicina troppo, gli spari ordinň con calma lei, e si accinse a ripercorrere il corridoio fino alla scala di servizio.
Ma, una volta lŕ, la signora Pollifax si fermň, sgomenta, perché in quel momento l'anticamera sottostante era gremita di
domestici.
La porta di rete metallica era spalancata: secchi di ghiaccio venivano trasportati dentro e vassoi vuoti spinti fuori.
Un corpulento maggiordomo, fermo ai piedi della scala, bloccava completamente l'uscita.
Non restava altra alternativa che quella di passare dallo scalone.
Sempre sorreggendo Magda, la signora Pollifax la trascinň fin lŕ, si aggrappň alla balaustra e iniziň una cauta discesa.
Pensava che dovevano formare una ben comica processione: lei e Magda all'avanguardia, aggrappate l'una all'altra, e
dietro di loro Colin, che camminava all'indietro, brandendo una pistola contro il sogghignante Stefan, che continuava a
seguirli a diversi passi di distanza.
Durante la discesa, la signora Pollifax teneva d'occhio la massiccia porta di quer358

cia che si trovava davanti allo scalone.
Oltre quella porta, parcheggiato nella strada, c'era il furgone di Colin; se fossero riusciti a varcarla prima che Magda
perdesse i sensi...
Le note del piano si arrestarono.
Al mormorio delle voci si sostituí un silenzio carico di meraviglia e la signora Pollifax si ritrovň a fissare decine e
decine di facce sbalordite Subito intuí che, se la vista di due donne sulle scale poteva anche passare inosservata, la
presenza di Colin che impugnava una pistola non poteva non dare nell'occhio.
Con gesto un po' fiacco, dato che la serata era stata lunga e violenta, la signora Pollifax alzň la pistola di legno e
apostrofň il mare di facce sottostanti: Sparerň al primo che tenterŕ di fermarci! Era una frase ricalcata da film gialli
antidiluviani ma non le riuscí, in quel momento, di trovare di meglio.
Qualcuno disse: Chiamate il dottor Belleaux! La signora Pollifax arrivň in fondo alla scala e tirň a sé la porta tenendola
spalancata.
Mentre Colin, nell'indietreggiare, urtava contro di lei, dandole un doloroso calcio a una caviglia, la signora mormorň
soltanto: Lei prenda Magda e scappi.
Lui assentí e le mise in mano l'arma che funzionava.
Grazie... io non avrei mai potuto far fuoco ammise.
Io sí assicurň con calma lei.< La porti fuori, sta per crollare.
Colin trascinň l'ormai inerte Magda fuori, nella notte, e la signora Pollifax affrontň Stefan.
Sparerň al primo che varcherŕ questa porta dopo che io sarň uscita gridň, un tantino imbarazzata da quello sfoggio di
frasi fatte.
Vide, alla sua sinistra, diverse persone fare largo, e per un istante si trovň a fissare negli occhi un uomo che era
avanzato nel cerchio.
Dev'essere il dottor Belleaux, pensň, riportň velocemente lo sguardo su Stefan, che si preparava a balzare su di lei, e
fece fuoco, mirando al soffitto.
Poi, sbattendo la porta dietro di sé, spiccň la corsa.
Quando arrivň presso il furgone, Colin stava avviando il motore, tra un Henry morto steso tra i sedili e una Magda priva
di sensi sul sedile del passeggero.< Salti su come puň... dove puň gridň Colin.
La signora Pollifax si arrampicň dentro e crollň accanto a Magda mentre il furgone cominciava a correre lungo la
strada.
Mi dirigo verso il traghetto la informň Colin.
Debbo portarla via da Istanbul prima che si scateni il finimondo.
In albergo non puň tornare, e il primo posto dove Stefan la cercherŕ sarŕ la sede della Ramsey; dopo di che,
cominceranno a tener d'occhio i traghetti e gli aeroporti.
Non c'č un minuto da perdere.
Sono una ricercata constatň lei, che stentava a crederlo.
Colin sorrise.
Be', i fatti sono quelli che sono.
La polizia ha il suo passaporto e quindi la cercherŕ; Stefan e Otto le daranno la caccia; sarŕ ricercata per furto, per non
parlare di rapimento; e ha forse dimenticato gli interessanti passeggeri che portiamo con noi? Non so proprio come
potremmo spiegare la presenza di un uomo assassinato, o di una donna che č stata pesantemente drogata.
Senta aggiunse, non potrebbe trovare una sistemazione per Henry, prima che arriviamo al traghetto? :~ La signora
Pollifax gli diede ragione e, mentre filavano a tutta velocitŕ lungo le strade deserte, spinse Henry nella fitta oscuritŕ della
parte posteriore del furgone.
Capitolo 4

SULLA BANCHINA d'imbarco di Kabatas, ebbero finalmente un colpo di fortuna: una nave-traghetto si preparava in
quel momento a mollare gli ormeggi.
Colin, con molta disinvoltura, guidň il furgone dritto a bordo; soltanto un'altra macchina lo seguí, poi vennero chiusi i
cancelli.< Ma ci sono i telefoni fece notare sfiduciata la signora Pollifax.
Giŕ, ci sono i telefoni.
Faccia gli scongiuri e speriamo di non trovare nessuno ad aspettarci allo sbarco! Mentre attraversavano il Bosforo, si
munirono di una torcia e si misero freneticamente a sistemare l'interno del furgone, che era stato attrezzato uso roulotte.
Sotto la direttiva di Colin, prepararono una branda, la fissarono con catene alla parete, vi stesero sopra Magda, resa
completamente inerte dalla droga, e la coprirono ben bene.
Poi, fecero rotolare Henry sotto il bancone incorporato che, come spiegň Colin, veniva usato per sviluppare fotografie e
per cucinare i pasti su un fornello a meta.
Pensa che gli ospiti del dottor Belleaux abbiano visto il furgone abbastanza chiaramente da poterlo descrivere?
domandň la signora Pollifax.
Dalla finestra, avranno visto al massimo la sagoma nel buio disse Colin.
Ma non devono fare altro che informarsi sui veicoli di proprietŕ della Ramsey Enterprises per sapere subito tutti i
particolari e il numero di targa.
C'č la jeep, c'č l'altro furgone che zio Hu ha portato a Erzurum, e c'č questo.
Pensa che Stefan abbia sentito quando Magda insisteva nel dire che voleva andare a Yozgat? probabile :9 ammise la
signora Pollifax, e sospirň Non mi

LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIFAX

piace questa storia di Yozgat.
I miei ordini erano di fare uscire subito Magda dalla Turchia, e metterla su un aereo sarebbe stato relativamente
semplice, mentre Yozgat... non so nemmeno dove sia! Non ho niente in contrario ad accompagnarvi fin lŕ la rassicurň
Colin.
A Istanbul non posso tornare, finché non si calmeranno le acque; ho deciso di continuare il viaggio e di andare in cerca
di zio Hu, che č il solo che puň sbrogliare questa faccenda.
Dovrebbe rimettersi in viaggio da Erzurum domani.
Colin...
Lui sorrise.
Lo so, č desolata cl e io sia immischiato. per pura cavalleria, naturalmente:(~no stato allevato nell'adorazione di re Artú.
Ma come posso mollare tutto, a questo punto? Stasera, per la prima volta in vita mia, mi sono trovato coinvolto in
qualcosa che ho potuto portare a termine con successo. sorprendente, le assicuro.
La sua amica Magda sembra attrarre la piú repellente razza di tipacci che si sia mai vista, e non c'č molto da dire
neppure in favore di quell'altro suo amico, il dottor Belleaux.
Sono d'accordo, e penso che anche il signor Carstairs sarebbe rimasto molto stupito per quello che abbiamo visto noi
stasera.
 Chi č il signor Carstairs? Un signore di Washington che... hmm... ha organizzato il mio viaggio.
Colin osservň, con un sorrisetto maligno: Per il solo fatto di avere mandato lei, deve avere un notevole senso
dell'umorismo.
Ah, ecco il campanello che ci avvisa: venga sul davanti del furgone, siamo quasi arrivati .
Il traghetto accostň alla banchina, tra un rumore di catene sferraglianti, di cancelli che si aprivano e di motori che si
avviavano.
Le auto che si trovavano davanti a loro cominciarono a muoversi e Colin prese ad avanzare lentamente.
Adagio adagio, scesero dalla navetraghetto e s'inoltrarono nella notte; nessun fischietto della polizia lacerň l'aria,
nessuno intimň loro l'alt.
Avevano attraversato il Bosforo e stavano lasciandosi alle spalle Istanbul, senza incidenti.
Ora dove siamo? s'informň la signora Pollifax.
Qui siamo a Scutari disse Colin.
Un tempo Chrysopoli, nota soprattutto per il suo enorme cimitero.
 Cimitero! :ripeté, pensosamente, la signora Pollifax.
Colin la guardň.
Non posso credere che...
Ma dobbiamo pure trovare un posto adatto dove lasciare Henry. :~ Pensare che, all'aspetto, lei ha un'aria rispettabile!
gemette stancamente lui.
LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIF~AX

Ho una mente duttile spiegň la signora.
Credo sia uno dei vantaggi della vecchiaia.
Trovo che la gioventú, a volte č tremendamente rigida.
E perché non un cimitero? Colin sospirň.
Be'... sí, devo dire che c'č una certa logica.
Tenga gli occhi aperti per vederne in tempo l'entrata, eh? Poco dopo, lasciarono un mondo fatto di tram, di luci e di
qualche automobile e si addentrarono in un altro, notturno e sotterraneo, fatto di impressionante silenzio.
Il furgone si arrestň, con uno scossone, e Colin spense il motore.
All'istante, la quiete si riempí di un insistente e sonoro frinire di grilli e di cicale.
C'č un folto boschetto di cipressi spiegň Colin.
I fari illuminavano un nero intrico di vegetazione e pietre tombali inclinate in varie direzioni.
Che strane tombe! esclamň la signora Pollifax.
Sono musulmane, naturalmente.
Se la stele ha un pomolo sulla cima, rappresenta una donna, se ha un turbante, un uomo.
Ci sono anche altre variazioni, per i preti e per chi č stato alla Mecca.
Nella parte piú vecchia del cimitero č sepolto perfino un sultano.
Colin spense i fari.
Deve spegnerli per forza, vero? domandň la signora Pollifax, mentre un gufo faceva udire il suo lugubre lamento.
Non credo che sia permesso trovarsi qui, a quest'ora le fece notare il giovanotto.
Faticosamente, trascinarono Henry fuori del furgone e lo deposero sull'erba umida.
Dove lo vuole? domandň Colin.
La signora Pollifax ignorň il tono ironico della domanda.
Laggiú, presso quella grande tomba, direi.
Dobbiamo fare in modo che lo trovino il piú presto possibile.
Che dice, gli avranno portato via i documenti, quegli orribili individui? Penso di sí ansimň Colin, mentre trasportavano
Henry di lŕ da un vialetto e poi su per un breve pendio.
Lo deposero presso la tomba che aveva attirato l'attenzione della signora Pollifax.
Non faccia luce! protestň Colin.
Sto scrivendo il suo nome su un pezzetto di carta.
Ecco fatto! concluse, spegnendo la lampadina tascabile e consegnandola a Colin.
"Henry Miles, presso Itep Oteli." Infilň il foglietto nella tasca della giacca di Henry.
Vorrei che qualcuno facesse altrettanto per me :~ disse con fermezza.
Sostň un attimo, lo sguardo vagante tra le lugubri sagome nere e le ombre proiettate dal chiaro di luna.
Era una 362 gran brava persona... mormorň, alla fine.
E adesso andiamo.
Che cos'avete fatto... l'avete accoppato? domandň una voce profonda, divertita.
La signora Pollifax vide un'ombra staccarsi dalle tenebre e un uomo gigantesco avanzare con noncuranza verso di loro.
Appena Colin accese la lampadina tascabile, la statura dell'uomo si ridusse a un ragionevole metro e ottanta.
Aveva il volto olivastro e una barba ispida, di diversi giorni.
Indossava sudici calzoni da marinaio, una giacca che in origine era stata bianca, un logoro maglione con il collo alto e
un paio di vecchie scarpe di tela, con la tomaia tutta buchi.
E lei chi č? lo affrontň coraggiosamente Colin.
Che cosa ci faceva dietro quella tomba? D Dormivo rispose l'uomo, finché non siete venuti voi a svegliarmi.
Si piantň le mani sui fianchi e squadrň la signora Pollifax, indugiando con lo sguardo sul volto di lei e passando poi a
esaminare il cappellino con le margherite e il completo a giacca di maglia blu scuro.
Ora ho visto proprio tutto! Si accoccolň al suolo e scrutň Henry. morto constatň.
Gli avete sparato voialtri? No. stato qualcun altro rispose Colin, aggrondato.
Non sapevamo come fare spiegň la signora Pollifax.
Dato che ci siamo trovati a passare da...
Ma lei, perché si trova qui? domandň poi, severamente.
Sono affari miei.
L'uomo si tirň su.
Un paio di turisti che si sbarazzano di un tizio con una pallottola nel petto! Scosse la testa.
Chissŕ la polizia quanto ci terrebbe a saperlo.
La signora Pollifax s'irrigidí.
Storie! Ho i miei dubbi che lei possa permettersi di andare alla polizia.
L'uomo rise fragorosamente.
Vedo che č sospettosa.
E va bene, io non ho un soldo e passo le notti nei cimiteri.
Voialtri avevate un cadavere; siamo pari.
Perň avete anche un camioncino e io ho bisogno di andarmene di qui.
Stavo pensando che potremmo metterci d'accordo.
Aveva calcato dolcemente sull'ultima parola.
Cheddiavolo, un passaggio l'accetto volentieri, se andate nella direzione giusta. :~ E quale sarebbe? domandň Colin,
guardingo.
Voialtri da che parte andate? replicň astutamente l'omaccione.
Da che parte andiamo? :domandň la signora Pollifax a Colin.
Verso Ankara.
Perfetto! esclamň il loro nuovo compagno, con un sorriso raggiante.
Ho un amico, lŕ, che mi deve dei soldi.
Lei, come si chiama? domandň Colin.
Sandor č sufficiente.
Chiamatemi pure Sandor.
Greco? In un certo senso.
363 LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIEAX
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  • 1. DOROTHY GILMAN. LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIFAX. Ritorna il sirnpatico personaggio di Emily Pollifax, l'anziana signora che alterna la preparazione di pasticcini per le riunioni domenicali del suo circolo con le lezioni di karate e le imprese spionistiche. Proprio una domenica, mentre, con il suo buffo cappellino a fiori in testa, l'arzilla vecchietta sta programmando di recarsi al circolo, squilla il telef~no: č Bill Carstairs, della CIA, che giŕ una volta si era avvalso del suo aiuto per una missione segreta, e che adesso ha ancora bisogno di lei. Per quale incarico? Molto semplice: si tratta solo di andare a Istanblll, per consegnare denaro e passaporto falso a una misteriosa spia comunista che ha disertato. E chi, meglio della signora Pollifax che, con la sua aria di placida nonnetta, č al di sopra di ogni sospetto, potrŕ svolgere questo incarico? Ma, nel mondo dello spionaggio, niente č mai semplice e scontato. E cosí, ben presto, Emily Pollifax si trova non solo alle prese con una banda di spietati agenti nemici, ma anche nei guai con la polizia ttlrca. Passando attraverso una serie di spericolate avventure in compagnia di un giovanotto inglese un po' svitato e di un originale membro della "mala" turca, Emily Pollifax, grazie al suo disarmante candore e alla forza del suo carattere, riesce ancora una volta a portt~re felicemente a termine la sua missione. Capitolo 1. LA SIGNOAA POLLIFAX era andata in chiesa, quella domenica mattina, e in quel momento, mentre pranzava nella soleggiata cucina del suo alloggio, aveva ancora in testa il cappellino, un vero giardinetto di foglie verdi e margherite bianche. Aveva la tendenza a dimenticare di mettersi il cappello - anzi, da quando aveva cominciato a prendere lezioni di karatč, dimenticava molte cose - e siccome subito dopo pranzo sarebbe uscita di nuovo, se l'era addirittura tenuto in testa, per non doverci pensare piú. Cosí, la sua mente era libera di dedicarsi a cose piú importanti, quali il ripassare l'elenco dei punti di pressione o il modo di far perdere l'equilibrio all'avversario, usando il gomito, per colpirlo, e sferrando il colpo verso l'alto. Ma la signora Pollifax era coscienziosa per natura, e se il manuale di karatč giaceva alla destra del piatto, alla sinistra era posata l'edizione domenicale del New York Times. Sospirň, combattuta, ma alla fine decise di cominciare dal Times, dando una rapida scorsa ai titoli. AGENTE COMUNISTA DISERTA A ISTANBUL POI SCOMPARE lesse. "La donna aveva cercato asilo nel Consolato britannico ed č misteriosamente scomparsa." Bene! esclamň la signora Pollifax, tutta soddisfatta, e all'istante dimenticň sia il pranzo, sia il karatč. Alcuni mesi prima, un piccolo episodio di spionaggio si era inserito come un punto esclamativo nella lunga, serena vita della signora Pollifax, che, in seguito, aveva ripreso la sua esistenza tranquilla con un senso di arricchimento, di soddisfazione. Quel giorno, s'immerse nel resoconto giornalistico con 323 LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIFAX l'entusiasmo di una dil~ttante che si trovi di fronte alla sua controparte professionale: l~agente che aveva disertato, infatti, non solo era una donna, ma avevaln passato talmente lungo da far sospettare alla signora Pollifax, che tra loro vi fossero ben pochi anni di differenza. La donna era balzata alla ribalta della cronaca per essersi presentata al Consolato britanrlico di Istanbul, senza fiato e con le vesti a brandelli, per chiedere aiuto. Dopo essersi qualificata come Magda Ferenci-Sabo, era stata rnCssa a letto - alle dieci di una sera d'estate - con un sedativo e untazza di tč. Ma il mattino dopo era scomparsa, e nella capitale turca correva voce che fosse stata rapita. Quella, in sé, era la llotizia da prima pagina, ma la signora Pollifax cercň avidamente i particolari della vita di Magda Ferenci-Sabo, messi insieme da un giOrnalista intraprendente. La storia era tale da scandalizzare e insieme iStruire la signora Pollifax, che era stata una spia solo per poche settimanC "Come bellezza internazionale degli anni trenta" commentavI autore dell'articolo, "la Ferenci-Sabo era sempre presente nei luoghi piú adatti con le persone meno adatte." E c'era una fotografia sfCata di lei - tutta denti e lunghe chiome che rideva su una spiag~ia, con Mussolini. Poi c'erano stati i matrimoni: prima, un playboY francese misteriosamente ucciso un anno dopo la luna di miele (il giornalista trovava il modo di insinuare che fosse stato assassinato dalla sposa); poi un tedesco ricchissimo, che in seguito era diventato un alto papavero del partito nazista; e infine uno scrittore ungherese, comunista, di nome Ferenci- Sabo, che era stato ucciso nel 1956 da coloro che si battevano in nome della libertŕ. Dopo la morte dello scrittore, la donna era scomparsa e si riteneva che si fosse rifugiata in Russia, dove, secondo le voci, sarebbe stata attivamente implicata in attivitŕ spionistiche. Che donna eccezionale, rifletteva la signora Pollifax; e, anche, che creatura spietata! Ma quali motivi poteva mai avere avuto per disertare? A malincuore, la signora Pollifax posň il giornale perché erano quasi le due e, prirna di uscire per trascorrere il pomeriggio domenicale al Circolo del Giardlnaggi, dove proiettavano un film, voleva compilare la lista della spesa per le provviste della settimana. Aveva appena cominciato, qllando il telefono squillň.
  • 2. Matita e foglietto in mano, la signora andň nel soggiorno e, prima di staccare il ricevitore, aggiunse alla lista:uova, succo d'arancia". Pronto disse di324 strattamente, ricordando che aveva promesso di portare dei biscotti fatti in casa al tč delpAssociazione Artistica, la domenica successiva. La signora Emily pollifax? domandň una voce squillante. Sono io rispose la signora Pollifax, e scrisse "zucchero, vaniglia, noci" Un momento, prego... D La punta della matita si spezzň, perché la signora Pollifax aveva riconosciuto una voce che non si aspettava piú di sentire. Buongiorno, signora Pollifax, stava dicendo quella voce. Sono proprio contento d'averla trovata in casa., Signor Carstairs! esclamň lei. Oh, ma che piacere risentirla! Grazie :disse amabilmente lui.Mi permette, signora, di farle un paio di domande? Cosí risparmieremo entrambi tempo prezioso. :~ Ma si figuri! replicň la signora Pollifax. Per quanto, non riesco a immaginare niente che lei non sappia giŕ sul mio conto., Per esempio :disse Carstairs, non so se lei sarebbe libera o addirittura se avesse voglia - di svolgere un altro lavoro per me., Ma certo! rispose lei, mentre il suo cuore accelerava i battiti. Lo disse senza riflettere, ripromettendosi di pensarci sopra piú tardi. Bene disse Carstairs. Domanda numero due: č libera di partire tra mezz'ora? La signora Pollifax ascoltava, incredula. Lo sguardo le cadde sulla lista della spesa, poi si spostň verso i piatti da lavare. Ma per dove?7 balbettň. Per quanto tempo? I1 tono di Carstairs era paziente. Mettiamola cosí: ha qualche impegno improrogabile tra oggi e domenica prossima? Soltanto la mia lezione di karatč disse la signora Pollifax. E poi, devo servire il tč all'Associazione Artistica, fra otto giorni. Una combinazione interessante, commentň seccamente Carstairs. Ha detto karatč? Sí, certo confermň la signora Pollifax, in un impeto di entusiasmo. Mi piace immensamente e credo anzi che Lorvale - il sergente di polizia a riposo Lorvale Brown - sia molto colpito dai miei progressi. S'interruppe, sgomenta. Cosa diavolo potrei dire, alla gente? Come potrei spiegare questa mia... fuga improvvisa? Dirŕ che sua nuora, a Chicago, č ammalata, suggerí Carstairs. Per esempio, potremmo far dirottare qui tutte le telefonate interurbane che suo figlio potrebbe ricevere dai suoi vicini di New Brunswick... ma č un problema che risolveremo in qualche modo. Conti su di noi. Sí disse la signora Pollifax. Quand'č cosí, sarŕ meglio che riattacchi e che cominci a prepararmi. Un'auto della polizia sarŕ alla sua porta fra ventidue minuti. La 325 mia segretaria ha dato precise disposizioni nel momento stesso in cui lei ha detto di sí... Come sta Bishop? s'interessň maternamente la signora Pollifax. e nel fra~temP prepari una valigetta. Entro un'ora avrŕ tutte le istruzioni. Arrivederla. Bruscamente, Carstairs riattaccň. La signora pollifax posň lentamente il ricevitore. Be'!, esclamň a fior di labbra, riflettendo sulla velocitŕ con cui la vita poteva cambiare Poi lo sgUard le cadde sull'orologio ed ebbe un sussulto. Data una sciacquatina ai piatti del pranzo, si cambiň in fretta, indossando l'abito a giacca di maglia blu scuro, si assestň il cappellino floreale sulla testa e míse in una valigetta delle scarpe da passeggio, un po' di crema emollíente e l'occorrente da viaggio. Scrisse alcuni biglietti per disdire le cnSegne a domicilio del latte e del giornale, poi telefonň a Lorvale. Parto perIn viaggetto, Lorvale spiegň. Mi dispiace, ma mia nuora, a Chicag, ha bisogno di me per qualche giorno. Dovrň saltare la lezione di giovedí. Peccato diSse lui, in tono di rimprovero. Non avrŕ modo di esercitarsi nell'omo-tude, vero? No, Lorvale rispose lei, in tono solenne. Poi, scrisse un bigliettino per la signorina Hartshorne, la sua vicina di pianerottolo. Era l'impresa piú difficile, perché la signorina Hartshorne, a Natale, aveva conosciuto il figlio e la nuora della signora Pollifax. Il biglíetto andava stilato con un tono abbastanza drammatico da giustificare la precipitosa partenza della signora Pollifax annullando cosí un impegno per pranzare insieme - e al tempo stesso doveva cOntenerC informazioni abbastanza particolareggiate, affinché la signorina Hartshorne non si preoccupasse piú del necessario per la moglie di Robert e non telefonasse a Chicago.
  • 3. Quando buss~rono alla porta, la signora Pollifax era di nuovo al telefono essendo stata lí lí per dimenticare il tč dell'Associazione Artistica. Avanti, č aperto gridň, e si girň per fare un cenno al giovanotto che sta~/a entrando nel soggiorno: senza dubbio, il poliziotto in borghese ma~ldat dal signor Carstairs. C'č il mio tassí spiegň alla presidentesSa dell'Associazione. Arrivederci, mia cara. La signora Pollifax? domandň il giovanotto, mentre lei posava il ricevitore. enente Mullin. Ho fuori l'auto questa la sua valigia? << Sí grazie. La signora Pollifax prese la borsetta, poi esitň. Dando un'ultimocchiata al suo caro, familiare appartamento, si trovň per la prima volta a paragonare il mondo che stava per lasciare - conosciuto, sicUr, prevedibile - con quello nel quale stava per entra LA STRABILIANTESIGNORA POLLIPAX re: incerto, difficile e totalmente imprevedibile. Alla mia etŕ... mormorň, dubbiosa. E poi ricordň che alla sua etŕ, meno di un anno prima, era stata tenuta prigioniera in Albania, per la durata di una settimana che si era rivelata estremamente movimentata e ricca di esperienze: prima di guidare un gruppetto di fuggiaschi fino all'Adriatico, lei aveva conosciuto due generali della Cina Rossa, una spia russa e un agente americano. Ben difficilmente li avrebbe conosciuti a New Brunswick, nel New Jersey! Abbiamo i minuti contati, le rammentň Mullin. Giŕ :riconobbe la signora Pollifax, emettendo un profondo sospiro, mentre chiudeva con fermezza la porta dietro di sé. Poi, nell'infilare il biglietto per la signorina Hartshorne sotto la porta dell'appartamento 4-C, provň un improvviso senso di euforia: ecco che si era gettata in un'altra avventura. Quando l'ascensore si aprí, al piano terreno, Mullin si affrettň a precederla, per aprirle la vetrata d'ingresso, poi insieme uscirono nella cappa di calore del pomeriggio di luglio. L'auto della polizia, senza alcun contrassegno, era ferma lungo il marciapiede, vicino a un divieto di sosta, e al volante c'era un secondo individuo. La signora Pollifax non aveva finito di prendere posto, con Mullin seduto accanto a lei, che giŕ il piede del conducente premette l'acceleratore, una sirena si mise a urlare e lei si ritrovň a fissare improvvisamente negli occhi il suo sbalordito pastore, che per un pelo non era stato travolto. C'est la vie! :gli gridň lei allegramente, agitando la mano per salutarlo, e in men che non si dica si lasciarono la cittŕ alle spalle, tra veicoli che si spostavano precipitosamente a destra e a sinistra, incalzati dalla sirena. Pochi istanti dopo, varcarono i cancelli del piccolo aeroporto locale. L'auto della polizia attraversň sobbalzando il campo e si arrestň, con uno stridore di freni, davanti a un elicottero le cui pale stavano giŕ schiaffeggiando l'aria. La signora Pollifax, disperatamente aggrappata al suo floreale cappellino, venne sospinta dentro l'elicottero; non aveva ancora finito di riappuntare gli spilloni del cappellino, che stavano atterrando in un aeroporto molto piú grande. Evidentemente, erano aspettati: un uomo con uno stazzonato abito nocciola scese da una macchina in attesa e corse verso di loro. La signora Pollifax! urlň, mentre lei, dalla cabina, gli piombava praticamente tra le braccia. Da questa parte, stanno trattenendo l'aereo. Mi chiamo Jamison. Sí, ma dove sono? ansimň lei. E dove sto andando? E all'Aeroporto Internazionale Kennedy la informň Jamison, e 327 intanto la faceva correre verso la rnacchina. Quell'apparecchio laggiú č il volo per Washington, dove Carstairs le darŕ le istruzioni, prima che lei lasci il Paese. Cosí, doveva lasciare il Paese; 1signora Pollifax avvertí il brivido dell'irrevocabile, di forze in movimento che non era piú possibile arrestare. L'auto si fermň, la portiera venne spalancata e lei fu sospinta su per la scaletta e dentro l'aereo, dove all'istante lei e Jamison furono cacciati a sedere nei loro posti, con le cinture allacciate. Meno di un'ora dopo, atterravano di nuovo. Aeroporto Dulles annunciň Jamison. La guidň attraver50 il terminal, fino all'area di parcheggio. Da una lunga limousine nera emcrse Carstairs, alto, asciutto, i capelli a spazzola di un candore argenteo contro la faccia abbronzata. Buongiorno, signora Pollifax la salutňserio serio. Sono felice di rivederla! esclarnň la signora Pollifax, stringendogli la mano. Sembra che sia passato tanto tempo. Le cose come vanno? Allegramente, Carstairs replicň: In modo abominevole, come sempre :~. Indicň con un cenno un giovanotto dall'aria impassibile, in completo scuro e cravatta nera. Pernle~ta che le presenti Henry Miles.
  • 4. Dovrŕ tenerla d'occhio. :Poi, aggillnse con un lieve sorriso: Stavol~ta non intendo correre rischi. Corag~io, Jamison, accompagni Henry al posto ventidue e si assicuri che l'acreo non ci scappi! :E, rivolto alla signora Pollifax: Lei č in parten~a per Istanbul. Venga a sedersi nella mia macchina: abbiamo soltanto un quarto d'ora, per parlare. ISTANBUL! esclamň la signorPollifax. Sí, con un delicato incarico di corriereincarico che si č rivelato necessario soltanto mezz'ora prima che io le telefonassi. Erano seduti sui sedili posteriori della limollsine. Ma pensi osservň la signora Pollifax, stavo leggendo nel giornale, poco prima che telefonasse lei, un articolo che parlava appunto di Istanbul! Per caso, l'incarico che Vllole affidarmi ha qualcosa a che fare con Ferenci-Sabo, quella spia comunista che ha tentato di disertare? Proprio cosí! assicurň CarstairS. Fece scorrere la lampo di una cartella zeppa di carte. Salvo che sono successe parecchie cose, dopo le notizie riferite dal giornale. La Ferenci-SabO, Dio sa in che modo č arrivata venerdí sera al Consolato britannico, dove č stata accolta. No, non č stata titrovata. Ora, a Istanbul sarŕ circa mezzanotte, e in due giorni la cittŕ si č riempita digenti piovuti da tutte le parti del LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIEAX globo, nella speranza, a seconda della loro collocazione politica, o di trovare la Ferenci-Sabo e offrirle rifugio nei loro rispettivi Paesi, o di stanarla per ridurla al silenzio. E stata proprio rapita, allora commentň la signora Pollifax. Pensavo che potessero essere stati gli Inglesi, a nasconderla da qualche parte. stata rapita, sí confermň Carstairs, con aria truce, e noi riteniamo dai comunisti. Il fatto curioso č che sia stata rapita, e non assassinata. Infatti, se lo scopo dei rapitori era di chiuderle la bocca, sarebbe bastato che la uccidessero nel suo letto, lí al Consolato. Perciň, si direbbe che, per loro, la Ferenci-Sabo sia piú preziosa da viva che da morta. Ho pensato a lei, signora Pollifax, perché, in una cittŕ che pullula di professionisti, lei, con la sua aria non corrotta e assolutamente non professionale, non desterebbe il minimo sospetto; e perché, al tempo stesso e un sorriso astuto gli stirň le labbra, lei ha giŕ dato prova d'essere un corriere ricco di risorse. Grazie disse la signora, ma un corriere in che senso? Tranquillamente, lui annunciň: Abbiamo avuto notizie dalla Ferenci-Sabo. Lei? domandň la signora, stupita. La CIA? Ma come? Perché? :~ Carstairs alzň una mano. La prego. Non sappiamo quasi niente, tranne che a quanto pare č viva, č sfuggita ai suoi rapitori e si nasconde a Istanbul. Il messaggio, che ci č arrivato nella tarda mattinata, diceva soltanto che la Ferenci-Sabo si sarebbe recata ogni sera alle otto nell'atrio dell'albergo Itep - un alberghetto turco, nella cittŕ vecchia - e avrebbe cercato di qualcuno che avesse avuto con sé una copia di Via col vento. A causa della differenza d'orario, abbiamo appena fatto in tempo ad avvertire il nostro agente, a Istanbul, perché si presentasse all'Itep con il libro, alle otto in punto. Carstairs strinse le labbra. La notizia della sua morte ci č arrivata mezz'ora prima che io le telefonassi, signora Pollifax. Non posso credere che si tratti di una disgrazia. Oh, poveretto! esclamň, rattristata, la signora Pollifax. Giŕ. Alle otto e un quarto č stato visto uscire dall'albergo in compagnia di una donna, quando all'improvviso un'autornobile, sfuggita al controllo del guidatore, l'ha inchiodato contro un muro, uccidendolo. La donna si č dileguata tra la folla. In effetti lei dovrŕ sostituire un morto, signora Pollifax, ma con una differenza: nessuno potrebbe 329 mai sospettarla d'essere un agente. Nel mondo dello spionaggio, esistono solo due persone viventi che l'abbiano mai incontrata ed č cosí che intendo lasciare le cose. Henry Miles non sa niente, salvo che lei dovrŕ essere tenuta sotto sorveglianza. Lei non dovrŕ mandare telegrammi né mettersi in alcun modo in contatto con me. Non dovrŕ fidarsi di nessuno e, soprattutto concluse Carstairs, in tono truce, faccia attenzione ai conducenti spericolati, quando attraverserŕ le strade di Istanbul. E ora le farŕ piacere sapere che questa volta viaggia con un passaporto regolare, approntato per lei nel giro di un'ora. a Ah, bene :disse la signora Pollifax, mentre lui le porgeva il passaporto. E c'č perfino la mia fotografia! Sí, come forse ricorderŕ, gliene avevamo scattata una per i nostri schedari. E qui c'č del denaro> aggiunse, porgendole una busta. E parecchio, data l'imprevedibilitŕ della... ehm... situazione. E in questa seconda busta c'č denaro per la Ferenci-Sabo, oltre a un passaporto per lei, intestato a un altro nome. Dovrŕ applicarvi solo la fotografia, ma ci sono tutti i timbri necessari per dimostrare che č entrata legalmente in Turchia una settimana fa, come cittadina americana.
  • 5. Dopo che le avrŕ dato l'aiuto di cui potrŕ avere bisogno, lei, signora, dovrŕ sparire. Qui ci sono i biglietti per il viaggio aggiunse, nonché una copia particolarmente vistosa di Via col vento. Le abbiamo giŕ prenotato una camera all'albergo Itep; anche Henry Miles avrŕ una stanza, lŕ, ma lei dovrŕ evitare di incontrarlo, capito? E sabato mattina, anche se non sarŕ riuscita a mettersi in contatto con la FerenciSabo, dovrŕ prendere l'aereo del ritorno. Un viaggio fino in Turchia e ritorno in soli sei giorni? osservň la signora Pollifax. Ma caro signor Carstairs, praticamente tornerň in tempo per il tč dell'Associazione Artistica di domenica prossima! a In effetti, č cosí confermň lui. Tirň fuori un foglietto. Le do il nome di un tale, a Istanbul, del quale potrŕ fidarsi, in caso di emergenza. Vive lŕ da diversi anni, e potrŕ rivolgersi a lui per averne aiuti e consiglio... ma solo se non le resterŕ piú nessun'altra risorsa. Occupa una posizione di grande rilievo, perciň sia discreta, la prego, se andrŕ da lui. Un agente? s'informň tutta contenta la signora Pollifax. Carstairs parve contrariato. Vorrei pregarla di non balzare a conclusioni cosí drammatiche. Si tratta del dottor Guillaume Belleaux, un noto criminologo, che scrive e insegna. Su questo foglietto sono indicati il suo indirizzo privato e il nome dell'universitŕ presso la quale insegna. Non occorre che lo tenga nascosto. Il dottor Belleaux č sti330 matissimo, tanto dal governo turco quanto dal nostro, e qualsiasi turista sarebbe perfettamente in diritto di avere con sé questo nominativo. Sorrise. Bene. Nessuna domanda? :~ LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIF~AX Sí :9 disse lei, parlando lentamente. Avete organizzato un incontro con una donna che č notoriamente un'agente comunista. :Esitň. D'altra parte, non l'ha vista nessuno, e un vostro agente a Istanbul č stato ucciso mentre tentava di mettersi in contatto con lei. Non sospettate che si tratti di una trappola? Carstairs accennň un sorriso. Ottima obiezione, signora Pollifax, ed č proprio per questo che ho insistito per darle le istruzioni personalmente. Le porse un foglietto giallo. Guardi, ecco come siamo stati avvertiti dell'appuntamento all'albergo Itep. La signora Pollifax lesse: ISTANBUL: ARRIVATA ORE SEI. GODUTO SOGGIORNO OTTO ORE ITEP OTELI. GRADIREI POTESTE RAGGIUNGERMI. MANDATE REGINA ROSSA O FANTE NERO PRIMA Dl VENERDI. ALICE DEXTER WHITE . La signora Pollifax aggrottava la fronte. Dovrei sapere che cosa significa? Carstairs rise. Al contrario! Gli addetti al cifrario hanno dovuto recarsi diverse volte in archivio, per decifrare questo messaggio, compilato in base a uno dei codici usati da un piccolo gruppo di agenti che lavorava nella Parigi occupata dai Tedeschi, durante la seconda guerra mondiale. Il codice Sei - ossia quello adoperato per questo messaggio, come lo indica l'ora dell'arrivo - significava automaticamente di recarsi a un appuntamento nell'atrio di un albergo, con una copia di Via col vento qualora fosse stato necessario farsi riconoscere. Il codice Cinque designava come luogo dell'appuntamento una stazione della metropolitana, e in quel caso il segno di riconoscimento era una Bibbia, mi pare, e cosí via. La Regina Rossa era un'agente di nome Agatha Simms, uccisa purtroppo diversi anni fa, a Hong Kong, e il Fante Nero era un altro agente di quello stesso gruppo. E Alice Dexter White? domandň la signora Pollifax. Carstairs fissň la cartella, che teneva sulle ginocchia. Una mia carissima amica, ed ecco perché c'entro anch'io, in questa storia disse in tono sommesso. Una donna eccezionale, cui debbo la vita ben due volte, e con la quale ho lavorato durante quegli anni di guerra. Fissň gli occhi in quelli di lei e batté sul cablo. Alice Dexter White č il nome in codice. In realtŕ, si chiama Magda Ferenci-Sabo. La signora Pollifax trattenne istintivamente il respiro. Santo cielo balbettň, ma questo capovolge tutto!
  • 6. Capitolo 2 DURANTE la prima ora di volo tr~nsatlanticola signora Pollifax ebbe il tempo di riflettere sugli eventi di quel pomeriggio. Le girava ancora la testa, in seguito al colloquio avuto con Carstairs. Lui aveva continuato, dicendo: Parto dal principio che, una volta in possesso del denaro e del passaporto, la Ferenci- Sabo saprŕ come cavarsela. Tutt'al piú, lei dovrŕ darle unmano per procurarsi un travestimento ma, principalmente, il suo compito sarŕ quello di un corriere. Nel caso, perň, che per la Ferenci-sabo fosse troppo rischioso lasciare il paese legalmente, l'autorizzo a rivolgersi al dottor Belleaux. Perché avrŕ usato un codice cosí vecchio? aveva domandato la signora Pollifax, che finalmente aveva capito perché fosse stato scelto Via col vento. Probabilmente č il solo che sia riuscita a ricordare a memoria aveva risposto lui. << I cifrari erano pi-lttosto primitivi, allora. A quei tempi, lei era Frau Wetzelmann :aveva aggiunto E lei era il Fante Nero aveva affermato la signora Pollifax. Sí aveva confermato lui, con voce sommessa. Poi: Signora Pollifax, non sappiamo perché la Fererlci-sabo sia a Istanbul, o come ci sia arrivata, ma si tratta di una "notissima agente comunista" alla quale dev'essere permesso di disertare. Non solo per il suo bene, e per quello che le dobbiamo, ma anche nel nostro interesse, perché se mai fosse costretta a parlare... E Cafstairs era rabbrividito. Anche alla signora Pollifax venivano un poco i brividi, in quel momento: la faccenda era troppo grossa, per lei.. Tentň di sfogliare la copia di Casa bella che aveva in grembo ma, quasi subito, chiuse gli occhi e si addormentň. Era l'alba del lunedí mattina, quando arrivarono a Londra. La signora Pollifax scese dall'aereo e, dopo avere acquistato una piccola guida turistica della Turchia, si diresse verso la sala d'aspetto dell'aeroporto per attendervi la partenza del volo per Istanbul. Notň che Henry Miles era andato a sedersi poco distante Si scambiarono un'occhiata indifferente, poi lui si conquistň la simpatia della signora Pollifax perché abbassň una palpebra lentamentecon malizia, per farle l'occhietto Prima di quella strizzatina d occhi, l'agente le era sembrato un tipo insignificante, ma ormai si rendeva conto che un secondo Henry Miles si alzava si sedeva, camminava e respirava all'interno di quel primo Henry Miles. Venne annunciato il volo per Istanbul e la signora Pollifax salí sull'aereo e andň a occupare il suo posto vicino all'ala, mentre Miles aveva il suo parecchie file piú avanti. Questa volta, ebbe una vicina di posto che arrivň trafelata, attirando gli sguardi di tutti i ` maschi presenti. Anche la signora Pollifax la fissň, interessata. La ragazza era giovanissima: indossava un vistoso mini-abito color viola e verde, sormontato da un cappello a larghe falde, di un color verde intenso, che si tolse, scoprendo un profilo perfetto. Palpebre e labbra erano segnate da un trucco argenteo, le lunghe ciglia erano nere come l'inchiostro, e i capelli lisci, di un biondo rossiccio, le arrivavano alla vita. Una volta sistemata, la ragazza si girň a guardare la v signora Pollifax. Studiň apertamente i ricciolini bianchi. che sfuggivano dal cappellino guarnito di fiori dell'anziana signora, colse lo sguardo sbalordito di lei, e sorrise. Salve disse. La lascio sconvolta? Mi succede, con certe amiche della mamma... non che mia madre abbia molte amiche pie ma, in compenso, ha conoscenti pie a tonnellate, dato che papŕ č un deputato. Il Parlamento! esclamň, rapita, la signora Pollifax. Lei č americana, vero? Che spasso! Sí, papŕ č al Parlamento, e io sono diventata da poco una fotomodella. Meraviglioso, vero? Sono diretta ad Atene, per un lavoro. Tony e le macchine fotografiche sono giŕ lí: mi riprenderanno in abiti autunnali, contro l'Acropoli. a Ah, giŕ disse la signora Pollifax, sorridendo, avevo quasi dimenticato che faremo scalo ad Atene. Io, invece, proseguo fino a Istanbul. Il volto della ragazza s'illuminň. No! Ma č fantastico! C'č mio fratello Colin, a Istanbul. Se ho tempo, spero di prendere un aereo fino lŕ per andare a trovarlo. Una lieve ombra attenuň la luce incredibilmente radiosa del sorriso. Almeno, spero che sia ancora lŕ. italmente impegnato a... be', a scoprire la "meccanica" dell'esistenza, ecco. incredibile. Sospirň. Che cosa fa a Istanbul? domandň la signora Pollifax, incuriosita. Be', lo zio Hubert gli ha dato un impiego spiegň la ragazza. a I miei si sono dati praticamente per vinti, con Colin, e nessuno sapeva piú che cosa fare, per lui. Immagino che in tutte le famiglie nu- 333 merose ci sia qualcuno che non si inserisce nell'ambiente. E quella persona cresce... be', sentendosi invisibile.
  • 7. E allora si crea un circolo LA STRABILIANTE SICNORA POLLIEAX vizioso perché non č facile accorgersi di una persona invisibile; solo che, questo, nessuno lo capisce. La signora Pollifax sorrideva: quella ragazza le era simpatica. Lei gli vuole bene, allora. Questa č giŕ una forma di comprensione. Oh, io so cos'č che non va rispose la ragazza. Colin non ha fiducia in sé stesso. imolto preciso per natura ma non riesce a trovare qualcosa su cui essere preciso. Io sono un disastro, per mio fratello, perché lui risveglia in me l'istinto materno. Sa, sono una lunare, io, nata sotto il segno del Cancro, e perciň addirittura traboccante di istinti materni. una cosa che lui non puň soffrire, e ha perfettamente ragione, anche. Colin č tremendamente intelligente. Oh, spero tanto di avere il tempo d'andare a trovarlo ma... non m'illudo. Probabilmente pioverŕ, le riprese saranno rimandate per giorni e giorni... Be', potrebbe scrivergli suggerí la signora Pollifax. La ragazza la fissň. Scrivergli? :ripeté, incerta. La signora Pollifax capí che la parola le era totalmente sconosciuta, come lo era per tutti quelli della nuova generazione. un modo di tenersi in contatto. Sí, capisco ciň che intende dire mormorň la ragazza, meditando. a Siamo talmente abituati a perderci di vista, i miei amici e io. Eppure, mi sento in contatto, con Colin, anche se non lo vedo mai. Allora, tra voi c'č qualcosa di raro e di meraviglioso le fece notare la signora Pollifax. Un legame. :~ La ragazza assentiva, sorridendo. Lei ha capito perfettamente, vero? Ma che cosa la porta fino a Istanbul? Giŕ, che cosa? pensň la signora Pollifax. E annunciň che era curiosa di visitare la cittŕ e che inoltre doveva rivedere un'amica. Un'amica che ha viaggiato parecchio nel Medio Oriente aggiunse. Ma č splendido! commentň la ragazza. Oh, chissŕ se... quanto tempo si fermerŕ a Istanbul? Fino a sabato mattina rispose tranquillamente la signora Pollifax. Ho l'impressione d'avere indovinato a che cosa sta pensando. La ragazza rise, divertita. Sicuro che ha indovinato, perché lei č un tesoro, e probabilmente ha anche molto intuito. Ma sa, Colin potrebbe anche esserle utile, visto che sta a Istanbul giŕ da quattro mesi. E se per caso io non avessi tempo di andarci... č talmente importante, per Colin, sentire che c'č qualcuno che si preoccupa di lui... La signora Pollifax sorrise. Se mi dŕ l'indirizzo, vedrň di parlargli. Lei č proprio un angelo! esclamň la ragazza, e intanto si sfilň un anello dal dito. Gli dia questo; č di Colin, veramente. Me l'ha dato prima di partire, secondo il gioco che facciamo da anni di passarci l'anello come portafortuna. Lo portavo io quando lui partí per Oxford... dove non combinň niente di buono :spiegň la ragazza, con un sospiro. Poi, ricominciň a portarlo lui quando vendeva aspirapolveri - ma la mamma fu la sola a comprargliene uno - e poi quando si mise a vendere enciclopedie. In ogni modo, gli dia questo, con tanto affetto da parte mia. Ma questo č un anello a sigillo di valore :osservň la signora Pollifax. E se poi, all'atto pratico, mancasse il tempo di... Caso mai non dovrŕ fare altro che rispedirmelo... Ie darň anche il mio indirizzo disse l'altra. Aveva giŕ cominciato a scrivere laboriosamente su un pezzetto di carta. Quando lo porse alla signora Pollifax, sul foglietto si leggeva: COLIN RAMSEY, SOCIET RAMSEY, 23 ZIKZAK DAR SOKAK, STANBUL. Piú sotto, la ragazza aveva aggiunto: MIA RAMSEY, PRESSO AGENZIA HEATHERTON PICCADILLY CIRCUS, LONDRA W. 1. E io sono Emily Pollifax si presentň la signora. Anch'io una lunare aggiunse, con una strizzatina d'occhi. No! Sul serio? disse Mia, senza fiato per la meraviglia. Allora č per questo che mi sono sentita subito attratta. Colin č del Capricorno: ecco perché č cosí intrinsecamente portato alla precisione. Nella mia famiglia sono quasi tutti dei Gemelli aggiunse, con fare meditativo Un segno turbolento, sa, per chi si trova a nascerci. Tony č della Bilancia confidň. Vuole sposarmi. Tony? L'uomo a capo di tutto questo spiegň Mia con un gesto ampio, che includeva anche la sua bizzarra tenuta.
  • 8. Quello che mi sta aspettando ad Atene. un fotografo eccezionale. Mia si girň, pensosa. Ho solo diciotto anni; pensa che sia possibile amare qualcuno, a diciotto anni? In generale, no :dichiarň la signora Pollifax. La ragazza assentí. quello che penso anch'io. iuna cosa tremendamente romantica... ma prima voglio assolutamente capire chi sono. Non vorrei finire per sposarmi chissŕ quante volte. A quel punto, vennero interrotte dal pranzo e poco dopo atterrarono ad Atene. Mentre l'aereo rullava lungo la pista fino a fermarsi, Mia guardň la signora Pollifax a occhi sgranati. Si rende conto che potremmo anche non rivederci piú? domandň, sgomenta. La signora Pollifax sorrise. Ma č giŕ una gran bella cosa il fatto d'esserci conosciute. :~ 335 Mia rise.cco, sono la solita incontentabile.. Iei sí che č saggia. Nell'alZarsi, si chinň e, impulsivamente, baciň la signora Pollifax sulla gu~ncia Auguri :le disse con trasporto; e, riassestatosi bene il cappell in capo, si incamminň lungo il corridoio centrale, mentre gli occhi di tutti seguivano la sua figuretta che si allontanava. LA SIGNORPOLLI1~AX arrivň infine in un aeroporto di cui non riusciva a pronullciare il nome e, in uno stato di torpore, passň attraverso la dogana.emmeno la prima, fuggevole veduta di una moschea e della cupoldelicata di un minareto la scosse da quell'allarmante sensazione di děstaccO; in realtŕ, era sotto l'effetto dell'avere attraversato un OceanO e un continente in sole diciassette ore. In quel momento, in America era lunedí mattina, e lei sarebbe stata in procinto di recarsi al sllpermercato per fare la spesa; invece, si trovava a Istanbul, ed era il t;~rdo pomeriggio di lunedí. Mentre l'autobus dell'aeroporto la trasportava verso la cittŕ, ad aggravare il suo stato di confusione si aggíungeva una cacofonia di rumori: strombettare di clacson, ragliare d asini e urlare di venditori ambulanti. Quando la si~nora Pollifax arrivň all'albergo Itep e firmň il registro, mostrand il passaporto, erano le cinque in punto. Di Henry non si vedeva traccia, il che le ricordň che si trovavano a Istanbul, ormai, e che non ci Sarebbero state altre rassicuranti strizzatine d'occhio. Il portiere dell~albergo in persona l'accompagnň in una camera situata al primo pian, e la lasciň lŕ, a fissare affascinata il letto: era ricoperto da un CPriletto afgano d'un rosso vivo e prometteva d'essere voluttuosamente soffice. La signora Pollifax si diresse a quella volta, poi si ricordň irbprovvisamente che, di lí a tre ore, si sarebbe dovuta installare nell'~t~iO con la sua brava copia di Via col vento, e che avrebbe avuto bisogno di sentirsi ben sveglia. Aveva giŕ dormito sull'aereo e unItrO sonnellino sarebbe servito solo a lasciarla con la testa pesante. C~iň di cui aveva bisogno invece era qualcosa che le schiarisse le idee Una passeggiata! pensň. Una bella trottata all'aria fresca! Dubitava che i baZar fossero ancora aperti; poi, si ricordň del fratello di Mia Ramsey. " Che bell'idea, e poi non ci metterň molto! :esclamň a voce alta. Sí Sciacquň la faccia con l'acqua fredda, lasciň la stanza senza neppure aprire la valigia, scese a piedi la scala ricoperta da una pesante passatla e uscí nella strada affollata. Stando alla guida turi336 stica, Istanbul e~a una cittŕ divisa da ponti, dall'acqua e dalla coincidenza geografiCadi trovarsi a cavallo di due continenti, l'Europa e l'Asia. La signra Pollifax notň che nella parte nuova, chiamata Beyo LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIFAX glu, sorgeva l'albergo Hilton di Istanbul; di conseguenza, lŕ dovevano sorgere anche i quartieri piú moderni, gli alberghi piú lussuosi e lŕ dovevano risiedere in genere i turisti. La parte vecchia, chiamata Stanbul, sembrava ospitare invece la maggior parte dei minareti, delle moschee, dei bazar e degli alberghi per la gente del luogo, nonché lei e il fratello di Mia Ramsey. Stabilito questo, fece segno a un tassí. L'autista la salutň con effusione, giurň su Allah che Zikzak non era molto distante, che il suo tassí era il migliore di Stanbul e che lui era un ottimo conducente. Entusiasta del proprio spirito d'iniz tiva, la signora Pollifax si accomodň, pronta a godersi id corsa. Ciň che in particolar modo la colpiva era la patina di antichitŕ che si notava dappertutto; c'era un che di maestoso nei muri sbrecciati di Stanbul, nell'intonaco scrostato dei suoi edifici, nelle colonne erose dal tempo. La cittŕ la colpiva inoltre per la sua gaiezza, e le sue orecchie cominciavano a discernere i suoni che, in un primo momento, l'avevano lasciata sgomenta. Buona parte dell'attivitŕ commerciale veniva trattata direttamente dal dorso degli asini, in groppa ai quali erano sistemati articoli di latta, ceste di fiori, pane, balle di tessuti, recipienti d'acqua, erbe e dolciumi, tutta merce che andava reclamizzata con richiami incessanti e stentorei. I bambini giocavano e strillavano; una musica sconosciuta giungeva a tratti dalle porte e dalle imposte accostate alle finestre, mentre il tassí si arrampicava e scendeva lungo strade incredibilmente ripide. Ma, a poco a poco, le strade divennero piú strette, piú oscure e meno frequentate e la signora Pollifax avvertí un crescente senso di disagio. Per la prima volta, rammentň le due buste che aveva in borsetta, zeppe di denaro, e quando il tassí si fermň in un vicolo
  • 9. cieco, costeggiato da un lato da un'alta muraglia, lei ebbe la certezza che sarebbe stata derubata. Stava domandandosi se avrebbe osato mettere a frutto il suo karatč quando l'autista saltň a terra, accennň con la testa a un edificio che aveva l'aria di essere sul punto di crollare e disse: Ventitré, Zikzak :~. Ma č sicuro? domandň lei, dubbiosa. Evet, evet ripeté l'uomo, aprendole la portiera. La signora Pol]ifax lo pagň - o forse lo strapagň, come rifletté a malincuore, dato che non aveva ancora afferrato bene il valore delle monete locali, la lira e il kurus - e provň un senso di sollievo nel dirigersi verso la porta sgangherata, dall'altra parte del vicolo. Era effettivamente all'indirizzo esatto ma... clie strano posto era mai quello, incredibilmente squallido! Su una lucida targa al di sopra del campanello era scritto RAMSEY ENTERPRISES LTD. Una seconda targa, piú piccola e LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIFAX un po' polverosa, avvertiva: DOCU~ENTARI RAMSEY, IN FONDO. Infine, una terza targhetta recava scritto: Hubert Ludlow Ramsey, Esq. La signora Pollifax suonň il campanelloNon accadde niente. Il rumore del traffico arrivava indistinto fino a lei e, in lontananza, si levava il eanto di un muezzin. Volto allora le spalle alla porta principale, s'incamminň decisa lungo ilialetto di terra battuta, verso l'ingresso dei DOCUMENTARI RAMSEY e sbueň in un eortiletto pavimentato a eiottoli, tutto fiorito di boungainvillee Dietro a un polveroso furgone, pareheggiato aeeanto a una vecchia jeep, altrettanto impolverata, sorgevano aleuni pieeoli edifiei, simlli ad altrettanti bloeehi di eemento: un garage, una costruzione che senza dubbio era la casa e un piccolo ufficio sul quale figurava ancora la targa RAMSEY ENTERPRISES LTD. La porta dell'ufficio era aperta e la signora Pollifax, nell'avvicinarsi, sentí qualcuno imprecare aspramente e sistematicamente in inglese. <Buonasera :D gridň allegramente la signora Pollifax La litania di imprecazioni si arre5t e una faccia tonda e imbambolata si sporse, occhieggiando, dalla porta. Oh, diavolo! esclamň il giovanotto: Senta, scusi tanto... m ha sentito imprecare? :~ a Parola per parola :replicň am~bilmente la signora Pollifax. una sua abitudine? Comincia a diventarlo rispose aggrondato lui, presentandosi sulla soglia. Era piccoletto e tarchiato e sfoggiava un fiero cipiglio, calzoni corti color cachi coperti di pOl~erescar~e e camicia ugualmente impolverate Stavo imprecando p~rché ho girato alcune riprese in assenza di mio zio e finora non č venuta fuori neppure un'inquadratura. Ho idea che lo zio mi licenzie E come mai non sono riuscite quelle foto? Perché ieri ho dimenticato di togliere il coperchio all'obiettivo e cosí la pellicola non si č impressiO~lata 338 Non abbiamo parlato di scuola, c'č andata come fotomodella. Lui assentí, sempre fissando l'anello. Strano rifletté, questo ce lo mandň lo zio Hu quando noi eravamo ancora all'asilo. Diceva che era magico e per anni io l'ho portato fedelmente al collo, infilato in uno spago. icominciato cosí, e ora eccomi qui a lavorare per lo zio Hu, e adesso c'č qui anche l'anello... Rise, ma con amarezza, poi sollevň lo sguardo. Lei č stata molto gentile a disturbarsi, e io sono proprio scortese ad annoiarla con le mie stupide chiacchiere. Posso offrirle una limonata? :~ Non č affatto scortese: si č solo intenerito su sé stesso precisň con fermezza la signora Pollifax. E sia, le ho usato una gentilezza, ma tenga presente che avevo un po' di tempo da far passare e che, tra l'altro, ero curiosa. La limonata l'accetto volentieri, grazie. Curiosa a causa di Mia? Non del tutto. Ho trovato consolante avere l'indirizzo di qualcuno, qui, in questo paese straniero. La signora Pollifax s'interruppe. Me ne rendo conto solo ora: probabilmente, soffro un pochino la nostalgia di casa. :~ Il giovanotto assentiva. la prima volta che si trova all'estero? Sí e no rispose lei, destreggiandosi. la prima volta che viaggio da sola, per lo meno. Venga, si accomodi la invitň il giovane. Ma allora, se viaggia da sola, chi č quel tizio che č con lei, la sua guida? La signora Pollifax lo guardň, cadendo dalle nuvole. Ma le assicuro che non c'č nessuno con me. Seguí lo sguar, do di Colin, in direzione del vicolo Chi c'č? Lui sorrise. Un tale vestito di scuro, con una r macchina fotografica. iveramente strano, sa, perché di solito i turisti non usano
  • 10. spingersi fin qui. Henry, pensň Emily Pollifax, mentre un senso di Lei dev'essere Colin Ramsey disse in tono cordiale la signora _ gratitudine la pervadeva di fronte a quella comPollifax, tendendo la mano. _ movente sollecitudine; poi, allontanň da sé quei mi dica, lei come fagUaí Cotlin verso la casab Ma Il ragazzo sorrise con un po' di tristezza, mentre le teneva aperta la porta di casa. La legge di compensazione, immagino: lo spirito di osservazione č il mio unico talento. Sono una fonte di imbarazzo Infátti confermň insospettito il ragazzo. Lei č un'amica dello zio Hu? :~ No, di sua sorella. O meglio o~gi abbiamo volato insieme da Londra ad Atene - mi chiamo Emily Pollifax - e lei mi ha pregato di venire a cercarla e di portarle i 5l1Oi saluti affettuosi e questo anello, :~ Lui s'illuminň. Dice davvero! Prese l'anello e lo guardň. La mia magnifica Mia... e che diavolo cí fa, ad Atene? Scommetto che ha ancora piantato la scuola. per una famiglia brillantissima: sarŕ per questo, pen- 339 so, che m'hanno spedito quaggiú in Turchia. Entrarono in una cucina tetra e poco accogliente, in cui troneggiava un cimelio di frigorifero, che aveva le serpentine nella parte superiore. Soho purissimo, epoca novecentoventi, all'incirca commentň Colin, indicando la stanza nel suo complesso. Si accomodi, la prego. La signora Pollifax si lasciň cadere con gratitudine su una panca accanto a un lungo tavolo montato su cavalletti. Una famiglia brillante ma... di che genere? domandň. Di grande successo :precisň Colin, prendendo il ghiaccio dal frigorifero. Scalano le montagne. Eccellono nel rugby e prendono solo pieni voti a Oxford. Mio padre č un deputato. I miei fratelli sono andati a Sandhurst e diventeranno o generali o ministri. Mia sorella l'ha conosciuta. la piú piccola della famiglia ma, se ha deciso di fare la fotomodella, prima di Natale la vedrŕ sulle copertine di tutte le principali riviste. Mia madre ha appena subíto un arresto per picchettaggio: una manifestazione di protesta, non so di che genere. Al giorno d'oggi, anche questo significa gloria, successo. Porse alla signora Pollifax un bicchiere di limonata e sedette di fronte a lei, dall'altro lato della tavola. Bene commentň la signora Pollifax, in tono mordace, se amano le vette e sono tutti cosí estroversi, č loro prerogativa. A lei che cosa piace, soprattutto? Colin divenne pensoso. difficile dirlo. Fisicamente, sono un perfetto codardo. Mi sento morire al solo pensiero di arrampicarmi su per i monti, il pugilato mi disgusta e sudo freddo quando si tratta di montare a cavallo. Per l'esercito non ero tagliato, questo č certo e da Oxford mi sono fatto buttare fuori. Si illuminň. Qui, francamente, sto bene. una gioia il fatto che a nessuno importi ch'io sono un Ramsey, e lo zio Hu se ne infischia profondamente di montagne e di scalate: č troppo occupato a mandare avanti questa baracca. Ma guardi lei che cosa va a succedere, maledizione! Zio Hu se ne va a Erzurum per una settimana. Dopo avermi insegnato il mestiere per quattro mesi, mi lascia da fare un filmato di appena dieci minuti, e io giŕ sto rovinando tutto. Lui manda avanti un'attivitŕ che sta in piedi per miracolo; per quanto tempo potrŕ permettersi di tenermi qui? La signora Pollifax si guardň attorno incuriosita, esaminando la stanza spoglia. Ossia, la Ramsey Enterprises Limited č tutta qui? Colin assentí. D'estate, si tratta soprattutto di via~giare attraverso la Turchia, girando dei film: documentari di viaggi, film tecnici, cose di questo genere. Lo zio accetta qualsiasi incarico, ma la sua vera passione sono i documentari sulla Turchia: adora questo posto. D'inverno, mette le catene e lo spazzaneve al furgone e va in giro per le varie localitŕ. Proietta film turchi e, di tanto in tanto, qualche film inglese. Ci sono migliaia di piccoli villaggi, in Turchia, e per alcuni quello č l'unico contatto con il mondo esterno. iun'attivitŕ un po' campata in aria, ma intanto funziona. E la sua famiglia ha simpatia per zio Hubert? :~ Colin arricciň il naso. Un tempo era sir Hubert, con tutti gli annessi e connessi di un Ramsey. Tornň dalla seconda guerra mondiale carico di medaglie e di onori, compreso un cavalierato. Poi, un bel giorno, piantň tutto, ficcň qualcosa dentro una sacca di tela e lasciň l'Inghilterra. Per co]pa di una donna, diceva mia madre. No, non hanno molta simpatia per lui, ma lo lasciano in pace. Sospirň. difficile spiegare com'č la mia famiglia; non sono dei mostri, sa, sono anzi persone meravigliose: piene di personalitŕ, pronte a competere, prive di inibizioni.
  • 11. Io non avrei problemi di nessun genere se... Se anche lei fosse pieno di personalitŕ, pronto a competere e privo di inibizioni. :~ Giŕ. Il ragazzo sorrise. Senta, che cosa l'ha portata qui in Turchia? :~ La signora Pollifax si sentí improvvisamente raggelare dallo sgomento. L'ora, povera me! Guardň il suo orologino: si era fermato. Sa l'ora esatta, lei? Devo trovarmi con una signora, alle otto, nell'atrio del mio albergo. Colin parve immediatamente animarsi. Non sono ancora le sette. Senta... Ia riaccompagno io, con la jeep! il meno che possa fare, dopo che lei mi ha portato i saluti di Mia. Ha appuntamento per cena, con la sua amica? Amica? La signora Pollifax era stata presa alla sprovvista. Oh no... cioč, mi farebbe piacere, ma ancora non so chi... Voglio dire, non so se avrŕ tempo di cenare con me. Debbo soltanto consegnarle... S'interruppe, allibita dai propri errori. Doveva essere piú stanca di quanto non le era sembrato. Colin Ramsey la guardava, sorridendo. Mi sembra un po' nervosa. Be', lo sarň di certo, se mai dovessi arrivare in ritardo osservň lei, ritrovando la padronanza di sé. Quanto tempo impiegheremo per arrivare all'albergo Itep? L'Itep! esclamň Colin. Non l'Hilton? La signora Pollifax si rese improvvisamente conto del perché si sentiva cosí attratta da Colin: entrambi avevano vissuto all'ombra di personalitŕ piú abbaglianti cosicché, un po' sommersi, ma non meno intelligenti, erano diventati osservatori acuti. Intuí dalla domanda di lui, cosí affine a osservazioni che lei stessa avrebbe fatto, che il giovane stava facendo un confronto fra l'Itep e l'idea che si era fatto di lei: decisamente, l'Itep gli sembrava una stonatura. L'Itep, sí confermň. Lui sembrava divertito. Si alzň e sciacquň i due bicchieri sotto il rubinetto. Ha mai provato a salire su una jeep? le domandň, mentre la conduceva fuori, nel cortile. Mai. Allora, non deve far altro che tenersi bene aggrappata. Lanciň un'occhiata al cappellino fiorito della signora, e accennň un sorriso. Sarŕ un'esperienza nuova. Certo :convenne la signora Pollifax, intuendo che secondo Colin la gita in jeep doveva rappresentare un evento eccezionale in un'esistenza completamente priva di avventure. Ma spero ancora che possa cenare con me, ed č appunto a questo che volevo arrivare :confidň lui. Se a lei non dŕ disturbo, aspetterň per sentire quali progetti avrŕ fatto con la sua amica. Poi aggiunse, con una punta di desiderio: Potrei mostrare a tutt'e due qualcosa di Istanbul: il Ponte di Galata, la luna sopra il Corno d'Oro e poi Santa Sofia! Potremmo mangiare al Pierre Loti e... Lei captava, nel tono, un sottofondo di struggimento: il ragazzo si sentiva solo. Gentilmente, disse: Vedremo, eh? Parcheggerň fuori dell'albergo e aspetterň fino alle otto e un quarto :decise lui. Poi l'aiutň a prendere posto e mise in modo. ERANO le sette e trentacinque quando la signora Pollifax entrň nell'Itep, lasciando Colin a cercare il posto per parcheggiare la jeep. Salí in camera, tirň fuori dalla vali~ia Via col vento e uscí subito dalla stanza, chiudendo la porta a chiave dietro di sé. La mente le funzionava ormai senza intralci; d'improvviso si era trasformata in un agente segreto. Si rendeva conto che, fin dal primo momento, avrebbe dovuto preoccuparsi di esplorare l'albergo, eosí preferí salire invece che scendere - l'albergo non aveva ascensori - e scoprí che il secondo piano era anche l'ultimo. Aprí una porta di ferro che dava sul tetto, lasciň vagare lo sguardo sulla distesa piastrellata del terrazzo, assentí tra sé, approvando, e decise di scendere dalla stretta scala di servizio. La scala terminava al piano terreno in uno squallido cortile nel quale si aprivano tre porte: una dava nell'atrio principale, una nella via laterale e una, infine, dava accesso alla cantina.Soddisfatta del suo giro d'ispezione, la signora Pollifax avanzň nell'atrio e sedette, col libro in mano, quando ormai mancavano dieci minuti alle otto. LA STRABILIANTE SIGNORA POLLI~AX L'atrio aveva un tono decisamente turco, arredato com'era con statue barocche e vecchi divani di pelle, mentre sul pavimento ardevano i colori di un bellissimo tappeto. La signora Pollifax aveva scelto il divano piú vicino all'ingresso di servizio, in modo da trovarsi fuori dell'andirivieni fra l'ingresso principale e lo scalone grande e, al tempo stesso, bene in mostra presso l'unica vetrata dell'atrio, che dava sulla strada laterale. Studiň con cura la posizione del libro, affinché anche quello rimanesse bene in mostra. Henry Miles era entrato e se ne stava seduto in un angolo, con gli occhi semichiusi, come se sonnecchiasse. In un altro angolo, una coppietta si teneva per mano e due signori fumavano e eonversavano vicino all'altra parete. A un tratto, Henry rialzň la testa e subito la signora Pollifax si fece attenta. Erano le otto precise ed era entrata una donna.
  • 12. Emanava da lei qualcosa che cambiň cosí repentinamente e violentemente l'atmosfera dell'atrio, che la signora Pollifax si domandň come gli altri potessero non accorgersene. Quel "qualeosa" era terrore, un terrore cosí primitivo e cosí tangibile, che si sarebbe potuto quasi toccarlo. La donna esitava, sulla soglia, frugando con gli occhi l'ambiente e cercando disperatamente di non farsi notare. Tuttavia, mentre se ne stava lŕ, incerta e senza osare di venire avanti, riusciva a ottenere esattamente il risultato contrario: la gente cominciava a guardarla. Tra l'altro, appariva assolutamente fuori posto nell'atrio di un albergo: l'abito che indossava era vecchio, lacero e misero, e lei magra al punto di apparire emacia~a. Ma il volto... Che bella donna dev'essere stata, ai suoi tempi, pensň la signora Pollifax, nel vedere quegli occhi neri e tormentati. La donna si mosse e attraversň l'atrio, avvicinandosi alla signora Pollifax. Il suo libro... disse a voce bassa, con accento straniero appena avvertibile. Lei č...? Si accomodi, prego si affrettň a dire la signora Pollifax. Darŕ meno nell'occhio, e poi. ha l'aria esausta. La donna si lasciň cadere accanto a lei, sul divano. Sono Emily Pollifax. Non l'avranno seguita? Attraverso la vetrata, la signora Pollifax scorse Colin Ramsey al volante della jeep parcheggiata, in paziente attesa delle sue compagne di cena. Provň l'impressione di averlo conosciuto in un altro mondo, un mondo d'innocenza bruscamente svanito, per lei, alla vista di quella povera creatura. Non lo so ma... č possibile bisbigliň la Ferenci-Sabo. Non avrei mai dovuto scegliere questo posto. Cosí distante, cosí pubbli- 343 co... Sembrava allo stremo delle forze. La signora Pollifax disse, con energia: Le ho portato denaro e passaporto, ma č chiaro che lei ha bisogno di riposarsi e di mangiare, o non potrŕ usare né l'uno né l'altro. C'č un'uscita di servizio alla mia sinistra: la vcde? Lí fuori troverŕ una scala che porta al piano di sopra. La mia camera ha il numero... S'interruppe, disorientataLa donna stava fissando inorridita l'ingresso principale dell'albergO- Poi si alzň di scatto, ansimando: Oh, per caritŕ... :1, Anche la signora Pollifax guardň verso la porta d'entrata; quando riportň lo sguardo sul divano, la donna era scomparsa. Due agenti, nell~uniforme della polizia turca stavano attraversando l'atrio, e uno dei due affrettň improvvisamente ii passo, dirigendosi verso l'uscita di servizio. Il suo compagno continuň ad avanzare, inesorabilmente, verso la signora Pollifax che, quando lo vide torreggiare sopra di lei, si alzň, dubbiosa, e lo guardň. Pasaport, luften disse l'agente, tendendo la manO~ Passaporto? :ripeté la signora Pollifax. Parla inglese, lei? :D Lei č americana? Inglese? :~ Americana. :La signora aprí la borsetta, bene attenta a non toccare il secondo paSsaporto Lui diede una scorsa al documento, guardando dal viso di lei alla fotografia e viceversa. arrivata qui questo pomeriggio, vedo. Aggrottava la fronte. Il sllO scopo, qui a Istanbul? Be'... sono qui come turista. :~ La donna con la quale parlava... quella che č scappata... L'agente s'interruppe perché il compagno stava rientrando nell'atrio dalla porta di servizio. L'altro scosse la testa, indicň verso l'alto e sparí di nuovo, presumibilmente per frugare l'alber~o. L'inquisitore della signora Pollifax si mise in tasca il passaporto di lei. Venga con me per favore, alla centrale. La sua voce era autoritaria, e cosí pure la mano che pose sotto il gomito della signora Pollifax. Mentre uscivano dalla porta laterale, lei vide Colin ingranare la marcia e allontanarsi come se avesse ormai abbandonato ogni speranza di cenare in compagnia. L'UOMO dietro la scrivania era in uniforme; l'altro, seduto accanto a lui e presentato come signor Piskopos, era in borghese. La signora Pollifax sedette a sua volta e intanto si esercitava a esorcizzare ogni ricordo di Carstairs e dilice Dexter White. Sono una turista americana, ripeteva a sé stessasono una turista americana... Sono una turista amcricana disse a voce alta, in risposta a una domanda da parte del funzionario di polizia. Il suo passaporto giaceva aperto davanti a lui. L'uomo osservň, sec LA STRABILIANTL SIGNORA POLLIFAX camente: All'improvviso siamo stati invasi dai turisti, qui a Istanbul. Quella donna con la quale lei parlava all'Itep... era lŕ apposta per incontrarla? :~ No rispose senza scomporsi la signora Pollifax. Stavo riposando nell'atrio, prima di cena, quando lei mi si č avvicinata e mi ha chiesto del denaro. Debbo dire che aveva tutta l'aria di averne bisogno. In che lingua le ha rivolto la parola? In inglese rispose la signora Pollifax, e all'istante si rese conto che le era stata tesa
  • 13. una trappola. In inglese ripeté il funzionario, educatamente. In un albergo turco, nella parte vecchia di Istanbul, dove alloggiano pochissimi turisti, una mendicante le viene vicino e le rivolge la paro]a in inglese? Avrŕ intuíto, forse, che ero americana. Anche cosí, se era soltanto una mendicante č piuttosto strano che sapesse parlare la sua lingua, non le pare? La signora Pollifax sospirň Se lo dice lei! Ma perché poi č cosí importante? Chi č? Lui le porse una piccola fotografia. questa la donna con la quale stava parlando? Era, a un tempo, una domanda e un'affermazione. Nell'istantanea, gli occhi erano socchiusi, ma la signora Pollifax riconobbe la faccia scarna e sparuta, l'abito scolorito che la FerenciSabo indossava. Con stupore, si rese conto che quella fotografia doveva essere stata scattata dopo che la Ferenci-Sabo era arrivata a Istanbul, il venerdí. Che fosse stato il governo turco a organizzare il suo rapimento dal Consolato britannico? Per la prima volta, capiva quanto dovesse essere importante, per i Turchi, un agente comunista disertore: Russia e Turchia erano vicine di casa, per cosí dire, e lungo la frontiera orientale le guardie di confine si fronteggiavano per qualche migliaio di chilometri. Da un disertore comunista al corrente di tante cose si potevano ricavare informazioni a non finire, e perché mai i Turchi avrebbero dovuto dividerle con altri? Ebbene? tornň a insistere il poliziotto, č questa la donna? Una somiglianza c'č, indubbiamente, ma... a parte questo... se n'č andata cosí all'improvviso che... Ma chi č? domandň di nuovo la signora Pollifax. E poiché la sua domanda veniva ignorata, dichiarň tranquillamente: Penso che sia mio diritto rifiutarmi di continuare a rispondere finché non saprň con precisione perché sono qui. Credevo che la Turchia fosse un paese amico degli Americani... LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIFAX 346 Degli Americani, sí replicň l'uomo, bruscamente. Lei non crede che io sia americana? Ma il mio passaporto... Lui le rivolse uno sguardo di compatimento. I passaporti possono essere falsificati. Si protese attraverso la scrivania. La donna che stava parlando con lei č ricercata dalla polizia turca. Gli amici di quella donna c'interessano molto: potrebbero anche essere nostri nemici. Lei č arrivata a Istanbul alcune ore fa, in volo da Londra, e subito ha incontrato quella donna. Una coincidenza? Vedremo. Nel frattempo - mentre indagheremo a fondo sulla sua identitŕ - tratterremo il suo passaporto. Pensiamo di poterglielo restituire domani nel tardo pomeriggio: sempre che le sue credenziali, o come vuole chiamarle, siano in re~ola. E ora puň anche fare ritorno al suo albergo. Si accomodi. L'altro, il signor Piskopos, si limitň a un breve cenno, e la signora Pollifax uscí. Nell'auto della polizia, la signora Pollifax assaporň tutta l'amarezza dei reietti della sorte. Aveva incontrato la Ferenci-Sabo e, quando sembrava che tutto andasse a gonfie vele, l'aveva vista dileguarsi, terrorizzata; per di piú, era stata ignominiosamente privata del passaporto per ventiquattr'ore. E ora, che cosa avrebbe fatto? Vide l'albergo, poco piú avanti, con la facciata tutta splendente di luci al neon. In quel momento, un tassí li oltrepassň e si fermň davanti all'Itep per far scendere Henry Miles. La si~nora Pollifax si domandň come Henry avesse interpretato la sua forzata visita alla centrale di polizia. Il tassí si allontanň e, mentre l'auto della polizia stava dirigendosi verso il posto lasciato libero, un'altra autopubblica le tagliň la strada, precedendola; un uomo saltň a terra in tutta fretta, mise dei soldi in mano al conducente e si voltň per entrare a precipizio nell'albergo. Ma qualcosa lo indusse a immobilizzarsi di colpo poi, sprofondate le mani nelle tasche, si avviň lemme lemme e con fare indifferente verso l'entrata. La signora Pollifax si rese conto che ciň che aveva fermato l'uomo era la schiena di Henry Miles. Sta seguendo Henry! pensň subito, esterrefatta, e ricordň che, a pochi metri soltanto da lí, un altro agente era stato ucciso la domenica sera. Non posso permettere che una cosa simile succeda a Henry decise dentro di sé; dev'esserci un modo per avvertirlo. Ringraziň il poliziotto che l'aveva riaccompagnata ed entrň nell'alber~o. Nessun segno di Henry, nell'atrio deserto. La signora Pollifax si rivolse al portiere. C'č un americano, qui in albergo, poco fa ho visto che gli era caduto questo.
  • 14. Mostrň la sua piccola guida della Turchia e sorrise. Se mi dice il numero della stanza, avrei piacere di riportargli il suo libro. Il portiere glielo comunicň e la signora Pollifax si avviň su per le scale. La porta della stanza 214 era socchiusa e le luci erano accese. Provň a bussare leggermente, poi, non avendo risposta, spinse un poco la porta e scrutň nell'interno Henry? chiamň, sottovoce. Riconobbe, sul letto, la valigia verde di lui, con il contenuto sparpagliato sulla coperta. Poi, vide che tutti i cassetti erano stati aperti e che l'impermeabile di Henry giaceva a terra, a brandelli. Mentre lui era rimasto ad aspettarla pazientemente, fuori della stazione di polizia, qualcuno doveva aver frugato la camera da cima a fondo. Ma Henry dov'era? Le tende del balcone ondeggiarono leggermente, attirando lo sguardo della signora Pollifax. Non sono autorizzata a trovarmi qui, pensň lei. Non sono autorizzata neppure a mostrare di conoscere Henry, e non devo farmi sorprendere qui, a chiamarlo per nome. Uscí indietreggiando dalla stanza, senza toccare niente, e si diresse verso la sua camera, in fondo al corridoio. Niente era cambiato, lí, salvo che sotto la porta era stato infilato un biglietto. Henry! mormorň lei, con sollievo, e si chinň a raccogliere il foglietto. Ma non era di Henry; era un messaggio del portiere. Lesse: "9.02. Signor Remsee telefonato. Dice che lei ha perso un pacchetto, che adesso ha lui. Prega di passare prima di ritrarsi". La signora Pollifax concluse che l'ultima parola volesse dire "ritirarsi", ma Colin che diavolo intendeva dire? Perso un pacchetto! Lei non aveva perso niente. Niente, salvo un agente del controspionaggio, pensň. E, dimenticando Henry, si affrettň a scendere in strada, per cercare un tassí. Capitolo 3 D I SERA, il vicoletto Zikzak aveva un aspetto sinistro e i suoi edifici sembravano covi di fantasmi. La facciata del numero ventitré era buia. Nel cortile, un intenso chiaro di luna proiettava ombre frastagliate sui ciottoli e la signora Pollifax respirň di sollievo nel vedere che un po' di luce filtrava dalle imposte della cucina. Bussň alla porta, che all'istante le venne aperta da Colin. Lui le fece cenno di entrare. Salve... spero che la polizia non le abbia fatto passare qualche brutto momento! :D Lei ha visto! proruppe la signora Pollifax, in tono d'accusa. Sapeva che ero stata presa dalla polizia... e se n'č andato! Lui stava sprangando la porta. Per forza rispose. Avevo paura che lei si dirigesse verso la jeep per parlare con me. In quel caso LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIFA~ la polizia avrebbe notato la sua amica: la donna che era seduta con lei presso la vetrata dell'albergo. L'avevo nascosta io, dietro. Era nei guai, vero, per scappare in quel modo? La signora Polli~ax lo fissava. Vuol dire che la donna era sulla sua jeep, quando ha messo in moto? Pazientemente, lui ripeté: Ma sí, č quello che sto cercando di dirle. iuscita di corsa; ho aperto la portiera e le ho detto: "Salti su... sono l'autista della signora Pollifax". Lei č caduta dentro la jeep e io le ho gettato addosso una coperta. Un istante dopo č venuto fuori il poliziotto e m'ha domandato se avevo visto una donna uscire di corsa dall'albergo. Gli ho risposto che nessuno si era diretto oltre la mia jeep. Cosí, lui č andato nella direzione opposta. Ma allora... balbettň la signora Pollifax, della donna che cosa ne ha fatto? Colin la guardň, meravigliato. Niente. sempre lŕ, nella jeep. Non sono riuscito a svegliarla, cosí non ho fatto altro che chiudere a chiave il garage e lasciarla lŕ. quella la sua amica, vero? Vi ho viste insieme, nell'atrio... La signora Pollifax era crollata improvvisamente a sedere. Poi, cominciň a ridere. Mentre si asciugava gli occhi e si soffiava il naso disse: Non potrň mai ringraziarla abbastanza, Colin :~. Sí, invece, puň: basterŕ che mi spieghi che diavolo c'č sotto questa storia replicň severamente lui. Quella donna non č una turista: sembra la morte che cammina. Ha bisogno d'essere ricoverata d'urgenza per una trasfusione di sangue, non di mangiare shish kebab al Pierre Loti. E la polizia che cosa voleva, da lei? Il mio passaporto rispose tristemente la signora Pollifax. Lui rimase allibito. Ma santo cielo, qui lei non puň fare niente senza il passaporto: non puň nemmeno cambiare albergo! Ma la polizia cosa
  • 15. pensa che lei abbia fatto? La signora Pollifax sospirň: si sentiva terribilmente stanca. Pare che pensino ch'io sia venuta a Istanbul per incontrare una famosissima agente comunista. :~ Lui la fissň a bocca aperta. Cosa? Lei? i Giŕ disse la signora, alzandosi. E adesso debbo parlare con la mia amica... e poi portarla via di qua. Non voglio comprometterla, Colin... Compromettermi? scattň Colin, con rabbia. Sono giŕ compromesso. Quel che sto cercando di scoprire č in che cosa sono immischiato. Lei sa che c'č qualcuno che la segue, vero? Ho visto quel tizio, oggi, che passeggiava su e giú nel vicolo e, quando l'ho riac compagnata in albergo, mi venga un colpo se lui non l'ha seguita anche lŕ. Per quel che ne so io, scommetto che sta passeggiando qui fuori. La signora Pollifax s'illuminň. Oh, lo spero bene. Ho cercato di rintracciarlo soltanto mezz'ora fa, in albergo, ma non mi č riuscito. Quello č Henry. Colin era disorientato. Henry ripeté, senza capire. Lei allora lo conosce. Ma senta un po', chi diavolo č, lei? :~ La signora rispose, in tono comprensivo: Sono Emily Pollifax, le do la mia parola. Vivo a New Brunswick, nel New Jersey, sono cittadina americana e ho due figli adulti e tre nipotini. La polizia turca non ci crede, ma č la pura veritŕ. Lui si portň una mano alla fronte. Chissŕ poi perché, io le credo. Ma perché č venuta a Istanbul, allora? :~ Per incontrarmi con una notissima apente comunista lo informň allegramente lei. E ora, per favore, mi faccia vedere dov'č la jeep. Si ostina a fare dello spirito protestň il giovane, ma prese una chiave dalla mensola sopra il lavello e scortň la signora Pollifax attraverso il cortile, in direzione dell'ufficio. Aprí una porta e fece segno di seguirlo. qui dentro annunciň, aprendo un'altra porta e accendendo la luce. Entrarono in un garage a due posti in cui si trovavano una jeep, alcuni vecchi pneumatici e una cassetta di arance. Un fagotto informe si agitň, nel retro della jeep, un tappeto di pelle di pecora venne respinto, a Magda Ferenci-Sabo batté le palpebre nella luce improvvisa. Buonasera disse amabilmente la signora Pollifax. Pare che il signor Ramsey ci abbia riunite. Magda spostň lo sguardo verso Colin. ianche lui... La signora Pollifax sospirň. No, lui no. Colin, le dispiacerebbe... Sí rispose lui, accigliato. Non vuole concederci qualche minuto? No. Che giovanotto difficile osservň Magda. La signora Pollifax sorrise. Giŕ, ma l'ha nascosta alla polizia e l'ha portata in salvo nel garage di suo zio. Ora dobbiamo trovare il modo di farla uscire di qui. Lei č la donna che sono stata mandata a incontrare, vero? :~ L'altra guardň Colin. Sarŕ meglio non fare nomi, ma c'era un cablo... La signora Pollifax assentí. Mi č stato mostrato. Potrebbe citarlo? < Penso di sí. Magda chiuse gli occhi. Diceva: "Arrivata ore sei. LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIE~AX Goduto soggiorno otto ore albergo Itep. Gradirei..." Riaprí gli occhi. Forse dovrebbe completarlo lei, cosí sarei sicura a mia volta. Naturalmente assentí la signora Pollifax. "Gradirei poteste raggiungermi. Mandate Regina Rossa o Fante Nero prima di venerdí." Sentite un po'... :interloquí Colin, guardando a disagio dall'una all'altra. E l'identitŕ della Regina Rossa? domandň la signora Pollifax. La Regina Rossa era Agatha Simms. Per mia tranquillitŕ... lei č in grado di identificare il Fante Nero? :domandň a sua volta Magda, e la signora Pollifax si
  • 16. chinň per bisbigliarle all'orecchio il nome di Carstairs. Magda assentí. Ci comprendiamo perfettamente. Ora, per favore, dovrebbe aiutarmi a raggiungere Yozgat. :~ La signora Pollifax la guardň, senza capire. E chi sarebbe, questo Yozgat? Colin s'intromise, in tono stizzoso. una cittŕ turca, che si trova oltre Ankara. :~ Ma questo č assolutamente escluso replicň la signora Pollifax. Ho qui un passaporto per lei, a nome di Alice Dexter White, e denaro sufficiente per permetterle di raggiungere l'America. Lei deve lasciare immediatamente la Turchia. Un gemito soffocato sfuggí dalla gola di Colin, ma le due donne non vi badarono. Categoricamente, Magda dichiarň: Non posso ancora lasciare questo Paese :~. Ma la polizia la cerca! gridň la signora Pollifax. Lo so, e anche i Russi e i Bulgari mi cercano... Stavolta, da Colin, arrivň un fiero lamento. ... per non parlare di quelli che mi hanno rapita, portandomi via dal Consolato britannico, e che sono piú pericolosi di qualsiasi polizia. Ma la mia vita sarebbe assolutamente priva d'importanza se partissi di qui senza ciň che ho portato con me, e perciň devo andare a Yozgat. Che cosa c'č? domandň poi a Colin, girandosi a osservarlo. Si sente male? Lui, seduto sulla cassetta delle arance, fissava le due donne a bocca aperta, inorridito. Mio Dio ansimň, sto dando ricetto a un paio di maledette spie! Ha insistito lei per ascoltare gli rammentň la signora Pollifax, 350 in tono paziente. Ma quella č la donna alla quale tutti danno la caccia! Ed č proprio qui, nel garage di mio zio! :~ Sí, č lei :D ammise la signora Pollifax, ma sto cercando in tutti i modi di pensare a un posto dove portarla. Lei č giŕ stato cosí gentile... :~ Gentile! :ripeté Colin, con voce alterata. Gentile! Lei sembrava una vecchia signora tanto per bene! S'interruppe, desolato. Oh povero me, che cosa dico, non volevo dire questo, sono mortificato. Oh, al diavolo tutto! scattň infine rabbiosamente e, rivolgendosi a Magda: Ce l'ha un posto dove andare? Sí, Yozgat. Perché crede che m'abbiano lasciato in vita? domandň poi alla signora Pollifax. Vogliono quel che portavo con me; ho attraversato la frontiera bulgara - non mi domandi come - e sapevo di essere seguita. Ecco perché mi sono separata da quello che portavo con me e sono venuta a Istanbul per cercare aiuto. Ma ora devo assolutamente andare a Yozgat, per riprendere ciň che portavo. Capisce...? :Magda s'interruppe. Ho sentito qualcuno. Dev'essere Henry disse la signora Pollifax, girandosi a guardare con ansia. Ma non era Henry. Due giovanotti larghi di spalle, con l'impermeabile, erano apparsi sulla soglia e stavano contemplandoli con interesse. Magda trattenne bruscamente il respiro. La signora Pollifax ritrovň la padronanza di sé e disse: Chi siete, voialtri? Il piú corpulento dei due estrasse di tasca una pistola. Polizia? domandň Colin, speranzoso, scrutando le facce impassibili dei due. Non credo lo disingannň la signora Pollifax, con rammarico. Magda sospirň. Stefan, non ne posso piú di te e del tuo amico Otto. Perché vi ostinate a seguire una vecchia come me? Stefan sogghignň. Non seguivamo te... č lei che ci ha portati fino qui. Con la pistola, indicň la signora Pollifax. Chi andava a immaginare che quella grassa pernice americana conoscesse l'astuta volpe russa? )> Mentre parlava, i suoi occhi vagavano attenti per il garage. Poi, si spostarono verso Colin. Giovanotto, fuori la chiave della jeep, per favore ordinň. Anche Otto, alle sue spalle, aveva tirato fuori la pistola. Dico... non č sua la jeep! si ribellň Colin, indignato. Non č neppure mia e lei non ha nessun diritto... La chiave :intimň Stefan, premendo l'arma contro lo stomaco di Colin. Otto, apri le porte del garage, svelto. A malincuore, Colin si frugň in tasca e tirň fuori la chiave. Vedo 351 che hai buon senso disse Stefan, prendendola. Continua cosí e morirai di vecchiaia. :D Indietreggiň, circospetto, fino alla jeep, dalla quale Magda Ferenci-Sabo stava tentando debolmente di saltar giú. Lui, con un braccio, la spinse dentro.
  • 17. Seduta! Credevi davvero che volessimo solo la jeep? Senza smettere di sorvegliarli, prese posto al volante. Aspettň che Otto avesse spalancato le porte, prima di infilare la chiave nell'accensione, poi, voltando appena la testa, gridň: Non dimenticare il nostro regalino, Otto! :E alla signora Pollifax, con un sorriso: Non volevamo lasciarla a mani vuote . La signora Pollifax sentí Colin mormorare: Dio buono! e poi, inorridita, vide Otto trascinare un uomo nel garage e deporlo ai suoi piedi. Si ritrovň a fissare il volto spento e privo di vita di Henry Miles, e gli occhi le si riempirono di lacrime nel vedere il forellino rotondo che il proiettile aveva lasciato nella camicia di lui. Henry le aveva fatto l'occhiolino nel terminal dell'aeroporto di Londra, Henry l'aveva coraggiosamente seguita fin dal primo momento del suo arrivo... e adesso era morto. Rialzň la testa, mentre il motore della jeep si accendeva, rombando; Stefan ingranň la marcia indietro e l'auto schizzň fuori del garage, portandosi via una Magda pallida come un cencio. Otto balzň sulla jeep, accanto a lei, e la jeep, con una manovra perfetta, curvň e filň via. Se non altro, il serbatoio č quasi vuoto disse Colin, con voce strozzata. La signora Pollifax cadde in ginocchio accanto a Henry. Si sentiva vecchia come il tempo e profondamente abbattuta. Tutto era accaduto cosí in fretta! Pochi minuti prima, loro tre stavano parlando di Yozgat; e ormai la jeep era scomparsa, Henry giaceva lí, morto, e Magda Ferenci-Sabo era svanita per la seconda volta. Attraverso il garage vuoto, fissň Colin, che non si era mosso dal suo posto. stata una vera incursione :mormorň il giovane, battendo le palpebre. Hanno portato via la sua amica. Sí. E hanno ucciso Henry. :~ E rubato la jeep di mio zio concluse lui, stringendo le labbra. Ma]edizione, non tollero d'essere intimorito in quel modo! Si portň accanto a lei e si chinň su Henry. E di lui, che cosa pensa di farne? La domanda riportň la signora Pollifax alla realtŕ. Ma... non lo so. Henry, da morto, poteva rivelarsi un ostacolo quasi insormontabile, ed era per quel motivo, senza dubbio, che Stefan aveva pensato di fargliene omaggio. 352 Avremmo dovuto seguirli osservň Colin. C'č ancora il furgone, ma ormai č troppo tardi. Se tentano di allontanarsi molto, prima o poi rimarranno senza benzina; ce n'era rimasta al massimo per LA STRABILIANTE SIGNORA POLLI~AX sette, otto chilometri. Ma non possiamo tenere gui Henry aggiunse. No, non possiamo :convenne la signora Pollifax. Ma credo di sapere che cosa ne farň. Posso portarlo dal dottor Belleaux. Da chi? :~ Mi hanno dato il nome di un tale con cui mettermi in contatto, in caso d'emergenza. Ma... con un cadavere? :~ Sí, certo, č poco ortodosso :9 riconobbe la signora Pollifax, ma, visto che lui č in grado di affrontare le situazioni di emergenza, riesce a immaginarne una piú grave del ritrovarsi sulle braccia il cadavere di un uomo assassinato? Ho l'indirizzo del dottor Belleaux. Allude forse al dottor Guillaume Belleaux? domandň Colin, stupito. Sí, lo conosce? L'ho sentito nominare. E chi non lo conosce? Bene, non vede? Lui potrŕ garantire per me presso la polizia turca! Alla polizia non possiamo dire niente di Magda, perň c'č la sua jeep, che č rintracciabile, e nulla ci vieta di dare i connotati dei due che l'hanno rubata. Con queste informazioni, la polizia potrebbe benissimo rintracciare la jeep e i ladri prima di domani mattina, e questo forse mi darŕ qualche indizio sul dove cercare Magda! Andiamo, allora :decise Colin. Il furgone č nell'altro garage. Ora lo porto fuori e poi... ehm... possiamo caricarci su Henry. Sparí attraverso una porta e, qualche momento dopo, un furgone ingombrante usciva a marcia indietro nel cortile. Sarŕ meglio spegnere le luci, a questo punto disse Colin, innervosito, e fece scattare l'interruttore, lasciando il chiaro di luna come unica fonte di illuminazione. Lo prenda per i piedi, eh? Io lo prenderň per le spalle. :Goffamente, lentamente, trasportarono Henry fino al furgone e lo spinsero dentro. Non era impresa da poco, perché le porte posteriori erano state chiuse e saldate per consentire un maggior spazio all'interno, e Henry dovette essere sollevato e issato fino all'alta cabina di guida. Non volendo perdere tempo a farlo passare al di sopra dei sedili furono costretti a mollarlo nello spazio fra i sedili, dove rimase in una posa scomposta da ubriaco. Spero che Henry non se ne abbia a male disse la signora Pollifax, ansante. Il suo spirito, voglio dire, o quello che ancora rimane di lui. :~ Era anche lui una spia, immagino fece Colin.
  • 18. probabile :rispose la signora Pollifax, con un sospiro, anche se si trovava qui solo per badare a me. :~ LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIPAX 354 IL PURGONE Si avviň pesantemente lungo il viale d'accesso e svoltň me la piccola via Zikzak. Ha l'indirizzo del dottor Belleaux? dond Colin. iLei lo ripescň tra le carte della borsetta e glielo porse. Quello p u Stto č l'indirizzo di casa precisň. I1iovane studiň il pezzo di carta alla luce del cruscotto. nella Zna di Taksim disse. A quest'ora, non ci vorrŕ molto. Conosco qupl4 strada: č un posto di lusso. I 1, tra loro cadde il silenzio. Senza dubbio, Colin stava pensando pllaleep di suo zio - un altro disastro, per lui, rifletteva la signora es lf~x - mentre lei si sforzava di non pensare a ciň che poteva capitato a Magda o a ciň che giŕ era capitato a Henry. Forse ano appena ucciso, quando lei era entrata nella sua stanza, per ~ne e~lo in guardia. Ripensň ai tendaggi del balcone che si muovevano brividí: senza dubbio. il cadavere giaceva nascosto dietro le ~n e Era ehiaro, ormai, che anche Stefan doveva essersi nascosto ~a dle~ro, e che l'aveva sentita chiamare Henry. Dopo di che, lei avea g~ědato gli assassini fino a Magda. Non avrei mai dovuto andare lla stanza di Henry, pensň, rattristata Il signor Carstairs m'aveva ita (anzi, me l'aveva ordinato) di non avere alcun contatto con .C~Ome ho fatto a dimenticarmene? bastato che mi sia intenerita nte e non solo ho tradito Magda ma ho fatto capire ai suoi I ICi che la signora Pollifax non č quelio che vorrebbe sembrare. tt I fllrgone aveva superato le strade buie e in quel momento stava rsando il Ponte di Galata, che perfino a mezzanotte era ingombro ~ocarri e di asini che trasportavano merci verso i mercati e i Le luci dei rimorchiatori solcavano l'acqua color inchiostro e ~n, P~llido chiarore lunare faceva risaltare i contorni della moschea ~11 estremitŕ del ponte. La signora Pollifax sospirň e si costrinse a trnare al presente. Com'č che ha sentito parlare del dottor Beleaux dOmandň a Colin. " impossibile vivere a Istanbul e non sentirlo nominare spiegň ~'~ne. La polizia lo consulta sui crimini, dato che Belleaux scriI ra~tati e tiene conferenze di criminologia, e gli archeologi lo conSU tan0 sulle ossa, e cosí via. molto ricercato e prende parte a tutti i lce~>ěmenti importanti. e tipo č? 1[I mia impressione č che sia sulla sessantina, anno piú anno 51enOcon una barbetta bianca un po' da fauno. Piuttosto magro, ~le~antebuon parlatore... Ah, ecco la strada. Gliel'avevo detto che 51 trattava di un quartiere di lusso. Le ville, ben distanziate, erano immerse nel buio, salvo una al centro, che splendeva di luci. Fu proprio davanti a quella casa che Colin frenň. Lei č fortunata osservň. Non solo il dottor Belleaux č alzato ma, a giudieare da tutte quelle auto, credo che stia dando un ricevimento. :9 Manovrň il furgone lungo la fila di automobili parcheggiate nella strada e si fermň vicino all'entrata, spegnendo motore e fari. Che cosa pensa di fare? :1, domandň. Non m'aspettavo che ci fosse una festa disse la signora Pollifax. Penso di presentarmi alla porta e dire che vengo da parte del Consolato americano. Basterŕ, fino a che potrň parlare da sola a solo con il dottor Belleaux. Vuole venire anche lei? Si rendeva conto di affezionarsi sempre di piú a Colin. Non so se faccio bene a lasciare Henry, che dice? Se passasse qualcuno e gli venisse in mente di gettare un'occhiata... Lasciň la frase a mezzo perché una macchina avanzava lungo la strada, con il motore scoppiettante, e sterzava per imboecare il viale che dava accesso alla villa del dottor Belleaux. Su un dosso del viale l'auto si arrestň, sussultando; un uomo balzň a terra dal sedile posteriore, si mise a spingerla e poi rimontň con un balzo, mentre l'auto, che era una jeep, slittava a motore spento verso la casa. La signora Pollifax trattenne istintivamente il respiro. Colin! Ho visto disse lui, trasecolato.< Gliel'ho detto, che il serbatoio era quasi vuoto. Quella č la mia jeep, maledizione! :~ Ma qui? bisbigliň la signora Pollifax. Qui? Era Otto, potrei giurarlo, quello che č sceso per dare la spinta. E quell'altra forma accasciata dietro doveva essere la sua amica. Che fa, non viene? la investí, e saltň a terra. < Sicuro che vengo mormorň lei con fervore. Non riusciva a immaginare in che razza di garbuglio fosse andata a imbattersi. Era impossibile che Stefan e Otto lavorassero anche loro per conto di Carstairs; in quel caso, non avrebbero ucciso Henry. Ma allora, perché erano lí? Un momento disse Colin, e sparí dentro il furgone per riapparire di lí a un istante con due
  • 19. pistole dall'aspetto sinistro e letale. Non si aspetti che sparino, sono di legno le bisbigliň.< Oggetti di scena fatti fare da zio Hu, per un cortometraggio su Ataturk. Armi finte in pugno, si affrettarono lungo il viale d'accesso, tenendosi sempre nell'ombra finché non arrivarono sul retro della casa. La jeep era stata abbandonata fuori della porta di servizio, che era rimasta spalancata. Sebbene dall'interno della casa arrivasse una quantitŕ di luce e di baccano, non si vedeva anima viva. LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIEAX Maledizione imprecň Colin. Guardň fissamente la signora Pollifax. Non avrŕ intenzione di bussare e chiedere del dottor Belleaux, vero? :~ No, ma ho intenziOne di dare un'occhiata all'interno. Il ragazzo apparve sconvolto. Ehi, ma č piuttosto pericoloso! Con fermezza, lei replicň: Come avrŕ intuito, sono venuta a Istanbul solo per ailltare Magda... e lei č lŕ dentro, e io ne sono responsabile. Colin assentí. Allora vengo con lei. Colin, non posso permettere che lei si comprometta ulteriormente. Corro il rischio di f~rmi sorprendere, e lei stesso ha detto d'essere un codardo. Fieramente, lui replicň: Va bene che sono un codardo, ma quei due hanno rubato la jeep di mio zio, mi hanno scaricato un morto nel garage e hanno rapitO la sua amica. E adesso smettiamola di perderci in chiacchiere: vengo con lei! La signora Pollifax abbozzň un sorriso.< Va bene. Si avvicinň in punta di piedi alla porta e scivolň dentro seguita da Colin. Di fronte a loro, una scala di servizio saliva ripida e, alla loro destra, si trovava una lunga cucina, vividamente illuminata, ma completamente deserta. La signora Pollifax scelse la scala; arrivata a metŕ, si fermň. Dal ricevimentO, le arrivava a ondate un mormorio di voci. Per un attimo, si sentí in trappola, poi si riprese, serrň le dita attorno all'assurda pistola di legno, e ricominciň a salire. Arrivata in cima alla scala, si trovň in un ampio corridoio, ricoperto da un passatoia, che si estendeva in entrambe le direzioni. A destra, terminava in un scalone, su cui il tappeto splendeva come una cascata d'oro, che portava al piano terreno; di lŕ, il suono della musica e delle conversazioffl proveniva con un'intensitŕ quasi assordante. La signora PollifaX si avviň nella direzione opposta. Aprí la porta piú vicina, e lei e Colin si trovarono a guardare dentro una camera da letto, assolutamente vuota salvo gli elaborati tendaggi e il mobilio barocco. La seconda porta si rivelň quella di un armadio a muro pieno di biancheriaUn po' spazientita, la signora Pollifax spalancň una terza porta; ma il gesto serví solo a rammentarle che l'impazienza genera irnprudenza, poiché quella porta si apriva su una camera in cui si trovavanO tre persone. La brusca sorpresa la lasciň senza fiato e, altrettant stupite, le tre persone si voltarono a fissare lei. Magda era distesa su un divanetto e Stefan stava estraendole dal braccio l'ago di una siringa ipodermica. Otto stava di guardia, fermo a pochi passi dalla signora Pollifax. Fu il primo a reagire: si mosse con piglio talmente minaccioso che la signora Pollifax, senza riflettere neppure un istante, alzň la destra, l'appiattí come le aveva insegnato Lorvale, e vibrň a Otto un secco colpo di karatč, colpendolo al collo. Lui la fissň stupefatto, poi chiuse gli occhi e scivolň lentamente al suolo. Dietro di lei, Colin ansimň: Signora Pollifax! Gli prenda la pistola ordinň lei, sbrigativa. Colin si chinň a raccattare l'arma da terra, mettendosi in tasca quella di legno. Contro la parete :intimň a Stefan, agitando l'arma vera con entusiasmo crescente. La signora Pollifax, con il cappellino fiorito appena un tantino di sghimbescio, corse immediatamente da Magda, che stava tentando di alzarsi.< Puň camminare? Mi hanno drogata :spiegň con voce angosciata l'altra. Presto! La signora Pollifax l'afferrň per un braccio e la guidň verso la porta. Colin le seguí, camminando all'indietro e tenendo la pistola puntata contro Stefan. Ma questi rifiutň di rimanersene contro la parete; mosse un passo e poi un altro, seguendo Colin con un perfido sogghigno sul vo~to. Questa porta non ha la serratura! disse disperato Colin, cercando di sbattere l'uscio sulla faccia di Stefan. La signora Pollifax poté appena voltare un poco la testa: Magda aveva giŕ cominciato ad afflosciarsi ed era poco probabile che potesse rimanere ritta, se la signora Pollifax avesse ritirato il braccio per aiutare Colin. Stefan era deciso a seguirli e non aveva intenzione di facilitare il compito al giovane, che mostrava in modo inequivocabile d'essere un dilettante. Se si avvicina troppo, gli spari ordinň con calma lei, e si accinse a ripercorrere il corridoio fino alla scala di servizio. Ma, una volta lŕ, la signora Pollifax si fermň, sgomenta, perché in quel momento l'anticamera sottostante era gremita di domestici.
  • 20. La porta di rete metallica era spalancata: secchi di ghiaccio venivano trasportati dentro e vassoi vuoti spinti fuori. Un corpulento maggiordomo, fermo ai piedi della scala, bloccava completamente l'uscita. Non restava altra alternativa che quella di passare dallo scalone. Sempre sorreggendo Magda, la signora Pollifax la trascinň fin lŕ, si aggrappň alla balaustra e iniziň una cauta discesa. Pensava che dovevano formare una ben comica processione: lei e Magda all'avanguardia, aggrappate l'una all'altra, e dietro di loro Colin, che camminava all'indietro, brandendo una pistola contro il sogghignante Stefan, che continuava a seguirli a diversi passi di distanza. Durante la discesa, la signora Pollifax teneva d'occhio la massiccia porta di quer358 cia che si trovava davanti allo scalone. Oltre quella porta, parcheggiato nella strada, c'era il furgone di Colin; se fossero riusciti a varcarla prima che Magda perdesse i sensi... Le note del piano si arrestarono. Al mormorio delle voci si sostituí un silenzio carico di meraviglia e la signora Pollifax si ritrovň a fissare decine e decine di facce sbalordite Subito intuí che, se la vista di due donne sulle scale poteva anche passare inosservata, la presenza di Colin che impugnava una pistola non poteva non dare nell'occhio. Con gesto un po' fiacco, dato che la serata era stata lunga e violenta, la signora Pollifax alzň la pistola di legno e apostrofň il mare di facce sottostanti: Sparerň al primo che tenterŕ di fermarci! Era una frase ricalcata da film gialli antidiluviani ma non le riuscí, in quel momento, di trovare di meglio. Qualcuno disse: Chiamate il dottor Belleaux! La signora Pollifax arrivň in fondo alla scala e tirň a sé la porta tenendola spalancata. Mentre Colin, nell'indietreggiare, urtava contro di lei, dandole un doloroso calcio a una caviglia, la signora mormorň soltanto: Lei prenda Magda e scappi. Lui assentí e le mise in mano l'arma che funzionava. Grazie... io non avrei mai potuto far fuoco ammise. Io sí assicurň con calma lei.< La porti fuori, sta per crollare. Colin trascinň l'ormai inerte Magda fuori, nella notte, e la signora Pollifax affrontň Stefan. Sparerň al primo che varcherŕ questa porta dopo che io sarň uscita gridň, un tantino imbarazzata da quello sfoggio di frasi fatte. Vide, alla sua sinistra, diverse persone fare largo, e per un istante si trovň a fissare negli occhi un uomo che era avanzato nel cerchio. Dev'essere il dottor Belleaux, pensň, riportň velocemente lo sguardo su Stefan, che si preparava a balzare su di lei, e fece fuoco, mirando al soffitto. Poi, sbattendo la porta dietro di sé, spiccň la corsa. Quando arrivň presso il furgone, Colin stava avviando il motore, tra un Henry morto steso tra i sedili e una Magda priva di sensi sul sedile del passeggero.< Salti su come puň... dove puň gridň Colin. La signora Pollifax si arrampicň dentro e crollň accanto a Magda mentre il furgone cominciava a correre lungo la strada. Mi dirigo verso il traghetto la informň Colin. Debbo portarla via da Istanbul prima che si scateni il finimondo. In albergo non puň tornare, e il primo posto dove Stefan la cercherŕ sarŕ la sede della Ramsey; dopo di che, cominceranno a tener d'occhio i traghetti e gli aeroporti. Non c'č un minuto da perdere. Sono una ricercata constatň lei, che stentava a crederlo. Colin sorrise. Be', i fatti sono quelli che sono. La polizia ha il suo passaporto e quindi la cercherŕ; Stefan e Otto le daranno la caccia; sarŕ ricercata per furto, per non parlare di rapimento; e ha forse dimenticato gli interessanti passeggeri che portiamo con noi? Non so proprio come potremmo spiegare la presenza di un uomo assassinato, o di una donna che č stata pesantemente drogata. Senta aggiunse, non potrebbe trovare una sistemazione per Henry, prima che arriviamo al traghetto? :~ La signora Pollifax gli diede ragione e, mentre filavano a tutta velocitŕ lungo le strade deserte, spinse Henry nella fitta oscuritŕ della parte posteriore del furgone. Capitolo 4 SULLA BANCHINA d'imbarco di Kabatas, ebbero finalmente un colpo di fortuna: una nave-traghetto si preparava in quel momento a mollare gli ormeggi. Colin, con molta disinvoltura, guidň il furgone dritto a bordo; soltanto un'altra macchina lo seguí, poi vennero chiusi i cancelli.< Ma ci sono i telefoni fece notare sfiduciata la signora Pollifax. Giŕ, ci sono i telefoni. Faccia gli scongiuri e speriamo di non trovare nessuno ad aspettarci allo sbarco! Mentre attraversavano il Bosforo, si munirono di una torcia e si misero freneticamente a sistemare l'interno del furgone, che era stato attrezzato uso roulotte. Sotto la direttiva di Colin, prepararono una branda, la fissarono con catene alla parete, vi stesero sopra Magda, resa completamente inerte dalla droga, e la coprirono ben bene.
  • 21. Poi, fecero rotolare Henry sotto il bancone incorporato che, come spiegň Colin, veniva usato per sviluppare fotografie e per cucinare i pasti su un fornello a meta. Pensa che gli ospiti del dottor Belleaux abbiano visto il furgone abbastanza chiaramente da poterlo descrivere? domandň la signora Pollifax. Dalla finestra, avranno visto al massimo la sagoma nel buio disse Colin. Ma non devono fare altro che informarsi sui veicoli di proprietŕ della Ramsey Enterprises per sapere subito tutti i particolari e il numero di targa. C'č la jeep, c'č l'altro furgone che zio Hu ha portato a Erzurum, e c'č questo. Pensa che Stefan abbia sentito quando Magda insisteva nel dire che voleva andare a Yozgat? probabile :9 ammise la signora Pollifax, e sospirň Non mi LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIFAX piace questa storia di Yozgat. I miei ordini erano di fare uscire subito Magda dalla Turchia, e metterla su un aereo sarebbe stato relativamente semplice, mentre Yozgat... non so nemmeno dove sia! Non ho niente in contrario ad accompagnarvi fin lŕ la rassicurň Colin. A Istanbul non posso tornare, finché non si calmeranno le acque; ho deciso di continuare il viaggio e di andare in cerca di zio Hu, che č il solo che puň sbrogliare questa faccenda. Dovrebbe rimettersi in viaggio da Erzurum domani. Colin... Lui sorrise. Lo so, č desolata cl e io sia immischiato. per pura cavalleria, naturalmente:(~no stato allevato nell'adorazione di re Artú. Ma come posso mollare tutto, a questo punto? Stasera, per la prima volta in vita mia, mi sono trovato coinvolto in qualcosa che ho potuto portare a termine con successo. sorprendente, le assicuro. La sua amica Magda sembra attrarre la piú repellente razza di tipacci che si sia mai vista, e non c'č molto da dire neppure in favore di quell'altro suo amico, il dottor Belleaux. Sono d'accordo, e penso che anche il signor Carstairs sarebbe rimasto molto stupito per quello che abbiamo visto noi stasera. Chi č il signor Carstairs? Un signore di Washington che... hmm... ha organizzato il mio viaggio. Colin osservň, con un sorrisetto maligno: Per il solo fatto di avere mandato lei, deve avere un notevole senso dell'umorismo. Ah, ecco il campanello che ci avvisa: venga sul davanti del furgone, siamo quasi arrivati . Il traghetto accostň alla banchina, tra un rumore di catene sferraglianti, di cancelli che si aprivano e di motori che si avviavano. Le auto che si trovavano davanti a loro cominciarono a muoversi e Colin prese ad avanzare lentamente. Adagio adagio, scesero dalla navetraghetto e s'inoltrarono nella notte; nessun fischietto della polizia lacerň l'aria, nessuno intimň loro l'alt. Avevano attraversato il Bosforo e stavano lasciandosi alle spalle Istanbul, senza incidenti. Ora dove siamo? s'informň la signora Pollifax. Qui siamo a Scutari disse Colin. Un tempo Chrysopoli, nota soprattutto per il suo enorme cimitero. Cimitero! :ripeté, pensosamente, la signora Pollifax. Colin la guardň. Non posso credere che... Ma dobbiamo pure trovare un posto adatto dove lasciare Henry. :~ Pensare che, all'aspetto, lei ha un'aria rispettabile! gemette stancamente lui. LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIF~AX Ho una mente duttile spiegň la signora. Credo sia uno dei vantaggi della vecchiaia. Trovo che la gioventú, a volte č tremendamente rigida. E perché non un cimitero? Colin sospirň. Be'... sí, devo dire che c'č una certa logica. Tenga gli occhi aperti per vederne in tempo l'entrata, eh? Poco dopo, lasciarono un mondo fatto di tram, di luci e di qualche automobile e si addentrarono in un altro, notturno e sotterraneo, fatto di impressionante silenzio. Il furgone si arrestň, con uno scossone, e Colin spense il motore. All'istante, la quiete si riempí di un insistente e sonoro frinire di grilli e di cicale. C'č un folto boschetto di cipressi spiegň Colin. I fari illuminavano un nero intrico di vegetazione e pietre tombali inclinate in varie direzioni. Che strane tombe! esclamň la signora Pollifax. Sono musulmane, naturalmente. Se la stele ha un pomolo sulla cima, rappresenta una donna, se ha un turbante, un uomo.
  • 22. Ci sono anche altre variazioni, per i preti e per chi č stato alla Mecca. Nella parte piú vecchia del cimitero č sepolto perfino un sultano. Colin spense i fari. Deve spegnerli per forza, vero? domandň la signora Pollifax, mentre un gufo faceva udire il suo lugubre lamento. Non credo che sia permesso trovarsi qui, a quest'ora le fece notare il giovanotto. Faticosamente, trascinarono Henry fuori del furgone e lo deposero sull'erba umida. Dove lo vuole? domandň Colin. La signora Pollifax ignorň il tono ironico della domanda. Laggiú, presso quella grande tomba, direi. Dobbiamo fare in modo che lo trovino il piú presto possibile. Che dice, gli avranno portato via i documenti, quegli orribili individui? Penso di sí ansimň Colin, mentre trasportavano Henry di lŕ da un vialetto e poi su per un breve pendio. Lo deposero presso la tomba che aveva attirato l'attenzione della signora Pollifax. Non faccia luce! protestň Colin. Sto scrivendo il suo nome su un pezzetto di carta. Ecco fatto! concluse, spegnendo la lampadina tascabile e consegnandola a Colin. "Henry Miles, presso Itep Oteli." Infilň il foglietto nella tasca della giacca di Henry. Vorrei che qualcuno facesse altrettanto per me :~ disse con fermezza. Sostň un attimo, lo sguardo vagante tra le lugubri sagome nere e le ombre proiettate dal chiaro di luna. Era una 362 gran brava persona... mormorň, alla fine. E adesso andiamo. Che cos'avete fatto... l'avete accoppato? domandň una voce profonda, divertita. La signora Pollifax vide un'ombra staccarsi dalle tenebre e un uomo gigantesco avanzare con noncuranza verso di loro. Appena Colin accese la lampadina tascabile, la statura dell'uomo si ridusse a un ragionevole metro e ottanta. Aveva il volto olivastro e una barba ispida, di diversi giorni. Indossava sudici calzoni da marinaio, una giacca che in origine era stata bianca, un logoro maglione con il collo alto e un paio di vecchie scarpe di tela, con la tomaia tutta buchi. E lei chi č? lo affrontň coraggiosamente Colin. Che cosa ci faceva dietro quella tomba? D Dormivo rispose l'uomo, finché non siete venuti voi a svegliarmi. Si piantň le mani sui fianchi e squadrň la signora Pollifax, indugiando con lo sguardo sul volto di lei e passando poi a esaminare il cappellino con le margherite e il completo a giacca di maglia blu scuro. Ora ho visto proprio tutto! Si accoccolň al suolo e scrutň Henry. morto constatň. Gli avete sparato voialtri? No. stato qualcun altro rispose Colin, aggrondato. Non sapevamo come fare spiegň la signora Pollifax. Dato che ci siamo trovati a passare da... Ma lei, perché si trova qui? domandň poi, severamente. Sono affari miei. L'uomo si tirň su. Un paio di turisti che si sbarazzano di un tizio con una pallottola nel petto! Scosse la testa. Chissŕ la polizia quanto ci terrebbe a saperlo. La signora Pollifax s'irrigidí. Storie! Ho i miei dubbi che lei possa permettersi di andare alla polizia. L'uomo rise fragorosamente. Vedo che č sospettosa. E va bene, io non ho un soldo e passo le notti nei cimiteri. Voialtri avevate un cadavere; siamo pari. Perň avete anche un camioncino e io ho bisogno di andarmene di qui. Stavo pensando che potremmo metterci d'accordo. Aveva calcato dolcemente sull'ultima parola. Cheddiavolo, un passaggio l'accetto volentieri, se andate nella direzione giusta. :~ E quale sarebbe? domandň Colin, guardingo. Voialtri da che parte andate? replicň astutamente l'omaccione. Da che parte andiamo? :domandň la signora Pollifax a Colin. Verso Ankara. Perfetto! esclamň il loro nuovo compagno, con un sorriso raggiante. Ho un amico, lŕ, che mi deve dei soldi. Lei, come si chiama? domandň Colin. Sandor č sufficiente. Chiamatemi pure Sandor. Greco? In un certo senso. 363 LA STRABILIANTE SIGNORA POLLIEAX