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LA PROPAGANDA FASCISTA
a cura di Alessia Mazza
&
Desirée Spina
SIGNIFICATO DEL TERMINE:
In origine il termine “PROPAGANDA” designava la Congregazione
della Chiesa incaricata di svolgere attività di diffusione della dottrina
cattolica. Il suo significato odierno indica la diffusione deliberata e
sistematica di messaggi e informazioni, con lo scopo di costruire
un’immagine (negativa o positiva) di un evento, di una persona, di
un gruppo. Primi a usare la propaganda su grande scala furono i
movimenti socialisti, ma con l’avvento della società di massa e con la
prima guerra mondiale la propaganda è risultata una componente
essenziale della vita politica, grazie all’utilizzo dei nuovi mezzi di
comunicazione e la nascita della psicologia delle masse. Le
potenzialità che tali mezzi offrivano sono state impiegate poi dai
regimi totalitari come strumento di persuasione. La parola ha
assunto pertanto un significato negativo, poiché richiama l’idea di
manipolazione e di informazione distorta.
FASCISMO
Il panorama degli anni Trenta in Italia si apre sullo sfondo di una crisi economica mondiale, conosciuta con il
nome di Grande Depressione, il
cui inizio risale al crollo della borsa valori newyorkese di Wall Street il 29 ottobre del 1929. Pur subendo
ripercussioni meno gravi rispetto agli
altri Paesi europei, l’economia italiana, essendo già segnata da un alto debito pubblico, accumulato durante
la prima guerra mondiale, deve
anche far fronte ad una diminuzione della produttività, soprattutto industriale, e ad un aumento della
disoccupazione.
La risposta del regime fascista è di stampo nazionalista e interventista; essa si concretizzerà nell’attuazione
di interventi pubblici di notevole
entità nonché in una politica economica di sostegno all’industria e alle banche.
E’ in questo clima di forte nazionalismo che il Fascismo va consolidandosi, raggiungendo livelli di consenso
altissimi, grazie ad un uso
accorto della propaganda, che sfrutta gli interventi a sostegno dell’economia e della popolazione per
cementare l’immagine di Mussolini
come difensore dell’unità nazionale, padre della patria, che sempre lavora e al quale ci si può rivolgere in
ogni circostanza.
La propaganda, che aveva accompagnato il regime fin dagli inizi, diventa negli anni Trenta una vera e
propria “fabbrica del consenso” destinata alla fascistizzazione del Paese attraverso tutti i mezzi a
disposizione.
IL DUCE: ABILE MANIPOLATORE
Abile manipolatore, suscitatore di forti entusiasmi, oratore
che sa “aggredire” la folla come un tribuno, Mussolini fa
persino del suo tono di voce uno strumento persuasivo,
usando tutti gli strumenti della retorica: pause prolungate,
gesti enfatici, espressioni ridondanti, metafore di grande
effetto … Egli non perde mai l’occasione di esaltare la
grandezza della nazione e delle sue imprese, per tenere viva
la fede fascista.
Mussolini ama parlare davanti a folle oceaniche di persone,
principalmente dalla finestra del primo piano di Palazzo
Venezia, luogo simbolo del mito e del potere, esibendo le
sue doti oratorie e ricevendo, ad ogni sua parola, boati di
applausi dai partecipanti. Spesso, gli incontri tra il “Duce” e
la folla sono carichi, quasi narcisisticamente, anche dei
simboli del potere di Mussolini, come bandiere, colonne o
addirittura formazioni di persone che riproducono la parola
“Dux”.
Mussolini, attraverso tutte queste forme di propaganda, fa
di sé un mito, che racchiude al suo interno tutti i più alti
ideali fascisti, che viene presentato al popolo come modello
da seguire; non c’è sport che lui non pratichi, macchina che
non sappia usare, o mansione che non possa svolgere.
(video: il Duce a Taranto - 7 settembre 1934 3:54 minuti)
STRUMENTI DI PROPAGANDA:
STAMPA
RADIO
SPORT
SCUOLA
CINEMA
MUSICA
LA STAMPA
In Italia Mussolini, essendo un giornalista, capì subito l’importanza fondamentale della stampa per
affermare il suo potere.
La stampa, dopo la fase iniziale della censura e dei sequestri delle testate anti-fasciste, era passata, in
modo del tutto “legale”, sotto il diretto controllo del Governo e alle strette dipendenze di Mussolini.
Egli acquistò i maggiori giornali italiani per portare avanti il suo progetto teso ad accrescere il consenso
intorno al regime:
«il giornale si utilizza come una clava; deve colpire dentro la testa fino a condizionare la formazione
dell’opinione pubblica». (Benito Mussolini)
Con le "Leggi Fascistissime” Mussolini dispose che ogni giornale avesse un direttore responsabile inserito nel
partito
fascista e che il giornale stesso, prima di essere pubblicato, fosse sottoposto ad un controllo. Queste leggi
inoltre
istituirono "L’ Ordine dei Giornalisti" i cui membri dovevano far parte del partito fascista.
Sui giornali non era permesso pubblicare notizie riguardanti furti, violenze carnali, suicidi o calamità naturali,
perché il Fascismo deve essere
simbolo di moralità e sicurezza;
inoltre le donne non possono essere rappresentate con la vita sottile, ma floride e feconde, per
corrispondere a
quel ruolo di madre cui il Fascismo relega la figura femminile.
Si pensi che non possono addirittura essere pubblicate notizie sul cattivo
tempo o foto di atleti italiani sconfitti …
Però, nonostante il controllo attuato dal fascismo, alcuni giornali d’opposizione come
La Stampa e Il Corriere della Sera riuscirono a sopravvivere.
Il fascismo seppe fare un abile uso di tutti gli strumenti di propaganda. A questo scopo
non poteva sfuggire uno strumento innovativo e potente come la radio.
Per raggiungere un numero più vasto di persone, anche quelle meno alfabetizzate, lo
strumento che più della stampa si dimostra efficace è comunque la radio che
accompagna adulti e scolari durante il giorno, con programmi attentamente dosati
tra svago e politica. A una fase di disinteresse, quando la radio trasmetteva soprattutto
musica e l'elemento fascista si limitava al ritornello della canzone Giovinezza, seguì un
periodo di grande attenzione e uno sviluppo significativo degli apparati di
trasmissione.
Mussolini, consapevole del grande potere di questo mezzo di
comunicazione, dedica ingenti somme all’acquisto di apparecchi da destinare
soprattutto alle scuole. Si trasmettono i discorsi del “Duce”, le marce militari, le
parole d’ordine del regime …
A poco a poco personalità fasciste di primo piano divennero frequentatori della radio; i
programmi letterari erano preceduti da introduzioni che fornivano una
interpretazione fascista dei brani letti, i notiziari giornalieri si attenevano alle direttive
del regime.
LO SPORT
L'organizzazione paramilitare della scuola, l‘Istituto dell' Opera Nazionale Balilla(O.N.B.) costituito nel 1926 valse
a monopolizzare, fin dalle prime classi elementari, il processo di formazione educativa dei giovani secondo il
principio del "credere, obbedire, combattere" , che tendeva a fare di ogni cittadino essenzialmente un "soldato" ,
pronto a rispondere agli ordini e fedele esecutore delle direttive imposte dall'alto.
Fino agli anni '30 venne perseguita la realizzazione di una educazione fisica di massa.
Il regime mussoliniano costituì il primo esempio di utilizzazione dell’organizzazione sportiva come strumento di
propaganda .
Quindi lo sport assunse un valore come attività educativa in sintonia con i valori della “nazione guerriera”
propagandati dal fascismo.
Esso, come attività di massa, doveva stabilire una nuova gerarchia di valori ed essere espressione di uno stile di vita
basato sulla supremazia del più forte. Questo ideale fu personificato da Primo Carnera il pugile italiano che
conquistò il titolo mondiale dei pesi massimi.
Gli sport preferiti dal fascismo erano quelli che potevano essere strumentalizzati ai fini dell'addestramento militare :
 Tiro a segno, utile per l'addestramento alle armi dei giovani;
 Ginnastica, sport di educazione e di miglioramento fisico della razza ;
 Scherma, che veniva riavvicinata al combattimento romano;
 Atletica leggera, considerata dal regime l'attività basilare per la preparazione militare e civile dei giovani;
 Rugby, sport di combattimento;
 Motorismo, che “tempra il carattere e diffonde il progresso tecnico: è uno sport di coraggio in cui spesso chi
guida deve prendere una decisione di vita o di morte.”
SCUOLA
“La scuola italiana in tutti i suoi gradi e i suoi insegnamenti si ispiri alle idealità del Fascismo, educhi la
gioventù italiana a comprendere il Fascismo, a nobilitarsi nel Fascismo e a vivere nel clima storico
creato dalla Rivoluzione Fascista” (Benito Mussolini)
L’Italia di quegli anni era una nazione ancora ampiamente analfabetizzata, nonostante tutte le leggi e i
regolamenti emanati durante gli anni precedenti. Creare una nuova scuola significò soprattutto
preparare le nuove generazioni all’accettazione del regime. Quindi l’educazione,
l’indottrinamento dei bambini e la scuola divennero il mezzo privilegiato della propaganda
fascista, nonché un serbatoio di reclutamento.
Divise, marce, esercitazioni, disciplina erano gli strumenti per la formazione dell' ''italiano nuovo''.
Nelle scuole elementari era previsto un solo libro di testo per ciascuna delle prime due classi e due
testi separati (libro di lettura e sussidiario) per le tre classi rimanenti.
In questi testi scolastici ci sono costanti riferimenti al regime e alla presenza ossessiva della figura del
‘duce’, protettiva, salvifica, comunque centro di ogni discorso educativo.
(VIDEO: SCUOLA FASCISTA fino a 1:15 minuti
http://www.raiscuola.rai.it/articoli/fascismo-la-propaganda/4397/default.aspx)
IL CINEMA
La mitologia cara al regime viene ripresa anche nel cinema, altro grande strumento della propaganda
fascista, definito da Mussolini stesso come «l’arma più forte», diventata tale a partire dal 1931 con
l’avvento del cinema sonoro, che permette di caricare le immagini di significato con musiche di
sottofondo e parole pronunciate con enfasi.
Così all’interno delle sale diventa consuetudine proiettare cinegiornali informativi sul “Duce” e sulle
imprese fasciste all’inizio dei film, mentre viene vietata assolutamente qualsiasi opera di finzione che
rappresenti Mussolini interpretato da un attore, in quanto il “Duce” è unico e inimitabile. All’Istituto
LUCE (L’Unione Cinematografica Educativa), nato nel 1924, viene affidato l’importante compito di
produrre documentari per rendere note all’Italia e al mondo le imprese fasciste, rendendo obbligatoria
la loro visione nelle sale cinematografiche.
Film più significativi:
CAMICIA NERA (1933)
VECCHIA GUARDIA (1934)
CONDOTTIERI (1937)
musica
Le canzoni di questo periodo, tralasciando gli inni e le marce del
regime, ci descrivono un’Italia “buona”, fatta di gente semplice che
insegue sentimenti genuini, sogna di avere “Mille lire al mese” e
mostra una malizia del tutto innocente; a ben vedere esse sono un
aspetto complementare della pomposità fascista: la dimostrazione che
il regime non uccide anzi esalta in tutte le forme lo “spirito” italiano. I
testi e le musiche di queste canzoni rassicurano gli italiani, li
confermano nella loro tradizione culturale tenendoli al riparo da ogni
novità:
Signorinella pallida (1934)
Ma le gambe (1938)
Mille lire al mese (1939)
“A distanza di anni, poco è cambiato. Sono
mutati i mezzi di comunicazione, ma non la
sostanza; l’opinione pubblica è cieca e
crede a quanto le si dice.”
FINE

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  • 2. SIGNIFICATO DEL TERMINE: In origine il termine “PROPAGANDA” designava la Congregazione della Chiesa incaricata di svolgere attività di diffusione della dottrina cattolica. Il suo significato odierno indica la diffusione deliberata e sistematica di messaggi e informazioni, con lo scopo di costruire un’immagine (negativa o positiva) di un evento, di una persona, di un gruppo. Primi a usare la propaganda su grande scala furono i movimenti socialisti, ma con l’avvento della società di massa e con la prima guerra mondiale la propaganda è risultata una componente essenziale della vita politica, grazie all’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione e la nascita della psicologia delle masse. Le potenzialità che tali mezzi offrivano sono state impiegate poi dai regimi totalitari come strumento di persuasione. La parola ha assunto pertanto un significato negativo, poiché richiama l’idea di manipolazione e di informazione distorta.
  • 3. FASCISMO Il panorama degli anni Trenta in Italia si apre sullo sfondo di una crisi economica mondiale, conosciuta con il nome di Grande Depressione, il cui inizio risale al crollo della borsa valori newyorkese di Wall Street il 29 ottobre del 1929. Pur subendo ripercussioni meno gravi rispetto agli altri Paesi europei, l’economia italiana, essendo già segnata da un alto debito pubblico, accumulato durante la prima guerra mondiale, deve anche far fronte ad una diminuzione della produttività, soprattutto industriale, e ad un aumento della disoccupazione. La risposta del regime fascista è di stampo nazionalista e interventista; essa si concretizzerà nell’attuazione di interventi pubblici di notevole entità nonché in una politica economica di sostegno all’industria e alle banche. E’ in questo clima di forte nazionalismo che il Fascismo va consolidandosi, raggiungendo livelli di consenso altissimi, grazie ad un uso accorto della propaganda, che sfrutta gli interventi a sostegno dell’economia e della popolazione per cementare l’immagine di Mussolini come difensore dell’unità nazionale, padre della patria, che sempre lavora e al quale ci si può rivolgere in ogni circostanza. La propaganda, che aveva accompagnato il regime fin dagli inizi, diventa negli anni Trenta una vera e propria “fabbrica del consenso” destinata alla fascistizzazione del Paese attraverso tutti i mezzi a disposizione.
  • 4. IL DUCE: ABILE MANIPOLATORE Abile manipolatore, suscitatore di forti entusiasmi, oratore che sa “aggredire” la folla come un tribuno, Mussolini fa persino del suo tono di voce uno strumento persuasivo, usando tutti gli strumenti della retorica: pause prolungate, gesti enfatici, espressioni ridondanti, metafore di grande effetto … Egli non perde mai l’occasione di esaltare la grandezza della nazione e delle sue imprese, per tenere viva la fede fascista. Mussolini ama parlare davanti a folle oceaniche di persone, principalmente dalla finestra del primo piano di Palazzo Venezia, luogo simbolo del mito e del potere, esibendo le sue doti oratorie e ricevendo, ad ogni sua parola, boati di applausi dai partecipanti. Spesso, gli incontri tra il “Duce” e la folla sono carichi, quasi narcisisticamente, anche dei simboli del potere di Mussolini, come bandiere, colonne o addirittura formazioni di persone che riproducono la parola “Dux”. Mussolini, attraverso tutte queste forme di propaganda, fa di sé un mito, che racchiude al suo interno tutti i più alti ideali fascisti, che viene presentato al popolo come modello da seguire; non c’è sport che lui non pratichi, macchina che non sappia usare, o mansione che non possa svolgere. (video: il Duce a Taranto - 7 settembre 1934 3:54 minuti)
  • 6. LA STAMPA In Italia Mussolini, essendo un giornalista, capì subito l’importanza fondamentale della stampa per affermare il suo potere. La stampa, dopo la fase iniziale della censura e dei sequestri delle testate anti-fasciste, era passata, in modo del tutto “legale”, sotto il diretto controllo del Governo e alle strette dipendenze di Mussolini. Egli acquistò i maggiori giornali italiani per portare avanti il suo progetto teso ad accrescere il consenso intorno al regime: «il giornale si utilizza come una clava; deve colpire dentro la testa fino a condizionare la formazione dell’opinione pubblica». (Benito Mussolini) Con le "Leggi Fascistissime” Mussolini dispose che ogni giornale avesse un direttore responsabile inserito nel partito fascista e che il giornale stesso, prima di essere pubblicato, fosse sottoposto ad un controllo. Queste leggi inoltre istituirono "L’ Ordine dei Giornalisti" i cui membri dovevano far parte del partito fascista. Sui giornali non era permesso pubblicare notizie riguardanti furti, violenze carnali, suicidi o calamità naturali, perché il Fascismo deve essere simbolo di moralità e sicurezza; inoltre le donne non possono essere rappresentate con la vita sottile, ma floride e feconde, per corrispondere a quel ruolo di madre cui il Fascismo relega la figura femminile. Si pensi che non possono addirittura essere pubblicate notizie sul cattivo tempo o foto di atleti italiani sconfitti … Però, nonostante il controllo attuato dal fascismo, alcuni giornali d’opposizione come La Stampa e Il Corriere della Sera riuscirono a sopravvivere.
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  • 8. Il fascismo seppe fare un abile uso di tutti gli strumenti di propaganda. A questo scopo non poteva sfuggire uno strumento innovativo e potente come la radio. Per raggiungere un numero più vasto di persone, anche quelle meno alfabetizzate, lo strumento che più della stampa si dimostra efficace è comunque la radio che accompagna adulti e scolari durante il giorno, con programmi attentamente dosati tra svago e politica. A una fase di disinteresse, quando la radio trasmetteva soprattutto musica e l'elemento fascista si limitava al ritornello della canzone Giovinezza, seguì un periodo di grande attenzione e uno sviluppo significativo degli apparati di trasmissione. Mussolini, consapevole del grande potere di questo mezzo di comunicazione, dedica ingenti somme all’acquisto di apparecchi da destinare soprattutto alle scuole. Si trasmettono i discorsi del “Duce”, le marce militari, le parole d’ordine del regime … A poco a poco personalità fasciste di primo piano divennero frequentatori della radio; i programmi letterari erano preceduti da introduzioni che fornivano una interpretazione fascista dei brani letti, i notiziari giornalieri si attenevano alle direttive del regime.
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  • 10. LO SPORT L'organizzazione paramilitare della scuola, l‘Istituto dell' Opera Nazionale Balilla(O.N.B.) costituito nel 1926 valse a monopolizzare, fin dalle prime classi elementari, il processo di formazione educativa dei giovani secondo il principio del "credere, obbedire, combattere" , che tendeva a fare di ogni cittadino essenzialmente un "soldato" , pronto a rispondere agli ordini e fedele esecutore delle direttive imposte dall'alto. Fino agli anni '30 venne perseguita la realizzazione di una educazione fisica di massa. Il regime mussoliniano costituì il primo esempio di utilizzazione dell’organizzazione sportiva come strumento di propaganda . Quindi lo sport assunse un valore come attività educativa in sintonia con i valori della “nazione guerriera” propagandati dal fascismo. Esso, come attività di massa, doveva stabilire una nuova gerarchia di valori ed essere espressione di uno stile di vita basato sulla supremazia del più forte. Questo ideale fu personificato da Primo Carnera il pugile italiano che conquistò il titolo mondiale dei pesi massimi. Gli sport preferiti dal fascismo erano quelli che potevano essere strumentalizzati ai fini dell'addestramento militare :  Tiro a segno, utile per l'addestramento alle armi dei giovani;  Ginnastica, sport di educazione e di miglioramento fisico della razza ;  Scherma, che veniva riavvicinata al combattimento romano;  Atletica leggera, considerata dal regime l'attività basilare per la preparazione militare e civile dei giovani;  Rugby, sport di combattimento;  Motorismo, che “tempra il carattere e diffonde il progresso tecnico: è uno sport di coraggio in cui spesso chi guida deve prendere una decisione di vita o di morte.”
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  • 12. SCUOLA “La scuola italiana in tutti i suoi gradi e i suoi insegnamenti si ispiri alle idealità del Fascismo, educhi la gioventù italiana a comprendere il Fascismo, a nobilitarsi nel Fascismo e a vivere nel clima storico creato dalla Rivoluzione Fascista” (Benito Mussolini) L’Italia di quegli anni era una nazione ancora ampiamente analfabetizzata, nonostante tutte le leggi e i regolamenti emanati durante gli anni precedenti. Creare una nuova scuola significò soprattutto preparare le nuove generazioni all’accettazione del regime. Quindi l’educazione, l’indottrinamento dei bambini e la scuola divennero il mezzo privilegiato della propaganda fascista, nonché un serbatoio di reclutamento. Divise, marce, esercitazioni, disciplina erano gli strumenti per la formazione dell' ''italiano nuovo''. Nelle scuole elementari era previsto un solo libro di testo per ciascuna delle prime due classi e due testi separati (libro di lettura e sussidiario) per le tre classi rimanenti. In questi testi scolastici ci sono costanti riferimenti al regime e alla presenza ossessiva della figura del ‘duce’, protettiva, salvifica, comunque centro di ogni discorso educativo. (VIDEO: SCUOLA FASCISTA fino a 1:15 minuti http://www.raiscuola.rai.it/articoli/fascismo-la-propaganda/4397/default.aspx)
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  • 15. IL CINEMA La mitologia cara al regime viene ripresa anche nel cinema, altro grande strumento della propaganda fascista, definito da Mussolini stesso come «l’arma più forte», diventata tale a partire dal 1931 con l’avvento del cinema sonoro, che permette di caricare le immagini di significato con musiche di sottofondo e parole pronunciate con enfasi. Così all’interno delle sale diventa consuetudine proiettare cinegiornali informativi sul “Duce” e sulle imprese fasciste all’inizio dei film, mentre viene vietata assolutamente qualsiasi opera di finzione che rappresenti Mussolini interpretato da un attore, in quanto il “Duce” è unico e inimitabile. All’Istituto LUCE (L’Unione Cinematografica Educativa), nato nel 1924, viene affidato l’importante compito di produrre documentari per rendere note all’Italia e al mondo le imprese fasciste, rendendo obbligatoria la loro visione nelle sale cinematografiche. Film più significativi: CAMICIA NERA (1933) VECCHIA GUARDIA (1934) CONDOTTIERI (1937)
  • 16. musica Le canzoni di questo periodo, tralasciando gli inni e le marce del regime, ci descrivono un’Italia “buona”, fatta di gente semplice che insegue sentimenti genuini, sogna di avere “Mille lire al mese” e mostra una malizia del tutto innocente; a ben vedere esse sono un aspetto complementare della pomposità fascista: la dimostrazione che il regime non uccide anzi esalta in tutte le forme lo “spirito” italiano. I testi e le musiche di queste canzoni rassicurano gli italiani, li confermano nella loro tradizione culturale tenendoli al riparo da ogni novità: Signorinella pallida (1934) Ma le gambe (1938) Mille lire al mese (1939)
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  • 18. “A distanza di anni, poco è cambiato. Sono mutati i mezzi di comunicazione, ma non la sostanza; l’opinione pubblica è cieca e crede a quanto le si dice.” FINE