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PSICOLOGIA DELLA EMERGENZA
istruzioni per l’uso degli operatori volontariPERCORSO FORMATIVO PER VOLONTARI DELLA PROTEZIONE CIVILE
seconda lezione
“ Eventi Catastrofici e Vittime”
Dr.ssa Floriana De Michele
psicologa psicoterapeuta
AVEZZANO 29 Marzo 2011
http://www.studiopsicologiaabruzzo.it tel. 3391249564 florianademichele@virgilio.it
“Eventi Catastrofici”
Disastri, catastrofi, calamità naturali, calamità
tecnologiche, umane, nazionali o internazionali;
Conflitti fra stati, etnie, gruppi sociali;
Incidenti, stradali, sul lavoro;
Atti delinquenziali; Atti violenti;
Persone scomparse; Persone rapite; Persone
torturate; Profughi; Emergenza 118.
sono tutti eventi che quando portano al
definirsi di un evento disastroso, si verifica un
sovvertimento della vita comunitaria e
individuale , al punto che, la persona e la
famiglia devono ricorrere alle proprie capacità
di sopravvivenza in modo straordinario e
pressante
Tradizionalmente la concezione del disastro è
una concezione “Economica “,
che si base cioè :
Sui danni alle cose (distruzioni materiali,danni
finanziari );
Sui danni alle persone (morti ,feriti );
perciò la prima risposta all’evento e la
sua valutazione dipende da:
l’Entità delle distruzioni materiali
l’ Entità delle perdite finanziarie
dal Numero delle vittime e dei feriti
Il significato delle parole
Emergenza: da “ex mergere: uscire dall’acqua”, ciò che viene a galla, ciò che nasce e cresce.
Momento critico che richiede un intervento immediato;
Disastro: da “dis aster, cattiva stella”, grave sciagura che provoca danni di vaste proporzioni con
morte di persone, soprattutto con riferimento a scontri ferroviari, collisioni aeree, navali;
Catastrofe: nella strofe finale nelle tragedie greche è il capovolgimento, esito imprevisto e luttuoso di
un’impresa;
Cataclisma: dal greco “inondazione”, sconvolgimento come da terremoti, diluvi
Calamità: di incerta derivazione, evento che colpisce molte persone, come una epidemia;
Disgrazia: da “dis gratia”, fatto grave con morti;
Sciagura: da “ex augurare, maledizione “, sciagura aerea;
Incidente: da “in-cadere”, avvenimento inatteso.
La concezione moderna dell’ evento disastroso,
tuttavia, tende ad essere una Concezione
”Economico-Psico-Sociale” (Form e Nosow ,1958 ; Fritz ,1961 ), e
considera, quali criteri di valutazione e di risposta
dell’evento :
i Danni materiali, alle Perdite finanziarie e ai Danni
fisici ( morti , feriti )
i Danni psichici e
i Danni sociali
Ritiene, inoltre, prioritario:
Adeguare l’ intervento in situazione di emergenza
alle nuove evidenze della ricerca psico – sociale
Centrare l’importanza degli Effetti psicologici a
breve, medio, lungo termine dell’evento disastroso
sulle vittime e sul tessuto sociale.
lo scenario(Zuliani 1961, 1974, 1987, 1989)( FEMA 1995) dell’emergenza
è distinto in base a:
che cos’è l’evento (disastro)
un evento concentrato nello spazio e nel tempo,
una situazione di stress massimo e collettivo,
un evento nefasto, per lo più improvviso e brutale,
una distribuzione su larga scala dell’ecologia umana,
una qualsiasi catastrofe naturale o provocata.
che cosa comporta:
gravi danni e perdite sconvolgenti
impedimento delle funzioni sociali essenziali
distruzioni materiali e di ecografia umana
disorganizzazione sociale
incapacità di assorbimento autonomo, o di autorisoluzione,
danni di gravità e di dimensioni tali da richiedere assistenza
straordinaria di soccorso
per la riparazione.
Gli ambiti di competenza di intervento riguardano soggetti
istituzionali, non istituzionali e professionali, essi sono:
Protezione Civile
Esercito
Forze dell’Ordine
Vigili del Fuoco
Servizio Sanitario
Gestione Autostrade
Vigili Urbani
CRI
Associazioni Non profit
OnG
Caritas
Le diverse tipologie dei disastri descritti in tabella ( tratta da: tesi di
perfezionamento,di Flora Dal Sasso e Alessandro Pigatto; rielaborata da De Michele Floriana)
possono essere provocati o meno dall’uomo o avere un
carattere misto nel senso che le catastrofi naturali spesso sono
aggravate da incuria o imperizia, per esempio esondazioni di
invasi per frane, crolli di edifici ritenuti sicuri.
L’impatto psichico, per quanto riguarda gli effetti sia a breve
che a lungo termine, è correlato, in senso inversamente
proporzionale al suo livello di prevedibilità, nel senso che ci
sarà un maggior impatto su una minore prevedibilità.
L’imprevedibilità o l’attesa dell’evento catastrofico va correlato
in senso negativo al livello di mancata prevenzione e di incuria
delle Istituzioni preposte.
Linee guida Regione Piemonte “L’intervento Psichiatrico e Psicologico negli Eventi Catastrofici”, Direzione Opere
Pubbliche-settore Protezione Civile
La prevenzione è un aspetto molto importante nella
valutazione degli eventi catastrofici ed è altamente correlata
a fattori di rischio.
E’ possibile individuare alcune dimensioni rispetto all’entità
dell’emergenza, al rischio e alle misure da adottare ai fini
preventivi,
tra cui:
Dimensione spaziale e geofisica, che permette di
circoscrivere l’area del problema.
Ampiezza numerica e tipologia del gruppo sociale coinvolto.
Dimensione sociale dell’area di possibile emergenza;
conoscerla significa comprendere se il rischio di un evento
catastrofico riguarda decina o centinaia di persone e se
coinvolge anche le fasce più deboli della popolazione, come
bambini o anziani.
Dimensione stressogena dell’evento, cioè la possibilità in
cui sia possibile attaccare la quotidianeità della vita, per cui
sarebbe più difficile poter intervenire.
Dimensione della imprevedibilità dell’evento. Se l’evento
fisico appare imprevedibile, sarà difficile che il sistema
sociale ricorra a risorse adeguate per fronteggiarlo, sia da
un punto di vista tecnologico e organizzativo, sia da quello
culturale ed emotivo.
L’imprevedibilità degli eventi che concorrono a creare contesti
di emergenza rende vulnerabile al pericolo e al rischio il
territorio interessato e il suo sistema sociale
Gli studi sociologici descrivono la Vulnerabilità sociosistemica come
il possibile danno, in termini di risorse umane, economiche e
ambientali, che un evento esterno, può provocare in un dato sistema
sociale, quando si manifesta in un tempo ristretto.
Il concetto di vulnerabilità viene riferito anche alla
predisposizione al danno che tale sistema presenta in termini di
rischio o di scarsa capacità di risposta.
Si possono individuare, così, sistemi sociali più vulnerabili,
perché dotati di minori capacità di risposta, ma anche perché
potrebbero essere più ricchi di risorse umane, economiche e
ambientali esposte a possibili danni.
La relazione tra vulnerabilità e rischio è complessa, ma si può
considerare che a determinare il grado di rischio sia la vulnerabilità
della struttura fisica, sociale e istituzionale del territorio.
Il rischio esiste solo nella misura in cui esiste una vulnerabilità.
Il rischio è la condizione che si viene a realizzare quando un
sistema vulnerabile si trova esposto ad una situazione
specificamente pericolosa, laddove intendiamo per pericolo
una situazione in grado di indurre un danno nei sistemi
coinvolti.
L’emergenza può essere così considerata e ridefinita come
“la manifestazione di vulnerabilità
presente in un determinato territorio”.
A.A.V.V. L’assistenza psicologica nelle emergenze. Ed.
Erickson
Castelli C., Sbattella F. Psicologia di disastri Ed. Carocci
Un territorio è reso vulnerabile da tre sistemi che
interagiscono tra loro:
il sistema naturale, che genera vulnerabilità geofisica e
ambientale;
il sistema sociale, che genera vulnerabilità sociale; ha a che
fare con la quantità e la tipologia delle persone che vivono in
un determinato territorio;
il sistema politico-economico, detto anche organizzativo, che
genera vulnerabilità gestionale ed economica, ha a che fare
con la struttura e l’organizzazione del gruppo sociale.
Si definisce fase latente
dell’emergenza la descrizione
del bilancio complessivo di vulnerabilità di
ciascun territorio .
In questa fase, poiché i sistemi potenzialmente
pericolosi non hanno ancora sviluppato la propria
azione distruttiva, si può intervenire
preventivamente per attenuare il rischio.
La grande sfida per la Protezione civile, e per i
volontari che non vogliono limitarsi al ruolo di
soccorritori, è proprio riuscire ad incidere sulla
fase latente delle emergenze, riducendo la
vulnerabilità dei territori.
In particolare, quest’aspetto, coinvolge la psicologia
dell’emergenza e i professionisti dell’agire sociale,
poiché la possibilità di intervento sulle diverse
dimensioni della vulnerabilità, varia da un minimo di
possibilità d’intervento sul sistema naturale
a una massima possibilità di azione sul
sistema politico-organizzativo.
Nella fase manifesta, invece, l’emergenza è un evento
concreto che richiede una azione di risposta immediata,
attraverso la mobilitazione di risorse e l’attivazione di capacità
operative.
Da un punto di vista organizzativo, occorre mettere insieme e
coordinare le varie forze che intervengono per dare una
risposta immediata all’urgenza dell’evento critico.
In conclusione, abbiamo visto come l’imprevedibilità delle
catastrofi n realtà corrisponda a livello psicosociale alla
vulnerabilità degli stessi sistemi sociali la cui organizzazione è
resposabilità dei sistemi politici.
Da ciò dipende anche il significato di:
Vittime o superstiti?
Definizione terminologica
(Vocabolario della lingua Italiana, Devoto G. e Oli G.C.)
Vittima: Essere vivente, animale o uomo, che viene
consacrato alla divinità e ucciso nel sacrificio;
chi perde la vita in seguito a calamità o disgrazie: le
v. del terremoto, le v. della strada
chi subisce un danno ad opera dei suoi simili oppure
a causa del proprio carattere o temperamento, o
perchè incapace di reagire, ritenersi a torto
trascurato, osteggiato o danneggiato.
Definizione terminologica
(Vocabolario della lingua Italiana, Devoto G. e Oli G.C.)
Superstite: chi sopravvive ad altri, o è
scampato ad una sciagura in cui altri
hanno trovato la morte: genitori s. ai figli, i
s. del terremoto
di cose sopravvissute all’opera distruttrice
degli uomini e del tempo
Essere vittima presuppone delle dimensioni affettive
quali:
Subire l’evento
Disperazione
Depressione
Rassegnazione
Incapacità.
Essere sopravvissuto presuppone delle dimensioni
affettive e comportamentali quali:
Affrontare l’evento, reagire
Risorgere
Indipendenza
Determinazione.
I due termini indicano una evoluzione nel senso maturativo di
superamento ed elaborazione di una condizione di estrema
inferiorità umana verso un nuovo equilibrio bio -psico - sociale,
per cui affettivamente si passa dallo stato di vittima a quello di
superstite per ritornare a quello di persona nel pieno equilibrio
con l’ambiente
E’ importante considerare
che un evento disastroso non comporta esperienze dello
stesso tipo e della stessa intensità per tutte le persone
e che le vittime abbiano vissuto la calamità avendo alle spalle
storie simili ed esperienze di traumi passati.
Ogni superstite vive il disastro in modo unico e personale.
Ogni superstite è un unico individuo.
Reazioni di stress
Indicatori Condivisi
Le differenze individuali dovute a fattori personali e culturali sono
importanti per comprendere il significato delle reazioni di stress delle
vittime durante e dopo il disastro, tuttavia, per comprendere e
valutare le reazioni delle vittime ci si può riferire a degli indicatori
condivisi
Indicatori Condivisi
Tipo di Evento che comprende:
intensità dell’evento,
imprevedibilità e probabilità di ripetizione,
minaccia di morte,
gravità ed estensione dei danni,
valore simbolico dei contesti interessati
Indicatori Condivisi
variabili proprie della vittima quali:
bassa autostima,
bassa percezione di controllabilità degli eventi
preesistenti disturbi psicopatologici
elevata reattività psicosomatica
preesistenti disturbi di personalità
comportamento antisociale
tendenza a fronteggiare problemi emotivi con strategie di
ipercontrollo ed evitamento
sesso femminile
basso livello socio-economico,
disfunzionamento relazionale familiare
precedenti esposizioni a traumi specialmente se non superati
Indicatori Condivisi
risposta soggettiva all’evento stressante:
risorse interne di cui la persona dispone, capacità di farsi
aiutare e di trarre
giovamento dagli aiuti offerti
supporto e risorse sociali :
qualità e tempestività degli interventi di aiuto, relazioni sociali
che forniscano supporto emotivo,
collaborazione della rete sociale nel post-
emergenza.
Fattori associati allo stress da calamità
Le persone esposte direttamente ai pericoli e al
rischio di morire sono quelle che probabilmente
subiranno le conseguenze
più gravi.
A prescindere dal tipo di stressor,
la forza dello stimolo agente
è un forte predittore di chi risentirà
maggiormente i danni.
Quanto più si vedono immagini stressanti,
si percepiscono odori,
si odono suoni o
si subiscono lesioni fisiche,
tanto maggiore è la probabilità che si manifesti
lo stress post-traumatico.
Anche i familiari delle vittime rischiano il
così detto trauma vicario.
esempi di fattori stressanti:
Lesioni personali
Decesso o lesioni subite dalla persona amata, figli, ecc.
Perdita di beni materiali
Stress persistente
Reazioni di stress di altre persone significative
Traumi precedenti
Aspettative su di sé
Esperienza precedente in situazione di calamità
Percezione e interpretazione delle cause
Livello di sostegno sociale
Un disastro coinvolge molte persone:
Chi subisce l’evento
I parenti, gli amici cari
I soccorritori
La comunità
Le persone con equilibrio psichico
fragile
Tutti quelli che possono essere coinvolti
Classificazione delle Vittime
(Taylor, Frazer 1981)
Vittime di primo livello:
persone esposte direttamente alla calamità
Vittime di secondo livello:
parenti ed amici delle vittime
Vittime di terzo livello:
soccorritori
Vittime di quarto livello:
la comunità coinvolta nel disastro
Vittime di quinto livello:
persone il cui equilibrio psichico è tale
che possono reagire con disturbi emozionali
Vittime di sesto livello:
persone che si sentono coinvolte
per motivi indiretti.
Come aiutare i sopravvissuti
Nella prima fase del Post impatto:
Garantire i bisogni materiali essenziali
(alloggio, vestiario, cibo, acqua, privacy, sonno)
Riunire i nuclei familiari, aiutare a rintracciare
i propri cari, ricompattare la comunità
Proteggere le persone confuse, offrire informazioni su ciò che
sta succedendo con indicazioni chiare.
Porsi in un atteggiamento di ascolto non intrusivo
Nelle fasi successive:
Valorizzare al massimo le risorse della comunità ( reti, rituali,
feste)
Ponte con il passato ed elemento di continuità Restare sempre
disponibili all’ascolto accettante, i sopravvissuti hanno bisogno
di raccontare anche più volte l’evento
Proporsi in modo calmo e rassicurante, confortare, comunicare
in modo chiaro,
con attenzione a tutti gli aspetti non verbali
Aiutare i sopravvissuti al ritorno alla quotidianità
( scuola, lavoro) a riprendere il controllo della propria vita;
Affrontare i problemi di salute
Rassicurare sulla normalità delle reazioni da stress
Accettare anche il silenzio
Aiutare ad aiutarsi.
Gruppi Maggiormente a Rischio
Bambini, Anziani, Persone sole, Poveri,
Persone non autosufficienti, Gruppi etnici
minoritari;
Persone che usufruivano dei servizi
psicologici già prima del disastro;
Soccorritori.
Persone a rischio
Chi si è trovato in pericolo di vita,
o ha perso improvvisamente qualcuno
Chi ha subito perdite estreme, perdita della casa
Chi è stato sottoposto a richieste emozionali
intense da parte di superstiti
Chi ha avuto problemi psichiatrici in passato
Chi ha già avuto perdite importanti,
soprattutto, nell’ultimo anno
Di fronte ad un evento drammatico improvviso e violento i bambini provano
emozioni molto intense:
Angoscia
Paura
Timore di essere separati dai genitori
Timore di venir abbandonati
Paura di morire
I pianti l’attaccamento ai genitori, gli incubi, la confusione i comportamenti
aggressivi sono frequenti
Queste reazioni anche se sono normali e transitorie non bisogna lasciarsi
spaventare e rassicurare i genitori e tutte le persone che si prendono cura dei
bambini
Gli anziani possono avere reazioni altrettanto
particolari come i bambini
Le reazioni dipendono dallo stadio di vita nel quale
si trovano
Possono aumentare insicurezza,vulnerabilità,
senso di impotenza
Incertezza, il senso della morte è molto forte:
potranno vivere ancora abbastanza per ricostruire
la loro vita?
La catastrofe può risvegliare traumi antecedenti
(guerra ed altri disastri)
Un aiuto agli anziani
Perdere parti importanti dell’identità personale e
storica (casa, beni, foto…)può aumentare l’isolamento
sociale dell’anziano e favorire l’insorgere di sindromi
depressive
Proteggere gli anziani dagli abusi e soprusi, con
particolare attenzione alle donne (vedove, donne che
vivono sole)
I ricordi dolorosi possono aumentare il senso di
stordimento e sopraffazione.
L’ aiuto psicologico
la speranza, deriva, oltre dalle parole, dai
gesti, dal contatto fisico, dalla serenità
dell’ambiente
familiare, dalla ripresa delle abitudini familiari
e
sociali.
La rassicurazione costante combatte
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Dott.ssa Floriana De Michele
http://www.studiopsicologiaabruzzo.it

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Psicologia della emergenza avezzano

  • 1. PSICOLOGIA DELLA EMERGENZA istruzioni per l’uso degli operatori volontariPERCORSO FORMATIVO PER VOLONTARI DELLA PROTEZIONE CIVILE seconda lezione “ Eventi Catastrofici e Vittime” Dr.ssa Floriana De Michele psicologa psicoterapeuta AVEZZANO 29 Marzo 2011 http://www.studiopsicologiaabruzzo.it tel. 3391249564 florianademichele@virgilio.it
  • 3. Disastri, catastrofi, calamità naturali, calamità tecnologiche, umane, nazionali o internazionali; Conflitti fra stati, etnie, gruppi sociali; Incidenti, stradali, sul lavoro; Atti delinquenziali; Atti violenti; Persone scomparse; Persone rapite; Persone torturate; Profughi; Emergenza 118.
  • 4. sono tutti eventi che quando portano al definirsi di un evento disastroso, si verifica un sovvertimento della vita comunitaria e individuale , al punto che, la persona e la famiglia devono ricorrere alle proprie capacità di sopravvivenza in modo straordinario e pressante
  • 5. Tradizionalmente la concezione del disastro è una concezione “Economica “, che si base cioè : Sui danni alle cose (distruzioni materiali,danni finanziari ); Sui danni alle persone (morti ,feriti );
  • 6. perciò la prima risposta all’evento e la sua valutazione dipende da: l’Entità delle distruzioni materiali l’ Entità delle perdite finanziarie dal Numero delle vittime e dei feriti
  • 7. Il significato delle parole Emergenza: da “ex mergere: uscire dall’acqua”, ciò che viene a galla, ciò che nasce e cresce. Momento critico che richiede un intervento immediato; Disastro: da “dis aster, cattiva stella”, grave sciagura che provoca danni di vaste proporzioni con morte di persone, soprattutto con riferimento a scontri ferroviari, collisioni aeree, navali; Catastrofe: nella strofe finale nelle tragedie greche è il capovolgimento, esito imprevisto e luttuoso di un’impresa; Cataclisma: dal greco “inondazione”, sconvolgimento come da terremoti, diluvi Calamità: di incerta derivazione, evento che colpisce molte persone, come una epidemia; Disgrazia: da “dis gratia”, fatto grave con morti; Sciagura: da “ex augurare, maledizione “, sciagura aerea; Incidente: da “in-cadere”, avvenimento inatteso.
  • 8. La concezione moderna dell’ evento disastroso, tuttavia, tende ad essere una Concezione ”Economico-Psico-Sociale” (Form e Nosow ,1958 ; Fritz ,1961 ), e considera, quali criteri di valutazione e di risposta dell’evento : i Danni materiali, alle Perdite finanziarie e ai Danni fisici ( morti , feriti )
  • 9. i Danni psichici e i Danni sociali Ritiene, inoltre, prioritario: Adeguare l’ intervento in situazione di emergenza alle nuove evidenze della ricerca psico – sociale Centrare l’importanza degli Effetti psicologici a breve, medio, lungo termine dell’evento disastroso sulle vittime e sul tessuto sociale.
  • 10. lo scenario(Zuliani 1961, 1974, 1987, 1989)( FEMA 1995) dell’emergenza è distinto in base a: che cos’è l’evento (disastro) un evento concentrato nello spazio e nel tempo, una situazione di stress massimo e collettivo, un evento nefasto, per lo più improvviso e brutale, una distribuzione su larga scala dell’ecologia umana, una qualsiasi catastrofe naturale o provocata.
  • 11. che cosa comporta: gravi danni e perdite sconvolgenti impedimento delle funzioni sociali essenziali distruzioni materiali e di ecografia umana disorganizzazione sociale incapacità di assorbimento autonomo, o di autorisoluzione, danni di gravità e di dimensioni tali da richiedere assistenza straordinaria di soccorso per la riparazione.
  • 12. Gli ambiti di competenza di intervento riguardano soggetti istituzionali, non istituzionali e professionali, essi sono: Protezione Civile Esercito Forze dell’Ordine Vigili del Fuoco Servizio Sanitario Gestione Autostrade Vigili Urbani CRI Associazioni Non profit OnG Caritas
  • 13. Le diverse tipologie dei disastri descritti in tabella ( tratta da: tesi di perfezionamento,di Flora Dal Sasso e Alessandro Pigatto; rielaborata da De Michele Floriana) possono essere provocati o meno dall’uomo o avere un carattere misto nel senso che le catastrofi naturali spesso sono aggravate da incuria o imperizia, per esempio esondazioni di invasi per frane, crolli di edifici ritenuti sicuri.
  • 14. L’impatto psichico, per quanto riguarda gli effetti sia a breve che a lungo termine, è correlato, in senso inversamente proporzionale al suo livello di prevedibilità, nel senso che ci sarà un maggior impatto su una minore prevedibilità. L’imprevedibilità o l’attesa dell’evento catastrofico va correlato in senso negativo al livello di mancata prevenzione e di incuria delle Istituzioni preposte. Linee guida Regione Piemonte “L’intervento Psichiatrico e Psicologico negli Eventi Catastrofici”, Direzione Opere Pubbliche-settore Protezione Civile
  • 15. La prevenzione è un aspetto molto importante nella valutazione degli eventi catastrofici ed è altamente correlata a fattori di rischio. E’ possibile individuare alcune dimensioni rispetto all’entità dell’emergenza, al rischio e alle misure da adottare ai fini preventivi, tra cui:
  • 16. Dimensione spaziale e geofisica, che permette di circoscrivere l’area del problema. Ampiezza numerica e tipologia del gruppo sociale coinvolto. Dimensione sociale dell’area di possibile emergenza; conoscerla significa comprendere se il rischio di un evento catastrofico riguarda decina o centinaia di persone e se coinvolge anche le fasce più deboli della popolazione, come bambini o anziani.
  • 17. Dimensione stressogena dell’evento, cioè la possibilità in cui sia possibile attaccare la quotidianeità della vita, per cui sarebbe più difficile poter intervenire. Dimensione della imprevedibilità dell’evento. Se l’evento fisico appare imprevedibile, sarà difficile che il sistema sociale ricorra a risorse adeguate per fronteggiarlo, sia da un punto di vista tecnologico e organizzativo, sia da quello culturale ed emotivo.
  • 18. L’imprevedibilità degli eventi che concorrono a creare contesti di emergenza rende vulnerabile al pericolo e al rischio il territorio interessato e il suo sistema sociale
  • 19. Gli studi sociologici descrivono la Vulnerabilità sociosistemica come il possibile danno, in termini di risorse umane, economiche e ambientali, che un evento esterno, può provocare in un dato sistema sociale, quando si manifesta in un tempo ristretto.
  • 20. Il concetto di vulnerabilità viene riferito anche alla predisposizione al danno che tale sistema presenta in termini di rischio o di scarsa capacità di risposta. Si possono individuare, così, sistemi sociali più vulnerabili, perché dotati di minori capacità di risposta, ma anche perché potrebbero essere più ricchi di risorse umane, economiche e ambientali esposte a possibili danni.
  • 21. La relazione tra vulnerabilità e rischio è complessa, ma si può considerare che a determinare il grado di rischio sia la vulnerabilità della struttura fisica, sociale e istituzionale del territorio. Il rischio esiste solo nella misura in cui esiste una vulnerabilità.
  • 22. Il rischio è la condizione che si viene a realizzare quando un sistema vulnerabile si trova esposto ad una situazione specificamente pericolosa, laddove intendiamo per pericolo una situazione in grado di indurre un danno nei sistemi coinvolti. L’emergenza può essere così considerata e ridefinita come “la manifestazione di vulnerabilità presente in un determinato territorio”. A.A.V.V. L’assistenza psicologica nelle emergenze. Ed. Erickson Castelli C., Sbattella F. Psicologia di disastri Ed. Carocci
  • 23. Un territorio è reso vulnerabile da tre sistemi che interagiscono tra loro: il sistema naturale, che genera vulnerabilità geofisica e ambientale; il sistema sociale, che genera vulnerabilità sociale; ha a che fare con la quantità e la tipologia delle persone che vivono in un determinato territorio; il sistema politico-economico, detto anche organizzativo, che genera vulnerabilità gestionale ed economica, ha a che fare con la struttura e l’organizzazione del gruppo sociale.
  • 24. Si definisce fase latente dell’emergenza la descrizione del bilancio complessivo di vulnerabilità di ciascun territorio . In questa fase, poiché i sistemi potenzialmente pericolosi non hanno ancora sviluppato la propria azione distruttiva, si può intervenire preventivamente per attenuare il rischio.
  • 25. La grande sfida per la Protezione civile, e per i volontari che non vogliono limitarsi al ruolo di soccorritori, è proprio riuscire ad incidere sulla fase latente delle emergenze, riducendo la vulnerabilità dei territori.
  • 26. In particolare, quest’aspetto, coinvolge la psicologia dell’emergenza e i professionisti dell’agire sociale, poiché la possibilità di intervento sulle diverse dimensioni della vulnerabilità, varia da un minimo di possibilità d’intervento sul sistema naturale a una massima possibilità di azione sul sistema politico-organizzativo.
  • 27. Nella fase manifesta, invece, l’emergenza è un evento concreto che richiede una azione di risposta immediata, attraverso la mobilitazione di risorse e l’attivazione di capacità operative. Da un punto di vista organizzativo, occorre mettere insieme e coordinare le varie forze che intervengono per dare una risposta immediata all’urgenza dell’evento critico.
  • 28. In conclusione, abbiamo visto come l’imprevedibilità delle catastrofi n realtà corrisponda a livello psicosociale alla vulnerabilità degli stessi sistemi sociali la cui organizzazione è resposabilità dei sistemi politici. Da ciò dipende anche il significato di:
  • 30. Definizione terminologica (Vocabolario della lingua Italiana, Devoto G. e Oli G.C.) Vittima: Essere vivente, animale o uomo, che viene consacrato alla divinità e ucciso nel sacrificio; chi perde la vita in seguito a calamità o disgrazie: le v. del terremoto, le v. della strada chi subisce un danno ad opera dei suoi simili oppure a causa del proprio carattere o temperamento, o perchè incapace di reagire, ritenersi a torto trascurato, osteggiato o danneggiato.
  • 31. Definizione terminologica (Vocabolario della lingua Italiana, Devoto G. e Oli G.C.) Superstite: chi sopravvive ad altri, o è scampato ad una sciagura in cui altri hanno trovato la morte: genitori s. ai figli, i s. del terremoto di cose sopravvissute all’opera distruttrice degli uomini e del tempo
  • 32. Essere vittima presuppone delle dimensioni affettive quali: Subire l’evento Disperazione Depressione Rassegnazione Incapacità.
  • 33. Essere sopravvissuto presuppone delle dimensioni affettive e comportamentali quali: Affrontare l’evento, reagire Risorgere Indipendenza Determinazione.
  • 34. I due termini indicano una evoluzione nel senso maturativo di superamento ed elaborazione di una condizione di estrema inferiorità umana verso un nuovo equilibrio bio -psico - sociale, per cui affettivamente si passa dallo stato di vittima a quello di superstite per ritornare a quello di persona nel pieno equilibrio con l’ambiente
  • 35. E’ importante considerare che un evento disastroso non comporta esperienze dello stesso tipo e della stessa intensità per tutte le persone e che le vittime abbiano vissuto la calamità avendo alle spalle storie simili ed esperienze di traumi passati. Ogni superstite vive il disastro in modo unico e personale. Ogni superstite è un unico individuo.
  • 36. Reazioni di stress Indicatori Condivisi Le differenze individuali dovute a fattori personali e culturali sono importanti per comprendere il significato delle reazioni di stress delle vittime durante e dopo il disastro, tuttavia, per comprendere e valutare le reazioni delle vittime ci si può riferire a degli indicatori condivisi
  • 37. Indicatori Condivisi Tipo di Evento che comprende: intensità dell’evento, imprevedibilità e probabilità di ripetizione, minaccia di morte, gravità ed estensione dei danni, valore simbolico dei contesti interessati
  • 38. Indicatori Condivisi variabili proprie della vittima quali: bassa autostima, bassa percezione di controllabilità degli eventi preesistenti disturbi psicopatologici elevata reattività psicosomatica preesistenti disturbi di personalità comportamento antisociale tendenza a fronteggiare problemi emotivi con strategie di ipercontrollo ed evitamento sesso femminile basso livello socio-economico, disfunzionamento relazionale familiare precedenti esposizioni a traumi specialmente se non superati
  • 39. Indicatori Condivisi risposta soggettiva all’evento stressante: risorse interne di cui la persona dispone, capacità di farsi aiutare e di trarre giovamento dagli aiuti offerti supporto e risorse sociali : qualità e tempestività degli interventi di aiuto, relazioni sociali che forniscano supporto emotivo, collaborazione della rete sociale nel post- emergenza.
  • 40. Fattori associati allo stress da calamità Le persone esposte direttamente ai pericoli e al rischio di morire sono quelle che probabilmente subiranno le conseguenze più gravi. A prescindere dal tipo di stressor, la forza dello stimolo agente è un forte predittore di chi risentirà maggiormente i danni.
  • 41. Quanto più si vedono immagini stressanti, si percepiscono odori, si odono suoni o si subiscono lesioni fisiche, tanto maggiore è la probabilità che si manifesti lo stress post-traumatico. Anche i familiari delle vittime rischiano il così detto trauma vicario.
  • 42. esempi di fattori stressanti: Lesioni personali Decesso o lesioni subite dalla persona amata, figli, ecc. Perdita di beni materiali Stress persistente Reazioni di stress di altre persone significative Traumi precedenti Aspettative su di sé Esperienza precedente in situazione di calamità Percezione e interpretazione delle cause Livello di sostegno sociale
  • 43. Un disastro coinvolge molte persone: Chi subisce l’evento I parenti, gli amici cari I soccorritori La comunità Le persone con equilibrio psichico fragile Tutti quelli che possono essere coinvolti
  • 44. Classificazione delle Vittime (Taylor, Frazer 1981) Vittime di primo livello: persone esposte direttamente alla calamità Vittime di secondo livello: parenti ed amici delle vittime Vittime di terzo livello: soccorritori
  • 45. Vittime di quarto livello: la comunità coinvolta nel disastro Vittime di quinto livello: persone il cui equilibrio psichico è tale che possono reagire con disturbi emozionali Vittime di sesto livello: persone che si sentono coinvolte per motivi indiretti.
  • 46. Come aiutare i sopravvissuti Nella prima fase del Post impatto: Garantire i bisogni materiali essenziali (alloggio, vestiario, cibo, acqua, privacy, sonno) Riunire i nuclei familiari, aiutare a rintracciare i propri cari, ricompattare la comunità Proteggere le persone confuse, offrire informazioni su ciò che sta succedendo con indicazioni chiare. Porsi in un atteggiamento di ascolto non intrusivo
  • 47. Nelle fasi successive: Valorizzare al massimo le risorse della comunità ( reti, rituali, feste) Ponte con il passato ed elemento di continuità Restare sempre disponibili all’ascolto accettante, i sopravvissuti hanno bisogno di raccontare anche più volte l’evento Proporsi in modo calmo e rassicurante, confortare, comunicare in modo chiaro, con attenzione a tutti gli aspetti non verbali
  • 48. Aiutare i sopravvissuti al ritorno alla quotidianità ( scuola, lavoro) a riprendere il controllo della propria vita; Affrontare i problemi di salute Rassicurare sulla normalità delle reazioni da stress Accettare anche il silenzio Aiutare ad aiutarsi.
  • 49. Gruppi Maggiormente a Rischio Bambini, Anziani, Persone sole, Poveri, Persone non autosufficienti, Gruppi etnici minoritari; Persone che usufruivano dei servizi psicologici già prima del disastro; Soccorritori.
  • 50. Persone a rischio Chi si è trovato in pericolo di vita, o ha perso improvvisamente qualcuno Chi ha subito perdite estreme, perdita della casa Chi è stato sottoposto a richieste emozionali intense da parte di superstiti Chi ha avuto problemi psichiatrici in passato Chi ha già avuto perdite importanti, soprattutto, nell’ultimo anno
  • 51. Di fronte ad un evento drammatico improvviso e violento i bambini provano emozioni molto intense: Angoscia Paura Timore di essere separati dai genitori Timore di venir abbandonati Paura di morire I pianti l’attaccamento ai genitori, gli incubi, la confusione i comportamenti aggressivi sono frequenti Queste reazioni anche se sono normali e transitorie non bisogna lasciarsi spaventare e rassicurare i genitori e tutte le persone che si prendono cura dei bambini
  • 52. Gli anziani possono avere reazioni altrettanto particolari come i bambini Le reazioni dipendono dallo stadio di vita nel quale si trovano Possono aumentare insicurezza,vulnerabilità, senso di impotenza Incertezza, il senso della morte è molto forte: potranno vivere ancora abbastanza per ricostruire la loro vita? La catastrofe può risvegliare traumi antecedenti (guerra ed altri disastri)
  • 53. Un aiuto agli anziani Perdere parti importanti dell’identità personale e storica (casa, beni, foto…)può aumentare l’isolamento sociale dell’anziano e favorire l’insorgere di sindromi depressive Proteggere gli anziani dagli abusi e soprusi, con particolare attenzione alle donne (vedove, donne che vivono sole) I ricordi dolorosi possono aumentare il senso di stordimento e sopraffazione.
  • 54. L’ aiuto psicologico la speranza, deriva, oltre dalle parole, dai gesti, dal contatto fisico, dalla serenità dell’ambiente familiare, dalla ripresa delle abitudini familiari e sociali. La rassicurazione costante combatte l’incertezza e ridona fiducia Dott.ssa Floriana De Michele http://www.studiopsicologiaabruzzo.it