1. LAVORAZIONE ARTIGIANALE, IL LEGNO DEGLI
STRADIVARI E IL CORAGGIO DI OSARE NELLE
LINEE DI STRUMENTI DALLA TRADIZIONE
ANTICHISSIMA: COSÌ I PIANOFORTI DI SACILE,
IN FRIULI, HANNO SFONDATO IL MONOPOLIO
DEL MERCATO D’ALTA GAMMA, ARRIVANDO
PERFINO IN CINA E NELLE GRANDI SCUOLE USA
DI FRANCESCO PERUGINI
ARMONIA
MAESTRIA
«Perché sempre più pianisti scelgono strumenti che costano oltre
200 mila dollari?». La domanda se l’è posta l’Economist qualche
mese fa per raccontare l’ascesa vertiginosa di Fazioli tra i virtuo-
si degli 88 tasti bianchi e neri. Ma come mai il settimanale britan-
nico sempre impegnato sui grandi temi dell’attualità, della politi-
ca e della finanza si concede una simile digressione in campo mu-
sicale? Perché l’affermazione dei pianoforti friulani rappresenta un
caso esemplare di strategia aziendale di successo in un mercato
fortemente segmentato.
Per capire le ragioni di questa ascesa, bisogna partire necessaria-
mente da Sacile, provincia di Pordenone. Qui è nata, ufficialmen-
te 25 anni fa, la storia di questi strumenti realizzati in maniera to-
talmente artigianale, una lavorazione che garantisce un suono uni-
co e inconfondibile. Il loro segreto è, però, ancora più antico del-
la maestria dei 50 operai dell’azienda: è nascosto nel legno di abe-
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Fazioli
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2. MONOPOLIO INFRANTO
Mentre nella fascia bassa si era registrato negli anni l’inserimen-
to importante della giapponese Yamaha, il top di gamma era
stato per decenni monopolio dell’azienda tedesco-americana
Steinways: 63 mila dollari di prezzo base – meno di un terzo ri-
spetto ai Fazioli – e capacità produttiva di oltre 2 mila pezzi l’an-
no. Un concorrente, insomma, prestigioso ma in fondo “econo-
mico”, apprezzato e difficile da superare in un mondo molto tra-
dizionale. È stata solo la qualità assoluta degli strumenti friulani
a consentire di scalfire pezzo dopo pezzo il dominio degli storici
rivali: il momento decisivo – se non del sorpasso, ma della consa-
crazione – è stato l’ordine ricevuto dalla famosa Juilliard School
di New York. Forte di una collezione di 275 Steinways, cinque
anni fa la più famosa istituzione musicale Usa ha comprato il pri-
mo Fazioli e attende la consegna di altri due esemplari entro la
fine di quest’anno. «Gli Steinways hanno un suono dal colore più
scuro», ha detto il capo tecnico dei pianoforti della Juilliard, Ste-
phen Carver, «ma molti direbbero che quello degli italiani è più
ricco». Merito della rigida selezione dei materiali – per la tavola
armonica, il cuore dello strumento, può essere utilizzato solo le-
gname di elevata elasticità e tenacia, basso peso specifico e asso-
luta regolarità e linearità delle venature – e della lavorazione arti-
gianale, che dalla formatura del fasciame al prodotto finito richie-
de circa due anni. «L’azione è incredibilmente rispondente a ogni
variazione nel tocco, tutto quello che immagino nella mia testa
posso riprodurlo con le dita», spiega una vera fan del brand, An-
gela Hewitt, rinomata interprete di Bach, «altri pianoforti possono
essere molto belli, ma risultano meno interessanti, perché il suo-
no non può essere modificato con la stessa estensione». La vendi-
ta avviene solo su ordinazione – per la consegna ci vogliono non
meno di otto mesi – e dal 2009 a Milano è aperto uno showroom
nei pressi del Conservatorio, non lontano dal Teatro alla Scala.
NUOVI,MA ANTICHI
Solo all’apparenza il pianoforte vive immutato da secoli. La mec-
canica e i processi produttivi, invece, si sono in realtà profonda-
mente modernizzati: a partire
dalla costruzione dei tasti che
non sono più realizzati in avo-
rio, ma in una miscela cerami-
co-plastica. Nel solco di un’as-
soluta classicità, dunque, c’è
spazio per l’innovazione. Una
strada che Fazioli ha intrapre-
so con impegno e determi-
Pur inventati da un italiano,
non esisteva nessun brand tricolore
specializzato nella produzione
di questi strumenti
te rosso della Val di Fiemme, la cosiddetta “foresta musicale”.
Qui Antonio Stradivari si procurava la materia prima per costrui-
re i suoi celeberrimi strumenti a corde, violini in particolare. Pro-
prio per la vicinanza con questa riserva aurea di note dolcissi-
me, fu qui che il romano Paolo Fazioli decise di mettere in piedi
l’avventura della sua vita: un’impresa che portasse il suo nome,
ma che soprattutto sembrava incarnare un destino scritto nel suo
dna. Figlio di produttori di mobili, si era laureato in Ingegneria af-
fiancando agli studi tecnici la passione per la musica che lo ave-
va portato a diplomarsi in pianoforte al conservatorio: familiari-
tà con il legno, profonda conoscenza delle leggi fisiche e amore
per gli spartiti si sono fusi così nell’idea di avviare la prima azien-
da di pianoforti italiani. Nonostante lo strumento più famoso sia
stato inventato proprio da un nostro connazionale – il padovano
Bartolomeo Cristofori ospite della corte di Cosimo III de’ Medi-
ci dalla fine del 600 – non esisteva allora nessun brand specializ-
zato in questo settore.
PREFERITO DAI GRANDI
Grazie dunque alla competenza tecnico-scientifica, alla manua-
lità e alla cura artigianali, all’attenta selezione dei materiali e a
una continua ricerca tecnologica, è nata e si è affermata una tra-
dizione che è garanzia di un suono inimitabile, capace di affer-
marsi sul panorama internazionale e di conquistare le preferen-
ze di alcuni dei più grandi virtuosi del mondo: Vladimir Ashke-
nazy, Alfred Brendel, Hélène Grimaud, Friedrich Gulda, Angela
Hewitt e Nikita Magaloff hanno spinto l’affermazione di Fazioli
negli anni ’80 e ’90. Nel 2001 l’azienda ha fatto il grande salto,
spostando la produzione in un nuovo stabilimento da 5 mila me-
tri quadri, concepito per rispondere alle specifiche esigenze co-
struttive di un pianoforte e sostenere il ritmo di 130 esemplari al-
l’anno per i sei modelli della gamma (e ora si sta lavorando per
portarne la capacità a 170, quasi raddoppiando lo stabilimento).
Dotato dei più moderni sistemi di funzionalità, luminosità, cli-
matizzazione, il nuovo sito ha anche una forte impronta ecologi-
ca: grazie ai pannelli solari, si riesce a risparmiare una tonnellata
di anidride carbonica per ciascuno strumento realizzato. Le diffi-
coltà oggettive della nostra economia, ma anche uno scetticismo
profondo quanto ingiustificato per un pianoforte italiano, spingo-
no le vendite soprattutto verso l’export: Europa, America, Cana-
da, Cina, Giappone e Asia in generale, incluse Thailandia e In-
donesia. Il mercato di questi strumenti vive un momento di velo-
ce ripresa: nel 2014 le vendite globali sono passate da 293 a 304
milioni di dollari. E a Pechino, uno dei mercati più interessanti,
nel 2005 venivano acquistati 2 mila pianoforti all’anno, due anni
fa è stata sfondata quota 6 mila.
I pianoforti Fazioli non
temono di affrontare
il campo del design,
stravolgendo forme
antiche quanto la
storia stessa dello
strumento. Dopo
l’esperimento di
successo con il
modello “M. Liminal”,
progettato dallo
studio Nyt Line con
forme asimmetriche
ispirate al mare, nel
2016 ha debuttato
al Musikmesse di
Francoforte “Aria”
(foto sopra), ispirato
appunto a forme alate.
ARIA E ARIE
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3. OPERA CERTOSINA
Ogni pianoforte
Fazioli è il frutto
di un’attenta
selezione: per la
tavola armonica,
il cuore dello
strumento, può
essere utilizzato
solo legname di
elevata elasticità
e tenacia, basso
peso specifico
e assoluta
regolarità e
linearità delle
venature. La
lavorazione
artigianale,
dalla formatura
del fasciame al
prodotto finito,
richiede circa
due anni
Nasce a Sacile la Fabbrica
di pianoforti Fazioli. In febbraio,
i prototipi sono esposti
per la prima volta alla Frankfurt
Musikmesse dove la comparsa
di un produttore italiano
suscita particolare clamore.
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Inizia la collaborazione
con il Centro Ricerche
Zanussi Zeltron, con lo scopo
di studiare e migliorare
la qualità del suono.
Cominciano a essere
conseguiti i primi successi sul
versante artistico.
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Il prototipo del primo F308,
il pianoforte più lungo ancora
oggi disponibile sul mercato,
viene tenuto
a battesimo al Teatro
Comunale di Monfalcone
dal pianista francese François
Joël Thioller.
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La ricerca acustica
per ottenere il suono
migliore è continua,
così come quella
relativa ai materiali
e alle lavorazioni
nazione, dando spazio all’inventiva estetica e addirittura al de-
sign: come nel caso del modello “M. Liminal”, progettato dal-
lo studio Nyt Line con forme asimmetriche ispirate al mare. Una
collaborazione di successo che ha portato al bis con “Aria”, pia-
noforte dalle forme alate presentato nel 2016 al Musikmesse di
Francoforte.
Non c’è limite alle personalizzazioni cromatiche ed estetiche: il
“Marco Polo”, commissionato dalla Cina, è un pianoforte laccato
rosso che nasconde un quadro del Canaletto sul fondo del coper-
chio. Non appena viene aperto, ancor prima di iniziare a suona-
re, lo strumento celebra naturalmente i legami tra il Paese asiatico
e Venezia. Il modello chiamato “Silver” è figlio della collabora-
zione con Norman Foster: il celebre architetto ha ideato l’insolito
abbinamento tra uno strumento totalmente laccato in nero luci-
do e l’argento del telaio di ghisa e dei componenti metallici cro-
LA STORIA,
IVOLTI
E LE IDEE
CHE HANNO
RESO
ECCELLENTE
IL BRAND
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