1. Platone: i dialoghi e i miti
Istituto San Luca - Moncalieri
a cura della Prof.ssa Giusy Cavalieri
2. Al termine della guerra del Peloponneso (404 a.C.) Atene
viene sconfitta da Sparta, che impone alla città un regime
oligarchico (Trenta Tiranni, 403 a.C.), subito però
rovesciato da una rivolta popolare sostenuta dal partito
democratico. Mentre Socrate viene messo a morte (399
a.C.) la seconda sofistica comincia ad accentuare i caratteri
distruttivi della propria posizione filosofica. L'aristocratico
Platone reagisce a questa situazione di crisi politicoculturale cercando uno stabile punto di riferimento e
trovandolo nella figura altamente idealizzata del proprio
maestro, Socrate.
L'insegnamento socratico diventa allora la materia per
l'elaborazione di una posizione che valorizzi il richiamo alla
virtù, al bene collettivo ed alla giustizia come forma di
reazione alla decadenza della città.
3. Nato ad Atene da famiglia aristocratica (427-347 a.C.) è
inizialmente discepolo di Cratilo, per poi seguire gli
insegnamenti di Socrate. Alla sua morte reagisce con la
proposta di una radicale rivoluzione filosofica, che abbia come
finalità l'acquisizione di contenuti stabili ed universali, i quali a
loro volta possano costituire alti fondamenti per una nuova
civiltà politica, basata sul bene e l'idea di giustizia. Visita
Megara, l'Egitto e Cirene. Giunge a Siracusa, dove conosce il
tiranno della città, Dionigi il Vecchio. Accusato di sovversione
per i suoi progetti di riforma filosofico-politica, viene
incarcerato e poi venduto come schiavo. Liberato, ritorna ad
Atene e qui fonda la propria scuola: l'Accademia (387 a.C.).
4. Con la presa del potere a Siracusa di Dionigi il Giovane
Platone ritenta l'avventura politica, di nuovo insieme a
Dione. Ma ancora fallisce nei suoi propositi. Platone
ritornerà a Siracusa una terza volta (361 a.C.). Ritorna
però definitivamente ad Atene, per incomprensioni
manifeste con il tiranno siracusano, e si dedica
all'insegnamento nella sua scuola, sino alla morte.
5. Le opere di Platone sono state organizzate in nove
tetralogie (la parola è formata dal prefisso di origine
greca tetra "quattro" seguito da logia "opera")
Scritti giovanili o socratici. Apologia, Critone, Ione, Lachete,
Liside, Carmide, Eutifrone, Eutidemo, Ippia minore, Cratilo,
Ippia maggiore, Menesseno, Gorgia, Repubblica (I),
Protagora.
Scritti della maturità. Menone, Fedone, Simposio,
Repubblica (II-X), Fedro.
Scritti del periodo autocritico. Parmenide, Teeteto, Sofista,
Politico, Filebo, Timeo, Crizia, Leggi. Lettere (VII-VIII).
Dottrine non scritte Intorno al Bene.
6. Seguendo gli insegnamenti del proprio maestro Socrate,
Platone utilizza la forma letteraria del dialogo per
permettere alla filosofia la dimensione della ricerca aperta,
del discorso che ritorna sempre su se stesso per
perfezionarsi nel radicamento reale e nella giustificazione
ideale.
La vicinanza alla figura ed alla personalità di Socrate si
esprime pure con la sottolineatura da parte di Platone
dell'importanza del discorso non scritto,
dell'interrogazione e dell'argomentazione orale, libera
nel proprio movimento di precisazione e legittimazione.
7. La filosofia diventava esempio di quella autoregolazione
ed autodeterminazione che avrebbe dovuto seguire nei
propri stessi ordinamenti cittadini il popolo ateniese.
La volontà di essere vicino alla mentalità popolare e di
persuaderla al miglioramento del pensiero e dell'azione
induce Platone ad utilizzare, poi, frequentemente il
mito. va infatti inteso come esposizione di un pensiero
Il mito
ancora nella forma di racconto, quindi non come
ragionamento puro e rigoroso. Ha una funzione allegorica e
didascalica, presenta cioè una serie di concetti attraverso
immagini che facilitano il significato di un discorso piuttosto
complesso, per renderne comprensibili i problemi,
determinando nell’ascoltatore un atteggiamento positivo nei
confronti dello sviluppo della riflessione.
8. Quella che in termini storici possiamo chiamare "filosofia
platonica" è sorta dalla riflessione sulla politica,
esattamente, come scriverà Koyrè: tutta la vita filosofica
di Platone è stata determinata da un avvenimento
eminentemente politico, la condanna a morte di Socrate
La riflessione sulla politica diventa, in altre parole, riflessione sul
concetto di giustizia, e dalla riflessione su questo concetto sorge
un'idea di filosofia intesa come processo di crescita dell'Uomo.
Fin dalle prime fasi di questa riflessione, appare chiaro che per il
filosofo ateniese risolvere il problema della giustizia significa
affrontare il problema della conoscenza.
9. La teoria della conoscenza, viene esposta dal filosofo
attraverso un mito, raccontato all’inizio del settimo libro
della Repubblica
10.
11. Immaginiamo che alcuni schiavi vivano incatenati in una
caverna, con le spalle all’uscita e il viso rivolto verso la parete
di fondo. Immaginiamo poi che fuori dalla caverna ci sia un
muro, oltre il quale passano degli uomini che portano statue
sulle spalle, raffiguranti tutti i generi di cose e che dietro di
loro arda un fuoco, mentre in alto splende il sole.
Gli schiavi della caverna, vedendo proiettate sul fondo
della stessa le ombre delle statue e udendo – per effetto
dell’eco- le voci di chi passa fuori, crederanno – non
avendo visto mai altro- che questa sia la vera realtà.
Ma supponiamo che uno di loro riesca a liberarsi…
Cambierebbe la sua opinione. Prima, vedendo le statue,
sarebbe convinto che esse siano la vera realtà, poi,
procedendo verso l’esterno, attribuirebbe agli uomini
che portano le statue il carattere di vera realtà
12. ed infine, abituatosi alla luce del sole, capirebbe che esso,
con la sua luce è causa di tutte le cose visibili.
13. Rappresentazione dei diversi livelli della realtà. Le ombre
sono le pure apparenze; le statue sono le cose sensibili;
gli uomini e gli oggetti sono le Idee; il Sole simboleggia
l’Idea del Bene o Idea Somma.
Normalmente gli uomini sono tenuti prigionieri,
costretti ad osservare delle semplici ombre di forme
che non sono neanche dei veri oggetti; essi possono
essere trovati soltanto "fuori della caverna", cioè nel
mondo intelligibile delle forme conosciute dalla
ragione e non dalla percezione.
14. Inoltre, dopo aver fatto ritorno dalla contemplazione del divino alle
"cose umane", l'uomo-filosofo rischia di fare una "cattiva figura" se,
« …prima ancora di avere rifatto l'abitudine a questa tenebra recente,
viene costretto a contendere nei tribunali o in qualunque altra sede
discutendo sulle ombre della giustizia o sulle copie che danno luogo a
queste ombre, e a battersi sulla interpretazione che di questi problemi
dà chi non ha mai veduto la giustizia in sé. »
Chiaramente Platone si riferisce, tra le righe, al processo che
Socrate dovette subire: tutto il mito, infatti, diviene una
metafora della vita del filosofo ateniese, che riuscì a risalire
la strada verso la verità, ma venne ucciso per aver tentato di
portarla agli uomini, incatenati al mondo dell'opinione.
15. Secondo Platone l’uomo arriva alla conoscenza delle idee, attraverso
l’anima, con la metempsicosi , ovvero nell’intervallo di tempo che
percorre dalla morte alla reincarnazione.
L’uomo arriva a conoscere il mondo visibile o illusorio attraverso i
sensi .
L’uomo arriva a conoscere il mondo intelligibile attraverso le idee ,
le quali costituiscono gli aspetti universali della realtà.
L’uomo ha accesso alla conoscenza mediante l’anamnesi nella
quale ricorda ciò che ha contemplato durante il ciclo della
reincarnazione.
16. La teoria della conoscenza , come detto
precedentemente, può essere spiegata mediante una
retta. Platone immagina di dividere in 2 partii, di cui una
più piccola e una più grande, una retta. Questi segmenti
rappresentano la dòxa (in greco δόξα )segmento più
piccolo = conoscenza sensoriale e l’epìsteme (in greco
ἐπιστήμη ) segmento più grande= conoscenza
intellettuale.
17. Immaginiamo un segmento bisecato, rappresentante il
mondo visibile da una parte (C-E), e il mondo intelligibile
dall'altra (A-C). Quello visibile, dato che è accessibile alla
nostra percezione, è rappresentato dal tratto più lungo.
Suddividiamo poi ulteriormente i due segmenti, in modo
da ottenere quattro parti. Anche questa volta, alla sfera
del concreto va riservato il segmento più lungo.
18. Secondo Platone la conoscenza si articola in 2 stadi:
l'opinione (doxa) e
la scienza (episteme).
L'opinione a propria volta si divide in immaginazione (eikasia scritta
εἰκασία) e credenza (pistis scritta πίστις), mentre la scienza si divide in
pensiero discorsivo (diànoia scritta διάνοια) e intellezione (nòesis scritta
νόησις).
Nòesis- Forme intelligibili più alte, perché raggiunte e sviluppate per via
puramente speculativa (AB): la filosofia, cioè la vera scienza.
Diànoia - Forme di verità intelligibili, ma meno alte, perché basate su un
riscontro empirico (BC): la geometria e le scienze in genere.
Pistis- Gli oggetti visibili (CD): gli animali, le piante, gli uomini e tutte le loro
produzioni.
Eikasia- Le manifestazioni di oggetti visibili (DE), ossia le immagini: le
ombre, i riflessi nell'acqua, i miraggi, le illusioni ottiche