Lezione 2.2 del Progetto "L'Ospedale Va a Scuola" a cura dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma in collaborazione con l'Istituto Bambino Gesù per la Salute del Bambino e dell'Adolescente.
1. LA PESTE
La prima pandemia della storia
La peste è stata protagonista di terribili epidemie fin dall'antichità; la più nota è quella esplosa in
Europa fra il 1347 e il 1353, che decimò quasi un terzo della popolazione. Tre grandi pandemie
hanno attraversato la storia: l’ultima solo nel secolo scorso.
CHE COS’È
La peste è una malattia infettiva di origine batterica causata dalla Yersinia pestis, un
coccobacillo appartenente alla famiglia Enterobatteriaceae. Questa zoonosi è generalmente
veicolata da pulci di roditori selvatici e urbani, che rappresentano il serbatoio dell'infezione.
Topi, gerbilli, scoiattoli, marmotte e cani della prateria. In determinate condizioni, l'infezione può
essere trasmessa anche dagli animali domestici, come i gatti e, raramente, i cani. Non sono
coinvolti, dunque, solo i famigerati ratti!
La Yersinia pestis resiste a lungo nell'acqua e nei suoli umidi, nelle carcasse dei roditori infetti e, in
genere, nei materiali organici essiccati.
L'instaurarsi di cambiamenti ambientali e climatici (es. prolungate siccità) può dare luogo
periodicamente a improvvise ed estese morie di roditori, che lasciano le pulci prive della loro fonte
di nutrimento preferita. Tali condizioni inducono questi parassiti, a ripiegare su altri mammiferi,
come gli animali domestici e, occasionalmente, l'uomo.
La peste è una patologia potenzialmente molto grave, con una mortalità del 60% circa, che scende
tuttavia a 8-10% se viene iniziata tempestivamente un'adeguata terapia antibiotica. La peste è
diffusa in tutto il Mondo, in maniera irregolare: globalmente l'OMS riporta dai 1.000 ai 3.000 casi
ogni anno, distribuiti soprattutto tra Africa, Asia e Sudamerica.
COME SI TRASMETTE ALL’UOMO
L'uomo viene contagiato occasionalmente tramite il morso di una pulce infetta; più raramente,
la peste viene acquisita attraverso il contatto diretto, l'inalazione di particelle (come espettorato e
feci di animali o persone malate) o, ancor meno spesso, l'ingestione di materiale organico
proveniente da animali infetti. In corso di epidemie, la trasmissione può avvenire direttamente da
uomo a uomo attraverso l'inalazione di goccioline respiratorie (droplets) provenienti da pazienti
con infezione polmonare (peste polmonare).
QUALI SONO I SINTOMI
Il microrganismo, una volta penetrato attraverso la cute, raggiunge i linfonodi ingrossandoli e
causando i caratteristici "bubboni", riuscendo, talvolta, a raggiungere il flusso sanguigno e
i polmoni dando origine a forme ancora più gravi. I sintomi più frequenti sono febbre elevata, mal
di testa, dolori articolari, nausea e vomito, oltre ai già citati bubboni; negli stati più avanzanti
compaiono letargia, ipotensione e dispnea che danno al malato un colorito scuro, da cui il
nome peste nera; la morte sopraggiunge in pochi giorni.
LA PESTE NELLA STORIA
Lo storico Tucidide e il poeta e filosofo Lucrezio hanno raccontato con dovizia di particolari la
terribile peste di Atene del 430 a.C. Ma la prima epidemia di peste storicamente attribuibile con
certezza a Yersinia pestis fu la peste di Giustiniano, che scoppiò nel 541 d.C. a Costantinopoli.
Sembra che sia stata responsabile della morte di circa il 40% della popolazione della
capitale bizantina per poi propagarsi, a ondate, per tutta l'area mediterranea fino al 750 circa,
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2. causando dai 50 ai 100 milioni di vittime, arrivando pertanto a essere considerata la
prima pandemia della storia.
La seconda pandemia dopo quella di Giustiniano fu quella che dilagò intorno al 1300 nota
come peste nera . Importata dal nord della Cina attraverso l'Impero Mongolo, si diffuse in fasi
successive alla Turchia asiatica ed europea per poi raggiungere la Grecia, l'Egitto e la penisola
balcanica; nel 1347 si trasmise alla Sicilia e da lì a Genova; particolarmente violenta fu l'epidemia
a Firenze, dove Giovanni Boccaccio ne fu testimone raccontandola nel Decameron.
Nel 1353, dopo aver infettato tutta l'Europa, i focolai della malattia si ridussero fino a scomparire.
Secondo studi moderni la peste nera uccise almeno un terzo della popolazione del continente,
provocando verosimilmente quasi 20 milioni di vittime.
COME LA PANDEMIA CAMBIÒ LA SOCIETÀ
Oltre alle devastanti conseguenze demografiche, la peste nera ebbe un forte impatto nella società
del tempo. La popolazione in cerca di spiegazioni e rimedi arrivò talvolta a ritenere responsabili del
contagio gli ebrei, dando luogo a persecuzioni e uccisioni; molti attribuirono l'epidemia alla
volontà di Dio e di conseguenza nacquero diversi movimenti religiosi, tra cui uno dei più celebri fu
quello dei flagellanti.
In Italia la peste risparmiò parzialmente Milano che contò 15 000 morti su una popolazione di circa
100 000 anime, mentre a Firenze uccise quattro quinti degli abitanti. Sono state fatte
supposizioni sul perché Milano riuscì a limitare i decessi: alcune di esse si focalizzano sulla forte
autorità dei Visconti che imposero rigide limitazioni sull'ingresso di merci e persone in città, e
segregarono in casa le famiglie in cui si sospettava che tra i membri vi fosse un infetto, mentre altri
suggeriscono che il motivo sia da trovarsi nei vasti territori rurali poco fuori dalla città che
permisero a molti di trovare un rifugio.
La peste nera provocò un mutamento profondo nella società dell'Europa medievale. Come
conseguenza della pandemia del 1347-1353, le autorità incominciarono a sviluppare, e continuarono
a farlo per i quattro secoli successivi, ordinanze e regolamenti atti a tentare di prevenire o curare la
peste che, ciononostante, continuò a ripresentarsi a cadenza quasi periodica. Ogni qualvolta ci fosse
un'avvisaglia di una nuova epidemia, si prese l'abitudine di limitare i movimenti di merci e
persone istituendo quarantene, certificati sanitari e migliorando le condizioni igieniche delle
città. Successivamente vennero creati comitati o ufficiali sanitari provvisori.Ad esempio, Milano
istituì un ufficio di sanità permanente nel 1450 e realizzò il lazzaretto di San Gregorio.
La peste fece sì che la medicina si emancipasse dalla tradizione galenica. Le bolle pontificie di papa
Sisto IV e papa Clemente VII consentirono che si sezionassero cadaveri, pur di scoprire le cause
dalla malattia.
In caso di peste l'unico dovere del medico era di invitare l'ammalato a confessarsi. Il rimedio cui i
medici più frequentemente ricorrevano erano fumigazioni con erbe aromatiche. Papa Clemente VI,
per tutta la durata dell'epidemia, rimase rinchiuso presso gli appartamenti del palazzo di Avignone;
in una stanza, in particolare, erano perennemente accesi due grandi falò, dove il pontefice
soggiornava per buona parte del tempo. È probabile che in questo modo riuscì a sfuggire al
contagio, in quanto il calore allontana le pulci.
Per cercare di contenere l'epidemia, i vari governi delle città italiane incominciarono a nominare
funzionari addetti alla salute pubblica, come a Firenze, Venezia e Pistoia. Questi ordinarono la
chiusura dei mercati, il divieto di rivendita dei vestiti degli appestati e proibirono i
funerali. Incominciò a farsi strada anche l'idea di isolare i malati. Le città non fecero più entrare
le persone provenienti da regioni in cui l'epidemia era accertata. Nel 1377 a Ragusa le navi
provenienti da zone infette dovevano aspettare un mese, prima di poter entrare in porto. Per i
viaggiatori terrestri i giorni divennero quaranta, poiché se una malattia si fosse manifestata dopo
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3. questo momento, secondo Ippocrate, non sarebbe potuta essere una malattia acuta, ma una cronica,
quindi non peste.
Importanti epidemie successivamente si registrarono nel territorio milanese nel biennio 1576-1577,
nell'Italia settentrionale nel 1630 (immortalata da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi).
La peste del 1630 fu un'epidemia di peste bubbonica diffusasi in Italia nel periodo tra il 1629 e
il 1633 che colpì diverse zone del Settentrione, il Granducato di Toscana, la Repubblica di Lucca e
la Svizzera, con la massima diffusione nell'anno 1630. Il Ducato di Milano, e quindi la sua capitale,
fu uno degli Stati più gravemente colpiti. Si stima che in Italia settentrionale tra il 1630 e il 1631
morirono per la peste 1.100.000 persone su una popolazione complessiva di circa 4 milioni.
La terza pandemia di peste partì dalla Cina nel 1855, propagandosi per tutta l'Asia e uccidendo
circa 10 milioni di persone nella sola India. Dodici focolai in Australia tra il 1900 e il 1925
provocarono oltre mille morti, principalmente a Sydney; ciò portò alla creazione di un dipartimento
di sanità pubblica che intraprese alcune ricerche all'avanguardia sulla trasmissione del morbo dalle
pulci di ratto agli esseri umani.
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