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FACOLTÀ TEOLOGICA DI SICILIA


  Il Movimento Ecumenico
         V lezione

                           Prof. Antonino PILERI BRUNO




           A.A 2012-2013
Lezione quinta

 Apertura del Concilio Vaticano II al Movimento Ecumenico;

 Figure che preparano il clima ecumenico del Vaticano II;

 Ecclesiologia del Vaticano II: Lumen gentium-Unitatis
  Redintegratio;

 Ermeneutica     della     riforma     come     superamento
  dell’ermeneutica della continuità/discontinuità;

 Presentazione dell’Unitatis Redintegratio: nota storica;
  criteri di lettura, parti essenziali
Il Concilio Vaticano II apre le porte al
       Movimento ecumenico
                  Fu il Concilio Vaticano II (1962-
                  1965)    a    segnare    l’apertura
                  definitiva della Chiesa cattolica
                  verso l’ecumenismo.
                  Il concilio disegnò il ruolo dei
                  vescovi senza far dipendere in
                  modo diretto e subordinato il loro
                  ministero       dalla      funzione
                  primaziale del Romano Pontefice.
                  Questa scelta aprì ad una visione
                  di Chiesa fondata sulla communio
                  sul concetto biblicamente fondato
                  di “popolo di Dio”.
Si venne a creare il clima favorevole per affrontare il tema
dell’Unità al quale il Concilio Vaticano II dedicò un decreto
che già nel titolo annuncia l’aspirazione ad il fine che lo
muove “Unitatis Redintegratio” (Il ristabilimento dell’unità).
Il recupero dell’unità è proclamata come principale intento
del Concilio Vaticano II: «Il ristabilimento dell’unità da
promuoversi fra tutti i cristiani è uno dei principali intenti
del sacro concilio ecumenico Vaticano II» (U.R n. 1) .
La ricerca per fondare il dialogo con le altre chiese deve
diventare parte della formazione teologica, perché la ricerca
comune aiuta il dialogo reciproco.
 Quanto era stato coraggiosamente e silenziosamente
preparato nel corso dei decenni precedenti, trovò modo di
esprimersi pienamente nella nuova stagione aperta dalla
convocazione del Concilio Vaticano II.
Trent’anni prima del
 Concilio Vaticano II
Lo spirito ecumenico aveva cominciato a farsi
sentire in alcuni ambienti contemplativi e
teologici cattolici, prima ancora che venisse
recepito a livello ufficiale
Basti ricordare L’Abbé Paul Couturier, ideatore
della “Settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani” ed iniziatore del gruppo ecumenico
che si riunirà prima in Svizzera dal 1936, poi
alternativamente a Taizé e nella Trappa di
Dombes.
Ecumenismo preparato
 dalla scuola dei Padri
   Il domenicano Yves Congar fu membro della
   Conferenza cattolica per le questioni ecumeniche e
   della commissione teologica preparatoria del
   Concilio Vaticano II.
   Dell’Unitatis Redintegratio, Congar scrisse
   nel 1965: “nessuno di noi, soltanto tre anni
   fa, avrebbe potuto immaginare che essa
   sarebbe diventata tale ed avrebbe raccolto
   consensi unanimi”.
Ecclesiologia del Vaticano II

L’ecclesiologia del Concilio Vaticano II è un’ecclesiologia
che coniuga l’unità e la pluralità delle Chiesa. Dimensione
primaziale del primato papale e dimensione concliare del
collegio apostolico. Questa dialettica è palese in due
documenti: il decreto Unitatis Redintegratio e la
Costituzione dogmatica Lumen gentium.
In sintesi questi due documenti sviluppano due principi
teologici fondamentali.
L’ecclesiologia su cui si pone in relazione la Lumen gentium e
l’ Unitatis Redintegratio

L’enciclica Mystici Corporis (1943) aveva sottolineato
l’identità tra la Chiesa fondata da Cristo e la Chiesa
cattolica.
L’enciclica di Pio XII richiama, sin dall’inizio, un legame di
naturale sviluppo fra la dottrina esposta e quanto è contenuto
nelle fonti della divina Rivelazione e della Tradizione della
Chiesa. L’espressione “Corpo mistico di Cristo”, scrive,
“scaturisce e quasi germoglia da ciò che viene
frequentemente esposto nella sacra Scrittura e nei santi
Padri” (M.C n. 13).
Visione ecclesiologica della
           Lumen Gentium

Nella Lumen gentium la riflessione teologica si porta su
posizioni inclusiviste.
«L’unica vera Chiesa fondata da Cristo sussiste (subsistit)
nella Chiesa cattolica» (LG 8).
I padri conciliari affermano che Cristo si può servire delle
comunità separate come «strumenti di salvezza» (LG 8), in
questa luce va letto Unitatis Redintegratio n. 3. «Quelli
infatti che credono in Cristo e hanno ricevuto validamente il
battesimo, sono costituiti in una certa comunione, sebbene
imperfetta, con la Chiesa cattolica».
Ai teologi cattolici viene riconosciuto il compito di porre in
evidenza il principio della «gerarchia della verità» cioè
«un’ordine o gerarchia nella verità della dottrina cattolica,
in ragione del loro rapporto differente col fondamento della
fede cristiana» (Unitatis Redintegratio n. 11).
Ermeneutica della Riforma

Nell’ecclesiologia che esce dal Concilio Vaticano II ogni
singola comunità cristiana è come un punto che si pone in
cerchi concentrici più o meno vicini alla Chiesa cattolica, cioè
a dire in base a quanti elementi di santificazione e verità esse
abbiano conservato.
Al cerchio più stretto appartengono le Chiese ortodosse
perché «quantunque separate, hanno veri sacramenti e
soprattutto, in forza della successione apostolica, il sacerdozio e
l’eucaristia, per mezzo dei quali restano ancora uniti con noi da
strettissimi vincoli» (UR 15).
Nel seguente cerchio appartengono le Chiese della Riforma
che vengono definite «comunità ecclesiali» (UR 22) unite alla
Chiesa cattolica per il battesimo e la fede in Cristo.
Schema grafico riassuntivo
                             Chiesa Cattolica

                             Chiesa Ortodossa

                             Chiese della Riforma
Scheda Unitatis Redintegratio
Nota storica: Il Decreto Conciliare Unitatis Redintegratio era
stato preparato dal Segretariato per l’Unione dei Cristiani. Fu
votato il 21 novembre 1964, con 2.137 voti favorevoli e solo 11
contrari.
Criteri di lettura: 1) Non si parla mai di ecumenismo sotto
forma di concetto o definizione dottrinale. Esso è tenuto
presente sotto la forma detta «movimento ecumenico»; 2) il
Decreto sottolinea la dimensione storica del problema
ecumenico, qui intesa come questione da sempre presente nella
vita della Chiesa: fin dall’età apostolica; 3) la terza osservazione
riguarda il linguaggio che è proprio del Decreto. Si abbandona
l’uso dei concetti di scisma ed eresia La diversità che separa
viene presentata come «comunione non piena, non perfetta» e
i cristiani fra di loro divisi si affermano come «fratelli separati».
Proemio

1. Da Cristo Signore la Chiesa è stata fondata una e unica,
eppure molte comunioni cristiane propongono se stesse agli
uomini come la vera eredità di Gesù Cristo. Tutti invero
asseriscono di essere discepoli del Signore, ma hanno opinioni
diverse e camminano per vie diverse, come se Cristo stesso
fosse diviso.
 Tale divisione non solo si oppone apertamente alla volontà
di Cristo, ma è anche di scandalo al mondo e danneggia la
più santa delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni
creatura. Il Signore dei secoli (...) in questi ultimi tempi ha
incominciato a effondere con maggiore abbondanza nei
cristiani tra loro separati l'interiore ravvedimento e il
desiderio dell'unione.
Anche tra i nostri fratelli separati è sorto anche per grazia
dello Spirito Santo un movimento che si allarga di giorno in
giorno per il ristabilimento dell'unità di tutti i cristiani.
Questo sacro Concilio, (...) intende ora proporre a tutti i
cattolici gli aiuti, gli orientamenti, e i modi, con i quali
possano essi stessi rispondere a questa vocazione e a questa
grazia divina.
Cap. I
   Principi cattolici dell’Ecumenismo
2. Per stabilire dovunque fino alla fine dei secoli questa sua
Chiesa santa, Cristo affidò al collegio dei dodici l'ufficio di
insegnare, governare e santificare. Tra di loro scelse Pietro,
sopra il quale, dopo la sua confessione di fede, decise di
edificare la sua Chiesa; a lui promise le chiavi del regno dei
cieli e, dopo la sua professione di amore, affidò tutte le sue
pecore perché le confermasse nella fede e le pascesse in
perfetta unità, mentre egli rimaneva la pietra angolare e il
pastore delle anime nostre in eterno.
3. Coloro infatti che credono in Cristo ed hanno ricevuto
validamente il battesimo, sono costituiti in una certa
comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa cattolica.
Giustificati nel battesimo dalla fede, sono incorporati a Cristo
e perciò sono a ragione insigniti del nome di cristiani, e dai
figli della Chiesa cattolica sono giustamente riconosciuti quali
fratelli nel Signore.
Solo per mezzo della cattolica Chiesa di Cristo, che è il
mezzo generale della salvezza, si può ottenere tutta la
pienezza dei mezzi di salvezza.
4. Per «movimento ecumenico» si intendono le attività e le
iniziative suscitate e ordinate a promuovere l'unità dei
cristiani, secondo le varie necessità della Chiesa e secondo
le circostanze. Così, in primo luogo, ogni sforzo per
eliminare parole, giudizi e opere che non rispecchiano con
giustizia e verità la condizione dei fratelli separati e perciò
rendono più difficili le mutue relazioni con essi.
I fedeli cattolici nell'azione ecumenica si mostreranno senza
esitazione pieni di sollecitudine per i loro fratelli separati,
pregando per loro, parlando con loro delle cose della Chiesa,
facendo i primi passi verso di loro. E innanzi tutto devono
essi stessi con sincerità e diligenza considerare ciò che deve
essere rinnovato e realizzato nella stessa famiglia cattolica,
affinché la sua vita renda una testimonianza più fedele e più
chiara della dottrina e delle istituzioni tramandate da Cristo
per mezzo degli apostoli.
Cap. II
          Esercizio dell’Ecumenismo

7. Non esiste un vero ecumenismo senza interiore
conversione. Infatti il desiderio dell'unità nasce e matura dal
rinnovamento dell'animo, dall'abnegazione di se stessi e dal
pieno esercizio della carità.
«Vi scongiuro dunque - dice l'Apostolo delle genti - io, che
sono incatenato nel Signore, di camminare in modo degno
della vocazione a cui siete stati chiamati, con ogni umiltà e
dolcezza, con longanimità, sopportandovi l'un l'altro con
amore, attenti a conservare l'unità dello spirito mediante il vincolo
della pace» (Ef 4,1-3).
8. Questa conversione del cuore e questa santità di vita,
insieme con le preghiere private e pubbliche per l'unità dei
cristiani, devono essere considerate come l'anima di tutto il
movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare
ecumenismo spirituale.
In alcune speciali circostanze, come sono le preghiere che
vengono indette «per l'unità» e nelle riunioni ecumeniche, è
lecito, anzi desiderabile, che i cattolici si associno nella
preghiera con i fratelli separati. Queste preghiere in comune
sono senza dubbio un mezzo molto efficace per impetrare la
grazia dell'unità e costituiscono una manifestazione autentica
dei vincoli con i quali i cattolici rimangono uniti con i fratelli
separati: «Poiché dove sono due o tre adunati nel nome mio,
ci sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20).
Tuttavia, non è permesso considerare la «communicatio in
sacris» come un mezzo da usarsi indiscriminatamente per il
ristabilimento dell'unità dei cristiani.
Circa il modo concreto di agire, avuto riguardo a tutte le
circostanze di tempo, di luogo, di persone, decida
prudentemente l'autorità episcopale del luogo.
Cap. III
 Chiese e comunità ecclesiali separate da Roma

13. Rivolgiamo ora il nostro pensiero alle due principali
categorie di scissioni che hanno intaccato l'inconsutile tunica
di Cristo.
Le prime di esse avvennero in Oriente, sia per la
contestazione delle forme dogmatiche dei Concili di Efeso e di
Calcedonia, sia, più tardi, per la rottura della comunione
ecclesiastica tra i patriarchi orientali e la sede
romana.
Le altre sono sorte, dopo più di quattro secoli, in Occidente, a
causa di quegli eventi che comunemente sono conosciute con
il nome di Riforma.
Disciplina con gli orientali

   16. (…) fin dai primi tempi le Chiese d'Oriente seguivano
   discipline proprie, sancite dai santi Padri e dai Concili, anche
   ecumenici. Una certa diversità di usi e consuetudini, (…) non
   si oppone minimamente all'unità della Chiesa, anzi ne
   accresce la bellezza e costituisce un aiuto prezioso al
   compimento della sua missione perciò il sacro Concilio, onde
   togliere ogni dubbio dichiara che le Chiese d'Oriente,
   memori della necessaria unità di tutta la Chiesa, hanno
   potestà di regolarsi secondo le proprie discipline, come più
   consone al carattere dei loro fedeli e più adatte a pro
   muovere il bene delle anime.
Chiese e Comunità ecclesiali separate in Occidente

  19. Bisogna (…) riconoscere che tra queste Chiese e
  Comunità e la Chiesa Cattolica vi sono importanti
  divergenze, non solo di carattere storico, sociologico,
  psicologico e culturale, ma soprattutto nell'interpretazione
  della verità rivelata.
  22. Col sacramento del battesimo, (...) l'uomo è veramente
  incorporato a Cristo crocifisso e glorificato e viene rigenerato
  per partecipare alla vita divina. Il battesimo quindi
  costituisce il vincolo sacramentale dell'unità che vige tra
  tutti quelli che per mezzo di esso sono stati rigenerati.
  Tuttavia il battesimo, di per sé, è soltanto l'inizio e l'esordio,
  che tende interamente all'acquisto della pienezza della vita in
  Cristo.
Pertanto esso è ordinato all'integra professione della fede,
all'integrale incorporazione nell'istituzione della salvezza,
quale Cristo l'ha voluta, e infine alla piena inserzione nella
comunità eucaristica.
Grazie!




                     Prof. Antonino Pileri Bruno
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      Prossima lezione 22 marzo 2013

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Riflessioni sulle implicazioni e sulle conseguenze ultime
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Movimento Ecumenico terza parte

  • 1. FACOLTÀ TEOLOGICA DI SICILIA Il Movimento Ecumenico V lezione Prof. Antonino PILERI BRUNO A.A 2012-2013
  • 2. Lezione quinta  Apertura del Concilio Vaticano II al Movimento Ecumenico;  Figure che preparano il clima ecumenico del Vaticano II;  Ecclesiologia del Vaticano II: Lumen gentium-Unitatis Redintegratio;  Ermeneutica della riforma come superamento dell’ermeneutica della continuità/discontinuità;  Presentazione dell’Unitatis Redintegratio: nota storica; criteri di lettura, parti essenziali
  • 3. Il Concilio Vaticano II apre le porte al Movimento ecumenico Fu il Concilio Vaticano II (1962- 1965) a segnare l’apertura definitiva della Chiesa cattolica verso l’ecumenismo. Il concilio disegnò il ruolo dei vescovi senza far dipendere in modo diretto e subordinato il loro ministero dalla funzione primaziale del Romano Pontefice. Questa scelta aprì ad una visione di Chiesa fondata sulla communio sul concetto biblicamente fondato di “popolo di Dio”.
  • 4. Si venne a creare il clima favorevole per affrontare il tema dell’Unità al quale il Concilio Vaticano II dedicò un decreto che già nel titolo annuncia l’aspirazione ad il fine che lo muove “Unitatis Redintegratio” (Il ristabilimento dell’unità).
  • 5. Il recupero dell’unità è proclamata come principale intento del Concilio Vaticano II: «Il ristabilimento dell’unità da promuoversi fra tutti i cristiani è uno dei principali intenti del sacro concilio ecumenico Vaticano II» (U.R n. 1) . La ricerca per fondare il dialogo con le altre chiese deve diventare parte della formazione teologica, perché la ricerca comune aiuta il dialogo reciproco. Quanto era stato coraggiosamente e silenziosamente preparato nel corso dei decenni precedenti, trovò modo di esprimersi pienamente nella nuova stagione aperta dalla convocazione del Concilio Vaticano II.
  • 6. Trent’anni prima del Concilio Vaticano II Lo spirito ecumenico aveva cominciato a farsi sentire in alcuni ambienti contemplativi e teologici cattolici, prima ancora che venisse recepito a livello ufficiale Basti ricordare L’Abbé Paul Couturier, ideatore della “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani” ed iniziatore del gruppo ecumenico che si riunirà prima in Svizzera dal 1936, poi alternativamente a Taizé e nella Trappa di Dombes.
  • 7. Ecumenismo preparato dalla scuola dei Padri Il domenicano Yves Congar fu membro della Conferenza cattolica per le questioni ecumeniche e della commissione teologica preparatoria del Concilio Vaticano II. Dell’Unitatis Redintegratio, Congar scrisse nel 1965: “nessuno di noi, soltanto tre anni fa, avrebbe potuto immaginare che essa sarebbe diventata tale ed avrebbe raccolto consensi unanimi”.
  • 8. Ecclesiologia del Vaticano II L’ecclesiologia del Concilio Vaticano II è un’ecclesiologia che coniuga l’unità e la pluralità delle Chiesa. Dimensione primaziale del primato papale e dimensione concliare del collegio apostolico. Questa dialettica è palese in due documenti: il decreto Unitatis Redintegratio e la Costituzione dogmatica Lumen gentium. In sintesi questi due documenti sviluppano due principi teologici fondamentali.
  • 9. L’ecclesiologia su cui si pone in relazione la Lumen gentium e l’ Unitatis Redintegratio L’enciclica Mystici Corporis (1943) aveva sottolineato l’identità tra la Chiesa fondata da Cristo e la Chiesa cattolica. L’enciclica di Pio XII richiama, sin dall’inizio, un legame di naturale sviluppo fra la dottrina esposta e quanto è contenuto nelle fonti della divina Rivelazione e della Tradizione della Chiesa. L’espressione “Corpo mistico di Cristo”, scrive, “scaturisce e quasi germoglia da ciò che viene frequentemente esposto nella sacra Scrittura e nei santi Padri” (M.C n. 13).
  • 10. Visione ecclesiologica della Lumen Gentium Nella Lumen gentium la riflessione teologica si porta su posizioni inclusiviste. «L’unica vera Chiesa fondata da Cristo sussiste (subsistit) nella Chiesa cattolica» (LG 8). I padri conciliari affermano che Cristo si può servire delle comunità separate come «strumenti di salvezza» (LG 8), in questa luce va letto Unitatis Redintegratio n. 3. «Quelli infatti che credono in Cristo e hanno ricevuto validamente il battesimo, sono costituiti in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa cattolica».
  • 11. Ai teologi cattolici viene riconosciuto il compito di porre in evidenza il principio della «gerarchia della verità» cioè «un’ordine o gerarchia nella verità della dottrina cattolica, in ragione del loro rapporto differente col fondamento della fede cristiana» (Unitatis Redintegratio n. 11).
  • 12. Ermeneutica della Riforma Nell’ecclesiologia che esce dal Concilio Vaticano II ogni singola comunità cristiana è come un punto che si pone in cerchi concentrici più o meno vicini alla Chiesa cattolica, cioè a dire in base a quanti elementi di santificazione e verità esse abbiano conservato. Al cerchio più stretto appartengono le Chiese ortodosse perché «quantunque separate, hanno veri sacramenti e soprattutto, in forza della successione apostolica, il sacerdozio e l’eucaristia, per mezzo dei quali restano ancora uniti con noi da strettissimi vincoli» (UR 15). Nel seguente cerchio appartengono le Chiese della Riforma che vengono definite «comunità ecclesiali» (UR 22) unite alla Chiesa cattolica per il battesimo e la fede in Cristo.
  • 13. Schema grafico riassuntivo Chiesa Cattolica Chiesa Ortodossa Chiese della Riforma
  • 14. Scheda Unitatis Redintegratio Nota storica: Il Decreto Conciliare Unitatis Redintegratio era stato preparato dal Segretariato per l’Unione dei Cristiani. Fu votato il 21 novembre 1964, con 2.137 voti favorevoli e solo 11 contrari. Criteri di lettura: 1) Non si parla mai di ecumenismo sotto forma di concetto o definizione dottrinale. Esso è tenuto presente sotto la forma detta «movimento ecumenico»; 2) il Decreto sottolinea la dimensione storica del problema ecumenico, qui intesa come questione da sempre presente nella vita della Chiesa: fin dall’età apostolica; 3) la terza osservazione riguarda il linguaggio che è proprio del Decreto. Si abbandona l’uso dei concetti di scisma ed eresia La diversità che separa viene presentata come «comunione non piena, non perfetta» e i cristiani fra di loro divisi si affermano come «fratelli separati».
  • 15. Proemio 1. Da Cristo Signore la Chiesa è stata fondata una e unica, eppure molte comunioni cristiane propongono se stesse agli uomini come la vera eredità di Gesù Cristo. Tutti invero asseriscono di essere discepoli del Signore, ma hanno opinioni diverse e camminano per vie diverse, come se Cristo stesso fosse diviso. Tale divisione non solo si oppone apertamente alla volontà di Cristo, ma è anche di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura. Il Signore dei secoli (...) in questi ultimi tempi ha incominciato a effondere con maggiore abbondanza nei cristiani tra loro separati l'interiore ravvedimento e il desiderio dell'unione.
  • 16. Anche tra i nostri fratelli separati è sorto anche per grazia dello Spirito Santo un movimento che si allarga di giorno in giorno per il ristabilimento dell'unità di tutti i cristiani. Questo sacro Concilio, (...) intende ora proporre a tutti i cattolici gli aiuti, gli orientamenti, e i modi, con i quali possano essi stessi rispondere a questa vocazione e a questa grazia divina.
  • 17. Cap. I Principi cattolici dell’Ecumenismo 2. Per stabilire dovunque fino alla fine dei secoli questa sua Chiesa santa, Cristo affidò al collegio dei dodici l'ufficio di insegnare, governare e santificare. Tra di loro scelse Pietro, sopra il quale, dopo la sua confessione di fede, decise di edificare la sua Chiesa; a lui promise le chiavi del regno dei cieli e, dopo la sua professione di amore, affidò tutte le sue pecore perché le confermasse nella fede e le pascesse in perfetta unità, mentre egli rimaneva la pietra angolare e il pastore delle anime nostre in eterno.
  • 18. 3. Coloro infatti che credono in Cristo ed hanno ricevuto validamente il battesimo, sono costituiti in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa cattolica. Giustificati nel battesimo dalla fede, sono incorporati a Cristo e perciò sono a ragione insigniti del nome di cristiani, e dai figli della Chiesa cattolica sono giustamente riconosciuti quali fratelli nel Signore. Solo per mezzo della cattolica Chiesa di Cristo, che è il mezzo generale della salvezza, si può ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salvezza.
  • 19. 4. Per «movimento ecumenico» si intendono le attività e le iniziative suscitate e ordinate a promuovere l'unità dei cristiani, secondo le varie necessità della Chiesa e secondo le circostanze. Così, in primo luogo, ogni sforzo per eliminare parole, giudizi e opere che non rispecchiano con giustizia e verità la condizione dei fratelli separati e perciò rendono più difficili le mutue relazioni con essi. I fedeli cattolici nell'azione ecumenica si mostreranno senza esitazione pieni di sollecitudine per i loro fratelli separati, pregando per loro, parlando con loro delle cose della Chiesa, facendo i primi passi verso di loro. E innanzi tutto devono essi stessi con sincerità e diligenza considerare ciò che deve essere rinnovato e realizzato nella stessa famiglia cattolica, affinché la sua vita renda una testimonianza più fedele e più chiara della dottrina e delle istituzioni tramandate da Cristo per mezzo degli apostoli.
  • 20. Cap. II Esercizio dell’Ecumenismo 7. Non esiste un vero ecumenismo senza interiore conversione. Infatti il desiderio dell'unità nasce e matura dal rinnovamento dell'animo, dall'abnegazione di se stessi e dal pieno esercizio della carità. «Vi scongiuro dunque - dice l'Apostolo delle genti - io, che sono incatenato nel Signore, di camminare in modo degno della vocazione a cui siete stati chiamati, con ogni umiltà e dolcezza, con longanimità, sopportandovi l'un l'altro con amore, attenti a conservare l'unità dello spirito mediante il vincolo della pace» (Ef 4,1-3).
  • 21. 8. Questa conversione del cuore e questa santità di vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l'unità dei cristiani, devono essere considerate come l'anima di tutto il movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale. In alcune speciali circostanze, come sono le preghiere che vengono indette «per l'unità» e nelle riunioni ecumeniche, è lecito, anzi desiderabile, che i cattolici si associno nella preghiera con i fratelli separati. Queste preghiere in comune sono senza dubbio un mezzo molto efficace per impetrare la grazia dell'unità e costituiscono una manifestazione autentica dei vincoli con i quali i cattolici rimangono uniti con i fratelli separati: «Poiché dove sono due o tre adunati nel nome mio, ci sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20).
  • 22. Tuttavia, non è permesso considerare la «communicatio in sacris» come un mezzo da usarsi indiscriminatamente per il ristabilimento dell'unità dei cristiani. Circa il modo concreto di agire, avuto riguardo a tutte le circostanze di tempo, di luogo, di persone, decida prudentemente l'autorità episcopale del luogo.
  • 23. Cap. III Chiese e comunità ecclesiali separate da Roma 13. Rivolgiamo ora il nostro pensiero alle due principali categorie di scissioni che hanno intaccato l'inconsutile tunica di Cristo. Le prime di esse avvennero in Oriente, sia per la contestazione delle forme dogmatiche dei Concili di Efeso e di Calcedonia, sia, più tardi, per la rottura della comunione ecclesiastica tra i patriarchi orientali e la sede romana. Le altre sono sorte, dopo più di quattro secoli, in Occidente, a causa di quegli eventi che comunemente sono conosciute con il nome di Riforma.
  • 24. Disciplina con gli orientali 16. (…) fin dai primi tempi le Chiese d'Oriente seguivano discipline proprie, sancite dai santi Padri e dai Concili, anche ecumenici. Una certa diversità di usi e consuetudini, (…) non si oppone minimamente all'unità della Chiesa, anzi ne accresce la bellezza e costituisce un aiuto prezioso al compimento della sua missione perciò il sacro Concilio, onde togliere ogni dubbio dichiara che le Chiese d'Oriente, memori della necessaria unità di tutta la Chiesa, hanno potestà di regolarsi secondo le proprie discipline, come più consone al carattere dei loro fedeli e più adatte a pro muovere il bene delle anime.
  • 25. Chiese e Comunità ecclesiali separate in Occidente 19. Bisogna (…) riconoscere che tra queste Chiese e Comunità e la Chiesa Cattolica vi sono importanti divergenze, non solo di carattere storico, sociologico, psicologico e culturale, ma soprattutto nell'interpretazione della verità rivelata. 22. Col sacramento del battesimo, (...) l'uomo è veramente incorporato a Cristo crocifisso e glorificato e viene rigenerato per partecipare alla vita divina. Il battesimo quindi costituisce il vincolo sacramentale dell'unità che vige tra tutti quelli che per mezzo di esso sono stati rigenerati. Tuttavia il battesimo, di per sé, è soltanto l'inizio e l'esordio, che tende interamente all'acquisto della pienezza della vita in Cristo.
  • 26. Pertanto esso è ordinato all'integra professione della fede, all'integrale incorporazione nell'istituzione della salvezza, quale Cristo l'ha voluta, e infine alla piena inserzione nella comunità eucaristica.
  • 27. Grazie! Prof. Antonino Pileri Bruno www.luxecclesiaeorientalis.org Prossima lezione 22 marzo 2013