3. Le chiese d'oriente e d'occidente si
separano
Tra la fine del terzo e l'inizio del quarto secolo l'impero romano
venne diviso in impero romano d'oriente e impero romano
d'occidente. Questa divisione ebbe, ripercussioni ecclesiali. L'impero
romano d'occidente cadde sotto l'urto dei barbari che premevano
alle sue frontiere i nuovi regni barbarici diedero origine alla società
medioevale e poi alle nazioni e agli stati che si formarono gradualmente
nell'Europa occidentale. L'impero romano d'oriente sopravvisse
invece, con la sua organizzazione, il suo diritto, la sua raffinata
eredità culturale.
4. L'unica chiesa cristiana, che agli inizi del quarto secolo aveva
acquistato la libertà e che dalla fine del quarto secolo era
sostanzialmente chiesa di stato, conobbe due storie separate, in
occidente e in oriente
La chiesa in occidente sarà impegnata ad evangelizzare le
popolazioni germaniche.
La chiesa d'oriente si troverà anch'essa in una situazione di
sempre crescente subordinazione nei confronti del potere
imperiale, anche per il fatto che la leadership di tale chiesa era
passata da Alessandria a Costantinopoli, che grazie al can. 28
del concilio di Calcedonia vide riconosciuto in Oriente il suo
primato di onore nei confronti dei patriarchi di Alessandria,
Antiochia e Gerusalemme.
5. Fra la chiesa d'occidente e quella d'oriente per lungo
tempo i contatti resteranno difficili. Gli ostacoli nelle
comunicazioni, le differenze di lingua porteranno queste
due chiese a percepirsi come reciprocamente estranee.
Questa dolorosa estraneazione porterà, dopo lo scisma
acaciano e alla grande crisi all'epoca del patriarca Fozio
nel nono secolo alle scomuniche reciproche dell'anno
1054, data alla quale si fa ascendere l'attuale stato di
separazione. I fattori non teologici, di ordine linguistico,
economico, politico, etnico, culturale, devono essere
considerati assai più decisivi, che non i fattori dottrinali.
6. Le crociate non fecero che allargare il fossato fra oriente ed
occidente, in quanto gli orientali furono vittime di spoliazioni
e di vessazioni da parte dei “crociati” occidentali, soprattutto
allorché nel 1204 la quarta crociata fu dirottata alla presa di
Costantinopoli e si concluse con l'instaurazione di un impero
latino e di un patriarcato latino nella stessa Costantinopoli
(1204-1261).
7. La riforma e i suoi esiti per la chiesa
d'occidente
La frattura tra occidente ed oriente rappresentò un grave
vulnus per la cristianità. La chiesa d'oriente conservò anche
dopo la separazione della chiesa d'occidente la fede e la
struttura ecclesiale dei primi secoli, ma restò in un grave stato
di subordinazione rispetto alle autorità statuali. La chiesa
d'occidente
grazie
all'accentuazione
del
primato
papale,
acquistò una nuova indipendenza dalle autorità statuali.
Per molti secoli, all'interno della Chiesa d'occidente, era
stata infatti invocata una riforma della Chiesa, in fide et in
moribus, in capite et in membris.
8. Questa
aspirazione
alla
riforma
si
era
espressa
in
innumerevoli petti giuridici, preparò quella che dev'essere
considerata la più grave lacerazione del tessuto della Chiesa
d'occidente, la lacerazione della Riforma.
Movimenti laicali, da cui alcuni, come i valdesi, erano
stati
condannati,
portando
a
un
mentre
notevole
altri
erano
stati
rinnovamento
accolti
ecclesiale
(francescani e altri ordini mendicanti). Questa aspirazione
fatta sentire nei concili all'inizio del XV secolo, ed era stata
fatta propria dal papato.
Il concilio di Basilea aveva anche preso tutta una serie di
decisioni in ordine alla riforma della chiesa.
9. Di fatto nessuna riforma adeguata poté essere messa in atto,
l'accumularsi di tutta una serie di fattori, formarono una
miscela esplosiva, nella quale pesonalità come Lutero,
Zwingli e Calvino, agirono da detonatori.
I fattori teologici, con
la centralità del principio della
giustificazione per grazia mediante la fede e con l'appello
diretto alla Scrittura come ultima autorità della fede, svolsero
un ruolo molto più determinante di quanto non fosse
accaduto nella separazione con l'oriente.
11. Lutero e la rivolta protestante
Nato a Eisleben il 10 novembre 1483 Lutero morì nella stessa città il 18
febbraio 1546.
Lutero studiò filosofia all’Università di Erfurt. Nel 1505, conseguito il
dottorato, entrò nel convento degli Agostiniani di Erfurt. Ordinato
sacerdote due anni dopo, nel 1508 fu chiamato a Wittemberg e vi
insegnò etica, dogmatica ed esegesi. Nel 1510 venne inviato a Roma
per questioni interne all’ordine.
Dopo un periodo di sereno fervore Lutero cadde in uno stato di
inquietudine. Nel 1517, meditando su un passo di Rm 1, 17 «Il giusto
vivrà per la fede» comprende che la “giustizia” della Scrittura non
allude all’intervento con cui Dio premia i giusti e punisce i peccatori,
ma parla dell’atto con cui Dio copre i peccati di quanti si
abbandonano a Lui attraverso la fede.
12. I tre pilastri della riforma Luterana
Sola Scriptura: la Scrittura contiene tutte le verità rivelate da Dio e s’interpreta da
se stessa, non ha bisogno della tradizione e del magistero.
Sola Fide: apparentemente per Lutero la natura umana dopo il peccato originale
è intrinsecamente corrotta, l’uomo ha perso la sua libertà, ogni opera anche
buona è peccato. Dio tuttavia, senza cancellare i peccati attribuisce all’uomo i
meriti e la santità di Cristo.
Sola Gratia: poiché fra l’uomo e Dio si dà un’immediatezza reale, Lutero rifiuta
ogni mediazione esterna istituita dall’uomo non opera di Dio, e perciò priva di
valore salvifico. I sacramenti si riducono a battesimo ed eucaristia, la confessione
è utile ma non necessaria (Confessio Augustana n.25).
13. La questione delle indulgenze
Fin dal 1507 Giulio II aveva dato inizio ai lavori per la costruzione della nuova
basilica di San Pietro, aveva concesso un’indulgenza a modo di giubileo, a chi
offrisse elemosine per l’impresa, l’iniziativa era stata ripetuta nel 1514 da Leone
X.
In Germania la questione si complicava: Abalberto di Brandeburgo, arcivescovo
di Magdeburgo e amministratore apostolico della vicina Halberstadt era stato
eletto vescovo di una terza diocesi Magonza sul Reno (il titolare di questa
diocesi aveva il privilegio di partecipare all’elezione imperiale). Per entrare in
possesso di questa carica doveva sborsare alla Camera Apostolica un ingente
somma di cui non disponeva. La famiglia Fugger (banchieri) anticipò i 29.000
ducati che egli doveva pagare a Roma; il vescovo ottenne la facoltà di far
predicare le indulgenze, le elemosine sarebbero state devolute per metà a Roma
e per metà alla famiglia Fugger.
14. La predicazione, non senza eccessi, fu svolta dal domenicano
Johannes Tetzel; a lui si attribuisce la frase: «Appena la moneta
cade nella cassetta delle elemosine, l’anima è liberata dal
Purgatorio».
Reagendo agli abusi Lutero la vigilia di ogni santi del 1517 inviò ad
Alberto di Brandegurgo una lettera invitandolo a prendere
posizione contro gli abusi connessi alle indulgenze; e insieme 95 tesi
sulle indulgenze invitandolo ad una decisione.
Nel 1518 Leone X fece sottoporre ad esame le asserzioni sulle
indulgenze e intimò Lutero a presentarsi a Roma. Lutero fu
dispensato dal viaggio a Roma e potè essere interrogato ad Augusta
nell’ottobre 1518 dal card. Caietano.
15. Nel 1520 a Roma si concluse un processo a Lutero con la
promulgazione della bolla Exsurge Domine.
Lutero risponde con tre opere:
Alla nobiltà cristiana della nazione germanica;
De captivitate babilonica ecclesiae praeludium;
De liberitate cristiana.
Nell’ottobre 1520 Lutero brucia il Codice di diritto canonico e
la bolla Exsurge Domine. Il 3 gennaio 1521 la bolla Decet
Romanum Pontificem scomunicò Lutero.
17. Ulrich Zwingli
La riforma di Zwigli e della Svizzera sono molto più
che per Lutero la questione di un umanista ed un
evento politico.
Zwigli vive in un epoca in cui la Svizzera fornisce un
esercito ausiliare al papa e questo comporta per il clero
ingenti benefici.
Fu eletto parroco all’età di 22 anni.
Dal 1516 era in relazione con Erasmo.
Zwigli non cerca nella Bibbia la propria salvezza, ma
la pura verità.
Per lui il cristianesimo è una filosofia di Cristo e per
questo non occorre dare peso alla giustificazione ex
operibus.
Il centro della dottrina cristiana è la legge, in quanto
espressione della volontà di Dio.
19. La riforma calvinista
Se per Lutero la questione era teologica, per Calvino si
trattava della nuova Chiesa, dell’uomo nuovo. Calvino
proviene dalla scuola di Lutero, pur essendo più
giovane di lui, al tempo stesso da origine ad una
riforma indipendente.
Calvino nasce nel 1509 a Noyon, in Piccardia (Francia
del Nord). Cresce in una famiglia colta. Il padre era
amministratore dei beni e perito giuridico del vescovo e
del capitolo. Accusato di ammanchi, gli venne intimato
di mostrare i rendiconti ed a causa della sua duratura
omissione venne scomunicato.
I redditi di Giovanni erano sotto minaccia di sequestro..
Tra la famiglia di Calvino e la Chiesa si creò un’aspra
ostilità che rese il giovane Giovanni sensibile ai
circoli luterani
20. Institutio Christianae Religionis
Questo compendio della fede, fu stampato a Basilea dal
ventisettenne Calvino.
Il punto centrale di questa opera è che Dio è l’unica volontà
dell’universo. La nostra vita e la nostra morte, dipendono
esclusivamente da questa volontà onnipotente.
Dio solo agisce. L’uomo non può dannarsi da solo con la
libera scelta del male; non sceglie: è salvato o dannato.
La Chiesa, è resa visibile da una struttura esteriore conforme
alla Scrittura, dalla proclamazione del puro Vangelo,
dall’amministrazione dei sacramenti come furono istituiti da
Cristo, senza aggiunte umane.
22. Lo scisma anglicano
La causa scatenante dello scisma anglicano va ricollegata
al mancato assenso da parte della Chiesa di Roma alla
richiesta di scioglimento del matrimonio di Enrico VIII
(1491-1547). Questo scioglimento era stato richiesto
perché non aveva un figlio maschio cui lasciare il trono.
Enrico VIII, approfittando dello scontento che serpeggiava
nelle file del clero contro Roma, si rivolse all'arcivescovo
Cranmer di Canterbury e ottenne il divorzio da
Caterina
d'Aragona.
Immediatamente
dopo
la
scomunica fece approvare dal Parlamento (1533) una serie
di leggi che compromettevano irrevocabilmente i legami
con Roma e asservivano il clero inglese alla corona,
sciolse i monasteri, confiscò i beni della chiesa.
Enrico VIII si autoproclamò "capo della chiesa inglese"
con l'Atto di supremazia (imposto all'Irlanda nel 1541).
23. Il divorzio fu il pretesto che offrì al re la possibilità di
rivendicare
la
sovranità
regia
contro
ogni
possibile
ingerenza, soprattutto se proveniente dall'esterno.
L‟ incremento del
capitalismo nell'Inghilterra del XVI sec.
aveva reso necessaria la costituzione di una monarchia
assoluta che accelerasse la crisi del regime feudale. Un
importante strumento di centralizzazione dei poteri fu la
riforma della chiesa, con la quale il re si appropriò di un terzo
di tutta la proprietà terriera inglese. Questo esproprio risollevò
le casse dello stato inglese dalle spese belliche sostenute
durante la “guerra dei cento anni” contro la Francia.
24. Lo scisma anglicano non incontrò in Inghilterra alcuna
forte resistenza da parte ecclesiastica (fanno eccezione
alcuni religiosi ed il vescovo Fisher). Enrico VIII aveva
assicurato al clero e a tutti i fedeli che nulla della tradizione
cattolica sarebbe stato modificata, a livello sia dogmatico
che sacramentale.
La vittima più illustre fu Thomas More che pur essendo
disposto a sottoscrivere l„atto per la successione della prole
di Anna Bolena (la donna con cui Enrico VIII viveva in
concubinato), rifiutava il modo in cui il re si era
proclamato "capo della chiesa".
auto