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FACOLTÀ TEOLOGICA DI SICILIA
Teologia ecumenica e
teologie nell’ecumene
seconda lezione

Prof. Antonino PILERI BRUNO

A.A 2012-2013
I grandi scismi
Le chiese d'oriente e d'occidente si
separano
Tra la fine del terzo e l'inizio del quarto secolo l'impero romano
venne diviso in impero romano d'oriente e impero romano
d'occidente. Questa divisione ebbe, ripercussioni ecclesiali. L'impero

romano d'occidente cadde sotto l'urto dei barbari che premevano
alle sue frontiere i nuovi regni barbarici diedero origine alla società

medioevale e poi alle nazioni e agli stati che si formarono gradualmente
nell'Europa occidentale. L'impero romano d'oriente sopravvisse
invece, con la sua organizzazione, il suo diritto, la sua raffinata
eredità culturale.
L'unica chiesa cristiana, che agli inizi del quarto secolo aveva
acquistato la libertà e che dalla fine del quarto secolo era
sostanzialmente chiesa di stato, conobbe due storie separate, in

occidente e in oriente
La chiesa in occidente sarà impegnata ad evangelizzare le
popolazioni germaniche.

La chiesa d'oriente si troverà anch'essa in una situazione di
sempre crescente subordinazione nei confronti del potere
imperiale, anche per il fatto che la leadership di tale chiesa era

passata da Alessandria a Costantinopoli, che grazie al can. 28
del concilio di Calcedonia vide riconosciuto in Oriente il suo
primato di onore nei confronti dei patriarchi di Alessandria,

Antiochia e Gerusalemme.
Fra la chiesa d'occidente e quella d'oriente per lungo
tempo i contatti resteranno difficili. Gli ostacoli nelle

comunicazioni, le differenze di lingua porteranno queste
due chiese a percepirsi come reciprocamente estranee.
Questa dolorosa estraneazione porterà, dopo lo scisma
acaciano e alla grande crisi all'epoca del patriarca Fozio

nel nono secolo alle scomuniche reciproche dell'anno
1054, data alla quale si fa ascendere l'attuale stato di
separazione. I fattori non teologici, di ordine linguistico,

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Le crociate non fecero che allargare il fossato fra oriente ed
occidente, in quanto gli orientali furono vittime di spoliazioni
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allorché nel 1204 la quarta crociata fu dirottata alla presa di
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(1204-1261).
La riforma e i suoi esiti per la chiesa
d'occidente
La frattura tra occidente ed oriente rappresentò un grave

vulnus per la cristianità. La chiesa d'oriente conservò anche
dopo la separazione della chiesa d'occidente la fede e la
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fatta sentire nei concili all'inizio del XV secolo, ed era stata

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Di fatto nessuna riforma adeguata poté essere messa in atto,

l'accumularsi di tutta una serie di fattori, formarono una
miscela esplosiva, nella quale pesonalità come Lutero,

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la centralità del principio della

giustificazione per grazia mediante la fede e con l'appello
diretto alla Scrittura come ultima autorità della fede, svolsero

un ruolo molto più determinante di quanto non fosse
accaduto nella separazione con l'oriente.
Lutero e la rivolta protestante
Lutero e la rivolta protestante
Nato a Eisleben il 10 novembre 1483 Lutero morì nella stessa città il 18
febbraio 1546.
Lutero studiò filosofia all’Università di Erfurt. Nel 1505, conseguito il

dottorato, entrò nel convento degli Agostiniani di Erfurt. Ordinato
sacerdote due anni dopo, nel 1508 fu chiamato a Wittemberg e vi

insegnò etica, dogmatica ed esegesi. Nel 1510 venne inviato a Roma
per questioni interne all’ordine.
Dopo un periodo di sereno fervore Lutero cadde in uno stato di
inquietudine. Nel 1517, meditando su un passo di Rm 1, 17 «Il giusto
vivrà per la fede» comprende che la “giustizia” della Scrittura non

allude all’intervento con cui Dio premia i giusti e punisce i peccatori,
ma parla dell’atto con cui Dio copre i peccati di quanti si

abbandonano a Lui attraverso la fede.
I tre pilastri della riforma Luterana
Sola Scriptura: la Scrittura contiene tutte le verità rivelate da Dio e s’interpreta da
se stessa, non ha bisogno della tradizione e del magistero.

Sola Fide: apparentemente per Lutero la natura umana dopo il peccato originale
è intrinsecamente corrotta, l’uomo ha perso la sua libertà, ogni opera anche

buona è peccato. Dio tuttavia, senza cancellare i peccati attribuisce all’uomo i
meriti e la santità di Cristo.

Sola Gratia: poiché fra l’uomo e Dio si dà un’immediatezza reale, Lutero rifiuta
ogni mediazione esterna istituita dall’uomo non opera di Dio, e perciò priva di

valore salvifico. I sacramenti si riducono a battesimo ed eucaristia, la confessione
è utile ma non necessaria (Confessio Augustana n.25).
La questione delle indulgenze
Fin dal 1507 Giulio II aveva dato inizio ai lavori per la costruzione della nuova

basilica di San Pietro, aveva concesso un’indulgenza a modo di giubileo, a chi
offrisse elemosine per l’impresa, l’iniziativa era stata ripetuta nel 1514 da Leone
X.

In Germania la questione si complicava: Abalberto di Brandeburgo, arcivescovo
di Magdeburgo e amministratore apostolico della vicina Halberstadt era stato

eletto vescovo di una terza diocesi Magonza sul Reno (il titolare di questa
diocesi aveva il privilegio di partecipare all’elezione imperiale). Per entrare in
possesso di questa carica doveva sborsare alla Camera Apostolica un ingente

somma di cui non disponeva. La famiglia Fugger (banchieri) anticipò i 29.000
ducati che egli doveva pagare a Roma; il vescovo ottenne la facoltà di far

predicare le indulgenze, le elemosine sarebbero state devolute per metà a Roma
e per metà alla famiglia Fugger.
La predicazione, non senza eccessi, fu svolta dal domenicano
Johannes Tetzel; a lui si attribuisce la frase: «Appena la moneta
cade nella cassetta delle elemosine, l’anima è liberata dal

Purgatorio».
Reagendo agli abusi Lutero la vigilia di ogni santi del 1517 inviò ad
Alberto di Brandegurgo una lettera invitandolo a prendere

posizione contro gli abusi connessi alle indulgenze; e insieme 95 tesi
sulle indulgenze invitandolo ad una decisione.
Nel 1518 Leone X fece sottoporre ad esame le asserzioni sulle

indulgenze e intimò Lutero a presentarsi a Roma. Lutero fu
dispensato dal viaggio a Roma e potè essere interrogato ad Augusta

nell’ottobre 1518 dal card. Caietano.
Nel 1520 a Roma si concluse un processo a Lutero con la
promulgazione della bolla Exsurge Domine.
Lutero risponde con tre opere:



Alla nobiltà cristiana della nazione germanica;



De captivitate babilonica ecclesiae praeludium;



De liberitate cristiana.

Nell’ottobre 1520 Lutero brucia il Codice di diritto canonico e
la bolla Exsurge Domine. Il 3 gennaio 1521 la bolla Decet

Romanum Pontificem scomunicò Lutero.
Ulrich Zwingli
Ulrich Zwingli
La riforma di Zwigli e della Svizzera sono molto più
che per Lutero la questione di un umanista ed un
evento politico.
Zwigli vive in un epoca in cui la Svizzera fornisce un
esercito ausiliare al papa e questo comporta per il clero
ingenti benefici.
Fu eletto parroco all’età di 22 anni.
Dal 1516 era in relazione con Erasmo.
Zwigli non cerca nella Bibbia la propria salvezza, ma
la pura verità.
Per lui il cristianesimo è una filosofia di Cristo e per
questo non occorre dare peso alla giustificazione ex
operibus.
Il centro della dottrina cristiana è la legge, in quanto
espressione della volontà di Dio.
Giovanni Calvino
La riforma calvinista
Se per Lutero la questione era teologica, per Calvino si
trattava della nuova Chiesa, dell’uomo nuovo. Calvino
proviene dalla scuola di Lutero, pur essendo più
giovane di lui, al tempo stesso da origine ad una
riforma indipendente.
Calvino nasce nel 1509 a Noyon, in Piccardia (Francia
del Nord). Cresce in una famiglia colta. Il padre era
amministratore dei beni e perito giuridico del vescovo e
del capitolo. Accusato di ammanchi, gli venne intimato
di mostrare i rendiconti ed a causa della sua duratura
omissione venne scomunicato.
I redditi di Giovanni erano sotto minaccia di sequestro..
Tra la famiglia di Calvino e la Chiesa si creò un’aspra
ostilità che rese il giovane Giovanni sensibile ai
circoli luterani
Institutio Christianae Religionis
Questo compendio della fede, fu stampato a Basilea dal
ventisettenne Calvino.
Il punto centrale di questa opera è che Dio è l’unica volontà
dell’universo. La nostra vita e la nostra morte, dipendono
esclusivamente da questa volontà onnipotente.
Dio solo agisce. L’uomo non può dannarsi da solo con la
libera scelta del male; non sceglie: è salvato o dannato.
La Chiesa, è resa visibile da una struttura esteriore conforme
alla Scrittura, dalla proclamazione del puro Vangelo,
dall’amministrazione dei sacramenti come furono istituiti da
Cristo, senza aggiunte umane.
Lo scisma anglicano
Lo scisma anglicano
La causa scatenante dello scisma anglicano va ricollegata
al mancato assenso da parte della Chiesa di Roma alla
richiesta di scioglimento del matrimonio di Enrico VIII
(1491-1547). Questo scioglimento era stato richiesto
perché non aveva un figlio maschio cui lasciare il trono.
Enrico VIII, approfittando dello scontento che serpeggiava
nelle file del clero contro Roma, si rivolse all'arcivescovo
Cranmer di Canterbury e ottenne il divorzio da

Caterina

d'Aragona.

Immediatamente

dopo

la

scomunica fece approvare dal Parlamento (1533) una serie
di leggi che compromettevano irrevocabilmente i legami
con Roma e asservivano il clero inglese alla corona,

sciolse i monasteri, confiscò i beni della chiesa.

Enrico VIII si autoproclamò "capo della chiesa inglese"
con l'Atto di supremazia (imposto all'Irlanda nel 1541).
Il divorzio fu il pretesto che offrì al re la possibilità di
rivendicare

la

sovranità

regia

contro

ogni

possibile

ingerenza, soprattutto se proveniente dall'esterno.
L‟ incremento del

capitalismo nell'Inghilterra del XVI sec.

aveva reso necessaria la costituzione di una monarchia

assoluta che accelerasse la crisi del regime feudale. Un
importante strumento di centralizzazione dei poteri fu la
riforma della chiesa, con la quale il re si appropriò di un terzo

di tutta la proprietà terriera inglese. Questo esproprio risollevò
le casse dello stato inglese dalle spese belliche sostenute
durante la “guerra dei cento anni” contro la Francia.
Lo scisma anglicano non incontrò in Inghilterra alcuna
forte resistenza da parte ecclesiastica (fanno eccezione
alcuni religiosi ed il vescovo Fisher). Enrico VIII aveva

assicurato al clero e a tutti i fedeli che nulla della tradizione
cattolica sarebbe stato modificata, a livello sia dogmatico
che sacramentale.

La vittima più illustre fu Thomas More che pur essendo
disposto a sottoscrivere l„atto per la successione della prole
di Anna Bolena (la donna con cui Enrico VIII viveva in

concubinato), rifiutava il modo in cui il re si era
proclamato "capo della chiesa".

auto
Grazie!

Prof. Antonino Pileri Bruno
www.luxecclesiaeorientalis.org

Prossima lezione 24 febbraio 2014

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Teologia ecumenica e teologie nell'ecumene lezione 2

  • 1. FACOLTÀ TEOLOGICA DI SICILIA Teologia ecumenica e teologie nell’ecumene seconda lezione Prof. Antonino PILERI BRUNO A.A 2012-2013
  • 3. Le chiese d'oriente e d'occidente si separano Tra la fine del terzo e l'inizio del quarto secolo l'impero romano venne diviso in impero romano d'oriente e impero romano d'occidente. Questa divisione ebbe, ripercussioni ecclesiali. L'impero romano d'occidente cadde sotto l'urto dei barbari che premevano alle sue frontiere i nuovi regni barbarici diedero origine alla società medioevale e poi alle nazioni e agli stati che si formarono gradualmente nell'Europa occidentale. L'impero romano d'oriente sopravvisse invece, con la sua organizzazione, il suo diritto, la sua raffinata eredità culturale.
  • 4. L'unica chiesa cristiana, che agli inizi del quarto secolo aveva acquistato la libertà e che dalla fine del quarto secolo era sostanzialmente chiesa di stato, conobbe due storie separate, in occidente e in oriente La chiesa in occidente sarà impegnata ad evangelizzare le popolazioni germaniche. La chiesa d'oriente si troverà anch'essa in una situazione di sempre crescente subordinazione nei confronti del potere imperiale, anche per il fatto che la leadership di tale chiesa era passata da Alessandria a Costantinopoli, che grazie al can. 28 del concilio di Calcedonia vide riconosciuto in Oriente il suo primato di onore nei confronti dei patriarchi di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme.
  • 5. Fra la chiesa d'occidente e quella d'oriente per lungo tempo i contatti resteranno difficili. Gli ostacoli nelle comunicazioni, le differenze di lingua porteranno queste due chiese a percepirsi come reciprocamente estranee. Questa dolorosa estraneazione porterà, dopo lo scisma acaciano e alla grande crisi all'epoca del patriarca Fozio nel nono secolo alle scomuniche reciproche dell'anno 1054, data alla quale si fa ascendere l'attuale stato di separazione. I fattori non teologici, di ordine linguistico, economico, politico, etnico, culturale, devono essere considerati assai più decisivi, che non i fattori dottrinali.
  • 6. Le crociate non fecero che allargare il fossato fra oriente ed occidente, in quanto gli orientali furono vittime di spoliazioni e di vessazioni da parte dei “crociati” occidentali, soprattutto allorché nel 1204 la quarta crociata fu dirottata alla presa di Costantinopoli e si concluse con l'instaurazione di un impero latino e di un patriarcato latino nella stessa Costantinopoli (1204-1261).
  • 7. La riforma e i suoi esiti per la chiesa d'occidente La frattura tra occidente ed oriente rappresentò un grave vulnus per la cristianità. La chiesa d'oriente conservò anche dopo la separazione della chiesa d'occidente la fede e la struttura ecclesiale dei primi secoli, ma restò in un grave stato di subordinazione rispetto alle autorità statuali. La chiesa d'occidente grazie all'accentuazione del primato papale, acquistò una nuova indipendenza dalle autorità statuali. Per molti secoli, all'interno della Chiesa d'occidente, era stata infatti invocata una riforma della Chiesa, in fide et in moribus, in capite et in membris.
  • 8. Questa aspirazione alla riforma si era espressa in innumerevoli petti giuridici, preparò quella che dev'essere considerata la più grave lacerazione del tessuto della Chiesa d'occidente, la lacerazione della Riforma. Movimenti laicali, da cui alcuni, come i valdesi, erano stati condannati, portando a un mentre notevole altri erano stati rinnovamento accolti ecclesiale (francescani e altri ordini mendicanti). Questa aspirazione fatta sentire nei concili all'inizio del XV secolo, ed era stata fatta propria dal papato. Il concilio di Basilea aveva anche preso tutta una serie di decisioni in ordine alla riforma della chiesa.
  • 9. Di fatto nessuna riforma adeguata poté essere messa in atto, l'accumularsi di tutta una serie di fattori, formarono una miscela esplosiva, nella quale pesonalità come Lutero, Zwingli e Calvino, agirono da detonatori. I fattori teologici, con la centralità del principio della giustificazione per grazia mediante la fede e con l'appello diretto alla Scrittura come ultima autorità della fede, svolsero un ruolo molto più determinante di quanto non fosse accaduto nella separazione con l'oriente.
  • 10. Lutero e la rivolta protestante
  • 11. Lutero e la rivolta protestante Nato a Eisleben il 10 novembre 1483 Lutero morì nella stessa città il 18 febbraio 1546. Lutero studiò filosofia all’Università di Erfurt. Nel 1505, conseguito il dottorato, entrò nel convento degli Agostiniani di Erfurt. Ordinato sacerdote due anni dopo, nel 1508 fu chiamato a Wittemberg e vi insegnò etica, dogmatica ed esegesi. Nel 1510 venne inviato a Roma per questioni interne all’ordine. Dopo un periodo di sereno fervore Lutero cadde in uno stato di inquietudine. Nel 1517, meditando su un passo di Rm 1, 17 «Il giusto vivrà per la fede» comprende che la “giustizia” della Scrittura non allude all’intervento con cui Dio premia i giusti e punisce i peccatori, ma parla dell’atto con cui Dio copre i peccati di quanti si abbandonano a Lui attraverso la fede.
  • 12. I tre pilastri della riforma Luterana Sola Scriptura: la Scrittura contiene tutte le verità rivelate da Dio e s’interpreta da se stessa, non ha bisogno della tradizione e del magistero. Sola Fide: apparentemente per Lutero la natura umana dopo il peccato originale è intrinsecamente corrotta, l’uomo ha perso la sua libertà, ogni opera anche buona è peccato. Dio tuttavia, senza cancellare i peccati attribuisce all’uomo i meriti e la santità di Cristo. Sola Gratia: poiché fra l’uomo e Dio si dà un’immediatezza reale, Lutero rifiuta ogni mediazione esterna istituita dall’uomo non opera di Dio, e perciò priva di valore salvifico. I sacramenti si riducono a battesimo ed eucaristia, la confessione è utile ma non necessaria (Confessio Augustana n.25).
  • 13. La questione delle indulgenze Fin dal 1507 Giulio II aveva dato inizio ai lavori per la costruzione della nuova basilica di San Pietro, aveva concesso un’indulgenza a modo di giubileo, a chi offrisse elemosine per l’impresa, l’iniziativa era stata ripetuta nel 1514 da Leone X. In Germania la questione si complicava: Abalberto di Brandeburgo, arcivescovo di Magdeburgo e amministratore apostolico della vicina Halberstadt era stato eletto vescovo di una terza diocesi Magonza sul Reno (il titolare di questa diocesi aveva il privilegio di partecipare all’elezione imperiale). Per entrare in possesso di questa carica doveva sborsare alla Camera Apostolica un ingente somma di cui non disponeva. La famiglia Fugger (banchieri) anticipò i 29.000 ducati che egli doveva pagare a Roma; il vescovo ottenne la facoltà di far predicare le indulgenze, le elemosine sarebbero state devolute per metà a Roma e per metà alla famiglia Fugger.
  • 14. La predicazione, non senza eccessi, fu svolta dal domenicano Johannes Tetzel; a lui si attribuisce la frase: «Appena la moneta cade nella cassetta delle elemosine, l’anima è liberata dal Purgatorio». Reagendo agli abusi Lutero la vigilia di ogni santi del 1517 inviò ad Alberto di Brandegurgo una lettera invitandolo a prendere posizione contro gli abusi connessi alle indulgenze; e insieme 95 tesi sulle indulgenze invitandolo ad una decisione. Nel 1518 Leone X fece sottoporre ad esame le asserzioni sulle indulgenze e intimò Lutero a presentarsi a Roma. Lutero fu dispensato dal viaggio a Roma e potè essere interrogato ad Augusta nell’ottobre 1518 dal card. Caietano.
  • 15. Nel 1520 a Roma si concluse un processo a Lutero con la promulgazione della bolla Exsurge Domine. Lutero risponde con tre opere:  Alla nobiltà cristiana della nazione germanica;  De captivitate babilonica ecclesiae praeludium;  De liberitate cristiana. Nell’ottobre 1520 Lutero brucia il Codice di diritto canonico e la bolla Exsurge Domine. Il 3 gennaio 1521 la bolla Decet Romanum Pontificem scomunicò Lutero.
  • 17. Ulrich Zwingli La riforma di Zwigli e della Svizzera sono molto più che per Lutero la questione di un umanista ed un evento politico. Zwigli vive in un epoca in cui la Svizzera fornisce un esercito ausiliare al papa e questo comporta per il clero ingenti benefici. Fu eletto parroco all’età di 22 anni. Dal 1516 era in relazione con Erasmo. Zwigli non cerca nella Bibbia la propria salvezza, ma la pura verità. Per lui il cristianesimo è una filosofia di Cristo e per questo non occorre dare peso alla giustificazione ex operibus. Il centro della dottrina cristiana è la legge, in quanto espressione della volontà di Dio.
  • 19. La riforma calvinista Se per Lutero la questione era teologica, per Calvino si trattava della nuova Chiesa, dell’uomo nuovo. Calvino proviene dalla scuola di Lutero, pur essendo più giovane di lui, al tempo stesso da origine ad una riforma indipendente. Calvino nasce nel 1509 a Noyon, in Piccardia (Francia del Nord). Cresce in una famiglia colta. Il padre era amministratore dei beni e perito giuridico del vescovo e del capitolo. Accusato di ammanchi, gli venne intimato di mostrare i rendiconti ed a causa della sua duratura omissione venne scomunicato. I redditi di Giovanni erano sotto minaccia di sequestro.. Tra la famiglia di Calvino e la Chiesa si creò un’aspra ostilità che rese il giovane Giovanni sensibile ai circoli luterani
  • 20. Institutio Christianae Religionis Questo compendio della fede, fu stampato a Basilea dal ventisettenne Calvino. Il punto centrale di questa opera è che Dio è l’unica volontà dell’universo. La nostra vita e la nostra morte, dipendono esclusivamente da questa volontà onnipotente. Dio solo agisce. L’uomo non può dannarsi da solo con la libera scelta del male; non sceglie: è salvato o dannato. La Chiesa, è resa visibile da una struttura esteriore conforme alla Scrittura, dalla proclamazione del puro Vangelo, dall’amministrazione dei sacramenti come furono istituiti da Cristo, senza aggiunte umane.
  • 22. Lo scisma anglicano La causa scatenante dello scisma anglicano va ricollegata al mancato assenso da parte della Chiesa di Roma alla richiesta di scioglimento del matrimonio di Enrico VIII (1491-1547). Questo scioglimento era stato richiesto perché non aveva un figlio maschio cui lasciare il trono. Enrico VIII, approfittando dello scontento che serpeggiava nelle file del clero contro Roma, si rivolse all'arcivescovo Cranmer di Canterbury e ottenne il divorzio da Caterina d'Aragona. Immediatamente dopo la scomunica fece approvare dal Parlamento (1533) una serie di leggi che compromettevano irrevocabilmente i legami con Roma e asservivano il clero inglese alla corona, sciolse i monasteri, confiscò i beni della chiesa. Enrico VIII si autoproclamò "capo della chiesa inglese" con l'Atto di supremazia (imposto all'Irlanda nel 1541).
  • 23. Il divorzio fu il pretesto che offrì al re la possibilità di rivendicare la sovranità regia contro ogni possibile ingerenza, soprattutto se proveniente dall'esterno. L‟ incremento del capitalismo nell'Inghilterra del XVI sec. aveva reso necessaria la costituzione di una monarchia assoluta che accelerasse la crisi del regime feudale. Un importante strumento di centralizzazione dei poteri fu la riforma della chiesa, con la quale il re si appropriò di un terzo di tutta la proprietà terriera inglese. Questo esproprio risollevò le casse dello stato inglese dalle spese belliche sostenute durante la “guerra dei cento anni” contro la Francia.
  • 24. Lo scisma anglicano non incontrò in Inghilterra alcuna forte resistenza da parte ecclesiastica (fanno eccezione alcuni religiosi ed il vescovo Fisher). Enrico VIII aveva assicurato al clero e a tutti i fedeli che nulla della tradizione cattolica sarebbe stato modificata, a livello sia dogmatico che sacramentale. La vittima più illustre fu Thomas More che pur essendo disposto a sottoscrivere l„atto per la successione della prole di Anna Bolena (la donna con cui Enrico VIII viveva in concubinato), rifiutava il modo in cui il re si era proclamato "capo della chiesa". auto
  • 25. Grazie! Prof. Antonino Pileri Bruno www.luxecclesiaeorientalis.org Prossima lezione 24 febbraio 2014