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21 de Oct de 2015
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  1. 136-137 made 06_07.2009 Words Marina Nasi Words Fade Thomas J. Seabrook Bowie - La trilogia berlinese Arcana Jean Le Bitoux Sulla questione gay Il Saggiatore È il maggio del 1977 quando in casa Negri irrompono i carabinieri a mitra spianati. La tredicenne Anna li guarda a lungo, rabbrividisce al contatto della canna fredda dell’arma con la sua pancia scoperta e poi scoppia a ridere. È Anna Negri, figlia di Toni Negri, leader di Autonomia operaia, a raccontare l’episodio in questo libro che ha il pregio di far rivivere gli anni ’70, un periodo travagliato della storia italiana. Ricordi personali e intimi si intrecciano così alla storia politica di un paese scosso dalla violenza e dal malcontento sociale. Leonard Cohen Confrontiamo allora i nostri miti Minimum Fax Sebastiano Zanolli Io, società a responsabilità illimitata Franco Angeli Carmine Castoro Crash Tv Coniglio Editore Forse un libro come questo può servire a riacquistare un po’ di fiducia in un periodo di acuta crisi come quello odierno. In esso l’autore ci esorta a riscoprire concetti come fiducia, coraggio, responsabilità, solidarietà, energia creativa. L’obiettivo è quello di suggerire strumenti per poter trasformare l’io sognatore in una “società a responsabilità illimitata”. L’azione è, infatti, la via migliore per aiutare se stessi e gli altri, la via per “realizzare sogni in un mondo senza sonno”. Crash Tv propone un’analisi impietosa del mondo dello Spettacolo. Una ricerca sui linguaggi del conformismo di massa condotta attraverso l’esame di format, telefilm, trasmissioni, TG, spot pubblicitari, reality, cui vittima è la nostra anima. L’autore fa notare come in genere di televisione si parli solo in termini d’intrattenimento, gossip, divismi. È invece importante sottolineare come essa sia una macchina in grado di instillare nelle menti valori, modelli, capaci di costruire un nuovo modo di sentire. Un volume che concentra la sua attenzione sul periodo forse più creativo e stimolante dell’intera carriera di David Bowie: quello trascorso a Berlino. In questa città, ancora divisa dal muro, dopo la metà degli anni ’70 il Duca Bianco in compagnia dell’amico Iggy Pop trovò la forza di uscire da una situazione personale segnata dall’abuso di droghe e da una profonda crisi artistica realizzando due dei suoi album più riusciti: Low e Heroes. Di essi Thomas J. Seabrook racconta la genesi e l’atmosfera che li ispirò. Attraverso 10 interviste realizzate nel corso del tempo a grandi pensatori (M. Foucault, J. P. Sartre e J. P. Aron, tra gli altri), Jean Le Bitoux, militante del Fronte omosessuale d’azione rivoluzionaria, ricostruisce il graduale cammino del gay savoir. Uscito dalla zona d’ombra in cui era stato relegato da secoli di repressione, esso ha trovato la sua prima legittimazione nel pensiero degli intellettuali francesi raccolti in questo volume. L’introduzione all’edizione italiana è del filosofo Pier Aldo Rovatti. Minimum Fax presenta al pubblico italiano la prima raccolta poetica di Leonard Cohen. Uscita originariamente nel 1956 e da tempo introvabile anche in lingua originale, questa opera permette di riscoprire le espressioni giovanili di una voce destinata ad affermarsi come una delle più rilevanti e significative del secolo scorso. Confrontiamo allora i nostri miti può essere così considerato un manifesto poetico che annuncia i temi destinati ad accompagnare l’intera produzione creativa di questo grande maestro canadese. Anna Negri Con un piede impigliato nella Storia Feltrinelli Words Anni di boom e fatine Agghindato da fatina, il piccolo Diego si aggira, orgoglioso, nella Milano degli anni ’60 In Miralat (ed. Topi pittori, 192 pp, 10 euro), Diego Malaspina racconta la sua infanzia negli anni ’60: epoca di speranza, nuovi consumi, marche e loghi che accendono la fantasia. In questo mondo, in un condominio popolare a Milano, il piccolo Diego osserva con candida ironia la sua famiglia appena trapiantata dalla campagna, lo scarto fra le signorine eleganti delle riviste e le zie grasse e baffute, ma anche il proprio, personalissimo entusiasmo per favole, madrine, scarpette di cristallo e travestimenti femminili… La prima domanda, d’obbligo, è se anche tu da bimbo amavi il look da fatina… Sì sì, è un dettaglio autobiografico, che avrebbe bisogno di approfondimenti, ma ho cercato di non calcare troppo la mano su discorsi di diversità e incertezza di genere. I tuoi ricordi sembrano molto dolci, tolleranti. Anche il mondo che descrivi è a modo suo accogliente con il diverso... C’era uno strano dissidio tra l’atteggiamento di parenti stretti e persone a loro vicine -tollerante, divertito- e quello, più critico, di personaggi satellitari alla famiglia. Però anche io mi stupisco, ripensandoci adesso, di come negli Anni 60 ci fosse una tolleranza quasi maggiore di oggi, magari per la questione della doppia morale: da un lato bigottismo di facciata di stampo democristiano, dall’altro un livello sotterraneo, familiare, fatto per accogliere le differenze, se si poteva. Lo spiego però meglio nel capitolo Zingheri sul pianerottolo: parto descrivendo il mondo amichevole di una casa ‘Vecchia Milano’. Poi partono le canzoni alla radio su luoghi e personaggi esotici: allora gli stranieri erano tutti pittoreschi (moretti e giovani mulatte da cartolina o da etichette della frutta esotica). Ma era meglio che l’altrove se ne stesse a casa sua: la guerra aveva portato esperienze dolorose del diverso. Quando irrompe nel pianerottolo il bambino travestito lo si scambia per uno zingaro ed è alieno, minaccioso. E però è un bimbo, difficile da stigmatizzare: pensi “Che faccio, lo butto fuori? No, devo accoglierlo nel nucleo”. Si parla anche dei parallelismi tra mondo contadino e di città... C’era molta solidarietà in quel mondo appena trapiantato dalla campagna, non ancora imborghesito mentalmente. E c’è il riflesso divertente di quando irrompe la cultura psichedelica e si scontra con quella perbenista e pacioccona, con effetto deflagrante. Signore d’origine contadina che indossano questi abiti sgargianti, optical... Leggo nel retro di copertina che, oltre che insegnante, regista, sceneggiatore, sei stato anche cartomante… Davvero. Per pagarmi il dottorato in letterature comparate. Mi chiamavo Mago Gennaro e lavoravo in una multinazionale della magia. Tutte le sere al telefono con una clientela fissa finché passava l’ultimo tram…
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