2. Un po’ di storia
Già a metà dei primi anni ’70 negli Stati Uniti ci sono state esperienze di
mediazione nella scuola. Queste nascono da progetti specifici quali il
“Comunity Boards Program” a San Francisco o il “Resolving Conflict
Creatively” nelle scuole pubbliche di New York. I progetti si articolano in
due forme:
• l’una mira a lavorare con tutta la classe per sviluppare le competenze nella
mediazione
• l’altra sceglie un gruppo di alunni disponibili e fa solo a loro la
formazione.
In Inghilterra la mediazione tra pari inizia nel 1992 e vede coinvolte diverse
agenzie.
Esperienze di mediazione tra pari sono documentate anche nelle scuole
giapponesi e secondo Lewis:
“la finalità è la restituzione invece della punizione”
3. Lo scopo del processo di
mediazione è:
Minimizzare l’impressione del controllo
dell’adulto
Delegare il controllo ai bambini
Offrire opportunità diversificate di acquisire
una identità positiva
Evitare di attribuire ai bambini una
intenzionalità nei loro comportamenti negativi.
4. In Italia
E. Menesini studiosa dei fenomeni di disagio nelle scuole
presenta questi obiettivi:
prevenzione della violenza scolastica tramite il
potenziamento di strumenti orientati alla risoluzione
costruttiva dei conflitti;
apprendimento di strategie e di abilità necessarie a
risolvere e mediare i conflitti;
promozione di un clima socio-affettivo e di una
convivenza scolastica in cui l'incontro con l'altro sia
percepito come un arricchimento personale
5. Jean-Pierre Bonafé Schmitt scrive:
“La mediazione mira a creare un nuovo spazio
di gestione dei conflitti, uno spazio intermedio,
che poggia su una ridefinizione dei rapporti
tra alunni e membri della comunità
educativa, ma anche tra gli studenti stessi.”
6. Prerequisiti:
L’apprendimento cooperativo
L’interdipendenza positiva (insieme si affonda o si nuota)
L’ impegno individuale (in quanto ognuno deve dare il
proprio contributo e apprendere)
Le competenze relazionali (Comunicazione, fiducia,
prendere decisioni, risolvere conflitti)
L’interazione e la riflessione collettiva, sul funzionamento
del gruppo e sulle possibilità di miglioramento.
7. È necessario lavorare su:
l’appartenenza al gruppo.
la lettura delle emozioni.
il pensiero laterale, il pensiero creativo.
8. L’inventore Alexander Graham Bell diceva
“Quando una porta si chiude altre si aprono ma
spesso passiamo troppo tempo ad osservare
con rimpianto la porta chiusa tanto da non
vedere quelle che si stanno aprendo per noi.”
“Lascia di quando in quando i sentieri battuti e
inoltrati fra i boschi. Troverai certo qualcosa
che non hai mai visto prima. Probabilmente si
tratterà di una piccola cosa, ma non
ignorarla. (da Frammenti)”
9. Si comincia…
Disegnare un
autoritratto che faccia
capire aspetti del
proprio carattere e le
proprie passioni.
Il resto del gruppo
cerca d’indovinare di
chi è il ritratto e cosa
ha voluto
rappresentare.
13. Minestra per tutti
Uno straniero, che camminava verso un villaggio si fermò sulla soglia
di una povera capanna. Chiese alla donna, che stava seduta fuori
della capanna qualcosa da mangiare.
"Mi dispiace al momento non ho niente".
"Non si preoccupi. Ho nella bisaccia un sasso per minestra: se mi
darete il permesso di metterlo in una pentola di acqua bollente,
preparerò la zuppa più deliziosa del mondo. Mi occorre una
pentola molto grande per favore".
La donna era incuriosita, gli diede una pentola e andò a confidare il
segreto del sasso per minestra a una vicina di casa. Quando
l'acqua cominciò a bollire, c'erano tutti i vicini, accorsi a vedere lo
straniero e il suo sasso. Egli depose il sasso nell'acqua, poi ne
assaggiò un cucchiaio ed esclamò con aria beata:
"Ah, che delizia! Mancano solo delle patate".
"Io ho delle patate in cucina”.Pochi minuti dopo era di ritorno con una
grande quantità di patate tagliate a fette, che furono gettate nel
pentolone. Allora lo straniero assaggiò di nuovo il brodo.
14. Eccellente... Se solo avessimo un po' di carne e un po' di verdura,
diventerebbe uno squisito stufato". Un'altra massaia corse a casa
a prendere della carne; un'altra portò carote e cipolle. Dopo aver
messo anche quelle nella zuppa, lo straniero assaggiò il miscuglio
e chiese ancora:
"Manca solo un po' di sale!”
"Eccolo!”
"Scodelle e piatti per tutti".
La gente corse a casa a prendere scodelle e piatti. Qualcuno portò
anche frutta e manioca. Tutti sedettero mentre lo straniero
distribuiva grosse porzioni della sua incredibile minestra. Tutti
provavano una strana felicità, ridevano, chiacchieravano e
gustavano il loro pasto in comune.
Dopo essere rimasto un po' con loro, lo straniero, in mezzo all'allegria
generale scivolò fuori silenziosamente. Lasciò però il sasso
miracoloso affinché potessero usarlo tutte le volte che volevano
per preparare la minestra più buona del mondo.
15. I
Un giorno fu condotto in città un elefante. I sei
volevano conoscerlo, ma come avrebbero
potuto? "Io lo so" disse il primo saggio, "lo
toccheremo!". "Buona idea", dissero gli altri,
"così sapremo com'è un elefante".
Così i sei andarono dall'elefante.
Il primo toccò l'orecchio grande e piatto dell'elefante.
Lo sentì muoversi avanti e indietro. "L'elefante
è come un ventaglio", proclamò.
Il secondo toccò le gambe dell'elefante. "E' come un
albero", disse.
"Siete entrambi in errore", disse il terzo, "l'elefante è
simile a una fune". Egli stava toccando la
coda dell'elefante.
Subito dopo il quarto toccò con la mano la punta
aguzza della zanna. "L'elefante è come una
lancia", esclamò.
"No, no", disse il quinto, "è simile a un'alta
muraglia". Aveva toccato il fianco
dell'elefante.
I ciechi e l’elefante
16. Il sesto aveva toccato la proboscide. "Avete tutti
torto", disse, " l'elefante è come un
serpente".
"No, come una fune!"
"Serpente!"
"Muraglia!"
"Avete torto!"
"Ho ragione!"
I sei ciechi per un'ora continuarono a urlare l'uno
all'altro e non riuscirono a scoprire come
fsse fatto un elefante.
Ognuno di loro riusciva a immaginare solo quello
che con le sue mani poteva toccare, ma era
sicuro di conoscere la verità e di sapere a
che cosa somigliasse un elefante.
17. Diversi modi di affrontare un
conflitto
Ha poco valore la
relazione
Ha poco valore lo
scopo
21. Ha molto valore la
relazione
Ha molto valore lo
scopo
Win win
22. Il processo di mediazione
Scheda del mediatore:
- Cosa è successo?
- Come ti sei sentito?
- Perché ti sei sentito così?
- Cosa hai capito dei sentimenti, emozioni e motivi
dell’altro?
- Cercate una soluzione accettabile per entrambi.
- Firmate gli accordi presi
Editor's Notes
. Peer support forum, Childline, Mental health foundation, Actionwork, Peer mediation network, Peer mediation UK, UK Observatory, Leicestershire Local Authority, County Durham Local Authority e Sunderland City Council.
Lewis C, Co-operation and Control in Japanese Nursery Schools, in Shields J.(Ed.) Japanese Schooling, State University Press, Pennsylvania 1989
Jean Pierre Bonafé Schmitt, La mediazione scolastica: un processo educativo? in La sfida della mediazione, a cura di G.Pisapia e D.Antonucci
Alexander Graham Bell (1847 – 1922), scienziato e inventore statunitense di origini scozzesi.