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LEZIONE DI STORIA DELL’ARTE
IL FUTURISMO
e
BOCCIONI
( 1909 – 1932)
« Compagni! Noi vi dichiariamo che il trionfante progresso delle 
scienze ha determinato nell'umanità mutamenti tanto profondi, da 
scavare un abisso fra i docili schiavi del passato e noi liberi, noi sicuri 
della radiosa magnificenza del futuro »
1
Il Manifesto del Futurismo apparve in 
anteprima sul Giornale 
dell’Emilia di Bologna, in data 5 
febbraio 1909
Successivamente fu pubblicato in 
francese sulla prima pagina del 
quotidiano 
Le Figaro di Parigi il 20 febbraio 1909.
  Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.
2 Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della 
nostra poesia.
3 La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi ed il sonno. 
Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il 
passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4
Noi affermiamo che la 
magnificenza del mondo si 
è arricchita di una bellezza 
nuova; la bellezza della 
velocità. Un automobile da 
corsa col suo cofano 
adorno di grossi tubi simili 
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esplosivo... un automobile 
ruggente, che sembra 
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Samotracia.
5 Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta 
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6
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per aumentare 
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7
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8
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morirono ieri. Noi
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9 Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il
patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si
muore e il disprezzo della donna.
10 Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie
combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà
opportunistica e utilitaria.
11
Noi canteremo le grandi folle agitate
dal lavoro, dal piacere o dalla
sommossa: canteremo le maree
multicolori e polifoniche delle rivoluzioni
nelle capitali moderne; canteremo il
vibrante fervore notturno degli arsenali
e dei cantieri, incendiati da violente
lune elettriche; le stazioni ingorde,
divoratrici di serpi che fumano; le
officine appese alle nuvole per i
contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a
ginnasti giganti che scavalcano i fiumi,
balenanti al sole con un luccichio di
coltelli; i piroscafi avventurosi che
fiutano l'orizzonte, e le locomotive
dall'ampio petto, che scalpitano sulle
rotaie, come enormi cavalli d'acciaio
imbrigliati di tubi, e il volo scivolante
degli aeroplani, la cui elica garrisce al
vento come una bandiera e sembra
applaudire come una folla entusiasta.
CONCLUSIONE
È dall'Italia che noi lanciamo
per il mondo questo nostro
manifesto di violenza
travolgente e incendiaria col
quale fondiamo oggi il
FUTURISMO perché
vogliamo liberare questo
paese dalla sua fetida
cancrena di professori,
d'archeologi, di ciceroni e
d'antiquari. Già per troppo
tempo l'Italia è stata un
mercato di rigattieri. Noi
vogliamo liberarla dagli
innumerevoli musei che la
coprono tutta di cimiteri.
Nel 1910 il suo primo romanzo, Mafarka il futurista, viene assolto dall'accusa di
oltraggio al pudore. Ma in quello stesso anno Marinetti trova alleati inattesi: tre
giovani pittori (Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo) decidono di
aderire al Movimento. Insieme a loro (e a poeti come Aldo Palazzeschi) Marinetti
lancia le serate futuriste: spettacoli teatrali in cui i futuristi declamano i loro
manifesti davanti a una folla che spesso accorre per il solo piacere di colpirli con
ortaggi vari.
1. Nelle opere futuriste è quasi sempre costante la
ricerca del dinamismo; Così la simultaneità della
visione diventa il tratto principale dei quadri
futuristi;
2. lo spettatore non guarda passivamente l’oggetto
statico, ma ne è come avvolto, testimone di
un’azione rappresentata durante il suo
svolgimento.
1. Per rendere l’idea del
moto nelle arti visive,
immobili per costituzione,
il futurismo si serve, in
pittura e in scultura,
principalmente delle
“linee-forza”;
2. poiché la linea agisce
psicologicamente su noi
con significato
direzionale, essa,
collocandosi in varie
posizioni, supera la sua
essenza di semplice
segmento e diventa
“forza” centrifuga e
centripeta
3. oggetti, colori e piani si
sospingono in una catena
di “contrasti simultanei”,
determinando la resa del
“dinamismo universale”.
Nel 1910 a Milano i giovani artisti d'Italia, pubblicano i manifesti sulla pittura
futurista.
Boccioni si occupò principalmente del dinamismo plastico e sintetico e del
superamento del cubismo.
Balla passò dallo studio delle vibrazioni luminose (divisionismo) alla
rappresentazione sintetica del moto.
Naturalmente dal punto di vista
concettuale il Futurismo non
ignora i principi cubisti di
scomposizione della forma
secondo piani visivi e
rappresentazione di essi sulla
tela. Cubista è senz'altro la
tecnica che prevede di
suddividere la superficie
pittorica in tanti piani che
registrino ognuno una diversa
prospettiva spaziale. Tuttavia,
mentre per il cubismo la
scomposizione rende possibile
una visione del soggetto fermo
lungo una quarta dimensione
esclusivamente spaziale (il
pittore ruota intorno al soggetto
fermo cogliendone ogni
aspetto), il Futurismo utilizza la
scomposizione per rendere la
dimensione temporale, il
movimento.
Come conseguenza
dell'estetica della
velocità, a prevalere è
l'elemento dinamico, il
movimento coinvolge
infatti l'oggetto e lo spazio
in cui esso si muove. Il
dinamismo dei treni, degli
aeroplani (Aeropittura),
delle masse multicolori e
polifoniche e delle azioni
quotidiane è sottolineato
da colori e pennellate che
mettano in evidenza le
spinte propulsive delle
forme. La costruzione
può essere composta da
linee spezzate, spigolose
e veloci, ma anche da
pennellate lineari, intense
e fluide se il moto è più
armonioso.
Se Boccioni è simbolico, Balla è fotografico e analitico. Ancora legato a
principi cubisti, non è raro che realizzi sequenze fotogrammetriche di una
scena, per rendere il movimento, piuttosto che affidarsi a impetuosi vortici di
pittura: è il caso del posato Ragazza che corre al balcone (1912).
Noi canteremo le grandi folle agitate
dal lavoro, dal piacere o dalla
sommossa: canteremo le maree
multicolori e polifoniche delle
rivoluzioni nelle capitali moderne;
canteremo il vibrante fervore
notturno degli arsenali e dei cantieri,
incendiati da violente lune elettriche;
le stazioni ingorde, divoratrici di
serpi che fumano; le officine appese
alle nuvole per i contorti fili dei loro
fumi; i ponti simili a ginnasti giganti
che scavalcano i fiumi, balenanti al
sole con un luccichio di coltelli; i
piroscafi avventurosi che fiutano
l'orizzonte, e le locomotive
dall'ampio petto, che scalpitano sulle
rotaie, come enormi cavalli d'acciaio
imbrigliati di tubi, e il volo scivolante
degli aeroplani, la cui elica garrisce
al vento come una bandiera e
sembra applaudire come una folla
entusiasta.
Umberto Boccioni
Nasce a Reggio Calabria nel 1882. Si interessa molto presto alla pittura. Nel
1901 a Roma conosce Severini, quindi Balla. Nel 1906 è a Parigi dove studia
la pittura di Cezanne. Nel 1909 a Milano conosce Marinetti.
Nelle sue opere, Boccioni esprime magistralmente il movimento delle forme e
la concretezza della materia. Ciò che gli interessava era illustrare l'interazione
di un oggetto in movimento con lo spazio circostante.
Pur non discostandosi molto dai quadri analoghi degli anni precedenti, nei
quali le periferie urbane erano il soggetto principale. Nel dipinto La città che
sale (1910), viene parzialmente abbandonata la visione naturalistica, per
lasciare il posto ad una visione movimentata e dinamica. Ciò che mette il
quadro perfettamente in linea con lo spirito futurista è però l'esaltazione visiva
della forza e del movimento, della quale sono protagonisti uomini e cavalli e
non macchine. Questo è ritenuto un particolare che attesta come Boccioni si
muova ancora nel simbolismo, rendendo visibile il mito attraverso l'immagine.
Nel dipinto Visioni simultanee, esposto nella prima mostra futurista a Parigi del
1912, L'"azione" si svolge su piani sovrapposti, con lo scopo di mostrare nell'opera
tutto ciò che sia visibile dalla finestra in cui si affaccia la donna; gli edifici si curvano
e si scompongono, come le figure per la strada e la donna stessa.
Lo spazio è composto in vorticosi movimenti, le forme sono viste simultaneamente
da numerose posizioni, figure e ambiente sono fusi in un unico ritmo dinamico. La
composizione assume un definitivo moto vorticoso.
In Forme uniche nella
continuità dello spazio, la
figura appare come uno
"scorticato" anatomico, e al
contempo come una
"macchina", un ingranaggio in
movimento, si sviluppa
mediante l’alternarsi di cavità,
rilievi, pieni e vuoti che
generano un frammentato e
discontinuo chiaroscuro fatto
di frequenti e repentini
passaggi dalla luce all'ombra.
Osservando la figura da
destra, il torso ad esempio
pare essere pieno ma se si
gira intorno alla statua e la si
osserva da sinistra esso si
trasforma in una cavità vuota.
In tale modo sembra che la
figura si modelli a seconda
dello spazio circostante ed
assume così la funzione per
così dire di plasmare le
forme.
Durante il suo impegno bellico deve ricredersi riguardo alla teoria futurista
enunciata da Marinetti, secondo cui la guerra è «sola igiene del mondo».
In una lettera dal fronte nell'ottobre 1915 scrive: la guerra «quando si attende di
battersi, non è che questo: insetti + noia = eroismo oscuro....»
Muore in modo del tutto accidentale, cadendo dalla propria cavalla, imbizzarritasi
alla vista di un autocarro Il 17 agosto 1916.
presentazione
a cura di
ANTONIO CURRELI

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