1. Unità 4
I mass media tradizionali
Contenuti
•1 •2 •3 •4
Il giornale Il cinema La radio La televisione
❱❱ 1. Il giornale
❱ 1/1 Nota introduttiva
Nella società contemporanea la stampa, pur svolgendo la funzione d’informazione
dell’opinione pubblica, è diventata fattore di formazione della coscienza civile e
politica di un popolo.
Il giornale, ad esempio, è uno degli strumenti più efficaci non solo per comunicare,
ma anche per orientare e per formare i lettori.
per approfondire
❱❱ I primi giornali
Nel passato, le notizie e l’informazione sono state trasmesse oralmente, attraverso i banditori.
I primi giornali di una certa importanza che si sono diffusi, all’interno delle classi borghesi dei principali
paesi europei, sono stati, nell’Ottocento: The Times e The Observer (Inghilterra); Le Monde (Francia); Corrie-
re delle Sera (Italia).
Il primo giornale diffuso tra le classi popolari è stato il Daily Mirror, la cui pubblicazione inizia, nel 1903,
in Gran Bretagna. Nel Novecento, poi, il giornalismo diventa un’industria e la diffusione dei quotidiani e dei
periodici, specialmente in Inghilterra, diventa capillare.
I giornali possono essere:
1. Quotidiani (pubblicati tutti i giorni).
2. Periodici (pubblicati con una cadenza periodica).
Secondo il contenuto, essi possono essere suddivisi in:
1. Indipendenti, quelli che esprimono idee libere e si propongono di fornire ai let-
tori informazioni obiettive e imparziali.
2. Di partito, quelli che veicolano ideologie politiche. Questi interpretano le notizie
secondo l’orientamento di un partito e, in linea di massima, si rivolgono ai lettori-
elettori, al fine di informarli sulle direttive della loro organizzazione politica.
3. Economici, quelli che trattano soprattutto i problemi economici e finanziari.
4. Sportivi, quelli che s’interessano delle attività sportive.
I quotidiani, inoltre, tenendo conto della diffusione, si suddividono in:
1. Quotidiani a diffusione locale, quelli che dedicano maggiore spazio ai problemi
di una certa zona e sono venduti e diffusi localmente.
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2. Modulo
Comunicazione e mass media
2. Quotidiani a diffusione nazionale, quelli che, pur riservando piccoli spazi a noti-
zie locali, trattano problemi d’interesse nazionale e sono venduti e diffusi su tutto
il territorio di una nazione.
Il giornale è uno dei più antichi strumenti d’informazione per la maggior parte delle
popolazioni; la sua tecnica di realizzazione, dai tempi dell’invenzione dei caratteri
mobili ad oggi, ha fatto progressi da gigante sia nel campo della raccolta delle notizie,
che avviene con strumenti molto veloci (telefono, telegrafo, telescrivente, collega-
mento via radio, telefoto, radiofoto e così via), sia nel rapido sviluppo di stampa.
I giornali sono, poi, soggetti ad una spietata concorrenza da parte di altri mezzi di
comunicazione come la radio, la televisione e i rotocalchi prima, Internet poi. Essi,
per uscire indenni da tale situazione di difficoltà, dovrebbero saper sfruttare alcune
risorse: ampliamento delle notizie, analisi approfondita, in maniera critica, dei fatti,
e un’impaginazione organizzata come vetrina delle notizie.
❱ 1/2 Titolazione e impaginazione
Il giornale è composto di una serie di pagine che trattano temi di politica, cultura,
economia, cronaca, spettacolo, sport e inchieste varie. Le prime due pagine affronta-
no, normalmente, argomenti di politica nazionale e internazionale.
Le altre vertono, invece, su temi di:
1. Cronaca economica, politica, sociale e sindacale.
2. Cronaca nera (incidenti, sciagure e fatti delittuosi) o bianca (fatti positivi di avve-
nimenti politici, amministrativi, sindacali, di avvenimenti comici e di episodi
curiosi).
3. Cronaca locale (cittadina, provinciale e regionale).
4. Cronaca rosa (storie sentimentali, soprattutto di personaggi famosi).
5. Cronaca gialla (scandali o fatti misteriosi).
6. Spettacolo (musica, teatro, televisione, cinema e così via).
7. Economia (temi economici e finanziari).
8. Sport (calcio, tennis, nuoto, boxe e così via).
9. Inchieste (sondaggi d’opinione, commenti economici e politici, pubblicità ecc.).
In un giornale l’impaginazione e la titolazione di una notizia sono di fondamentale
importanza per un lettore. Esse hanno la funzione di orientare e di far facilmente ri-
levare un’informazione dal testo. Sono i titoli e l’impaginazione a produrre, indican-
done anche lo stile, la fisionomia di un quotidiano.
L’efficacia di una notizia è, dunque, costituita dall’impaginazione, fattore topografi-
co, e dalla titolazione, fattore tipografico. L’esposizione grafica di una notizia gior-
nalistica non è, perciò, solo decorazione, ma è anche efficace comunicazione.
❱ 1/3 Struttura
Il giornale è anche un contenitore; esso, in Italia, si presenta fondamentalmente in
due modelli:
1. Formato tradizionale ( ad esempio, il Corriere della Sera).
2. Formato tabloid (come la Repubblica).
Il formato, giacché il giornale è un contenitore, rappresenta già di per sé un mes-
saggio.
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3. Unità 4
I mass media tradizionali
Il modello del formato tradizionale
è legato allo schema diffuso dai
quotidiani fin dalle origini. L’altro
modello, quello del formato tabloid,
è moderno ed è stato introdotto non
solo perché pratico nella lettura, ma
anche perché meno “ingombrante”.
Ambedue i modelli, però, impagi-
nano e titolano le notizie topografi-
camente e tipograficamente allo
stesso modo. Nell’uno e nell’altro,
infatti, il menabò, vale a dire il di-
segno schematico della prima pagi-
na, è, complessivamente, lo stesso.
Il nome o il titolo del giornale (il
Corriere della Sera, la Repubblica
Le prime pagine di un quotidiano con formato tradizionale (a sinistra) e un tabloid
(a destra) e così via) è chiamato testata. Lo
schema della prima pagina di so-
lito è il seguente:
1. La notizia più importante del giorno, impaginata, di solito, in alto a sinistra, è
detta apertura o pastone. Naturalmente non tutti i giornali ritengono importan-
te la stessa notizia.
2. La notizia che è ritenuta rilevante, pur non essendo la più importante, è impagi-
nata in alto a destra, ed è chiamata spalla; essa può essere di carattere locale
oppure di carattere nazionale ed internazionale.
3. L’articolo di fondo è una rifles-
sione che il direttore o un editoria-
lista del giornale compie, di solito,
sull’argomento messo in evidenza
nell’apertura o nel pastone.
4. Il taglio alto è, di solito, una noti-
zia di cronaca, che può avere una
rilevanza non solo di carattere lo-
cale, ma anche nazionale e inter-
nazionale; tale notizia è impagina-
ta al centro della pagina, verso
l’alto.
5. Il taglio medio tratta notizie di
media rilevanza, collocate al cen-
tro della pagina, verso il basso.
La prima pagina di un quotidiano 6. Il taglio basso tratta una notizia
o espone una foto, che ne rinvia
lo sviluppo della trattazione
all’interno del giornale ed è col-
locata in basso alla pagina.
7. La collocazione del box pubblicità varia, anche se, di solito, è posto o in alto, ai
margini della testata o in basso, al margine sinistro della pagina. Il box pubbli-
cità è un riquadro, che pubblicizza un convegno, un libro e così via.
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4. Modulo
Comunicazione e mass media
8. L’indice delle principali notizie, che il giornale complessivamente contiene, è
detto flash o sommario. Esso ha collocazione varia.
9. Il box vignetta è un piccolo spazio che, con collocazione varia, tratta temi di
satira politica. Esso spesso è spiegato o commentato con una didascalia.
10. L’occhiello, posto al di sopra del titolo di apertura o pastone, ha la funzione di
introdurre o richiamare, indicando circostanze di tempo e di luogo, l’argomento
di “apertura”.
❱ 1/4 Realizzazione tecnica
I giornali a tiratura nazionale sono ormai diventati, nella quasi totalità, delle aziende
di grandi dimensioni. Spesso le loro sedi sono collocate in strutture dove si trova
anche la tipografia o altri tipi di servizi tecnici. Il processo di realizzazione di una
testata è, in ogni modo, articolato e complesso.
Il punto di partenza è la selezione delle notizie sul fatto o sull’avvenimento da comu-
nicare ai lettori, utilizzando sia agenzie d’informazione o di stampa sia giornalisti
“corrispondenti”, “inviati speciali”, fotoreporter, riprese televisive e così via.
La fase successiva si svolge nella direzione e nella redazione del giornale: il diretto-
re tiene, normalmente, due riunioni quotidiane (una in tarda mattinata e un’altra in-
torno alle 17.00) per preparare e per selezionare, in collaborazione con i capi redat-
tori, il materiale da pubblicare. Dopo aver fatto l’ultima selezione delle notizie, tutto
il materiale è trasmesso al sistema di produzione.
Il sistema di produzione elettronica del giornale avviene con computer o terminali
video; gli articoli, i pezzi giornalistici e le foto, con tale metodo, sono prodotti diret-
tamente in formato utile all’impaginazione. Un’altra fase importante per la realizza-
zione del giornale è la composizione del menabò, ovvero la bozza della struttura e
della paginazione.
L’ultima fase è l’uscita del prodotto sul mercato con la distribuzione ai lettori per
abbonamento o attraverso le edicole.
I quotidiani che arrivano a casa dei lettori o che si trovano quotidianamente nelle
edicole nascono, dunque, in un processo d’elaborazione e di realizzazione tecnica,
tramite complesse operazioni che numerosi professionisti e tecnici predispongono e
realizzano.
❱ 1/5 Interpretazione critica
Normalmente i lettori comprano e leggono giornali con i quali hanno un’assonanza
cognitiva o ideologica.
La maggior parte dei quotidiani propone addirittura messaggi che corrispondono alle
attese dei lettori. Compito degli insegnanti è allora promuovere un’interpretazione
critica dell’informazione mediatica; solo in tal modo, le nuove generazioni potrebbe-
ro cominciare ad interpretare autonomamente e criticamente i principali fatti della
vita sociale. Funzione tipica della scuola è, infatti, di spingere gli allievi a elaborare
un pensiero di tipo critico, tale da mettere in discussione le conoscenze precostitu-
ite ed elevare il sapere.
Il peso crescente della comunicazione di massa richiede che i sistemi scolastici assu-
mano nuove ed improrogabili responsabilità educative.
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5. Unità 4
I mass media tradizionali
❱❱ 2. Il cinema
❱ 2/1 Nota introduttiva
Il cervello umano capta una serie di immagini che si susseguono ad intervalli picco-
lissimi l’una dall’altra producendo l’illusione che esse siano in movimento. Questo
fenomeno è alla base dell’illusione cinematografica.
Il merito di aver inventato, nel 1895, uno strumento che oggi costituisce il principio
della cinematografia spetta a due fratelli francesi Louis e Auguste Lumière. Tale
strumento è denominato cinematografo (scrittura in movimento); esso è la proiezio-
ne capovolta, attraverso lo scorrere di una pellicola fotografica, di immagini in mo-
vimento su uno schermo.
La pellicola, in verità, non scorre, ma “scatta”, proiettando singole istantanee, perce-
pite come un’unica immagine in movimento.
➜ Louis Lumière
È nato a Besançon, nel 1864, ed è morto a Egli ha, a tal proposito, operato alcune
Bandol (Tolone), nel 1948. Con la partecipa- riprese dal vivo: L’uscita dalle officine Lu-
zione del fratello Auguste (1862-1954), ha mière e L’arrivo di un treno alla stazione di
compiuto esperimenti sulla fotografia e sul La Ciotat (1895).
cinema. Lumière ha, così, inventato il cine-
matografo ed è stato regista cinematografico.
Gli oggetti in movimento, tramite la proiezione cinematografica, assumono un signi-
ficato particolare rispetto alla superficie piana, ovverosia si separano dallo sfondo e
acquisiscono una dimensione corporea.
❱ 2/2 Nascita del cinema: cenni storici
Ogni epoca storica è caratterizzata da una forma d’arte dominante.
Il Novecento ha avuto il cinema, nel quale sono confluiti: la musica, la
pittura, il costume, l’architettura e le tecnologie avanzate. Il cinema è,
quindi, diventato in modo immediato una forma molto popolare d’arte.
Per affermarsi come arte, esso ha vissuto, con alterne vicende, un
lungo processo storico.
Le prime immagini fotografiche fisse furono prodotte da Louis Da-
guerre nel 1839; quelle in movimento sono state proiettate per la prima
volta nel 1895 con il cinematografo dei fratelli Lumière. Nelle prime
scene filmate, i fratelli Lumière, convinti che il cinema avrebbe dovu-
to svilupparsi solo come “riproduzione della natura”, hanno prodotto
proiezioni realistiche di vita quotidiana (uscita degli operai dalle in-
dustrie, avvenimenti familiari e così via).
Agli inizi del Novecento il primo artista che ha cominciato a sfruttare
La pellicola cinematografica ha un lo strumento cinematografico, affinché fosse ritratto il mondo della
formato standard di 35 mm fantasia e dell’immaginazione, è stato un illusionista e prestigiatore di
Parigi, Georges Méliès. Questi è ritenuto l’inventore della regia cine-
matografica.
Nei primi anni, l’attività cinematografica ha ancora un forte legame con il teatro.
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6. Modulo
Comunicazione e mass media
La macchina da presa, posizionata in maniera fissa, registra una scena per l’intera
durata della ripresa. Solo in seguito il cinema ha cominciato ad utilizzare, attraverso
la tecnica del montaggio, forme espressive nuove. Esso, dividendo un soggetto in
sequenze e suddividendo ogni sequenza in inquadrature, si è potuto liberare dalle
convenzioni teatrali.
Sono, in verità, i movimenti di macchina che, permettendo
Linguaggio cinematografico: è l’insieme al montaggio di trasformarsi da strumento puramente
delle potenzialità espressive che il regista di tecnico ad elemento del linguaggio cinematografico,
un filmato organizza attraverso le tecniche di fanno compiere un miglioramento al cinema.
montaggio. Secondo il regista russo Sergej Eisentein, il montaggio
ha, tramite la cinepresa, la funzione di definire il signifi-
cato del materiale filmato: ogni inquadratura ha un senso definito soltanto quando si
collega con le inquadrature precedenti e con le successive.
➜ Sergej Michailovic Eisentein
È nato a Riga, nel 1898, ed è morto a Mosca, La corazzata Potëmkin (1926); Ottobre
nel 1948. È stato un regista teatrale e ci- (1928); La linea generale (1929). Eisentein
nematografico. Ha operato prima nel teatro, ha, inoltre, scritto i seguenti libri: Il senso
mettendo in scena le commedie di Arbatov del film (1942); La forma del film (postumo,
e di Mass e, in seguito, nel cinema, dove ha 1949); Note di un regista (postumo, 1958);
girato film famosi, quali: Sciopero (1925); Saggi sul film (postumo, 1968).
Il cinema è nato muto, ma alla fine degli anni venti (1928) si ha l’avvento del sonoro.
La visione della pellicola cinematografica incomincia, così, ad essere accompagnata
dalla musica. Questa permette anche di coprire il ronzio del proiettore.
Nei decenni degli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento viene introdotto il colo-
re, anche se la tecnica del bianco e del nero continua ad essere utilizzata come ele-
mento stilistico di base.
Il cinema a colori si è affermato, in concorrenza all’avvento della televisione, in
maniera graduale. Alcuni anni or sono, per la diffusione capillare di alcuni mass
media maggiormente interattivi, il cinema ha attraversato un periodo di crisi. Oggi,
invece, l’arte cinematografica sta ritornando in auge, grazie al fatto che essa si è
perfettamente collegata alle nuove tecnologie, soprattutto all’informatica e alla tele-
visione. La prima gli ha offerto, attraverso la tecnologia digitale, la possibilità di
utilizzare gli effetti speciali e le proiezioni virtuali. La seconda, attraverso proiezio-
ni di film interessanti, ha fatto maggiormente sentire al telespettatore l’esigenza di
accostarsi al cinema come rito collettivo.
❱ 2/3 Il cinema: linguaggio e realizzazione tecnica
Per realizzare e portare a termine la produzione di un film, è necessario l’interesse di
un produttore nel mettere a disposizione un capitale non solo per affrontare le spese
relative alle scenografie, ai costumi, all’affitto degli studi e delle attrezzature varie,
ma anche per scritturare il cast, vale a dire l’insieme di tecnici, di attori e regista.
Il processo di realizzazione di uno spettacolo cinematografico avviene, sotto la guida
del regista, in tre fasi fondamentali:
1. Stesura del copione.
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7. Unità 4
I mass media tradizionali
2. Ripresa.
3. Montaggio.
Alla stesura del copione provvede lo sceneggiatore, alla ripresa è addetto l’operatore
e del montaggio s’interessa il montatore. Durante la prima fase, l’idea che nasce di-
venta un soggetto. In seguito si passa, attraverso una scaletta, alla sceneggiatura;
questa è divisa in sequenze e in inquadrature.
Le sequenze sono scene che l’operatore, dopo aver ripreso, taglia e assembra nel
migliore modo possibile, affinché ognuna di esse sia, nella lunghezza, proporzionata
alle precedenti e alle successive.
Le inquadrature, giacché circoscrivono lo spazio da inquadrare per proporlo allo
spettatore, rappresentano l’unità di base del linguaggio cinematografico. Esse sono,
dunque, fotogrammi, ripresi senza interruzione, da una posizione panoramica (fissa)
della macchina da presa.
Le tecniche di ripresa possono procedere per diversi tipi di inquadrature: dettaglio,
campo medio, campo lungo, campo lunghissimo, primo piano, piano medio, piano
americano, primissimo piano e figura intera. I tipi di campo e di piano sono il risul-
tato della distanza tra la macchina da presa e il soggetto che deve essere inquadrato.
Campi e piani di distanza tra la macchina da presa e i soggetti inquadrati
Denominazione Contenuto e funzione
Dettaglio Oggetto inquadrato da molto vicino.
Campo medio La figura umana è ripresa a una distanza minore di
trenta metri, senza toccare né con la testa né con i
piedi il margine inferiore del quadro.
Campo lungo Inquadra un ambiente. In esso le figure umane,
riprese a più di trenta metri di distanza, si distin-
guono e si definiscono parzialmente.
Campo lunghissimo È utilizzato sia per l’ambientazione sia per gli
“esterni”; le figure umane, quando compaiono, sono
indistinte e piccolissime.
Primo piano La figura è tagliata all’altezza delle spalle.
Piano medio La figura umana è tagliata a mezzo busto dal mar-
gine inferiore del quadro.
Piano americano La figura umana è tagliata all’altezza del ginocchio
dal margine inferiore del quadro.
Primissimo piano La figura umana è tagliata poco sopra alle spalle.
Figura intera La figura umana tocca, con i piedi, il margine in-
feriore del quadro.
Il campo è, inoltre, anche utilizzato sia per circoscrivere l’ambientazione sia per
definire unitariamente le scene. Alle inquadrature segue la fase di montaggio.
Il linguaggio cinematografico è nato all’inizio del secondo decennio del Novecento
con la scoperta delle potenzialità espressive della tecnica di montaggio. Questa con-
siste, come abbiamo visto, nel mettere insieme, in base al linguaggio e all’ordine
narrativo stabilito dal regista, le migliori inquadrature.
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8. Modulo
Comunicazione e mass media
Per compiere tale operazione, gli operatori si servono della moviola: una tecnica che
permette di accelerare o di fermare la pellicola oppure di farla retrocedere o avanzare.
La moviola è stata sostituita, oggi, da alcuni strumenti elettronici. Questi permettono
non solo una maggiore velocità, ma anche più precisione ed effetti speciali nuovi.
Con l’avvento del sonoro si affianca, poi, alla colonna visiva la registrazione tanto
dei dialoghi quanto dei rumori e delle musiche (colonna sonora). Nella produzione
di un film, il montaggio è, in realtà, una fase molto creativa.
I registi, infatti, lo curano con lo stesso interesse delle riprese.
La macchina da presa opera alcuni movimenti, definiti:
1. Panoramica (la macchina da presa esplora lo spazio, ruotando su un supporto sia
da destra a sinistra o viceversa (in orizzontale) sia dall’alto in basso o viceversa
(in verticale) sia lungo la diagonale dell’inquadratura (in senso obliquo).
2. Carrellata (la macchina da presa è posta su un carrello scorrevole e si muove o
allontanandosi (carrellata all’indietro) o avvicinandosi (carrellata in avanti) al
soggetto inquadrato.
3. Ripresa a mano (la macchina da presa viene manovrata manualmente dall’ope-
ratore). Non è, pertanto, fissata su alcun supporto.
4. Ripresa aerea (la macchina da presa è fissata su un cavo d’acciaio e viene mano-
vrata e guidata attraverso impulsi elettrici).
5. Dolling (la macchina da presa è posta su un supporto posto su una piattaforma).
Tale supporto può essere scorrevole su ruote oppure manovrato con un braccio
meccanico.
L’angolazione è una tecnica che determina la posizione della macchina da presa ri-
spetto ai soggetti inquadrati. Essa può essere, rispetto al piano orizzontale:
1. Inquadratura dall’alto, quando si vuole rappresentare il soggetto inquadrato mi-
nore del normale.
2. Inquadratura dal basso, quando si vuole, invece, rappresentare il soggetto inqua-
drato maggiore del normale.
Rispetto all’asse verticale, l’angolazione può essere un’inquadratura a piombo oppu-
re un’angolazione obliqua (l’inquadratura a piombo viene utilizzata perché produce
un senso d’angoscia e d’oppressione; l’angolazione obliqua viene usata giacché evi-
denzia una sensazione d’alterazione della realtà).
L’illuminazione è una tecnica cinematografica utile nel risaltare un soggetto oppure
necessaria per produrre una particolare atmosfera d’ambientazione. Essa può essere
naturale (luce solare) oppure artificiale (riflettori).
La tecnica dell’illuminazione è:
1. Frontale, quando l’operatore vuole rafforzare l’immagine del soggetto da inqua-
drare.
2. Di taglio, quando s’intende lasciare in ombra una parte del soggetto da inquadra-
re. In questo caso si produce un effetto d’ambiguità.
La distribuzione è una tecnica per mettere in circolazione i film. Essa fa, attraverso
il noleggio, da tramite tra la produzione e le sale cinematografiche.
Spesso il produttore è anche un distributore del film, ovverosia pubblicizza, noleggia
e mette in circolazione pellicole o home video.
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9. Unità 4
I mass media tradizionali
❱❱ 3. La radio
❱ 3/1 Nota introduttiva
Il telegrafo e il telefono sono stati ottimi stru-
menti di comunicazione a distanza. Essi hanno,
però, avuto, almeno fino ad alcuni anni fa, un
inconveniente: funzionavano per mezzo di fili e
di cavi. Non potevano, pertanto, soddisfare le
esigenze degli eventuali utenti in viaggio o di
oggetti in movimento, come gli aerei e le navi.
A cambiare questo stato di cose ha provveduto
l’invenzione della radio, detta anche telegrafo
senza fili.
È stato possibile, in tal modo, per i viaggiatori sia
in aereo sia sulle navi non solo di aggiornarsi con-
tinuamente sul resto del mondo, ma anche di co-
municare.
Un modello di radio in uso tra gli anni ’40 e ’50 del secolo scorso
brani d’autore ❱ L’esperienza tutta privata della comunicazione radiofonica
La radio tocca intimamente, personalmente, quasi tutti fica che tali media trasmettessero effettivamente al po-
perché presenta un mondo di comunicazioni sottintese polo tedesco i suoi pensieri. Questi ultimi, in realtà,
tra l’insieme scrittore-speaker e l’ascoltatore. È questo avevano pochissima importanza.
il suo aspetto immediato: un’esperienza privata. Le sue La radio fornì la prima grande esperienza d’implosione
profondità subliminali sono cariche degli echi risonanti elettronica, in altre parole di un totale capovolgimento
di corni tribali e di antichi tamburi. Ciò è insito nella degli indirizzi e dei significati della civiltà alfabetica
natura stessa del medium, per il suo potere di trasforma- occidentale. Per i popoli tribali, vale a dire per quelli la
re la psiche e la società in un’unica stanza degli echi. cui esistenza sociale è un’estensione della vita familiare,
Coloro che scrivono per la radio, tranne poche eccezio- la radio continuerà ad essere un’esperienza violenta. Le
ni, ignorano questa sua dimensione risonante. società ad alto livello d’alfabetismo, che da qualche
La famosa trasmissione di Orson Welles sull’invasione tempo in politica come in economia, subordinano la vita
dei marziani era una semplice dimostrazione della por- familiare all’individualismo, sono riuscite ad assorbire
tata onnicomprensiva e totalmente coinvolgente dell’im- e a neutralizzare quest’implosione senza scosse rivolu-
magine auditiva della radio. zionarie.
E fu Hitler a trattare sul serio la radio alla maniera di Welles.
L’esistenza politica di Hitler deriva direttamente dalla Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare,
radio e dai modi di rivolgersi al pubblico. Ciò non signi- Il Saggiatore, Milano 1968
I segnali radiotelegrafici producono onde elettromagnetiche. Queste sono onde invi-
sibili e più lunghe di quelle luminose. Viaggiano alla velocità della luce, ovverosia a
circa trecentomila chilometri al secondo. Le onde elettromagnetiche hanno, poi, la
possibilità, attraversando con correnti ad elevata frequenza le cosiddette antenne, di
essere emesse in tutte le direzioni. Tali onde sono quasi tutte riflesse dalla ionosfera
e non viaggiano, come si potrebbe pensare in linea retta, passando da un’antenna ad
un’altra. Alla scoperta della radio hanno contribuito in maniera decisiva gli studi
dell’italiano Guglielmo Marconi che, nel 1901, riuscì a captare da Terranova, in
Canada, segnali radio trasmessi dalla Cornovaglia, attraverso l’Atlantico.
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10. Modulo
Comunicazione e mass media
➜ Guglielmo Marconi
È nato a Bologna nel 1874 ed è morto a Roma, cerche, si trasferisce in Inghilterra, dove
nel 1937. Nel 1893, come fisico ed elettrotec- brevetta il suo sistema di telegrafia,
nico, ha iniziato a compiere, sulla scia dei fonda la Marconi’s Wireless Telegraph Co.
risultati teorici di James C. Maxwell e delle Ltd, e, riuscendo a migliorare i suoi stru-
ricerche di Hertz, esperimenti sulla trasmis- menti, trasmette segnali di onde elettro-
sione di segnali per via elettromagnetica. magnetiche dalla Cornovaglia a Terrano-
Nel 1896, dopo aver inutilmente cercato va. Nel 1909 riceve il premio Nobel per
aiuto in Italia per proseguire le sue ri- la fisica.
❱ 3/2 Natura, effetti e linguaggio della radio
La radio, dal punto di vista tecnico, si limita alla trasmissione dei suoni.
Il suo linguaggio si compone di parole, di effetti sonori e di silenzio. Attraverso le
parole, la radio informa e comunica; tramite gli effetti sonori (musica, suoni naturali
ed elettronici) costruisce scene e con il silenzio offre all’ascoltatore la possibilità di
riflettere e di meditare sulle parole appena ascoltate. Neanche l’avvento di Internet
ha messo in crisi la radio: al contrario di altri media che si sono sentiti minacciati
dalla rivoluzione informatica, essa ha utilizzato nuove tecnologie per accrescere le
proprie potenzialità.
La radio si avvicina a tutti personaggi che prende in considerazione, tocca i soggetti
nel loro intimo, a livello personale, giacché rappresenta, in modo immediato, ciò che
è sottinteso tra lo scrittore-speaker e l’ascoltatore.
❱❱ 4. La televisione
❱ 4/1 Nota introduttiva
Le società tecnologicamente avanzate sono caratterizzate da veloci e spesso incon-
trollabili trasformazioni; esse, perciò, nella maggior parte degli esseri umani, produ-
cono sul piano psicologico non solo senso d’insicurezza ma anche problemi di disa-
dattamento.
Il progresso tecnologico ha fatto in modo che, in tali società, i mass media, invece di
far acquisire agli uomini autonomia e libertà, agevolassero in loro comportamenti
conformistici rafforzandone l’identità sociale.
I mass media sono stati gli strumenti che hanno fatto emergere le differenti caratte-
ristiche tra le società moderne e quelle tradizionali; hanno, inoltre, anche veicolato la
cosiddetta informazione sul presente.
Agli inizi del nostro secolo, non era ancora possibile diffondere le notizie sui fatti e
sugli avvenimenti contemporanei. Esisteva soltanto l’informazione sul passato, che
era assicurata dalla stampa, dai libri, dalla comunicazione orale, dalla comunicazione
scritta (composta di relazioni o di documenti) e così via.
I fatti e gli avvenimenti erano conosciuti immediatamente solo da chi vi assisteva,
come spettatore, o da chi vi partecipava in prima persona.
Negli anni successivi, lo sviluppo tecnologico e i progressi economici nelle società
industrialmente avanzate hanno permesso la nascita e lo sviluppo di numerosi mass
media (cinema, radio, telegrafo, telefono, televisione e così via) e, quindi, la possibi-
lità di trasmettere le notizie dei fatti e degli avvenimenti contemporaneamente al
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11. Unità 4
I mass media tradizionali
loro verificarsi; questo è avvenuto, inizialmente, soltanto mediante l’immagine op-
pure attraverso la parola; in seguito, fatto rivoluzionario, tramite l’interazione e
l’interdipendenza dell’immagine, della parola e del suono.
Negli ultimi decenni addirittura il processo di diffusione delle comunicazioni di
massa si è sviluppato in modo vertiginoso.
La televisione, in questo rapido e costante sviluppo, è stata lo strumento che ha per-
messo a tutti di percepire e di cogliere maggiormente i cambiamenti. Essa ha intro-
dotto, come valore aggiunto, all’immediatezza delle notizie, l’immagine.
Ha permesso di unire e di fondere insieme, in perfetta sincronia, la contemporaneità
dei fatti e degli avvenimenti e la loro rappresentazione visiva, non ferma, ma in con-
tinuo movimento ed è stato il mass medium che, secondo alcuni massmediologi, ha
determinato e fatto nascere la civiltà dell’immagine.
❱ 4/2 Nascita e sviluppi
L’avvento della società di massa ha anche fatto sorgere, nell’essere umano, l’esigenza
di doversi informare, in modo permanente, sulla complessità del mondo circostante.
La televisione è, a tal proposito, considerata lo strumento più adeguato. Il suo model-
lo di comunicazione, però, non è interattivo; è unidirezionale o monodirezionale.
Essa ci permette di poter osservare il mondo stando seduti sulla poltrona del nostro
salotto.
La televisione è stata inventata in una fase storica in cui
i conflitti e le tensioni tra i popoli avevano assunto una
dimensione planetaria; così, è riuscita ad internazionaliz-
zare tutte le questioni e a portarle, attraverso lo schermo,
nelle nostre case.
Spesso, ciò non è avvenuto in modo obiettivo; tuttavia,
nelle democrazie occidentali, con l’emancipazione delle
classi e delle categorie sociali più deboli, attraverso lotte
politiche e sindacali, anche il processo d’informazione è
diventato sempre più trasparente. Non è stato così, però,
nelle società non democratiche.
Nei sistemi di potere totalitario i mass media sono stati
sempre utilizzati come mezzi sia per orientare sia per
plasmare le masse.
La televisione è uno strumento che si è diffuso celermen-
Uno dei primi televisori in bianco e nero te soltanto negli ultimi decenni del Novecento. Essa è
nata in Inghilterra, dove, già nel 1926, vengono compiu-
ti, con uno strumento rudimentale, i primi esperimenti nel laboratorio di John Logie
Baird. La rete BBC (British Broadcasting Corporation) è stata la prima stazione te-
levisiva. Essa è entrata per la prima volta in funzione nel 1936 e ha incominciato, a
Londra, a trasmettere pubblicamente. Bisogna attendere, in ogni modo, la fine della
seconda guerra mondiale per far sì che del nuovo strumento di comunicazione di
massa possa essere organizzata la produzione a livello industriale.
L’uso, perciò, a livello di massa, si ha solo negli anni successivi.
In Italia, le prime trasmissioni televisive sono apparse agli inizi degli anni Cin-
quanta del Novecento ed hanno avuto un impatto notevole sui comportamenti
della popolazione, producendo cambiamenti nei costumi e nelle abitudini di moltis-
simi italiani.
11
12. Modulo
Comunicazione e mass media
Negli anni Cinquanta del secolo scorso, era attivo soltanto un canale della Rai; negli
anni Sessanta ha cominciato a trasmettere anche un altro canale; negli anni Settanta,
oltre al terzo canale della Rai, sono state immesse sul mercato numerose televisioni
private e commerciali (network).
Questa forte espansione delle reti televisive e dei linguaggi mediali potrebbe produr-
re, mediante una cultura elettronica sia standardizzata sia simbolica, il rischio di
un’omologazione di massa negli utenti. Per tale motivo, nella coscienza collettiva è
nata l’esigenza della funzione sociale dell’informazione e, quindi, la necessità di
disciplinarne l’uso. Ognuno, dunque, dovrebbe non solo prendere coscienza della
potenziale pericolosità dei messaggi televisivi, ma anche tentare di evitare ogni forma
di condizionamento; solo così sarebbe possibile difendersi dalla persuasione occulta
e dalla manipolazione.
❱ 4/3 Televisione: funzioni e problemi
La televisione ha ormai assunto, nella nostra società, anche un’impor-
tante funzione educativa; questo è avvenuto perché essa, da un lato,
è riuscita a diffondere capillarmente la lingua nazionale e, dall’altro,
ha elevato notevolmente il livello culturale delle masse. Ciò non si può
non riconoscerlo. La televisione, però, per svolgere correttamente tale
funzione, dovrebbe essere utilizzata con metodologie rigorose.
L’uomo, oggi, è legato alla televisione in un rapporto quasi indisso-
lubile. Questo avviene perché le immagini, soggette ad un loro conti-
nuo sovrapporsi, non danno agli utenti la possibilità di riflettere né di
prendere coscienza; esse agiscono sull’inconscio, specialmente dei
bambini, predisponendoli all’assuefazione o all’accumulo d’aggressi-
vità. Questa, poi, deve essere scaricata, producendo, a volte, violenza
verso se stessi o verso gli altri.
La scuola, perciò, come agenzia educativa, non può trascurare la televi-
sione e il suo potenziale. Lo strumento televisivo non dovrebbe mai assu-
mere la funzione di cattiva maestra e educare, in tal modo, alla violenza.
Karl Popper, nel 1992, ha sostenuto in un’intervista che i bambini
I più piccoli non dovrebbero mai esse- subiscono una continua violenza attraverso la televisione. L’essere
re lasciati soli davanti al televisore umano ha bisogno di censura, perché non si è liberi se non responsa-
bili.
brani d’autore ❱ Censura e TV
La mia tesi era ed è che noi stiamo oggi educando i ro gli effetti delle loro azioni sui bambini non avremmo
nostri bambini alla violenza attraverso la televisione e bisogno della censura. Ma purtroppo le cose non stanno così
gli altri mezzi di comunicazione [...]. e la situazione è andata sempre peggiorando: la gente vuole
Purtroppo noi abbiamo bisogno della censura. Mi dispiace sempre più violenza, chiede alla televisione di mostrare più
dirlo proprio perché sono un liberale e non sono favorevole violenza. Non possiamo accettare che si vada avanti così.
alla censura. Il fatto è che la libertà dipende dalla responsa-
bilità. Se tutti fossero pienamente responsabili per il modo Karl R. Popper, La lezione di questo secolo, intervista
in cui vivono – in cui dovrebbero vivere – se considerasse- di Giancarlo Bosetti, Marsilio, Venezia 1992
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13. Unità 4
I mass media tradizionali
Il bambino trascorre mediamente davanti al televisore un tempo eccessivo, con con-
seguenze sicuramente negative; ciò succede, spesso, anche perché, mentre i genitori
lavorano, i figli devono confrontarsi e misurarsi da soli con i messaggi televisivi.
Gli effetti di tale prassi hanno un riscontro sul piano fisico (i piccoli hanno bisogno
di movimento e di spazio) e sul piano cognitivo (i bambini necessitano di attivare
l’intelligenza pre-operativa, mentre la televisione fornisce loro informazioni disorien-
tanti e incerte sul piano emotivo).
I bambini sono, in tal modo, costretti ad accumulare tensioni e frustrazioni che, su-
perando la soglia di sopportazione, si trasformano facilmente, se non sublimate, in
forme d’aggressività.
Lo studioso John Condry, a tal proposito, nel saggio Ladra di tempo, serva infedele
(1994) ha sostenuto che i messaggi dei programmi televisivi producono una violenza
superiore alla realtà quotidiana.
La famiglia, collaborando con la scuola, dovrebbe, perciò, essere chiamata in causa,
per attutire l’impatto dei contenuti dei programmi televisivi sull’infanzia.
L’una e l’altra sono, infatti, gli istituti primari di socializzazione. Quanto più tali
istituzioni non funzionano, tanto più la televisione diventa un surrogato. È così che i
bambini vengono allontanati non solo dalla curiosità di ascoltare le fiabe raccontate
dai genitori e qualche volta dai nonni (non sempre presenti nelle famiglie nucleari),
ma anche dalla possibilità di abituarsi ad una sana e corretta lettura.
Il valore della lettura, come attività della mente, oggi è erroneamente trascurato e ad
esso subentra negativamente l’esigenza di utilizzare sempre di più le immagini tele-
visive, spesso prodotte addirittura da operatori non esperti in campo sia psicologico
sia educativo.
Una televisione, senza alcuna funzione educativa, è tesa soltanto a trasmettere, per
accaparrarsi i telespettatori, immagini in cui la violenza è sempre presente.
Un bambino americano, grazie alla televisione, secondo il saggio La violenza in TV
del ricercatore e studioso Charles S. Clark, «assiste in media ad ottomila omicidi e a
centomila atti di violenza prima di aver terminato le scuole elementari. L’ipotesi che
è esistito un legame tra violenza simulata, proposta dal piccolo schermo, e le aggres-
sioni reali della vita quotidiana risale agli albori della TV, negli anni Cinquanta, ed è
stata sempre respinta dall’industria televisiva».
La maggior parte degli esperti conferma questo legame.
Allora è necessario che gli operatori di questo gigantesco e mostruoso strumento di
comunicazione diventino professionalmente responsabili.
brani d’autore ❱ Una patente per la TV
Chiunque faccia televisione deve necessariamente costantemente nelle condizioni di chi, se commette un
essere organizzato, deve avere una patente. E chiun- errore, sempre in base alle regole fissate dall’organizza-
que faccia qualcosa che non avrebbe dovuto fare zione, può perdere la licenza. Questa supervisione co-
secondo le regole dell’organizzazione, e sulla base stante è qualcosa di molto più efficace della censura,
del giudizio dell’organizzazione, può perdere questa anche perché la patente, nella mia proposta, deve essere
patente. concessa solo dopo un corso d’addestramento al termine
L’organismo che avrà facoltà di ritirare la patente sarà del quale ci sarà un esame.
una sorta di Corte. Uno degli scopi principali del corso sarà d’insegnare a
Tutti, in un sistema televisivo che operasse secondo la chi si candida a produrre televisione che, di fatto, gli
mia proposta, si sentirebbero, perciò, sotto la costante piaccia o no, sarà coinvolto nell’educazione di massa, in
supervisione di questo organismo e dovrebbero sentirsi un tipo d’educazione che è terribilmente potente e im-
13
14. Modulo
Comunicazione e mass media
portante. Di questo si dovranno rendere conto, volenti o Chi fa televisione deve sapere di aver parte nell’educa-
nolenti, tutti quelli che sono coinvolti dal fare televisio- zione degli uni e degli altri.
ne: agiscono come educatori perché la televisione porta
le sue immagini sia davanti ai bambini e ai giovani sia Karl R. Popper, Una patente per fare TV, Donzelli,
davanti agli adulti. Milano 1994
Serve un Albo professionale ed una “patente”, ha sostenuto il filosofo Popper, per gli
operatori della comunicazione, affinché siano pubblicamente controllati. La “patente”
dovrebbe essere concessa a coloro che, dopo un rigoroso “corso d’addestramento”,
superino un esame, e andrebbe ritirata a chi non si attiene alle regole fissate.
Gli operatori della televisione devono essere consapevoli di essere coinvolti in una
forma d’educazione di massa: essi devono agire come educatori, perché la televisio-
ne porta le sue immagini sia davanti ai bambini e ai giovani sia davanti agli adulti.
«Chi fa televisione deve sapere di aver parte nell’educazione degli uni e degli altri».
Occorrerebbe fondare, dunque, una pedagogia dei mass media e liberare in tal modo
il teleutente da ogni forma di condizionamento, educandolo all’uso intelligente e
creativo della televisione.
I programmi televisivi, oltre a dover essere, perciò, prodotti e condotti da operatori
culturali, esperti e autorizzati, dovrebbero, al fine di non imporre modelli precostitu-
iti di comportamento, elaborare e trasmettere messaggi supportati da validi profes-
sionisti, tra cui psicologi, sociologi e pedagogisti.
Scuola e famiglia, dal canto loro, dovrebbero lavorare in maniera congiunta per far
acquisire a tutti la capacità di utilizzare intelligentemente le immagini televisive che
vengono presentate quotidianamente.
❱ 4/4 Linguaggio e messaggi
La televisione ha la capacità di fondere insieme parole e immagini; essa, perciò, essendo
uno strumento di comunicazione straordinariamente complesso, va utilizzata criticamen-
te. È importante per gli utenti conoscere sia il linguaggio sia il significato dei messaggi.
La televisione, nel combinare insieme le tecniche di altri mass media (radio, cinema
e carta stampata), offre all’utente numerosi e innegabili vantaggi. Essa, infatti, senza
costringere un soggetto a leggere o ad uscire di casa, offre ampi spazi d’informazio-
ne e di approfondimenti.
Il televideo ha, inoltre, potenziato lo strumento televisivo: è diventato un terminale
intelligente e ricchissimo di dati. Questi vantaggi non devono, però, far perdere di
vista il fatto che la televisione è un mass media che produce conformismo.
L’utente deve essere, perciò, consapevole che il tasto del telecomando non deve rap-
presentare un’azione passiva e automatica, ma un’operazione attiva e responsabile;
nello stesso tempo, esso richiede la capacità di una lettura analitica e critica non solo
dei linguaggi lessicologici e sintattici, ma anche dei messaggi, che possono essere sia
frutto della realtà, quando si riferiscono ai fatti reali, sia frutto della finzione, quando
scaturiscono dalla fantasia degli autori o dei registi.
Dal punto di vista strutturale, i messaggi si distinguono in:
1. Verbali, in cui il testo è nettamente prevalente sull’immagine, che è anodina.
2. Iconico-verbali, in cui si ha una sintesi tra il verbale e il visivo.
3. Iconico-sonori, in cui gli elementi del sonoro e del visivo si fondono insieme (con
pari rilievo, con prevalenza dell’immagine sul suono o di questo su quella).
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15. Unità 4
I mass media tradizionali
4. Iconografici, in cui la prevalenza dell’immagine è nettamente superiore all’ele-
mento verbale; tale immagine può essere statica (fotografia), o cinetica (ripresa
dal vivo o ripresa cinematografica).
5. Composti, in cui non prevale nettamente l’immagine o il visivo o il sonoro, ma,
alternativamente, pur restando il messaggio sempre unitario, un elemento diventa
di volta in volta preminente.
Una bipartizione fondamentale dei messaggi televisivi in originari e in derivati viene
compiuta per distinguere quelli realizzati attraverso l’uso di tecniche propriamente
televisive da quelli che, pur diffusi dalla televisione, sono prodotti e derivano da altre
strutture.
Il messaggio televisivo, in base agli aspetti tecnici e temporali, può, inoltre, essere:
1. Originario-contestuale, quando un fatto o un avvenimento è ripreso dal vivo.
2. Originario-differito, quando un fatto o un avvenimento è, invece, ripreso in se-
guito al suo verificarsi.
3. Derivato-contestuale, quando un fatto o un avvenimento è ripreso dal vivo da
strumenti tecnici diversi da quelli della televisione che, in un secondo momento,
trasmette l’uno o l’altro.
Il compito dell’informazione televisiva, specialmente attraverso i telegiornali, do-
vrebbe essere quello di far corrispondere fedelmente, con un linguaggio semplice e
comprensibile, la notizia, parlata o commentata, all’originaria contestualità dell’av-
venimento. Soltanto le notizie filmate (servizi, inchieste, reportage, illustrazioni fil-
mate e non filmate), pur offrendo l’idea dell’attualità, dovrebbero essere trasmesse in
differita.
❱ 4/5 Interpretazione critica
Citando ancora una volta Popper, possiamo affermare che la televisione è cattiva
maestra. Restare per ore passivamente davanti allo schermo televisivo è molto nega-
tivo; si potrebbe diventare “vidioti” o “teledipendenti”; privarsene completamente
potrebbe comportare, al contrario, l’impossibilità di essere informati su quello che
succede al di fuori delle proprie mura domestiche.
La televisione è, in ogni modo, una finestra aperta sul mondo. L’essere umano ha
bisogno non solo di capire se stesso, ma anche di conoscere la realtà che lo circonda.
Allora, è necessario considerare la televisione utile, ma non indispensabile; bisogne-
rebbe usarla con distacco, con spirito critico e, soprattutto, con misura; occorrerebbe
utilizzare, con rigore critico l’intelligenza, al fine di comprendere profondamente i
significati e i messaggi della televisione.
Il teleutente deve essere soprattutto responsabilmente critico e possedere una spic-
cata capacità d’analisi dei messaggi che gli sono proposti e trasmessi; deve mettere
in moto non solo le sue risorse di scelta e di comprensione, ma anche le sue capacità
logiche e intuitive.
I palinsesti televisivi non vanno, perciò, trascurati, ma
Palinsesto: è la programmazione dei contenu- discussi in famiglia e soprattutto a scuola, durante le
ti televisivi, che vengono collocati in orari attività educative. A tale discussione i bambini devono
stabiliti per fare audience. In questo contesto, essere fortemente stimolati, affinché, sin da piccoli, ap-
si definisce peak time TV l’orario durante il
prendano e si abituino ad essere telespettatori consape-
quale viene toccata la punta massima d’ascol-
to dei telespettatori.
voli e critici.
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16. Modulo
Comunicazione e mass media
Solo in tal modo, la televisione, da fattore d’omologazione e di limitazione della
socialità, potrebbe diventare, oltre che fattore di crescita e d’apprendimento, anche
motore per acquisire libertà e per diffondere democrazia.
brani d’autore ❱ Il consumatore isolato e obbediente
Prima parlavo dello scopo dei media e delle élite oppor- Sei obbediente. Sei un consumatore. Compri spazzatura
tunamente indottrinate. Ma che dire della maggioranza della quale non hai alcun bisogno. Compri un paio di
ignorante e intrigante? Essa deve in qualche modo esse- scarpe da tennis da 200 dollari, perché le usa Magic
re distratta. Le si possono propinare semplificazioni e Johnson. E non rompi le scatole a nessuno.
illusioni emotivamente potenti, cosicché sia capace di Se vuoi uccidere quel bambino che sta vicino a casa tua,
scimmiottare la linea di partito. fallo pure, questo non ci preoccupa. Ma non cercare di
La linea principale è comunque quella di tenerla fuori. depredare i ricchi. Uccidetevi fra voi, nel vostro ghetto.
Le si lasci fare cose prive d’importanza, la si lasci urla- Questo è il trucco. Questo è ciò che i media hanno il
re per una squadra di calcio o divertirsi con una soap compito di fare. Se si esaminano i programmi trasmessi
opera. Ciò che si deve fare è creare un sistema adatto nel dalla televisione si vedrà che non ha molto senso inter-
quale ciascun individuo rimanga incollato al tubo cato- rogarsi sulla loro veridicità. E, infatti, nessuno s’inter-
dico. È un noto principio delle culture totalitarie quello roga su questo. L’industria delle pubbliche relazioni non
di voler isolare gli individui: se ne discute dal secolo spende miliardi di dollari all’anno per gioco. L’industria
XVIII. Per la cultura totalitaria è estremamente impor- delle pubbliche relazioni è un invenzione americana che
tante separare tra loro le persone. è stata creata all’inizio di questo secolo con lo scopo,
Quando la maggioranza “ignorante e deficiente” sta in- dicono gli esperti, “di controllare la mente della gente,
sieme può capitare che si faccia venire strane idee. che altrimenti rappresenterebbe il pericolo più forte nel
Se invece si tengono gli individui isolati, non è interes- quale potrebbero incorrere le grandi multinazionali”.
sante se pensano e quello che pensano. Dunque bisogna Questi sono i metodi per attuare questo genere di con-
tenere la gente isolata, e nella nostra società ciò significa trollo.
incollarla alla televisione. Una strategia perfetta. Sei
completamente passivo e presti attenzione a cose comple- Noam Chomsky, Il potere dei media,
tamente insignificanti, che non hanno alcuna incidenza. Vallecchi editore, Firenze 1994
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17. Unità 4
I mass media tradizionali
Fissiamo i concetti
• Nelle società contemporanee, la stampa ha assunto un ruolo fondamentale nella diffusione delle infor-
mazioni su scala popolare, contribuendo a formare l’opinione pubblica, la coscienza civile e politica dei
popoli. I giornali possono essere di diverse tipologie: quotidiani o periodici; a diffusione locale o naziona-
le; sportivi, economici o d’attualità, ecc. Solitamente, nei quotidiani la titolazione e l’impaginazione se-
guono uno schema fisso, con le prime pagine dedicate ai principali fatti della politica interna e internazio-
nale, e le successive che approfondiscono notizie di cronaca, economia, sport, cultura e spettacoli.
• Le prime immagini cinematografiche in movimento furono proiettate dai fratelli Lumière in Francia nel 1895
e riguardavano scene realistiche di vita quotidiana, come il lavoro in fabbrica. Bisogna aspettare la fine
degli anni ’20 del Novecento per l’introduzione del sonoro, e la metà del secolo per il colore. Elemento
centrale del lavoro cinematografico è il montaggio, ovvero la disposizione delle riprese in sequenza.
• La radio resta tuttora uno dei mezzi di comunicazione di massa più diffusi. La sua invenzione, risalente
alla fine dell’Ottocento, ha rivoluzionato il modo di trasmettere il sonoro, ora, per la prima volta, senza fili.
• Secondo alcuni massmediologi, la civiltà dell’immagine nasce e si diffonde in relazione al mezzo televisi-
vo. La televisione è stata introdotta in Inghilterra alla fine degli anni ’30 ma il suo accesso al grande
pubblico è avvenuto solo dopo la seconda guerra mondiale. Per la sua diffusione capillare e per l’enorme
influenza che ha sul pubblico, soprattutto sulla fascia più debole rappresentata dai bambini, il mezzo
televisivo andrebbe controllato e i suoi contenuti attentamente valutati da esperti del settore.
Prove di verifica
1. Rispondi alle seguenti domande utilizzando lo spazio a disposizione:
a) Qual è il valore aggiunto del giornale, sul piano dell’informazione, rispetto ad altri media come
radio e TV?
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b) Cosa determina l’efficacia della notizia in un giornale?
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18. Modulo
Comunicazione e mass media Prove di verifica
c) Quali elementi distinguono il taglio alto, il taglio medio e il taglio basso sulla prima pagina di un
quotidiano?
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d) Cosa si intende per linguaggio cinematografico?
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e) Che ruolo ha il silenzio nell’ambito della comunicazione radiofonica?
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2. Prova a spiegare come e con quali mezzi la comunicazione radiofonica può cat-
turare l’attenzione dell’ascoltatore, non potendo contare sul supporto delle im-
magini, come avviene invece per giornali e TV.
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3. Scegli la lettera cui corrisponde la risposta esatta:
a) In cosa consiste la differenza tra formato tradizionale e tabloid di un quotidiano?
o A Nel numero di pagine
o B Nella titolazione e impaginazione delle notizie
o C Nella praticità e nella maneggevolezza
o D Nel menabò, ovvero nel disegno schematico della prima pagina
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19. Unità 4
Prove di verifica I mass media tradizionali
b) La notizia più rilevante del giorno, sulla prima pagina di un quotidiano, è detta:
o A Spalla
o B Apertura
o C Sommario
o D Taglio alto
c) Quali delle seguenti operazioni non rientra nella fase di post-produzione di un film?
o A Sonorizzazione
o B Montaggio
o C Cablaggio
o D Doppiaggio
d) Un’inquadratura in cui la figura umana è tagliata all’altezza delle ginocchia è definita:
o A Primo piano
o B Piano americano
o C Campo lungo
o D Figura intera
e) Quale delle seguenti modalità non rientra nelle tipologie del messaggio televisivo?
o A Originario-contestuale
o B Contestuale-differito
o C Originario-differito
o D Derivato-contestuale
4. Spiega brevemente il ruolo che ha ciascuno dei seguenti personaggi nella realiz-
zazione di un film:
Regista...........................................................................................................................................
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. .....................................................................................................................................................
Produttore......................................................................................................................................
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. .....................................................................................................................................................
Montatore.......................................................................................................................................
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. .....................................................................................................................................................
5. Leggi il brano seguente e rispondi alle domande:
La fisionomia di un quotidiano
I titoli e l’impaginazione creano la fisionomia di un quotidiano, ne indicano lo stile.
Se è vero che una titolazione e un’impaginazione eccellenti di contenuti mediocri e
scritti male hanno un’efficacia effimera, è altrettanto vero il contrario.
«Nel giornale il materiale è nullo senza l’imballaggio, il testo non è niente senza il
contesto» – ha scritto lo studioso francese René Pucheu –. La fisionomia e lo stile
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20. Modulo
Comunicazione e mass media Prove di verifica
garantiscono al quotidiano l’attaccamento del lettore, creano abitudine, spesso una
tenace fedeltà. Per questo i mutamenti formali dei quotidiani sono rari, e seguono un
processo lentissimo, in notevole ritardo con l’evoluzione dei gesti e delle abitudini.
Impaginazione, titoli e fotografie sono importanti per informare rapidamente e per
influenzare il lettore; questo scorre il giornale prima di leggere ciò che gli interessa.
Il giornale compie, in tal modo, due operazioni: trasmette al lettore quella carica
emotiva di cui tutti i quotidiani, in misura diversa, sono permeati; essa è la prima cosa
che una lettura critica deve rimuovere, quando questa carica è marcata; manifesta le
sue grandi scelte, dando in modo appariscente le notizie e i commenti che considera
più importanti. In breve, informa, impressiona e orienta il lettore.
Paolo Murialdi, Come si legge un giornale, Laterza, Bari 1975
Secondo l’autore, da cosa è determinata la fisionomia di un quotidiano?
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Qual è, solitamente, l’atteggiamento del lettore di fronte al quotidiano?
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Cosa intende l’autore citando la frase: «Il testo non è niente senza il contesto»?
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