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Pagine da propriocezione sannicandro
1. La propriocezione: rapporti con la capacità di disequilibrio negli sport di situazione
Lo studio e la descrizione dei rapporti funzionali tra le strutture anatomiche, centrali e periferiche, implicate nel processo di analisi delle
informazioni propriocettive e nella gestione dell’equilibrio, assumono
un ruolo fondamentale nella comprensione di queste correlazioni: infatti rendono evidente come esistano differenti strategie per il controllo
dell’equilibrio e come tale funzione sia assicurata dall’intervento integrato e sistemico di differenti organi ed apparati.
1.1 Cenni di anatomia e presupposti fisiologici
della capacità di equilibrio
Il controllo posturale e la gestione del disequilibrio si basano sull’intervento coordinato e sinergico di tre importanti funzioni:
> Funzione archeopropriocettiva
> Funzione vestibolare
> Funzione visiva
1.1.1 La funzione archeopropriocettiva
La maggioranza dei segnali propriocettivi è diretta verso aree comuni a
tutti i vertebrati, definite archeo perché più filologicamente antiche (Riva,
2000). Di tali aree fanno parte:
>
>
>
>
I recettori periferici
Il midollo spinale
Il tronco dell’encefalo
Il cervelletto
>>> I recettori periferici
I recettori sono terminazioni nervose o cellule deputate a captare le influenze delle diverse forme di energia che agiscono sull’organismo e a trasformarle in segnali che vengono trasmessi dai nervi ai centri in modo da
essere avvertite ed eventualmente confrontate con esperienze pregresse.
Una classificazione classica dei recettori è quella proposta da Sherrington
- basata sulla provenienza dello stimolo che essi recepiscono - per la quale
si distinguono
esterocettori, enterocettori e propriocettori (Rindi, Manni, 2001).
Gli esterocettori sono recettori sensibili agli stimoli provenienti dall’ambiente esterno, sono rappresentati da diverse forme di terminazioni nervose
(terminazioni libere e corpuscoli terminali) e costituiscono i recettori per
la sensibilità cutanea superficiale e profonda (tattile, termica, dolorifica, cinestesica). Tra questi ricordiamo i recettori visivi, nei quali l’occhio è solo
il primo elemento. In esso avvengono la focalizzazione delle immagini e
la loro trasformazione in codice nervoso (traduzione). Ciascun occhio è un
dispositivo capace di rilevare radiazioni elettromagnetiche mediante una
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2. La propriocezione: rapporti con la capacità di disequilibrio negli sport di situazione
La scienza dell’allenamento ha orientato l’attenzione nei riguardi delle
componenti propriocettive e dell’influenza di queste sia su prestazioni di routine, ad esempio il mantenimento della postura eretta, sia su
prestazioni agonistiche di elevata qualificazione, ad esempio lo stacco
monopodalico o il cambio di direzione. L’introduzione di nuovi sistemi
di valutazione della gestione del disequilibrio ha confermato come quest’ultimo sia influenzato in modo determinante dalla consapevolezza
delle informazioni propriocettive in ingresso.
2.1 Propriocezione e traumi
L’evoluzione del concetto di propriocezione dalla data della sua prima definizione ad oggi ha comportato una maggiore attenzione da parte di tecnici
e preparatori nei riguardi di questo aspetto della percezione.
Attualmente in moltissime discipline sportive, ed in particolare nei giochi
sportivi che richiedono improvvisi e repentini movimenti in rapporto ad
attrezzo, compagni ed avversari, i programmi di preparazione fisica, sia
nel periodo preparatorio che in quello di competizione, all’allenamento
propriocettivo sono dedicati spazi più ampi e metodologie più dirette e
specifiche(Trachelio, 1997) .
L’esigenza di una specifica programmazione degli interventi condizionali
e preventivi si avverte tanto a livello assoluto che a livello di formazione
giovanile con l’analisi dei livelli di forza reattiva dell’apparato estensore
della caviglia mediante Drop Jump (Castagna e Sannicandro, 2001).
La nuova esigenza è supportata dalle indagini relative alla traumatologia
sportiva ed alle modalità di insorgenza di quest’ultima.
Tali indagini indicano nei salti, con un’incidenza del 28,9% , la gestualità
predisponente traumi all’apparato muscolo legamentoso ed articolare dell’arto inferiore con particolare riferimento alla articolazione tibio-tarsica;
le indagini specificano, inoltre, che l’85% delle distorsioni che interessano
quest’ultima articolazione avvengono in inversione (Pfeifer et al., 1992;
Rasch, 1999).
Le velocità di ricaduta verticale comprese tra 2,6 e 4 m/s unita alla velocità
verso il comparto laterale del piede nel momento dell’appoggio al suolo di
circa 2 m/s impongono un sensibile lavoro alla muscolatura della gamba e
del piede (Weineck, 1998).
L’insorgenza di un trauma distorsivo è causa di deficit propriocettivi capaci
di innescare un processo in cui l’instabilità funzionale conseguente comporta recidive sulla stessa struttura anatomico-funzionale.
Il ruolo protettivo svolto dai propriocettori (fusi neuromuscolari, organi
tendinei del Golgi, recettori del Pacini e del Ruffini, terminazioni libere,
ecc) rispetto ai nocicettori è evidenziato dalle indagini a proposito della
velocità di conduzione dei rispettivi segnali: in un arco riflesso integro, la
velocità di conduzione del segnale sensitivo dei propriocettori è di circa 70
-100 m/s mentre quella dei nocicettori varia da 4-9 a 0.5-2 m/s in rapporto
al tipo di fibra nervosa mielinica o amielinica (Riva, 1998).
Rivestono pertanto rilevanza i propriocettori dei muscoli cosiddetti “stabi-
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3. La propriocezione: rapporti con la capacità di disequilibrio negli sport di situazione
In letteratura sono molti gli studi che si occupano della propriocezione,
ma spesso essa è associata solo all’ambito compensativo e rieducativo
(Lephart et al., 1997; Reider et al., 2003; Bonfim et al., 2003; Jensen
et al., 2002). La propriocettività racchiude in sé sia la sensazione del
movimento articolare (cinestesia) sia la sensazione della posizione dell’articolazione nello spazio (joint position sense).
3.1 Il quadro di riferimento
La funzione propriocettiva è in rapporto all’attività di un elevato numero
di recettori nervosi, situati in diversa misura su pelle, capsule, muscoli e
legamenti, che consentono il costante controllo motorio e il monitoraggio
spaziale-motorio. In caso di eventi traumatici in genere e in particolare
in occasione di interventi chirurgici, questi recettori subiscono dei danni,
determinando alterazioni propriocettive e funzionali (Lephart et al., 1997;
Pasqualotto, 2002).
Alcuni autori sostengono che ci sia una diminuzione della capacità propriocettiva del ginocchio che ha subito una ricostruzione dei legamenti crociati
anteriori: infatti, soggetti che avevano subito una ricostruzione dei legamenti crociati del ginocchio hanno dimostrato una minore percezione della
posizione articolare nello spazio, una più lunga latenza dei muscoli del
tricipite surale e una più scarsa prestazione nel controllo posturale rispetto
al gruppo di controllo costituito da soggetti sani (Bonfim et al, 2003).
Per alcuni Autori, i programmi di rieducazione dovrebbero essere progettati in modo da includere un’attività propriocettiva che prenda in considerazione, per il ripristino della funzionalità, tre livelli di controllo motorio:
attività riflessa, programmazione cognitiva e attività cerebrale (Lephart et
al., 1997).
Anche i protocolli di training che prevedono una fase di condizionamento
precedente l’intervento chirurgico a seguito di trauma al LCA e precedente
la fase vera e propria di rieducazione, rivolgono l’attenzione al soggetto
che è già infortunato: confrontando gruppi di soggetti che avevano seguito
un condizionamento muscolare prima dell’intervento con coloro che non
avevano seguito nessuna preparazione, a 180 giorni, si evidenziava, nei
primi, un deficit di forza tra arto leso ed arto sano del 9.48% e, nei secondi,
dell’11.22% (Sarto e Bianco, 2001).
Dal punto di vista funzionale pare che il ruolo protettivo svolto dai propriocettori (fusi neuromuscolare, organi tendinei del Golgi, recettori del Pacini
e del Ruffini, terminazioni libere, ecc.) sia di gran lunga più significativo
rispetto ai nocicettori: tale ipotesi è confermata dalle indagini a proposito
della velocità di conduzione dei rispettivi segnali: in un arco riflesso integro, la velocità di conduzione del segnale sensitivo dei propriocettori è di
circa 70-100 metri/secondo, mentre quella dei nocicettori varia da 4-9 a
0,5-2 metri/secondo in rapporto al tipo di fibra nervosa mielinica o amielinica (Riva,1998).
Rivestono pertanto rilevanza i propriocettori dei muscoli cosiddetti “stabilizzatori”, cioè di quei distretti muscolari che variano la propria tensione
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4. La propriocezione: rapporti con la capacità di disequilibrio negli sport di situazione
L’attenzione nei riguardi delle componenti propriocettive è giustificata
dalla mole di lavori clinici condotti su soggetti con pregressi traumi
distorsivi all’articolazione tibio - tarsica o del ginocchio o con pazienti
con ricostruzione del legamento crociato anteriore.
In entrambe le casistiche si sono evidenziati deficit propriocettivi capaci di procurare recidive sulle medesime articolazioni.
4.1 Perché l’allenamento propriocettivo?
L’allenamento propriocettivo si giustifica solo per prevenire potenziali
traumi distorsivi o costituisce un training utile anche al miglioramento della forza reattiva dei muscoli del complesso gamba - piede?
In effetti, lo schema con cui si instaura un processo recidivizzante a carico
di un’articolazione (Lephart ed Henry, 1996; Riva, Soardo e Kratter, 1998),
richiamerebbe l’attenzione nei confronti degli aspetti preventivi e riabilitativi finalizzati alla riduzione dell’instabilità funzionale dell’articolazione
stessa (Fig.1 a pag. 56).
Tale aspetto della preparazione assume rilevanza anche laddove il preparatore si accinge a recuperare o ricondizionare atleti provenienti da infortuni
di tipo contusivo alla testa: alterazioni delle informazioni propriocettive.
Così come disturbi dell’equilibrio rilevati con posturografia dinamica sono
stati registrati anche in atleti con lievi infortuni contusivi al capo a tre giorni dall’evento traumatico (Sveistrup, 2001).
Tuttavia, è compito del preparatore orientare la propria attenzione nei confronti dell’opportunità di migliorare la propriocezione in vista dell’evoluzione delle componenti di forza reattiva dei muscoli del complesso gamba
- piede.
Molteplici risultano infatti le componenti che interagiscono nel sistema di
controllo della postura: tra questi, oltre i sistemi sensoriali, la coordinazione intermuscolare ed intersegmentaria, si deve tener presente anche la
forza reattiva delle componenti muscolari interessate all’appoggio ed alla
propulsione nel passo e nella corsa per adattarsi immediatamente all’ambiente (tipo di superficie, entità dell’attrito ed umidità della stessa) entro
cui si svolge l’azione (Sveistrup, 2001).
Il lavoro integrato dei muscoli intrinseci ed estrinseci del piede, infatti,
costituisce il presupposto sia per l’efficacia e l’utilità delle informazioni di
tipo afferente, sia per l’efficacia della funzione motoria.
Tale integrazione risulta effettivamente funzionale se l’effettuazione delle
esercitazioni proposte rispetta alte velocità di esecuzione: viceversa, alcuni
muscoli stabilizzatori dell’articolazione tibio-tarsica, in virtù di un’esecuzione rallentata, non assicurerebbero più tale funzione per divenire muscoli
dinamici (Weineck, 1998).
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5. La propriocezione: rapporti con la capacità di disequilibrio negli sport di situazione
La ricerca relativa alle scienze dell’allenamento ha orientato l’attenzione nei riguardi delle componenti propriocettive e dell’influenza di
queste sia su prestazioni di routine, ad esempio il mantenimento della
postura eretta, sia su prestazioni agonistiche di elevata qualificazione,
ad esempio lo stacco monopodalico o il cambio di direzione.
5.1 Ricerca e preparazione atletica
L’introduzione di nuovi sistemi di valutazione della gestione del disequilibrio fortemente influenzato dalla consapevolezza delle informazioni propriocettive in ingresso, unita all’ideazione di particolari supporti tecnici
per lo sfruttamento delle vibrazioni sussultorie, può rappresentare un’opportunità di indagine scientifica circa le modalità più vantaggiose per sollecitare tali componenti in ambito sportivo.
L’evoluzione del concetto di propriocezione dalla data della sua prima definizione22 ad oggi ha comportato una maggiore attenzione da parte di tecnici
e preparatori nei riguardi di questo aspetto della percezione.
Attualmente in moltissime discipline sportive, ed in particolare nei giochi
sportivi che richiedono improvvisi e repentini movimenti in rapporto ad
attrezzo, compagni ed avversari, i programmi di preparazione fisica, sia nel
periodo preparatorio che in quello di competizione, all’allenamento propriocettivo sono dedicati spazi più ampi e metodologie più dirette e specifiche 24. L’esigenza di una specifica programmazione delle sollecitazione
allenanti e degli interventi preventivi si avverte sia a livello di atleti evoluti
sia a livello di formazione giovanile con l’analisi degli indici di forza reattiva dell’apparato estensore della caviglia mediante Drop Jump 7.
La nuova esigenza è supportata dalle indagini relative alla traumatologia
sportiva ed alle modalità di insorgenza di quest’ultima.
Tali indagini indicano nei salti, con un’incidenza del 28,9% , e nei rimbalzi
del basket, con un’incidenza del 20,4%, le gestualità predisponenti traumi all’apparato muscolo legamentoso ed articolare dell’arto inferiore con
particolare riferimento alla articolazione tibio-tarsica 14; le indagini specificano, inoltre, che l’85% delle distorsioni che interessano quest’ultima
articolazione avvengono in inversione 15.
Le velocità di ricaduta verticale comprese tra 2,6 e 4 m/s unita alla velocità
verso il comparto laterale del piede nel momento dell’appoggio al suolo di
circa 2 m/s impongono un sensibile lavoro alla muscolatura della gamba e
del piede 12, 25.
L’insorgenza di un trauma distorsivo è causa di deficit propriocettivi capaci di innescare un processo in cui l’instabilità funzionale conseguente
comporta recidive sulla stessa struttura anatomico-funzionale 10, 16.
Il ruolo protettivo svolto dai propriocettori (fusi neuromuscolari, organi
tendinei del Golgi, recettori del Pacini e del Ruffini, terminazioni libere,
ecc) rispetto ai nocicettori è evidenziato dalle indagini a proposito della
velocità di conduzione dei rispettivi segnali: in un arco riflesso integro, la
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6. La propriocezione: rapporti con la capacità di disequilibrio negli sport di situazione
La ricerca relativa alle scienze dell’allenamento ha orientato l’attenzione nei riguardi delle componenti propriocettive e dell’influenza per
comprendere le metodologie di allenamento più idonee alla prevenzione degli infortuni. L’introduzione di programmi per la sollecitazione
delle componenti propriocettive ad integrazione delle consuete proposte di allenamento, infatti, ha comportato una sensibile riduzione degli
infortuni a carico del LCA in alcuni sport di squadra (Myklebust e
coll., 2003).
6.1 Il quadro di riferimento
L’introduzione di nuovi strumenti per la valutazione del disequilibrio, unitamente a quelli per il training vibratorio consentono di analizzare gli effetti
di quest’ultimo su alcuni aspetti della propriocezione in ambito sportivo.
L’evoluzione del concetto di propriocezione dalla data della sua prima definizione (Sherrington, 1906) ad oggi ha comportato una maggiore attenzione da parte di tecnici e preparatori nei riguardi di questo aspetto della
percezione. Per anni, l’attenzione della ricerca si è focalizzata sul percorso
rieducativi da seguire e sul ruolo delle esercitazioni relative alla propriocettività ed all’equilibrio svolgono in tale recupero; oggi, invece, particolare
attenzione è richiesta nella fase di prevenzione che per lo sportivo coincide
con quella della preparazione atletica.
L’introduzione di programmi di preparazione fisica che, sia nel periodo
preparatorio che in quello di competizione, dedicano all’allenamento propriocettivo spazi più ampi e metodologie più dirette e specifiche per la
sollecitazione delle componenti implicate nella gestione del disequilibrio e
della propriocezione sono sempre più frequenti (Trachelio, 1997).
I dati provenienti dalle analisi epidemiologiche relative alla traumatologia
sportiva hanno fatto emergere nuove esigenze di tipo preparatorio e condizionale: tali indagini indicano nei salti, con un’incidenza del 28,9% , e nei
rimbalzi del basket, con un’incidenza del 20,4%, le gestualità predisponenti traumi all’apparato muscolo legamentoso ed articolare dell’arto inferiore
con particolare riferimento alla articolazione tibio-tarsica (Pfeifer et al.,
1992); le indagini specificano, inoltre, che l’85% delle distorsioni che interessano quest’ultima articolazione avvengono in inversione (Rasch, 1999).
L’insorgenza di un trauma distorsivo è causa di deficit propriocettivi capaci di innescare un processo in cui l’instabilità funzionale conseguente
comporta recidive sulla stessa struttura anatomico-funzionale (Riva, 1988;
Lephart e Henry, 1996).
La prevenzione, pertanto, assume un ruolo determinante anche in
considerazione delle limitazioni funzionali che derivano dal trauma anche
dopo un percorso di recupero funzionale: soggetti con ricostruzione del
LCA, al termine della fase di recupero evidenziano una sensazione della
posizione articolare qualitativamente inferiore rispetto a soggetti sani,
manifestando inoltre un minor controllo posturale (Bonfim et al., 2003).
L’introduzione delle vibrazioni sussultorie in ambito sportivo ha
evidenziato sia l’influenza sui livelli di forza, sia quella sul profilo ormonale
dell’atleta, sia l’incidenza e la funzione di interfaccia dei propriocettori
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7. La propriocezione: rapporti con la capacità di disequilibrio negli sport di situazione
Le componenti propriocettive influenzano sia prestazioni di routine,
quali ad esempio il mantenimento della postura eretta, sia prestazioni
agonistiche di elevata qualificazione, si pensi allo stacco monopodalico, al cambio di direzione e di senso.
7.1 Propriocettività ed insorgenza dei traumi
Le situazioni in cui l’atleta si trova sono caratterizzate da continue sollecitazioni che impongono allo stesso di transitare incessantemente da una
condizione di disequilibrio ad una di equilibrio, e viceversa: motivi per cui
sarebbe più opportuno parlare di gestione del disequilibrio piuttosto che
dell’equilibrio(Riva e Tevisson, 2000).
Che cos’è la propriocezione?
La propriocezione generalmente racchiude una mole di interpretazioni non
sempre esatte dal punto di vista scientifico e terminologico: informazione
sensoriale, coordinazione intermuscolare, gestione dell’equilibrio o percezione del movimento sono spesso usati come sinonimi.
Come possiamo definirla?
In effetti non è un’operazione agevole, sia perché la propriocezione costituisce l’integrazione di componenti molto differenti tra loro, sia perchè
l’indagine scientifica è ancora impegnata ad individuare nuovi aspetti e
nuovi rapporti funzionali (Djupsjöbacka, 2001).
Finora si è pensato che la propriocezione riguardasse esclusivamente due
tipologie di informazioni:
> sensazione della posizione articolare;
> sensazione del movimento.
Attualmente il concetto di propriocezione si è ampliato in quanto è stato
subito evidente come in aggiunta alle già citate forme di informazione si
devono aggiungere le informazioni provenienti dai feedback afferenti relativi ai comandi volontari che il soggetto gestisce momento per momento
(Sittig et al., 1985; Djupsjöbacka, 2001).
In altre parole, in ogni attimo il soggetto riceve le informazioni di tipo afferente dai vari recettori e le integra con copie delle informazioni efferenti
relative ai movimenti che ha attivato.
Oggi in moltissime discipline sportive, ed in particolare nei giochi sportivi che richiedono improvvisi e repentini movimenti in rapporto ad attrezzo,
compagni ed avversari, i programmi di preparazione fisica, sia nel periodo
preparatorio che in quello di competizione, dedicano all’allenamento propriocettivo spazi più ampi e metodologie più dirette e specifiche (Sannicandro, 2002 e 2003; Trachelio, 1997; Schmid e Geiger, 1998) .
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8. La propriocezione: rapporti con la capacità di disequilibrio negli sport di situazione
La crescente diffusione del calcio a 5 sul territorio nazionale, oltre che
elevare gli standard qualitativi delle sedute di allenamento, della selezione dei contenuti, e del controllo dell’allenamento stesso, sta rendendo articolate, eterogenee e, a volte, singolari le esigenze degli atleti che
praticano questa disciplina.
L’allargamento della base della piramide del movimento sportivo
relativo al calcio a 5, infatti, impone una serie riconsiderazione dei
contenuti da presentare e delle metodologie da adottare perché possano essere funzionali ad un utenza così eterogenea per bisogni motoriatletici, tipologie di organizzazione ed estrazione sportiva.
8.1 Preparazione atletica ed infortuni nel calcio a 5
Il calcio a 5 è una disciplina giovane ma in continua espansione che ha già
attirato l’interesse dei ricercatori in merito ad alcune variabili relative al
modello di prestazione ed alla tipologia di allenamento adottato (D’Ottavio
et al., 1997; Facchin, Seno e Osimani, 1999).
La programmazione dell’allenamento, la valutazione dell’atleta e la diagnosi di infortunio sportivo costituiscono tre aspetti interdipendenti del
processo di formazione sportiva.
I tre momenti si influenzano reciprocamente e rappresentano lenti di ingrandimento differenti del medesimo aspetto: la preparazione atletica.
Solitamente, l’efficacia della preparazione atletica è valutata in relazione
al miglioramento della performance nelle differenti espressioni motorie
sollecitate dalla disciplina specifica o in relazione al mantenimento della
medesima performance per tutto l’arco della stagione sportiva.
L’attenzione dello staff tecnico è spesso orientata a monitorare i progressi
o la stasi di alcune capacità più o meno implicate nella disciplina sportiva
per individuare lo stato di forma dei singoli e della squadra.
Difficilmente si tenta di valutare correttamente il lavoro svolto, magari a
posteriori, quantificando benefici e costi di quanto presentato dal punto di
vista atletico e tecnico.
La crescente diffusione di superfici di gioco estremamente differenti sia
per materiali sia per tipologia di carico a cui sottopongono articolazioni
e distretti muscolari richiede un’attenta valutazione delle strategie di programmazione delle sedute.
Limitare, se non eliminare, l’incidenza degli infortuni rappresenta un’altra strada percorribile per ottimizzare la prestazione in quanto permette di
incrementare la condizione atletica senza incorrere in interruzioni penalizzanti.
Le informazioni epidemiologiche relative ad aspetti medico-sportivi relativi agli infortuni in ambito calcistico sono molto lontane dall’essere complete a causa delle differenti metodologie utilizzate negli studi, delle differenti definizioni di infortunio e della eterogeneità delle squadre osservate
(Junge et al. 2001).
Il tempo perso da un atleta a seguito di un infortunio è spesso sottostimato quando si parla di preparazione atletica; tale sottostima deriva, forse,
103
9. La propriocezione: rapporti con la capacità di disequilibrio negli sport di situazione
La scelta dell’organizzazione della preparazione atletica nel calcio a
5 risente di numerose variabili tra cui, la disponibilità di attrezzature
specifiche, sembra essere quella che determina all’atto pratico quale
metodologia adottare. Sfruttando a fini di studio proprio questa particolare casistica organizzativa si è pensato di monitorare nell’arco di
una stagione sportiva due compagini che, per motivi diversi, hanno
adottato metodologie di training di forza differenti.
9.1 L’analisi condotta nel calcio a 5
Lo scopo principale del lavoro è stato quello di valutare il rischio di infortuni presente in differenti tipologie di training di forza (multibalzi versus
sovraccarichi) durante l’arco di una stagione sportiva.
Lo studio è stato condotto su un campione di atleti di sesso maschile di
calcio a 5 praticanti campionati di livello nazionale (n=28) suddiviso in
due gruppi di 14 soggetti in relazione all’appartenenza alle due differenti
squadre osservate.
Un gruppo (GS) ha seguito il training di forza mediante sovraccarichi (età,
peso e altezza: 30,2 ± 2,2 anni, 69,8 ± 4,8 kg e 176,5 ± 4,5 cm), mentre l’altro gruppo (GMB) ha seguito invece il training di forza mediante multibalzi (età, peso ed altezza: 29,2 ± 2,5 anni, 70,4 ± 4,7 kg. e 176,5 ± 4,8 cm).
La valutazione dell’elevazione del centro di gravità mediante contrazione
concentrica e mediante il ciclo stiramento-accorciamento è stata realizzata
mediante pedana a conduttanza Ergojump di Bosco secondo il protocollo
Squat Jump (SJ) e Counter Movement Jump (CMJ).
La valutazione dell’accelerazione è stata realizzata mediante uno sprint
con partenza da fermo di 20 metri, mentre quella della Velocità Massimale
Aerobica (VMA) mediante test di Lèger versione maximal multistage 20m
shuttle.
La diagnosi di infortunio è stata condotta dal medesimo ortopedico specialista e confortata dai medesimi ausili diagnostici per immagini.
Per valutare il rischio di infortunio si è calcolato l’indice per 1000 ore di attività sportiva (Watson, 1993 e 1999), senza considerare i giorni di inabilità
derivante da trauma diretto.
9.2 Quando sono stati rilevati i dati
Per il monitoraggio delle capacità motorie condotto per tutto l’arco della
stagione si sono previsti quattro differenti momenti:
> nel precampionato,
> al termine dei 40 giorni di preparazione (dopo 40 giorni),
> immediatamente prima della sosta natalizia (dopo 120 giorni) ed
> immediatamente prima della sosta pasquale (dopo 240 giorni).
Per ciascun gruppo si è proceduto con la medesima programmazione dei
mesocicli e dei microcicli (2 cosiddetti di carico ed 1 di scarico) avendo
109
10. La propriocezione: rapporti con la capacità di disequilibrio negli sport di situazione
Le recenti e notevoli acquisizioni in fatto di terapia fisica, nonché l’introduzione sul mercato di strumentazioni biomediche per il recupero
precoce dell’infortunato costituiscono un supporto significativo per
coloro che seguono l’atleta dal momento in cui il trauma si verifica al
momento in cui lo restituiscono allo staff tecnico.
10.1 Interrogativi sul recupero
Come deve iniziare l’atleta?
Si possono individuare gestualità-chiave che rivelano l’idoneità del soggetto a riprendere parte alle sedute tecniche senza rischio di recidive?
L’idoneità dell’atleta che termina il ciclo fisioterapico può essere supportata da un’analisi attenta della coordinazione specifica e dei prerequisiti
coordinativi che lo stesso deve ripresentare o possedere sia pure in una
forma differente.
A prescindere dalla tipologia di infortunio articolare subito o di recupero
funzionale adottato, si possono individuare alcuni gesti specifici che richiedono un’attenzione particolare nel dosaggio dell’intensità del carico.
10.2 Il ruolo del preparatore
Il compito del preparatore è quello di rimettere in condizione il giocatore
sia dal punto di vista dell’efficienza organica e funzionale, sia dal punto di
vista delle prassie motorie specifiche in vista della reintegrazione all’interno delle sedute tecnico-tattiche.
Queste ultime, infatti, oltre a presentare contenuti squisitamente tecnici
svolti in forma individuale, a coppie o in piccoli gruppi, spesso richiedono
movimenti con e senza palla ad elevata velocità.
L’adattamento alle esercitazioni cosiddette “speciali” (1:1, 2:2, 3:2 o in
marcata inferiorità numerica 3:1, 4:1) con la sollecitazione delle componenti condizionali non rappresenta in effetti l’unico e vero ostacolo per
l’effettivo rientro in gruppo; particolare rilevanza assume il lavoro di ripristino della coordinazione intermuscolare ed intramuscolare per la realizzazione di tutta quella gestualità complementare al gioco vero e proprio.
In pratica sono due gli aspetti da curare nel momento in cui il giocatore è
consegnato nelle mani dello staff tecnico: l’aspetto energetico-condizionale e quello coordinativo (Fig.1 a pag. 118).
Se per quanto concerne il primo è sufficiente partire dalla somministrazione di test iniziali, per il secondo non sempre sono disponibili attrezzature
sofisticate a fornire valide indicazioni da campo allo staff.
10.3 Quando inizia il lavoro del preparatore atletico?
Questa fase del recupero ha inizio nel momento in cui è stata ripristinata
la completa funzionalità e l’atleta si avvia a partecipare all’allenamento
sportivo vero e proprio.
Alcuni Autori indicano questo percorso con la definizione di “terzo recupero” (Ercolessi, 2001), per differenziare gli interventi del preparatore da
quelli del medico chirurgo, laddove il trauma ne richiedesse l’intervento, e
da quelli del fisioterapista.
121
11. La propriocezione: rapporti con la capacità di disequilibrio negli sport di situazione
La scherma è uno sport di situazione in cui due atleti contrappongono
le loro abilità tecnico-tattiche, le rispettive capacità fìsiche e psicologiche, su di uno spazio definito di 14 metri di lunghezza, la pedana, cercando di colpire il bersaglio valido dell’avversario (differente
a seconda dell’arma), con azioni non penalizzabili dal Regolamento
La scherma comprende tre specialità olimpiche (dette anche armi) che
sono spada, sciabola e fioretto..
11.1 Caratteristiche dell’atleta schermidore
Il modello di prestazione dell’atleta, estremamente complesso da definire
in questa disciplina tecnico-tattica in cui la variabile avversario è determinante, deve essere rappresentato da un modello dinamico, in grado di
spiegare le situazioni in continua evoluzione e deve basarsi sulla conoscenza dei fattori contingenti e delle caratteristiche variabili ed invariabili
dell’atleta (Lariviere e Roi, 1999).
La scherma è uno sport di situazione e di opposizione e, in quanto tale,
per la determinazione della prestazione, diventano fondamentali funzioni
specifiche che si basano prioritariamente sull’attenzione visiva periferica,
sulla coordinazione oculo-manuale e sugli assetti posturali. La presenza di
un avversario di fronte crea incertezza circa lo spazio, il tempo e lo svolgimento dell’azione. L’atleta, quindi, ha bisogno di sapere come trovarsi nel
posto giusto nel momento giusto (Berthoz, 1997). La visione viene sollecitata in modo globale, infatti devono essere percepiti contemporaneamente
più segnali in un campo ampio, in cui i bersagli devono essere reperibili in
modo tale da produrre degli adattamenti istantanei dei gesti in riferimento alla loro direzione. Dal punto di vista funzionale è il collicolo, centro
subcorticale all’interno del quale sono localizzate le mappe sensoriali e
motorie, a rivestire un ruolo importante nelle reazioni. Queste risultano
essere molto rapide perché le informazioni non giungono a livello corticale
e perché beneficiano di una memoria particolare che permette al collicolo
di anticipare gli avvenimenti e preparare risposte appropriate.
Per intercettare un bersaglio in movimento, il sistema nervoso deve anticipare i parametri spazio-temporali della traiettoria dell’azione avversaria,
in modo tale da contrapporre una propria azione. La capacità di anticipazione, negli sport di combattimento come la scherma, viene messa ancor
più in crisi dall’avversario, che naturalmente cerca di mascherare i segnali
di partenza dei suoi movimenti. Tale capacità non ha una configurazione
cosciente, ma risiede in strutture subcorticali, la cui componente essenziale
si è costituita per prova ed errore durante i giochi infantili.
Sarà importantissimo perciò cercare di sviluppare un’ampia memoria
spaziale e temporale che si inserirà all’interno del bagaglio di strumenti
percettivi e motori. Si tratta quindi di automatizzare un ampio repertorio
di risposte adatte, che durante la gara devono essere attuate in base alle
diverse situazioni.
Questa capacità diventa ancor più importante se si considera la durata delle
stoccate a breve distanza, che non supera i 300-400 millisecondi. Il periodo
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