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Israele
   Sul viale alberato che nel
   Memoriale dello Yad Vashem a
   Gerusalemme conduce verso la
   Tenda della Rimembranza, ai
   piedi dei tronchi ci sono numerose
   piccole lapidi che portano il nome
   di tantissime persone di diverse
   nazionalità.
Yad vashem
     Quei nomi corrispondono a persone
     che hanno saputo proteggere il
     valore e la dignità dell’uomo in
     un periodo tanto buio della storia
     europea e mondiale e che hanno dato
     lustro allo loro nazione: sono i
     GIUSTI.
I Giusti

   I Giusti sono semplicemente delle persone normali che posti di fronte
all’ingiustizia reagiscono sapendo opporsi anche a rischio della propria vita.
 Sono i non ebrei che durante la Shoah salvarono la vita di almeno un ebreo
                    senza trarne alcun vantaggio personale.
 La loro esistenza stessa dimostra che anche nelle situazioni peggiori, in cui
  l’assassinio era diventato legge di stato e il genocidio parte di un progetto
  politico, è comunque sempre possibile per tutti gli esseri umani fare delle
                               scelte alternative.
I giusti d’Italia
Giorgio Perlasca
                Nato a Maserà nel 1910 a Padova.
   Scoppiata la seconda guerra mondiale venne mandato
     nei paesi dell’ Est per comprare carne per l’Esercito
   italiano. L’8 settembre del 1943 l’Armistizio tra l’Italia e
   gli Alleati lo colse a Budapest. Giorgio Perlasca dovette
           fuggire e nascondersi e trovò rifugio presso
      l’Ambasciata spagnola. Al momento del congedo in
    Spagna ricevette un documento che recitava : “Caro
   camerata, in qualunque parte del mondo ti troverai
   potrai rivolgerti alla Ambasciata spagnola”. In pochi
          minuti divenne cittadino spagnolo,iniziando a
            collaborare con l’Ambasciatore spagnolo.
Giorgio Perlasca

     Per cento giorni Giorgio Perlasca si finse tutto quello che non era: fu
ambasciatore, medico,organizzatore della resistenza,consolatore di singoli. E
      oltre 5200 ebrei ungheresi riuscirono a salvarsi, a sopravvivere.
Dopo l’entrata in Budapest dell’Armata Rossa, venne fatto prigioniero ma poi
fu liberato, e riuscì a rientrare in Italia. Mise in un cassetto la sua storia ed
  iniziò una vita normalissima. Nemmeno in famiglia raccontò la sua storia
 nella sua completezza. Giorgio Perlasca venne ritrovato, è proprio il caso di
       dirlo, a fine anni 80 da Eva e Pal Lang, marito e moglie, entrambi
sopravvissuti a quegli anni terribili. Yad Vashem proclamò G.Perlasca Giusto
 tra le Nazioni; egli andò a Gerusalemme ove piantò l’albero sulla collina dei
   Giusti,ospite del governo israeliano. Alla domanda di un giornalista che gli
suggeriva “Lo ha fatto perché cattolico”, lui rispose:” No, perché sono un
 uomo”. Giorgio Perlasca venne a mancare il 15 agosto del 1992. Ha voluto
 essere sepolto nella terra e con un’unica frase, oltre alla data di nascita e di
                     morte: Giusto tra le Nazioni, in ebraico.
GIOVANNI
PALATUCCINato a Montella (Avellino)nel 1909.
         Nel 1932 a ventitrè anni, si laurea in
    giurisprudenza presso l’Università di Torino.
      Un telegramma del ministero dell’Interno
    nel1937 gli annuncia il trasferimento a Fiume
         presso la cui Questura assumerà la
     responsabilità dell’ufficio stranieri, che lo
   porterà a contatto diretto con una realtà di rara
     umanità ed in particolare con la condizione
                       degli Ebrei.
     Giovanni Palatucci era iscritto al Pnf ma era
      anche un cattolico di profonda fede e da
    parecchie testimonianze risulta chiaro come,
   via via che crebbe il pericolo per gli ebrei, egli
          rifiutasse di farsi complice delle
                     persecuzioni.
    Egli non volle allontanarsi da Fiume neanche
      quando il Ministero dispose nell’aprile del
            1939 il trasferimento a Caserta.
Responsabile dell’Ufficio stranieri, inviava gli ebrei presso il
                             campo di concentramento di Campagna affidandoli alla
                                         protezione dello zio Vescovo.
                              “Ho la possibilità di fare un po’ di bene, e i
                              beneficiati da me sono assai riconoscenti. Nel
                             complesso riscontro molte simpatie. Di me non
                                  ho altro di speciale da comunicare.”

                          E’ quanto scriveva l’8 dicembre 1941 Giovanni Palatucci in
                            una lettera inviata ai genitori. Quel “po’ di bene”, compiuto
                               nel più totale sprezzo del pericolo e in tempi difficili,
                                 significò la salvezza di oltre cinquemila ebrei.




Si rifiuta di consegnare ai nazisti anche un solo ebreo, anzi continua a salvarne
    molti rischiando la vita.
  I nazisti, messi sull’avviso da spie, non fidandosi più di lui, gli perquisiscono la
         casa. A questo punto il Capitano delle SS capisce di essere stato beffato e
        anche i partigiani consigliano a Palatucci di lasciare Fiume; ma egli resta.
                                  Nel1944 Palatucci venne
       arrestato dalla GESTAPO,trasferito nel campo di sterminio di Dachau
          dove trovò la morte a pochi giorni dalla Liberazione e a soli 36 anni,
               ucciso dalle sevizie e dalle privazioni a raffiche di mitra.
Giuseppe Moreali e don Arrigo
          Beccari
Negli anni della seconda guerra
mondiale la popolazione di
Nonantola (Modena) diede una
prova tangibile della loro solidarietà
umana: un centinaio di ragazzi
ebrei, perseguitati e cacciati da altri
paesi europei, destinati ai campi di
concentramento , furono aiutati e
ospitati in una villa alla periferia di
Nonantola, (villa Emma). Durante la
loro permanenza conobbero il dottor
Giuseppe Moreali che prese a
cuore la loro situazione e che li mise in
contatto con Don Arrigo Beccari.            GIUSEPPE MOREALI
Fino all’8 settembre 1943 la vita dei
 ragazzi fu abbastanza tranquilla nella
 villa di campagna: studiavano,
 lavoravano, giocavano a calcio.
 Ben presto,a causa dell’occupazione
 tedesca, fu chiaro che la
 permanenza a Nonantola non
 poteva protrarsi e il dottor Moreali e
 don Arrigo Beccari ritennero opportuno
 organizzare la fuga attraverso la
 Svizzera.A tale scopo essi
 apprestarono carte d’identità false e
 dopo un primo tentativo di fuga
 fallito,nell’ottobre del 1943 tutti i
 ragazzi raggiunsero la salvezza
                                          DON ARRIGO BECCARI
 in Svizzera.
Questo episodio, negli ultimi
trent’anni, è stato portato in
diverse occasioni alla ribalta della
cronaca. Il dottor Giuseppe
Moreali e don Arrigo Beccari
nel1965 si recarono , dietro invito,
in Israele dove furono proclamati
Giusti tra le Nazioni , insigniti
di una medaglia e di un diploma e
fu dato a loro il privilegio di
piantare un albero col loro nome
nel cosìdetto Viale degli Uomini
Giusti in Gerusalemme                  GIUSEPPE MOREALI
LORENZO
       PERRONE



 Lorenzo Perrone (Fossano, 1904– Fossano 1952) è stato
 un muratore italiano, famoso per la descrizione che di lui
 fece Primo Levi nelle sue opere, in particolare in Se
 questo è un uomo.
Perrone faceva parte di un gruppo di abili muratori
italiani, contrattati dalla ditta Boetti, che furono trasferiti a
Auschwitz per l'espansione del campo. Nell'estate del
1944, mentre lavorava alla costruzione di un muro,
Levi udì Perrone esprimersi in piemontese con un suo
collega e, da quel momento, nacque un'amicizia tra
i due. Fino al dicembre del 1944, il muratore ruberà
del cibo per sfamarlo, gli procurerà una maglia per
riscaldarsi e terrà la corrispondenza con la sua famiglia.
Grazie a lui Primo Levi ritrova la forza per resistere e la
speranza contro la disperazione del lager.
“Io credo che proprio a Lorenzo debbo di essere vivo oggi ; e
 non tanto per il suo aiuto materiale, quanto per avermi
 costantemente rammentato , con la sua presenza, con il suo
 modo così piano e facile di essere buono, che ancora esisteva un
 mondo giusto al di fuori del nostro . Grazie a Lorenzo mi è
 accaduto di non dimenticare di essere io stesso un uomo”



                                                             Primo Levi




   Il 7 giugno 1998, Yad Vashem riconosce Perrone come Giusto
   fra le Nazioni. Il suo è il dossier 3712.
CARLO ANGELA

    Carlo Angela , nato il 9 gennaio 1875
  presso Vercelli, fu direttore sanitario della
clinica psichiatrica privata Villa Turina si San
Maurizio Canavese , ed è padre di Piero, il
        giornalista inventore di Quark.
 Sulla base delle prove e delle testimonianze
  raccolte e che gli sono state presentate,lo
    Yad Vashem ha deciso di conferire al
professor Angela la Medaglia dei Giusti fra le
                     nazioni.
  Fu soprattutto per merito dei <<salvati>>
    che questa storia si fece faticosamente
                     strada.
Un <<salvato>> , l’ avvocato Massimo Ottolenghi ,
dichiarò pubblicamente di aver beneficiato della
solidarietà di Carlo Angela presso la Villa Turina in quanto
il professore protesse la moglie incinta e la bimba di
Ottolenghi , nascondendole presso il reparto delle donne
pazze furiose. Il fatto più sorprendente fu la
pubblicazione di un diario,scritto all’ interno della clinica
psichiatrica da Renzo Segre , ebreo biellese , che
per sfuggire alla deportazione nei campi di sterminio
aveva trovato rifugio con la moglie nell’ospedale
fingendosi malato di mente,rimasto segregato per un anno
e mezzo, patendo l’angoscia quotidiana di essere
scoperto.
Con la sua opera discreta e preziosissima salva
   numerose vite dai lager nazisti e tra queste:
                        Donato Bachi
       il colonnello dei carabinieri Lattes,
                     il capitano Finzi,
             il professore Nico Valobra,
                      la famiglia Fiz,
                  il capitano Dogliotti,
           il conte Revelli di Beaumont.
  Parecchie sono le ispezioni , ma , per fortuna,
mai nessuno degli ospiti segreti viene identificato.
 Il suo nome fu inciso sulla stele d ’onore
  nel Giardino dei Giusti,presso il Museo
      dell’Olocausto di Gerusalemme.
Mons. Angelo Roncalli
  Mons. Angelo Roncalli giunge ad Istanbul il 5 gennaio
 1935 dove resterà 10 anni. Si attiva ed effettua azioni di
     salvataggio, adoperandosi per far ottenere i visti di
       transito agli ebrei. La sua opera di assistenza è
    infaticabile, come testimonia l’ambasciatore tedesco
  Franz von Papen,che afferma: “Andavo a Messa da
   lui…Credo che 24 mila ebrei siano stati aiutati a quel
                             modo”.
   Roncalli scrive nel Giornale dell’Anima:”Poveri figli
      d’Israele. Io sento quotidianamente il loro
 gemito intorno a me. Li compiango e faccio del
 mio meglio per aiutarli”. Durante la guerra, quando
 una nave piena di bambini ebrei tedeschi giunge al porto
     di Istanbul, destinati tutti nei forni crematori ,Mons.
  Roncalli prova ogni via; il suo telefono non ha più pace,
     notte e giorno, ma alla fine – anche grazie alla sua
     amicizia con l’Ambasciatore von Papen – riesce a
                       salvare i bambini.
  Nel settembre del 2000 la International Raoul
 Wallenberg Foundation ha chiesto formalmente
  allo Yad Vashem Institute di Gerusalemme di
inserire il suo nome nell ’elenco dei “Giusti tra le
                            Nazioni”.
Don Ferdinando Pasin
 Non un monumento, ancorchè
piccolo, né il nome di una via ne
ricorda il nome. Eppure il
ricordo di Don Ferdinando Pasin
non è ancora del tutto
scomparso dalla memoria di chi
lo ha conosciuto o di chi ne ha
saputo attraverso la storia.
Divenne l’avvocato dei
deboli,caritatevole di molti di
coloro che il dopoguerra aveva
relegato alla miseria. Don Pasin fu
a fianco dei partigiani e della
resistenza trevigiana fu forse
l’anima.
         Fu protettore di
   duecentotrentaquattro ebrei
  che grazie a lui non connobbero i
                lager.
Le altre figure, simbolo della solidarietà del popolo
italiano agli ebrei, furono uomini e donne appartenenti
alla Chiesa:
•Padre Maria Benedetto a Roma
•Don Francesco Repetto e Don Carlo Salvi a Genova
•Don Enzo Boni Baldoni a Quara,nel reggiano
•Don Leto Casini e Padre Cipriano Ricotti a Firenze
•Don Angelo Dalla Torre e Giuseppe Simioni a Treviso
•Mons. Giacomo Meneghello di Torino
•Mons. Vincenzo Barale di Torino
•Giuseppe Sala di Milano
•Pastore avventista Daniele Cupertino a Roma.
Furono quasi 295 gli
   italiani insigniti
dell’onorificenza della
 medaglia per i Giusti.
   Gli ebrei salvati
 furono circa 35.000!
“L’essere umano è stato creato...
              per insegnare che
          chi uccide un’anima sola,
  è come se avesse ucciso il mondo intero,
               perché distrugge
          tutte le generazioni future
       che sarebbero venute al mondo
           da quella unica persona.
                      Ma
  colui che salva la vita di una persona,
è come se avesse salvato il mondo intero.”
                                      Primo Levi
                              I RAGAZZI DELLA 3^B

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I Giusti

  • 1. Israele Sul viale alberato che nel Memoriale dello Yad Vashem a Gerusalemme conduce verso la Tenda della Rimembranza, ai piedi dei tronchi ci sono numerose piccole lapidi che portano il nome di tantissime persone di diverse nazionalità.
  • 2. Yad vashem Quei nomi corrispondono a persone che hanno saputo proteggere il valore e la dignità dell’uomo in un periodo tanto buio della storia europea e mondiale e che hanno dato lustro allo loro nazione: sono i GIUSTI.
  • 3. I Giusti I Giusti sono semplicemente delle persone normali che posti di fronte all’ingiustizia reagiscono sapendo opporsi anche a rischio della propria vita. Sono i non ebrei che durante la Shoah salvarono la vita di almeno un ebreo senza trarne alcun vantaggio personale. La loro esistenza stessa dimostra che anche nelle situazioni peggiori, in cui l’assassinio era diventato legge di stato e il genocidio parte di un progetto politico, è comunque sempre possibile per tutti gli esseri umani fare delle scelte alternative.
  • 4.
  • 6. Giorgio Perlasca Nato a Maserà nel 1910 a Padova. Scoppiata la seconda guerra mondiale venne mandato nei paesi dell’ Est per comprare carne per l’Esercito italiano. L’8 settembre del 1943 l’Armistizio tra l’Italia e gli Alleati lo colse a Budapest. Giorgio Perlasca dovette fuggire e nascondersi e trovò rifugio presso l’Ambasciata spagnola. Al momento del congedo in Spagna ricevette un documento che recitava : “Caro camerata, in qualunque parte del mondo ti troverai potrai rivolgerti alla Ambasciata spagnola”. In pochi minuti divenne cittadino spagnolo,iniziando a collaborare con l’Ambasciatore spagnolo.
  • 7. Giorgio Perlasca Per cento giorni Giorgio Perlasca si finse tutto quello che non era: fu ambasciatore, medico,organizzatore della resistenza,consolatore di singoli. E oltre 5200 ebrei ungheresi riuscirono a salvarsi, a sopravvivere. Dopo l’entrata in Budapest dell’Armata Rossa, venne fatto prigioniero ma poi fu liberato, e riuscì a rientrare in Italia. Mise in un cassetto la sua storia ed iniziò una vita normalissima. Nemmeno in famiglia raccontò la sua storia nella sua completezza. Giorgio Perlasca venne ritrovato, è proprio il caso di dirlo, a fine anni 80 da Eva e Pal Lang, marito e moglie, entrambi sopravvissuti a quegli anni terribili. Yad Vashem proclamò G.Perlasca Giusto tra le Nazioni; egli andò a Gerusalemme ove piantò l’albero sulla collina dei Giusti,ospite del governo israeliano. Alla domanda di un giornalista che gli suggeriva “Lo ha fatto perché cattolico”, lui rispose:” No, perché sono un uomo”. Giorgio Perlasca venne a mancare il 15 agosto del 1992. Ha voluto essere sepolto nella terra e con un’unica frase, oltre alla data di nascita e di morte: Giusto tra le Nazioni, in ebraico.
  • 8. GIOVANNI PALATUCCINato a Montella (Avellino)nel 1909. Nel 1932 a ventitrè anni, si laurea in giurisprudenza presso l’Università di Torino. Un telegramma del ministero dell’Interno nel1937 gli annuncia il trasferimento a Fiume presso la cui Questura assumerà la responsabilità dell’ufficio stranieri, che lo porterà a contatto diretto con una realtà di rara umanità ed in particolare con la condizione degli Ebrei. Giovanni Palatucci era iscritto al Pnf ma era anche un cattolico di profonda fede e da parecchie testimonianze risulta chiaro come, via via che crebbe il pericolo per gli ebrei, egli rifiutasse di farsi complice delle persecuzioni. Egli non volle allontanarsi da Fiume neanche quando il Ministero dispose nell’aprile del 1939 il trasferimento a Caserta.
  • 9. Responsabile dell’Ufficio stranieri, inviava gli ebrei presso il campo di concentramento di Campagna affidandoli alla protezione dello zio Vescovo. “Ho la possibilità di fare un po’ di bene, e i beneficiati da me sono assai riconoscenti. Nel complesso riscontro molte simpatie. Di me non ho altro di speciale da comunicare.” E’ quanto scriveva l’8 dicembre 1941 Giovanni Palatucci in una lettera inviata ai genitori. Quel “po’ di bene”, compiuto nel più totale sprezzo del pericolo e in tempi difficili, significò la salvezza di oltre cinquemila ebrei. Si rifiuta di consegnare ai nazisti anche un solo ebreo, anzi continua a salvarne molti rischiando la vita. I nazisti, messi sull’avviso da spie, non fidandosi più di lui, gli perquisiscono la casa. A questo punto il Capitano delle SS capisce di essere stato beffato e anche i partigiani consigliano a Palatucci di lasciare Fiume; ma egli resta. Nel1944 Palatucci venne arrestato dalla GESTAPO,trasferito nel campo di sterminio di Dachau dove trovò la morte a pochi giorni dalla Liberazione e a soli 36 anni, ucciso dalle sevizie e dalle privazioni a raffiche di mitra.
  • 10. Giuseppe Moreali e don Arrigo Beccari Negli anni della seconda guerra mondiale la popolazione di Nonantola (Modena) diede una prova tangibile della loro solidarietà umana: un centinaio di ragazzi ebrei, perseguitati e cacciati da altri paesi europei, destinati ai campi di concentramento , furono aiutati e ospitati in una villa alla periferia di Nonantola, (villa Emma). Durante la loro permanenza conobbero il dottor Giuseppe Moreali che prese a cuore la loro situazione e che li mise in contatto con Don Arrigo Beccari. GIUSEPPE MOREALI
  • 11. Fino all’8 settembre 1943 la vita dei ragazzi fu abbastanza tranquilla nella villa di campagna: studiavano, lavoravano, giocavano a calcio. Ben presto,a causa dell’occupazione tedesca, fu chiaro che la permanenza a Nonantola non poteva protrarsi e il dottor Moreali e don Arrigo Beccari ritennero opportuno organizzare la fuga attraverso la Svizzera.A tale scopo essi apprestarono carte d’identità false e dopo un primo tentativo di fuga fallito,nell’ottobre del 1943 tutti i ragazzi raggiunsero la salvezza DON ARRIGO BECCARI in Svizzera.
  • 12. Questo episodio, negli ultimi trent’anni, è stato portato in diverse occasioni alla ribalta della cronaca. Il dottor Giuseppe Moreali e don Arrigo Beccari nel1965 si recarono , dietro invito, in Israele dove furono proclamati Giusti tra le Nazioni , insigniti di una medaglia e di un diploma e fu dato a loro il privilegio di piantare un albero col loro nome nel cosìdetto Viale degli Uomini Giusti in Gerusalemme GIUSEPPE MOREALI
  • 13. LORENZO PERRONE Lorenzo Perrone (Fossano, 1904– Fossano 1952) è stato un muratore italiano, famoso per la descrizione che di lui fece Primo Levi nelle sue opere, in particolare in Se questo è un uomo.
  • 14. Perrone faceva parte di un gruppo di abili muratori italiani, contrattati dalla ditta Boetti, che furono trasferiti a Auschwitz per l'espansione del campo. Nell'estate del 1944, mentre lavorava alla costruzione di un muro, Levi udì Perrone esprimersi in piemontese con un suo collega e, da quel momento, nacque un'amicizia tra i due. Fino al dicembre del 1944, il muratore ruberà del cibo per sfamarlo, gli procurerà una maglia per riscaldarsi e terrà la corrispondenza con la sua famiglia. Grazie a lui Primo Levi ritrova la forza per resistere e la speranza contro la disperazione del lager.
  • 15. “Io credo che proprio a Lorenzo debbo di essere vivo oggi ; e non tanto per il suo aiuto materiale, quanto per avermi costantemente rammentato , con la sua presenza, con il suo modo così piano e facile di essere buono, che ancora esisteva un mondo giusto al di fuori del nostro . Grazie a Lorenzo mi è accaduto di non dimenticare di essere io stesso un uomo” Primo Levi Il 7 giugno 1998, Yad Vashem riconosce Perrone come Giusto fra le Nazioni. Il suo è il dossier 3712.
  • 16. CARLO ANGELA Carlo Angela , nato il 9 gennaio 1875 presso Vercelli, fu direttore sanitario della clinica psichiatrica privata Villa Turina si San Maurizio Canavese , ed è padre di Piero, il giornalista inventore di Quark. Sulla base delle prove e delle testimonianze raccolte e che gli sono state presentate,lo Yad Vashem ha deciso di conferire al professor Angela la Medaglia dei Giusti fra le nazioni. Fu soprattutto per merito dei <<salvati>> che questa storia si fece faticosamente strada.
  • 17. Un <<salvato>> , l’ avvocato Massimo Ottolenghi , dichiarò pubblicamente di aver beneficiato della solidarietà di Carlo Angela presso la Villa Turina in quanto il professore protesse la moglie incinta e la bimba di Ottolenghi , nascondendole presso il reparto delle donne pazze furiose. Il fatto più sorprendente fu la pubblicazione di un diario,scritto all’ interno della clinica psichiatrica da Renzo Segre , ebreo biellese , che per sfuggire alla deportazione nei campi di sterminio aveva trovato rifugio con la moglie nell’ospedale fingendosi malato di mente,rimasto segregato per un anno e mezzo, patendo l’angoscia quotidiana di essere scoperto.
  • 18. Con la sua opera discreta e preziosissima salva numerose vite dai lager nazisti e tra queste: Donato Bachi il colonnello dei carabinieri Lattes, il capitano Finzi, il professore Nico Valobra, la famiglia Fiz, il capitano Dogliotti, il conte Revelli di Beaumont. Parecchie sono le ispezioni , ma , per fortuna, mai nessuno degli ospiti segreti viene identificato. Il suo nome fu inciso sulla stele d ’onore nel Giardino dei Giusti,presso il Museo dell’Olocausto di Gerusalemme.
  • 19. Mons. Angelo Roncalli Mons. Angelo Roncalli giunge ad Istanbul il 5 gennaio 1935 dove resterà 10 anni. Si attiva ed effettua azioni di salvataggio, adoperandosi per far ottenere i visti di transito agli ebrei. La sua opera di assistenza è infaticabile, come testimonia l’ambasciatore tedesco Franz von Papen,che afferma: “Andavo a Messa da lui…Credo che 24 mila ebrei siano stati aiutati a quel modo”. Roncalli scrive nel Giornale dell’Anima:”Poveri figli d’Israele. Io sento quotidianamente il loro gemito intorno a me. Li compiango e faccio del mio meglio per aiutarli”. Durante la guerra, quando una nave piena di bambini ebrei tedeschi giunge al porto di Istanbul, destinati tutti nei forni crematori ,Mons. Roncalli prova ogni via; il suo telefono non ha più pace, notte e giorno, ma alla fine – anche grazie alla sua amicizia con l’Ambasciatore von Papen – riesce a salvare i bambini. Nel settembre del 2000 la International Raoul Wallenberg Foundation ha chiesto formalmente allo Yad Vashem Institute di Gerusalemme di inserire il suo nome nell ’elenco dei “Giusti tra le Nazioni”.
  • 20. Don Ferdinando Pasin Non un monumento, ancorchè piccolo, né il nome di una via ne ricorda il nome. Eppure il ricordo di Don Ferdinando Pasin non è ancora del tutto scomparso dalla memoria di chi lo ha conosciuto o di chi ne ha saputo attraverso la storia. Divenne l’avvocato dei deboli,caritatevole di molti di coloro che il dopoguerra aveva relegato alla miseria. Don Pasin fu a fianco dei partigiani e della resistenza trevigiana fu forse l’anima. Fu protettore di duecentotrentaquattro ebrei che grazie a lui non connobbero i lager.
  • 21. Le altre figure, simbolo della solidarietà del popolo italiano agli ebrei, furono uomini e donne appartenenti alla Chiesa: •Padre Maria Benedetto a Roma •Don Francesco Repetto e Don Carlo Salvi a Genova •Don Enzo Boni Baldoni a Quara,nel reggiano •Don Leto Casini e Padre Cipriano Ricotti a Firenze •Don Angelo Dalla Torre e Giuseppe Simioni a Treviso •Mons. Giacomo Meneghello di Torino •Mons. Vincenzo Barale di Torino •Giuseppe Sala di Milano •Pastore avventista Daniele Cupertino a Roma.
  • 22. Furono quasi 295 gli italiani insigniti dell’onorificenza della medaglia per i Giusti. Gli ebrei salvati furono circa 35.000!
  • 23. “L’essere umano è stato creato... per insegnare che chi uccide un’anima sola, è come se avesse ucciso il mondo intero, perché distrugge tutte le generazioni future che sarebbero venute al mondo da quella unica persona. Ma colui che salva la vita di una persona, è come se avesse salvato il mondo intero.” Primo Levi I RAGAZZI DELLA 3^B