1. CONSIGLIO NAZIONALE DEI PERITI INDUSTRIALI
E DEI PERITI INDUSTRIALI LAUREATI
PRESSO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
RAPPORTO FINALE
Il valore della sicurezza in Italia
ROMA, MARZO 2004
2. Il rapporto è stato realizzato da un gruppo di ricerca del Censis diretto da
Maria Pia Camusi e composto da Ester Dini, Simona Fallocco, Gabriele
Niola, Giuseppe Lubrano, Elena Mariniello, Vittoria Coletta.
3. INDICE
1. Introduzione Pag. 1
1.1. Lacune e strabismi nella cultura della sicurezza “ 2
1.2. Quale sicurezza nella casa – guscio “ 4
1.3. Una politica orizzontale e condivisa “ 6
2. Parte generale: Il valore della sicurezza “ 10
2.1. La cultura della sicurezza tra dovere e responsabilità “ 11
2.1.1. La sicurezza come “bene da produrre” “ 11
2.1.2. Il “dovere” sicurezza “ 13
2.2. La percezione della sicurezza “ 27
2.2.1. Il confronto tra presente e passato “ 27
2.2.2. Le origini dell’insicurezza “ 34
2.3. La prevenzione, prima di tutto “ 54
2.3.1. Le responsabilità individuali “ 54
2.3.2. I responsabili della complessità “ 58
3. Parte monografica: la sicurezza in ambiente domestico “ 71
3.1. La microincidentalità diffusa “ 72
3.1.1. I numeri dell’incidentalità domestica “ 72
3.1.2. L’anagrafe degli infortuni: i soggetti a rischio “ 75
3.1.3. La geografia delle insidie domestiche “ 79
3.2. La multidimensionalità del rischio domestico “ 93
3.2.1. Quanto e come crescono i rischi nelle
abitazioni “ 93
3.2.1. La qualità del sistema abitativo “ 96
3.2.3. L’ambiente domestico tra sovradotazione e
ipertecnologizzazione “ 104
3.2.4. Cattive abitudini e distrazioni: “un giorno di
ordinario pericolo” “ 110
3.3. Sicurezza domestica: la “ricetta” che ancora non c’è “ 140
3.3.1. Da soli si rischia di più: la sicurezza come
sistema “ 140
3.3.2. Il nodo della prevenzione “ 146
3.4. L’analisi cluster: le sei tipologie “ 163
3.4.1. I sicuri per caso “ 163
3.4.2. Gli irrecuperabili “ 165
3.4.3. I previdenti “ 166
3.4.4. Gli acquirenti “ 167
3.4.5. Gli attendisti “ 168
3.4.6. Sicuri “fai da te” “ 169
4. Nota metodologica “ 177
4.1. La metodologia di indagine “ 178
4.2. Il profilo degli intervistati “ 178
5. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
1.1. Lacune e strabismi nella cultura della sicurezza
La sicurezza in Italia non è ancora un valore sociale. Forse poichè è una di
quelle materie sociali che non possono uscire dallo stato nascente solo grazie
allo stimolo di una normativa completa e attenta – che pure l’Italia si è data -
né di vincoli di contenimento e di orientamento ai comportamenti individuali,
ma che ha bisogno di un processo di socializzazione più profondo.
Questo è il quadro complessivo che emerge dal lavoro di ricerca e di
approfondimento realizzato dal Censis sul tema della sicurezza e di quella
domestica, in particolare, per conto del Consiglio Nazionale dei Periti
Industriali e dei Periti Industriali Laureati.
La sicurezza, dunque, è una dimensione sfuggente sul piano sociale e non
definibile sul piano sistemico: gli italiani cioè hanno una visione ancora molto
formale della sicurezza, che stenta a diventare uno degli elementi su cui si sta
ricomponendo la loro sensibilità e la loro identità collettiva e, al tempo stesso,
la frammentazione di soggetti e di responsabilità pubbliche e private in materia
fa sì che non se ne possa ancora parlare come di una dimensione strutturata.
Gli italiani che hanno un comportamento pro-attivo nei confronti della
prevenzione e che davvero pensano faccia capo intanto a loro stessi affrontare
e risolvere le questioni legate alla sicurezza sono poco più del 31%, mentre il
21% di essi si possono definire persone fortunate a non essere incappate in
incidenti, ma soprattutto il 47% circa è composto da persone che vivono nella
distrazione più completa, non si curano di sè e degli altri e aspettano che sia un
soggetto esterno, preferibilmente pubblico, a doversi far carico della loro
incolumità a casa, sulle strade e nei luoghi di lavoro.
La sicurezza quindi è un elemento virtuoso e gratificante per una parte limitata
della popolazione, al cui interno prevale invece una cultura della sicurezza di
tipo strumentale: quando cioè si tratta della propria salute e della propria casa
gli italiani si sentono completamente responsabili e si dichiarano anche
disponibili ad impegnarsi di più. Su altri temi che, invece, sono percepiti come
altro da sè - dal luogo di lavoro alla sicurezza del patrimonio edilizio - la
responsabilità diminuisce e cresce la domanda di tutela soprattutto presso le
istituzioni.
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FONDAZIONE CENSIS
6. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Per questo si tratta di una cultura strabica, che sottovaluta la rilevanza che i
comportamenti individuali hanno nell’accrescimento dei livelli di sicurezza in
tutti gli ambiti in cui la si ricerca, ma al tempo stesso si esprime in azioni che
lascerebbero pensare ad un tipo di consapevolezza diverso. Sotto questo
profilo basti pensare che:
- le persone non si sentono responsabili per la sicurezza degli edifici, degli
ambienti di lavoro e dell’ambiente;
- tant’è vero che delegano le istituzioni ad occuparsi di tali questioni;
- tuttavia, pensano che l’irresponsabilità dei singoli sia fra i primi tre fattori
(insieme alla mancanza di norme adeguate e al terrorismo) che determinano
situazioni a rischio;
- e tendono ad adottare comportamenti pro-attivi, come manutenere la
propria auto, essere solidali con chi ha bisogno di aiuto e tenere in ordine il
proprio micro-ambiente;
- senza contare la disponibilità – effettivamente teorica, ma pur tuttavia
manifestata - a spendere di tasca propria per un ambiente più pulito, per
alimenti sani e per la possibilità di viaggiare senza rischi.
Questi atteggiamenti contradittori si riflettono anche sui timori legati a
situazioni a rischio: gli italiani hanno paura in primo luogo degli incidenti
stradali, mostrando in questo di sapere, o quantomeno di percepire, che si
tratta di un pericolo crescente e molto grave, visto che gli incidenti stradali
hanno un indice di mortalità altissimo, pari al 2%, e sono la seconda causa di
infortunio.
Per il resto, le maggiori paure si concentrano su eventi che non sono
dominabili (l’inquinamento dell’ambiente e i disastri naturali) mentre si
sottovalutano lo stress da lavoro, le malattie professionali e gli infortuni
domestici che sono di gran lunga superiori alle statistiche ufficiali. Sotto questo
profilo, l’indagine sulla popolazione condotta per la redazione di questo
rapporto ha messo in luce un fenomeno di micro-insicurezza sommersa che
nei valori supera in modo significativo i dati ufficiali.
Per gli italiani, nell’ultimo anno, la prima fonte di incidentalità è stata quella
domestica (27,8%), seguita dai disturbi legati allo stress da lavoro (24,8%), dagli
incidenti stradali (10,8%) e, infine, dai disturbi di salute legati a cause inquinanti
(5,7%). I dati ufficiali, in realtà, confermano le tendenze rilevate sul campo: gli
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FONDAZIONE CENSIS
7. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
infortuni in casa nel 2000 sono stati quasi 3 milioni e mezzo, coloro che hanno
subito incidenti sul lavoro quasi un milione e gli incidenti stradali 229mila
persone.
Sul piano delle prospettive, deve far riflettere il volume di persone che
denunciano stress da lavoro, che naturalmente crescono moltissimo fra gli
occupati (33,3%), ma che non sono meno consistenti fra gli studenti e i
disoccupati (21,9%) e fra le casalinghe(13,4%).
1.2. Quale sicurezza nella casa – guscio
La sicurezza domestica, dunque, rappresenta a tutt’oggi la prima causa di
incidentalità e, con i suoi 8.000 deceduti stimati, presenta un tasso di mortalità
pari allo 0,2%.
L’aumento progressivo dell’insicurezza domestica (dal 1998 al 2000 gli
incidenti sono cresciuti del 5,6%) è sicuramente riconducibile, da un lato,
all’emersione del fenomeno, legata soprattutto ad una maggiore propensione
degli italiani a denunciare gli eventi. Dall’altro lato, invece, bisogna riscontrare
un aumento delle situazioni a rischio, legate a:
- la crescita di popolazione nelle fasce che più di altre sono esposte a subire
incidenti domestici, ossia gli anziani e le donne;
- il mutamento degli stili di vita, caratterizzati da una intensificazione dei
tempi di lavoro e dal venir meno della distinzione fra tempo di lavoro e di
non lavoro, tal che spesso le persone continuano a operare anche da casa,
con notevoli conseguenze sul livello di attenzione riservato per le
incombenze, appunto, domestiche;
- il processo di delega del lavoro domestico a tutti i membri della famiglia,
oltrechè alle donne, che non corrisponde sempre ad una uguale
responsabilizzazione e capacità di svolgimento di mansioni tipicamente
femminili;
- la complessità degli strumenti e degli oggetti che entrano nelle case degli
italiani e che spesso, pur essendo ad alta componente tecnologica, non sono
di facile utilizzabilità, ma richiedono uno studio delle istruzioni a cui non
tutti hanno voglia o tempo di dedicarsi.
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FONDAZIONE CENSIS
8. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Queste situazioni a rischio sono alimentate proprio nel rapporto che gli italiani
hanno con la sicurezza abitativa e con la cultura che esprimono a riguardo.
Intanto, gli italiani distinguono ancora fra la sicurezza infra-domestica e quella
dell’immobile in cui vivono nel suo complesso, per cui per la prima si
impegnano in prima persona, per la seconda sembra che stiano sviluppando
una sensibilità più elevata, ma ancora in modo molto contenuto.
La casa – guscio è quella per cui si osserva il maggiore impegno. Le case degli
italiani sono molto attrezzate e fornite di quei sistemi di confort, anche ad alta
intensità tecnologica, che le rendono non solo al passo con i tempi, ma anche
funzionali: la lavatrice ormai è presente nella quasi totalità delle case, mentre la
lavastoviglie solo nel 42,3%, segnalandosi come il nuovo oggetto-simbolo
dell’emancipazione femminile che ancora è da colmare. Al tempo stesso si deve
registrare la presenza quasi marginale di componenti a rischio come le
coperture di eternit (5,9%). In casa ci sono anche strumenti di regolazione e di
controllo degli impianti, come i salvavita e la messa a terra, e le cappe di
aspirazione.
Ma l’atteggiamento di cura degli italiani per la casa è testimoniato soprattutto
dagli interventi di manutenzione che hanno realizzato negli ultimi due anni e
che hanno intenzione di fare nei prossimi dodici mesi: la percentuale di chi ha
fatto manutenzione degli impianti idraulici, elettrici o di riscaldamento arriva al
93,3%, quella di chi ha messo o metterà a norma il sistema elettrico è del
52,6%. Certo, è basso il numero di coloro che vogliono bonificare l’abitazione
da sostanze tossiche, ma poichè sembrano non averne in misura rilevante, non
si può dire che a questo obiettivo corrisponda un disimpengo diretto.
Questo atteggiamento complessivamente attento alla qualità infra-domestica
non protegge gli italiani dalle proprie paure, e soprattutto da se stessi. La
distrazione, infatti, è sempre in agguato e costituisce una fonte piuttosto
importante di insicurezza, quando non di incidenti: il 46% circa degli italiani
negli ultimi tre mesi ha adottato in casa un comportamento che avrebbe potuto
avere conseguenze molto negative, e il 32% di questi è stata molto vicino a
pericoli gravi, daterminati dal lasciare il ferro da stiro acceso, dallo scordare le
pentole sul fuoco, o dal lasciare il gas aperto.
Si capisce allora perchè l’incubo degli italiani è quindi quello del far da sè, che è
riconosciuto come una fonte di pericolosità molto elevata, ma che attrae
sempre più persone.
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FONDAZIONE CENSIS
9. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
E per l’immobile nel suo insieme? Su questo piano gli italiani mostrano di avere
una cultura ancora in costruzione. Per avere un fabbricato sicuro sarebbero
effettivamente disposti a pagare in prima persona, ma, come si diceva poc’anzi,
non perchè si sentano responsabili: pagare va bene, purchè siano altri ad avere
l’onere di scegliere gli interventi da fare e del loro controllo.
1.3. Una politica orizzontale e condivisa
Sulla base delle considerazioni e delle analisi svolte fin qui ci si chiede allora
quali linee politiche siano importanti per accompagnare la popolazione verso
soglie più mature e condivise di sicurezza domestica.
Un primo passo in avanti va compiuto proprio sul piano dell’individuazione di una funzione
sociale innovativa per la sicurezza. La sicurezza dovrebbe, infatti, essere considerata
come un elemento trasversale a tutte le aree in cui si articola il sistema del
benessere sociale ed economico. In altre parole può diventare il nuovo medium
di collegamento fra la qualità della vita personale, del lavoro, del post-lavoro, e
dell’ambiente, una sorta di nuovo medium su cui ricostruire un welfare davvero
innovato e proiettato al futuro.
Ma se alla sicurezza si vuole affidare questo ruolo di vettore orizzontale di
innovazione del sistema socio-economico, si deve governare con logiche, con
contenuti e con formati altrettanto orizzontali.
Le logiche devono fare i conti con il gap esistente fra cultura attesa ed esistente
di sicurezza, non dando per scontato che il progresso del sistema normativo
abbia portato di per sè ad un aumento della seconda. Certamente, senza
l’insieme delle leggi di cui il paese si è dotato negli anni ‘90, gli effetti negativi
dell’insicurezza sarebbero stati molto più gravi, ma queste norme non hanno
ancora portato alla definizione di una cultura condivisa, che invece va costruita
con scelte coerenti e mirate. Non basta, per essere chiari, che la casalinga eviti
di salire su scale traballanti: serve che quelle scale non vengano più messe in
commercio e che chi ne produce di diverse, tenendo conto degli standard di
sicurezza, sia adeguatamente riconoscibile sul mercato.
I contenuti delle politiche necessarie per accompagnare la sicurezza verso soglie
più mature e condivise di ruolo passano per tre ordini di interventi.
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FONDAZIONE CENSIS
10. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Il primo riguarda la qualità degli immobili, che certamente, negli ultimi anni
ha subito un adeguamento in positivo, per via dell’applicazione e della cogenza
di normative riguardanti soprattutto la messa a norma degli impianti principali,
ma che a tutt’oggi non è esente da rischi e da fenomeni di criticità. Sotto questo
profilo, le aree scoperte sembrano soprattutto tre:
- l’introduzione di un percorso di certificazione di qualità degli edifici abitati
che possa costiture, ad esempio, un criterio necessario per la loro
valutazione di mercato e gli eventuali passagi di proprietà;
- l’istituzione di un documento dinamico della casa, che fornisca cioè una
valutazione del rischio ex-ante e degli interventi sostenuti ex-post per la sua
manutenzione e/o ristrutturazione;
- la definizione di percorsi di incentivazione fiscale per le spese sostenute a
favore della sicurezza domestica.
Una seconda linea di politiche deve essere diretta a migliorare la qualità dei
prodotti che entrano nelle case e che spesso, ancora oggi, sono privi delle
più elementari caratteristiche di sicurezza. Da questo punto di vista, ci sono
alcuni fattori che appesantiscono questa situazione: dal fenomeno in crescita
delle contraffazioni, all’aumento di importazioni di oggetti a basso costo che
non rispettano le normative sulla sicurezza, alla mancanza di informazioni sul
potenziale tossico o inquinante di certi materiali. Certamente, molto è stato ed
è fatto, ma non basta. Il fare di più passa per almeno due direttrici di impegno:
- rendere più diffusi i flussi di informazione sulla qualità dei prodotti e sui
livelli di manipolazione degli stessi marchi di qualità;
- promuovere e definire percorsi di maggiore responsabilizzazione sociale
delle imprese sul piano della sicurezza interna e di quella dei prodotti che
scaricano sul mercato, visto che gli italiani sono disposti a premiare aziende
che adottano sistemi produttivi non nocivi per l’ambiente, per la salute dei
dipendenti e dei consumatori.
Un terzo filone di politiche e di interventi riguarda la cultura della sicurezza
che in relazione alla casa ha fatto passi in avanti, ma continua a caricarsi di
elementi critici. La consapevolezza sui pericoli e i rischi domestici e lo stesso
attaccamento degli italiani alla loro casa da soli non bastano a cambiare le loro
abitudini e il loro rapporto con la prevenzione. Il problema non risiede solo
nell’intensificazione dei ritmi di lavoro, ma nel fatto che la casa si svuota
progressivamente dei soggetti tradizionali, soprattutto femminili, che l’hanno
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FONDAZIONE CENSIS
11. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
sempre popolata, per impegni occupazionali o per altre attività, e, se non
rimane vuota, si riempie di soggetti nuovi – dalle colf a tempo, al personale di
cura, agli affittuari di stanze – che hanno con la casa un rapporto estraneo e
distante. Per questo insieme di ragioni e per la difficoltà esplicita degli italiani a
razionalizzare il tema della sicurezza come una loro priorità srebbe importante
disporre di interventi mirati a:
- sensibilizzare diffusamente la popolazione sulla sicurezza domestica intesa
come obiettivo sociale e di benessere collettivo, attraverso campagne di
informazione e strumenti di formazione;
- creare figure trasversali esperte di sicurezza indoor che possano fungere da
terziario informato non solo per le singole famiglie, ma per gli stessi
professionisti tecnici chiamati ad operare in casa;
- diversificare i percorsi assicurativi allargando la platea di soggetti assicurabili
e puntando all’allegerimento dell’eventuale premio in presenza di standard
di qualità dell’immobile e/o della casa in questione.
Un ultimo aspetto, ma non meno importante, riguarda i soggetti che possono
concretamente farsi carico della individuazione della sicurezza come valore
collettivo. Anche in questo caso si pensa ad un formato che sia il più possibile
corrispondente alla logica di orizzontalità già richiamata.
I soggetti chiamati in causa sono molteplici, pubblici e privati, e non potrebbe
che essere così, vista la spalmatura che la sicurezza ha sui tanti aspetti della vita
sociale e personale.
Nel caso debbano risolvere problemi tecnici che riguardano la loro casa il 67%
circa degli italiani non esita a rivolgersi a professionisti specializzati come i
periti industriali. I periti, inoltre, sono gli operatori a cui il 25% degli italiani si
rivolgererebbe anche per esprimere una valutazione sugli interventi che
sarebbero necessari per garantire loro il buono stato del loro immobile. D’altra
parte, quella dei periti industriali è una categoria professionale molto vicina da
decenni al fabbisogno sociale di tecnicalità: la loro presenza capillare sul
territorio e la loro capacità di interagire in modo immediato con il bisogno del
cliente, dando risposte qualificate e complete, rappresenta un biglietto da visita
più che valido e vincente per partecipare ad una gestione orizzontale della
sicurezza. Ciò che serve, sul piano tecnico, infatti, non sono solo progetti e
proposte, ma la capacità di entrare in relazione immediata con la domanda di
sicurezza e di dare a questa risposte concrete, sapienti e di lunga durata.
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FONDAZIONE CENSIS
12. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Non è pensabile forse che si debba creare una struttura verticale di gestione
della sicurezza, ma piuttosto un circuito a cui potrebbero partecipare tutti i
soggetti interessati e chiamati a responsabilità: dai Ministeri competenti, alle
aziende pubbliche che già operano nel settore, alle associazioni sociali e
professionali, alle imprese private e ai loro soggetti di rappresentanza, agli Enti
Locali, alle stesse Regioni e, naturalmente ai Consigli Nazionali delle
professioni tecniche. Servirebbe cioè un coordinamento a dimensione
nazionale che potesse funzionare da luogo di sintesi decisionale per la
definizione degli interventi e delle politiche necessarie e che dovrebbe collegare
questi interventi, quando possibile, alla dimensione territoriale.
Non è altrettanto pensabile che un organismo del genere possa funzionare
senza un ruolo di coordinamento e di orchestrazione generale, benchè non
spetti a questo rapporto il compito di indicare chi possa svolgerlo. Certamente,
tutti i soggetti che potrebbero potenzialmente farvi parte e che sono stati
direttamente sentiti nel corso del lavoro si sono espressi a favore dell’ipotesi di
costituire questa sorta di Camera della sicurezza. Certamente, spetta al Consiglio
Nazionale dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati il merito di aver
individuato per primo la rilevanza del tema, nonchè la responsabilità di tradurre
in comportamenti politicamente rilevanti la fiducia e le attese che gli italiani
ripongono nei suoi iscritti.
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FONDAZIONE CENSIS
14. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
2.1. La cultura della sicurezza tra dovere e responsabilità
2.1.1. La sicurezza come “bene da produrre”
La sicurezza è un bene fondamentale di tutti i cittadini. Essa si riferisce a
quell’insieme di condizioni materiali, di percezioni e di rappresentazioni
individuali e collettive che consentono ad un soggetto o a un gruppo di avere la
convinzione di essere in grado di fronteggiare eventi che potenzialmente si
presentano come una minaccia.
In tal senso, la sicurezza prefigura una condizione di ordine, intesa a proteggere
l’individuo da situazioni di rischio o di aggressioni alla sua persona, a quella di
coloro che gli sono più prossimi, ai suoi beni o, più in generale, al suo modo di
vivere.
La rinuncia, che ne consegue, ad una parte di libertà, la quale pretenderebbe di
non avere vincoli ed imposizioni dall’esterno alla piena soddisfazione dei
propri bisogni e desideri, finisce, pertanto, per essere propedeutica all’esercizio
stesso della libertà: chi è sicuro, infatti, si sente libero e lo è anche in quanto al
sicuro, cioè al riparo da pericoli. Da questo punto di vista, la percezione della
sicurezza è, altresì, strettamente connessa ad un atteggiamento di fiducia –
interpersonale, sociale ed istituzionale – che costituisce una condizione
essenziale della socialità.
All’apertura del nuovo millennio, la società post-moderna appare, tuttavia,
compressa tra due fenomeni uguali (per intensità) e contrari (per effetti): da un
lato, la globalizzazione dei mercati, la loro crescente liberalizzazione e la
rivoluzione dei mezzi di comunicazione e di informazione, che ha prodotto
omologazione degli stili di vita, oltre che dei consumi, e messo in moto tutta
una serie di relazioni e di attività umane produttrici di interdipendenza tra
società, culture, popolazioni. Dall’altro, l’affiorare di una società
individualizzata, concentrata, pertanto, sui bisogni, sui vissuti e sulle risposte
individuali. Due realtà solo apparentemente contraddittorie.
La globalizzazione, infatti, attiva processi dotati di moto proprio, spesso
spontanei e imprevedibili, così come privi di controllo. Processi che incidono
sulle condizioni di vita degli individui, talvolta senza che questi possano
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FONDAZIONE CENSIS
15. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
determinarli o influire su di essi, e che, dunque, li espongono di fatto
all’insicurezza endemica della loro posizione e all’incertezza delle loro azioni.
Le politiche di deregolamentazione del mercato del lavoro, dirette allo sviluppo
della flessibilità e che portano alla perdita del posto fisso; le conseguenze di tale
precarietà del lavoro che, non essendo questo più espressione di rapporti
sociali collettivi duraturi, incidono sulla possibilità di costruire una famiglia e di
garantirne la continuità; la riforma senza fine del Welfare State, che mette in
discussione diritti antichi come quello alla pensione; l’irrompere di profonde
differenze culturali e antropologiche provenienti dal sud del mondo, che pone
questioni di notevole impatto sul piano delle relazioni interpersonali, sia su
quello delle relazioni socio-politiche; la commercializzazione di prodotti
alimentari geneticamente modificati; i pericoli ambientali e la crisi degli eco-
sistemi naturali, i rischi tecnologici e politico-militari. Sono, questi, solo alcuni
dei fattori che contribuiscono ad alimentare, oggigiorno, la sensazione di
sgomento e di insicurezza dell’uomo occidentale. E che, di fatto, cambiano lo
stesso significato del termine sicurezza, che non ha più a che fare
semplicemente con la difesa della propria incolumità, bensì con la possibilità e
la capacità di individuare un orizzonte di senso.
D’altro canto, la dimensione sociale dell’incertezza innesca e alimenta
l’individualizzazione della società, in cui le contraddizioni sistemiche, pur
essendo prodotti sociali, sono vissute ed affrontate sul piano individuale, quali
esperienze per lo più private, cui i singoli devono far fronte per lo più da soli.
Quasi come se l’assenza di garanzie di sicurezza per la propria persona, la
diffidenza circa ciò che può riservare il futuro e, peggio, la carenza di fiducia
nel prossimo e nelle istituzioni, costituiscano un impedimento alla volontà di
assumersi i rischi dell’azione collettiva. E, conseguentemente, rendano tutti
personalmente responsabili del futuro, almeno nel proprio piccolo.
Se è questo, pertanto, lo scenario della società contemporanea, la sicurezza non
è più, da tempo, semplicemente un bene da tutelare, bensì un bene da produrre,
agendo, nella vita quotidiana dei cittadini, sulle modalità con cui si costruisce il
senso di sicurezza nelle loro reti di relazione. In concreto, attivando risposte
che si traducano nella reale possibilità di disporre, davanti ad un bisogno, di un
servizio che offra e garantisca protezione e riparo.
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FONDAZIONE CENSIS
16. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
2.1.2. Il “dovere” sicurezza
L’esigenza di sentirsi sicuri emerge con forza dall’indagine svolta dal Censis ad
inizio anno: il 56,6% degli intervistati, ai quali è stato chiesto di indicare che
cosa rappresenti per loro la sicurezza, ha risposto, infatti, che la sicurezza
rappresenta un dovere (tab. 1 e fig. 1). Non semplicemente un obiettivo da
raggiungere (19,7%) o un investimento per il proprio futuro (11,3%), bensì un
obbligo, cui si è tenuti per soddisfare il bisogno individuale e sociale di
un’esistenza quanto più immune da rischi, se non addirittura il bisogno naturale
alla sopravvivenza.
Questo vale soprattutto per le donne (lo afferma il 60,6% contro il 52,4% degli
uomini), la cui maggiore vulnerabilità, intesa come maggiore esposizione al
rischio (a trovare un lavoro stabile, a conciliarlo con le esigenze della famiglia
senza rischiare di perderlo, a confrontarsi con l’impegno del lavoro domestico)
deriva da condizioni di oggettiva difficoltà che impediscono loro di adattarsi al
meglio all’ambiente esterno, ai suoi ritmi, alla sua organizzazione complessiva.
E vale soprattutto, altresì, per i giovani adulti, di età compresa tra i 30 e i 44
anni, i quali, più degli altri, sperimentano per esempio, le conseguenze della
precarizzazione del lavoro, nonché della nuova configurazione del sistema
socio-economico. Problemi, questi, che innescano la paura di essere costretti a
rinunciare all’esercizio di saperi acquisiti e a conoscenze accumulate affinché il
lavoro sia non solo un mezzo per guadagnarsi di che vivere, ma un luogo di
realizzazione di interessi, progetti e desideri individuali. Con tutto ciò che ne
consegue sul piano dei rapporti sociali, famigliari, di convivenza civile. Non è
un caso, peraltro, che per loro, così come per i più giovani, la sicurezza, oltre
che un dovere (come afferma il 60% dei soggetti della classe di età compresa
tra i 30 e i 44 anni e il 53,6% dei soggetti della classe di età compresa tra i 18 e i
29 anni) è un obiettivo (rispettivamente per il 19,1% e il 21,5%), rappresenti un
investimento per il futuro (13,7% e 12,2%).
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FONDAZIONE CENSIS
17. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Fig. 1 - La rappresentazione della sicurezza per età (val.%)
2,9 4,8
5,6
6,1 4,3
7,6
6,6 11,0
13,7
11,3
un'illusione 12,2 8,8
un costo
19,1
19,7
19,1
21,5
un investimento
un obiettivo
un dovere
60,0 56,6
55,5
53,6
18-29 anni 30-44 anni 45-64 anni Totale
Fonte: indagine Censis, 2004
Al contrario, per le persone di età più avanzata, compresa tra i 45 e i 64 anni,
pur essendo innanzitutto un dovere (55,5%) e un obiettivo (19,1%), la
sicurezza rappresenta un costo (lo afferma l’11% contro il 6,6% dei più giovani
e il 4,3% degli adulti). Il che trova abbastanza d’accordo casalinghe (11,3%),
pensionati (12,2%) e studenti (10,2%), piuttosto che, per esempio, le persone
che possono contare su un’occupazione (4,3%) (tab. 2). Segno, questo, che il
fatto di essere attrezzati sul piano economico e psicologico, se non fosse altro
che per un fatto anagrafico costituisce un veicolo di sicurezza, nella misura in
cui consente di sopportare più agilmente i costi (economici, ma anche emotivi),
in termini di accesso ai servizi e ai sistemi di prevenzione e di tutela della
sicurezza, necessari a fronteggiare le eventuali minacce alla propria persona.
In ogni caso, indipendentemente dal tipo di condizione professionale, resta
acquisito il dato secondo cui la sicurezza è innanzitutto un dovere, essendo
questa esigenza indicata come prioritaria dalle stesse casalinghe (60,5%) e dai
pensionati (50,4%), allo stesso modo di chi può contare su un’occupazione
(58,0%) o da chi non può contarci, come studenti e disoccupati (54,4%).
La disaggregazione dei dati per ripartizione geografica non fa emergere
indicazioni diverse da quelle emerse sul piano generale, nel senso che dal nord
al centro, al sud non cambia l’ordine di priorità delle rappresentazioni personali
della sicurezza, che è innanzitutto un dovere, sia pure più sentito nel sud e nelle
isole (lo affermano il 61,7% degli intervistati), dove si ha a che fare con realtà
storicamente meno attrezzate ad affrontare le trasformazioni di una società
globale e globalizzata, piuttosto che al centro (57,4%) o al nord (53,6% nelle
regioni nord-occidentali e 52% in quelle nord-orientali).
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FONDAZIONE CENSIS
18. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Se il bisogno di sicurezza si configura, nella società attuale, come un dovere il
quale comporta, in definitiva, la responsabilità, oltre che sociale ed istituzionale,
soprattutto individuale di dover fronteggiare situazioni (potenzialmente e
realmente) rischiose, tale responsabilità risulta tanto più sentita quanto più si
tratta di dimensioni della vita umana di cui si pensa di poter avere il controllo.
In questo senso, ci si sente completamente responsabili della propria salute e
sicurezza personale (72,9%), della propria abitazione (64,7%), nonché, sia pur
in misura minore (32,5%), del proprio luogo di lavoro. Mentre ci si sente solo
in parte responsabili, per esempio, della tutela dell’ambiente locale (35,9%) o
degli edifici pubblici e privati (40,5%), la cui vivibilità, nel primo caso, o
funzionalità, nel secondo, deve essere garantita prevalentemente dalla
collettività nel suo insieme e, ancor di più, dalle istituzioni, cui spetta il compito
di assicurare una condizione di ordine, in cui la vita dei cittadini non sia
disturbata né messa in pericolo da fenomeni di devianza o di degrado (tab. 3 e
fig. 2).
Fig. 2 - La responsabilità di ciascun individuo sulla sicurezza
dei diversi aspetti (val.%)
0,9
3,1
7,9
7,0
9,9 17,9 21,2
19,2
22,3 35,9
Per nulla 26,3
40,5
Solo in parte
23,4 28,3
Prevalentemente
72,9
64,7
22,4
Completamente
32,5 27,9
15,9
Salute/sicurezza Abitazione privata Il proprio luogo di Tutela dell’ambiente Edifici pubblici e
personale lavoro locale privati
Fonte : Indagine Censis, 2004
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FONDAZIONE CENSIS
19. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Quanto alle differenze di genere, se le donne si sentono completamente più
responsabili degli uomini a proposito della salute e della sicurezza personale
(73% contro 72,6%), gli uomini lo si sentono di più in relazione alla loro
abitazione privata (65% contro 64,4%). Tuttavia, ciò che rileva non sono tanto
i margini (minimi) di distacco tra i valori riportati al riguardo, quanto piuttosto
il fatto che, per entrambi i sessi, la responsabilità è massima quando si tratta di
provvedere alla tutela della propria salute e alla sicurezza della propria casa. Per
quanto, in realtà, spetti allo Stato, se non altro, precostituire le condizioni (se
non proprio i mezzi) affinché poi gli individui abbiano l’effettiva possibilità di
farlo, soprattutto per quanto riguarda la salute.
Un discorso a parte merita la considerazione del grado di coinvolgimento in
termini di responsabilità relativamente al luogo di lavoro, in cui emerge
chiaramente la percezione di sostanziale precarietà da parte delle donne circa la
loro posizione. Solo il 27,3%, contro il 37,4% degli uomini, infatti, si è espresso
nel senso di una completa responsabilità riguardo al proprio luogo di lavoro,
dove evidentemente, nonostante i traguardi raggiunti dalle donne e
l’importanza del loro apporto in termini di competenze e di capacità, risultano
ancora diffuse situazioni di disuguaglianza (quanto a effettiva valorizzazione e,
dunque, a sicurezza) rispetto ai colleghi maschi.
Sempre in merito al luogo di lavoro, il senso di responsabilità viene avvertito in
misura maggiore nella popolazione di età media (37% per la classe di età
compresa tra i 30 e i 44 anni, contro il 31,3% rilevato in corrispondenza della
classe di età compresa tra i 18 e i 29 anni e il 29,1% relativo alla classe di età
compresa tra i 45 e i 64 anni), la quale risulta la più sensibile anche per ciò che
riguarda la piena responsabilità personale del livello di sicurezza della propria
abitazione privata (66,4% contro il 60,1% dei più giovani e il 65,8% dei più
anziani). Al contrario, non si rilevano apprezzabili differenze, quanto alle
diverse classi di età, in merito alla assunzione di responsabilità circa la propria
salute che, in ogni caso, costituisce in assoluto la dimensione della vita umana
rispetto alla quale gli individui si sentono più responsabili (tab. 4).
Sicurezza personale e sicurezza domestica risultano, altresì, i due aspetti su cui
si concentra la massima responsabilità degli individui rappresentati dal nostro
campione, quale che sia la loro provenienza geografica. Con l’unica differenza
che, mentre al centro e al sud e nelle isole, risulta prevalere la responsabilità per
la sicurezza personale (rispettivamente 80,1% e 79,5%), nelle regioni
settentrionali (66,6% al nord-ovest e 70,4% al nord-est) risulta prevalere quella
per l’abitazione privata. Al contrario, appare marcato il divario tra le diverse
aree geografiche quanto all’intensità con cui si percepisce la responsabilità
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FONDAZIONE CENSIS
20. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
personale rispetto agli altri contesti. A proposito del luogo di lavoro, per
esempio, al nord ci si sente completamente più responsabili (come si evince
dalle risposte al riguardo, rispettivamente del 40,2%, nel nord-ovest, e del
33,3% nel nord-est) rispetto al sud (28,1%9 o al centro (26,2%), dove, infatti, la
maggioranza degli intervistati ha dichiarato di sentirsi responsabile solo in parte
(34,6%). Analoghe considerazioni si possono fare in merito alla tutela
dell’ambiente locale, e a quella degli edifici pubblici e privati, dove la gran parte
degli intervistati del nord-est, del centro e del sud e delle isole (con punte
superiori al 50% nel caso delle regioni dell’Italia centrale) si sente solo in parte
responsabile del livello di sicurezza, quando, al contrario, nel nord-ovest ci si
sente completamente responsabili (tab. 5 e fig. 3).
Fig. 3 - Italiani che si considerano completamente responsabili dei diversi aspetti della
sicurezza, per area geografica (val.%)
centro sud
80,1 79,5
68,5
nord est nord ovest
63,1
40,2
39,3
33,3
32,0
28,1
26,2
25,6
10,8
Salute/sicurezza personale Ambiente locale Luogo di lavoro
Fonte : Indagine Censis, 2004
In definitiva, la preoccupazione di un futuro precario sembrerebbe indurre a
cercare sbocchi tangibili, facendo convergere in concreto sui problemi della
sicurezza di dimensioni e luoghi (innanzitutto il corpo e la casa) che sono alla
nostra portata. I quali diventano, pertanto, dei luoghi-rifugio in cui difendere la
propria intimità e la propria privacy dalle minacce nei confronti delle sempre più
limitate fonti di stabilità e di certezza.
L’abitazione privata, in particolare, finisce per assumere i contorni della casa
protettrice, ossia il luogo chiuso che tendenzialmente isola, anche e soprattutto
fisicamente (si pensi al ricorso sempre maggiore ai dispositivi di allarme o a
17
FONDAZIONE CENSIS
21. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
quelli salva-vita, alle inferriate alle finestre, ecc.) da un ambiente, per molti
versi, ostile. Il che, peraltro, è vero, in special modo, quando si ha a che fare
con la responsabilità personale della sicurezza anche dei propri familiari (come
dichiara il 71,2% degli intervistati), per i quali, in ogni caso, ci si sente sempre
responsabili quale che sia l’ambito di vita considerato; si tratti, in ordine
descrescente, della salute (70,4%), della tutela dell’ambiente locale (62,4%), del
luogo di lavoro (44,2%) o della sicurezza degli edifici pubblici e privati (43,1%).
Rispetto alle persone che, invece, fanno parte della cerchia dei conoscenti
(amici, colleghi, vicini di casa) ci si sente responsabili, sia pur in misura minore,
quando si ha a che fare, come si è detto, con la propria abitazione (44,6%) o
con la salute (41,5%), con la tutela dell’ambiente locale (41,1%), ma non con il
patrimonio edilizio e il lavoro (solo una minoranza, rispettivamente del 29,9%
e del 29,7% si è espressa in tal senso a favore) (tab. 6 e fig. 4).
Fig. 4 - Italiani che si sentono responsabili anche per gli altri (val. %)
71,2 70,4
62,4
44,6 44,2
43,1 41,5
41,1
29,9 29,7
Tutela dell’ambiente locale Edifici pubblici e privati Abitazione privata Il proprio luogo di lavoro Salute/sicurezza personale
Famigliari Altre persone (vicini di casa, amici, collaboratori, colleghi, …)
Fonte : Indagine Censis, 2004
Queste considerazioni non possono essere estese, tuttavia, in maniera indistinta
a tutto il territorio nazionale. Quanto alla responsabilità personale della
sicurezza dei propri familiari, l’analisi dei dati disaggregati per ripartizione
geografica pone in evidenza che, a differenza del nord, dove ci si dichiara, in
ogni caso, responsabili, al centro e nel sud e le isole, laddove questa volontà c’è
(nel caso degli ambiti lavorativo ed edilizio, infatti, la maggioranza degli
intervistati non si pone neppure il problema), viene sentita generalmente in
misura minore rispetto al nord (tab. 7). Qui, peraltro, risulta particolarmente
significativa l’importanza attribuita alla responsabilità personale della sicurezza
altrui nell’ambito della tutela dell’ambiente locale (al secondo posto, subito
18
FONDAZIONE CENSIS
22. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
dopo quella all’interno dell’abitazione privata); ambito, che si configura perfino,
come quello prioritario nel caso della sicurezza di conoscenti e amici.
Un risultato, questo, rilevato altresì in merito alla responsabilità della sicurezza
degli altri soggetti nel proprio luogo di lavoro e rispetto agli edifici pubblici e
privati: anche in questi casi (al sud, perfino in quello della salute e della
sicurezza personale), infatti, le altre ripartizioni geografiche hanno negato di
sentirsi responsabili personalmente della sicurezza di persone che non siano
loro stessi o i loro più diretti familiari.
La spiegazione di questo diverso approccio tra nord e centro-sud e, in alcuni
casi specifici, tra nord-ovest e il resto del territorio nazionale, è riconducibile in
parte, ancora una volta, alle dinamiche di maggiore o minore
individualizzazione della società attuale, per cui al centro e al sud, dove
tradizionalmente si vive in maniera più forte il legame familiare e, in generale,
quello con la comunità, il problema della responsabilità non è tanto un
problema di responsabilità personale, quanto di responsabilità condivisa. Ma è,
altresì, riconducibile, per certi versi, al fatto che, in questi territori, c’è una
maggiore prossimità al rischio, al punto tale da avvertirlo con minore intensità o
comunque con la consapevolezza di saperlo in qualche modo gestire. Il che
spiega anche perché nel nord-est, dove in tempi recenti il rischio sta
diventando sempre più parte della quotidianità, le posizioni espresse dagli
italiani siano più vicine a quelle del centro o del sud e le isole, piuttosto che del
nord-ovest. Qui, essendo tradizionalmente prevalso finora un contesto socio-
economico e culturale più tranquillo e tutelante delle posizioni individuali, oltre
che essendo meno avvertito il legame con la comunità, il fatto di trovarsi, quasi
all’improvviso esposti ai pericoli della società contemporanea, fa sentire, come
è naturale, in modo più forte la responsabilità personale della sicurezza dei
propri familiari e, in generale, delle persone più vicine.
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FONDAZIONE CENSIS
23. Tab. 1 – La rappresentazione personale della sicurezza, per sesso ed età (val. %)
Sesso Età Totale
La sicurezza è: Maschio Femmina 18-29 anni 30-44 anni 45-64 anni
Un dovere 52,4 60,6 53,6 60,0 55,5 56,6
Un obiettivo 19,7 19,7 21,5 19,1 19,1 19,7
Un investimento 14,1 8,7 12,2 13,7 8,8 11,3
Un costo 8,2 7,0 6,6 4,3 11,0 7,6
Un'illusione 5,6 4,0 6,1 2,9 5,6 4,8
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
24. Tab. 2 – La rappresentazione personale della sicurezza, per condizione professionale e area geografica (val. %)
Condizione professionale Ripartizione geografica Totale
La sicurezza è: Casalinga Pensionato Studente/ Occupato Nord-ovest Nord-est Centro Sud e isole
disoccupato
Un dovere 60,5 50,4 54,4 58,0 53,6 52,0 57,4 61,7 56,6
Un obiettivo 13,7 24,4 19,7 20,1 24,2 19,1 20,0 16,1 19,7
Un investimento 5,6 8,9 11,0 13,8 8,8 15,1 14,0 9,6 11,3
Un costo 11,3 12,2 10,2 4,3 7,4 7,2 5,3 9,2 7,6
Un'illusione 8,9 4,1 4,7 3,8 6,0 6,6 3,3 3,4 4,8
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
25. Tab. 3 – La responsabilità personale in tema di sicurezza, sui diversi aspetti, per
sesso (val. %)
Quanto si sente responsabile della sicurezza dei Sesso
seguenti aspetti? Maschio Femmina Totale
Salute/sicurezza personale
Completamente 72,6 73,0 72,9
Prevalentemente 19,3 19,1 19,2
Solo in parte 7,0 7,1 7,0
Per nulla 1,1 0,8 0,9
Totale 100,0 100,0 100,0
Abitazione privata
Completamente 65,0 64,4 64,7
Prevalentemente 21,4 23,1 22,3
Solo in parte 9,6 10,2 9,9
Per nulla 4,0 2,3 3,1
Totale 100,0 100,0 100,0
Il proprio luogo di lavoro
Completamente 37,4 27,3 32,5
Prevalentemente 23,7 23,1 23,4
Solo in parte 25,4 27,0 26,2
Per nulla 13,5 22,6 17,9
Totale 100,0 100,0 100,0
Tutela dell'ambiente locale
Completamente 27,9 27,8 27,9
Prevalentemente 29,0 27,6 28,3
Solo in parte 35,7 36,2 35,9
Per nulla 7,4 8,4 7,9
Totale 100,0 100,0 100,0
Edifici pubblici e privati
Completamente 18,5 13,3 15,9
Prevalentemente 21,5 23,3 22,4
Solo in parte 42,3 38,8 40,5
Per nulla 17,7 24,6 21,2
Totale 100,0 100,0 100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
26. Tab. 4 – La responsabilità personale in tema di sicurezza sui diversi aspetti, per età (val. %)
Quanto si sente responsabile della sicurezza dei Età
seguenti aspetti? 18-29 anni 30-44 anni 45-64 anni Totale
Salute/sicurezza personale
Completamente 73,7 72,4 72,7 72,9
Prevalentemente 18,5 20,7 18,3 19,2
Solo in parte 6,7 6,2 8,0 7,0
Per nulla 1,1 0,7 1,0 0,9
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
Abitazione privata
Completamente 60,1 66,4 65,8 64,7
Prevalentemente 24,7 22,4 20,8 22,3
Solo in parte 12,4 7,6 10,5 9,9
Per nulla 2,8 3,6 2,9 3,1
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
Il proprio luogo di lavoro
Completamente 31,3 37,0 29,1 32,5
Prevalentemente 24,5 27,2 19,3 23,4
Solo in parte 28,2 24,4 26,5 26,2
Per nulla 16,0 11,4 25,1 17,9
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
Tutela dell'ambiente locale
Completamente 26,8 27,3 29,0 27,9
Prevalentemente 34,1 29,1 24,2 28,3
Solo in parte 29,6 37,1 38,5 35,9
Per nulla 9,5 6,5 8,3 7,9
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
Edifici pubblici e privati
Completamente 15,9 15,0 16,6 15,9
Prevalentemente 26,1 22,3 20,4 22,4
Solo in parte 37,5 40,8 41,9 40,5
Per nulla 20,5 21,9 21,1 21,2
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
27. Tab. 5 - La responsabilità personale in tema di sicurezza, sui diversi aspetti, per area geografica (val. %)
Ripartizione geografica
Quanto si sente responsabile della sicurezza dei Nord-ovest Nord-est Centro Sud e isole Totale
seguenti aspetti?
Salute/sicurezza personale
Completamente 63,1 68,5 80,1 79,5 72,9
Prevalentemente 28,0 13,8 15,8 16,9 19,2
Solo in parte 8,4 15,1 4,1 2,8 7,0
Per nulla 0,5 2,6 0,8 0,9
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Abitazione privata
Completamente 66,6 70,4 62,4 61,1 64,7
Prevalentemente 21,8 13,8 25,3 26,0 22,3
Solo in parte 9,7 12,5 8,2 9,4 9,9
Per nulla 1,9 3,3 4,1 3,5 3,1
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Il proprio luogo di lavoro
Completamente 40,2 33,3 26,2 28,1 32,5
Prevalentemente 29,2 18,0 19,2 24,1 23,4
Solo in parte 22,5 30,0 34,6 21,7 26,2
Per nulla 8,1 18,7 20,0 26,1 17,9
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Tutela dell'ambiente locale
Completamente 39,3 32,0 10,8 25,6 27,9
Prevalentemente 30,6 19,6 31,8 29,5 28,3
Solo in parte 25,0 38,6 50,6 35,1 35,9
Per nulla 5,1 9,8 6,8 9,8 7,9
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Edifici pubblici e privati
Completamente 28,0 16,3 6,2 11,1 15,9
Prevalentemente 30,8 20,3 11,6 22,9 22,4
Solo in parte 29,4 39,2 55,5 41,9 40,5
Per nulla 11,8 24,2 26,7 24,1 21,2
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
28. Tab. 6 - Aspetti della sicurezza dei quali gli italiani si sentono responsabili anche per altri soggetti (val. %)
Si sente responsabile della sicurezza di: Altre persone (vicini di casa, amici,
collaboratori, colleghi, …)
Familiari
Totale Totale
Si No Non Si No Non
pertinente pertinente
Abitazione privata 71,2 20,8 8,0 100,0 44,6 38,0 17,4 100,0
Salute/sicurezza personale 70,4 23,1 6,5 100,0 41,5 40,2 18,3 100,0
Tutela dell’ambiente locale 62,4 27,1 10,5 100,0 41,1 41,5 17,4 100,0
Il primo luogo di lavoro 44,2 37,4 18,4 100,0 29,7 47,4 22,9 100,0
Edifici pubblici e privati 43,1 42,3 14,6 100,0 29,9 50,8 19,3 100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
29. Tab. 7 - Aspetti della sicurezza dei quali gli italiani si sentono responsabili anche dei loro familiari o di altri
soggetti, per area geografica (val. %)
Ripartizione geografica Totale
Nord-ovest Nord-est Centro Sud e isole
Responsabilità rispetto ai propri familiari
Abitazione privata 81,5 74,5 64,7 64,8 71,2
Salute/sicurezza personale 78,7 69,3 75,1 61,8 70,4
Tutela dell'ambiente locale 79,6 68,0 47,0 53,9 62,4
Il proprio luogo di lavoro 63,9 57,5 32,0 27,7 44,2
Edifici pubblici e privati 67,6 53,0 26,8 27,0 43,1
Responsabilità rispetto ad altri soggetti
Abitazione privata 48,6 47,0 33,3 46,5 44,6
Salute/sicurezza personale 50,5 39,2 34,7 39,7 41,5
Tutela dell'ambiente locale 59,3 37,3 24,2 38,2 41,1
Edifici pubblici e privati 47,7 33,3 13,7 22,8 29,9
Il proprio luogo di lavoro 45,4 38,6 18,3 18,4 29,7
Fonte: indagine Censis, 2004
30. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
2.2. La percezione della sicurezza
2.2.1. Il confronto tra presente e passato
La dimensione della sicurezza ha assunto una centralità crescente alla luce delle
trasformazioni negli assetti sociali e dei mutamenti nei sistemi culturali della
società occidentale. Ma viene ad acquisire una particolare valenza in relazione
al modo in cui tali trasformazioni e mutamenti si riflettono nell’esperienza
intima di ciascuno di noi.
Ne consegue che ciò che determina stati o sensazioni di sicurezza (o, di contro,
di insicurezza) non sono solo e semplicemente i segnali che provengono da un
ambiente di vita precario ed ostile, quanto, altresì, dalla percezione soggettiva
che si ha di tali segnali. In tal senso, non fa meraviglia che, in tempi di rapido e
profondo cambiamento, la popolazione giudichi sostanzialmente medio, se
non addirittura basso, il livello di sicurezza della società attuale.
Si tratti della propria salute/sicurezza personale o di quella della propria casa,
in merito alle quali, nonostante poco meno di un terzo del campione (il 29,9%,
nel primo caso, e il 29,6%, nel secondo) lo consideri elevato, la maggioranza
del 57,2% ha dichiarato, in entrambi i casi, di ritenere semplicemente medio il
livello di sicurezza in tali ambiti. Si tratti, altresì, della sicurezza del luogo di
lavoro, dove tale percentuale arriva fino al 62,2% o della sicurezza dei viaggi –
aerei, stradali e ferroviari – dove, sommando le risposte indiscutibilmente
negative di chi ha giudicato il livello di sicurezza basso, si arriva rispettivamente
alle percentuali dell’81,4%, dell’86,7% e dell’87,3%. O si tratti, ancora, della
sicurezza degli edifici pubblici o privati o dell’ambiente locale, dove la quasi
totalità del campione (rispettivamente il 89,8% e il 90,6%) si è espresso per un
giudizio medio-basso (tab. 8 e fig. 5).
Qualche considerazione interessante si può fare alla luce dei dati rilevati
dall’incrocio con la variabile età, da cui risulta un sostanziale pessimismo circa il
livello di sicurezza riguardo a molte dimensioni della vita umana soprattutto da
parte delle persone più anziane in corrispondenza delle quali si rilevano le
percentuali più alte tra coloro che reputano basso il livello di sicurezza e le più
basse tra coloro che lo reputano elevato. Un risultato in qualche modo
scontato se si considera, non solo la loro naturale propensione a percepirsi
27
FONDAZIONE CENSIS
31. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
come più vulnerabili rispetto ai giovani, ma anche la fatica maggiore di chi
appartiene alla vecchia generazione e che ha percorso tragitti di crescita verso
l’età adulta in tempi più stabili, comprendere la rapida trasformazione della
società contemporanea.
Fig. 5 - Il giudizio degli italiani sul livello di sicurezza
di alcuni contesti di vita (val.%)
Ambiente locale 9,4 66,5 24,1
Edifici pubblici e privati 10,2 68,0 21,8
Viaggi ferroviari 12,7 59,1 28,2
Viaggi stradali 13,3 57,8 28,9
Viaggi aerei 18,6 55,7 25,7
Il proprio luogo di lavoro 20,9 62,2 16,9
Abitazione privata 29,6 57,2 13,2
Salute/sicurezza personale 29,9 57,2 12,9
F onte : Indagine Censis, 2004 Elevato Medio Basso
Diversa, invece, la percezione dei più giovani: in particolare, tra quelli di età
compresa tra i 18 e i 29 anni diminuisce, in riferimento a tutti gli item, il
numero di chi considera basso il livello di sicurezza, anche se questo non
significa necessariamente un aumento del numero di coloro che lo giudicano
elevato (sicuramente non nel caso della tutela dell’ambiente locale, della
sicurezza dell’abitazione privata, del proprio lavoro e dei viaggi ferroviari). Per
quanto riguarda, invece, i soggetti intervistati di età compresa tra i 30 e i 44
anni, mentre in alcuni casi (salute e sicurezza personale, sicurezza degli edifici
pubblici e privati, abitazione privata, viaggi aerei, stradali e ferroviari) l’aumento
di chi si pronuncia per un elevato livello di sicurezza si accompagna ad una
diminuzione di chi esprime un giudizio negativo, ritenendo tale livello di
sicurezza basso, in altri (tutela dell’ambiente locale e luogo di lavoro) si registra
un contemporaneo aumento di entrambe le categorie.
Anche la condizione professionale influisce sul modo di percepire il livello di
sicurezza dei diversi contesti in cui si svolge la vita di un individuo: da questo
punto di vista, sono gli occupati ad esibire il più alto grado di ottimismo,
considerato il fatto che è solo riguardo a loro che è possibile registrare, in
28
FONDAZIONE CENSIS
32. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
corrispondenza di ciascun contesto di vita elencato, un aumento percentuale
(considerevole, in particolare, nel caso della sicurezza del proprio luogo di
lavoro, dove si arriva alla percentuale del 27,8% di coloro che reputano tale
livello elevato) rispetto ai dati rilevati sul piano generale. Le casalinghe e i
pensionati, invece, risultano essere i più pessimisti, come si evince dall’aumento
consistente, in tutti i casi considerati, di chi ha fornito, in riferimento al livello
di sicurezza, la risposta “basso” (tab. 9).
Quanto ai dati relativi alla provenienza geografica del campione, emerge con
tutta evidenza un frattura tra il nord e, per certi versi, il sud, da un lato, e il
centro, dall’altro (tab. 10). Nelle regioni settentrionali, infatti, il numero
percentuale di coloro che ritengono basso il livello di sicurezza della società
attuale diminuisce, rispetto ai dati rilevati sul piano generale, in corrispondenza
di ciascun item, con la sola eccezione, nel nord-est, per quanto riguarda la
salute e la sicurezza personale, dove, in ogni caso, il discreto aumento (dal
12,9% al 16,8%) di chi esprime un giudizio sostanzialmente negativo viene
compensato da un considerevole aumento (dal 29,9% al 35,6%) di chi
considera elevato il livello di sicurezza in tale ambito. E aumenta (fatta
eccezione, tuttavia, per i viaggi aerei), almeno per quanto riguarda l’Italia nord-
orientale, il numero di coloro che giudica elevato il grado di sicurezza: in
particolare, le percentuali di coloro che si sono espressi in tal senso arrivano
addirittura al 40,4% nel caso dell’abitazione privata, al 35,6% in quello della
salute e al 28,9% nel caso del luogo di lavoro (fig. 6).
Fig. 6 - Italiani che considerano basso il livello di sicurezza di alcuni contesti di vita, per
area geografica (val.%)
nord ovest nord est centro sud
34,8
31,2
29,5 28,8
27,0
23,2 23,2
20
17,2
16,8 16,1 16,0
15,7
13,2 12,3
11,2 10,7
9,1
8,3 7,9
Salute/sicurezza personale Ambiente locale Luogo di lavoro Abitazione privata Patrimonio edilizio
Fonte : Indagine Censis, 2004
29
FONDAZIONE CENSIS
33. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Anche al sud emergono alcuni segnali positivi, almeno nella misura in cui
diminuisce il numero di coloro che si pronunciano nel senso di un livello di
sicurezza basso (per esempio, nel caso della sicurezza della propria abitazione,
dove, rispetto ai dati rilevati sul piano generale, si passa dal 13,2% al 12,3%, nel
caso del luogo di lavoro, dove si passa dal 16,9% al 16%, nel caso della salute,
dove si passa dal 12,9% al 9,1% e dei viaggi stradali, dove si passa dal 28,9% al
28,0%) e aumentano corrispondentemente quelli che si pronunciano nel senso
di un livello di sicurezza elevato, che è quanto si rileva in merito alla sicurezza
all’interno della mura domestiche (dal 29,6% al 33,2%), al proprio luogo di
lavoro (dal 20,9% al 21,8%), alla salute (dal 29,9% al 39%) ai viaggi stradali (dal
13,3% al 20,6%).
Nell’Italia centrale, al contrario, la percezione e, conseguentemente il giudizio,
circa il livello di sicurezza della società attuale, quale che siano le sue diverse
dimensioni, assume connotati assolutamente negativi. Infatti, non solo, in
corrispondenza di ogni item risulta più elevato che altrove (soprattutto per
quanto riguarda la sicurezza dei viaggi) il numero di coloro che ritengono tale
livello basso, ma diminuisce, altresì, in modo considerevole anche il numero di
coloro che lo considera elevato.
La carenza di fiducia, innanzitutto sociale ed istituzionale, che di fatto affiora
da queste risposte viene ribadita dalle opinioni espresse in merito a come è
cambiato il livello di sicurezza negli ultimi cinque anni. Fatta eccezione, infatti,
per gli ambiti della salute e della casa, che sono posti al centro dell’interesse e
soprattutto della cura personale dei singoli, il cui livello di sicurezza si
considera aumentato (lo afferma, in merito alla salute/sicurezza personale, il
52% e, in merito all’abitazione privata, il 50,8% degli intervistati), tutti gli altri
contesti della vita umana, in cui, invece, la domanda di sicurezza avrebbe
dovuto essere giuridicamente e concretamente soddisfatta dalle istituzioni, non
sembrano essere stati attraversati da nessun tipo di progresso (tab. 11 e fig. 7).
Indipendentemente dal sesso, dall’età, dalla provenienza geografica e dalla
posizione dei soggetti intervistati, esiste, infatti, una percezione diffusa che sia
rimasto pressoché invariato il livello di sicurezza in ambito lavorativo (49,3%),
quello dei viaggi aerei (45,6%) stradali (46,4%) e ferroviari (57,3%), del
patrimonio edilizio (50,2%) e dell’ambiente locale (44,4%).
Questo giudizio vale per tutte le fasce di età considerate e indipendentemente
dalla posizione sociale e professionale dei componenti del campione. Anche in
questi casi, infatti, la percezione di un aumento del livello di sicurezza ruota
innanzitutto intorno al benessere personale proprio e della propria casa, dal
30
FONDAZIONE CENSIS
34. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
momento che negli altri contesti prevalgono le risposte di chi ritiene che il
livello di sicurezza sia rimasto invariato. Anche da parte dei più giovani (di età
compresa tra i 18 e i 29 anni) si riscontra la stessa tendenza, per quanto, in
merito a loro, si registrano percentuali, in qualche caso, considerevolmente più
consistenti di chi riconosce comunque un sostanziale progresso in determinati
ambiti della vita umana: in tal senso, non può essere trascurato, per esempio, il
fatto che ben il 39,1% dei più giovani (contro il 29,6% espresso da coloro che
appartengono alla classe di età compresa tra i 30 e i 44 anni, e il 32,4% espresso
da quelli che appartengono alla classe di età compresa tra i 45 e 64 anni)
consideri aumentato il livello di sicurezza che scaturisce dalla tutela
dell’ambiente locale, che il 38,1% (contro rispettivamente il 33,1% e il 30,7%)
consideri aumentato il livello di sicurezza degli edifici pubblici e privati, o che il
38,6% (contro il 34,9% e il 33,8%) esprime questa valutazione in merito ai
viaggi aerei.
Fig. 7 - Il giudizio degli italiani sull'evoluzione del livello di sicurezza di alcuni contesti
di vita negli ultimi cinque anni (val.%)
Salute/sicurezza personale 11,1 36,9 52,0
Abitazione privata 7,4 41,8 50,8
Il proprio luogo di lavoro 9,5 49,3 41,2
Viaggi aerei 19,1 45,6 35,3
Viaggi stradali 19,5 46,4 34,1
Edifici pubblici e privati 16,6 50,2 33,2
Ambiente locale 22,7 44,4 32,9
Viaggi ferroviari 16,1 57,3 26,6
Diminuito Invariato Aumentato
Fonte : Indagine Censis, 2004
La disaggregazione dei dati per condizione professionale degli intervistati non
fornisce risultati significativi rispetto alle considerazioni fatte sul piano
generale, se non per l’unica eccezione, peraltro abbastanza scontata, relativa al
fatto che la maggioranza degli occupati (46,1%) ha dichiarato che, negli ultimi
cinque anni, oltre che essere aumentato il livello di sicurezza personale e
domestica, è aumentato anche quello del proprio luogo di lavoro (tab. 12).
31
FONDAZIONE CENSIS
35. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Alcune differenze di opinione, sia pur minime, si possono invece cogliere
considerando la provenienza geografica dei soggetti intervistati (tab. 13). E’ al
sud che si rilevano i giudizi più critici. Qui, infatti, fatta eccezione per la
salute/sicurezza personale (il cui livello di sicurezza è dato per aumentato dal
52,9%), per tutti gli altri ambiti della vita umana, ivi compreso quello relativo
alla abitazione privata (50,6%), il livello di sicurezza è considerato dalla
maggioranza invariato.
Nelle regioni centrali, al contrario, una valutazione positiva è espressa in merito
all’aumento del livello di sicurezza, oltre che della propria salute (55,2%) e della
propria casa (51,1%), anche dell’ambiente locale (41,8%): un risultato,
quest’ultimo, considerato, tuttavia, in qualche modo, insufficiente se si pensa al
severo giudizio espresso circa il livello di sicurezza attuale dell’ambiente locale,
che ben il 34,8% della popolazione dell’Italia centrale giudica basso e il 60,2%
medio.
Al nord, invece, mentre per quanto riguarda le regioni occidentali, i valori
percentuali rilevati ribadiscono le considerazioni fatte sul piano generale, per
quanto concerne le regioni orientali, si considera aumentato non solo il livello
di sicurezza della salute e della propria abitazione (lo afferma rispettivamente il
60,2% e il 63,1%), ma anche quello del proprio luogo di lavoro (51,0%) e, sia
pur in misura minore, quello degli edifici pubblici e privati (42,8%).
La percezione di un livello di sicurezza aumentato, in tempi recenti, in alcuni
specifici domini della vita umana è strettamente legata all’opinione secondo cui
è proprio in questi contesti che, negli ultimi trent’anni, sono stati raggiunti i
maggiori progressi in termini di sicurezza.
La fiducia in uno sviluppo senza fine delle potenzialità della scienza e della
tecnica e, soprattutto, gli enormi progressi della medicina che hanno allungato
la durata della vita media, spiegano, con una certa plausibilità perché per la
maggior parte degli intervistati (28,8%) sia la salute e la sicurezza personale a
collocarsi al primo posto della graduatoria delle dimensioni che, proprio grazie
ai traguardi raggiunti in questi decenni, possono considerarsi più sicure.
Seguono le abitazioni private (28%), che al giorno d’oggi possono contare su
dispositivi di sicurezza inimmaginabili in passato, e i luoghi di lavoro (26,1%),
grazie all’accresciuta sensibilità da parte delle istituzioni e del mondo del lavoro
nel predisporre tutte le misure necessarie (normative e non) a tutelare la
posizione e l’incolumità del lavoratore (tab. 14 e fig. 8).
32
FONDAZIONE CENSIS
36. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Fig. 8 - I contesti in cui per gli italiani si sono registrati i maggiori progressi in termini
di sicurezza negli ultimi 30 anni (val.%)
28,8
28,0
26,1
22,5
16,3
14,6
8,9
1,8
Salute/sicurezza Abitazioni private I luoghi di lavoro Tutela Viaggi aerei Edifici pubblici e Viaggi stradali Viaggi ferroviari
personale dell’ambiente privati
Fonte : Indagine Censis, 2004
Fanalino di coda, i viaggi, in particolare quelli stradali (8,9%) e ferroviari
(1,8%), in merito ai quali, non potendosi certamente negare che siano stati
realizzati progressi tali da assicurare oggi, rispetto a prima, una maggiore
sicurezza si può pensare che la valutazione negativa sia riconducibile al
condizionamento degli strumenti di comunicazione di massa, che
frequentemente insistono su episodi legati a incidenti stradali o ferroviari, se
non addirittura al fatto che la consapevolezza di avere a che fare con mezzi di
trasporto sempre più sofisticati e potenti induca a pensare che questi possano
rappresentare un potenziale rischio per la sicurezza.
L’età degli intervistati costituisce, a questo riguardo, una variabile importante
perché consente di mettere a confronto, da un lato, la valutazione, sul
progresso realizzato nel campo della sicurezza negli ultimi trent’anni, di una
generazione che questi anni li ha vissuti di fatto, e, dall’altro, la valutazione di
una generazione che, per gran parte, ne ha sentito solo parlare.
In tal senso, i componenti della nuova generazione risultano convinti che,
rispetto al tempo dei loro padri, sia migliorata soprattutto il livello di sicurezza
in ambito lavorativo (al primo posto, con il 24,9%, per la classe di età
compresa tra i 18 e i 29 anni, e con il 32,5%, per la classe di età compresa tra i
30 e i 44 anni); aspetto questo che viene collocato solo al terzo posto per la
classe di età compresa tra i 45 e i 64 anni (21,3%) che, al contrario, considera
migliorata soprattutto la salute (31,3%) e la sicurezza tra le mura domestiche
(30,2%). Ottimisti i giovani anche per quanto riguarda la tutela dell’ambiente,
33
FONDAZIONE CENSIS
37. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
che per loro risulta seconda (23,1%) nella graduatoria delle preferenze dei
contesti più progrediti nell’ultimo trentennio, mentre solo al quarto posto per
le classi di età successive.
Una maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro è considerato, insieme a quella per
la salute e la sicurezza personale, il più importante traguardo raggiunto nelle
regioni dell’Italia nord-occidentale (lo afferma il 29,6% degli intervistati); un
dato che, al contrario, non trova conferma altrove, soprattutto nel centro e al
sud, dove i progressi in ambito professionale sono collocati solo al quarto
posto (rispettivamente con il 23% e il 19,3%). Così come non trova conferma
nel nord-est (si collocano, infatti, al secondo posto con il 34,7%), dove si
ritiene che i maggiori progressi siano stati realizzati a tutela della sicurezza
all’interno delle mura domestiche. Al contrario, nell’Italia centrale, prevale la
percezione di un maggior progresso nel campo della tutela ambientale, al primo
posto della graduatoria delle preferenze col 33,3%, seguita da quella nel campo
della salute (25,9%) e dell’abitazione privata (24,4%).
Più salute e benessere personale e più sicurezza domestica sono le risposte più
frequenti fornite dalla porzione di campione rappresentativa del sud e delle
isole (rispettivamente, a tal riguardo, 30,7% e 24,1%), i quali collocano,
peraltro, al terzo posto della loro graduatoria il maggior livello di sicurezza dei
viaggi aerei (19,7%).
2.2.2. Le origini dell’insicurezza
Sicurezza significa protezione da tre generi di sofferenze che minacciano gli
esseri umani: quelle che vengono dal mondo esterno, riconducibili a forze ed
eventi estranei, accidentali o, in ogni caso, fuori dal totale o parziale controllo
da parte dell’uomo; quelle che provengono dal nostro corpo che mettono in
pericolo la nostra salute e il nostro benessere personale; e quelle che
provengono dalle relazioni con gli altri individui.
Sotto molti aspetti sono le prime a costituire il rischio maggiore: in questo caso,
infatti, l’insicurezza può diventare una sottile angoscia che possa succedere
qualcosa che non è immediatamente collegato all’azione specifica di un altro o
di altri esseri umani.
Questo è quanto emerge, ma solo in parte, anche dalla nostra indagine: infatti,
pur risultando tra gli eventi che spaventano di più, l’inquinamento dell’aria e
dell’acqua (75,8%), i disastri naturali, come alluvioni, terremoti, smottamenti,
34
FONDAZIONE CENSIS
38. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
ecc. (74,9%), le fughe di gas (68,4%), dalle risposte fornite dai soggetti
intervistati, ai quali è stato chiesto di indicare le principali situazioni di rischio,
risulta che la paura più grande riguarda gli incidenti stradali (80,7%) (tab. 15 e
fig. 9).
Fig. 9 - Situazioni di rischio o pericolo di cui gli italiani hanno paura (val.%)
black-out 34,9
viaggi in aereo 42,9
incidenti domestici 43,3
comportamenti poco sicuri degli altri 51,3
incidente sul lavoro 57,6
difficoltà di smaltire i rifiuti 58,2
cattivo stato degli edifici 61,2
manipolazione degli alimenti 64,8
fughe di gas 68,4
disastri naturali 74,9
inquinamento aria e acqua 75,8
incidenti stradali 80,7
Fonte : Indagine Censis, 2004
Questo risultato si può spiegare col fatto che si tratta, con tutta evidenza, di
una situazione che gli individui pensano - o percepiscono come tale (si ricordi,
d’altro canto, che gli intervistati hanno giudicato in larga maggioranza medio-
basso il livello di sicurezza relativo ai viaggi su strada)- di poter sperimentare
con più probabilità, o che, in ogni caso, ha un maggiore impatto emotivo
nell’immaginario collettivo, considerando, peraltro, l’amplificazione dei mezzi
di comunicazione di massa a proposito dell’incidentalità sulle strade. Altrimenti
non si spiega perché siano più temuti, per esempio degli incidenti domestici,
solo al decimo posto (43,3%) della graduatoria o degli incidenti sul lavoro, solo
all’ottavo posto (57,6%), i quali sono di fatto più frequenti (tab. 16). Come
risulta dai dati relativi agli incidenti, disturbi o danni occorsi, emerge infatti
chiaramente che gli incidenti stradali (10,8%) capitano meno spesso di quanto
possono capitare gli incidenti e i disturbi per stress da lavoro (24,8%, ma per i
maschi si arriva al 27,3% e, perfino, al 33,3% nel caso degli occupati) e
soprattutto gli incidenti durante lo svolgimento di attività domestiche (27,8%,
ma, nel caso delle donne si arriva al 32,8% e al 33,1% nel caso delle casalinghe).
L’età degli intervistati costituisce, anche in questo caso, una variabile cruciale
nel determinare il grado di intensità che viene attribuito alle problematiche
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FONDAZIONE CENSIS
39. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
relative alla sicurezza e il modo in cui la paura si distribuisce tra la popolazione.
Da questo punto di vista, la paura degli incidenti stradali è sentita in misura
maggiore tra i giovani. Con l’85,1%, per la classe di età compresa tra i 30 e i 44
anni, e l’81,8%, per la classe di età compresa tra i 18 e i 29 anni, essa si colloca,
infatti, al primo posto tra gli eventi più temuti, mentre occupa solo il secondo
posto (con il 76,2%) per i soggetti di età compresa tra i 45 e i 64 anni, per i
quali più forte è il timore di inquinamento ambientale (76,5%). Tale paura,
peraltro, occupa una posizione considerevolmente inferiore per i giovanissimi,
che la collocano solo al quarto posto (65,2%), preceduta oltre che dalla paura
degli incidenti stradali, da quella per i disastri naturali (74%) e per le fughe di
gas (68,5%). Eventi che, con tutta probabilità, hanno un maggior impatto
sull’emotività delle persone meno mature (dal punto di vista anagrafico),
soprattutto in considerazione del fatto che sono la categoria più colpita (ha
avuto un incidente stradale il 12,2% contro il 10,1% per la classe di età
compresa tra i 30 e i 44 anni, e 10,8%, per la classe di età compresa tra i 45 e i
64 anni).
Tra le situazioni più frequentemente indicate come quelle che costituiscono
una potenziale o reale minaccia per la vita umana bisogna annoverare, altresì, la
manipolazione degli alimenti (64,8%) e, dunque il rischio legato all’assunzione
di prodotti geneticamente modificati. Segno dell’importanza crescente
attribuita (soprattutto dalle persone di età compresa tra i 30 e i 44 anni, che la
collocano al quarto posto, col 71% delle preferenze, contro il 63,7% relativo
alla classe di età compresa tra i 18 e i 29 anni e il 60,9% rilevato in
corrispondenza della classe di età compresa tra i 45 e i 64 anni) al tema della
sicurezza alimentare, intesa come garanzia dai rischi derivanti
dall’alimentazione, che trova sensibili le casalinghe (69,6%), piuttosto che i
pensionati (56,9%), gli studenti (63,8%) o gli occupati (66,1%) e soprattutto i
giovani (16,5%, per la classe di età compresa tra i 30 e i 44 anni, e 16%, per la
classe di età compresa tra i 18 e i 29 anni, contro il 12,6% relativo ai più
anziani) (tab. 17).
Tornando alle situazioni di rischio che spaventano maggiormente la collettività,
anche l’analisi dei dati disaggregati per condizione ribadiscono che le paure
degli intervistati ruotano intorno agli incidenti stradali, al primo posto per le
casalinghe (84,1%) - sebbene siano le meno colpite (7,9%) - per
studenti/disoccupati (81,2%) - i più colpiti (12,5%) -, per gli occupati (82,8%)
mentre scendono al secondo per i pensionati (70,4%) (tab. 18).
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40. 12363 IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
La distribuzione geografica dei dati lascia inalterate le prime posizioni della
graduatoria delle situazioni più a rischio, siano esse espressione delle regioni
settentrionali o di quelle centro-meridionali. C’è da sottolineare, tuttavia, che al
sud e al centro, la percezione della paura riguardo certi eventi sembra
maggiormente diffusa tra la popolazione che, del resto, vive oggettivamente
una realtà in cui il rischio costituisce quasi un elemento strutturale. Ben il
94,1% degli intervistati nell’Italia centrale (dove, infatti, gli incidenti stradali
sono più frequenti che altrove, come si evince dalla tab. 17) e il 90,9% al sud,
ha indicato al primo posto il rischio degli incidenti stradali, contro il 58,8%
della popolazione del nord-est che pur lo ha indicato come principale rischio.
Lo stesso dicasi per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria e dell’acqua che
viene indicata dal 92,1% del campione rappresentativo dell’Italia centrale al
secondo posto della graduatoria. Una percentuale di gran lunga più elevata
rispetto a quella del 75,5% registrata nel nord-est, dove, in ogni caso,
costituisce la paura in assoluto più fortemente sentita dalla popolazione.
Rispetto al sesso degli intervistati, maschi e femmine sembrano pensarla allo
stesso modo, dal momento che, quanto alle tre prime posizioni della
graduatoria emergono le stesse indicazioni rilevate sul piano generale. Per
quanto le donne si presentino come più sensibili ai potenziali rischi che
potrebbero derivare alla propria persona: hanno, infatti, più paura degli uomini
degli incidenti stradali (lo afferma l’85,4% rispetto al 75,6% dei maschi),
dell’inquinamento ambientale (78,5% contro il 73,0%), dei disastri naturali
(77,2% contro il 72,4%) e, più in generale, di qualsiasi altro tipo di pericolo.
Se la sicurezza è un bene fondamentale di tutti i cittadini, le strategie di
prevenzione del rischio (da affiancare all’azione di controllo sociale) sono da
considerarsi come uno dei modi essenziali con cui questo bene si rende
fruibile. Esse possono giocare, infatti, un ruolo importante non solo rendendo
il contesto di vita di per sé deterrente al verificarsi di eventi che,
potenzialmente, potrebbero essere una minaccia, ma intervenendo, altresì, sulle
rappresentazioni sociali e le forme di reazione ai fenomeni di insicurezza. Le
quali postulano, in tal senso, un approccio razionale capace di contenere le
tendenze ad un’eccessiva emotività da parte della collettività.
La necessità di disporre di capacità e di competenze previsionali e
manipolative, al fine di rispondere in modo efficace alle problematiche attinenti
al tema della sicurezza, è così sentita che la negligenza nel mettere in pratica
norme preventive a tutela della sicurezza generale viene individuata come una
delle cause principali nella produzione di eventi rischiosi. Sollecitati ad indicare
un punteggio, in ordine crescente di importanza (da 1 a 5) a diversi fattori
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FONDAZIONE CENSIS