1. ROMA, 12 DICEMBRE 2013
CONNESSIONI IN ACCIAIO
Corso di Costruzioni Metalliche
Tenuto dal Prof. Ing. Franco Bontempi
Anno Accademico 2012/2013
Ing. Chiara Crosti
“Sapienza” Universita’ di Roma
chiara.crosti@uniroma1.it, chiara.crosti@stronger2012.com
3. CASE HISTORY
Crollo di capannoni a seguito del sisma, Maggio 2012
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
4. CASE HISTORY
Crollo di capannoni a seguito del sisma, Maggio 2012
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
5. CASE HISTORY
I-35W Bridge, 1 Agosto 2007, Minnesota
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
6. CASE HISTORY
I-35W Bridge, 1 Agosto 2007, Minnesota
U10-W
[*] National Transportation Safety Board, “Collapse of I-35 W Highway Bridge, Minneapolis, Minnesota, August
1, 2007” Accident Report, NTSB/HAR 08/03 PB 2008-916213, Washington D.C. 20594. 2008.
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
7. CASE HISTORY
BOWED GUSSET PLATE AT NODE U10
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
10. CASE HISTORY
WORLD TRADE CENTER 5, September 11th, 2011
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
11. CASE HISTORY
WORLD TRADE CENTER 5, September 11th, 2011
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
12. CASE HISTORY
WORLD TRADE CENTER 5, September 11th, 2011
Fema
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
13. CASE HISTORY
WORLD TRADE CENTER 5, September 11th, 2011
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
14. CASE HISTORY
WORLD TRADE CENTER 5, September 11th, 2011
World Trade Center 5 Failure Analysis, Kevin J. LaMalva, Jonathan R. Barnett, Ph.D. and Donald O. Dusenberry, P.E
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
16. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
UNIONI IN ACCIAIO
Unioni correnti: servono per creare profili composti a partire da ferri piatti e cantonali (profili che non
esistono sui sagomari, come travi alte e profili a cassone)
Unioni di forza: uniscono tra lori i vari elementi strutturali per formare l’intera costruzione
I giunti tra gli elementi sono realizzati nelle zone di diffusione
(D regions):
- Sono sede di concentrazioni di sforzi
- Non vale la teoria della trave di Bernoulli (non sono verificate
le ipotesi alla base della teoria di De Saint Venant)
- Le indicazioni progettuali sono basate su teorie e modellazioni
semplificate supportate da analisi sperimentali o numeriche
Immagine da http://dankuchma.com/stm
Lo studio accurato delle unioni è fondamentale perché i collegamenti possono costituire il punto debole della
struttura.
“TECNICA DELLE COSTRUZIONI Basi della progettazione Elementi intelaiti in acciaio”. F. Bontempi, S. Arangio, L.
Sgambi. Carocci, Roma. 2008”
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
17. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
ZONE NODALI IN UN TELAIO IN ACCIAIO
1)
Trave-colonna
singolo
2)
Trave-colonna
doppio
3)
Continuità
trave-trave
4)
Continuità
colonna-colonna
5)
Colonnafondazione
Lorenzo Conversano-Valutazione dell’influenza delle connessioni semi-rigide nell’analisi globale delle strutture in acciaio
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
18. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
ZONE NODALI IN UN TELAIO IN ACCIAIO
1)
Trave-colonna
singolo
2)
Trave-colonna
doppio
3)
Continuità
trave-trave
4)
Continuità
colonna-colonna
5)
Colonnafondazione
Lorenzo Conversano-Valutazione dell’influenza delle connessioni semi-rigide nell’analisi globale delle strutture in acciaio
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
19. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
ZONE NODALI IN UN TELAIO IN ACCIAIO
1)
Trave-colonna
singolo
2)
Trave-colonna
doppio
3)
Continuità
trave-trave
4)
Continuità
colonna-colonna
5)
Colonnafondazione
Lorenzo Conversano-Valutazione dell’influenza delle connessioni semi-rigide nell’analisi globale delle strutture in acciaio
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
20. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
ZONE NODALI IN UN TELAIO IN ACCIAIO
1)
Trave-colonna
singolo
2)
Trave-colonna
doppio
3)
Continuità
trave-trave
4)
Continuità
colonna-colonna
5)
Colonnafondazione
Lorenzo Conversano-Valutazione dell’influenza delle connessioni semi-rigide nell’analisi globale delle strutture in acciaio
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
21. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
ZONE NODALI IN UN TELAIO IN ACCIAIO
1)
Trave-colonna
singolo
2)
Trave-colonna
doppio
3)
Continuità
trave-trave
4)
Continuità
colonna-colonna
5)
Colonnafondazione
Lorenzo Conversano-Valutazione dell’influenza delle connessioni semi-rigide nell’analisi globale delle strutture in acciaio
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
22. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
SISTEMI DI COLLEGAMENTO
CHIODATI
BULLONATI
SALDATI
cerniera
•Cadute in disuso;
•Poiché montati a caldo, nei
gambi si generavano spesso
tensioni di trazione che
portavano anche alla rottura
del chiodo stesso;
• Non possono essere
scomposte a meno che non si
distruggano gli elementi di
connessione.
•Facilità e velocità di montaggio e
smontaggio;
• Flessibilità della struttura nel caso
debba essere modificata per rispondere
a nuove esigenze distributive;
• Riutilizzo delle parti strutturali;
•Gli elementi strutturali sono indeboliti
dalla presenza dei fori;
• La presenza dei fori comporta una
distribuzione
delle
tensioni
caratterizzata da punte locali .
•Collegamenti più rigidi;
• Si evita l’indebolimento
dovuto ai fori dei bulloni;
• Le saldature occupano
meno spazio. I giunti sono
più snelli;
•Gli elementi da unire non
devono subire un trattamento
iniziale (per le bullonature
bisogna realizzare i fori).
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
23. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
ASPETTI NORMATIVI
NTC 2008
4.2.8.1 Unioni con bulloni, chiodi e perni soggetti a carichi statici
4.2.8.2 Unioni saldate
4.2.8.3 Unioni soggetti a carichi a fatichi
4.2.8.4 Unioni soggetti a vibrazioni, urti e/o inversioni di carico
…..
……
…….
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
24. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
25. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
26. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
27. ASPETTI NORMATIVI
NTC 2008
Cap. 1 – Oggetto
“Circa le indicazioni applicative per l’ottenimento delle prescritte prestazioni, per quanto non
espressamente specificato nel presente documento, ci si può riferire a normative di comprovata
validità e a altri documenti tecnici elencati nel Cap. 12. In particolare quelle fornite dagli
Eurocodici con le relative Appendici nazionali costituiscono indicazioni di comprovata validità
e forniscono il sistematico supporto applicativo delle presenti norme.”
Cap. 12 – Riferimenti tecnici
“Per quanto non diversamente specificato nella presente norma, si intendono coerenti con i
principi alla base della stessa, le indicazioni riportate nei seguenti documenti:
- Eurocodici strutturali pubblicati dal CEN, con le precisazioni riportate nelle Appendici
Nazionali o, in mancanza di esse, nella forma internazionale EN;
- Norme UNI EN armonizzate i cui riferimenti siano pubblicati su Gazzetta Ufficiale dell’Unione
Europea;
- Norme per prove, materiali e prodotti pubblicate da UNI.”
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
28. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
UNI EN 1993-1-8
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Introduction
Basis of Design
Connections made with bolts, rivets or pins
Welded connections
Analysis, classification and modeling
Structural joints connecting H or I sections
Hollow section joints
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
29. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
30. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
CLASSIFICAZIONE DEI NODI
Le strutture in acciaio sono usualmente progettate facendo riferimento a modelli in cui i nodi hanno
comportamento ideale. Quando si rappresenta la realtà tramite un modello è necessario fare
numerose ipotesi funzionali alla rappresentazione. Generalmente, nella progettazione delle
strutture in acciaio, si accetta di rappresentare il comportamento dei nodi attraverso due modelli
idealizzati: incastro perfetto e cerniera perfetta. L’incastro perfetto implica la completa continuità
tra gli elementi collegati, il trasferimento completo delle forze tra l’estremità della trave e la colonna
e l’assenza di deformazioni parassite; la cerniera perfetta prevede una sufficiente capacita di
rotazione della trave senza sviluppare momenti parassiti. Sebbene l’adozione di questi due modelli
comporti delle notevoli semplificazioni nelle procedure di analisi e progettazione, il comportamento
reale è sempre intermedio.
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
31. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
CLASSIFICAZIONE DEL NODO SECONDO UNI EN 1993-1-8:2005
•Joint stiffness:
•Rigid;
•Semi-rigid;
•Pinned.
•Joint strength:
•Full strength;
•Partial strength;
•Pinned.
•Joint ductility:
•Continuos;
•Semi-continuos;
•Simple.
UNI EN 1993-1-8:2005
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
32. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
Per rappresentare il comportamento di un nodo si fa riferimento al diagramma momentorotazione da cui è possibile effettuare delle valutazioni riguardanti la resistenza, la rigidezza e la
duttilità; in funzione della tipologia di connessione.
Mj,R
Sj,ini
ϕCd
Nodo
Modello
Curva caratteristica momento-rotazione
Mj,R = momento flettente resistente
Sj,ini = rigidezza rotazionale iniziale
ϕCd = rotazione ultima
Lorenzo Conversano-Valutazione dell’influenza delle connessioni semi-rigide nell’analisi globale delle strutture in acciaio
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
33. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
CLASSIFICAZIONE SECONDO LA RIGIDEZZA
This classification is only applicable to beam-to-column joint configurations.
Rigid
The joint behavior is assumed not to have significant influence on the distribution of
internal forces and moments in the structure, nor on its overall deformation.
Semi-rigid
The joint provides a predictable degree of interaction between members, based on the
design moment rotation characteristics of the joint. It should be able to transmit internal
forces and moments.
Pinned
The joint shall be capable of transmitting the internal forces, without developing
significant moments which might affect the structural members. It shall be also capable
of accepting the resulting rotations under the design loads.
UNI EN 1993-1-8:2005
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
34. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
UNI EN 1993-1-8:2005
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
35. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
CLASSIFICAZIONE SECONDO LA RESISTENZA
Through the comparison of its actual design moment resistance Mj,Rd with the design
moment resistances of the members that it connects, a joint may be classified as fullstrength, pinned or partial-strength.
Full-strength (ripristino di resistenza)
The design resistance of a full-strength joint shall be not less than that of the connected
members
Boundary:
Partial-strength (a parziale ripristino)
A joint which does not meet the criteria for full-strength or nominally pinned joints should
be considered to have a partial-strength resistance.
Pinned (a cerniera)
The joint shall be capable of transmitting the internal forces, without developing
significant moments which might adversely affect the members of the structure. It shall
also be capable
of accepting the resulting rotations under the design loads.
UNI EN 1993-1-8:2005
Boundary:
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
36. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
CLASSIFICAZIONE SECONDO LA RESISTENZA
ripristino di
resistenza
M, FULL STRENGTH
a parziale
ripristino
0.25*M, FULL STRENGTH
a cerniera
UNI EN 1993-1-8:2005
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
37. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
CLASSIFICAZIONE SECONDO LA DUTTILITA’
STIFFNESS/RESISTANCE
Full-strength
Rigid
Continuos
Semi-rigid
Pinned
Partial-strength Pinned
Semi-continuos
*
Semi-continuos Semi-continuos
*
*
*
Simple
UNI EN 1993-1-8:2005
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
38. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
CLASSIFICAZIONE SECONDO I TIPI DI ANALISI
L’interpretazione da fornire a questa nuova classificazione dipende anche dal tipo di
analisi che si vuole condurre. Difatti, nel caso di un’analisi elastica globale, le uniche
caratteristiche rilevanti per la modellazione sono quelle di rigidezza; viceversa se stiamo
effettuando un’analisi rigido-plastica ci interessano principalmente le resistenze; infine,
in tutti gli altri casi, sia la rigidezza che la resistenza governano il modo in cui il nodo
dovrebbe essere modellato. La tabella seguente riassume la casistica presentata:
UNI EN 1993-1-8:2005
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
39. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
MODELLAZIONE DEL NODO
Il metodo che fornisce la più accurata conoscenza del comportamento dei nodi consiste
nell’effettuare test sperimentali; tuttavia, nella pratica di progettazione questa tecnica è
antieconomica, il che la rende adatta per lo più a propositi di ricerca. L’uso dei dati sperimentali
disponibili in letteratura è principalmente rivolto, più che alla progettazione, alla validazione di
modelli che mirano alla previsione del comportamento dei nodi a partire dalle sue proprietà
geometriche e meccaniche. I modelli per la previsione del comportamento dei nodi si dividono in
cinque categorie:
•test sperimentali; “Goverdhan data bank”, “Steel connection data bank”, “SERICON data bank”
•modelli empirici;
Polimonio di Frye e Morris
•modelli analitici;
4 parametri di Richard e Abbott
•modelli agli elementi finiti;
•modelli meccanici.
METODO DELLE COMPONENTI
Detti anche modelli a molla, i modelli meccanici si basano sulla simulazione del
nodo/collegamento con un insieme di componenti rigide e flessibili.
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
40. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
GIUNTO SALDATO
1- Identificazione delle componenti;
.
METODO DELLE COMPONENTI
2- Risposta delle componenti;
1- Identificazione delle componenti;
2- Risposta delle componenti;
3-Assemblaggio delle componenti.
3-Assemblaggio delle componenti.
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
41. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
Il primo step da seguire, nel metodo delle componenti, è quello dell’individuazione delle
varie fonti di deformabilità.
Nel caso di connessioni saldate sono:
- Pannello d’anima della colonna a taglio;
CWS
- Anima della colonna in trazione;
CWT
- Anima della colonna in compressione;
CWC
- Flangia della colonna in flessione;
CFB
- Anima e flangia della trave in compressione.
BFC
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
42. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
Come è possibile notare, non tutte le componenti sono dello stesso tipo, poiché alcune
di esse contribuiscono sia in termini di rigidezza che di resistenza e vengono
modellate con legami di tipo elasto-plastico; altre, ponendo solo una limitazione alla
resistenza vengono modellate con legami di tipo rigido-plastico.
Le prime tre componenti, ovvero anima della colonna a taglio (CWS) e pannelli a
trazione (CWT) e compressione (CWC), governano sia la rigidezza che la resistenza
del nodo; invece, la flangia della colonna in flessione (CFB) e l’anima e flangia della
trave in compressione (BFC) forniscono solo delle limitazioni in termini di resistenza
senza contribuire in maniera rilevante alla rigidezza.
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
43. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
Come è possibile notare, non tutte le componenti sono dello stesso tipo, poiché alcune
di esse contribuiscono sia in termini di rigidezza che di resistenza e vengono
modellate con legami di tipo elasto-plastico; altre, ponendo solo una limitazione alla
resistenza vengono modellate con legami di tipo rigido-plastico.
Le prime tre componenti, ovvero anima della colonna a taglio (CWS) e pannelli a
trazione (CWT) e compressione (CWC), governano sia la rigidezza che la resistenza
del nodo; invece, la flangia della colonna in flessione (CFB) e l’anima e flangia della
trave in compressione (BFC) forniscono solo delle limitazioni in termini di resistenza
senza contribuire in maniera rilevante alla rigidezza.
In tale metodo, per i nodi saldati si ipotizza che la rottura delle saldature sia
assolutamente evitata, poiché esse sono in grado di fornire piccolissime deformazioni
dando vita a meccanismi di rottura fragili. Questa è la ragione per cui è auspicabile
seguire criteri di progetto delle saldature, sempre a vantaggio di sicurezza e che
prevedano sovraresistenze rispetto alla componente più debole.
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
44. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
Calcolo delle RESISTENZA delle varie componenti (Appendice J)
Eurocodice 3 Part 1_1
6.2.4.1 Column web panel in shear (CWS)
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
45. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
Calcolo delle RESISTENZA delle varie componenti (Appendice J)
6.2.4.2 Column web in transverse compression
(CWC)
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
46. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
Calcolo delle RESISTENZA delle varie componenti (Appendice J)
Si deve valutare la resistenza all’instabilita’ dell’anima della colonna considerata come
membratura compressa.
Si aggiungono piatti di rinforzo per aumentare la resistenza dell’anima della colonna
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
47. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
Calcolo delle RESISTENZA delle varie componenti (Appendice J)
6.2.4.3 Column web in transverse tension (CWT)
in caso contrario bisogna rinforzare il
giunto con oppurtuni irrigidimenti
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
48. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
Calcolo delle RESISTENZA delle varie componenti (Appendice J)
6.2.4.3 Column web in transverse tension (CWT)
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
49. DEFINIZIONI E ASPETTI NORMATIVI
Determinazione del momento resistente
Determinati i valori di resistenza e rigidezza di ogni componente nodale, è necessario, per
ricavare il legame momento-rotazione del nodo, correlare le singole componenti fra loro,
assumendo che la resistenza complessiva sia governata dalla resistenza della componente più
debole.
CWC
CWT
CWS
M RD = min { Fc,RD; Ft,RD; Vpl,RD } * z
Dove z e’ il braccio delle forze interne
Mj,R
z
Curva caratteristica momento-rotazione
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
54. ESEMPIO NUMERICO
GIUNTO SALDATO
IPE 300
HE 220A
Acciaio: S275
Momento plastico della trave, IPE 300
Momento plastico della colonna, HEA 220
My,T = Wy * σy = 153.2 kNm
My,T = Wy * σy = 141.7 kNm
Mu,T = Wpl * σy = 172.1 kNm
Mu,T = Wpl * σy = 156.3 kNm
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
55. ESEMPIO NUMERICO
CALCOLO DELLE RESISTENZE DELLE VARIE COMPONENTI
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
56. ESEMPIO NUMERICO
CALCOLO DELLE RESISTENZE DELLE VARIE COMPONENTI
Resistenza della zona compressa, (annesso J)
CWC
= 340.6 kN
= 272.5 kN
0
= 155.7 mm
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
57. ESEMPIO NUMERICO
CALCOLO DELLE RESISTENZE DELLE VARIE COMPONENTI
Resistenza della zona compressa, (annesso J)
Resistenza all’instabilita’ dell’anima della colonna
Modo a nodi spostabili
Lunghezza libera di inflessione L0= d
Larghezza efficace beff= (h2+ss2)0.5
= 184 kN
La resistenza della zona compressa e’ governata dall’instabilita’, dato che Fc,RD = 272.5 kN
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
58. ESEMPIO NUMERICO
CALCOLO DELLE RESISTENZE DELLE VARIE COMPONENTI
Resistenza della zona tesa, (annesso J)
CFT
= 325 kN
= 321 kN
= 280.88 kN
Non c’e’ bisogno di rinforzare il
giunto con oppurtuni irrigidimenti
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
59. ESEMPIO NUMERICO
CALCOLO DELLE RESISTENZE DELLE VARIE COMPONENTI
Resistenza della zona tesa, (annesso J)
CWT
= 435 kN
= 325 kN
= 321 kN
= 280.88 kN
Non c’e’ bisogno di rinforzare il
giunto con oppurtuni irrigidimenti
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
60. ESEMPIO NUMERICO
CALCOLO DELLE RESISTENZE DELLE VARIE COMPONENTI
Resistenza della zona soggetta a taglio, (annesso J)
= 298.3 kN
Valutare eventuali problemi di imbozzamento del pannello d’anima della colonna
OK
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
61. ESEMPIO NUMERICO
CALCOLO DEL MOMENTO RESISTENTE DEL GIUNTO
M RD = min { Fc,RD; Ft,RD; Vpl,RD } * z = Nc,RD * z = 184 * 0.29 = 53.36 kNm
184
321
298
La resistenza del giunto e’ governata dalla instabilita’ della colonna.
z = 0.29 m
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
62. ESEMPIO NUMERICO
Calcolo della rigidezza rotazionale del giunto
= 1.115E7
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
63. ESEMPIO NUMERICO
Calcolo della capacita’ di rotazione del giunto
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
64. ESEMPIO NUMERICO
Classificazione del nodo
Secondo la resistenza:
pinned
53.36 > 0.25*MF-S
rigid
53.36 < 153
PARTIAL
STRENGHT
(a parziale
ripristino)
Mj,RD = 53.36 kN*m
MF-S (beam) = 153 kN*m
MF-S (column) = 142 kN*m
Secondo la rigidezza rotazionale:
1.115 E+7 < 1.075 E+8
SEMI-RIGID
1.115 E+7 > 2.152E+6
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
65. ESEMPIO NUMERICO
Considerazioni
Nel caso in cui si voglia realizzare un giunto a completo ripristino:
•Inserimento di irrigidimenti per rinforzare la colonna:
•Irrigidimenti orizzontali: (le due forze concentrate in corrispondenza delle ali della
trave sono assorbite dagli irrigidimenti stessi che in genere vengono realizzati dello
stesso spessore delle ali della trave).
M RD = min { Fc,RD; Ft,RD; Vpl,RD } * z = Vpl,RD * z = 298.3* 0.29 = 86.5 kNm
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
66. ESEMPIO NUMERICO
Considerazioni
Nel caso in cui si voglia realizzare un guinto a completo ripristino:
•Inserimento di irrigidimenti per rinforzare la colonna:
•Irrigidimenti orizzontali + Irrigidimento obliquo:
•irrigidimento di 15 mm di spessore (t);
•lavori solo per una larghezza corrispondente alla
larghezza dell’ala della trave (b);
M RD = Vpl,RD * z = 525* 0.29 = 152 kNm
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
72. ESEMPIO NUMERICO
DIAGRAMMA MOMENTO-ROTAZIONE
250
M
(kNm)
200
150
100
TEST
EC3
50
0
0
0,01
0,02
0,03
0,04
0,05
θ (rad)
0,06
Il nodo studiato corrisponde esattamente al nodo del test identificato nella SERICON data bank
come 109.003; le proprieta’ geometriche e le proprieta’ meccaniche sono quelle descritte in
precedenza. Il test e’ stato effettuato da Humer nel marzo del 1987 presso l’Institute of steel
Timber Constrution della University of Innsbruck.
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
74. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
UNIONE FLANGIATA
CARATTERISTICHE DEL(Ing.Conversano)
MODELLO
Elementi:
Flangia
(SHELL)
• shell
Condizioni al contorno:
DX, DY, DZ
• beam
Bulloni
• beam Point contact Tension
(BEAM)
NON
Ala trave LINEARITA’
(SHELL)
Materiale:
Elasto-plastico incrudente
Analisi: Statica non lineare
Anima trave
(SHELL)
M 250
(kNm)
200
150
Anima
colonna
(SHELL)
100
50
0
0
0,01
0,02
Ala colonna (SHELL)
0,03
0,04
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
0,05
0,06
θ (rad)
75. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
MODELLAZIONE DEL CONTATTO PIASTRA - ALA DELLA COLONNA
(Ing.Conversano)
POINT CONTACT BEAM ELEMENT
Elementi BEAM di tipo Point contact con
rigidezza a trazione nulla, cioè reagenti solo a
compressione, per simulare il contatto tra la
piastra, a cui e’ saldata la trave.
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
76. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
MODELLAZIONE DEL CONTATTO PIASTRA -ALA DELLA COLONNA
(Ing.Conversano)
Per ognuno dei diversi valori di rigidezza a compressione assegnati agli elementi si controlla la
variazione di distanza tra due punti collegati, uno appartenente alla piastra e uno all’ala della
colonna.
Il valore che annulla totalmente la variazione di distanza tra i punti di controllo, che e’ stato
utilizzato nell’analisi svolta, e assegnando tale rigidezza e possibile considerare gli elementi
infinitamente rigidi.
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
77. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
MODELLAZIONE DEL BULLONE
“Beam” (elemento rigido, in grado di resistere solo
a compressione, rigidezza a trazione nulla)
Beam (sezione del gambo del bullone)
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
78. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
MODELLAZIONE DEL BULLONE
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
79. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
MODEL VALIDATION
Tests of gusset plates performed at the University of Alberta
(Nast, Grondin and Cheng, 1999).
•Thickness of 9.61 mm and ten bolt holes of diameter 24.3 mm.
•The model is fixed along the two perpendicular edges at the bottom and left.
•The analysis accounts for the nonlinearity of the material and large displacements.
•The material is bilinear elasto-plastic, with Young’s modulus of 215 GPa, yield strength of 410
MPa and tangent modulus of 2.15 GPa.
•The analysis uses true stress and true strain.
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
80. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
MODEL VALIDATION
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
81. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
MODEL VALIDATION
P = P0 cos α, where – 45° ≤ α ≤ 45°
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
82. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
UNIONE FLANGIATA
CARATTERISTICHE DEL(Ing.Conversano)
MODELLO
Pressione lineare sugli elementi SHELL del
bordo superiore dell’anima della trave
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
83. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
UNIONE BULLONATA CON FLANGIA DI ESTREMITA’
CARATTERISTICHE DEL(Ing.Conversano)
MODELLO
Analisi non lineari:
•Non linearita’ di materiale:
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
84. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
UNIONE FLANGIATA
CARATTERISTICHE DEL(Ing.Conversano)
MODELLO
Analisi non lineari:
•Non linearita’ di geometria:
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
85. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
CURVA M-θ
(Ing.Conversano)
Analisi incrementale
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
86. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
(Ing.Conversano)
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
87. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
(Ing.Conversano)
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
88. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
(Ing.Conversano)
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
89. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
(Ing.Conversano)
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
90. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
(Ing.Conversano)
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
91. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
UNIONE FLANGIATA_CONFRONTI
250
M
(kNm)
200
Mu
150
100
TEST
EC3
50
FEM
θ (rad)
0
0
0,01
0,02
RIGIDEZZA
Sj,ini
EC3 senza coeff. 21000 kNm/rad
FEM
20584 kNm/rad
Test
17864 kNm/rad
0,03
0,04
0,05
0,06
RESISTENZA
Mj,R
EC3 senza coeff.
FEM
Test
106
170
153
kNm
kNm
kNm
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
92. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
STUDIO DELLE CONNESSIONI IN UN TELAIO MULTIPIANO
Configurazione 1
Configurazione 2
Configurazione 3
Cerniera ideale
CARATTERISTICHE GEOMETRICHE E PROPRIETA’ DEI MATERIALI
H1
5.33
m
H
4.2
m
H
4.2
m
Me
TRAVI
IPE 400
9.14
m
410.38 kNm
H 2-3-4
4.2
m
Me
488.48
kNm
Me
333.10
kNm
Mp
463.985 kNm
Me
765.38
kNm
Mp
544.57
kNm
Mp
373.82
kNm
χp
0.00845 1/m
Mp
854.84
kNm
χp
0.0121
1/m
χp
0.0141
χp
χu
0.0099
1/m
χu
0.3571
1/m
0.4167
0.2941
1/m
χu
L
χu
0.25
1/m
COLONNE PIANI 1-2-3
COLONNE PIANI 4-5-6-7
COLONNE PIANI 8-9-10
HE 340 B
HE 280 B
HE 240 B
Acciaio S355
E
210000 N/mm2
fyk
355
N/mm2
fu
510
N/mm2
1/m
εu
5
%
1/m
εe
0.169
%
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
93. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
STUDIO DELLE CONNESSIONI IN UN TELAIO MULTIPIANO
Configurazione 1
Configurazione 2
Configurazione 3
Elementi
Connection
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
94. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
STUDIO DELLE CONNESSIONI IN UN TELAIO MULTIPIANO
Configurazione 1
Configurazione 2
Configurazione 3
1000
1000
1000
800
600
400
Ideale
200
800
600
400
Ideale
200
Semirigidi
0
Taglio al piede (kN)
1200
Taglio al piede (kN)
1200
Taglio al piede (kN)
1200
0,5
1
Spostamento (m)
1,5
600
400
Ideale
200
Semirigidi
0
0
800
Semirigidi
0
0
0,5
1
Spostamento (m)
1,5
0
0,5
1
Spostamento (m)
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
1,5
95. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
UNIONE IN UN PONTE A STRUTTURALE RETICOLARE
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
96. 26/67
MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
FHWA GUIDELINES, (2009)
RESISTANCE OF GUSSET PLATES:
GUSSET PLATES SUBJECT TO SHEAR
GUSSET PLATES IN COMPRESSION
GUSSET PLATES IN TENSION
RESISTANCE OF FASTENERS
SHEAR RESISTANCE OF FASTENERS
PLATE BEARING RESISTANCE AT FASTENERS
http://bridges.transportation.org/Documents/FHWA-IF-09
014LoadRatingGuidanceandExamplesforGussetsFebruary2009rev3.pdf
chiara.crosti@uniroma1.it
97. 40/67
MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
CRITICAL REVIEW OF THE FHWA GUIDELINES:
•
•
•
Stiffness of framing members, that increase the ultimate compression capacity of the gusset
plate;
Influence of the initial imperfections, that decrease the ultimate compression capacity of the
gusset plate;
Edge buckling vs. Gusset plates buckling, from that the importance of making consideration
not only on the length of the free edge, but also length of equivalent column is important for
buckling
For LRFR and λ ≤ 2.25
(assumes δ ≤ L /1500)
Gusset Plates
What if δ > L /1500) ?
Framing member stiffness
chiara.crosti@uniroma1.it
99. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
FHWA SETUP**
[**] Iadicola M., Ocel J., Zobel R., “Quantitative Evaluation of Digital Image Correlation for Large-Scale Gusset
Plate Experiments”, IABMAS2012, Stresa, Lake Maggiore, Italy, July 8-12.
chiara.crosti@uniroma1.it
101. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
7/28
FHWA, 2009
Hand calculation
Advanced computing modeling
chiara.crosti@uniroma1.it
102. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
44/67
SUB-STRUCTURING ANALYSIS
N. Nodes: 28330
n. Dof : 169980
n. Elements S4R and S3R: 27670
Rigid link between these adjoining nodes is
used to represent the rivet. The rigid link
element is the ABAQUS *MPC BEAM which is
a multi-point constraint that locks all the degrees
of freedom together between the linked nodes.
chiara.crosti@uniroma1.it
103. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
43/63
9/26
SUB-STRUCTURING ANALYSIS
N. Nodes: 28330
n. Dof : 169980
n. Elements S4R and S3R: 27670
Connection element 1
Connection element 2
n. connection elements: 5
Each connection element has a
6x6 stiffness matrix
Connection element 4
chiara.crosti@uniroma1.it
104. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
46/63
10/26
SUB-STRUCTURING ANALYSIS
Fixed
Fixed
Y
Z
X
Global coordinates
Fixed
Fixed
F
D, R
M
FX
DX,X; DX,Y; DXZ; RXX; RXY; RXZ
FY
DY,X; DY,Y; DYZ; RYX; RYY; RYZ
FZ
DZ,X; DZ,Y; DZZ; RZX; RZY; RZZ
[F]
[K]
MX
DX,X; DX,Y; DXZ; RXX; RXY; RXZ
Flexibility
matrix
Stiffness
matrix
MY
DY,X; DY,Y; DYZ; RYX; RYY; RYZ
MZ
DZ,X; DZ,Y; DZZ; RZX; RZY; RZZ
chiara.crosti@uniroma1.it
105. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
48/67
SUB-STRUCTURING ANALYSIS – SIMPLIFIED LINEAR CONNECTION MODEL
Local Fixed
coordinates
Fixed
z
Local
coordinates
y
Fixed
X
Z
x
Fixed
Y
Global coordinates
F
D, R
M
STIFFNESS MATRIX ELEMENT 3 IN LOCAL COORDINATES
2.916E+07
2.476E+03 -2.329E+03
2.482E+03
-2.322E+03
4.158E+07
6.708E+05
4.853E+08
1.001E+08 -6.117E+08 -5.404E+04
6.732E+03
1.001E+08
2.313E+09 -9.662E+07
4.023E+04
3.198E+03 -6.118E+08 -9.664E+07
3.202E+03
1.397E+05
1.153E+09 -1.171E+05 -4.877E+04
4.159E+07 -5.402E+04
1.396E+05 -1.172E+05
6.511E+05
4.021E+04 -4.872E+04 -7.303E+06
6.757E+03
chiara.crosti@uniroma1.it
2.287E+08 -7.205E+06
5.518E+07
106. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
47/63
11/26
SUB-STRUCTURING ANALYSIS – SIMPLIFIED LINEAR CONNECTION MODEL
Fixed
Fixed
Y
Z
X
Global coordinates
Fixed
Fixed
F
D, R
M
Stiffness matrix element 3 in global coordinates
1.24E+09
-9.06E+08
7.43E+02
4.97E+04
1.25E+02
-5.58E+08
-9.16E+08
1.57E+09
3.11E+03
-1.33E+05
-6.29E+04
-2.75E+08
7.24E+02
3.34E+03
2.91E+07
3.37E+07
2.41E+07
3.17E+03
5.04E+04
-1.33E+05
3.37E+07
1.60E+08
8.50E+07
-1.24E+05
1.93E+02
-6.30E+04
2.42E+07
8.50E+07
1.23E+08
-3.11E+04
-5.51E+08
-2.85E+08
3.23E+03
-1.23E+05
-3.09E+04
1.15E+09
chiara.crosti@uniroma1.it
107. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
Fixed
z
Local Fixed
coordinate
s
x
Fixed
Fixed
Local
y
coordinate
D, R s F
Y
X
Z
Global coordinates
chiara.crosti@uniroma1.it
108. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
El.3
Ux
Uy
Uz
Rx
Ry
Rz
Fx
1.81E-03
1.26E-03
-2.59E-06
1.84E-06
1.71E-07
1.17E-03
Fy
1.26E-03
1.17E-03
-2.31E-06
1.70E-06
9.92E-08
8.88E-04
Fz
-2.59E-06
-2.31E-06
2.07E-02
-3.48E-03
-1.65E-03
Detailed model
-2.28E-06
Mx
8.89E-08
8.19E-08
-1.68E-04
2.39E-04
-1.32E-04
8.52E-08
My
-4.13E-08
-2.39E-08
3.98E-04
6.60E-04
-1.40E-03
1.53E-04
1.15E-04
-2.96E-07
2.29E-07
-3.29E-09
1.51E-04
El.3
Ux
Uy
Uz
Rx
Ry
Rz
Fx
1.81E-03
1.26E-03
-2.59E-06
1.84E-06
1.77E-07
1.18E-03
Fy
1.26E-03
1.17E-03
-2.31E-06
1.70E-06
1.04E-07
8.90E-04
Fz
-2.59E-06
-2.31E-06
2.07E-02
-3.49E-03
-1.67E-03
-2.29E-06
Mx
8.87E-08
8.16E-08
-1.68E-04
2.40E-04
-1.31E-04
8.51E-08
My
-4.25E-08
-2.50E-08
4.01E-04
6.57E-04
-1.39E-03
4.90E-09
Mz
1.54E-04
1.16E-04
-2.97E-07
2.30E-07
-2.65E-09
1.52E-04
El.3
Ux
Uy
Uz
Rx
Ry
Rz
Fx
4.03E-03
2.89E-03
0.00E+00
0.00E+00
0.00E+00
2.16E-03
Fy
2.89E-03
2.39E-03
0.00E+00
0.00E+00
0.00E+00
1.61E-03
Fz
0.00E+00
0.00E+00
1.22E-02
-4.26E-03
-2.57E-03
0.00E+00
Mx
0.00E+00
0.00E+00
-2.05E-04
1.54E-04
-2.85E-05
0.00E+00
My
0.00E+00
0.00E+00
6.18E-04
1.42E-04
-7.48E-04
0.00E+00
Mz
2.80E-04
2.09E-04
0.00E+00
0.00E+00
0.00E+00
2.01E-04
X
Z
6.65E-09
Mz
Y
chiara.crosti@uniroma1.it
Connection elements model
Y
Z
X
Beam elements model
Y
Z
X
109. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
50/63
17/26
GLOBAL ANALYSIS, NONLINEAR ELASTO-PLASTIC MODEL
• Large strain-large displacement formulation, which is the default option for ABAQUS;
• Elasto-plastic material.
Fu = 610 MPa
Fy = 345 MPa
E = 199 GPa
chiara.crosti@uniroma1.it
110. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
54/63
18/26
GLOBAL ANALYSIS, NONLINEAR ELASTO-PLASTIC MODEL
Resistance – Element connection 3 - Global coordinates
K F,XX
K F,YY
K F,ZZ
Y
Z
K F,XX
K F,YY
K F,ZZ
K R,XX
K R,YY
K R,ZZ
FX – DX Curve
FY – DY Curve
FZ – DZ Curve
MX – RX Curve
MY – RY Curve
MZ – RZ Curve
chiara.crosti@uniroma1.it
K RXX
K R,ZZ
K R,XX
X
111. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
3D FINITE ELEMENT MODEL
U10 W
South
North
Nodes: 1172
Beam elements: 1849
ALL RIGID JOINT
ALL RIGID JOINT + 1 SEMI-RIGID JOINT
chiara.crosti@uniroma1.it
112. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
56/67
18/28
NONLINEAR ANALYSES RESULTS
South
North
Node at midspan
7
6
RIGID JOINTS
4
3
2
1
0
-0,7
-0,6
-0,5
-0,4
-0,3
Dz (m)
chiara.crosti@uniroma1.it
-0,2
-0,1
0,0
Load Factor
5
SEMI-RIGID JOINT
114. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
62/67
CONCLUSIVE CONSIDERATIONS
Deformed shape (scale displacement of 10)
at the ultimate load (Pu) of 1.2+07 N
Connection
Load
Tension or
member
ratio
compression
1
0.28
Compression
2
0.56
Tension
3
1.00
Compression
4
0.02
Tension
5
0.41
Tension
What is important to underline is not only the
possibility to catch the collapse due to the failure of
the connection, but moreover to classify the cause
of the collapse which, in this case, happened
because of the achievement for one of the
connection elements of the maximum capacity in
compression.
chiara.crosti@uniroma1.it
115. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
FURTHER DEVELOPMENTS
I-35W Bridge was subjected constantly to inspection to assess its safety but even with that people
in charge did not notice that the bridge was about to fail. A future work could be to develop
parametric study on some particular shapes of gusset plates in order to identify some “critical”
points where the monitoring of the out-plane displacements, could give to the owners of the
bridges a warning of what it is happening in the connection. An idea of monitoring could have been
done with a technique of monitoring developed by NIST who focuses its research on two areas of
structural health monitoring:
•development of non-destructive techniques; and
•analysis for determining the degraded condition of infrastructural components and their
subcomponents.
•Results from monitoring **
•FEA results
•FHWA test
[**] Iadicola M., Ocel J., Zobel R., “Quantitative Evaluation of Digital Image Correlation for Large-Scale Gusset
Plate Experiments”, IABMAS2012, Stresa, Lake Maggiore, Italy, July 8-12.
chiara.crosti@uniroma1.it
chiara.crosti@uniroma1.it
116. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
[**] Iadicola M., Ocel J., Zobel R., “Quantitative Evaluation of Digital Image Correlation for Large-Scale Gusset
Plate Experiments”, IABMAS2012, Stresa, Lake Maggiore, Italy, July 8-12.
chiara.crosti@uniroma1.it
117. MODELLAZIONE AD ELEMENTI FINITI
I-35W SAINT ANTHONY FALLS BRIDGE (September 2008)
There are 323 sensors that regularly measure bridge conditions
such as deck movement, stress, and temperature
chiara.crosti@uniroma1.it
118. INFLUENZA DELLE CONNESSIONI
SUL COMPORTAMENTO GLOBALE
DELLE STRUTTURE SOTTO
FUOCO
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
119. INFLUENZA DELLE CONNESSIONI SUL COMPORTAMENTO GLOBALE
Trave incernierata all’estremita’
Heating phase
DT
compression e
II ord. moment
Temperatura
q
Cooling phase
flashover
Trazione
Effetto catenaria
Forza assiale trave
tempo
Trazione
tempo
Compressione
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
120. INFLUENZA DELLE CONNESSIONI SUL COMPORTAMENTO GLOBALE
Trave incernierata all’estremita’
Heating phase
DT
compressione
II ord. moment
Temperatura
q
Cooling phase
flashover
Trazione
Effetto catenaria
Forza assiale trave
tempo
Trazione
tempo
Compressione
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
121. INFLUENZA DELLE CONNESSIONI SUL COMPORTAMENTO GLOBALE
Trave incernierata all’estremita’
Heating phase
DT
compressione
II ord. moment
Temperatura
q
Cooling phase
flashover
Trazione
Effetto catenaria
Forza assiale trave
tempo
Trazione
tempo
Compressione
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
122. INFLUENZA DELLE CONNESSIONI SUL COMPORTAMENTO GLOBALE
QUALE E’ IL COMPORTAMENTO DELLE CONNESSIONI IN ACCIAIO SOTTO
L’AZIONE DEL FUOCO?
Cooling phase
Local buckling
Temperatura
Heating phase
Forza assiale trave
tempo
Tension
1
tempo
Compression
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
123. INFLUENZA DELLE CONNESSIONI SUL COMPORTAMENTO GLOBALE
QUALE E’ IL COMPORTAMENTO DELLE CONNESSIONI IN ACCIAIO SOTTO
L’AZIONE DEL FUOCO?
Sheared bolts
Cooling phase
Temperatura
Heating phase
Forza assiale trave
tempo
Tension
tempo
Compression
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
124. INFLUENZA DELLE CONNESSIONI SUL COMPORTAMENTO GLOBALE
QUALE E’ IL COMPORTAMENTO DELLE CONNESSIONI IN ACCIAIO SOTTO
L’AZIONE DEL FUOCO?
Cooling phase
Temperatura
Heating phase
Dai risultati di tali test
possibile confermare che
risposta della struttura
essenzialmente dominata:
e’
la
e’
•dall’espansione termica;
•dal degrado del materiale;
•vincoli;
piuttosto
che
gravitazionali.
dai
carichi
Forza assiale trave
tempo
Tension
Stiff restraint to
horizontal movement
tempo
Ductile restraint to
horizontal movement
Compression
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
127. INFLUENZA DELLE CONNESSIONI SUL COMPORTAMENTO GLOBALE
356x171x51 UB
4m
0
400
0,00
800
1200
1600
t (sec)
-0,20
-0,40
-0,60
CASO A:
Cerniera – Carrello
-0,80
-1,00
CASO B:
Cerniera - Cerniera
-1,20
-1,40
CASO A
-1,60
CASO B
-1,80
Dy (m)
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
130. INFLUENZA DELLE CONNESSIONI SUL COMPORTAMENTO GLOBALE
METODO DELLE COMPONENTI A TEMPERATURA ELEVATE
1
FORZA DI
COMPRESSIONE
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
131. INFLUENZA DELLE CONNESSIONI SUL COMPORTAMENTO GLOBALE
METODO DELLE COMPONENTI A TEMPERATURA ELEVATE
FORZA DI
TRAZIONE
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com
2
132. INFLUENZA DELLE CONNESSIONI SUL COMPORTAMENTO GLOBALE
CONSIDERAZIONI
Le connessioni sono in generale progettate per resistere a forze a temperatura
ambiente che sono facilmente calcolabili. Tuttavia e’ stato visto che in condizioni di
incendio la risposta strutturale degli elementi strutturali ad esse connesse genera
una complessa variazione di forze per le quali le connessioni non sono state
certamente progettate.
Le strutture dovrebbero essere progettata al fuoco cosi’ come si fa per vento e/o
sisma.
La presenza di forza assiale, sia essa di compressione o di trazione, puo’ inficiare
il comportamento strutturale del nodo in questione.
chiara.crosti@uniroma1.it - chiara.crosti@stronger2012.com