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Dott. Alessandro Martini

  UOC anestesia perioperatoria OSE
         Dir. Dott. Massimo Galletti
La fase acuta dell’ictus rappresenta una delle
  condizioni neurologiche, e più in generale
  mediche, che richiedono una gestione assistenziale
  mirata al pronto riconoscimento e cura di possibili
  complicanze.

La maggioranza delle complicanze dell’ictus può
  essere affrontata con successo tramite interventi
  medici tempestivi e una assistenza continua.
Arch Neurol 1995; 52: 670-675




Stroke 1999; 30: 2631-2636
Evidenze sperimentali attribuiscono un ruolo di
  tipo neuroprotettivo alla pronta correzione
  dell’alterazione dei parametri fisiologici.
  Stroke 1997; 28: 866-872




Le funzioni vitali e lo stato neurologico
  dovrebbero essere valutati frequentemente
  durante le prime 24-48 ore dall’esordio di un
  ictus.
Monitoraggio:
Il monitoraggio in fase acuta dell’ictus dei
   parametri fisiologici e il loro mantenimento a
   livelli omeostatici, si è dimostrato in grado di
   ridurre    il   peggioramento       neurologico
   precoce.

Non è dimostrata inequivocabilmente l’utilità
  del monitoraggio strumentale continuo agli
  effetti di un migliore esito.
  Stroke 2004; 35: 1018-1019   Stroke 2004; 35:1021
Monitoraggio:
 Cardiologico
 Ossigenazione ematica
 Pressione Arteriosa
 Temperatura Corporea
 Nutrizione
 Trombosi venosa profonda
 Complicanze neurologiche: edema
  cerebrale
Monitoraggio cardiologico
   Stretta correlazione tra Ictus e patologie
    cardiache




   Ima
   Scompenso Cardiaco
   Aritmie
   Morte improvvisa
Il monitoraggio ECG continuo è indicato nelle prime
 48 ore dall’esordio di Ictus in pazienti con storia di:


   Cardiopatie preesistenti
   Storia di aritmie
   Pressione arteriosa instabile
   Insufficienza cardiaca
   Alterazioni dell’ECG di base
   Coinvolgimento dei territori profondi dell’arteria
    cerebrale media, in particolare la corteccia
    insulare
Qualora non sia disponibile la
strumentazione per il monitoraggio
continuo sono indicati controlli ECG
ripetuti nelle prime 24 ore
Spread 11.3, Grado D
Ossigenazione ematica

L’ipossia promuove il metabolismo anaerobico e
   la       deplezione       delle       riserve
   energetiche, ostacola il potenziale recupero
   della   zona     di  penombra      ischemica
   aggravando l’estensione dell’area infartuata
   peggiorando la prognosi
Cause dell’ipossia
 Ostruzione parziale delle vie aeree
 Polmonite ab ingestis
 Atelettasie ed ipoventilazione relativa
  nello scompenso cardiaco
 Embolia polmonare
 Infarti estesi emisferici o vertebrobasilari
 Ampie raccolte emorragiche
 Sostenuta attività epilettica da ictus
  emisferici
Monitoraggio continuo o
discontinuo con:
 Pulsiossimetria e/o Emogasanalisi nelle prime
  24 ore fino a normalizzazione del quadro
  respiratorio
 Posizione della testa e del tronco di 30° rispetto
  al piano orizzontale
 Somministrazione di ossigeno se SpO2 <92%
 Non vi sono dati a favore dell’efficacia della
  somministrazione routinaria dell’ossigeno-
  terapia
 Sconsigliata negli ictus di gravità lieve o
  moderata
 Evitare l’iperossigenazione
Necessità di intubazione
orotracheale in caso di:

 Insufficienza-fatica respiratoria
 Deterioramento dello stato cognitivo
  (GCS<9)
 Mancanza dei riflessi di protezione delle vie
  aeree
 Episodi Apneici
Indicazioni all’intubazione tracheale (Hacke W. et al 1995)

pO2 <50-60 mm Hg
pCO2 >50-60 mm Hg
capacità vitale >500-800 mL
segni di fatica respiratoria:
                           tachipnea (<30)
                           dispnea
                           auto PEEP

coinvolgimento dei muscoli respiratori accessori
acidosi respiratoria
significativa alterazione dello stato di coscienza
rischio di inalazione
impossibilità di mantenere la pervietà delle vie aeree
Le manovre di laringoscopia e di intubazione
tracheale possono determinare in via riflessa
importanti alterazioni emodinamiche in grado di
influenzare il flusso cerebrale e la pressione
endocranica.


Necessaria la somministrazione di farmaci
  oppioidi e miorilassanti.
Oltre l’80% dei pazienti con Ictus presenta un ipertensione arteriosa
legata a fattori diversi:

Ictus stesso
Ipossia cerebrale
Ipertensione preesistente
Dolore
Riempimento vescicale
Ipertensione endocranica
Stress da ospedalizzazione
Il trattamento dell’ipertensione non deve essere
iniziato precocemente e la sua gestione ottimale
non è stata ancora definita in maniera
conclusiva, soprattutto in considerazione della
necessità di garantire un flusso di perfusione
cerebrale sufficiente alla sopravvivenza della
penombra ischemica, non protetta dai meccanismi
di autoregolazione.
Lancet 1992; 339: 473-477   Neurology 1993; 43: 461-467
Trattare l’ipertensione arteriosa se:

Pressione sistolica >220 mmHq o pressione media
>130 mmHq indicato l’uso endovenoso di farmaci a
breve durata d’azione (β-bloccanti)

Pressione diastolica >140 mmHq indicato l’uso di
Nitroglicerina o Nitroprussato di sodio (monitorizzare
rischio edema cerebrale)
La terapia antipertensiva precoce è indicata in
caso di ipertensione associata a:

trasformazione emorragica dell’infarto
infarto miocardico acuto
scompenso cardiaco
insufficienza renale secondaria allo stato ipertensivo
encefalopatia ipertensiva
dissezione dell’aorta toracica
Nei pazienti che necessitino di trattamento trombolitico o
con eparina per via endovenosa
Ipotensione
L’ipotensione è infrequente nell’ictus acuto.
È generalmente legata ad un ipovolemia del
paziente.
In seguito alla perdita dei meccanismi di
autoregolazione del flusso cerebrale
la pressione arteriosa diventa determinante per la
perfusione cerebrale

La regolazione della fluidoterapia è di estrema
importanza in considerazione dell’influenza sulla
perfusione e sul metabolismo cerebrali esercitata
dal tipo e dalla quantità dei liquidi somministrati.
Stabilire la fluidoterapia sulla base di:

peso corporeo
Diuresi
Ematocrito
Elettroliti sierici
Urea
Creatinina
Osmolalità plasmatica
Osmolalità urinaria
Elettroliti urinari
Parametri emogasanalitici
In caso di ipotensione marcata o
refrattaria alla terapia fluidica è
opportuno l’uso di farmaci
vasopressori.
È dimostrato che gli effetti negativi
dei fluidi sull’edema cerebrale sono
indotti dalle variazioni
dell’osmolarità plasmatica.
Crit Care Clin 1992; 8: 367-407
Soluzioni per fluidoterapia:

Cristalloidi isotonici:

NaCl 0.9%, Ringer lattato, Elettrolitica reidr.



Colloidi:

Emagel, Voluven, Destrani, Albumina.
No soluzioni cristalloidi ipotoniche

         edema cerebrale



     No soluzioni glucosate

    metabolismo anaerobico
        acido lattico
             pH
Colloidi:
Maggior osmolarità
Miglior rimpiazzo volemico                edema cerebrale
Reazioni allergiche
Interferenza con i processi coagulativi
Costo maggiore
Circa il 50% dei pazienti con ictus cerebrale sviluppa
ipertermia nell’arco di due giorni dall’insorgenza
dell’evento acuto.
Brain Pathol 2000; 10: 145-152
Cause:

Infezioni intercorrenti
Disidratazione
Alterazione dei meccanismi di regolazione
  cerebrale della temperatura
L’ipertermia in fase acuta è associata ad un
prognosi peggiore per quanto riguarda morte ed
esiti.
Stroke 2000; 31: 410-414




L’ipertermia determina una reazione a cascata
che modula il danno neuronale durante l’insulto
ischemico.
L’ipertermia determina:

La mobilizzazione del calcio intraneuronale;
L’attivazione dei recettori glutammatergici;
Inibizione del reuptake del glutammato;
La disfunzione della barriera emato-encefalica;
La proliferazione delle cellule microgliali;
La produzione di anioni superossido e di ossido nitrico;
Il rilascio dei neurotrasmettitori;
Il danno ischemico da depolarizzazione nell’area di penombra
   ischemica;
La riduzione del recupero energetico e l’inibizione del rilascio di
protein-chinasi;
Studi sperimentali hanno dimostrato inoltre che la
temperatura corporea è correlata significativamente con
le dimensioni dell’area ischemica
Acta Neurol Scand 1999; 100: 385-390




L’esordio di ipertermia entro le prime 24 ore sembrerebbe
significativamente associato ad un peggiore esito clinico ed
a un aumento di dimensioni dell’area ischemica
Trattamento:

Trattare immediatamente l’iperpiressia con terapia farmacologica (Paracetamolo)

Mantenere la temperatura costante intorno ai 37°

La febbre nell’Ictus è da attribuire ad infezioni intercorrenti nel 60%-85%
(infezioni urinarie 10%-30%, polmoniti 10%-20%, batteriemie-sepsi ed
ulcere da decubito 5%-30%)

Iniziare immediatamente la terapia antibiotica i maniera empirica, da
correggere sulla base dei risultati delle indagini microbiologiche e colturali

La profilassi antibiotica è raccomandata solo nei pazienti
immunocompromessi
L’ipotermia è considerata il “Gold Standard” per la
neuroprotezione, la sua efficacia è comprovata nella
gestione degli insulti ischemici cerebrali come l’anossia
da arresto cardiaco e l’asfissia neonatale

Si è dimostrata inoltre efficace nel controllo dell’edema
cerebrale e della pressione intracranica nei pazienti con
trauma cranico
Stroke. 2010;41[suppl 1]:S72-S74
Attualmente è in corso di studio l’impiego di una moderata
ipotermia (33-34 gradi) nei pazienti candidati alla trombolisi


I dati clinici finora ottenuti non sono ancora sufficienti per
comprovarne l’efficacia e raccomandarne il trattamento di
routine
Nervenarzt. 2012 Oct;83(10):1252-9
Int J Mol Sci. 2012;13(9):11753-72
Il trattamento deve essere iniziato entro 30 min 1 ora dalla
trombolisi, la temperatura target può essere raggiunta con
mezzi fisici (di superficie, mediante cateteri femorali) o con
l’infusione di soluzioni fredde e deve essere mantenuta per
24h per poi tornare alla normotermia nelle successive 6h.


Essendo i pazienti svegli durante la procedura è necessario
il controllo farmacologico dei riflessi neurovegetativi
simpatici come il brivido e l’ipertensione.
Stroke. 2010;41[suppl 1]:S72-S74.




La broncopolmonite rappresenta finora una delle
complicanze maggiori dell’ipotermia.
Stroke. 2010;41:2265-2270.
La malnutrizione proteico-energetica nel paziente affetto
da ictus acuto è un evento frequente

Una nutrizione adeguata è importante per evitare la
comparsa di complicanze, per ridurre i tempi di
ospedalizzazione
La valutazione dello stato di
nutrizione e l’intervento
nutrizionale sono indicati
come componente essenziale dei
protocolli diagnostici-terapeutici
dell’ictus sia in fase acuta che durante il
periodo di riabilitazione.
È indicato che figure professionali
esperte (medico
nutrizionista, dietista) facciano parte
del gruppo multidisciplinare che
gestisce il lavoro della stroke unit
La TVP costituisce una malattia seria e potenzialmente fatale. In
assenza di un tempestivo trattamento anticoagulante e adeguato
per intensità e durata, l’embolia polmonare (EP) può verificarsi
anche nel 50% dei casi nell’arco di 3 mesi

Le complicanze emboliche sono sostenute nella grande
maggioranza dei casi da TVP prossimali degli arti inferiori e solo
raramente da quelle distali
La sintomatologia della TVP è incostante e, quando
presente, è quanto mai aspecifica e variabile.


Per una conferma della presenza di TVP, o per una sua
esclusione, non ci si può basare solo su una diagnosi
clinica, ma occorre ottenere il riscontro obiettivo di un
esame strumentale (ecotomografia).
L’edema cerebrale
             e
l’ipertensione endocranica
L’edema cerebrale e l’ipertensione endocranica sono per
lo più complicanze in corso di occlusione dell’arteria
cerebrale media e della formazione di ampi infarti
multilobari.
Rappresenta circa il 10% dei Stroke acuti.
Arch Neurol. 1996;53:309 –315




L’aumento della pressione intracranica può essere anche
secondario alla comparsa di idrocefalo acuto ostruttivo.
Il trattamento dell’edema cerebrale in corso di
ictus acuto è raccomandato in caso di rapido
deterioramento dello stato di coscienza e/o segni
clinici di erniazione cerebrale e/o evidenze
neuroradiologiche di edema con dislocazione
delle strutture della linea mediana od
obliterazione delle cisterne perimesencefaliche.
Obiettivi del trattamento:


1. ridurre la pressione intracranica
2. mantenere una adeguata perfusione cerebrale per
evitare
   l’aggravamento del danno ischemico
3. prevenire l’erniazione cerebrale
Terapie:
Posizione del capo di circa 30°
Iperventilazione nei pazienti con deterioramento clinico (attenzione
  alla vasocostrizione riflessa)
Mannitolo 0,25-0,5 gr/kg ogni 6 ore
Corticosteroidi (non efficaci-immunodepressione)
Furosemide (nei pazienti con rapido deterioramento clinico)
Evitare farmaci antiipertensivi
Chirurgia decompressiva è indicata nell’infarto
esteso nel territorio della cerebrale media con
marcato effetto massa, nei pz. giovani senza
patologie associate e con lesione nell’emisfero
non dominante.
Stroke. 2012;43:550-552
L’anestesia generale


La sedazione cosciente
L’anestesia generale
Pro:
Controllo delle vie respiratorie
Paziente immobile durante la procedura
Possibile effetto neuroprotettivo dei farmaci anestesiologici

Contro:
Minor stabilità emodinamica

La sedazione cosciente
Pro:
Minor ritardo della procedura di trombolisi
Maggior stabilità emodinamica
Valutazione dello status neurologico

Contro:
Minor controllo delle vie respiratorie
Minor confort per il pz. e l’operatore
Non vi sono evidenze cliniche che dimostrino che la scelta dei
farmaci per l’anestesia generale sia determinante per outcome
dei pazienti.

Studi clinici dimostrano invece che la sedazione cosciente
rispetto all’anestesia generale ha un miglior impatto sull’outcome
dei pazienti.
Ciò sembra essere dovuto ad una miglior stabilità emodinamica
durante la procedura di trombolisi e quindi alla migliore
perfusione della penombra ischemica.
Neurology. 2012 Sep 25;79(13 Suppl 1):S167-73   Stroke.2010 Jun;41(6):1175-9. Epub 2010 Apr 15



Studi su modelli animali evidenziano l’effetto neuroprotettivo della
Ketamina durante la trombolisi con riduzione dell’area ischemica.
Stroke. 2011;42:2947-2949
Martini A. Stroke acuto: complicanze. ASMaD 2012

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Martini A. Stroke acuto: complicanze. ASMaD 2012

  • 1. Dott. Alessandro Martini UOC anestesia perioperatoria OSE Dir. Dott. Massimo Galletti
  • 2. La fase acuta dell’ictus rappresenta una delle condizioni neurologiche, e più in generale mediche, che richiedono una gestione assistenziale mirata al pronto riconoscimento e cura di possibili complicanze. La maggioranza delle complicanze dell’ictus può essere affrontata con successo tramite interventi medici tempestivi e una assistenza continua.
  • 3. Arch Neurol 1995; 52: 670-675 Stroke 1999; 30: 2631-2636
  • 4. Evidenze sperimentali attribuiscono un ruolo di tipo neuroprotettivo alla pronta correzione dell’alterazione dei parametri fisiologici. Stroke 1997; 28: 866-872 Le funzioni vitali e lo stato neurologico dovrebbero essere valutati frequentemente durante le prime 24-48 ore dall’esordio di un ictus.
  • 5. Monitoraggio: Il monitoraggio in fase acuta dell’ictus dei parametri fisiologici e il loro mantenimento a livelli omeostatici, si è dimostrato in grado di ridurre il peggioramento neurologico precoce. Non è dimostrata inequivocabilmente l’utilità del monitoraggio strumentale continuo agli effetti di un migliore esito. Stroke 2004; 35: 1018-1019 Stroke 2004; 35:1021
  • 6. Monitoraggio:  Cardiologico  Ossigenazione ematica  Pressione Arteriosa  Temperatura Corporea  Nutrizione  Trombosi venosa profonda  Complicanze neurologiche: edema cerebrale
  • 7. Monitoraggio cardiologico  Stretta correlazione tra Ictus e patologie cardiache  Ima  Scompenso Cardiaco  Aritmie  Morte improvvisa
  • 8. Il monitoraggio ECG continuo è indicato nelle prime 48 ore dall’esordio di Ictus in pazienti con storia di:  Cardiopatie preesistenti  Storia di aritmie  Pressione arteriosa instabile  Insufficienza cardiaca  Alterazioni dell’ECG di base  Coinvolgimento dei territori profondi dell’arteria cerebrale media, in particolare la corteccia insulare
  • 9. Qualora non sia disponibile la strumentazione per il monitoraggio continuo sono indicati controlli ECG ripetuti nelle prime 24 ore Spread 11.3, Grado D
  • 10. Ossigenazione ematica L’ipossia promuove il metabolismo anaerobico e la deplezione delle riserve energetiche, ostacola il potenziale recupero della zona di penombra ischemica aggravando l’estensione dell’area infartuata peggiorando la prognosi
  • 11. Cause dell’ipossia  Ostruzione parziale delle vie aeree  Polmonite ab ingestis  Atelettasie ed ipoventilazione relativa nello scompenso cardiaco  Embolia polmonare  Infarti estesi emisferici o vertebrobasilari  Ampie raccolte emorragiche  Sostenuta attività epilettica da ictus emisferici
  • 12. Monitoraggio continuo o discontinuo con:  Pulsiossimetria e/o Emogasanalisi nelle prime 24 ore fino a normalizzazione del quadro respiratorio  Posizione della testa e del tronco di 30° rispetto al piano orizzontale  Somministrazione di ossigeno se SpO2 <92%
  • 13.  Non vi sono dati a favore dell’efficacia della somministrazione routinaria dell’ossigeno- terapia  Sconsigliata negli ictus di gravità lieve o moderata  Evitare l’iperossigenazione
  • 14. Necessità di intubazione orotracheale in caso di:  Insufficienza-fatica respiratoria  Deterioramento dello stato cognitivo (GCS<9)  Mancanza dei riflessi di protezione delle vie aeree  Episodi Apneici
  • 15. Indicazioni all’intubazione tracheale (Hacke W. et al 1995) pO2 <50-60 mm Hg pCO2 >50-60 mm Hg capacità vitale >500-800 mL segni di fatica respiratoria: tachipnea (<30) dispnea auto PEEP coinvolgimento dei muscoli respiratori accessori acidosi respiratoria significativa alterazione dello stato di coscienza rischio di inalazione impossibilità di mantenere la pervietà delle vie aeree
  • 16. Le manovre di laringoscopia e di intubazione tracheale possono determinare in via riflessa importanti alterazioni emodinamiche in grado di influenzare il flusso cerebrale e la pressione endocranica. Necessaria la somministrazione di farmaci oppioidi e miorilassanti.
  • 17. Oltre l’80% dei pazienti con Ictus presenta un ipertensione arteriosa legata a fattori diversi: Ictus stesso Ipossia cerebrale Ipertensione preesistente Dolore Riempimento vescicale Ipertensione endocranica Stress da ospedalizzazione
  • 18. Il trattamento dell’ipertensione non deve essere iniziato precocemente e la sua gestione ottimale non è stata ancora definita in maniera conclusiva, soprattutto in considerazione della necessità di garantire un flusso di perfusione cerebrale sufficiente alla sopravvivenza della penombra ischemica, non protetta dai meccanismi di autoregolazione. Lancet 1992; 339: 473-477 Neurology 1993; 43: 461-467
  • 19. Trattare l’ipertensione arteriosa se: Pressione sistolica >220 mmHq o pressione media >130 mmHq indicato l’uso endovenoso di farmaci a breve durata d’azione (β-bloccanti) Pressione diastolica >140 mmHq indicato l’uso di Nitroglicerina o Nitroprussato di sodio (monitorizzare rischio edema cerebrale)
  • 20. La terapia antipertensiva precoce è indicata in caso di ipertensione associata a: trasformazione emorragica dell’infarto infarto miocardico acuto scompenso cardiaco insufficienza renale secondaria allo stato ipertensivo encefalopatia ipertensiva dissezione dell’aorta toracica Nei pazienti che necessitino di trattamento trombolitico o con eparina per via endovenosa
  • 21. Ipotensione L’ipotensione è infrequente nell’ictus acuto. È generalmente legata ad un ipovolemia del paziente.
  • 22. In seguito alla perdita dei meccanismi di autoregolazione del flusso cerebrale la pressione arteriosa diventa determinante per la perfusione cerebrale La regolazione della fluidoterapia è di estrema importanza in considerazione dell’influenza sulla perfusione e sul metabolismo cerebrali esercitata dal tipo e dalla quantità dei liquidi somministrati.
  • 23. Stabilire la fluidoterapia sulla base di: peso corporeo Diuresi Ematocrito Elettroliti sierici Urea Creatinina Osmolalità plasmatica Osmolalità urinaria Elettroliti urinari Parametri emogasanalitici
  • 24. In caso di ipotensione marcata o refrattaria alla terapia fluidica è opportuno l’uso di farmaci vasopressori.
  • 25. È dimostrato che gli effetti negativi dei fluidi sull’edema cerebrale sono indotti dalle variazioni dell’osmolarità plasmatica. Crit Care Clin 1992; 8: 367-407
  • 26. Soluzioni per fluidoterapia: Cristalloidi isotonici: NaCl 0.9%, Ringer lattato, Elettrolitica reidr. Colloidi: Emagel, Voluven, Destrani, Albumina.
  • 27. No soluzioni cristalloidi ipotoniche edema cerebrale No soluzioni glucosate metabolismo anaerobico acido lattico pH
  • 28. Colloidi: Maggior osmolarità Miglior rimpiazzo volemico edema cerebrale Reazioni allergiche Interferenza con i processi coagulativi Costo maggiore
  • 29. Circa il 50% dei pazienti con ictus cerebrale sviluppa ipertermia nell’arco di due giorni dall’insorgenza dell’evento acuto. Brain Pathol 2000; 10: 145-152
  • 30. Cause: Infezioni intercorrenti Disidratazione Alterazione dei meccanismi di regolazione cerebrale della temperatura
  • 31. L’ipertermia in fase acuta è associata ad un prognosi peggiore per quanto riguarda morte ed esiti. Stroke 2000; 31: 410-414 L’ipertermia determina una reazione a cascata che modula il danno neuronale durante l’insulto ischemico.
  • 32. L’ipertermia determina: La mobilizzazione del calcio intraneuronale; L’attivazione dei recettori glutammatergici; Inibizione del reuptake del glutammato; La disfunzione della barriera emato-encefalica; La proliferazione delle cellule microgliali; La produzione di anioni superossido e di ossido nitrico; Il rilascio dei neurotrasmettitori; Il danno ischemico da depolarizzazione nell’area di penombra ischemica; La riduzione del recupero energetico e l’inibizione del rilascio di protein-chinasi;
  • 33. Studi sperimentali hanno dimostrato inoltre che la temperatura corporea è correlata significativamente con le dimensioni dell’area ischemica Acta Neurol Scand 1999; 100: 385-390 L’esordio di ipertermia entro le prime 24 ore sembrerebbe significativamente associato ad un peggiore esito clinico ed a un aumento di dimensioni dell’area ischemica
  • 34. Trattamento: Trattare immediatamente l’iperpiressia con terapia farmacologica (Paracetamolo) Mantenere la temperatura costante intorno ai 37° La febbre nell’Ictus è da attribuire ad infezioni intercorrenti nel 60%-85% (infezioni urinarie 10%-30%, polmoniti 10%-20%, batteriemie-sepsi ed ulcere da decubito 5%-30%) Iniziare immediatamente la terapia antibiotica i maniera empirica, da correggere sulla base dei risultati delle indagini microbiologiche e colturali La profilassi antibiotica è raccomandata solo nei pazienti immunocompromessi
  • 35. L’ipotermia è considerata il “Gold Standard” per la neuroprotezione, la sua efficacia è comprovata nella gestione degli insulti ischemici cerebrali come l’anossia da arresto cardiaco e l’asfissia neonatale Si è dimostrata inoltre efficace nel controllo dell’edema cerebrale e della pressione intracranica nei pazienti con trauma cranico Stroke. 2010;41[suppl 1]:S72-S74
  • 36. Attualmente è in corso di studio l’impiego di una moderata ipotermia (33-34 gradi) nei pazienti candidati alla trombolisi I dati clinici finora ottenuti non sono ancora sufficienti per comprovarne l’efficacia e raccomandarne il trattamento di routine Nervenarzt. 2012 Oct;83(10):1252-9 Int J Mol Sci. 2012;13(9):11753-72
  • 37. Il trattamento deve essere iniziato entro 30 min 1 ora dalla trombolisi, la temperatura target può essere raggiunta con mezzi fisici (di superficie, mediante cateteri femorali) o con l’infusione di soluzioni fredde e deve essere mantenuta per 24h per poi tornare alla normotermia nelle successive 6h. Essendo i pazienti svegli durante la procedura è necessario il controllo farmacologico dei riflessi neurovegetativi simpatici come il brivido e l’ipertensione. Stroke. 2010;41[suppl 1]:S72-S74. La broncopolmonite rappresenta finora una delle complicanze maggiori dell’ipotermia. Stroke. 2010;41:2265-2270.
  • 38. La malnutrizione proteico-energetica nel paziente affetto da ictus acuto è un evento frequente Una nutrizione adeguata è importante per evitare la comparsa di complicanze, per ridurre i tempi di ospedalizzazione
  • 39. La valutazione dello stato di nutrizione e l’intervento nutrizionale sono indicati come componente essenziale dei protocolli diagnostici-terapeutici dell’ictus sia in fase acuta che durante il periodo di riabilitazione.
  • 40. È indicato che figure professionali esperte (medico nutrizionista, dietista) facciano parte del gruppo multidisciplinare che gestisce il lavoro della stroke unit
  • 41. La TVP costituisce una malattia seria e potenzialmente fatale. In assenza di un tempestivo trattamento anticoagulante e adeguato per intensità e durata, l’embolia polmonare (EP) può verificarsi anche nel 50% dei casi nell’arco di 3 mesi Le complicanze emboliche sono sostenute nella grande maggioranza dei casi da TVP prossimali degli arti inferiori e solo raramente da quelle distali
  • 42. La sintomatologia della TVP è incostante e, quando presente, è quanto mai aspecifica e variabile. Per una conferma della presenza di TVP, o per una sua esclusione, non ci si può basare solo su una diagnosi clinica, ma occorre ottenere il riscontro obiettivo di un esame strumentale (ecotomografia).
  • 43. L’edema cerebrale e l’ipertensione endocranica
  • 44. L’edema cerebrale e l’ipertensione endocranica sono per lo più complicanze in corso di occlusione dell’arteria cerebrale media e della formazione di ampi infarti multilobari. Rappresenta circa il 10% dei Stroke acuti. Arch Neurol. 1996;53:309 –315 L’aumento della pressione intracranica può essere anche secondario alla comparsa di idrocefalo acuto ostruttivo.
  • 45. Il trattamento dell’edema cerebrale in corso di ictus acuto è raccomandato in caso di rapido deterioramento dello stato di coscienza e/o segni clinici di erniazione cerebrale e/o evidenze neuroradiologiche di edema con dislocazione delle strutture della linea mediana od obliterazione delle cisterne perimesencefaliche.
  • 46. Obiettivi del trattamento: 1. ridurre la pressione intracranica 2. mantenere una adeguata perfusione cerebrale per evitare l’aggravamento del danno ischemico 3. prevenire l’erniazione cerebrale
  • 47. Terapie: Posizione del capo di circa 30° Iperventilazione nei pazienti con deterioramento clinico (attenzione alla vasocostrizione riflessa) Mannitolo 0,25-0,5 gr/kg ogni 6 ore Corticosteroidi (non efficaci-immunodepressione) Furosemide (nei pazienti con rapido deterioramento clinico) Evitare farmaci antiipertensivi
  • 48. Chirurgia decompressiva è indicata nell’infarto esteso nel territorio della cerebrale media con marcato effetto massa, nei pz. giovani senza patologie associate e con lesione nell’emisfero non dominante. Stroke. 2012;43:550-552
  • 50. L’anestesia generale Pro: Controllo delle vie respiratorie Paziente immobile durante la procedura Possibile effetto neuroprotettivo dei farmaci anestesiologici Contro: Minor stabilità emodinamica La sedazione cosciente Pro: Minor ritardo della procedura di trombolisi Maggior stabilità emodinamica Valutazione dello status neurologico Contro: Minor controllo delle vie respiratorie Minor confort per il pz. e l’operatore
  • 51. Non vi sono evidenze cliniche che dimostrino che la scelta dei farmaci per l’anestesia generale sia determinante per outcome dei pazienti. Studi clinici dimostrano invece che la sedazione cosciente rispetto all’anestesia generale ha un miglior impatto sull’outcome dei pazienti. Ciò sembra essere dovuto ad una miglior stabilità emodinamica durante la procedura di trombolisi e quindi alla migliore perfusione della penombra ischemica. Neurology. 2012 Sep 25;79(13 Suppl 1):S167-73 Stroke.2010 Jun;41(6):1175-9. Epub 2010 Apr 15 Studi su modelli animali evidenziano l’effetto neuroprotettivo della Ketamina durante la trombolisi con riduzione dell’area ischemica. Stroke. 2011;42:2947-2949