2. La capacità di Attenzione
L’ATTENZIONE è un processo che permette di concentrare o
d’indirizzare l’attività psichica su un determinato oggetto
• I ragazzini con DSA possono presentare difficoltà di attenzione e
concentrazione che possono essere dovute al fatto che il compito che
devono affrontare è troppo difficile per loro, o richiede troppe energie
e per questo si distraggono.
• Esiste un Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) che consiste in
un disordine dello sviluppo neuropsichico del bambino e
dell’adolescente, caratterizzato da incapacità a mantenere attenzione
prolungata, da impulsività e iperattività.
• Questo quadro può anche presentarsi in comorbilità con un DSA.
Cioè un bambino può avere diagnosi di DSA e ADHD.
3. Le difficoltà di Attenzione
Difficoltà di
attenzione
sostenuta
Iperattività Impulsività
Consiste nella
difficoltà a lavorare su
uno stesso compito
per un periodo
prolungato di tempo.
Inoltre si presentano
frequentemente
problemi nel prestare
attenzione ai dettagli
dei compiti da seguire
Caratterizzata da una
continua agitazione,
difficoltà a rimanere
fermi e seduti al proprio
posto ed eccessiva
attività verbale e
motoria
Si manifesta nella
tendenza ad agire prima
di avere riflettuto
adeguatamente, nello
«sparare» le risposte
prima che si sia
completata la domanda,
nel non riuscire ad
aspettare il proprio turno
nel gioco o in altre
attività di gruppo
Indipendentemente dal livello di gravità delle difficoltà attentive del bambino, noi
possiamo trovarci davanti ragazzini con queste problematiche
4. Capacità di attenzione e difficoltà
di apprendimento
Il tutor non può risolvere tali difficoltà, ma può aiutare i
ragazzini a «conviverci» svolgendo i compiti nella maniera
più serena e funzionale possibile!
Importante notare i segnali di perdita di attenzione,
iperattività o impulsività
Il compito che stiamo
facendo è troppo difficile e ci
stanno dando un SEGNALE
del loro bisogno di aiuto
Sono stanchi e hanno bisogno
di un INCORAGGIAMENTO o
incentivo.
5. Capacità di attenzione e difficoltà
di apprendimento
Cosa può fare il TUTOR:
Riconoscergli la sua difficoltà “Mi sembra che in
questo momento tu abbia perso la tua attenzione,
dove se n’è andata? Riusciamo a ripescarla?”
“Hai proprio bisogno di alzarti…hai le gambe che
friggono?”
Spesso i ragazzini non sono consapevoli di queste
difficoltà e l’obiettivo è aiutarli a rendersene conto e a
RESISTERE SEMPRE UN PO’ DI PIÚ, oppure
fermarsi a riflettere prima di rispondere
6. Cosa può fare il TUTOR: esempi..
Cronometrare quanto tempo
riesce a stare attento sul
compito
Concordare, insieme al
ragazzino, un tot di tempo
(leggermente maggiore)
in cui impegnarsi e poi
fare una pausa!
Se necessario fare numerose
pause
Può essere utile il contatto
fisico (tenergli le mani se
le muove sempre ecc..).
Solo fatto delicatamente e
se apprezzato!!
Difficoltà di
attenzione
sostenuta
Iperattività Impulsività
Cronometrare il tempo in cui riesce a stare
fermo e seduto
Concordare un tempo leggermente
maggiore in cui cercare di stare
fermo e poi fare una pausa in cui ci
si può alzare e fare dei salti, una
corsetta ecc..
Se necessario fare numerose pause
Provare ad usare una pallina antistress
che il ragazzino può tenere in mano
e schiacciare quando vuole.
(ATTENZIONE A CHE NON
DIVENTI UN ULTERIORE
DISTRATTORE)
Può essere utile il contatto fisico
Fungere da “memoria esterna”:
ricordargli sempre di
PENSARE prima di
rispondere o di
ANDARE PIANO, o
ancora di cercare di
FRENARE ciò che gli
viene da dire e
ricontrollarlo prima di
dirlo.
7. Cosa può fare il TUTOR:
esempi..
Con ragazzini che hanno difficoltà di attenzione è SEMPRE utile cercare una stanza tranquilla in cui
fare i compiti e, possibilmente, mantenere sempre la stessa.
È utile liberare il tavolo da tutti gli oggetti che non servono, compresi gli astucci con le penne!
Tenere solo il libro/quaderno su cui si sta facendo i compiti e una o al massimo due penne (no
bianchetti, matite, gomme….)
È utile coinvolgere il ragazzino in questa modalità di lavoro:
Siccome io e te sappiamo che tu fai fatica a stare fermo/attento mentre facciamo i compiti, allora
togliamo tutto dal tavolo, sennò ci sono cose troppo belle che ci possono distrarre….Guarda,
lasciamo solo questo che ci serve e la penna blu..
8. Cosa può fare il TUTOR
È importante non arrabbiarsi con questi ragazzini (non lo fanno
apposta, né per farci un dispetto!!!) e mantenere un clima
rilassato, chi è tranquillo trasmette tranquillità (NEURONI
SPECCHIO).
Può essere utile premiare i ragazzini quando raggiungono un
obiettivo che ci eravamo prefissati
9. Cosa può fare il TUTOR:
esempi..
Si concorda con loro e con la famiglia che insieme faremo un
gioco: IL GIOCO DEI GETTONI.
Si concorda, insieme al ragazzo un obiettivo (stare seduto per
mezz’ora di fila; non perdere mai l’attenzione per 40 minuti
consecutivi; trattenersi dal rispondere impulsivamente);
Si concorda insieme al ragazzo e ai genitori un premio
(pacchetto di figurine, una cena al ristorante con mamma e papà,
ecc..)
Si preparano 20 gettoni, che terrà il tutor, ogni volta che il
ragazzino riesce a raggiungere il suo obiettivo si da come premio
un gettone che si appiccicherà sul cartellone
10. Il gioco non prevede che vengano tolti i gettoni una volta messi.
Non prevede punizioni.
Si basa sul rinforzo positivo.
Deve essere CONCORDATO anticipatamente con il ragazzino e
la famiglia.
I genitori, così come i ragazzini, devono rispettare i patti!!
11. La Motivazione
Definizione
Gli aspetti emotivo-motivazionali sono importanti componenti in
grado di stimolare e sostenere gli sforzi necessari per affrontare i
compiti scolastici.
Motivazioni
Intrinseche Estrinseche
Si riferiscono ad aspetti
interni all’individuo: curiosità,
desiderio di conoscere,
sentirsi competenti e
accettati,
autodeterminazione.
Riguardano motivazioni
esterne a sé e allo
svolgimento delle attività:
ottenere buoni voti, essere
lodati, raggiungere una
posizione sociale.
12. Motivazioni all’apprendere
Tenere in considerazione qual è la motivazione
all’apprendere di un bambino o ragazzino ed
eventualmente fare qualcosa per incrementarla è
fondamentale.
Ognuno di noi ha convinzioni su di sé, che riguardano la
propria intelligenza, le proprie capacità, gli obiettivi
che ognuno si può dare, quali sono le cause dei suoi
successi o dei suoi insuccessi..
Avere delle convinzioni errate su di sé
può provocare emozioni come ansia e
paura… che inibiscono un po’ anche la
voglia di imparare…
13. Teorie implicite sull’intelligenza
Io non sono tanto intelligente…
Non credo di capire niente degli argomenti
nuovi..
Questa cosa non la imparerò mai..
Non sarò mai intelligente come..
Le teorie implicite sulla propria intelligenza riguardano
se e quanto il ragazzo ritiene che le proprie abilità
possano migliorare. Una buona teoria è pensare che le
proprie abilità possano essere modificate per effetto
dell’apprendimento e dell’esperienza.
14. Teorie implicite sull’intelligenza
La fiducia nelle proprie capacità è un buon
predittore del rendimento scolastico.
Cosa può fare il TUTOR:
• Evidenziare tutti i punti di forza del ragazzino e
riconoscerglieli
• Avere fiducia nelle sue capacità reali, offrendogli
sempre tutti gli aiuti di cui riteniamo abbia bisogno
15. Gli obiettivi di apprendimento
Obiettivi di
padronanza
Obiettivi di
prestazione
Preferisco fare compiti un
po’ più difficili in cui imparo
cose nuove piuttosto che
compiti facili in cui sono
sicuro di ruscire..
E’ più importante imparare
cose nuove che prendere
bei voti..
I voti belli sono più
importanti delle cose che
imparo..
Mi piacciono i compiti facili,
così riesco bene e tutti mi
dicono che sono bravo..
Tali obiettivi non hanno connotazione positiva o negativa, tuttavia il
TUTOR può aiutare il ragazzino a non dare troppa importanza ai voti
assoluti, ma a dare invece importanza ai miglioramenti personali.
16. Le attribuzioni
Le attribuzioni sono le cause alle quali noi attribuiamo i
nostri successi o i nostri insuccessi
Attribuzioni
interne
Attribuzioni
esterne
Credenza che successi e
insuccessi dipendano dal
nostro impegno
personale o dalla nostra
abilità.
Credenza che successi e
insuccessi dipendano da aiuti
esterni, da quanto è cattiva la
maestra, da quanto era difficile il
compito o dalla fortuna.
L’attribuzione più funzionale all’apprendimento è quella riferita all’impegno
personale, mentre la più disfunzionale è quella riferita al caso.
Il TUTOR può aiutare il ragazzino a notare come se si impegna di più e in
modo persistente migliora le proprie prestazioni e ci si può godere il meritato
successo e di conseguenza l’orgoglio e la soddisfazione che esso provoca.
17. Metacognizione
Con il termine metacognizione si indicano le
conoscenze che l’individuo sviluppa rispetto ai
propri processi cognitivi e al loro
funzionamento.
18. Metacognizione
Avere una conoscenza realistica delle proprie capacità..
Sapere in quali compiti faccio più fatica..
Saper prevedere la difficoltà di un compito e il tempo che potrò impiegare per svolgerlo..
Saper monitorare la propria attenzione..
Saper autovalutare le proprie performance..
Saper comprendere lo scopo per il quale devo: leggere, studiare, fare i problemi..
Tutto questo è metacognizione
Ed è importante perché ci permette:
• Di valutare quante energie mi servono per svolgere quel compito e quindi valutare
quando è meglio svolgerlo;
• Di valutare se riesco a farlo da solo o se ho bisogno di aiuto, e quindi di chiederlo;
• Di difendersi dalle distrazioni esterne o da quelle prodotte dai propri pensieri;
• Di monitorare la modalità migliore con la quale devo leggere, studiare, approcciarmi
al compito…
19. Metacognizione e difficoltà di
apprendimento
Primo step è aiutare il ragazzino a divenire consapevole delle proprie
difficoltà.
Questo è più difficile se anche la famiglia le rifiuta.
Se noi non siamo consapevoli dei nostri punti di debolezza non viene
più percepita la necessità di aiuto. Quindi l’aiuto del tutor è inefficace.
Se il ragazzino è consapevole OK!
Se il ragazzino non è consapevole Una possibilità è utilizzare la
prima mezz’ora per guardare come fa i compiti da solo. Metterlo davanti alla
fatica fatta o all’inadeguatezza del risultato.
SEMPRE CON ATTEGGIAMENTO ACCOGLIENTE E DI COOPERAZIONE
20. Monitoraggio e controllo della
mente
Prima di affrontare un compito:
VALUTA QUANTO, SECONDO TE, È DIFFICILE IL COMPITO
1=facilissimo
5=difficilissimo
Dopo aver svolto il compito è sempre utile una riflessione:
LA DIFFICOLTÁ CHE AVEVI PREVISTO È CONFERMATA?
SI
Bravo! Hai saputo valutare bene la
difficoltà del compito. Quindi se la
prossima volta valuterai un compito
come difficile:
- Sai che dovrai concentrarti tanto
di più del solito per svolgerlo
- Che probabilmente avrai bisogno
di aiuto
- Che è preferibile farlo quando sei
meno stanco (all’inizio del
pomeriggio)
NO
Dobbiamo cercare di migliorare la tua capacità di
valutare la difficoltà di un compito:
- Hai sovrastimato la difficoltà: è più facile di
quanto credi, vedi, sei in gamba, riesci a fare
molto di più di ciò che tu pensi! Hai tante
capacità, basta sapere di averle cosicchè
possiamo tirarle fuori!
- Hai sottostimato la difficoltà: stai attento a
volte un compito ci sembra facile ma non lo è.
Se non impariamo a riconoscere bene la
difficoltà magari pensiamo di svolgerlo in poco
tempo e poi ci ritroviamo a dover annullare
tutti i nostri impegni del pomeriggio per
svolgerlo! E con una fatica tremenda!
21. Monitoraggio e controllo della mente
Dopo aver svolto il compito è sempre utile una riflessione:
SECONDO TE, TI È STATO UTILE UTILIZZARE QUESTO
STRUMENTO?
SI
«Bene, allora questo strumento è prezioso! Teniamolo in un posto
comodo così lo possiamo tirare fuori tutte le volte che vogliamo!»
«Allora puoi farlo vedere alla maestra/prof così magari le dai una buona
idea e lo utilizza anche con tutti gli altri tuoi compagni!»
NO
È importante che ANCHE I TUTOR ASCOLTINO I RAGAZZINI! Magari
abbiamo fatto tanta fatica per ideare uno strumento che ci sembrava
utile e poi ci rendiamo conto che gli stiamo complicando la vita
RICHIEDIAMO FLESSIBILITA’ MA IMPARIAMO ANCHE NOI A
ESSERE FLESSIBILI E A RISPETTARE I BAMBINI CHE AIUTIAMO
22. Monitoraggio e controllo della
mente
Dopo aver svolto il compito è sempre utile una riflessione:
METTITI NEI PANNI DELLA MAESTRA/PROF, CHE VOTO DARESTI
AL RISULTATO DI QUESTO COMPITO?
1= è venuto malissimo
5= l’ho fatto al TOP! È venuto benissimo
Date anche voi un «voto» da 1 a 5 alla performance e poi li confrontate.
QUANTO TI SEI IMPEGNATO OGGI DA 1 A 10?
QUANTO SEI RIUSCITO A STARE ATTENTO OGGI?
SECONDO TE È ANDATO BENE IL NOSTRO INCONTRO DI OGGI?
23. Metacognizione e abilità di studio
Per lavorare sull’abilità di studio con i ragazzini è fondamentale usare
un approccio metacognitivo.
Questo significa stimolare sempre la loro riflessione prima e dopo lo
studio, come è stato detto prima.
Ad esempio può essere utile usare il REGISTRATORE per avere un
feedback su quanto siamo stati chiari ed esaustivi nell’esposizione
1) Dopo aver studiato il testo prova a esporlo registrando la tua
esposizione
2) Prima di riascoltarti prova a dare un voto alla tua chiarezza
3) Ora riascoltati
4) Confermi il voto che hai dato? Sei stato chiaro??
5) Confrontare il suo voto con quello che avevate pensato voi.
24. Metacognizione e stima dei
tempi
Stimare i tempi necessari per lo svolgimento di un compito è una
capacità metacognitiva.
Saper effettuare una stima corretta ci permette di:
• Non sforare nei tempi durante le verifiche;
• Potersi fare una pianificazione realistica del pomeriggio;
• Non rischiare di arrivare il Giovedì sera alle 22.00 e dover ancora
finire i compiti per il Venerdì..
Per aiutare i ragazzini a fare una stima corretta dei tempi il TUTOR
può:
Prima di svolgere un compito
Secondo te, guardando questo compito (analisi logica, comprensione
del testo, calcoli…) più o meno quanto ci impieghi a svolgerlo?
È utile dare anche un vostro parere rispetto al tempo necessario e
confrontarli
Secondo me invece ci impieghiamo 40 minuti..
Dai proviamo a farlo e vediamo (chi vince..)
Alla fine valutare la correttezza della stima dei tempi.
25. Metacognizione e
organizzazione della settimana
Non saper stimare correttamente i tempi e non saper pianificare il
pomeriggio di studio e anche la settimana, può essere davvero un
problema.
La tabella della settimana può essere utile..
..per non andare a scuola con i compiti da fare
.. per avere PIÚ TEMPO LIBERO!
La tabella della settimana va fatta con l’aiuto del tutor all’inizio di ogni
settimana e va aggiornata ogniqualvolta sia necessario.
Va messa in un posto della casa visibile sia dal bambino che dalla
famiglia.
Modalità di compilazione: in ogni giorno ci sarà scritto cosa devo fare
quel giorno lì e l’ora in cui dovrò iniziare.
Dev’essere realistica! Cioè deve tener conto di quando finisco
pranzo/merenda, quando finiscono i cartoni che guardo sempre, quando
ho delle attività extrascolastiche, quando abbiamo impegni di famiglia,
quando viene il tutor….
Il tutor e i genitori devono controllare che sia stata rispettata.
26. Metacognizione e
organizzazione della settimana
ORA LUNEDÍ MARTEDÍ MERCOLEDÍ GIOVEDÍ VENERDÍ SABATO DOMENICA
9.00
10.00
11.00
12.00
13.00
14.00
15.00
16.00
17.00
18.00
19.00
20.00
21.00
27. Metacognizione e
organizzazione della settimana:
esempio…
ORA LUNEDÍ MARTEDÍ MERCOLEDÍ GIOVEDÍ VENERDÍ SABATO DOMENICA
9.00 SCUOLA SCUOLA SCUOLA SCUOLA GITA!! NUOTO StudScie
10.00 NUOTO StudScie
11.00 NUOTO StudScie
12.00 CARNEV
13.00 CARNEV
14.00 MateEspr CARNEV
15.00 Ita: an.log. MateEspr CARNEV
16.00 Franc CARNEV
17.00 Stud.Scie 17.30 Sto StudScie Gioco StudScie CARNEV
18.00 Stud.Scie Sto Musica Gioco StudScie CARNEV
19.00 Geog Musica Gioco
20.00 CENA CENA CENA CENA CENA CENA CENA
21.00
28. Quindi qual è il ruolo del Tutor?
Aiutare il ragazzino
a sviluppare nuove competenze
che sono nella sua
«zona di sviluppo prossimale»
29. Zona di sviluppo prossimale
La zona di sviluppo prossimale viene definita come la distanza tra
“il livello attuale di sviluppo, così come è determinato dal problem-
solving autonomo”, e il livello più alto di “sviluppo potenziale, così
come è determinato attraverso il problem-solving sotto la guida di
un adulto o in collaborazione con i propri pari più capaci”.
30. Zona di sviluppo prossimale
Questo processo, dunque, prevede che una persona più
competente cooperi con il bambino al fine di aiutarlo a
muoversi dal punto in cui si trova al punto dove può
arrivare facendosi aiutare.
L’adulto, più abile, parte dalla competenza che il bambino
già possiede e gli presenta delle attività che richiedono un
livello di capacità lievemente superiori.
Questa persona, fungendo da modello, guida e indirizza il
bambino, attraverso la partecipazione collaborativa,
l’incoraggiamento, la discussione, il confronto.
Come raggiungere questo obiettivo ?
31. Conoscere l’alunno
Quanti anni ha?
Che classe frequenta?
Conoscere la sua storia scolastica (bocciature, cambi di
scuola)
Che tipo di disturbo di apprendimento ha ?
Ha eseguito una valutazione clinica?
Ha altre difficoltà? Es. attenzione..disprassia..
È seguito in trattamento ?
Ha già seguito percorsi di tutoraggio?
È motivato a seguire questo percorso?
Usa già gli strumenti compensativi e dispensativi? Li ha
accettati?
32. Consultare i clinici per:
Avere maggiori informazioni sul profilo
di apprendimento del bambino
Decidere obiettivi condivisi
Avere consigli sulle modalità di studio
più adeguate per quello specifico
bambino
Reciproco confronto
Lavorare in rete
33. Consultare gli insegnanti di
classe per :
Avere informazioni sulle difficoltà che il bambino
riscontra a scuola (oltre che nell’apprendimento,
nella gestione dei materiali, nelle verifiche,
nell’accettazione degli strumenti compensativi e
dispensativi ecc.)
Poter essere a conoscenza del PDP e concordare
con gli insegnanti le modalità di utilizzo dei vari
strumenti.
Reciproco confronto e scambio di informazioni.
34. Alleanza con i genitori
Concordare con il genitore gli obiettivi del
percorso, guidandoli nel capire quali sono
gli aspetti prioritari.
Aiutare i genitori ad accettare gli strumenti
dispensativi e compensativi.
Assicurarsi che le modalità di studio messe
in atto nell’incontro di tutoraggio vengano
sostenute dalla famiglia nel resto della
settimana.
35. L’IMPORTANZA DI ACCETTARE GLI
STRUMENTI DISPENSATIVI E
COMPENSATIVI:
Senza questi strumenti i bambini DSA sono
penalizzati rispetto ai compagni, mentre,
usandoli, possono affrontare le richieste
scolastiche alla pari degli altri.
L’uso degli strumenti permette ai bambini
DSA di sperimentare il successo e perciò di
consolidare le acquisizione e aumentare
l’autostima.
36. Il tutor dell’apprendimento deve farsi promotore di
tali strumenti ed aiutare l’alunno a trovare la modalità
di apprendimento più funzionale.
Far familiarizzare il bambino con gli strumenti
computerizzati e la calcolatrice.
Deve aiutare il bambino nella costruzione dei
propri formulari e verificare che siano efficaci per
quello specifico bambino.
Può essere necessario sperimentare diversi tipi di
formulari prima di trovare quelli più adatti.
Il tutor deve far sperimentare l’utilità del quadernino
delle regole a casa in modo tale che il bambino si
senta più incentivato a portarlo a scuola.
37. GLI STRUMENTI
COMPENSATIVI DA USARE A
CASA
Il tutor deve leggere sempre almeno la prima volta
i testi da comprendere o studiare, finché il
bambino non sarà in grado di usare la sintesi
vocale (se il bambino è dislessico)
Se utile usare la calcolatrice e i formulari
Usare le tabelle delle regole e insegnare ai
bambini a usarle anche a scuola
Usare metodi di studio a bassa richiesta di lettura
Utilizzare programmi di videoscrittura
Quando si propongono nuovi apprendimenti
graduare molto le richieste di autonomia
Esplicitare sempre le procedure, magari
fornendole scritte
38. IL TEMPO È D’ORO !
La realizzazione grafica delle mappe e dei
formulari deve essere VELOCE
◦ No disegni troppo accurati
◦ No perdere troppo tempo a trovare immagini da
internet
◦ No ritagli di giornali
La mappa o il formulario deve essere facile da
usare NON DEVE COMPLICARE LA VITA AL
RAGAZZINO
Ci devono essere poche cose scritte
No riassunti discorsivi
Non deve essere troppo grande se no porta via
troppo spazio dal tavolo (no cartelloni)
39. IL TUTOR DEVE RISPETTARE I
DISPENSATIVI !
NON DEVE FAR STUDIARE FORMULE,
DATE, TABELLINE, PARADIGMI.
NON DEVE TENTARE DI POTENZIARE
LE ABILITÀ STRUMENTALI CON
ESERCIZI GENERICI (DETTATI,
LETTURE, OPERAZIONI) CHE NON
PRODUCONO RISULTATI SIGNIFICATIVI,
MENTRE AUMENTANO MOLTO IL
CARICO DI LAVORO.
40. Cosa non è utile fare
Non proporre compiti aggiuntivi
Non far copiare e/o rifare i compiti sbagliati
Se si concordano delle riduzioni
quantitative di compiti rispetto alla classe,
attenersi a quanto concordato senza
preoccuparsi del confronto con i compagni
41. PORRE ATTENZIONE AL «PROCESSO»
PIUTTOSTO CHE AL «RISULTATO»
◦ Spiegare la procedura di svolgimento di ogni
compito con chiarezza e semplicità.
◦ Stimolare l’autonomia nella scelta e nell’uso
della strategia più efficace.
◦ Valorizzare e gratificare l’utilizzo della procedura
corretta indipendentemente dalla correttezza del
risultato.
◦ Privilegiare gli aspetti cognitivi piuttosto che
quelli strumentali.
42. IL TUTOR DEVE AVER CHIARO QUAL È
L’OBIETTIVO DEL COMPITO PER
POTER DARE LA GIUSTA TIPOLOGIA E
QUANTITÀ DI AIUTO !
43. DARE LA GIUSTA QUANTITÀ
DI AIUTO
◦ Non sostituirsi mai al bambino
◦ Non ̋spiegare la lezione ̏
◦ Incoraggiare il bambino a cercare la
soluzione nella propria mente, nelle
proprie conoscenze pregresse,
aiutandolo a fare collegamenti e
inferenze
◦ Dare poco aiuto per volta
◦ Insegnare al bambino ad autovalutarsi
con obiettività e a chiedere l’aiuto
«giusto»
44. Arte della Maieutica
Strategia utile a sviluppare nuove
competenze e a implementare quelle già
acquisite.
Attraverso domande mirate, il tutor stimola
l’alunno alla riflessione e lo guida nel suo
processo di apprendimento.
L’alunno deve sempre avere un ruolo
ATTIVO all’interno del processo di
apprendimento.
45. Attenzione: l’obiettivo non è
creare dipendenza ma rendere
sempre più autonomi i ragazzini
Dott.ssa Marzia Gaglione
46. SOSTENERE L’AUTOSTIMA
Correggere ed eventualmente «sanzionare» il singolo
comportamento, non il bambino nella sua interezza.
Gratificare ogni piccolo successo, ogni miglioramento
rispetto alla prestazione precedente.
Rinforzare immediatamente il processo che ha
portato a un buon risultato.
Mostrare fiducia nelle capacità del bambino e aiutarlo
a riconoscerle.
47. Esercitazione per casa
Compilate il questionario proposto.
La richiesta è quella di individuare le
strategie che secondo voi sono UTILI per
studiare.
ATTENZIONE! Non le strategie che usate
o avete usato voi, ma quelle che secondo
voi sono più utili.