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Il 23 dicembre 2020, Nicolò Volpato ed io abbiamo condiviso alcune riflessioni sul futuro del design.
Nella prima parte Nicolò ha raccontato esempi di impatto negativo che il design ha reso possibile, concretizzando business o revenue model disfunzionali. Ha poi parlato di responsabilità e intenzionalità delle scelte di design: è tempo che i designer rivestano un ruolo più attivo e coraggioso, facendo domande scomode e provando a stressare i modelli disfunzionali smascherandoli.
Nella seconda parte, ho ripercorso - da un punto di vista personale - alcuni eventi occorsi negli ultimi 30 anni, da quando è nato il World Wide Web. Sono 3 decadi, una di introduzione, l’altra di adozione e la terza di esplosione in cui progressivamente siamo passati da un uso individuale delle tecnologie a un uso mainstream, con l’emersione di comportamenti e fenomeni di massa, un impatto sulle nostre strutture sociali e una polarizzazione delle conversazioni e delle posizioni. Ho invitato a chiederci se gli strumenti che stiamo usando oggi siano ancora adeguati, se il modo in cui interpretiamo il nostro ruolo non sia diventato troppo snob: invece di criticare il modo in cui le persone comprendono e usano il digitale, non dovrebbe essere nostro compito analizzarlo e accoglierlo, per servire i bisogni di qualsiasi persona o contrastare i comportamenti inammissibili o criminali?
Il momento della progettazione è l’unico in cui è possibile far emergere obiettivi, conseguenze e dark pattern, è l’unico in cui si può discutere su chi si vuole includere ed escludere e a chi vogliamo rivolgere la nostra attenzione.
Io spero che tutto il nostro impegno per i prossimi anni sia rivolto a ridurre i divari, a eliminare le barriere di accesso e a rendere il web un luogo sicuro, rispettoso e non violento.
Il 23 dicembre 2020, Nicolò Volpato ed io abbiamo condiviso alcune riflessioni sul futuro del design.
Nella prima parte Nicolò ha raccontato esempi di impatto negativo che il design ha reso possibile, concretizzando business o revenue model disfunzionali. Ha poi parlato di responsabilità e intenzionalità delle scelte di design: è tempo che i designer rivestano un ruolo più attivo e coraggioso, facendo domande scomode e provando a stressare i modelli disfunzionali smascherandoli.
Nella seconda parte, ho ripercorso - da un punto di vista personale - alcuni eventi occorsi negli ultimi 30 anni, da quando è nato il World Wide Web. Sono 3 decadi, una di introduzione, l’altra di adozione e la terza di esplosione in cui progressivamente siamo passati da un uso individuale delle tecnologie a un uso mainstream, con l’emersione di comportamenti e fenomeni di massa, un impatto sulle nostre strutture sociali e una polarizzazione delle conversazioni e delle posizioni. Ho invitato a chiederci se gli strumenti che stiamo usando oggi siano ancora adeguati, se il modo in cui interpretiamo il nostro ruolo non sia diventato troppo snob: invece di criticare il modo in cui le persone comprendono e usano il digitale, non dovrebbe essere nostro compito analizzarlo e accoglierlo, per servire i bisogni di qualsiasi persona o contrastare i comportamenti inammissibili o criminali?
Il momento della progettazione è l’unico in cui è possibile far emergere obiettivi, conseguenze e dark pattern, è l’unico in cui si può discutere su chi si vuole includere ed escludere e a chi vogliamo rivolgere la nostra attenzione.
Io spero che tutto il nostro impegno per i prossimi anni sia rivolto a ridurre i divari, a eliminare le barriere di accesso e a rendere il web un luogo sicuro, rispettoso e non violento.
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