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La didattica per problemi.
5.1. Premessa
Il metodo della didattica per problemi è stato teorizzato da J. Dewey.
Il metodo consente agli allievi di apprendere a risolvere, con gradualità, problemi sempre più
complessi che fanno sì che lo studente acquisisca abilità cognitive di livello elevato.
Il metodo può essere applicato in ogni ordine e grado di scuola, avendo ben presente lo sviluppo delle
abilità cognitive dell’allievo di una particolare età.
5.2. Definizione di problema.
Un problema può essere una domanda che richiede una risposta precisa ed esauriente, oppure, un
quesito che richiede l’individuazione o la costruzione di regole e di procedure che soddisfino
condizioni predefinite e consentano di risolvere il quesito stesso.
5.2.1 Esempi di problemi.
Una domanda e la risposta, un quesito e la soluzione, una procedura o un algoritmo da organizzare, un
dialogo, una comunicazione da elaborare.…-
La didattica per problemi ha una valenza educativa, formativa e consente di far acquisire ad ogni
allievo gli obiettivi didattici fissati, a livello disciplinare o pluridisciplinare.
La didattica per problemi deve avere determinate caratteristiche:
L’attività d’apprendimento deve consentire a ciascun allievo di:
°ricercare dati ed informazioni;
°fare stime e calcoli ...;
°formulare ipotesi risolutive;
°proporre soluzioni;
°prendere decisioni.
La didattica per problemi deve essere intenzionale e funzionale rispetto agli obiettivi educativi
e didattici da conseguire, in termini di conoscenze, competenze e capacità.
Durante la soluzione di un problema l’allievo deve essere messo, dal docente, in condizione di
scoprire (ri-scoprire) ed acquisire, autonomamente, conoscenze nuove.
La didattica per problemi deve rispettare alcune regole fondamentali di relazione:
i problemi non debbono essere imposti, in modo direttivo, ma debbono essere discussi e condivisi dal
gruppo classe e/o nei piccoli gruppi;
i docenti assumono la funzione di guida metodologica, di assistenza e di consulenza per ciascun
allievo o per il gruppo di alunni impegnato nella soluzione del problema.
il docente svolge le funzioni di tutor.
La didattica per problemi consente il conseguimento dei seguenti obiettivi per ciascun allievo:
a) apprendere ad organizzare in modo significativo le proprie conoscenze
(Ausubel);
b) apprendere a valutare l’utilità delle conoscenze acquisite, rispetto agli obiettivi prefissati in
termini di conoscenze, competenze e capacità;
c) sviluppare l’attitudine ad affrontare problemi nuovi ed imprevisti e a trasferire le conoscenze
acquisite in contesti diversi (transfert);
d) decidere in condizioni d’incertezza oltre che di certezza;
e) sviluppare la capacità di dominare situazioni anche complesse;
f) apprendere ad utilizzare appropriati metodi di comunicazione oltre che di documentazione;
g) apprendere ad apprendere.
Il metodo consente, inoltre, di sviluppare alcuni aspetti fondamentali della personalità quali:
1) la responsabilità,
2) l’autonomia,
3) la fiducia in sè,
4) la stima di sé,
5) la cooperazione con gli altri,
6) la solidarietà,
7) le capacità decisionali.
L’attività didattica deve essere progettata e programmata collegialmente.
Gli allievi possono risolvere problemi in piccoli gruppi, costituiti da un massimo di cinque
studenti.
I problemi possono essere scomposti in sottoproblemi, più semplici da risolvere.
I gruppi scelgono un loro referente che illustra ai componenti degli altri gruppi le procedure
che hanno consentito la soluzione del problema.
I docenti debbono conoscere a fondo la metodologia del lavoro di gruppo.
La funzione del docente consiste nell’insegnare agli allievi del gruppo classe a trovare la soluzione o
le soluzioni (anche quelle non ottimizzate) del problema.
Generalmente un problema genera un altro problema.
La soluzione di un problema può essere, infatti, il presupposto per la posizione di un altro problema.
Il filosofo ed epistemologo K. Popper sostiene che “la ricerca scientifica consiste nel
risolvere problemi”, che “la vita è costituita da problemi da risolvere” e, quindi, che“ apprendere a
risolvere problemi significa apprendere a vivere’’
Quando un allievo s’imbatte in un problema, inizialmente ne sa molto poco, ma potrà
diventare esperto di quel particolare problema, formulando ipotesi risolutive, seppure inadeguate ed
insoddisfacenti, criticando, rivedendo ed affinando le ipotesi stesse, dopo averle messe alla prova.
5.3.Problem posing e problem solving.
Comprendere un problema significa capirne le difficoltà, tentare di risolverlo con
un’applicazione tenace e responsabile, con perseveranza e gratificazione intellettiva, legata alla
soluzione del problema stesso.
L’attivita’ di problem posing e di problem solving non deve essere identificata con quella di
risoluzione di esercizi applicativi, è un’attività più complessa.
Gli esercizi applicativi possono essere risolti utilizzando concetti e regole già apprese, mentre
la soluzione di un problema nuovo richiede capacità decisionali e l’utilizzazione di procedure e di
strategie da scoprire.
La strategia di risoluzione di un problema comporta l’esplorazione di regole (esperienze,
procedure, leggi,...), l’analisi della situazione da più punti di vista (pensiero divergente, pensiero
produttivo), l’utilizzazione di regole anche nuove e la capacità di valutare la risolubilità del
problema stesso.
L’attività di problem posing consiste nel concettualizzare un problema, mediante una
riflessione sulla situazione problematica nella quale l’ allievo s’imbatte.
Secondo la tassonomia di R. Gagnè esistono otto tipi di apprendimento:
À Apprendimento di segnali,
Á Apprendimento stimolo - risposta,
 Apprendimento di concatenazioni stimolo - risposta,
à Apprendimento di associazioni verbali,
Ä Apprendimento di discriminazioni,
Å Apprendimento di concetti,
Æ Apprendimento di regole,
Ç Apprendimento di problem-solving.
Il metodo della didattica per problemi si fonda sulla motivazione ad apprendere.
L’intuizione intesa come conoscenza diretta ed immediata della realtà, di un fenomeno, di una
situazione, può giocare un ruolo importante nella soluzione di un problema.
5.3.1 Ostacoli alla soluzione di un problema.
Le difficolta’, per l’alunno, possono presentarsi in una delle seguenti fasi:
a) lettura del problema,
b) comprensione del problema,
c) applicazione di procedure risolutive,
d) codifica della risposta.
Le fasi di risoluzione di un problema possono essere le seguenti:
1)Presentazione del problema,
2)Riflessione sul problema
3)Soluzione del problema,
4)Discussione in gruppo (brain storming).
Nella soluzione di problemi intervengono anche processi metacognitivi quali:
a) l’analisi delle proprie conoscenze,
b) la loro utilizzazione pratica.
Il metodo del brain storming può essere utilizzato dal docente per animare i lavori di gruppo,
soprattutto nella fase in cui si discute la soluzione di un problema.
5.3.2 Teoria dei modelli e problem solving.
Definizione di modello:
Un modello può essere definito come rappresentazione euristica di un determinato fenomeno,
che ne riproduce le caratteristiche essenziali.
Il modello interviene in due fasi relative alla soluzione di un problema, nella fase in cui:
dal modello si passa a ciò che il solutore deve fare per risolvere il problema,
dalla situazione problematica reale si arriva alla costruzione di un modello risolutivo.
Il modello preliminare alla soluzione di un problema può essere un modello già strutturato,
oppure un modello formato solo in parte e, quindi, in via di formazione completa.
Il modello può essere adeguato per risolvere il problema oppure non è adeguato del tutto o
solo in parte, per giungere alla soluzione del problema.
Gli studiosi hanno individuato quattro casi, modello:
strutturato ed adeguato,
strutturato ma inadeguato,
non diviso, ma adeguato,
strutturato e adeguato.
Nel primo caso il modo di procedere per il solutore è chiaro, pertinente, efficace.
Nel secondo caso il modello non conduce ad una soluzione del problema.
Nel terzo caso il soggetto riesce a risolvere il problema, pur non avendo a disposizione un
modello strutturato. Il solutore procede per tentativi nella soluzione del problema stesso.
Nel quarto caso i comportamenti risolutivi sono tutti da ideare, il solutore ricerca un modello
pertinente ed adeguato.
Risolvere problemi significa saper prendere decisioni.
Esistono due tipi di modelli per risolvere problemi:
- modelli normativi,
- modelli descrittivi.
Si ha un modello normativo quando all’allievo è detto come costruire le decisioni per risolvere il
problema con il modello adeguato.
Si ha il modello descrittivo quando sono date indicazioni sui comportamenti da tenere e sulle
decisioni da assumere per risolvere il problema.
Esiste una varietà di modelli, articolati in fasi, per il problem solving.
Secondo alcuni studiosi il modello tipo si articola in quattro fasi:
fase iniziale: il solutore tenta di comprendere di che cosa tratta il problema che ha di fronte e che
cosa deve fare;
fase di attacco: il solutore saggia una prima ipotesi di soluzione, che può condurlo in porto o no; in
quest’ultimo caso deve riformulare le ipotesi;
fase di controllo: il solutore confronta la propria soluzione con lo stimolo posto dal problema, per
valutarne l’efficacia;
fase di estensione: la soluzione di un problema dovrebbe portare alla posizione di un altro problema.
L’attività di problem solving è influenzata da condizioni esterne e da condizioni interne.
Le condizioni esterne sono costituite da:
a) stimoli verbali e non,
b) indicazioni, direttive finalizzate a favorire la concettualizzazione del problema,
c) istruzioni che hanno la funzione di agevolare la soluzione del problema.
Le condizioni interne sono legate alle differenze individuali e dipendono dalla:
- quantità di informazioni immagazzinate,
- facilità di richiamare alla memoria le informazioni stesse,
- capacità di selezionare i concetti,
- flessibilità nel formulare ipotesi,
- capacità di ritenere un modello di soluzione,
- capacità di saper confrontare il caso specifico con il caso generale.
5.4. Contributi all’attività di risoluzione dei problemi dalla psicologia.
Contributi al problem solving vengono dalle teorie psicologiche (gestalt - comportamentismo -
cognitivismo) e dalle scienze dell’informazione (metodo top down e bottom up).
L’attivita’ di problem solving ha una sua specifica applicazione in matematica.
Secondo il matematico George Polya, la risoluzione di un problema si sviluppa in quattro fasi:
ŸComprendere il problema,
ŸIdeare un piano per trovare la soluzione,
§Eseguire il piano,
§Verificare e valutare il procedimento e controllare il risultato.
Gli studiosi hanno individuato tre aspetti relativi alla strategia di risoluzione dei problemi, come:
a)si presenta il problema,
b) interagiscono le caratteristiche del contesto problematico con le conoscenze ed i modelli di
ciascun solutore,
c) sono analizzati i problemi e come il solutore stesso analizza la propria struttura o matrice
cognitiva.
Risolvere un problema implica la trasformazione della struttura conoscitiva del solutore da uno stato
iniziale “i” ad uno stato finale “f”, come avviene per il processo d’apprendimento in generale.
Nell’attivita’ di problem solving il docente valuta:
1.Il tempo impiegato nella soluzione del problema,
2.La precisione, in altre parole, la qualità e la quantità di errori commessi (analisi dell’errore).
5.4.1. Il brain-storming.
Nella risoluzione di un problema, da parte di un gruppo di allievi, può essere utilizzata con efficacia
la tecnica del brain storming (Osborne 1963), che consiste:
A) nella definizione concettuale del problema,
B) nell’individuazione delle possibili strategie risolutive,
C) nel selezionare i criteri per valutare l’efficacia delle possibili soluzioni, presentate nel gruppo, dai
componenti il gruppo stesso,
D) nell’utilizzare questi criteri per poter scegliere la soluzione ottimale.
Acquisire, progressivamente, capacità di problem posing e di problem solving serve ad agevolare le
potenzialità d’apprendimento di un allievo, che manifesterà desiderio di coinvolgimento nelle attività
di formazione, all’interno dell’organizzazione.
Tutte le discipline sono potenzialmente portatrici e generatrici di problemi, la matematica in
particolare è una disciplina costituita da procedure o algoritmi basati sulle capacità di analisi, di
sintesi e di capacità di concettualizzare e risolvere problemi.
5.5. La risoluzione di un problema.
Nell’attività di risoluzione di problemi l’allievo deve acquisire le seguenti competenze intese
come esiti in uscita:
a)Comprendere il testo di un problema,
b)Individuare i dati essenziali,
c)Individuare quelli mancanti,
d)Individuare relazioni e corrispondenze,
e)Costruire relazioni e corrispondenze,
f)Utilizzare in modo consapevole tecniche e procedure di calcolo,
g)Sviluppare algoritmi risolutivi,
h)Controllare la validità degli algoritmi risolutivi individuati o costruiti,
i)Matematizzare il problema da risolvere, attraverso processi di generalizzazione e di
simbolizzazione, questa operazione riduce l’effetto della complessità,
j)padroneggiare modelli risolutivi in condizioni di certezza e in condizioni d’incertezza,
k)utilizzare gli strumenti informatici a disposizione,
l)allenarsi al rigore e alla precisione mentale,
m)comprendere e utilizzare i codici formali.
In particolare: in merito alla concettualizzazione di un problema (problem posing) può essere
utile servirsi delle tabelle seguenti:
Dato il testo di un problema
Individuare i dati utili alla sua risoluzione.
“
Individuare gli eventuali dati che lo rendono
ambiguo
Data una situazione
problematica
Individuare il problema che la rappresenta e gli
elementi utili per la sua risoluzione.
Dato un enunciato Individuare ipotesi, conclusioni e l’ambito di
applicabilità del problema.
Relazioni tra dati:
Dato il testo di un problema Organizzare i dati in una tabella
Dato il testo di un problema Organizzare i dati in un diagramma
Data una situazione
problematica
Organizzare le relazioni dirette e inverse tra i dati
Dato un enunciato
Organizzare relazioni astratte di tipo simbolico tra
dati.
Metodi risolutivi:
Determinare un algoritmo che permetta d’individuare un risultato controllandone i limiti di
validità o di pertinenza:
Dato il testo di un problema Risolvere il problema con un metodo intuitivo
“ Risolvere il problema per analogia.
Data una situazione
problematica
Risolvere il problema con il metodo delle
approssimazioni successive.
Dato l’enunciato di un
problema
Risolvere il problema con metodi grafici (compreso il
metodo geometrico.
“
Risolvere il problema con metodi algebrici
“
Risolvere il problema con metodi informatici
“
Risolvere il problema con metodi misti.
Può essere utile fare uso della mappa delle connessioni riportata in fig. 1
Fig. 1 Mappa delle connessioni.
Situazione <--> [Realtà e Lingua]
Situazione --> Problema
[Problema --> testo ]--> Dati --> Organizzazione dei dati
Organizzazione dei dati -->Sviluppo del pensiero analitico
Sviluppo del pensiero analitico -->Metodi risolutivi
Metodi risolutivi -->Capacità creative e riproduttive
Metodi risolutivi -->Verifica e valutazione
Verifica e valutazione-->Capacità critiche
5.6. Considerazioni
L’attività di risoluzioni di problemi si riconnette alla didattica per concetti1; a quella per
progetti che esamineremo nel capitolo sette, dopo aver analizzato e studiato la didattica
modulare.
Anche la didattica per modelli gioca un ruolo essenziale soprattutto nell’ambito delle
discipline scientifiche sperimentali.
Esamineremo, anche, la didattica centrata sulla metodologia della ricerca, insieme con altri
modelli didattici individualizzati.
Bibliografia:
Bara B., Scienza cognitiva, Bollati Boringhieri, To, 1990.
D’Amore B., Problemi, F. Angeli, Mi, 1993.
Gagnè R., Le condizioni dell’apprendimento, A. Armando, Roma, 1973.
Kleinmuntz B., Problem solving, A. Armando, Roma, 1966.
Polya G., Come risolvere problemi di matematica, Feltrinelli, Mi, 1983.

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La didattica per problemi

  • 1. La didattica per problemi. 5.1. Premessa Il metodo della didattica per problemi è stato teorizzato da J. Dewey. Il metodo consente agli allievi di apprendere a risolvere, con gradualità, problemi sempre più complessi che fanno sì che lo studente acquisisca abilità cognitive di livello elevato. Il metodo può essere applicato in ogni ordine e grado di scuola, avendo ben presente lo sviluppo delle abilità cognitive dell’allievo di una particolare età. 5.2. Definizione di problema. Un problema può essere una domanda che richiede una risposta precisa ed esauriente, oppure, un quesito che richiede l’individuazione o la costruzione di regole e di procedure che soddisfino condizioni predefinite e consentano di risolvere il quesito stesso. 5.2.1 Esempi di problemi. Una domanda e la risposta, un quesito e la soluzione, una procedura o un algoritmo da organizzare, un dialogo, una comunicazione da elaborare.…- La didattica per problemi ha una valenza educativa, formativa e consente di far acquisire ad ogni allievo gli obiettivi didattici fissati, a livello disciplinare o pluridisciplinare. La didattica per problemi deve avere determinate caratteristiche: L’attività d’apprendimento deve consentire a ciascun allievo di: °ricercare dati ed informazioni; °fare stime e calcoli ...; °formulare ipotesi risolutive; °proporre soluzioni; °prendere decisioni. La didattica per problemi deve essere intenzionale e funzionale rispetto agli obiettivi educativi e didattici da conseguire, in termini di conoscenze, competenze e capacità. Durante la soluzione di un problema l’allievo deve essere messo, dal docente, in condizione di scoprire (ri-scoprire) ed acquisire, autonomamente, conoscenze nuove.
  • 2. La didattica per problemi deve rispettare alcune regole fondamentali di relazione: i problemi non debbono essere imposti, in modo direttivo, ma debbono essere discussi e condivisi dal gruppo classe e/o nei piccoli gruppi; i docenti assumono la funzione di guida metodologica, di assistenza e di consulenza per ciascun allievo o per il gruppo di alunni impegnato nella soluzione del problema. il docente svolge le funzioni di tutor. La didattica per problemi consente il conseguimento dei seguenti obiettivi per ciascun allievo: a) apprendere ad organizzare in modo significativo le proprie conoscenze (Ausubel); b) apprendere a valutare l’utilità delle conoscenze acquisite, rispetto agli obiettivi prefissati in termini di conoscenze, competenze e capacità; c) sviluppare l’attitudine ad affrontare problemi nuovi ed imprevisti e a trasferire le conoscenze acquisite in contesti diversi (transfert); d) decidere in condizioni d’incertezza oltre che di certezza; e) sviluppare la capacità di dominare situazioni anche complesse; f) apprendere ad utilizzare appropriati metodi di comunicazione oltre che di documentazione; g) apprendere ad apprendere. Il metodo consente, inoltre, di sviluppare alcuni aspetti fondamentali della personalità quali: 1) la responsabilità, 2) l’autonomia, 3) la fiducia in sè, 4) la stima di sé, 5) la cooperazione con gli altri, 6) la solidarietà, 7) le capacità decisionali.
  • 3. L’attività didattica deve essere progettata e programmata collegialmente. Gli allievi possono risolvere problemi in piccoli gruppi, costituiti da un massimo di cinque studenti. I problemi possono essere scomposti in sottoproblemi, più semplici da risolvere. I gruppi scelgono un loro referente che illustra ai componenti degli altri gruppi le procedure che hanno consentito la soluzione del problema. I docenti debbono conoscere a fondo la metodologia del lavoro di gruppo. La funzione del docente consiste nell’insegnare agli allievi del gruppo classe a trovare la soluzione o le soluzioni (anche quelle non ottimizzate) del problema. Generalmente un problema genera un altro problema. La soluzione di un problema può essere, infatti, il presupposto per la posizione di un altro problema. Il filosofo ed epistemologo K. Popper sostiene che “la ricerca scientifica consiste nel risolvere problemi”, che “la vita è costituita da problemi da risolvere” e, quindi, che“ apprendere a risolvere problemi significa apprendere a vivere’’ Quando un allievo s’imbatte in un problema, inizialmente ne sa molto poco, ma potrà diventare esperto di quel particolare problema, formulando ipotesi risolutive, seppure inadeguate ed insoddisfacenti, criticando, rivedendo ed affinando le ipotesi stesse, dopo averle messe alla prova. 5.3.Problem posing e problem solving. Comprendere un problema significa capirne le difficoltà, tentare di risolverlo con un’applicazione tenace e responsabile, con perseveranza e gratificazione intellettiva, legata alla soluzione del problema stesso. L’attivita’ di problem posing e di problem solving non deve essere identificata con quella di risoluzione di esercizi applicativi, è un’attività più complessa. Gli esercizi applicativi possono essere risolti utilizzando concetti e regole già apprese, mentre la soluzione di un problema nuovo richiede capacità decisionali e l’utilizzazione di procedure e di strategie da scoprire.
  • 4. La strategia di risoluzione di un problema comporta l’esplorazione di regole (esperienze, procedure, leggi,...), l’analisi della situazione da più punti di vista (pensiero divergente, pensiero produttivo), l’utilizzazione di regole anche nuove e la capacità di valutare la risolubilità del problema stesso. L’attività di problem posing consiste nel concettualizzare un problema, mediante una riflessione sulla situazione problematica nella quale l’ allievo s’imbatte. Secondo la tassonomia di R. Gagnè esistono otto tipi di apprendimento: À Apprendimento di segnali, Á Apprendimento stimolo - risposta, Â Apprendimento di concatenazioni stimolo - risposta, Ã Apprendimento di associazioni verbali, Ä Apprendimento di discriminazioni, Å Apprendimento di concetti, Æ Apprendimento di regole, Ç Apprendimento di problem-solving. Il metodo della didattica per problemi si fonda sulla motivazione ad apprendere. L’intuizione intesa come conoscenza diretta ed immediata della realtà, di un fenomeno, di una situazione, può giocare un ruolo importante nella soluzione di un problema. 5.3.1 Ostacoli alla soluzione di un problema. Le difficolta’, per l’alunno, possono presentarsi in una delle seguenti fasi: a) lettura del problema, b) comprensione del problema, c) applicazione di procedure risolutive, d) codifica della risposta.
  • 5. Le fasi di risoluzione di un problema possono essere le seguenti: 1)Presentazione del problema, 2)Riflessione sul problema 3)Soluzione del problema, 4)Discussione in gruppo (brain storming). Nella soluzione di problemi intervengono anche processi metacognitivi quali: a) l’analisi delle proprie conoscenze, b) la loro utilizzazione pratica. Il metodo del brain storming può essere utilizzato dal docente per animare i lavori di gruppo, soprattutto nella fase in cui si discute la soluzione di un problema. 5.3.2 Teoria dei modelli e problem solving. Definizione di modello: Un modello può essere definito come rappresentazione euristica di un determinato fenomeno, che ne riproduce le caratteristiche essenziali. Il modello interviene in due fasi relative alla soluzione di un problema, nella fase in cui: dal modello si passa a ciò che il solutore deve fare per risolvere il problema, dalla situazione problematica reale si arriva alla costruzione di un modello risolutivo. Il modello preliminare alla soluzione di un problema può essere un modello già strutturato, oppure un modello formato solo in parte e, quindi, in via di formazione completa. Il modello può essere adeguato per risolvere il problema oppure non è adeguato del tutto o solo in parte, per giungere alla soluzione del problema. Gli studiosi hanno individuato quattro casi, modello: strutturato ed adeguato, strutturato ma inadeguato, non diviso, ma adeguato,
  • 6. strutturato e adeguato. Nel primo caso il modo di procedere per il solutore è chiaro, pertinente, efficace. Nel secondo caso il modello non conduce ad una soluzione del problema. Nel terzo caso il soggetto riesce a risolvere il problema, pur non avendo a disposizione un modello strutturato. Il solutore procede per tentativi nella soluzione del problema stesso. Nel quarto caso i comportamenti risolutivi sono tutti da ideare, il solutore ricerca un modello pertinente ed adeguato. Risolvere problemi significa saper prendere decisioni. Esistono due tipi di modelli per risolvere problemi: - modelli normativi, - modelli descrittivi. Si ha un modello normativo quando all’allievo è detto come costruire le decisioni per risolvere il problema con il modello adeguato. Si ha il modello descrittivo quando sono date indicazioni sui comportamenti da tenere e sulle decisioni da assumere per risolvere il problema. Esiste una varietà di modelli, articolati in fasi, per il problem solving. Secondo alcuni studiosi il modello tipo si articola in quattro fasi: fase iniziale: il solutore tenta di comprendere di che cosa tratta il problema che ha di fronte e che cosa deve fare; fase di attacco: il solutore saggia una prima ipotesi di soluzione, che può condurlo in porto o no; in quest’ultimo caso deve riformulare le ipotesi; fase di controllo: il solutore confronta la propria soluzione con lo stimolo posto dal problema, per valutarne l’efficacia; fase di estensione: la soluzione di un problema dovrebbe portare alla posizione di un altro problema. L’attività di problem solving è influenzata da condizioni esterne e da condizioni interne. Le condizioni esterne sono costituite da:
  • 7. a) stimoli verbali e non, b) indicazioni, direttive finalizzate a favorire la concettualizzazione del problema, c) istruzioni che hanno la funzione di agevolare la soluzione del problema. Le condizioni interne sono legate alle differenze individuali e dipendono dalla: - quantità di informazioni immagazzinate, - facilità di richiamare alla memoria le informazioni stesse, - capacità di selezionare i concetti, - flessibilità nel formulare ipotesi, - capacità di ritenere un modello di soluzione, - capacità di saper confrontare il caso specifico con il caso generale. 5.4. Contributi all’attività di risoluzione dei problemi dalla psicologia. Contributi al problem solving vengono dalle teorie psicologiche (gestalt - comportamentismo - cognitivismo) e dalle scienze dell’informazione (metodo top down e bottom up). L’attivita’ di problem solving ha una sua specifica applicazione in matematica. Secondo il matematico George Polya, la risoluzione di un problema si sviluppa in quattro fasi: ŸComprendere il problema, ŸIdeare un piano per trovare la soluzione, §Eseguire il piano, §Verificare e valutare il procedimento e controllare il risultato. Gli studiosi hanno individuato tre aspetti relativi alla strategia di risoluzione dei problemi, come: a)si presenta il problema, b) interagiscono le caratteristiche del contesto problematico con le conoscenze ed i modelli di ciascun solutore,
  • 8. c) sono analizzati i problemi e come il solutore stesso analizza la propria struttura o matrice cognitiva. Risolvere un problema implica la trasformazione della struttura conoscitiva del solutore da uno stato iniziale “i” ad uno stato finale “f”, come avviene per il processo d’apprendimento in generale. Nell’attivita’ di problem solving il docente valuta: 1.Il tempo impiegato nella soluzione del problema, 2.La precisione, in altre parole, la qualità e la quantità di errori commessi (analisi dell’errore). 5.4.1. Il brain-storming. Nella risoluzione di un problema, da parte di un gruppo di allievi, può essere utilizzata con efficacia la tecnica del brain storming (Osborne 1963), che consiste: A) nella definizione concettuale del problema, B) nell’individuazione delle possibili strategie risolutive, C) nel selezionare i criteri per valutare l’efficacia delle possibili soluzioni, presentate nel gruppo, dai componenti il gruppo stesso, D) nell’utilizzare questi criteri per poter scegliere la soluzione ottimale. Acquisire, progressivamente, capacità di problem posing e di problem solving serve ad agevolare le potenzialità d’apprendimento di un allievo, che manifesterà desiderio di coinvolgimento nelle attività di formazione, all’interno dell’organizzazione. Tutte le discipline sono potenzialmente portatrici e generatrici di problemi, la matematica in particolare è una disciplina costituita da procedure o algoritmi basati sulle capacità di analisi, di sintesi e di capacità di concettualizzare e risolvere problemi. 5.5. La risoluzione di un problema. Nell’attività di risoluzione di problemi l’allievo deve acquisire le seguenti competenze intese come esiti in uscita: a)Comprendere il testo di un problema,
  • 9. b)Individuare i dati essenziali, c)Individuare quelli mancanti, d)Individuare relazioni e corrispondenze, e)Costruire relazioni e corrispondenze, f)Utilizzare in modo consapevole tecniche e procedure di calcolo, g)Sviluppare algoritmi risolutivi, h)Controllare la validità degli algoritmi risolutivi individuati o costruiti, i)Matematizzare il problema da risolvere, attraverso processi di generalizzazione e di simbolizzazione, questa operazione riduce l’effetto della complessità, j)padroneggiare modelli risolutivi in condizioni di certezza e in condizioni d’incertezza, k)utilizzare gli strumenti informatici a disposizione, l)allenarsi al rigore e alla precisione mentale, m)comprendere e utilizzare i codici formali. In particolare: in merito alla concettualizzazione di un problema (problem posing) può essere utile servirsi delle tabelle seguenti: Dato il testo di un problema Individuare i dati utili alla sua risoluzione. “ Individuare gli eventuali dati che lo rendono ambiguo Data una situazione problematica Individuare il problema che la rappresenta e gli elementi utili per la sua risoluzione. Dato un enunciato Individuare ipotesi, conclusioni e l’ambito di applicabilità del problema.
  • 10. Relazioni tra dati: Dato il testo di un problema Organizzare i dati in una tabella Dato il testo di un problema Organizzare i dati in un diagramma Data una situazione problematica Organizzare le relazioni dirette e inverse tra i dati Dato un enunciato Organizzare relazioni astratte di tipo simbolico tra dati. Metodi risolutivi: Determinare un algoritmo che permetta d’individuare un risultato controllandone i limiti di validità o di pertinenza: Dato il testo di un problema Risolvere il problema con un metodo intuitivo “ Risolvere il problema per analogia. Data una situazione problematica Risolvere il problema con il metodo delle approssimazioni successive. Dato l’enunciato di un problema Risolvere il problema con metodi grafici (compreso il metodo geometrico. “ Risolvere il problema con metodi algebrici “ Risolvere il problema con metodi informatici “ Risolvere il problema con metodi misti. Può essere utile fare uso della mappa delle connessioni riportata in fig. 1 Fig. 1 Mappa delle connessioni. Situazione <--> [Realtà e Lingua] Situazione --> Problema [Problema --> testo ]--> Dati --> Organizzazione dei dati Organizzazione dei dati -->Sviluppo del pensiero analitico
  • 11. Sviluppo del pensiero analitico -->Metodi risolutivi Metodi risolutivi -->Capacità creative e riproduttive Metodi risolutivi -->Verifica e valutazione Verifica e valutazione-->Capacità critiche 5.6. Considerazioni L’attività di risoluzioni di problemi si riconnette alla didattica per concetti1; a quella per progetti che esamineremo nel capitolo sette, dopo aver analizzato e studiato la didattica modulare. Anche la didattica per modelli gioca un ruolo essenziale soprattutto nell’ambito delle discipline scientifiche sperimentali. Esamineremo, anche, la didattica centrata sulla metodologia della ricerca, insieme con altri modelli didattici individualizzati. Bibliografia: Bara B., Scienza cognitiva, Bollati Boringhieri, To, 1990. D’Amore B., Problemi, F. Angeli, Mi, 1993. Gagnè R., Le condizioni dell’apprendimento, A. Armando, Roma, 1973. Kleinmuntz B., Problem solving, A. Armando, Roma, 1966. Polya G., Come risolvere problemi di matematica, Feltrinelli, Mi, 1983.