Che cosa hanno in comune la cara vecchia lavatrice e l’intelligenza artificiale?
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Che cosa hanno in comune la cara vecchia lavatrice e l'intelligenza artificiale?
Giugno 2022
Che cosa hanno in comune la cara vecchia
lavatrice e l’intelligenza artificiale?
Invito alla lettura di Luciano Floridi, Etica dell’intelligenza artificiale. Sviluppi,
opportunità, sfide, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2022
Nel giugno 2022 l’ingegnere di Google Blake Lemoine pubblica la sua intervista con l’intelligenza artificiale
Google LaMDA (Language Model for Dialogue Applications) che lo porta a concludere che, sì, il chatbot ha
coscienza di sé (ecco l’intervista: https://cajundiscordian.medium.com/is-lamda-sentient-an-interview-
ea64d916d917). Attraverso il suo portavoce Brian Gabriel, Google replica a stretto giro, affermando che
“non c’è evidenza che LaMDA sia senziente” e sospende Blake Lemoine per aver violato la politica aziendale
sulla proprietà intellettuale.
Il 14 giugno 2022 il programma Radio3 Scienza dedica la puntata a una interessante discussione
sull’argomento (riascoltabile su RaiPlay Sound: https://www.raiplaysound.it/audio/2022/06/Radio3-
Scienza-del-14062022-5d5cf3ee-40e0-47d1-8bcc-e4e60fb04d88.html), ma è sicuramente la prima parte
dell’ultimo libro di Luciano Floridi, Etica dell’intelligenza artificiale, a proporre la più approfondita
riflessione filosofica su che cosa è la contemporanea intelligenza artificiale.
L’intelligenza artificiale è una nuova forma dell’agire di cui Floridi indaga natura, portata, sfide e vie per
sfruttarla a beneficio dell’umanità e dell’ambiente (il matrimonio fra verde e blu di cui tratta la parte
conclusiva del libro).
Prima di affrontare il tema della IA Floridi ci propone di fare un passo indietro per indagare una
caratteristica fondamentale del digitale, il “potere di scissione”.
Il digitale ha il potere di modificare la relazione fra coppie di concetti cristallizzatasi nella modernità,
unendo elementi prima separati, separando elementi prima uniti o riunendo elementi separati nella
modernità, ma già uniti in epoche precedenti.
Floridi illustra il “potere di scissione” del digitale sulla base di alcuni esempi: il digitale unisce autenticità e
memoria (grazie alla blockchain), separa posizione e presenza, unisce nuovamente produttore e
consumatore.
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Giugno 2022
Da dove si origina il “potere di scissione” del digitale? Secondo l’autore anzitutto dal fatto di essere una
tecnologia di terzo ordine, che sta fra una tecnologia e un’altra tecnologia, ha potenza di calcolo autonoma
e non necessita l’essere umano come parte del sistema. In secondo luogo perché, allentando i vincoli della
realtà, il digitale apre alla possibilità di disegnare nuovi ambienti (dove per design è intesa la capacità di
risolvere problemi, sfruttando vincoli e possibilità per soddisfare requisiti al fine di raggiungere obiettivi) e
propizia nuove forme dell’agire trasformando sia la natura di un dato sistema, sia il nostro modo di
interpretarlo e rappresentarlo.
La tesi sostenuta da Floridi è che il digitale abbia trasformato anche la natura dell’agire, benché noi lo
interpretiamo ancora prevalentemente secondo categorie moderne, figlie del mondo analogico.
Nello specifico, la trasformazione che il digitale opera sulla natura dell’agire si estrinseca nella separazione
fra la capacità di agire efficacemente e l’intelligenza necessaria per farlo.
Questo nuovo tipo di agenzia, che scinde - con successo - azione e intelligenza, è detta “intelligenza
artificiale”.
Già nel 1955 McCarthy, Minsky, Rochester e Shannon l’hanno definita così: “Il problema dell’intelligenza
artificiale è quello di fare sì che una macchina agisca con modalità che sarebbero definite intelligenti se un
essere umano si comportasse allo stesso modo”.
L’accento non cade sul modo in cui si raggiunge il risultato, ma sulla qualità del risultato, che - sottolinea
Floridi - deve essere “altrettanto buono o migliore di quello che l’intelligenza umana sarebbe stata in grado
di ottenere”.
La definizione controfattuale dell’intelligenza artificiale fonda l’approccio ingegneristico alla IA, che -
anziché occuparsi della produzione dell’intelligenza umana (approccio cognitivo) -, si concentra sulla
riproduzione efficace ed efficiente del comportamento definito intelligente.
L’intelligenza artificiale va quindi vista come una “riserva di capacità di agire”, interattiva, autonoma,
autoapprenditiva, a portata di mano (cioè al servizio) delle persone, efficace, ma non intelligente.
Intelligenza artificiale è agenzia artificiale.
Quali sono i presupposti dell’efficacia dell’agire artificiale? Le tecnologie sintattiche - come lo è
l’intelligenza artificiale ingegneristico-riproduttiva - aggirano i problemi semantici mettendo a sistema una
serie di fattori:
• Quantità di dati. Più memoria e più velocità dei dispositivi, più ambienti e più interazioni digitali
(soprattutto anche fra macchina e macchina) portano a una crescita del volume dei dati che rende
possibile il passaggio dalla deduzione logica alla inferenza/correlazione statistica
• Sofisticazione degli strumenti statistici
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• Incremento della potenza di calcolo
• Trasformazione, da parte dell’essere umano, dei problemi difficili che per essere risolti richiedono
abilità, cioè un approccio qualitativo tipicamente umano, in problemi complessi, risolvibili mediante
approcci computazionali, quantitativi tipici delle macchine
• Avvolgimento dei contesti della vita umana in infrastrutture e dati che li rendano computabili da
parte delle macchine. L’avvolgimento non è un fenomeno nuovo, ma mentre in passato era limitato
a oggetti o impianti chiusi (es. nel caso degli elettrodomestici o dei robot industriali), ora esso
permea tutti gli aspetti della realtà.
Traduzione dei problemi da difficili/qualitativi a complessi/quantitativi e avvolgimento della realtà sono gli
strumenti principali mediante i quali l’essere umano adatta il mondo alle capacità delle macchine digitali
sintattiche, diventando “ospiti analogici” di questo nuovo mondo e non di rado anche parte del
meccanismo, mezzo, anziché fine della IA (es. quando l’IA usa le persone come motori semantici).
Il punto su cui Floridi torna a più riprese è che la contemporanea intelligenza artificiale ingegneristico-
riproduttiva-sintattica e un’ipotetica intelligenza artificiale congnitivo-produttiva-semantica sono entità
distinte, non congiungibili mediante una linea evolutiva. Ecco perché LaMDA è un sistema che, in modo più
efficace di altri chatbot, simula sintatticamente un’abilità semantica... ma, per l’appunto, la simula.
Se, in questa prospettiva, vi è una linea di continuità fra la lavatrice e le applicazioni di intelligenza
artificiale, rappresentata dal fatto che questi artefatti mirano a sostituirsi all’agire delle persone, qual è il
ruolo dell’intelligenza umana? Secondo Luciano Floridi, il suo compito non sta stanto nel risolvere i
problemi, quanto nel pensare, discutere e decidere iterativamente quali problemi risolvere delegandoli alla
IA (e di quali occuparsi in prima persona), perché, a quale scopo, con quali costi e con quali conseguenze
considerate accettabili.
Nel prosieguo del libro Floridi ragiona sul tema del design proattivo del mondo contemporaneo, in cui la
risoluzione digitale si è già consumata, sulle sfide etiche poste dall’agenzia artificiale e su come metterla a
frutto per il bene sociale e dell’ambiente.
Autore: Petra Dal Santo | dalsanto@keanet.it