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Caserma Ruffo
LABORATORIO ROMA
ROMA CAPITALE
INARCH/LAZIO
ACER
Recupero e trasformazione delle aree militari
Amministrazione, impresa e progetto per la rigenerazione urbana
LABORATORIO ROMA
amministrazione impresa e progetto per la rigenerazione urbana
CASERMA RUFFO. Recupero e trasformazione delle aree militari
Studio di fattibilità ambientale, economica e sociale
Assessorato alla Trasformazione Urbana
Assessore: prof. Arch. Giovanni Caudo
Comunicazione e organizzazione: arch. Lorenza Bolelli
Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica
Direttore: Dott.ssa Annamaria Graziano
Direzione Trasformazione urbana
Direttore: Ing. Antonello Fatello
U.O. Riqualificazione di ambito urbano e riuso del patrimonio pubblico
Dirigente: arch. Maurizio Geusa
U.O. Qualità urbana e certificazione energetica/ambientale
Dirigente: arch. Rossella Caputo
Centro Studi ACER
Centro Studi ISVEUR
In/Arch Lazio
Coordinamento generale: Marialuisa Palumbo
Progetto: studio IAN+
Arch. Carmelo Baglivo Arch. Luca Garofalo Ing. Stefania Manna
Design Leaders: Arch. Michela Basile
Collaboratori: Arch. Rossana Gangale
Arch. Alessia Buda
Consulenti:
Aspetti normativi e procedurali Arch. Alessandra Montenero
Efficienza energetica Arch. Franco Cipriani e Dott. Andrrea Marcucci
Mobilità Arch. Massimo Ciuffini
Gestione delle acque Arch. Pietro Paolo Anella
Certificazione energetica Arch. Francesca Margiotta e Arch. Massimo Campari
Si ringraziano gli studenti del III Master In/arch Progettista esperto in tecnologie emergenti per il lavoro di analisi e sperimentazione:
Eugenio Aglietti, Luca Beltrame, Giuseppe Garofalo, Dimitri Liakatas, Nicolas Ombres, Francesco Schiavariello,Jessica Tiberi, Giorgia Trenta, Ida Zingariello
Caserma Ruffo
Recupero e trasformazione delle aree militari
4
UNA ESPERIENZA DI PROGETTAZIONE CONDIVISA TRA
INARCH, ACER E COMUNE DI ROMA
Marialuisa Palumbo
Perché un laboratorio?
“La Roma che vogliamo è semplice: rigenerare tutto quello che è
costruito, fare meglio dove è stato già fatto, dove la città ha consumato
il suolo e rivedere tutti gli interventi che ripropongono l’espansione
fisica della città. Affermeremo in tutti i nostri interventi che se la città
non è pubblica semplicemente non è.” Questa frase, tratta dalla
presentazione dell'Assessorato alla Trasformazione Urbana guidato
da Giovanni Caudo, riassume in poche righe la radicale novità di
politica urbana che il Sindaco Marino e l'Assessore hanno condiviso
a partire dalla stesura del programma elettorale.
Rigenerare, costruire nel costruito, rilanciare la dimensione pubblica
della città. Tre obiettivi per un programma che appare tanto più
rivoluzionario se lo si confronta con la storia recente di una città che
tra il 1993 e il 2008, in soli 15 anni, ha urbanizzato una superficie
pari a quasi 3 volte il tessuto della città storica compresa tra le Mura
Aureliane.1
Una espansione, per altro, che non ha coinciso con un
aumento della capacità di accoglienza della città, considerando
come negli stessi anni la popolazione di Roma diminuiva per
poi crescere di poco (del 2,4% tra il 2001 e 2011 secondo i dati
Cresme) cedendo sostanzialmente abitanti alla crescita impetuosa
della provincia (crescita che nei comuni di prima cintura è arrivata al
30%). Un fenomeno sintomo di un disagio, e di una divaricazione tra
l'offerta e la domanda abitativa (permessa dai meccanismi finanziari
che sostenevano l'edilizia), che testimonia chiaramente come la
crescita del costruito, in mancanza di politiche per la casa, non sia
in sé una risposta al problema abitativo.
In questo quadro, la proposta di una politica urbana basata su
una inversione di tendenza, sulla rigenerazione dell'esistente
attraverso operazioni attente tanto alle grandi questioni ambientali
(dalla riduzione del consumo di suolo allo sviluppo di pratiche di
sostenibilità e resilienza) quanto alle esigenze sociali (alla reale
composizione della domanda abitativa), ha trovato nell'INARCH
Lazio un interlocutore interessato non solo a sostenere la diffusione
e discussione di questi temi, ma pronto a lavorare insieme
all'amministrazione ed agli imprenditori per renderli concreti.
Nasce così l'idea di un laboratorio di progettazione che, sulla
base di una collaborazione operativa con l'Acer, e in dialogo con
l'Assessorato, elabori progetti pilota sulle principali tipologie
di “rigenerazione”, per verificarne scenari di sostenibilità
architettonica, sociale ed ambientale, nonché di fattibilità
economica e procedurale. Esiste infatti un enorme patrimonio, di
aree ed immobili pubblici, che potrebbero essere subito rimessi in
gioco per rispondere tanto all'emergenza abitativa, quanto al bisogno
di servizi ed infrastrutture di vecchio e di nuovo tipo, dalla viabilità
a nuove infrastrutture per l'energia e la resilienza. Il punto è capire
come far collaborare pubblico e privato per sviluppare un disegno
della città coerente, in cui le energie e capacità imprenditoriali si
sviluppino all'interno di un quadro collettivo, diventando un motore
per il bene comune della città.
Obiettivo di fondo dunque del Laboratorio, è quello di generare
esperienze progettuali condivise che aprano la strada ad una
nuova convergenza di forze e di interessi: perché intervenire sui
15.000 ettari di città da ristrutturare vorrebbe dire far ripartire
l'economia di Roma, rilanciando l'immagine di una capitale in linea
con le grandi città europee, da Barcellona a Londra, da Marsiglia ad
Amburgo, Copenhagen e Stoccolma (e molte altre se ne potrebbero
citare). Città che hanno saputo ri-costruire le proprie zone d'ombra
(quartieri periferici ed aree industriali abbandonate) attraendo
capitali, risorse, intelligenze e turismo da tutto il mondo, nel segno
della bellezza e della qualità ambientale.
I progetti-pilota: edilizia sociale e qualità ambientale
A partire dalla sfida radicale di dar forma ad una urbanizzazione
senza espansione, sono tre le tipologie di intervento che il Laboratorio
si è proposto di indagare: la riqualificazione dei grandi quartieri della
città pubblica (i quartieri frutto della 167), la rigenerazione urbana
attraverso la riattivazione del patrimonio edilizio dismesso (o in via
di dismissione) come caserme o depositi Atac, e la concentrazione
di funzioni (residenze e servizi) in corrispondenza degli snodi del
trasporto pubblico su ferro. Questi tre temi sono atterrati su tre casi
studio specifici: la riqualificazione del Piano di Zona di Tor Sapienza,
la trasformazione della Caserma Ruffo su via Tiburtina, la soluzione
del Nodo di Scambio Marconi.
Si tratta naturalmente di tre temi molto diversi ma che condividono
un approccio comune: quello di pensare allo sviluppo futuro della
città (e dell’attività edificatoria) a partire dai bisogni concreti delle
persone e del territorio. In questo senso due “bisogni” fondamentali
sono stati al centro del lavoro del laboratorio: il bisogno della casa
e quello di un ambiente sano, un ambiente capace di sostenere
la vita.
Partiamo dalla casa. Cosa si intende oggi per alloggi sociali?
In accordo con il DL 112/2008 che ha definito l’alloggio sociale
come “l’unità immobiliare adibita ad uso residenziale in locazione
permanente che svolge la funzione di interesse generale, nella
salvaguardia della coesione sociale, di ridurre il disagio abitativo
di individui e nuclei familiari svantaggiati, che non sono in grado
di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato”, alle
categoria tradizionali di edilizia residenziale sovvenzionata (o
edilizia residenziale pubblica), agevolata e convenzionata, si è
aggiunta nella legislazione italiana una edilizia a canone moderato
(housing sociale), realizzata con il concorso di promotori privati, con
contributi pubblici anche in natura come premialità urbanistiche e/o
aree gratuite, e sviluppata attraverso interventi integrati sia sul piano
dell’utenza che delle funzioni, ed attraverso strumenti finanziari
basati su fondi immobiliari con partecipazione dello Stato attraverso
la Cassa DDPP.
Obiettivo di questo nuovo tipo di intervento è l’aumento dello stock
di case in affitto per rispondere alla domanda del ceto medio (in
aumento) che non riesce più ad accedere al mercato, nel quadro per
altro di un paese che è agli ultimi posti delle classifiche europee per
percentuale di alloggi sociali calcolati sul totale dello stock in affitto
(l’Italia è infatti sotto il 5% insieme a Spagna, Portogallo e Grecia
contro una media europea intorno al 25%2
).
Per quanto riguarda invece la definizione di qualità ambientale esiste
ormai un quadro di riferimento complesso ma molto preciso rispetto
a cui comprenderla e valutarla: è il quadro dei cambiamenti climatici
e delle azioni utili ad attenuarli e ad adattarvisi.
Se infatti a livello locale e considerando i bisogni delle persone, la
crisi economica ha comportato in Italia, e a Roma in particolare, il
ritorno della centralità del problema della casa, dal punto di vista
globale dello stato del Pianeta, l’emergenza ambientale è la vera
novità che sfida la progettazione urbana.
La sfida è ormai molto chiara e presente nel dibattito della Comunità
Europea che ha incluso il tema dell’adattamento ai cambiamenti
5
climatici praticamente in tutti i propri programmi di finanziamento
per il 2014-2020. I fondi strutturali e di investimento europei, e
istituzioni come la Banca Europea per gli Investimenti e la Banca
Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, forniranno inoltre un
sostegno significativo agli Stati membri, alle regioni e alle città che
investiranno nei programmi e nei progetti legati all’adattamento.
Ma cosa si intende dunque per azioni di “mitigazione e adattamento”
e in che misura esse riguardano il progetto urbano?
Il presupposto che è importante ricordare è che il primo e più noto
cambiamento climatico, l’innalzamento della temperatura, interessa
particolarmente l’Europa con una crescita media delle temperature
nell’ultimo decennio di 1,3 °C rispetto alle temperature del periodo
pre-industriale, un aumento superiore rispetto alla media
globale (di 0,8 °C)3
. Insieme alla temperatura sono in aumento i
fenomeni meteorologici estremi, le precipitazioni, le ondate di calore
e la siccità.
Tenendo conto che tre quarti della popolazione europea vive in zone
urbane, particolarmente esposte tanto ai rischi di ondate di calore,
di alluvioni ed innalzamento dei livelli del mare, l’Europa stima un
costo crescente legato alla crescita delle catastrofi con gravi perdite
economiche e umane.4
Dunque le azioni utili ad attenuare i cambiamenti e ad adattarvisi
sono chiare: riduzione dei consumi di risorse (in primo luogo suolo,
acqua ed energia), riduzione delle emissioni di gas serra, produzione
locale e distribuita di energia rinnovabile, gestione sostenibile
delle acque (con accurata raccolta e riuso dell’acqua piovana ed
alleggerimento del sistema fognario), attento disegno degli spazi
aperti (permeabilità, vegetazione, sistemi di ombreggiamento) e
riduzione dell’effetto isola di calore.
Molte di queste azioni possono essere raccolte in un approccio
basato sulla capacità di risposta propria degli ecosistemi naturali.
Si parla di “infrastrutture verdi”, l’insieme di elementi come parchi,
wetland, orti, viali alberati, tetti e pareti verdi, superfici permeabili e
aiuole drenanti, ovvero sistemi diffusi di infiltrazione e trattamento
locale dell’acqua (rain garden e swale), fornisce infatti un rimedio
a basso costo per fornire raffrescamento, miglioramento della
qualità dell’aria, ridurre il pericolo di allagamenti e costituire riserve
d’acqua. Il tutto contrastando la perdita di biodiversità ed il degrado
degli ecosistemi.
Tenendo conto del fatto che se tutti i paesi europei sono esposti ai
cambiamenticlimaticialcuneregioni,comeilbacinodelMediterraneo,
sono considerate ad alto rischio, l’attenzione dell’Italia alla tematica
dell’adattamento dovrebbe essere davvero grande.
In questo senso, alla sfida di una urbanizzazione senza espansione,
si aggiunge la sfida di una urbanizzazione capace di sostenere la
vita in un contesto di disequilibri crescenti: una sviluppo della città
dunque, non solo alternativo al consumo di suolo, ma capace di
proporre modelli di insediamento a ridotte emissioni di Co2
e a
maggiore resilienza.
Operativamente ciò ha significato in particolare (in accordo con
la Strategia Europea di Adattamento ai Cambiamenti Climatici5
)
integrare alla normale progettazione urbana un livello ulteriore di
progettazione energetica, una sorta di masterplan delle energie
volto al contenimento dei consumi e alla proposta di sistemi di
generazione locale e rinnovabile, ed un ulteriore approfondimento
della progettazione del sistema della acque, un masterplan delle
acque volto alla raccolta, riciclo e integrazione nel disegno dello
spazio urbano dell’acqua piovana.
La struttura operativa
Per sviluppare dunque i tre progetti-pilota secondo gli obiettivi
appena descritti, il laboratorio si è strutturato in un gruppo di
progettazione reso possibile inizialmente dalla collaborazione con
i Master dell’Inarch, con i tre studi professionali che li animavano
(2A+P/A, IaN+, 2Tr, poi responsabili rispettivamente dei progetti
su Tor Sapienza, Caserma Ruffo e Nodo Marconi), con un gruppo
di consulenti attivi sugli aspetti ambientali di tutti e tre i progetti
(bioclimatica, energie, mobilità, acque, certificazituone ambientale)
e con alcuni giovani progettisti formatisi nel master dell’Inarch in
Architetture Sostenibili. Un ulteriore supporto è arrivato dalla
consulenza sugli aspetti procedurali e normativi dell’architetto
Alessandra Montenero.
Questo gruppo allargato di progettazione, si è via via confrontato
in modalità differenti con esponenti ed esperti di Acer ed Isveur,
per discutere le impostazioni dei progetti e poi in particolare per
valutarne un modello di sostenibilità economica. Da questo punto
di vista è importante chiarire che la difficoltà di sviluppare in tempi
stretti una progettazione integrata alle tematiche ambientali non ci ha
permesso di portare avanti una valutazione economica specifica di
questi aspetti. Ma tenendo conto di recenti esperienze di realizzazioni
ad alta efficienza, realizzate a Roma a costi contenuti (meno di 1000
euro/mq)6
, si è ritenuto che i costi proposti nelle tabelle di valutazione
possano contenere le misure ambientali proposte.
Tornando alla dinamica operativa del laboratorio, gli incontri tra i
progettisti e i rappresentanti dell’Acer, e tra progettisti e consulenti
ambientali, sono stati a loro volta integrati da altri incontri con
l’Assessore e i dirigenti delle Unità Operative su Riqualificazione
di Ambito Urbano e Riuso del Patrimonio Pubblico e sulla Qualità
Urbana, con l’obiettivo di tenere insieme le ragioni di ciascuna delle
parti integrandole in un disegno comune.
Da questo punto di vista il Laboratorio ha rappresentato una
esperienza davvero innovativa e che in un certo senso ha appena
cominciato a mostrare la direzione verso cui bisognerebbe andare:
una progettazione urbana che veda allo stesso tavolo il soggetto
pubblico e l’imprenditore privato per ragionare insieme su come
costruire una città migliore, guardando tanto ai vincoli e agli obiettivi
urbanistici (in senso tradizionale) quanto all’esigenza di ripensare
le forme di gestione della mobilità, delle energie, dei rifiuti e delle
acque intese come parte dell’infrastruttura degli ecosistemi naturali.
Ha “appena cominciato” a mostrare una strada perché soltanto
adesso, al momento della chiusura di questa fase, ci ritroviamo
davanti a tre masterplan completi sotto tutti questi aspetti ed è
dunque adesso che possiamo valutarne in pieno la complessità e
l’interesse, pubblico e privato: per la collettività e per i potenziali
futuri abitanti.
Ancora, è adesso che dovrebbe cominciare un nuovo e più ampio
lavoro di condivisione, con altri uffici e altri soggetti, in particolare
con coloro che si occupano di ambiente, mobilità, acque, rifiuti ed
energia. Perché il cuore della sfida di una progettazione urbana
di nuovo tipo sta proprio nel non ‘esternalizzare’ più i propri rifiuti
(emissioni, calore, scarti, acque sporche) ma trovare piuttosto
forme di equilibrio locale: fabbisogni energetici ridotti al minimo e
produzione locale da fonti rinnovabili del poco che serve (e così via).
Altre città hanno già dato l’esempio, hanno progettato e realizzato
quartieri modello o hanno cambiato gli equilibri di intere strutture
urbane rinunciando per esempio alla mobilità privata a favore delle
bici e dei mezzi pubblici. Roma non ha più tempo, deve cambiare
adesso. Abbiamo la capacità progettuale ma anche la voglia
imprenditoriale di scrivere una storia diversa, di tornare ad essere
un luogo vivo, di elaborazione e costruzione del futuro.
In questo senso, ancora, speriamo che questa conclusione non
sia che un inizio, che ci permetta di portare avanti questi e molti
altri progetti secondo quella che è la ragion d’essere dell’INARCH:
uno strumento di convergenza tra le Pubbliche Amministrazioni e le
culture d’impresa e di progetto.
1. Dati “Ambiente Italia 2011, il consumo di suolo in Italia”, annuario di Legambiente a
cura di Duccio Bianchi e Edoardo Zanchini.
2. Dati di Federcasa, atti del convegno “Una Casa per Tutti”, Roma novembre 2011.
3. Relazione SEE n. 12/2012, Climate change, impacts and vulnerability in Europe
2012.
4. Si stima che il costo minimo del mancato adattamento ai cambiamenti climatici per
tutta l’UE parta da 100 miliardi di EUR nel 2020 per raggiungere 250 miliardi di EUR nel
2050. Tra il 1980 e il 2011 le perdite economiche dirette nell’UE in seguito ad alluvioni
hanno superato i 90 miliardi di EUR. Secondo le previsioni il dato è in crescita: il costo
annuo dei danni da alluvione fluviale dovrebbe raggiungere 20 miliardi di EUR nel
decennio 2020-2030 e 46 miliardi di EUR entro il decennio 2050-2060. Anche il costo
sociale dei cambiamenti climatici può essere considerevole.
Le alluvioni nell’UE hanno causato oltre 2.500 decessi e hanno toccato oltre 5,5
milioni di persone nel periodo 1980-2011. Se non verranno prese ulteriori misure
di adattamento si stimano 26.000 possibili decessi all’anno dovuti al caldo entro il
decennio 2020-2030 e 89.000 entro il decennio 2050-2060. Dati relazione SEE n.
12/2012.
5. http://ec.europa.eu/clima/policies/adaptation/index_en.htm
6. In particolare facciamo riferimento all’intervento di edilizia residenziale pubblica a
Monterotondo, realizzato a Roma tra il 2008 e il 2009 su progetto di Cortesini,
Battisti, Tucci, con un progetto degli impianti di Cipriani e Guglielmini. Impresa: A.T.I.
Capogruppo Gral Costruzioni Unipersonale srl, Mandante Impresa Culicelli Santino.
7
INTRODUZIONE
Marialuisa Palumbo e Alessandra Montenero
Il settore Tiburtino della città presenta al suo interno elementi fra loro
fortemente disgregati e non adeguati a garantire una vera struttura
urbana ad eccezione dell’asse viario della stessa Tiburtina. La
volontà dell’amministrazione capitolina, espressa con le previsioni
del P.R.G. del 1965 di attribuire a questa parte di città una forte
connotazione artigianale e industriale unitamente alla previsione
dei piani di zona da vincolare ai sensi della legge 167/’62 per
insediamenti di edilizia economica e commerciale, non è riuscita con
i numerosi piani attuativi succedutisi nel tempo a garantire l’avvio di
una struttura urbana chiara e integrata.
Da questo punto di vista la riapertura alla città degli spazi della
Caserma Ruffo e del Forte Tiburtino potrebbe rappresentare una
risposta positiva al bisogno di nuovi spazi urbani, intervenendo
su una pluralità di funzioni (residenziali, verde pubblico, servizi
pubblici e privati), mettendo in gioco carichi urbanistici non rilevanti
e riattivando una emergenza significativa quale potrebbe essere
quella del Forte con una nuova funzione pubblica.
A partire da queste considerazioni il progetto ha elaborato uno
scenario di dismissione della caserma, basato sulla composizione
degli obiettivi specifici della Difesa (in quanto proprietario), del
Demanio (destinatario delle aree al momento della loro dismissione
da parte delle Forze Armate), del Comune di Roma e anche
degli imprenditori privati, quali possibili motori economici della
trasformazione.
Tenendo conto infatti della volontà di Roma Capitale di soddisfare la
crescente domanda di alloggi sociali (a canone calmierato) su suoli
prevalentemente urbanizzati e da rigenerare, e considerando anche
le esigenze abitative delle Forze Armate (salite a dismisura a seguito
della trasformazione dell’esercito di leva in esercito volontario),
il progetto propone la realizzazione di un sistema integrato di
residenze, attività commerciali, servizi ed uffici da destinare al
Demanio.
L’assetto urbano proposto si basa sul recupero della Palazzina
del Comando come elemento di testata e memoria storica su via
Tiburtina, e la demolizione della Palazzina Dormitori, della Mensa e
di vari capannoni per realizzare una stecca di nuove residenze su
via del Forte Tiburtino, liberando l’area centrale per la realizzazione
di un parco in continuità con il Forte. Un edificio a torre, collocato tra
il Forte e la Palazzina del Comando completa il sistema.
Per il recupero e la riapertura al pubblico del Forte (attualmente
in stato di completo abbandono) il progetto prevede una sua
utilizzazionecomeareaperattivitàsportivedaaffidareinconcessione
ad un operatore che recuperi i costi di intervento con l’incasso di
canoni di affitto e tesseramento. Nell’ipotesi di destinare parte delle
nuove residenze alle Forze Armate, l’uso del Forte potrebbe essere
suddiviso in fasce orarie o giornaliere per un uso pubblico ed un uso
riservato ai militari.
Per quanto riguarda gli aspetti ambientali della trasformazione si è
programmaticamente deciso di “quantificarne” la qualità attraverso
la griglia valutativa del Protocollo Leed Quartieri, ovvero, uno
strumento di misura di sostenibilità nato per la specificità del contesto
italiano ma con alle spalle un ruolo consolidato e in crescita in ambito
internazionale (LEED for Neighborhood Development).
Aspetti cardine del protocollo sono gli obiettivi di connessione e
commistionefunzionaleeconseguenteindipendenzadall’automobile,
la qualità degli spazi pubblici, l’efficienza degli edifici, la riduzione
delle emissioni inquinanti, la gestione sostenibile della risorsa idrica,
le misure per contrastare l’effetto isola di calore.
Complessivamente, attraverso le misure per l’efficienza energetica
(descritte estensivamente nella relazione e nelle tavole del Sistema
delle Energie) e considerando solamente i fabbisogni energetici
relativi all’abitare e al terziario (senza cioè considerare il settore
dei trasporti e dell’illuminazione pubblica), il fabbisogno di energia
termica ed elettrica può essere ridotto da un minimo del 75%
(applicando soltanto alcune delle misure di efficienza proposte)
ad un massimo del 100% (rispetto ai fabbisogni a persona oggi a
norma) azzerando così, non i consumi, ma la richiesta di energia dai
sistemi di approvvigionamento energetico pubblici, fonti cioè esterne
all’area di intervento. Nel caso di una riduzione del fabbisogno del
75%, anche le emissioni di Co2 procapite verrebbero ridotte del
75%.
Dal punto di vista procedurale è importante ricordare il “Piano delle
alienazioni e valorizzazioni degli immobili militari della città di
Roma – adozione di variante al PRG approvato con D.C.C. n.18 del
12-2-2008”, nel quale sono state individuate le finalità di riuso dei
beni immobili non più strumentali all’esercizio delle funzioni della
Difesa tra i quali il Forte Tiburtino e la Caserma Ruffo.
Poiché questa delibera di variante dell’area non ha conseguito
la necessaria approvazione regionale, secondo il PRG vigente la
Caserma fa parte del sistema dei servizi pubblici di livello urbano. É
dunque auspicabile che, così come si sta formulando lo strumento
urbanistico attuativo per la Caserma di via Guido Reni, si formuli
una variante urbanistica secondo i principi informatori del presente
progetto.
Tenendo conto infatti del bisogno di funzioni capaci di apportare
qualità urbana al settore tiburtino e dimostrando come la presenza
di funzioni differenziate possa garantire la fattibilità economica
dell’intervento, il progetto è stato pensato come un supporto al
dialogo e all’accordo tra Ministero della Difesa e Amministrazione
Capitolina.
In questo senso, anche in assenza di una esatta valutazione dei
costi di liberazione dell’area e di bonifica del Forte (considerati
ipoteticamente in 2 milioni di euro) e per sollecitare l’avvio di un
processo, è apparso logico ipotizzare la realizzazione di edilizia
sociale anche in assenza di un immediato finanziamento pubblico,
attraverso l’azione diretta di operatori privati.
La prevalente destinazione degli alloggi all’affitto sociale appare
come il miglior risultato da conseguire per una diversa riqualificazione
dell’area oggi esclusivamente militare. Una eventuale residua parte
di alloggi in vendita servirebbe soltanto a coprire in parte i costi di
urbanizzazione primaria e secondaria dell’intera area di intervento.
8
9
IL CASO DELLA CASERMA RUFFO
RECUPERO E TRASFORMAZIONE DELLE AREE MILITARI
studio IAN+
“Le aree dismesse sono divenute un importante dispositivo di
funzionamento del metabolismo urbano proprio in funzione della
loro capacità di accogliere attività marginali e popolazioni nascoste.”
Cristina Bianchetti
Aree che hanno un forte impatto visivo nella città, luoghi della non
appartenenza, semplicemente di nessuno; ex aree industriali o
caserme, luoghi abbandonati sottratti alla città e momentaneamente
fuori dalle logiche di crescita. Nel tessuto urbano diventano elementi
riconoscibili, punti di riferimento, il tessuto urbano vi si articola
intorno, li circonda e li osserva. Tra il momento dell’abbandono a
quello del loro recupero sono delle enclave da scoprire, dei recinti da
scavalcare e spesso, come dice Augé, dei luoghi da cui osservare la
città. Hanno un proprio rapporto con il tempo, non il tempo della storia
ma il tempo della natura, delle trasformazioni dettate dalla crescita
spontanea del verde e dal disfacimento naturale dei manufatti.
Improvvisamente queste aree si aprono alla città e diventano il
centro di processi di annessione al tessuto urbano, sono colonizzate,
conquistate. Citando ancora Augé: “Queste modificazioni sono
ovviamente in rapporto con l’organizzazione della circolazione, le
migrazioni e gli spostamenti di popolazione, confronto fra ricchezza
e povertà; ma si possono considerare, con una visione più larga,
come un’espansione della violenza bellica, politica e sociale. C’è
infatti la violenza all’origine delle ristrutturazioni urbane”. La città
si appropria di queste aree risucchiandole a delle logiche il più
delle volte speculative, cancellando le tracce. Dismissione non è
un fenomeno locale e puntuale, l’interruzione, la pausa, il riuso
sono sempre stati presenti nel metabolismo urbano: edifici militari,
civili, religiosi hanno cambiato ripetutamente usi e significati. Come
sottrarre il progetto del recupero di queste aree dalla logica del
consumo e dall’arroganza del presente, per riportarle in una logica
territoriale che mira a creare identità singole?
“Modificare secondo le proprie esigenze abitative, produttive,
commerciali o promozionali lo spazio ereditato produce una sorta
di metabolismo urbano, difficile da prevedere e governare, perché
legato ai flussi discontinui di questa nuova economia relazionale.”
Andrea Branzi
Come non cadere nel progetto di quello che Augé chiama il “troppo-
pieno”, cioè nel progetto di luoghi in cui regna il mondo della
ridondanza, dell’eccesso e dell’evidenza. È un errore pensare le
aree dismesse prive d’inerzia, di resistenza verso le trasformazioni.
Se l’area dismessa è un vuoto, allora il riuso si attua attraverso
progetti di sostituzioni, di riempimenti e di saturazioni che non
colgono le ragioni delle interruzioni d’uso. Si ritiene che il vuoto
possa facilmente riempirsi. Come riannodare una storia diversa? In
passato i cambiamenti non stupivano ora diventano il cosa metterci?
Il progetto di recupero di un’area e di edifici dismessi propone un
confronto inevitabile con un tempo sottratto al controllo dell’uomo, il
tempo trascorso tra l’abbandono e il progetto di recupero ha operato
in uno spazio di libertà, sottratto al controllo dell’uomo.
Più che progettare manufatti si devono progettare le trasformazioni e
le relazioni.Progettare la città significa lavorare con le trasformazioni
e con il tempo, significa progettare i vuoti, svuotare invece di riempire;
significa progettare i limiti, che sono il luoghi dello scambio e delle
relazioni. La città naturale è la città del riuso.
ANALISI DELL’AREA
13
L’area compresa tra la via Tiburtina e il fiume Aniene è stata, fin
dall’antichità, un luogo di passaggio e di transumanza, tra le
montagne appenniniche e la costa tirrenica, e, in epoca romana,
è stata disseminata di ville rustiche, riconvertite nel Medioevo in
domuscultae e fortificazioni, come il resto dell’Agro Romano.
I primi insediamenti significativi risalgono agli anni ’30, caratterizzati
da edilizia a isolati regolari. In questi anni saranno inoltre realizzate le
borgate ufficiali (Santa Maria del Soccorso, Tiburtino III e Pietralata)
in cui trovò collocazione la fetta di popolazione più povera spostata
dal centro in seguito agli sventramenti necessari all’attuazione delle
politiche urbanistiche di epoca fascista.
L’insediamento Tiburtino III nasce come una delle borgate ufficiali
di Roma verso la metà degli anni ‘30. I confini erano via di Grotta
di Gregna, piazza Santa Maria del Soccorso, e via Tiburtina.
Attualmente l’area del Tiburtino III nasconde le tracce della borgata
ufficiale IACP costruita nel 1936 per dare alloggio a quota parte
degli abitanti del centro storico sfrattati durante l’operazione di
“risanamento” attuata tra il 1930 e il 1938 dal Governatorato di Roma.
Al Tiburtino III andarono in prevalenza gli abitanti della Ferratella
(zona San Giovanni - Porta Metronia), via delle Botteghe Oscure,
Borgo Pio.
La costruzione del quartiere proseguì nel secondo dopoguerra ad
opera del gruppo APAO, composto da giovani architetti organici
capitanati da Bruno Zevi: tra essi Ludovico Quaroni e Piero Maria
Lugli. La zona è stata oggetto di una drastica ristrutturazione
urbanistica avvenuta tra il 1974 e il 1990 fortemente voluta dalla
popolazione residente.
Anche Pietralata nasce come una delle 12 “borgate ufficiali”,
realizzate dal Governatorato di Roma per trasferirvi, tra il 1935 e il
1940, gli sfrattati delle zone intorno al Campidoglio, via del Teatro
di Marcello, Fori Imperiali, San Giovanni, Porta Metronia e di viale
Castrense. Attraversa varie fasi e, negli anni del fascismo, saranno
realizzate le cosiddette “casette da sette lire”, chiamate così per via
del loro costo, prive di bagni, cucine ed acqua corrente. Nel 1957,
vengono sostituite le vecchie casette con abitazioni più moderne.
Il Tiburtino è tra i principali quartieri del primo settennio di costruzioni
del programma per la piena occupazione (piano “Fanfani”, 1948) e
fin dalla sua costruzione è stato visto dalla critica come il manifesto
del neorealismo italiano in architettura.
Raccoglie gran parte delle ricerche sull’abitazione svolte da Mario
Ridolfi: composto di edifici formati da diversi tipi edilizi (a torre, a
schiera, in linea) collocati in modo da ricreare la contiguità spaziale
della città preindustriale, il quartiere accosta materiali e linguaggi
tratti dalla tradizione vernacolare italiana in una forma planimetrica
che, pur seguendo le indicazioni date dall’Ina-casa, mostra ancora
una certa incertezza nelle sua matrici culturali.
La via Tiburtina è stata oggetto di sperimentazione nei quartieri INA
– Casa, Gescal, IACP di edilizia popolare come il Quartiere Tiburtino
realizzato nel 1950-1954 dai progettisti M. Ridolfi, L. Quaroni.
Intorno alla Tiburtina, in particolare a Rebibbia, si è sviluppata la
città abusiva, luogo amato e abitato da Pier Paolo Pasolini.
La crescita urbanistica con l’aumento di densità risale
prevalentemente al secondo dopoguerra, con tipi edilizi da intensivo
come palazzi alti con pochissimo verde, tipici degli anni cinquanta
e sessanta (Casal Bertone, Portonaccio, Casal Bruciato). L’unica
eccezione sono le costruzioni dell’INA-Casa a Casal Bruciato
(lungo via Tiburtina) e Ponte Mammolo (tra via Tiburtina e l’Aniene),
con case in linea, a torre e a schiera dal disegno urbano originale
realizzate dagli architetti dell’epoca, tra cui Mario Ridolfi e Ludovico
Quaroni. Man mano che ci si allontana verso la periferia prevalgono
invece quartieri più estensivi con maggiore dotazione di verde
pubblico (Colli Aniene, Verderocca, Casal de’ Pazzi, Torraccia,
Casal Monastero,Casal Bianco).
Rimane comunque un’ampia estensione di territorio non edificato,
in parte legato all’ex SDO di Pietralata, (progetto dello Studio Asse
di Ludovico Quaroni, Mario Fiorentino e Bruno Zevi), che nel nuovo
Piano Regolatore Generale del comune è destinato a diventare
centralità metropolitana, insieme all’area intorno al nodo di scambio
di Ponte Mammolo.
I confini del territorio sono a nord la via Nomentana, a est il comune
di Guidonia Montecelio, a sud il fiume Aniene, l’autostrada A24 e la
ferrovia Roma-Pescara, a ovest la ferrovia Roma-Firenze.
Vi è insediata l’area industriale denominata “Tiburtina Valley”, che
rimane il maggiore polo manifatturiero romano, sia pure soggetto al
fenomeno della deindustrializzazione che sta sostituendo le vecchie
fabbriche con servizi e centri commerciali; per arginare tale dinamica,
è in corso di sviluppo il Polo Tecnologico o Tecnopolo Tiburtino.
Il Forte Tiburtino appartiene al sistema difensivo della città realizzato
a partire dal 1878 e composto da quindici forti, otto sulla destra del
Tevere e sette sulla sinistra.
L’edificio “forte” è costituito da un fronte rettilineo o spezzato
a saliente da due fianchi e da una gola rettilinea tenagliata o
bastionata. L’impianto distributivo prevede l’accesso da un androne
che immette, tramite un ponte (in parte fisso, in parte mobile)
posto sul fosso di gola, al piazzale da cui, con passaggi regolari, si
raggiungono i locali in muratura: casematte, ricoveri e magazzini,
protetti da fossati, scarpe e controscarpe.
Attualmente è all’interno della caserma Ruffo e la sua manutenzione
è affidata ai militari.
INQUADRAMENTO STORICO
14
municipio: IV (V)
superficie: 49152 km2
popolazione: 178599 al 2010
densità: 3633.61 ab/km2
coordinate: 41°56’ N 12°35’ E
altitudine: 30m
tivoli
15
Edifici esistenti
1. Palazzina Comando
2. Palazzina Compagnia e alloggi truppa
3. Corpo di Guardia
4. Mensa
5. Magazzino
6. Magazzino materiali
7. Magazzino trasmissioni
8. Officina automezzi
9. Tettoia metallica
10. Forte Tiburtino
2
3
4
1
8
5
5
6
7
5 5
9
9
9
9
10
16
17
18
Pianta di Roma e dintorni (1868)
INDAGINE URBANISTICA
19
Piano regolatore 1931 Piano regolatore 1962
Già negli anni ‘30 l’area sulla via Tiburtina risulta caratterizzata da
edilizia di espansione a isolati regolari. In questi anni verranno inoltre
realizzate le borgate ufficiali (Santa Maria del Soccorso - Tiburtino
III e Pietralata), in cui trovò collocazione la fetta di popolazione più
povera, spostata dal centro in seguito agli sventramenti necessari
all’attuazione delle politiche urbanistiche di epoca fascista.
A partire dagli anni ’50 la via Tiburtina è stata oggetto di
sperimentazione nei quartieri INA – Casa, Gescal, IACP di edilizia
popolare come il Quartiere Tiburtino realizzato nel 1950-1954 dai
progettisti M. Ridolfi, L. Quaroni .
In questo PRG risultano, inoltre, perimetrati gli insediamenti abusivi
di Ponte Mammolo e Rebibbia.
20
Piano regolatore 2008 Variante Piano regolatore 2009
tessuti di espansione novecente-
sca a tipologia edilizia definita e a
media densità insediativa - T1
tessuti di espansione novecente-
sca a tipologia edilizia definita e ad
alta densità insediativa - T2
tessuti di espansione novecente-
sca a tipologia edilizia libera - T3
verde privato
a pianificazione definita
da pianificare
tessuti prevalentemente residen-
ziali
tessuti prevalentemente per attivi-
tà
spazi pubblici da riqualificare
aree agricole
parchi istituiti
servizi pubblici di livello
urbano
servizi privati
verde pubblico e servizi
pubblici di livello locale
Il Ministero della Difesa, di intesa con il Comune di Roma, promuove
la costituzione di un Fondo comune di investimento immobiliare allo
scopo di reperire le risorse necessarie per le esigenze infrastrutturali
e alloggiative delle Forze Armate. Gli immobili militari risultano
prevalentemente assoggettati alla disciplina prevista dal Codice
dei Beni Culturali e del Paesaggio di cui al D. Lgs. 22.1.2004, n.
42, pertanto, sarà necessario verificare con la Direzione Regionale
ai BB.AA.CC. e le competenti Soprintendenze che gli scenari di
trasformazione e valorizzazione risultino pienamente coerenti con
le esigenze di salvaguardia dei beni oggetto di tutela.
La progettazione attuativa si concluderà in coincidenza con
l’approvazione definitiva della variante in modo da poter essere
approvata in sede di Conferenza di Servizi in conformità al PRG.
Al Comune di Roma, una volta valorizzati gli immobili, sarà
riconosciuta una quota del ricavato tra il 10 e il 20 per cento.
Le Norme Tecniche di Attuazione del PRG indicano per tale zona
un mix funzionale:
- Abitative: minimo 30% SUL
- Commerciali, Servizi, Turistico-ricettive e produttive: minimo 30%
SUL
- Quota flessibile: 30% SUL - SUL pubblica minimo 10 % massimo
20%
- Destinazioni escluse: “commercio all’ingrosso”, “depositi e
magazzini”.
- Categorie d’intervento ammesse: MO, MS, RC, RE, DR, RU, NE.
Piano delle alienazioni e valorizzazioni dei beni immobili militari.
Obiettivi
a) Restauro conservativo del Forte con inserimento di nuove funzioni
compatibili con i caratteri tipo-morfologici;
b) Completare il tessuto residenziale esistente in modo coerente
sotto il profilo tipo-mofologico;
c) Migliorare la dotazione di verde e servizi pubblici di livello locale.
Dati generali:
- superficie dell’ambito: 14,53 ha
- volumetria esistente indicativa: 59.520a mc
Prescrizioni specifiche:
- confermare gli incentivi per il rinnovo urbano di cui all’art. 21 fino
alla maggiorazione del 30% della SUL in caso di ristrutturazione
urbanistica.
Città consolidata Progetti ristrutturanti
Città da ristrutturare
Sistema ambientale
21
Piano territoriale paesaggistico regionale 2007 Piano di azione ambientale 2011
Il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale prevede per l’area della
via Tiburtina diversi ambiti di tutela di cui i principali riguardano la
Riserva Naturale della Valle dell’Aniene e, nello specifico dell’area
di progetto, vincoli ricognitivi di legge.
Il Piano di Azione Ambientale è stato redatto coinvolgendo la
società civile attraverso le assemblee del Forum Agenda 21
locale (PROCESSO PARTECIPATIVO), mediante la ricerca del
Dipartimento di Ingeneria Civile Edile e Ambientale dell’Università
Sapienza di Roma, inserita nel progetto VIVERE L’ANIENE.
È un programma di interventi pensati nell’ottica di uno sviluppo
sostenibile del territorio articolato in tre ambiti: Spazi Aperti, Risorse
Naturali, Mobilità Sostenibile.
Nel PAA è inserito un piano di recupero delle caserme in dismissione,
Gandin e Ruffo, al fine di un riuso che preveda la realizzazione di un
mix funzionale di servizi al cittadino, attività commerciali, ricreative e
culturali, di laboratori e residenze universitarie, preservando le aree
verdi di pertinenza delle caserme.
spazi aperti risorse naturali mobilità sostenibile
1. Accordo Carcere Rebibbia
2. Convenzioni Privati Gestione
Verde
3. Contratto di Fiume
4. Il Coltivaorto
5. Olimpiadi Sportive Municipali
6. Bandi Promozione Condomini
Verdi
7. Parcheggi al Verde
8. Parco Cave di Tufo Salone
Case Rosse
9. Aniene Greenway
10. Recupero Caserme
11. Eco Orti
12. Produzione Solare
13. Sportello Comunicazione
Energetico
14. Illuminazione Pubblica
15. Risparmio Energetico Edifici
16. Premio Azienda Virtuosa
17. Rete di Percorsi Ciclabili ex
area SDO
18. Mobilità ciclabile urbana
Rebibbia - Tiburtina
19. Mobilità Car sharing
20. Mobilità Elettrica
21. Isola Ambientale Redais
22. Percorso protetto ciclabile
23.StatigeneralidelVMunicipio
n n n
22
Forte Tiburtino
23
Carta della qualità 2008 Forti romani
24
ESPANSIONE URBANA
25
1884
1954
1979
1994
2014
26
autostrada
gra
principale
locale
ferrovia
metropolitana
1
2
3
4
1. circonvallazione Salaria
2. via Nomentana
3. via Tiburtina
4. via Prenestina
Mobilità principale del municipio
MOBILITA’
27
3
4
1
2
autostrada S.M. del Soccorso
Classificazione delle strade Parcheggi di scambio
interquartiere Ponte Mammolo 1
quartiere Ponte Mammolo 2
interzonale Palmiro Togliatti
zonale
1. viale Palmiro Togliatti
2. via Tiburtina
3. via di Pietralata
4. via dei Durantini
5. via dei Monti Tiburtini
6. via Alberto Bergamini
7. via Igino Giordani
8. A24
9. via Filippo Fiorentini
10. via Grotte di Gregna
1
2
3
4
3
4
5
2
9
1
10
8
7
6
Mobilità principale di quartiere
28
1
3
2
4
Mobilità pubblica del quartiere
Linee autobus Linea metropolitana B
via tiburtina
Monti Tiburtini
Pietralata
S.M. del Soccorso
Ponte Mammolo
040 041 043 111F 120F 163 211 443 450 C5 N2
viale palmiro togliatti
449 451 508 N23
via dei monti tiburtini
61 440 449 542 544 N2
via filippo fiorentini
61 542 544 C5
via di pietralata
111 211 441 450
via dei durantini
111 440 449
via grotte di gregna
442 450
via alberto bergamini-via igino giordani
61 309 449 N23
3
4
2
1
29
Sezioni stradali
30
verde pubblico
verde privato
1
2
3
1. Parco regionale urbano di Aguzzano
2. Riserva naturale della valle dell’Aniene
3. Tenuta del Coazzo
VERDE
31
Occupa una superficie di circa 650 ettari.
All’interno del suo territorio si possono
individuare tre aree di grande importanza
naturalistica: l’area umida della Cervelletta,
l’area ripariale Fluviale e il Parco delle Valli.
Vi troviamo anche grandi aree agricole.
Essenze: molto diffusi il papiro, l’iris, il
sambuco e alghe o piante appartenenti
all’ecosistema di zone paludose.
Presenta parti attrezzate e percorsi pedonali.
Occupa una superficie di circa 60 ettari.
Testimone della vocazione argricola del
posto poiché conserva aspetti caratteristici
del tradizionale paesaggio dell’agro romano.
Essenze: platani, pioppi bianchi e neri,
cipressi, noci, mandorli, fichi, olivi.
Presenta parti attrezzate e strutture (casali
restaurati) dedicate ad attività strettamente
connesse all’ecologia.
Giardino publbico nel quartiere di San Basilio,
in cui è possibile ammirare i ruderi della
cosiddetta “Torre del Coazzo”. Si tratta di un
casale-torre costruito nel XII secolo sui resti di
una villa romana che sorgeva in questa zona.
Le mura, realizzate nel medioevo, erano
con ogni probabilità le pareti di un grande
ingresso, che fa pensare ad una costruzione
importante, un piccolo castello oppure un
complesso rurale adiacente al casale di San
Basilio, che sorge poco lontano.
Parco regionale urbano di Aguzzano Riserva naturale della valle dell’Aniene Tenuta del Coazzo
32
1
2
4
3
5
6
7
8
9
10
11
Ingressi
1. via Liebniz
2. via Conca d’Oro
3. via Shopenhauer
4. viale Kant
5. via San Nazzaro
6. via Conca d’Oro
7. ponte Salario
8. via Nomentana
9. via Cingolani
10. via di Tor Cervara
11. via Cicogna
Riserva naturale della valle dell’Aniene
33
11
2
3
4
5
1. Riserva naturale della valle dell’Aniene
2. Parco Filippo Meda
3. Parco Tiburtino III
4. Giardino Aldo Tozzetti
5. Parco Baden Powell
verde pubblico
verde privato
verde di risulta
34
TESSUTO URBANO
35
Tipologie costruttive
area di progetto
edifici specialistici
edifici a torre
edifici 3-8 piani
bassa-media intensità
aree industriali
36
1
2
3 4
5
6
7
8
9
10 11
12
13
14
15
16 17
18
19
20
Servizi
1. Ospedale Sandro Pertini
2. Scuola media Pasquale Villari
3. Scuola materna Vittorio Veneto
4. Istituo professionale Sibilla Aleramo
5. Chiesa Santa Maria del Soccorso
6. Supermercato Panorama
7. Istituto d’arte-Liceo artistico Roma 2
8. Impianto natatorio Rari Nantes Tibur
9. Scuola media di via Ferdinando Santi
10. Scuola primaria Fabio Filzi
11. Centro anziani Tiburtino III
12. Centro direzionale
13. Parrocchia Sant’Igino Papa
14. Mercato rionale Colli Aniene
15. Associazione Sportiva Verderocca
16. Istituto professionale Sibilla Aleramo
17. Scuola media Angelica Balanabov
18. Parrocchia Gesù di Nazareth
19. Scuola materna Verderocca
20. Scuola media pubblica
37
Quartieri storici
1. Pietralata (1935-1940)
2. Tiburtino III (1931)
3. Tiburtino INA-Casa (1950-1954)
1
2
3
38
1924-1937
Borgata di Pietralata
2014
Configurazione attuale
39
edifici in linea
edifici a C
edifici a stecca
40
1924-1937 1937 2014
Borgata Santa Maria del Soccorso Piano di zona Tiburtino III Configurazione attuale
Giuseppe Nicolisi, Roberto Nicolini Luigi Biscolgi, Guido Gigli,
Amedeo Moraggi, Gian Ludovico
Rolli, Claudio Tiberi, Giorgio Zama
41
edifici in linea
edifici a C
edifici a stecca
edifici a schiera
42
1950-1954
Impianto planimetrico
M.Ridolfi, L.Quaroni (capigruppo),
C.Aymonino, C,Chiarii, M.Fiorentino, F.Gorio,
M.Lanza, S.Lenci, P.M.Lugli, C.Melograni,
G.Menichetti, C.Rinaldi, M.Valori
2014
Configurazione attuale
43
edifici in linea
edifici a schiera
edifici a torre
edifici non residenziali
44
1
3
2
4
VIA TIBURTINA
45
46
ANALISI CLIMATICA
3 m
35 m
12 m
trasmission losses
ventilatione losses
usable solar gain
usable internal gains
heat energy demand
cooling demand
44,2 kWh/mqa
25,5 kWh/mqa
46,6 kWh(mqa
2,4 kWh/mqa
20,7 kWh/mqa
0,3 kWh/mqa
Indicazione del fabbisogno energetico sulla base dell’orientamento
47
NORTH
15°
30°
45°
60°
75°
EAST
105°
120°
135°
150°
165°
SOUTH
195°
210°
225°
240°
255°
WEST
285°
300°
315°
330°
345°
10 km/h
20 km/h
30 km/h
40 km/h
50 km/h
hrs
39+
35
39+
31
27
23
19
15
11
7
<3
NORTH
15°
30°
45°
60°
75°
EAST
105°
120°
135°
150°
165°
SOUTH
195°
210°
225°
240°
255°
WEST
285°
300°
315°
330°
345°
10 km/h
20 km/h
30 km/h
40 km/h
50 km/h
°C
45+
40
35
30
25
20
15
10
5
<0
NORTH
15°
30°
45°
60°
75°
EAST
105°
120°
135°
150°
165°
SOUTH
195°
210°
225°
240°
255°
WEST
285°
300°
315°
330°
345°
10 km/h
20 km/h
30 km/h
40 km/h
50 km/h
hrs
42+
37
33
29
25
21
16
12
8
<4
NORTH
15°
30°
45°
60°
75°
EAST
105°
120°
135°
150°
165°
SOUTH
195°
210°
225°
240°
255°
WEST
285°
300°
315°
330°
345°
10 km/h
20 km/h
30 km/h
40 km/h
50 km/h
°C
45+
40
35
30
25
20
15
10
5
<0
NORTH
15°
30°
45°
60°
75°
EAST
105°
120°
135°
150°
165°
SOUTH
195°
210°
225°
240°
255°
WEST
285°
300°
315°
330°
345°
10 km/h
20 km/h
30 km/h
40 km/h
50 km/h
hrs
30+
26
24
20
18
15
12
9
6
<3
NORTH
15°
30°
45°
60°
75°
EAST
105°
120°
135°
150°
165°
SOUTH
195°
210°
225°
240°
255°
WEST
285°
300°
315°
330°
345°
10 km/h
20 km/h
30 km/h
40 km/h
50 km/h
°C
45+
40
35
30
25
20
15
10
5
<0
NORTH
15°
30°
45°
60°
75°
EAST
105°
120°
135°
150°
165°
SOUTH
195°
210°
225°
240°
255°
WEST
285°
300°
315°
330°
345°
10 km/h
20 km/h
30 km/h
40 km/h
50 km/h
hrs
28+
25
22
19
16
14
11
8
5
<2
NORTH
15°
30°
45°
60°
75°
EAST
105°
120°
135°
150°
165°
SOUTH
195°
210°
225°
240°
255°
WEST
285°
300°
315°
330°
345°
10 km/h
20 km/h
30 km/h
40 km/h
50 km/h °C
45+
40
35
30
25
20
15
10
5
<0
°C
45+
40
35
30
25
20
15
10
5
<0
Studio dei venti prevalenti estivi (mattina e notte) Studio dei venti prevalenti invernale (mattina e notte)
IL PROGETTO
51
La caserma Ruffo è composta da una serie di edifici dislocati
prevalentemente a Nord nei pressi della via Tiburtina. Infatti, sulla
via si affaccia la palazzina del comando e perpendicolarmente a
essa e su via del forte tiburtino è collocata la palazzina degli alloggi
truppa. Questi due edifici sono i più significativi a livello architettonico
e dimensionale e delimitano la piazza dell’alza bandiera. Andando
verso sud troviamo edifici alti un piano, dove sono collocati la mensa
e i magazzini. Di fronte al forte a circa metà dell’area sono allocate
delle tettoie a protezione dei mezzi. All’interno dell’area, nella parte
centrale, c’è il forte.
Il progetto prevede la demolizione di tutti gli edifici della caserma
Ruffo, con esclusione della palazzina di comando inoltre, prevede il
recupero e la trasformazione del Forte Tiburtino.
Il nuovo insediamento parte dall’idea di ridefinire i limiti dell’area;
limiti molto diversi tra loro sia per densità urbana sia per permeabilità
e soprattutto tutti in relazione al punto focale rappresentato dal Forte
Tiburtino.
Il primo limite è sulla via Tiburtina, caotica e altamente infrastrutturata.
Qui si è deciso di mantenere l’edificio del comando come memoria
della caserma Ruffo e, per le caratteristiche interne dell’edificio, di
adibirlo a spazi uffici e pubblici.
La testata verso la via Tiburtina si caratterizza da attività urbane
non residenziali. Questo è l’accesso principale all’area soprattutto
per chi viene dalle fermate della metropolitana di Pietralata e Monti
Tiburtini, è da qui che parte un viale che attraversa longitudinalmente
tutta l’area e collega la piazza di accesso a Nord con la piazza a Sud
limitrofa alla nuova scuola per l’infanzia di progetto.
L’ex edificio del comando è ristrutturato con un’aggiunta di un nuovo
corpo di fabbrica sul fianco corto a Est.
Continuando in senso antiorario troviamo il secondo limite su via del
Forte Tiburtino, una strada senza particolare qualità, tipico retro di
queste zone caratterizzato unicamente dalla recinzione del forte e
da un edificio per uffici. Lungo la via, il progetto prevede una serie
di edifici in linea, inoltre da questo limite si accede trasversalmente
all’area del parco e al Forte Tiburtino; ha uno spessore molto
permeabile formato da una serie di elementi: il parcheggio a raso,
gli edifici, il viale e gli orti. Il viale è composto di percorsi pedonali
e ciclabili con aree di sosta e gioco protette dal sistema del verde.
Possiamo definire questa striscia la parte attrezzata del parco del
forte. Tra il viale e il parco corre la linea degli orti urbani.
Gli edifici in linea si sviluppano al massimo su 4 livelli, e sono orientati
NE-SO.
In linea di massima tutti gli appartamenti sono disposti in modo tale
che ognuno abbia il soggiorno e le stanze da letto rivolte a SO, quindi
ben illuminati dalla luce naturale; mentre sul lato NE sono localizzati
tutti i servizi degli alloggi. Le aree living hanno tutte il doppio affaccio.
Gli alloggi al piano terra hanno giardini negli spazi esterni mentre,
quelli ai livelli superiori, hanno un terrazzo che corre lungo tutto il
fronte dell’alloggio. Due corpi scala distribuiscono l’edificio.
Le varie tipologie di alloggio tentano di avere quella flessibilità tale
da adeguarsi ai cambiamenti della composizione dei nuclei familiari
e delle loro esigenze. Per questa ragione l’impianto planimetrico è
composto di tre fasce.
La prima fascia, con esposizione a NO, come abbiamo già
detto, ospita i servizi (cucine, bagni, ripostigli, corpi scala, vani
ascensore…); la seconda fascia, vero e proprio spazio abitabile, è
così libero di assumere diverse connotazioni compatibilmente con la
tipologia di utenti che la abita. L’alloggio può essere dunque un loft o,
può avere una stanza matrimoniale a cui in seguito aggiungere una
nuova stanza singola oppure, si può avere uno spazio small office.
La terza fascia sono le linee dei terrazzi che, protetti da tende, sono
delle stanze all’aperto.
Nel progetto abbiamo deciso di dare spazio alle attività della
comunità insediata, sperimentando l’inserimento su ogni piano di
spazi comuni, che appartengono agli inquilini e da loro saranno
gestiti, nel corso del tempo.
Sperimentare l’uso e la condivisione di aree comuni, è importante
per creare all’interno dell’edificio luoghi in cui condividere attività
che non trovano spazio all’interno dell’alloggio. Le aree comuni
potranno essere utilizzati come aree gioco per bambini, zone lavoro,
aree relax, o come extra stanze da affittare dai proprietari che le
vogliano usare come estensione dei propri alloggi (i soldi ricavati
provvederanno a coprire le spese mensili del condominio). Lo spazio
della condivisione è un esperimento importante che serve a creare
un’identità di vicinato importante per la vita di un quartiere.
Le dimensioni degli alloggi variano dai 45 mq fino ai 130 mq circa.
A sud della linea il progetto prevede una piazza di accesso al viale e il
collegamento del limite Sud, dove è progettato un edificio scolastico
di forma circolare.
A Ovest si trova il Forte Tiburtino che per la sua mole è il centro
ideale e fisico dell’intervento anzi, i limiti fin qui descritti possono
essere considerati come espansione del perimetro esterno del forte.
Il Forte, attualmente, è un’oasi naturale ricca di vegetazione e
di specie animali, l’atmosfera che si respira e quella del rudere
abbandonato ricoperto dal verde dove la presenza dell’uomo è solo
un ricordo.
Intervenire sull’edificio è complesso e sicuramente un atto violento.
Per questo motivo il progetto prevede la trasformazione e il riuso
del forte nel tentativo di avere funzioni poco impattanti e compatibili
con l’edificio storico. L’idea è di trasformarlo in un centro sportivo
utilizzando principalmente le aree esterne delle corti interne.
L’ultimo limite è segnato da un edificio a torre, alto undici piani,
che rimarca la caratteristica metropolitana di dell’area e, come
un Landmark, la collega alla Tiburtina, via su cui svettano edifici
residenziali alti intorno ai 10 piani.
Il vuoto centrale così definito diventa il luogo privilegiato di
osservazione, il centro di tutto. Il progetto dei limiti è la definizione
del vuoto e il suo mantenimento. Da luogo recintato della caserma
diventa parco delimitato, da scoprire e attraversare. Questo parco
dovrà rappresentare la cultura agricola e storica della campagna
romana, dove l’unica concessione all’idea di verde disegnato è il
viale attrezzato.
IL NUOVO LIMITE
studio IAN+
52
9
10
Ponte Mammolovia Nomentana
stazione Tiburtina
via P.Togliatti
circonvallazione
Salaria
via Prenestina
autostrada
1. Connessioni a livello urbano: l’area della Caserma Ruffo come
nodo di relazione tra i quartieri del Tiburtino
2. Progettare il limite
3. Connettere il quartiere
4. Recuperare il Forte Tiburtino
5. La città puntiforme
6. Il parco lineare
7. Gli orti urbani
8. Il parco urbano
9. edifici da recuperare
10. Edifici da demolire
2
3
5
1
6
8
4
7
53
Aerofotogrammetria
54
55
56
B’
A
Prospetto da via del Forte Tiburtino
Planivolumetrico
Prospetto dal Parco
57
B
A’
58
SUL a disposizione
SUL densificata
residenziale
non residenziale
Servizi da collocare
Demanio-uffici
Palazzina Comando
Blocco aggiunto
Roma Capitale HS
Residenziale speciale
Roma Capitale HS-in diritto di superficie
Asilo
15.500 mq
16.500 mq
15.000 mq
1.500 mq
4.643 mq
2800 mq
843 mq
1.000 mq
1.500 mq
Residenze da collocare
Roma Capitale HS
residenze
Roma Capitale HS-in diritto di superficie
convenzionato da cedere a privati
22.850 mq
10.850 mq
15.000 mq
QUANTITA’
59
Sistemazioni esterne
Aree verdi
Aree pavimentate
Parcheggi esterni
Parcheggi interrati
Area Forte
Aree verdi
Area coperta
Piano terra
Piano Casematte
Percorso estermo
Area interna scoperta
71.000 mq
41.600 mq
11.000 mq
3.150 mq
15.360 mq
46.230 mq
22.170 mq
18.760 mq
13.100 mq
5.660mq
1000 m
5.300 mq
60
Residenze
Residenze speciali
Residenze co-housing
Servizi
Uffici
Commerciale
FUNZIONI
61
62
Residenze
Residenze speciali
Residenze co-housing
Servizi
Uffici
Commerciale
63
64
In linea generale la strategia d’intervento nel campo della mobilità
sostenibile si articola su tre linee d’azione integrate tra loro:
• ridurre il fabbisogno di mobilità (Avoid/reduce)
• favorire l’utilizzo delle modalità di trasporto più sostenibili (Shift )
• migliorare senza sosta i mezzi di trasporto perché siano sempre
più efficienti (Improve)
Nel caso della progettazione di un nuovo insediamento urbano ad
entrare in gioco sono fondamentalmente le due linee di azione Avoid/
Reduce e Shift. La linea di intervento Avoid/Reduce è finalizzata alla
riduzione della domanda di trasporto e molte delle misure in questo
ambito ricadono nella categoria della pianificazione territoriale ed
urbanistica. In questo campo i fattori chiave per ridurre la domanda di
trasporto sono: la densità territoriale, la compattezza dell’edificato, la
struttura insediativa, la posizione baricentrica delle principali funzioni
urbane, la distribuzione delle funzioni di prossimità, la progettazione
degli spazi pubblici e la progettazione delle infrastrutture. La linea
di intervento Shift si propone invece di ridurre gli impatti della
mobilità, promuovendo l’utilizzo di mezzi di trasporto con minori
impatti specifici. Per questo è necessario che quando si progetta un
nuovo quartiere sia prevista un’offerta di trasporto multimodale che
comporti l’esistenza di adeguati servizi di trasporto pubblico, una
rete ciclistica e pedonale ma anche il restringimento in alcuni ambiti
dell’uso dell’auto, per esempio realizzando zone pedonali o zone
MOBILITA’ SOSTENIBILE
Massimo Ciuffini
strada
marciapiede
marciapiede
parcheggio
passeggiata
residenza
parcolineare
parcoforte
dove il traffico sia moderato o limitato.
Complessivamente e in varia misura, tutti gli interventi affrontati
dal laboratorio hanno le caratteristiche fondamentali per essere
considerati sostenibili dal punto di vista della mobilità visto come
siano tutti localizzati nella cosiddetta città consolidata, a ridosso
di alcuni dei più importanti corridoi di trasporto collettivo della città
ed in adiacenza ad altri quartieri esistenti in modo da innalzarne la
densità funzionale, edilizia ed abitativa.
L’elemento della localizzazione intelligente è, nel caso dell’intervento
nella Caserma Russo, ancora più marcato. L’area è di fronte ad una
dellestazionidellalineaBdellametropolitana:lastazionediPietralata.
La disposizione planimetrica dell’edificato ha potuto svincolarsi dalla
necessità di doversi avvicinare quanto più possibile alla stazione
privilegiando altri aspetti progettuali, proprio in ragione di questa
felice localizzazione. L’ottima accessibilità su ferro, sia in origine che
in destinazione, è la condizione ideale per inserire funzione sia in
grado di generare che attrarre flussi di traffico orientati all’utilizzo del
trasporto pubblico. L’intervento è l’occasione per creare dei percorsi
pedonali e ciclistici di accesso alla stazione Pietralata in grado di
connettere anche le aree immediatamente adiacenti all’intervento
e favorire dunque un progressivo innalzamento dell’accessibilità al
trasporto pubblico dell’area.
65
66
RN Aniene e via Togliatti Mobilità di progetto
Piano particolareggiato di Pietralata PAA. Rebibbia-Tiburtina
PAA. Rebibbia-Tiburtina Boulevar dei bambini
Boulevard dei bambini Linea metro B
Mobilità di progetto Massima distanza dalla fermata metro (800m)
Percorsi ciclabili
2
1
67
Percorsi ciclo-pedonali
Percorsi pedonali
Strada carrabile
Parcheggi
Ingresso
Ingresso parcheggi interrati
Mobilità interna
68
FORTE TIBURTINO
69
Piano terra (22.480 mq) Piano casematte (12.010 mq)
Piano copertura (17.170 mq) Ingressi principali
Pista corsa-bici
Sale attività sportive
Palestra
Piazzale
Caffetteria-Club House
Accoglienza-Spogliatoi
70
Pianta piano terra
Prospetto sud-ovest
Appartamento 3 persone (75 mq)
Appartamento 2 persone (55 mq)
Spazio comune
Commerciale
RESIDENZE
71
Pianta piano primo
Prospetto nord-est
Appartamento 4 persone (100 mq)
Appartamento 3 persone (75 mq)
Appartamento 2 persone (55 mq)
Spazio comune
72
Pianta piano secondo
Sezione sugli appartamenti
Appartamento 3 persone (75 mq)
Appartamento 2 persone (55 mq)
Spazio comune
73
Pianta piano terzo
Sezione sul vano scala
Co-housing (75 mq)
Appartamento 2 persone (55 mq)
Appartamento 2 persone+studio (55 mq+9 mq)
74
75
76
77
STRATEGIE DI EFFICIENTAMENTO IPOTIZZATE
Condotte interrate
Sonde geotermiche
Ventilazione trasversale
Parete ventilata
Raccolta acque piovane
Raccolta acque piovane
STRATEGIE AMBIENTALI
80
Lo scopo che ci si è posti in questa parte del lavoro dedicata agli
aspetti energetici e nei limiti delle risorse disponibili per svolgerlo
è quello di delineare un modus operandi, tracciandone una chiara
sistema-tizzazione e ponendo degli obiettivi dei quali si è verificata
la tendenziale raggiungibilità. Una valutazione più accurata sarà
possibile solamente in una fase più avanzata della progettazione,
procedendo edificio per edificio e area per area. Non è un caso,
d’altro canto, che anche nel protocollo LEED Quartieri la parte
energetica ha un peso relativo, mentre diviene preponderante (i
crediti ad essa riconducibili sono circa il 60%) a livello di edificio.
Una rilevanza fondamentale nell’ambito della sostenibilità ha
l’aspetto legato all’energia nelle sue varie forme. Una sua particolare
forma è quella costituita dall’acqua che nel presente lavoro viene
trattata a parte, sebbene sia interrelata alle altre forme come viene
esemplificato nello schema apposito.
In questa specifica parte del lavoro le forme di energia analizzate
sono le seguenti:
- Energia termica (caldo)
- Energia termica (freddo)
- Energia elettrica.
Tuttavia all’analisi del sistema delle energie è necessario premettere
l’aspetto che costituisce la base necessaria e irrinunciabile per
qualsiasi ragionamento successivo e cioè il confort. Il benessere degli
utenti, specie in un ambito di sostenibilità, è e deve essere tanto il
requisitodipartenza,quantoilrisultatofinaledell’insiemedioperazioni
che partendo dall’ideazione e passando dalla progettazione, arriva
alla realizzazione degli interventi di configurazione degli ambienti di
vita artificiali.
Il concetto di confort ha connotazioni estremamente varie, ma quelle
di interesse nello specifico campo di analisi di questa parte di lavoro
sono essenzialmente legate a quattro aspetti:
- Il benessere termoigrometrico
- Il benessere acustico
- Il benessere visivo
- Il benessere elettromagnetico.
Sebbene questi campi riguardino tanto gli ambienti confinati, quanto
quelli aperti, si riporta successivamente qualche breve nota circa
obiettivi e alcune possibili soluzioni inerenti solamente gli ambienti
aperti, lasciando gli ambienti confinati ai protocolli di certificazione
della sostenibilità (tipicamente moltissimo attenti a questo
argomento). Uno schema di principio è contenuto nella prima tavola.
Un aspetto rilevante è che, con una eccezione, non ci sono quantità
di energia direttamente associate al confort degli ambienti esterni e
pertanto il risultato non è economicamente valutabile in tale maniera.
Si può ipotizzare un qualche ritorno economico di natura sociale
legato alla maggiore salubrità delle aree interessate, ma certamente
ciò è lontano dalle nostre competenze e capacità.
Il confort degli ambienti aperti
Aspetti termoigrometrici. Il controllo dei parametri termoigrometrici
negli ambienti esterni è ovviamente relativo al controllo parziale
di alcuni fenomeni naturali quali il sole, i venti e l’umidità. Non
è possibile fissare obiettivi precisi e quantificabili, tuttavia il
ricorso alla vegetazione a foglie caduche (che consente di fruire
dell’irraggiamento solare nella stagione fredda, ombreggiando
invece in quella calda) può costituire una possibile soluzione senza
ricorrere ad elementi artificiali.
IL SISTEMA DELLE ENERGIE
Franco Cipriani e Andrea Marcucci
Aspetti acustici. Dal punto di vista acustico il parametro da controllare
è quello definibile come “clima acustico”. Da questo punto di vista
il Comune di Roma ha predisposto, da anni, una suddivisione del
territorio comunale in zone conformi alla normativa vigenti (D.P.C.M.
14 novembre 1997 - Determinazione dei valori limite delle sorgenti
sonore). Un obiettivo proponibile pertanto potrebbe essere costituito
dalla creazione di aree “protette” destinate al relax e allo svago nelle
quali il clima acustico (definito dalla classe di destinazione d’uso del
territorio tramite i valori limite di immissione) è di almeno 2 classi
migliore di quello generalmente presente nell’area, ciò che in altri
termini è esprimibile come una diminuzione di 10 dB(A) dei livelli
di riferimento nei periodi diurno e notturno. La soluzione che più
facilmente può essere adottata si basa sull’opportuna disposizione
di schermi acustici, che potrebbero essere costituiti dagli stessi
edifici da progettare.
Aspettivisivi.Questoambito,adifferenzadeiprecedenti,nonconcerne
il controllo di parametri fisico-tecnici presenti nell’ambiente. La luce
naturale c’è finché il sole la produce, dopodiché deve intervenire un
sistema artificiale. In questo senso si ritengono senz’altro adeguati
i livelli di illuminamento indicati nelle norme tecniche vigenti e le
soluzioni correlate sono quelle basate sull’inserimento di apparecchi
di illuminazione adatti alle varie situazioni. Tuttavia, poiché questo è
l’unico aspetto che si basa sull’impiego diretto di energia (elettrica),
è possibile indicare alcune soluzioni che riducano tale impiego, quali
ad esempio:
• l’impiego di sensori di illuminazione
• l’impiego di sensori di presenza
• l’impiego di temporizzatori
• l’impiego di attenuatori.
L’obiettivo proposto è la riduzione di almeno il 25% dell’impiego di
energia correlata agli impianti di illumi-nazione pubblica e comuni.
Aspetti elettromagnetici. Si tratta dell’ambito più complesso,
in quanto esiste una domanda sociale di connessione (radio e
televisione, telefoni cellulari, WI-FI, ecc.) basata sull’impiego di
antenne e ripetitori, tipicamente assai inquinanti. L’unica soluzione
che si è immaginata è la localizzazione studiata di tali dispositivi
in punti dell’area di intervento nei quali non sia prevista, entro un
certo raggio di distanza, la presenza di persone per periodi di tempo
prolungati.
Si rileva che in massima parte le misure proposte sono a costo nullo,
richiedono solamente una adeguata preparazione e attenzione da
parte dei progettisti. Di fatto solamente l’utilizzo di sorgenti luminose
ad alta efficienza e dei connessi sistemi di controllo può comportare
(anche se non necessariamente) dei limitati sovracosti.
I fabbisogni
Il primo elemento di analisi è relativo ai fabbisogni energetici. Tali
fabbisogni saranno espressi in un indice parametrico espresso in
kWh/persona•anno. Una prima base di valutazione può essere
costituita da indici medi nazionali il cui calcolo è esplicitato nella
tabella sotto riportata.
81
Come si può dedurre dalla tabella tale indice è pari, mediamente
per ogni residente in Italia, a circa 2.261,5 kWh/anno, a cui vanno
aggiunti altri 5.508,8 kWh/anno impiegati sotto forma di gas.
Il valore degli indici sopra riportati è relativo all’insieme dei consumi
dei settori terziario e domestico, i settori di attività umana tipicamente
presenti nelle aree di intervento, per questo motivo essi risultano
superiori ai dati normalmente reperibili dei consumi per famiglia.
Tuttavia per quanto riguarda il sistema delle energie il Laboratorio
Roma ritiene più ragionevole assumere come consumi di riferimento
relativi alla climatizzazione degli edifici e alla produzione di acqua
calda ad uso sanitario da assegnarsi alle nuove costruzioni quelli
risultanti dai limiti superiori definiti dalle normative in vigore. Per
quanto riguarda una stima dei consumi elettrici, per i quali le
normative non esistono, si assumeranno valori statistici basati
sull’ipotesi di utilizzo di dispositivi elettrici mediamente efficienti.
Fabbisogno di energia termica (caldo)
L’energia termica intesa come calore serve fondamentalmente al
riscaldamento degli ambienti nella stagione fredda e alla produzione
di acqua calda sanitaria, oltre che alla cottura dei cibi. Tali funzioni
sono alla base del consumo di gas.
Considerando che la funzione cottura richiede circa 300 kWh/
persona∙anno (uso domestico), si può stimare che circa 5.200 kWh/
persona∙anno (corrispondenti a circa 492 m3
/persona∙anno) sono
legati al riscaldamento e alla produzione di ACS, oltre che ad altre
funzioni del settore terziario.
Va anche considerato che una parte non trascurabile di energia
termicacaldavieneprodottatramitemacchinefunzionantiadelettricità
(pompe di calore, scaldabagni elettrici, stufe e termoventilatori).
Complessivamente considerando una nuova abitazione, a Roma,
con rapporto di forma S/V=0,55m-1
, costruita a norma di legge1
, si
dovrebbe ottenere un indice di fabbisogno minore di 1.125 kWht
/
personavanno per il riscaldamento degli ambienti. Un analogo
edificio costruito per il terziario, con rapporto di forma S/V = 0,55
m-1
, dovrebbe fornire un indice di fabbisogno minore di 877,5kWht
/
persona∙anno. A tali dati si deve aggiungere per le abitazioni un
indice di fabbisogno pari a circa 682,5kWht
/persona∙anno per la
preparazione dell’acqua calda ad uso sanitario2
.
Fabbisogno di energia termica (freddo)
L’energiatermicasottoformadi“freddo”vieneutilizzataprincipalmente
per due funzioni costituite da conservazione di derrate alimentari e
raffrescamento degli ambienti nella stagione calda.
La produzione di energia termica fredda avviene quasi totalmente
impiegando energia elettrica (solo una piccolissima parte viene
prodotta per mezzo di macchine ad assorbimento che richiedono
anche energia termica calda).
Tuttavia complessivamente una nuova abitazione, a Roma, costruita
a norma di legge , dovrebbe avere un indice di fabbisogno minore di
750 kWhf
/persona∙anno per il raffrescamento degli ambienti, mentre
una analoga struttura costruita per il terziario dovrebbe avere un
indice di fabbisogno minore di 1.000 kWhf
/persona∙anno.
Fabbisogno energia elettrica
L’energia elettrica viene impiegata per una grande varietà di funzioni
che comprendono l’illuminazione, il funzionamento di macchinari
e dispositivi (di uso comune tanto nel settore domestico, quanto
in quello terziario), comprendendo tra essi le macchine per la
produzione dell’energia termica calda/fredda.
Per quanto riguarda una stima dei consumi elettrici, per i quali le
normative non esistono, assumiamo che all’interno dei nuovi spazi
costruiti verranno utilizzati dispositivi elettrici mediamente efficienti.
Facendo riferimento a quanto pubblicato dall’Autorità per l’energia
elettrica e il gas la famiglia media italia-na utilizza 2.700 kWhe
/anno.
Escludendo l’uso dell’elettricità per cucinare, per climatizzare gli
ambienti e per preparare l’acqua calda ad uso sanitario e utilizzando
elettrodomestici a consumo mediamente basso possiamo valutare
un indice di fabbisogno pari a circa 450 kWhe
/persona∙anno per la
nuova abitazione di cui sopra costruita ad uso residenziale. Per
quanto riguarda gli spazi ad uso non residenziale saranno necessari
studi specifici essendo caratterizzati da una grande variabilità, basti
considerare la differenza tra impianti sportivi, uffici e negozi di vario
genere. Tuttavia ai fini del presente lavoro si adotta un valore pari
a 675 kWhe
/persona∙anno determinato sulla base del rapporto tra
consumi domestici e del terziario dedotto dalla tab.1.
Quadro riepilogativo dei fabbisogni
Nella tabella si riportano i valori degli indici di fabbisogno determinati
come sopra descritto, espressi in kWh/persona∙anno.
Gli obiettivi
Vengono qui definiti i valori minimi complessivi di riduzione del
fabbisogno energetico e delle emissioni da ottenere. La metodologia
di intervento prevede l’adozione delle misure progettuali, oggetto del
successivo capitolo, per le quali verranno indicati obiettivi specifici
che nel loro insieme garantiscono il raggiungimento e il superamento
di quelli complessivi qui determinati.
Riduzione del fabbisogno di energia
I valori stimati di energia richiesta per raggiungere il comfort
all’interno dei nuovi volumi costruiti sono da interpretarsi quindi come
il massimo consumo raggiungibile anche se tuttora la maggior parte
delle nuove edificazioni consuma ben al di sopra dei valori indicati
come dimostrano i dati relativi ai consumi. Di fatto è possibile ridurre
significativamente tali consumi energetici intervenendo con soluzioni
mirate sia per quanto riguarda il fabbisogno termico invernale
che quello estivo da introdursi in fase progettuale. In generale la
soluzione adottata è quella di creare un sistema delle energie (uno
schema del quale è contenuto nella tavola allegata a questo testo)
nel quale i flussi energetici di produzione e di consumo tendono ad
un bilancio nullo.
Un quadro delle soluzioni possibili nelle specifiche aree di
intervento è delineato sia nelle tabelle finali (più dettagliate anche
se non totalmente esaustive e più indirizzate a chi si occuperà della
progettazione nelle successive fasi), sia negli schemi (semplificati,
ma più leggibili e facilmente interpretabili).
Di fatto la metodologia di analisi, ma anche progettuale, prevede:
1. una serie di soluzioni sul sistema degli involucri integrati da misure
passive
2. una serie di soluzioni basate sull’incremento di efficienza dei vari
sistemi impiantistici
3. una serie di soluzioni relative all’installazione delle fonti rinnovabili.
L’adozione integrata delle soluzioni sopra indicate consente di porsi
l’obiettivo minimo di ridurre l’indice di fabbisogno energetico (con
energia fornita da fonti esterne) nelle nuove edificazioni ponendo
un limite massimo pari a circa il 25-26% dei valori indicati nella
precedente tab.2, così come riportato nella tab.3 seguente (valori in
kWh/persona∙anno).
TAB. 1 CONSUMI DI ENERGIA ELETTRICA E GAS NATURALE – MEDIA NAZIONALE PER PERSONA
Anno
Popolazione
Elettricità Gas naturale
Terziario Domestico Consumo pro capite Terz. + Dom. Consumo pro capite
(n° pers.) (GWh) (GWh) (kWh/pers. anno) (m3
x 106
) (m3
/pers. anno)
2012 59.685.227 101.038 69.457 2.856,570 33.880 567,64
2011 59.394.207 97.705 70.140 2.825,949 30.823 518,95
2010 60.626.442 96.284 69.550 2.735,341 33.907 559,28
2009 60.340.328 94.284 68.924 2.704,791 31.597 523,64
2008 60.045.068 93.612 68.389 2.697,990 30.178 502,59
2007 59.619.290 90.269 67.220 2.641,578 28.179 472,65
2006 59.131.287 88.277 67.603 2.636,168 30.166 510,15
2005 58.751.711 83.793 66.933 2.565,474 32.151 547,24
2004 58.462.375 79.557 66.592 2.499,881 29.663 507,38
2003 57.888.245 76.890 65.016 2.451,379 28.697 495,73
Consumo pro capite medio 2.661,512 520,53
Elettricità: Elaborazione su dati TERNA e ISTAT
Gas: Elaborazione su dati Min. Sviluppo Economico e ISTAT
Unità di misura gas: m3
= Standard m3
a 38,1 MJ/m3
TAB. 2 – FABBISOGNI BASE Abitazioni Terziario
Energia termica (caldo) 1.125,0 877,5
Energia termica (freddo) 750,0 1.000,0
Energia elettrica 450,0 675,0
TAB. 3 – FABBISOGNI RIDOTTI Abitazioni Terziario
Energia termica (caldo) 285,0 220,0
Energia termica (freddo) 187,5 250,0
Energia elettrica 112,5 170,0
82
Tale riduzione comporta tre conseguenze positive principali:
- riduzione del fabbisogno di energie da fonti non rinnovabili e fossili
- risparmio economico nella gestione degli immobili
- riduzione delle emissioni (di cui si tratta nel paragrafo seguente).
Riduzione delle emissioni
Per valutare le emissioni si sono considerate le seguenti ipotesi:
• per laproduzione di energia termica calda: impiego di gas con
caldaie a condensazione e scaldacqua a gas per la produzione di
acqua calda sanitaria
• per la produzione di energia termica fredda: gruppi frigoriferi
(efficienza media stagionale pari a 2,5), ma le relative emissioni
sono comprese nel dato dell’energia elettrica, in quanto essa è
il combustibile della stragrande maggioranza delle macchine che
producono energia termica fredda.
• per la produzione di energia elettrica: sistema nazionale di
produzione dell’energia.
I fattori di conversione utilizzati sono i seguenti:
• emissioni per combustione del gas naturale: 184g/kWht
(dato 2013,
fonte Carbon Trust)
• 373,6 g di CO2
/kWh (dato 2013, fonte SINA net )
Pertanto le emissioni risultanti dai fabbisogni indicati in tab.2 sono
riassunti nella seguente tab.4 espressi in kg di CO2
/persona∙anno.
TAB. 4 – EMISSIONI BASE Abitazioni Terziario
Energia termica (caldo) 207,0 161,5
Energia elettrica 168,1 252,2
TAB. 5 – EMISSIONI RIDOTTE Abitazioni Terziario
Energia termica (caldo) 52,5 40,5
Energia elettrica 42,0 63,5
SCHEMI DI PRINCIPIO
SISTEMA DEL CONFORT SISTEMA DELL’ENERGIA
- VENTO, SOLE E ACQUA - CONFORT TERMOIGROMETRICO
- RUMORI - CONFORT ACUSTICO
- LUCE - CONFORT VISIVO
- ELETTROMAGNETISMO - CONFORT ELETTROMAGNETICO
1
1
2
3
4
4
Schermo naturale
Possibile localizzazione
E
Illuminazione pubblica
Strada carrabile
Vegetazione
sempreverde:
ALBERI
ARBUSTI
Vegetazione
a foglie caduche
per ombreggiamento
N
2
3
3
SIEPI
- RISCALDAMENTO - ENERGIA TERMICA (CALDO)
- ACQUA CALDA SANITARIA
- CONDIZIONAMENTO - ENERGIA TERMICA (FREDDO)
- ELETTRICITA’ - ENERGIA ELETTRICA
A
B
C
D
E ntamento
SOLARE TERMICO PANNELLI
FOTOVOLTAICI
BIODIGESTORE
+ COGENERATORE
GEOSCAMBIO +
POMPE DI CALORE
A
B
C
D
EARTH PIPE
DD
DD
u
uu
u
L’obiettivo minimo che si ritiene si debba raggiungere, considerando
i valori dell’indice di fabbisogno indicati in tab.3, è costituito dai valori
di emissione riportati nella seguente tab.5 espressi in kg di CO2
/
persona∙anno.
83
SCHEDA SOLUZIONI BIOCLIMATICHE
INVOLUCRIORIENTAMENTO E FATTORE DI FORMA - CAPACITA’ TECNICHE
DC
H
TIPOLOGIA PROPOSTATIPOLOGIA STANDARD RISPARMIO ENERGETICO %
Orientamento casuale
B
A
- 10%
FE
Isolamento maggiorato
U=0,2 W/m °K
Isolamento standard
U=0,3 W/m °K
E
F
- 15%
- 30%
Capacità termica massima
Capacità termica standard
D
- 20%
C
G
Finestre a Sud al 40%
Finestre a Sud al 10%
H
G
- NUOVI EDIFICI
- EDIFICI ESISTENTI
A
2
1
1
B
Orientamento
Capacità termica e sfasamento
Coibentazione
vetrate
Incremento coibentazione
massimo al 65% del valore di norma
pari al massimo al 65% del valore di norma
pari al massimo al 65% del valore di norma
Vetri bassoemissivi
Misure passive
N
S N
DD
DD
se non irraggiate
- 25 +25
?
Bu er spaces
DD
Sud
Sud Sud
S N
Serre solari Muri di Trombe
DD
S N
A B
SCHEDA FONTI RINNOVABILI E SOLUZIONI PER L’EFFICIENZA DEGLI IMPIANTI
FONTI RINNOVABILI EFFICIENZA IMPIANTI
BA
DC
FE
HG
TIPOLOGIA IMPIANTI
PROPOSTA
TIPOLOGIA IMPIANTI
CONVENZIONALE
RISPARMIO ENERGETICO %
Caldaia a condensazione
Caldaia pressurizzata
Pompe di calore
Caldaie e gruppi frigo
B
A
D
- 30%
Cogeneratore
Produzione separata
H
Pompe di calore
con geoscambio
Caldaie e gruppi frigo
F
E
- 15%
- 50%
- 30%
C
Estate
Inverno
G
MACCHINE DI RIFERIMENTORISORSE
RADIAZIONI
SOLARI
TUBI INTERRATI
10 ml
90 m /h
DEIEZIONI UMANE:
0,2 KG/pp
CAPACITA’ TERMICA
DEL TERRENO
RIFIUTI ORGANICI (RSU):
0,6 KG/pp
SCARTI AGRICOLI:
T/anno/ha
PRODUZIONI
BIOMASSA
EARTH - PIPE
DD
S N
S N
65
25
1650
kWh
30 m X 20 pp 9000 kWh/anno
1250
kWh
1700
kWh
1900
kWh
S N
S N
800
650
850
S N
S N
65S N
kWh /anno
kWh /anno
kWh /anno
kWh
t
t
t
1000S N
S N
25S N
e
kWh
750
e
kWh
1200
e
1 m
1 kW
pannello policristallino
Fotovoltaico
FV
Solare termico
ST
BIODIGESTORE
120
e t
t
frigo
3000
kWh
6000
kWh
550 kWh
165 kWh
84
Le soluzioni progettuali proposte
A nostro avviso è inutile proporre soluzioni relative all’uso di fonti
rinnovabili o di impianti di particolare efficienza se non si realizzano
edifici armonizzati con le variabili climatiche. Così come è inutile
pensare di produrre energia da fonte rinnovabile per alimentare una
costruzione senza mettere a sistema il contesto nel quale andrà ad
inserirsi, in particolare tenendo nel dovuto conto sia l’uso razionale
delle risorse idriche, sia il flusso dei materiali che attraversa il
territorio.
La logica seguita nella progettazione degli aspetti energetici delle
nuove costruzioni passa quindi prima attraverso l’adozione di
criteri bioclimatici e di attenzione al risparmio energetico nella
progettazione degli edifici, per arrivare alla definizione di impianti
efficienti alimentati da fonti energetiche rinnovabili.
Ciò è quanto viene sinteticamente trattato nei paragrafi seguenti con
specifico riferimento all’intervento in esame ed alle soluzioni che si
ritengono di maggior interesse.
Tuttavia, in considerazione del fatto che la progettazione a questo
livello è solo indicativa e andrà sviluppata in fasi successive, si è
ritenuto utile aggiungere un quadro più dettagliato (ma non esaustivo)
circa le potenziali soluzioni adottabili. Ciò anche in ragione del fatto
che è possibile immaginare soluzioni integrate che combinino in
vario modo alcune di quelle indicate, così come comprenderne
altre che non si è ritenuto di citare. Tale quadro espresso in forma
tabellare (tab.6) è riportato qui sotto.
Il sistema degli involucri
Nel concetto di “sistema degli involucri” si intende far rientrare tutti gli
aspetti (e le soluzioni e tecnologie correlate) inerenti il rapporto tra
edificio e ambiente esterno, comprendendovi anche lo sfruttamento
passivo delle risorse presenti nell’ambiente esterno medesimo. La
finalità che si persegue è di ridurre i fabbisogni energetici iniziali, di
base delle nuove edificazioni. I consumi energetici residui saranno
poi soddisfacibili attraverso l’uso di impianti efficienti alimentati ad
energie rinnovabili.
In ogni caso si dovrà prestare attenzione ad alcuni elementi di base
quali (si veda anche la tavola correlata):
- Il corretto orientamento dell’edificio
- Un valore estremamente ridotto della trasmittanza delle frontiere
opache
- Le caratteristiche termiche dinamiche (attenuazione e sfasamento)
delle frontiere opache
Tali elementi si considerano, per l’appunto, di base e quindi non
verranno ripresi negli elaborati grafici specifici, ma sono illustrati
solamente nella scheda generale apposita.
Nel caso specifico, invece, le principali soluzioni individuate
riguardano:
• L’uso di frontiere ventilate
• L’uso di serre solari e/o muri di Trombe
• L’uso di doppi vetri con gas
• L’uso di coibentazione maggiorata o cappotto.
Le frontere ventilate
Le frontiere opache, anche quando sono molto coibentate,
presentano una problematica rispetto ai carichi termici estivi, in
quanto l’irraggiamento incidente su di esse provoca un innalzamento
notevole della temperatura superficiale che, in funzione del colore,
può anche arrivare a superare gli 80°C. La ventilazione di tali
frontiere (pareti e solai) consente di ridurre drasticamente questo
valore. In genere una parete ventilata correttamente arriva a fare
in modo che la temperatura di scambio (quella cioè che si verifica
sulla superficie delimitante l’intercapedine verso l’interno) sia molto
prossima a quella dell’aria, cioè di 30-45°C inferiore a quella che si
avrebbe sulla parete non ventilata. Tale funzionamento non incide
invece in maniera significativa nel caso invernale, nel quale pure
ha un effetto negativo. Inoltre nel caso si realizzasse un sistema
di chiusura dell’intercapedine per la stagione fredda, si otterrebbe
una ulteriore resistenza termica con un incremento delle prestazioni
della frontiera.
In considerazione di ciò riteniamo che tutti gli edifici di nuova
realizzazione debbano essere muniti di questa soluzione, intendendo
con ciò anche che lo strato coibente normalmente previsto abbia uno
spessore tale da consentire il raggiungimento di valori di trasmittanza
nettamente minori rispetto a quelli indicati dalla normativa vigente.
Il risparmio determinato da questa soluzione può essere stimato
percentualmente (e prudenzialmente) nella misura del 20% sul
fabbisogno di energia termica fredda di base, dato che viene posto
come prestazione minima da ottenere e del 7,5% sul fabbisogno di
energia termica calda di base.
Le serre solari e i muri di Trombe
Si tratta di classici sistemi passivi che stanno trovando una nuova vita
soprattutto nell’applicazione nei nuovi edifici per la loro capacità di
ridurre le dispersioni attraverso una parte delle superfici trasparenti,
consentendo in più il recupero di una quantità di calore, che viene
trasferita agli ambienti interni per mezzo di moti convettivi dell’aria.
Anche in questo caso il risparmio può solamente essere stimato e il
dato che si pone come prestazione minima da ottenere è quello di
una riduzione del fabbisogno base di energia termica calda pari al
10% sulla parte relativa al riscaldamento degli ambienti.
Le superfici vetrate
Il rispetto della normativa a Roma impone già di per sè l’adozione di un
doppio vetro con trattamento bassoemissivo. Nell’ottica del presente
lavoro si ritiene di poter proporre, per le superfici trasparenti non
facenti parte di un sistema quale quelli indicati al punto precedente,
l’adozione di vetri camera bassoemissivi con l’intercapedine riempita
di gas inerte anziché di aria. Questo accorgimento migliora di circa
il 10-15% la trasmittanza della superficie trasparente, riducendo
conseguentemente le dispersioni.
Il dato posto a limite minimo di risparmio ottenibile dall’adozione
di questa soluzione è limitato al 2,5%, in considerazione di altri
fattori in gioco (come ad esempio materiale e tecnologia dell’infisso)
che potrebbero essere determinati da elementi al momento non
valutabili (scelte architettoniche, scelte circa materiali sostenibili,
scelte di natura economica, ecc.) e che a questo proposito sono
assai rilevanti. Va però rilevato che il dato indicato si applica al
fabbisogno di energia termica tanto calda quanto fredda.
Aumento dell’isolamento termico
Questa soluzione si intende applicata agli edifici esistenti, laddove
essi, come nel caso in esame, non possano essere dotati di frontiere
ventilate. A seguito di una progettazione esecutiva si dovrà decidere
TAB. 6 QUADRO RIASSUNTIVO DI ALCUNE DELLE POTENZIALI SOLUZIONI.
SOLUZIONE CASERMA RUFFO
Confort ambientale
Confort termoigrometrico controllo venti
Confort termoigrometrico controllo irraggiamento
Confort termoigrometrico controllo umidità
Confort acustico – schermi naturali
Confort acustico – schermi artificiali
Confort visivo – illuminazione artificiale
Confort elettromagnetico – posizione antenne e ripetitori
Soluzioni involucro
Coibentazione maggiorata
Cappotto
Parete ventilata
Sistemi di schermature dall’irraggiamento
Doppio vetro bassoemissivo
Doppio vetro bassoemissivo con gas
Soluzioni passive e ibride
Orientamento
Serre solari
Muri di Trombe
Vasche d’acqua
Atri bioclimatici
Camini solari
Condotti interrati e simili
Soluzioni efficienza impianti
Sorgenti luminose ad alta efficienza
Caldaie a condensazione
Pompe di calore
Pompe di calore con geoscambio
Recuperatori di calori
Accumuli termici (per il freddo)
Cogeneratori
Geoscambiatori di quartiere
Solar PST (ACS)
Regolazione, gestione e controllo
Soluzioni fonti rinnovabili
Biodigestori
Fotovoltaico
Solare termico
Soluzione possibile
Soluzione probabile
Soluzione quasi certa
Soluzione da valutare
85
se si possa adottare la soluzione cappotto, che sarebbe preferibile,
o se si debba ricorrere ad altra soluzione, tipicamente l’aggiunta di
uno strato coibente dall’interno, scelta che presenta spesso degli
aspetti negativi.
Per tale aleatorietà non pare ragionevole definire valori-limite per
questa soluzione.
Fonti energetiche rinnovabili
Negli edifici pubblici e privati di nuova costruzione, a Roma4
, dal
2008, deve essere assicurata la copertura del 30% del fabbisogno
energetico complessivo dell’edificio con fonti di energia rinnovabile
(compresi sistemi passivi). Per gli interventi privati che siano inseriti
nei Programmi di recupero urbano, nei Programmi Integrati, nei
Progetti Urbani e negli Accordi di Programma o che siano oggetto
di permessi di costruire in deroga, il limite minimo del 30% del
fabbisogno energetico complessivo dell’edificio è aumentato
fino al 50%. Tale limite vale anche per tutti gli interventi per la
realizzazione di edifici pubblici o di uso pubblico, fermo restando il
limite del 50% per il fabbisogno di energia primaria per acqua calda
sanitaria. Sebbene la delibera comunale sia uno dei tanti esempi di
legge scarsamente applicata si è ritenuto utile considerarla come
primo riferimento-quadro all’interno del quale proporre le soluzioni
impiantistiche relative agli aspetti energetici.
Nello specifico intervento le soluzioni più adatte, secondo la
valutazione effettuata dal team progettuale, sono costituite dalle
seguenti:
• uso dei condotti interrati
• uso del solare termico
• uso del fotovoltaico
• produzione di biogas
Condotti interrati
Anche noti con la denominazione inglese earthpipes, si tratta di un
sistema di ventilazione passivo o ibrido che sfrutta la tendenziale
stabilità termica del terreno per pretrattare l’aria esterna prima di
immetterla negli ambienti controllati, attraverso lo scambio termico
con la massa del terreno nel quale i condotti sono immersi. È stata
effettuata una simulazione sulla base di un volume pari a 90 m3
/
persona i cui risultati sono esposti nella figura 1 e che fornisce i
seguenti indici di energia recuperata:
- energia termica calda = 400 kWh/persona∙anno
- energia termica fredda = 125 kWh/persona∙anno
Fig. 1. – Dati riassuntivi dello scambia
tore e andamento delle temperature
esterna e all’uscita dal condotto.
Fig.1 - Dati riassuntivi dello scambiatore e andamento della temperatura esterna e
all’uscita dal condotto
Inoltre, nello specifico progetto, è stato adottato un particolare
modello di scambiatore che si sviluppa verticalmente e impiega un
tubo coassiale appositamente progettato.
In ogni caso, poiché i condotti interrati possono essere variamente
progettati e dimensionati, anche in rapporto all’area di progetto e
alle caratteristiche del terreno, si ritiene che la prestazione minima
da ottenere è una riduzione del fabbisogno base di energia termica
sia calda (sulla parte relativa al riscaldamento degli ambienti), sia
fredda pari al 25% per il settore domestico e del 15% per il settore
terziario.
Solare termico
La tecnologia relativa all’impiego dei collettori solari per il
riscaldamento dell’acqua (soprattutto a fini sanitari) è nota e usata
da tempo.
Nell’ipotesi su cui sono basate le nostre stime si è fatto ricorso a
normali collettori piani vetrati di qualità medio-buona. La simulazione
condotta ha fornito un recupero di energia termica calda superiore
a 310 kWh/persona∙anno. La relativa riduzione del consumo di
energia non rinnovabile (gas) è pari a circa 35 m3
.
sia possibile. Presenta però un problema notevole relativo ai costi
ingenti di realizzazione del geoscambiatore, problema che tuttavia
è inversamente proporzionale alla dimensione dello scambiatore. In
altri termini il costo che nel caso di una perforazione singola si aggira
intorno ai 120 €/m, per scambiatori della dimensione qui ipotizzata
possono arrivare a costare anche meno di 40 €/m.
L’investimento necessario rimane importante (in questo caso
potrebbe aggirarsi intorno a 0,5 M€ per ciascuno scambiatore), ma
si possono immaginare dei meccanismi economici, sull’esempio di
quanto si fa nel Nord America, che ne consentano la realizzazione
e la gestione con produzione di reddito.
Pompe di calore
Il componente tecnologico che consente il risparmio energetico
derivante dallo scambio con il terreno è la pompa di calore. La pompa
di calore è già considerata dalla normativa vigente un generatore
termico ad alta efficienza, poiché in effetti il tipo condensato ad
aria di uso frequente è rapportabile alle caldaie a condensazione
in termini di consumo di energia primaria. L’impiego in connessione
con un geoscambiatore riduce il fabbisogno energetico fino quasi a
dimezzarlo (e talora si va anche oltre). Inoltre lo stesso componente
è in grado di produrre energia termica sia calda, sia fredda,
semplicemente invertendo il ciclo termodinamico di funzionamento,
ciò che consente di condizionare gli ambienti serviti.
In ragione di quanto detto il risparmio determinato da questa
soluzione può essere stimato percentualmente (e prudenzialmente)
nella misura del 35% sul fabbisogno di energia elettrica di base che
la pompa di calore impiega per produrre l’energia termica calda e
fredda, dato che viene posto come prestazione minima da ottenere.
Ciò corrisponde, con proporzionale prudenza, ad una riduzione del
30% del fabbisogno di base di energia termica calda e del 40% di
quella fredda, riduzioni che vanno applicate sulla parte dei fabbisogni
relativi al condizionamento e alla produzione di acqua calda sanitaria
(sebbene quest’ultimo elemento dipenda dalle soluzioni progettuali
messe in atto dal progettista degli impianti).
Recuperatori di calore
L’impiegodiscambiatoritermiciconfunzionedirecuperodelcaloreda
fluidi “di scarto” è abbastanza consolidato tra i progettisti di impianti,
anche perché imposto in determinate condizioni dalla normativa
vigente. La ragione per cui è inserito in questa parte del presente
lavoro è dovuta alla precisa intenzione di incrementarne l’impiego
estendendolo a tutte le occasioni possibili. Un recuperatore aria-aria
ha un’efficienza di almeno il 50% ed è una soluzione che si integra
a perfezione in molte combinazioni impiantistiche che prevedano
ventilazione forzata o passiva, così come è possibile immaginare
soluzioni di recupero di calore da altri fluidi.
Poiché si tratta di una misura che richiede un livello di progettazione
di maggior dettaglio, non si ritiene di poter stimare il beneficio
complessivamente ottenibile dalla sua adozione a tappeto. Tuttavia
pare ragionevole porre un obiettivo minimo di riduzione del
fabbisogno base di energia tanto calda quanto fredda pari al 2,5%.
Pannelli solari termodinamici
Si tratta di una tecnologia specificamente dedicata alla produzione
di acqua calda per mezzo di un componente denominato “modulo
termodinamico” (sostanzialmente una pompa di calore funzionante
solamente in caldo). Tale macchina ha una sua parte posizionata
all’esterno, appositamente progettata in modo da sfruttare tutte le
fonti di calore a bassa e bassissima entalpia presenti (sole, pioggia,
vento, ecc.). Ciò consente di raggiungere efficienze paragonabili
alle pompe di calore con geoscambio.
È una soluzione che si ipotizza di impiegare in applicazioni specifiche
ove ci sia un significativo fabbisogno di acqua calda (centri fitness,
piscine, alcuni laboratori).
Sebbene le utenze da servire non siano tutte definite il risparmio
correlato dovrà essere uguale a quello ottenibile con le pompe di
calore accoppiate al geoscambiatore e perciò del 30% sul fabbisogno
di energia termica calda di base.
Sorgenti luminose
Ci si riferisce alle sorgenti per l’illuminazione pubblica, che già ora
sono normalmente ad alta efficienza (la sorgente più diffusa è la
lampada ai vapori di sodio ad alta pressione). Tuttavia lo sviluppo
tecnologico in corso sia per quanto riguarda le lampade a scarica,
sia per i LED, permette di immaginare degli incrementi di efficienza
rispetto ai valori attuali.
In questo senso, specialmente insieme a dei semplici sistemi di
Caserma ruffo
Caserma ruffo
Caserma ruffo
Caserma ruffo
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Caserma ruffo

  • 1. Caserma Ruffo LABORATORIO ROMA ROMA CAPITALE INARCH/LAZIO ACER Recupero e trasformazione delle aree militari Amministrazione, impresa e progetto per la rigenerazione urbana
  • 2. LABORATORIO ROMA amministrazione impresa e progetto per la rigenerazione urbana CASERMA RUFFO. Recupero e trasformazione delle aree militari Studio di fattibilità ambientale, economica e sociale Assessorato alla Trasformazione Urbana Assessore: prof. Arch. Giovanni Caudo Comunicazione e organizzazione: arch. Lorenza Bolelli Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica Direttore: Dott.ssa Annamaria Graziano Direzione Trasformazione urbana Direttore: Ing. Antonello Fatello U.O. Riqualificazione di ambito urbano e riuso del patrimonio pubblico Dirigente: arch. Maurizio Geusa U.O. Qualità urbana e certificazione energetica/ambientale Dirigente: arch. Rossella Caputo Centro Studi ACER Centro Studi ISVEUR In/Arch Lazio Coordinamento generale: Marialuisa Palumbo Progetto: studio IAN+ Arch. Carmelo Baglivo Arch. Luca Garofalo Ing. Stefania Manna Design Leaders: Arch. Michela Basile Collaboratori: Arch. Rossana Gangale Arch. Alessia Buda Consulenti: Aspetti normativi e procedurali Arch. Alessandra Montenero Efficienza energetica Arch. Franco Cipriani e Dott. Andrrea Marcucci Mobilità Arch. Massimo Ciuffini Gestione delle acque Arch. Pietro Paolo Anella Certificazione energetica Arch. Francesca Margiotta e Arch. Massimo Campari Si ringraziano gli studenti del III Master In/arch Progettista esperto in tecnologie emergenti per il lavoro di analisi e sperimentazione: Eugenio Aglietti, Luca Beltrame, Giuseppe Garofalo, Dimitri Liakatas, Nicolas Ombres, Francesco Schiavariello,Jessica Tiberi, Giorgia Trenta, Ida Zingariello
  • 3. Caserma Ruffo Recupero e trasformazione delle aree militari
  • 4. 4 UNA ESPERIENZA DI PROGETTAZIONE CONDIVISA TRA INARCH, ACER E COMUNE DI ROMA Marialuisa Palumbo Perché un laboratorio? “La Roma che vogliamo è semplice: rigenerare tutto quello che è costruito, fare meglio dove è stato già fatto, dove la città ha consumato il suolo e rivedere tutti gli interventi che ripropongono l’espansione fisica della città. Affermeremo in tutti i nostri interventi che se la città non è pubblica semplicemente non è.” Questa frase, tratta dalla presentazione dell'Assessorato alla Trasformazione Urbana guidato da Giovanni Caudo, riassume in poche righe la radicale novità di politica urbana che il Sindaco Marino e l'Assessore hanno condiviso a partire dalla stesura del programma elettorale. Rigenerare, costruire nel costruito, rilanciare la dimensione pubblica della città. Tre obiettivi per un programma che appare tanto più rivoluzionario se lo si confronta con la storia recente di una città che tra il 1993 e il 2008, in soli 15 anni, ha urbanizzato una superficie pari a quasi 3 volte il tessuto della città storica compresa tra le Mura Aureliane.1 Una espansione, per altro, che non ha coinciso con un aumento della capacità di accoglienza della città, considerando come negli stessi anni la popolazione di Roma diminuiva per poi crescere di poco (del 2,4% tra il 2001 e 2011 secondo i dati Cresme) cedendo sostanzialmente abitanti alla crescita impetuosa della provincia (crescita che nei comuni di prima cintura è arrivata al 30%). Un fenomeno sintomo di un disagio, e di una divaricazione tra l'offerta e la domanda abitativa (permessa dai meccanismi finanziari che sostenevano l'edilizia), che testimonia chiaramente come la crescita del costruito, in mancanza di politiche per la casa, non sia in sé una risposta al problema abitativo. In questo quadro, la proposta di una politica urbana basata su una inversione di tendenza, sulla rigenerazione dell'esistente attraverso operazioni attente tanto alle grandi questioni ambientali (dalla riduzione del consumo di suolo allo sviluppo di pratiche di sostenibilità e resilienza) quanto alle esigenze sociali (alla reale composizione della domanda abitativa), ha trovato nell'INARCH Lazio un interlocutore interessato non solo a sostenere la diffusione e discussione di questi temi, ma pronto a lavorare insieme all'amministrazione ed agli imprenditori per renderli concreti. Nasce così l'idea di un laboratorio di progettazione che, sulla base di una collaborazione operativa con l'Acer, e in dialogo con l'Assessorato, elabori progetti pilota sulle principali tipologie di “rigenerazione”, per verificarne scenari di sostenibilità architettonica, sociale ed ambientale, nonché di fattibilità economica e procedurale. Esiste infatti un enorme patrimonio, di aree ed immobili pubblici, che potrebbero essere subito rimessi in gioco per rispondere tanto all'emergenza abitativa, quanto al bisogno di servizi ed infrastrutture di vecchio e di nuovo tipo, dalla viabilità a nuove infrastrutture per l'energia e la resilienza. Il punto è capire come far collaborare pubblico e privato per sviluppare un disegno della città coerente, in cui le energie e capacità imprenditoriali si sviluppino all'interno di un quadro collettivo, diventando un motore per il bene comune della città. Obiettivo di fondo dunque del Laboratorio, è quello di generare esperienze progettuali condivise che aprano la strada ad una nuova convergenza di forze e di interessi: perché intervenire sui 15.000 ettari di città da ristrutturare vorrebbe dire far ripartire l'economia di Roma, rilanciando l'immagine di una capitale in linea con le grandi città europee, da Barcellona a Londra, da Marsiglia ad Amburgo, Copenhagen e Stoccolma (e molte altre se ne potrebbero citare). Città che hanno saputo ri-costruire le proprie zone d'ombra (quartieri periferici ed aree industriali abbandonate) attraendo capitali, risorse, intelligenze e turismo da tutto il mondo, nel segno della bellezza e della qualità ambientale. I progetti-pilota: edilizia sociale e qualità ambientale A partire dalla sfida radicale di dar forma ad una urbanizzazione senza espansione, sono tre le tipologie di intervento che il Laboratorio si è proposto di indagare: la riqualificazione dei grandi quartieri della città pubblica (i quartieri frutto della 167), la rigenerazione urbana attraverso la riattivazione del patrimonio edilizio dismesso (o in via di dismissione) come caserme o depositi Atac, e la concentrazione di funzioni (residenze e servizi) in corrispondenza degli snodi del trasporto pubblico su ferro. Questi tre temi sono atterrati su tre casi studio specifici: la riqualificazione del Piano di Zona di Tor Sapienza, la trasformazione della Caserma Ruffo su via Tiburtina, la soluzione del Nodo di Scambio Marconi. Si tratta naturalmente di tre temi molto diversi ma che condividono un approccio comune: quello di pensare allo sviluppo futuro della città (e dell’attività edificatoria) a partire dai bisogni concreti delle persone e del territorio. In questo senso due “bisogni” fondamentali sono stati al centro del lavoro del laboratorio: il bisogno della casa e quello di un ambiente sano, un ambiente capace di sostenere la vita. Partiamo dalla casa. Cosa si intende oggi per alloggi sociali? In accordo con il DL 112/2008 che ha definito l’alloggio sociale come “l’unità immobiliare adibita ad uso residenziale in locazione permanente che svolge la funzione di interesse generale, nella salvaguardia della coesione sociale, di ridurre il disagio abitativo di individui e nuclei familiari svantaggiati, che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato”, alle categoria tradizionali di edilizia residenziale sovvenzionata (o edilizia residenziale pubblica), agevolata e convenzionata, si è aggiunta nella legislazione italiana una edilizia a canone moderato (housing sociale), realizzata con il concorso di promotori privati, con contributi pubblici anche in natura come premialità urbanistiche e/o aree gratuite, e sviluppata attraverso interventi integrati sia sul piano dell’utenza che delle funzioni, ed attraverso strumenti finanziari basati su fondi immobiliari con partecipazione dello Stato attraverso la Cassa DDPP. Obiettivo di questo nuovo tipo di intervento è l’aumento dello stock di case in affitto per rispondere alla domanda del ceto medio (in aumento) che non riesce più ad accedere al mercato, nel quadro per altro di un paese che è agli ultimi posti delle classifiche europee per percentuale di alloggi sociali calcolati sul totale dello stock in affitto (l’Italia è infatti sotto il 5% insieme a Spagna, Portogallo e Grecia contro una media europea intorno al 25%2 ). Per quanto riguarda invece la definizione di qualità ambientale esiste ormai un quadro di riferimento complesso ma molto preciso rispetto a cui comprenderla e valutarla: è il quadro dei cambiamenti climatici e delle azioni utili ad attenuarli e ad adattarvisi. Se infatti a livello locale e considerando i bisogni delle persone, la crisi economica ha comportato in Italia, e a Roma in particolare, il ritorno della centralità del problema della casa, dal punto di vista globale dello stato del Pianeta, l’emergenza ambientale è la vera novità che sfida la progettazione urbana. La sfida è ormai molto chiara e presente nel dibattito della Comunità Europea che ha incluso il tema dell’adattamento ai cambiamenti
  • 5. 5 climatici praticamente in tutti i propri programmi di finanziamento per il 2014-2020. I fondi strutturali e di investimento europei, e istituzioni come la Banca Europea per gli Investimenti e la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, forniranno inoltre un sostegno significativo agli Stati membri, alle regioni e alle città che investiranno nei programmi e nei progetti legati all’adattamento. Ma cosa si intende dunque per azioni di “mitigazione e adattamento” e in che misura esse riguardano il progetto urbano? Il presupposto che è importante ricordare è che il primo e più noto cambiamento climatico, l’innalzamento della temperatura, interessa particolarmente l’Europa con una crescita media delle temperature nell’ultimo decennio di 1,3 °C rispetto alle temperature del periodo pre-industriale, un aumento superiore rispetto alla media globale (di 0,8 °C)3 . Insieme alla temperatura sono in aumento i fenomeni meteorologici estremi, le precipitazioni, le ondate di calore e la siccità. Tenendo conto che tre quarti della popolazione europea vive in zone urbane, particolarmente esposte tanto ai rischi di ondate di calore, di alluvioni ed innalzamento dei livelli del mare, l’Europa stima un costo crescente legato alla crescita delle catastrofi con gravi perdite economiche e umane.4 Dunque le azioni utili ad attenuare i cambiamenti e ad adattarvisi sono chiare: riduzione dei consumi di risorse (in primo luogo suolo, acqua ed energia), riduzione delle emissioni di gas serra, produzione locale e distribuita di energia rinnovabile, gestione sostenibile delle acque (con accurata raccolta e riuso dell’acqua piovana ed alleggerimento del sistema fognario), attento disegno degli spazi aperti (permeabilità, vegetazione, sistemi di ombreggiamento) e riduzione dell’effetto isola di calore. Molte di queste azioni possono essere raccolte in un approccio basato sulla capacità di risposta propria degli ecosistemi naturali. Si parla di “infrastrutture verdi”, l’insieme di elementi come parchi, wetland, orti, viali alberati, tetti e pareti verdi, superfici permeabili e aiuole drenanti, ovvero sistemi diffusi di infiltrazione e trattamento locale dell’acqua (rain garden e swale), fornisce infatti un rimedio a basso costo per fornire raffrescamento, miglioramento della qualità dell’aria, ridurre il pericolo di allagamenti e costituire riserve d’acqua. Il tutto contrastando la perdita di biodiversità ed il degrado degli ecosistemi. Tenendo conto del fatto che se tutti i paesi europei sono esposti ai cambiamenticlimaticialcuneregioni,comeilbacinodelMediterraneo, sono considerate ad alto rischio, l’attenzione dell’Italia alla tematica dell’adattamento dovrebbe essere davvero grande. In questo senso, alla sfida di una urbanizzazione senza espansione, si aggiunge la sfida di una urbanizzazione capace di sostenere la vita in un contesto di disequilibri crescenti: una sviluppo della città dunque, non solo alternativo al consumo di suolo, ma capace di proporre modelli di insediamento a ridotte emissioni di Co2 e a maggiore resilienza. Operativamente ciò ha significato in particolare (in accordo con la Strategia Europea di Adattamento ai Cambiamenti Climatici5 ) integrare alla normale progettazione urbana un livello ulteriore di progettazione energetica, una sorta di masterplan delle energie volto al contenimento dei consumi e alla proposta di sistemi di generazione locale e rinnovabile, ed un ulteriore approfondimento della progettazione del sistema della acque, un masterplan delle acque volto alla raccolta, riciclo e integrazione nel disegno dello spazio urbano dell’acqua piovana. La struttura operativa Per sviluppare dunque i tre progetti-pilota secondo gli obiettivi appena descritti, il laboratorio si è strutturato in un gruppo di progettazione reso possibile inizialmente dalla collaborazione con i Master dell’Inarch, con i tre studi professionali che li animavano (2A+P/A, IaN+, 2Tr, poi responsabili rispettivamente dei progetti su Tor Sapienza, Caserma Ruffo e Nodo Marconi), con un gruppo di consulenti attivi sugli aspetti ambientali di tutti e tre i progetti (bioclimatica, energie, mobilità, acque, certificazituone ambientale) e con alcuni giovani progettisti formatisi nel master dell’Inarch in Architetture Sostenibili. Un ulteriore supporto è arrivato dalla consulenza sugli aspetti procedurali e normativi dell’architetto Alessandra Montenero. Questo gruppo allargato di progettazione, si è via via confrontato in modalità differenti con esponenti ed esperti di Acer ed Isveur, per discutere le impostazioni dei progetti e poi in particolare per valutarne un modello di sostenibilità economica. Da questo punto di vista è importante chiarire che la difficoltà di sviluppare in tempi stretti una progettazione integrata alle tematiche ambientali non ci ha permesso di portare avanti una valutazione economica specifica di questi aspetti. Ma tenendo conto di recenti esperienze di realizzazioni ad alta efficienza, realizzate a Roma a costi contenuti (meno di 1000 euro/mq)6 , si è ritenuto che i costi proposti nelle tabelle di valutazione possano contenere le misure ambientali proposte. Tornando alla dinamica operativa del laboratorio, gli incontri tra i progettisti e i rappresentanti dell’Acer, e tra progettisti e consulenti ambientali, sono stati a loro volta integrati da altri incontri con l’Assessore e i dirigenti delle Unità Operative su Riqualificazione di Ambito Urbano e Riuso del Patrimonio Pubblico e sulla Qualità Urbana, con l’obiettivo di tenere insieme le ragioni di ciascuna delle parti integrandole in un disegno comune. Da questo punto di vista il Laboratorio ha rappresentato una esperienza davvero innovativa e che in un certo senso ha appena cominciato a mostrare la direzione verso cui bisognerebbe andare: una progettazione urbana che veda allo stesso tavolo il soggetto pubblico e l’imprenditore privato per ragionare insieme su come costruire una città migliore, guardando tanto ai vincoli e agli obiettivi urbanistici (in senso tradizionale) quanto all’esigenza di ripensare le forme di gestione della mobilità, delle energie, dei rifiuti e delle acque intese come parte dell’infrastruttura degli ecosistemi naturali. Ha “appena cominciato” a mostrare una strada perché soltanto adesso, al momento della chiusura di questa fase, ci ritroviamo davanti a tre masterplan completi sotto tutti questi aspetti ed è dunque adesso che possiamo valutarne in pieno la complessità e l’interesse, pubblico e privato: per la collettività e per i potenziali futuri abitanti. Ancora, è adesso che dovrebbe cominciare un nuovo e più ampio lavoro di condivisione, con altri uffici e altri soggetti, in particolare con coloro che si occupano di ambiente, mobilità, acque, rifiuti ed energia. Perché il cuore della sfida di una progettazione urbana di nuovo tipo sta proprio nel non ‘esternalizzare’ più i propri rifiuti (emissioni, calore, scarti, acque sporche) ma trovare piuttosto forme di equilibrio locale: fabbisogni energetici ridotti al minimo e produzione locale da fonti rinnovabili del poco che serve (e così via). Altre città hanno già dato l’esempio, hanno progettato e realizzato quartieri modello o hanno cambiato gli equilibri di intere strutture urbane rinunciando per esempio alla mobilità privata a favore delle bici e dei mezzi pubblici. Roma non ha più tempo, deve cambiare adesso. Abbiamo la capacità progettuale ma anche la voglia imprenditoriale di scrivere una storia diversa, di tornare ad essere un luogo vivo, di elaborazione e costruzione del futuro. In questo senso, ancora, speriamo che questa conclusione non sia che un inizio, che ci permetta di portare avanti questi e molti altri progetti secondo quella che è la ragion d’essere dell’INARCH: uno strumento di convergenza tra le Pubbliche Amministrazioni e le culture d’impresa e di progetto. 1. Dati “Ambiente Italia 2011, il consumo di suolo in Italia”, annuario di Legambiente a cura di Duccio Bianchi e Edoardo Zanchini. 2. Dati di Federcasa, atti del convegno “Una Casa per Tutti”, Roma novembre 2011. 3. Relazione SEE n. 12/2012, Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2012. 4. Si stima che il costo minimo del mancato adattamento ai cambiamenti climatici per tutta l’UE parta da 100 miliardi di EUR nel 2020 per raggiungere 250 miliardi di EUR nel 2050. Tra il 1980 e il 2011 le perdite economiche dirette nell’UE in seguito ad alluvioni hanno superato i 90 miliardi di EUR. Secondo le previsioni il dato è in crescita: il costo annuo dei danni da alluvione fluviale dovrebbe raggiungere 20 miliardi di EUR nel decennio 2020-2030 e 46 miliardi di EUR entro il decennio 2050-2060. Anche il costo sociale dei cambiamenti climatici può essere considerevole. Le alluvioni nell’UE hanno causato oltre 2.500 decessi e hanno toccato oltre 5,5 milioni di persone nel periodo 1980-2011. Se non verranno prese ulteriori misure di adattamento si stimano 26.000 possibili decessi all’anno dovuti al caldo entro il decennio 2020-2030 e 89.000 entro il decennio 2050-2060. Dati relazione SEE n. 12/2012. 5. http://ec.europa.eu/clima/policies/adaptation/index_en.htm 6. In particolare facciamo riferimento all’intervento di edilizia residenziale pubblica a Monterotondo, realizzato a Roma tra il 2008 e il 2009 su progetto di Cortesini, Battisti, Tucci, con un progetto degli impianti di Cipriani e Guglielmini. Impresa: A.T.I. Capogruppo Gral Costruzioni Unipersonale srl, Mandante Impresa Culicelli Santino.
  • 6.
  • 7. 7 INTRODUZIONE Marialuisa Palumbo e Alessandra Montenero Il settore Tiburtino della città presenta al suo interno elementi fra loro fortemente disgregati e non adeguati a garantire una vera struttura urbana ad eccezione dell’asse viario della stessa Tiburtina. La volontà dell’amministrazione capitolina, espressa con le previsioni del P.R.G. del 1965 di attribuire a questa parte di città una forte connotazione artigianale e industriale unitamente alla previsione dei piani di zona da vincolare ai sensi della legge 167/’62 per insediamenti di edilizia economica e commerciale, non è riuscita con i numerosi piani attuativi succedutisi nel tempo a garantire l’avvio di una struttura urbana chiara e integrata. Da questo punto di vista la riapertura alla città degli spazi della Caserma Ruffo e del Forte Tiburtino potrebbe rappresentare una risposta positiva al bisogno di nuovi spazi urbani, intervenendo su una pluralità di funzioni (residenziali, verde pubblico, servizi pubblici e privati), mettendo in gioco carichi urbanistici non rilevanti e riattivando una emergenza significativa quale potrebbe essere quella del Forte con una nuova funzione pubblica. A partire da queste considerazioni il progetto ha elaborato uno scenario di dismissione della caserma, basato sulla composizione degli obiettivi specifici della Difesa (in quanto proprietario), del Demanio (destinatario delle aree al momento della loro dismissione da parte delle Forze Armate), del Comune di Roma e anche degli imprenditori privati, quali possibili motori economici della trasformazione. Tenendo conto infatti della volontà di Roma Capitale di soddisfare la crescente domanda di alloggi sociali (a canone calmierato) su suoli prevalentemente urbanizzati e da rigenerare, e considerando anche le esigenze abitative delle Forze Armate (salite a dismisura a seguito della trasformazione dell’esercito di leva in esercito volontario), il progetto propone la realizzazione di un sistema integrato di residenze, attività commerciali, servizi ed uffici da destinare al Demanio. L’assetto urbano proposto si basa sul recupero della Palazzina del Comando come elemento di testata e memoria storica su via Tiburtina, e la demolizione della Palazzina Dormitori, della Mensa e di vari capannoni per realizzare una stecca di nuove residenze su via del Forte Tiburtino, liberando l’area centrale per la realizzazione di un parco in continuità con il Forte. Un edificio a torre, collocato tra il Forte e la Palazzina del Comando completa il sistema. Per il recupero e la riapertura al pubblico del Forte (attualmente in stato di completo abbandono) il progetto prevede una sua utilizzazionecomeareaperattivitàsportivedaaffidareinconcessione ad un operatore che recuperi i costi di intervento con l’incasso di canoni di affitto e tesseramento. Nell’ipotesi di destinare parte delle nuove residenze alle Forze Armate, l’uso del Forte potrebbe essere suddiviso in fasce orarie o giornaliere per un uso pubblico ed un uso riservato ai militari. Per quanto riguarda gli aspetti ambientali della trasformazione si è programmaticamente deciso di “quantificarne” la qualità attraverso la griglia valutativa del Protocollo Leed Quartieri, ovvero, uno strumento di misura di sostenibilità nato per la specificità del contesto italiano ma con alle spalle un ruolo consolidato e in crescita in ambito internazionale (LEED for Neighborhood Development). Aspetti cardine del protocollo sono gli obiettivi di connessione e commistionefunzionaleeconseguenteindipendenzadall’automobile, la qualità degli spazi pubblici, l’efficienza degli edifici, la riduzione delle emissioni inquinanti, la gestione sostenibile della risorsa idrica, le misure per contrastare l’effetto isola di calore. Complessivamente, attraverso le misure per l’efficienza energetica (descritte estensivamente nella relazione e nelle tavole del Sistema delle Energie) e considerando solamente i fabbisogni energetici relativi all’abitare e al terziario (senza cioè considerare il settore dei trasporti e dell’illuminazione pubblica), il fabbisogno di energia termica ed elettrica può essere ridotto da un minimo del 75% (applicando soltanto alcune delle misure di efficienza proposte) ad un massimo del 100% (rispetto ai fabbisogni a persona oggi a norma) azzerando così, non i consumi, ma la richiesta di energia dai sistemi di approvvigionamento energetico pubblici, fonti cioè esterne all’area di intervento. Nel caso di una riduzione del fabbisogno del 75%, anche le emissioni di Co2 procapite verrebbero ridotte del 75%. Dal punto di vista procedurale è importante ricordare il “Piano delle alienazioni e valorizzazioni degli immobili militari della città di Roma – adozione di variante al PRG approvato con D.C.C. n.18 del 12-2-2008”, nel quale sono state individuate le finalità di riuso dei beni immobili non più strumentali all’esercizio delle funzioni della Difesa tra i quali il Forte Tiburtino e la Caserma Ruffo. Poiché questa delibera di variante dell’area non ha conseguito la necessaria approvazione regionale, secondo il PRG vigente la Caserma fa parte del sistema dei servizi pubblici di livello urbano. É dunque auspicabile che, così come si sta formulando lo strumento urbanistico attuativo per la Caserma di via Guido Reni, si formuli una variante urbanistica secondo i principi informatori del presente progetto. Tenendo conto infatti del bisogno di funzioni capaci di apportare qualità urbana al settore tiburtino e dimostrando come la presenza di funzioni differenziate possa garantire la fattibilità economica dell’intervento, il progetto è stato pensato come un supporto al dialogo e all’accordo tra Ministero della Difesa e Amministrazione Capitolina. In questo senso, anche in assenza di una esatta valutazione dei costi di liberazione dell’area e di bonifica del Forte (considerati ipoteticamente in 2 milioni di euro) e per sollecitare l’avvio di un processo, è apparso logico ipotizzare la realizzazione di edilizia sociale anche in assenza di un immediato finanziamento pubblico, attraverso l’azione diretta di operatori privati. La prevalente destinazione degli alloggi all’affitto sociale appare come il miglior risultato da conseguire per una diversa riqualificazione dell’area oggi esclusivamente militare. Una eventuale residua parte di alloggi in vendita servirebbe soltanto a coprire in parte i costi di urbanizzazione primaria e secondaria dell’intera area di intervento.
  • 8. 8
  • 9. 9 IL CASO DELLA CASERMA RUFFO RECUPERO E TRASFORMAZIONE DELLE AREE MILITARI studio IAN+ “Le aree dismesse sono divenute un importante dispositivo di funzionamento del metabolismo urbano proprio in funzione della loro capacità di accogliere attività marginali e popolazioni nascoste.” Cristina Bianchetti Aree che hanno un forte impatto visivo nella città, luoghi della non appartenenza, semplicemente di nessuno; ex aree industriali o caserme, luoghi abbandonati sottratti alla città e momentaneamente fuori dalle logiche di crescita. Nel tessuto urbano diventano elementi riconoscibili, punti di riferimento, il tessuto urbano vi si articola intorno, li circonda e li osserva. Tra il momento dell’abbandono a quello del loro recupero sono delle enclave da scoprire, dei recinti da scavalcare e spesso, come dice Augé, dei luoghi da cui osservare la città. Hanno un proprio rapporto con il tempo, non il tempo della storia ma il tempo della natura, delle trasformazioni dettate dalla crescita spontanea del verde e dal disfacimento naturale dei manufatti. Improvvisamente queste aree si aprono alla città e diventano il centro di processi di annessione al tessuto urbano, sono colonizzate, conquistate. Citando ancora Augé: “Queste modificazioni sono ovviamente in rapporto con l’organizzazione della circolazione, le migrazioni e gli spostamenti di popolazione, confronto fra ricchezza e povertà; ma si possono considerare, con una visione più larga, come un’espansione della violenza bellica, politica e sociale. C’è infatti la violenza all’origine delle ristrutturazioni urbane”. La città si appropria di queste aree risucchiandole a delle logiche il più delle volte speculative, cancellando le tracce. Dismissione non è un fenomeno locale e puntuale, l’interruzione, la pausa, il riuso sono sempre stati presenti nel metabolismo urbano: edifici militari, civili, religiosi hanno cambiato ripetutamente usi e significati. Come sottrarre il progetto del recupero di queste aree dalla logica del consumo e dall’arroganza del presente, per riportarle in una logica territoriale che mira a creare identità singole? “Modificare secondo le proprie esigenze abitative, produttive, commerciali o promozionali lo spazio ereditato produce una sorta di metabolismo urbano, difficile da prevedere e governare, perché legato ai flussi discontinui di questa nuova economia relazionale.” Andrea Branzi Come non cadere nel progetto di quello che Augé chiama il “troppo- pieno”, cioè nel progetto di luoghi in cui regna il mondo della ridondanza, dell’eccesso e dell’evidenza. È un errore pensare le aree dismesse prive d’inerzia, di resistenza verso le trasformazioni. Se l’area dismessa è un vuoto, allora il riuso si attua attraverso progetti di sostituzioni, di riempimenti e di saturazioni che non colgono le ragioni delle interruzioni d’uso. Si ritiene che il vuoto possa facilmente riempirsi. Come riannodare una storia diversa? In passato i cambiamenti non stupivano ora diventano il cosa metterci? Il progetto di recupero di un’area e di edifici dismessi propone un confronto inevitabile con un tempo sottratto al controllo dell’uomo, il tempo trascorso tra l’abbandono e il progetto di recupero ha operato in uno spazio di libertà, sottratto al controllo dell’uomo. Più che progettare manufatti si devono progettare le trasformazioni e le relazioni.Progettare la città significa lavorare con le trasformazioni e con il tempo, significa progettare i vuoti, svuotare invece di riempire; significa progettare i limiti, che sono il luoghi dello scambio e delle relazioni. La città naturale è la città del riuso.
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  • 12.
  • 13. 13 L’area compresa tra la via Tiburtina e il fiume Aniene è stata, fin dall’antichità, un luogo di passaggio e di transumanza, tra le montagne appenniniche e la costa tirrenica, e, in epoca romana, è stata disseminata di ville rustiche, riconvertite nel Medioevo in domuscultae e fortificazioni, come il resto dell’Agro Romano. I primi insediamenti significativi risalgono agli anni ’30, caratterizzati da edilizia a isolati regolari. In questi anni saranno inoltre realizzate le borgate ufficiali (Santa Maria del Soccorso, Tiburtino III e Pietralata) in cui trovò collocazione la fetta di popolazione più povera spostata dal centro in seguito agli sventramenti necessari all’attuazione delle politiche urbanistiche di epoca fascista. L’insediamento Tiburtino III nasce come una delle borgate ufficiali di Roma verso la metà degli anni ‘30. I confini erano via di Grotta di Gregna, piazza Santa Maria del Soccorso, e via Tiburtina. Attualmente l’area del Tiburtino III nasconde le tracce della borgata ufficiale IACP costruita nel 1936 per dare alloggio a quota parte degli abitanti del centro storico sfrattati durante l’operazione di “risanamento” attuata tra il 1930 e il 1938 dal Governatorato di Roma. Al Tiburtino III andarono in prevalenza gli abitanti della Ferratella (zona San Giovanni - Porta Metronia), via delle Botteghe Oscure, Borgo Pio. La costruzione del quartiere proseguì nel secondo dopoguerra ad opera del gruppo APAO, composto da giovani architetti organici capitanati da Bruno Zevi: tra essi Ludovico Quaroni e Piero Maria Lugli. La zona è stata oggetto di una drastica ristrutturazione urbanistica avvenuta tra il 1974 e il 1990 fortemente voluta dalla popolazione residente. Anche Pietralata nasce come una delle 12 “borgate ufficiali”, realizzate dal Governatorato di Roma per trasferirvi, tra il 1935 e il 1940, gli sfrattati delle zone intorno al Campidoglio, via del Teatro di Marcello, Fori Imperiali, San Giovanni, Porta Metronia e di viale Castrense. Attraversa varie fasi e, negli anni del fascismo, saranno realizzate le cosiddette “casette da sette lire”, chiamate così per via del loro costo, prive di bagni, cucine ed acqua corrente. Nel 1957, vengono sostituite le vecchie casette con abitazioni più moderne. Il Tiburtino è tra i principali quartieri del primo settennio di costruzioni del programma per la piena occupazione (piano “Fanfani”, 1948) e fin dalla sua costruzione è stato visto dalla critica come il manifesto del neorealismo italiano in architettura. Raccoglie gran parte delle ricerche sull’abitazione svolte da Mario Ridolfi: composto di edifici formati da diversi tipi edilizi (a torre, a schiera, in linea) collocati in modo da ricreare la contiguità spaziale della città preindustriale, il quartiere accosta materiali e linguaggi tratti dalla tradizione vernacolare italiana in una forma planimetrica che, pur seguendo le indicazioni date dall’Ina-casa, mostra ancora una certa incertezza nelle sua matrici culturali. La via Tiburtina è stata oggetto di sperimentazione nei quartieri INA – Casa, Gescal, IACP di edilizia popolare come il Quartiere Tiburtino realizzato nel 1950-1954 dai progettisti M. Ridolfi, L. Quaroni. Intorno alla Tiburtina, in particolare a Rebibbia, si è sviluppata la città abusiva, luogo amato e abitato da Pier Paolo Pasolini. La crescita urbanistica con l’aumento di densità risale prevalentemente al secondo dopoguerra, con tipi edilizi da intensivo come palazzi alti con pochissimo verde, tipici degli anni cinquanta e sessanta (Casal Bertone, Portonaccio, Casal Bruciato). L’unica eccezione sono le costruzioni dell’INA-Casa a Casal Bruciato (lungo via Tiburtina) e Ponte Mammolo (tra via Tiburtina e l’Aniene), con case in linea, a torre e a schiera dal disegno urbano originale realizzate dagli architetti dell’epoca, tra cui Mario Ridolfi e Ludovico Quaroni. Man mano che ci si allontana verso la periferia prevalgono invece quartieri più estensivi con maggiore dotazione di verde pubblico (Colli Aniene, Verderocca, Casal de’ Pazzi, Torraccia, Casal Monastero,Casal Bianco). Rimane comunque un’ampia estensione di territorio non edificato, in parte legato all’ex SDO di Pietralata, (progetto dello Studio Asse di Ludovico Quaroni, Mario Fiorentino e Bruno Zevi), che nel nuovo Piano Regolatore Generale del comune è destinato a diventare centralità metropolitana, insieme all’area intorno al nodo di scambio di Ponte Mammolo. I confini del territorio sono a nord la via Nomentana, a est il comune di Guidonia Montecelio, a sud il fiume Aniene, l’autostrada A24 e la ferrovia Roma-Pescara, a ovest la ferrovia Roma-Firenze. Vi è insediata l’area industriale denominata “Tiburtina Valley”, che rimane il maggiore polo manifatturiero romano, sia pure soggetto al fenomeno della deindustrializzazione che sta sostituendo le vecchie fabbriche con servizi e centri commerciali; per arginare tale dinamica, è in corso di sviluppo il Polo Tecnologico o Tecnopolo Tiburtino. Il Forte Tiburtino appartiene al sistema difensivo della città realizzato a partire dal 1878 e composto da quindici forti, otto sulla destra del Tevere e sette sulla sinistra. L’edificio “forte” è costituito da un fronte rettilineo o spezzato a saliente da due fianchi e da una gola rettilinea tenagliata o bastionata. L’impianto distributivo prevede l’accesso da un androne che immette, tramite un ponte (in parte fisso, in parte mobile) posto sul fosso di gola, al piazzale da cui, con passaggi regolari, si raggiungono i locali in muratura: casematte, ricoveri e magazzini, protetti da fossati, scarpe e controscarpe. Attualmente è all’interno della caserma Ruffo e la sua manutenzione è affidata ai militari. INQUADRAMENTO STORICO
  • 14. 14 municipio: IV (V) superficie: 49152 km2 popolazione: 178599 al 2010 densità: 3633.61 ab/km2 coordinate: 41°56’ N 12°35’ E altitudine: 30m tivoli
  • 15. 15 Edifici esistenti 1. Palazzina Comando 2. Palazzina Compagnia e alloggi truppa 3. Corpo di Guardia 4. Mensa 5. Magazzino 6. Magazzino materiali 7. Magazzino trasmissioni 8. Officina automezzi 9. Tettoia metallica 10. Forte Tiburtino 2 3 4 1 8 5 5 6 7 5 5 9 9 9 9 10
  • 16. 16
  • 17. 17
  • 18. 18 Pianta di Roma e dintorni (1868) INDAGINE URBANISTICA
  • 19. 19 Piano regolatore 1931 Piano regolatore 1962 Già negli anni ‘30 l’area sulla via Tiburtina risulta caratterizzata da edilizia di espansione a isolati regolari. In questi anni verranno inoltre realizzate le borgate ufficiali (Santa Maria del Soccorso - Tiburtino III e Pietralata), in cui trovò collocazione la fetta di popolazione più povera, spostata dal centro in seguito agli sventramenti necessari all’attuazione delle politiche urbanistiche di epoca fascista. A partire dagli anni ’50 la via Tiburtina è stata oggetto di sperimentazione nei quartieri INA – Casa, Gescal, IACP di edilizia popolare come il Quartiere Tiburtino realizzato nel 1950-1954 dai progettisti M. Ridolfi, L. Quaroni . In questo PRG risultano, inoltre, perimetrati gli insediamenti abusivi di Ponte Mammolo e Rebibbia.
  • 20. 20 Piano regolatore 2008 Variante Piano regolatore 2009 tessuti di espansione novecente- sca a tipologia edilizia definita e a media densità insediativa - T1 tessuti di espansione novecente- sca a tipologia edilizia definita e ad alta densità insediativa - T2 tessuti di espansione novecente- sca a tipologia edilizia libera - T3 verde privato a pianificazione definita da pianificare tessuti prevalentemente residen- ziali tessuti prevalentemente per attivi- tà spazi pubblici da riqualificare aree agricole parchi istituiti servizi pubblici di livello urbano servizi privati verde pubblico e servizi pubblici di livello locale Il Ministero della Difesa, di intesa con il Comune di Roma, promuove la costituzione di un Fondo comune di investimento immobiliare allo scopo di reperire le risorse necessarie per le esigenze infrastrutturali e alloggiative delle Forze Armate. Gli immobili militari risultano prevalentemente assoggettati alla disciplina prevista dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio di cui al D. Lgs. 22.1.2004, n. 42, pertanto, sarà necessario verificare con la Direzione Regionale ai BB.AA.CC. e le competenti Soprintendenze che gli scenari di trasformazione e valorizzazione risultino pienamente coerenti con le esigenze di salvaguardia dei beni oggetto di tutela. La progettazione attuativa si concluderà in coincidenza con l’approvazione definitiva della variante in modo da poter essere approvata in sede di Conferenza di Servizi in conformità al PRG. Al Comune di Roma, una volta valorizzati gli immobili, sarà riconosciuta una quota del ricavato tra il 10 e il 20 per cento. Le Norme Tecniche di Attuazione del PRG indicano per tale zona un mix funzionale: - Abitative: minimo 30% SUL - Commerciali, Servizi, Turistico-ricettive e produttive: minimo 30% SUL - Quota flessibile: 30% SUL - SUL pubblica minimo 10 % massimo 20% - Destinazioni escluse: “commercio all’ingrosso”, “depositi e magazzini”. - Categorie d’intervento ammesse: MO, MS, RC, RE, DR, RU, NE. Piano delle alienazioni e valorizzazioni dei beni immobili militari. Obiettivi a) Restauro conservativo del Forte con inserimento di nuove funzioni compatibili con i caratteri tipo-morfologici; b) Completare il tessuto residenziale esistente in modo coerente sotto il profilo tipo-mofologico; c) Migliorare la dotazione di verde e servizi pubblici di livello locale. Dati generali: - superficie dell’ambito: 14,53 ha - volumetria esistente indicativa: 59.520a mc Prescrizioni specifiche: - confermare gli incentivi per il rinnovo urbano di cui all’art. 21 fino alla maggiorazione del 30% della SUL in caso di ristrutturazione urbanistica. Città consolidata Progetti ristrutturanti Città da ristrutturare Sistema ambientale
  • 21. 21 Piano territoriale paesaggistico regionale 2007 Piano di azione ambientale 2011 Il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale prevede per l’area della via Tiburtina diversi ambiti di tutela di cui i principali riguardano la Riserva Naturale della Valle dell’Aniene e, nello specifico dell’area di progetto, vincoli ricognitivi di legge. Il Piano di Azione Ambientale è stato redatto coinvolgendo la società civile attraverso le assemblee del Forum Agenda 21 locale (PROCESSO PARTECIPATIVO), mediante la ricerca del Dipartimento di Ingeneria Civile Edile e Ambientale dell’Università Sapienza di Roma, inserita nel progetto VIVERE L’ANIENE. È un programma di interventi pensati nell’ottica di uno sviluppo sostenibile del territorio articolato in tre ambiti: Spazi Aperti, Risorse Naturali, Mobilità Sostenibile. Nel PAA è inserito un piano di recupero delle caserme in dismissione, Gandin e Ruffo, al fine di un riuso che preveda la realizzazione di un mix funzionale di servizi al cittadino, attività commerciali, ricreative e culturali, di laboratori e residenze universitarie, preservando le aree verdi di pertinenza delle caserme. spazi aperti risorse naturali mobilità sostenibile 1. Accordo Carcere Rebibbia 2. Convenzioni Privati Gestione Verde 3. Contratto di Fiume 4. Il Coltivaorto 5. Olimpiadi Sportive Municipali 6. Bandi Promozione Condomini Verdi 7. Parcheggi al Verde 8. Parco Cave di Tufo Salone Case Rosse 9. Aniene Greenway 10. Recupero Caserme 11. Eco Orti 12. Produzione Solare 13. Sportello Comunicazione Energetico 14. Illuminazione Pubblica 15. Risparmio Energetico Edifici 16. Premio Azienda Virtuosa 17. Rete di Percorsi Ciclabili ex area SDO 18. Mobilità ciclabile urbana Rebibbia - Tiburtina 19. Mobilità Car sharing 20. Mobilità Elettrica 21. Isola Ambientale Redais 22. Percorso protetto ciclabile 23.StatigeneralidelVMunicipio n n n
  • 23. 23 Carta della qualità 2008 Forti romani
  • 26. 26 autostrada gra principale locale ferrovia metropolitana 1 2 3 4 1. circonvallazione Salaria 2. via Nomentana 3. via Tiburtina 4. via Prenestina Mobilità principale del municipio MOBILITA’
  • 27. 27 3 4 1 2 autostrada S.M. del Soccorso Classificazione delle strade Parcheggi di scambio interquartiere Ponte Mammolo 1 quartiere Ponte Mammolo 2 interzonale Palmiro Togliatti zonale 1. viale Palmiro Togliatti 2. via Tiburtina 3. via di Pietralata 4. via dei Durantini 5. via dei Monti Tiburtini 6. via Alberto Bergamini 7. via Igino Giordani 8. A24 9. via Filippo Fiorentini 10. via Grotte di Gregna 1 2 3 4 3 4 5 2 9 1 10 8 7 6 Mobilità principale di quartiere
  • 28. 28 1 3 2 4 Mobilità pubblica del quartiere Linee autobus Linea metropolitana B via tiburtina Monti Tiburtini Pietralata S.M. del Soccorso Ponte Mammolo 040 041 043 111F 120F 163 211 443 450 C5 N2 viale palmiro togliatti 449 451 508 N23 via dei monti tiburtini 61 440 449 542 544 N2 via filippo fiorentini 61 542 544 C5 via di pietralata 111 211 441 450 via dei durantini 111 440 449 via grotte di gregna 442 450 via alberto bergamini-via igino giordani 61 309 449 N23 3 4 2 1
  • 30. 30 verde pubblico verde privato 1 2 3 1. Parco regionale urbano di Aguzzano 2. Riserva naturale della valle dell’Aniene 3. Tenuta del Coazzo VERDE
  • 31. 31 Occupa una superficie di circa 650 ettari. All’interno del suo territorio si possono individuare tre aree di grande importanza naturalistica: l’area umida della Cervelletta, l’area ripariale Fluviale e il Parco delle Valli. Vi troviamo anche grandi aree agricole. Essenze: molto diffusi il papiro, l’iris, il sambuco e alghe o piante appartenenti all’ecosistema di zone paludose. Presenta parti attrezzate e percorsi pedonali. Occupa una superficie di circa 60 ettari. Testimone della vocazione argricola del posto poiché conserva aspetti caratteristici del tradizionale paesaggio dell’agro romano. Essenze: platani, pioppi bianchi e neri, cipressi, noci, mandorli, fichi, olivi. Presenta parti attrezzate e strutture (casali restaurati) dedicate ad attività strettamente connesse all’ecologia. Giardino publbico nel quartiere di San Basilio, in cui è possibile ammirare i ruderi della cosiddetta “Torre del Coazzo”. Si tratta di un casale-torre costruito nel XII secolo sui resti di una villa romana che sorgeva in questa zona. Le mura, realizzate nel medioevo, erano con ogni probabilità le pareti di un grande ingresso, che fa pensare ad una costruzione importante, un piccolo castello oppure un complesso rurale adiacente al casale di San Basilio, che sorge poco lontano. Parco regionale urbano di Aguzzano Riserva naturale della valle dell’Aniene Tenuta del Coazzo
  • 32. 32 1 2 4 3 5 6 7 8 9 10 11 Ingressi 1. via Liebniz 2. via Conca d’Oro 3. via Shopenhauer 4. viale Kant 5. via San Nazzaro 6. via Conca d’Oro 7. ponte Salario 8. via Nomentana 9. via Cingolani 10. via di Tor Cervara 11. via Cicogna Riserva naturale della valle dell’Aniene
  • 33. 33 11 2 3 4 5 1. Riserva naturale della valle dell’Aniene 2. Parco Filippo Meda 3. Parco Tiburtino III 4. Giardino Aldo Tozzetti 5. Parco Baden Powell verde pubblico verde privato verde di risulta
  • 35. 35 Tipologie costruttive area di progetto edifici specialistici edifici a torre edifici 3-8 piani bassa-media intensità aree industriali
  • 36. 36 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Servizi 1. Ospedale Sandro Pertini 2. Scuola media Pasquale Villari 3. Scuola materna Vittorio Veneto 4. Istituo professionale Sibilla Aleramo 5. Chiesa Santa Maria del Soccorso 6. Supermercato Panorama 7. Istituto d’arte-Liceo artistico Roma 2 8. Impianto natatorio Rari Nantes Tibur 9. Scuola media di via Ferdinando Santi 10. Scuola primaria Fabio Filzi 11. Centro anziani Tiburtino III 12. Centro direzionale 13. Parrocchia Sant’Igino Papa 14. Mercato rionale Colli Aniene 15. Associazione Sportiva Verderocca 16. Istituto professionale Sibilla Aleramo 17. Scuola media Angelica Balanabov 18. Parrocchia Gesù di Nazareth 19. Scuola materna Verderocca 20. Scuola media pubblica
  • 37. 37 Quartieri storici 1. Pietralata (1935-1940) 2. Tiburtino III (1931) 3. Tiburtino INA-Casa (1950-1954) 1 2 3
  • 39. 39 edifici in linea edifici a C edifici a stecca
  • 40. 40 1924-1937 1937 2014 Borgata Santa Maria del Soccorso Piano di zona Tiburtino III Configurazione attuale Giuseppe Nicolisi, Roberto Nicolini Luigi Biscolgi, Guido Gigli, Amedeo Moraggi, Gian Ludovico Rolli, Claudio Tiberi, Giorgio Zama
  • 41. 41 edifici in linea edifici a C edifici a stecca edifici a schiera
  • 42. 42 1950-1954 Impianto planimetrico M.Ridolfi, L.Quaroni (capigruppo), C.Aymonino, C,Chiarii, M.Fiorentino, F.Gorio, M.Lanza, S.Lenci, P.M.Lugli, C.Melograni, G.Menichetti, C.Rinaldi, M.Valori 2014 Configurazione attuale
  • 43. 43 edifici in linea edifici a schiera edifici a torre edifici non residenziali
  • 45. 45
  • 46. 46 ANALISI CLIMATICA 3 m 35 m 12 m trasmission losses ventilatione losses usable solar gain usable internal gains heat energy demand cooling demand 44,2 kWh/mqa 25,5 kWh/mqa 46,6 kWh(mqa 2,4 kWh/mqa 20,7 kWh/mqa 0,3 kWh/mqa Indicazione del fabbisogno energetico sulla base dell’orientamento
  • 47. 47 NORTH 15° 30° 45° 60° 75° EAST 105° 120° 135° 150° 165° SOUTH 195° 210° 225° 240° 255° WEST 285° 300° 315° 330° 345° 10 km/h 20 km/h 30 km/h 40 km/h 50 km/h hrs 39+ 35 39+ 31 27 23 19 15 11 7 <3 NORTH 15° 30° 45° 60° 75° EAST 105° 120° 135° 150° 165° SOUTH 195° 210° 225° 240° 255° WEST 285° 300° 315° 330° 345° 10 km/h 20 km/h 30 km/h 40 km/h 50 km/h °C 45+ 40 35 30 25 20 15 10 5 <0 NORTH 15° 30° 45° 60° 75° EAST 105° 120° 135° 150° 165° SOUTH 195° 210° 225° 240° 255° WEST 285° 300° 315° 330° 345° 10 km/h 20 km/h 30 km/h 40 km/h 50 km/h hrs 42+ 37 33 29 25 21 16 12 8 <4 NORTH 15° 30° 45° 60° 75° EAST 105° 120° 135° 150° 165° SOUTH 195° 210° 225° 240° 255° WEST 285° 300° 315° 330° 345° 10 km/h 20 km/h 30 km/h 40 km/h 50 km/h °C 45+ 40 35 30 25 20 15 10 5 <0 NORTH 15° 30° 45° 60° 75° EAST 105° 120° 135° 150° 165° SOUTH 195° 210° 225° 240° 255° WEST 285° 300° 315° 330° 345° 10 km/h 20 km/h 30 km/h 40 km/h 50 km/h hrs 30+ 26 24 20 18 15 12 9 6 <3 NORTH 15° 30° 45° 60° 75° EAST 105° 120° 135° 150° 165° SOUTH 195° 210° 225° 240° 255° WEST 285° 300° 315° 330° 345° 10 km/h 20 km/h 30 km/h 40 km/h 50 km/h °C 45+ 40 35 30 25 20 15 10 5 <0 NORTH 15° 30° 45° 60° 75° EAST 105° 120° 135° 150° 165° SOUTH 195° 210° 225° 240° 255° WEST 285° 300° 315° 330° 345° 10 km/h 20 km/h 30 km/h 40 km/h 50 km/h hrs 28+ 25 22 19 16 14 11 8 5 <2 NORTH 15° 30° 45° 60° 75° EAST 105° 120° 135° 150° 165° SOUTH 195° 210° 225° 240° 255° WEST 285° 300° 315° 330° 345° 10 km/h 20 km/h 30 km/h 40 km/h 50 km/h °C 45+ 40 35 30 25 20 15 10 5 <0 °C 45+ 40 35 30 25 20 15 10 5 <0 Studio dei venti prevalenti estivi (mattina e notte) Studio dei venti prevalenti invernale (mattina e notte)
  • 48.
  • 50.
  • 51. 51 La caserma Ruffo è composta da una serie di edifici dislocati prevalentemente a Nord nei pressi della via Tiburtina. Infatti, sulla via si affaccia la palazzina del comando e perpendicolarmente a essa e su via del forte tiburtino è collocata la palazzina degli alloggi truppa. Questi due edifici sono i più significativi a livello architettonico e dimensionale e delimitano la piazza dell’alza bandiera. Andando verso sud troviamo edifici alti un piano, dove sono collocati la mensa e i magazzini. Di fronte al forte a circa metà dell’area sono allocate delle tettoie a protezione dei mezzi. All’interno dell’area, nella parte centrale, c’è il forte. Il progetto prevede la demolizione di tutti gli edifici della caserma Ruffo, con esclusione della palazzina di comando inoltre, prevede il recupero e la trasformazione del Forte Tiburtino. Il nuovo insediamento parte dall’idea di ridefinire i limiti dell’area; limiti molto diversi tra loro sia per densità urbana sia per permeabilità e soprattutto tutti in relazione al punto focale rappresentato dal Forte Tiburtino. Il primo limite è sulla via Tiburtina, caotica e altamente infrastrutturata. Qui si è deciso di mantenere l’edificio del comando come memoria della caserma Ruffo e, per le caratteristiche interne dell’edificio, di adibirlo a spazi uffici e pubblici. La testata verso la via Tiburtina si caratterizza da attività urbane non residenziali. Questo è l’accesso principale all’area soprattutto per chi viene dalle fermate della metropolitana di Pietralata e Monti Tiburtini, è da qui che parte un viale che attraversa longitudinalmente tutta l’area e collega la piazza di accesso a Nord con la piazza a Sud limitrofa alla nuova scuola per l’infanzia di progetto. L’ex edificio del comando è ristrutturato con un’aggiunta di un nuovo corpo di fabbrica sul fianco corto a Est. Continuando in senso antiorario troviamo il secondo limite su via del Forte Tiburtino, una strada senza particolare qualità, tipico retro di queste zone caratterizzato unicamente dalla recinzione del forte e da un edificio per uffici. Lungo la via, il progetto prevede una serie di edifici in linea, inoltre da questo limite si accede trasversalmente all’area del parco e al Forte Tiburtino; ha uno spessore molto permeabile formato da una serie di elementi: il parcheggio a raso, gli edifici, il viale e gli orti. Il viale è composto di percorsi pedonali e ciclabili con aree di sosta e gioco protette dal sistema del verde. Possiamo definire questa striscia la parte attrezzata del parco del forte. Tra il viale e il parco corre la linea degli orti urbani. Gli edifici in linea si sviluppano al massimo su 4 livelli, e sono orientati NE-SO. In linea di massima tutti gli appartamenti sono disposti in modo tale che ognuno abbia il soggiorno e le stanze da letto rivolte a SO, quindi ben illuminati dalla luce naturale; mentre sul lato NE sono localizzati tutti i servizi degli alloggi. Le aree living hanno tutte il doppio affaccio. Gli alloggi al piano terra hanno giardini negli spazi esterni mentre, quelli ai livelli superiori, hanno un terrazzo che corre lungo tutto il fronte dell’alloggio. Due corpi scala distribuiscono l’edificio. Le varie tipologie di alloggio tentano di avere quella flessibilità tale da adeguarsi ai cambiamenti della composizione dei nuclei familiari e delle loro esigenze. Per questa ragione l’impianto planimetrico è composto di tre fasce. La prima fascia, con esposizione a NO, come abbiamo già detto, ospita i servizi (cucine, bagni, ripostigli, corpi scala, vani ascensore…); la seconda fascia, vero e proprio spazio abitabile, è così libero di assumere diverse connotazioni compatibilmente con la tipologia di utenti che la abita. L’alloggio può essere dunque un loft o, può avere una stanza matrimoniale a cui in seguito aggiungere una nuova stanza singola oppure, si può avere uno spazio small office. La terza fascia sono le linee dei terrazzi che, protetti da tende, sono delle stanze all’aperto. Nel progetto abbiamo deciso di dare spazio alle attività della comunità insediata, sperimentando l’inserimento su ogni piano di spazi comuni, che appartengono agli inquilini e da loro saranno gestiti, nel corso del tempo. Sperimentare l’uso e la condivisione di aree comuni, è importante per creare all’interno dell’edificio luoghi in cui condividere attività che non trovano spazio all’interno dell’alloggio. Le aree comuni potranno essere utilizzati come aree gioco per bambini, zone lavoro, aree relax, o come extra stanze da affittare dai proprietari che le vogliano usare come estensione dei propri alloggi (i soldi ricavati provvederanno a coprire le spese mensili del condominio). Lo spazio della condivisione è un esperimento importante che serve a creare un’identità di vicinato importante per la vita di un quartiere. Le dimensioni degli alloggi variano dai 45 mq fino ai 130 mq circa. A sud della linea il progetto prevede una piazza di accesso al viale e il collegamento del limite Sud, dove è progettato un edificio scolastico di forma circolare. A Ovest si trova il Forte Tiburtino che per la sua mole è il centro ideale e fisico dell’intervento anzi, i limiti fin qui descritti possono essere considerati come espansione del perimetro esterno del forte. Il Forte, attualmente, è un’oasi naturale ricca di vegetazione e di specie animali, l’atmosfera che si respira e quella del rudere abbandonato ricoperto dal verde dove la presenza dell’uomo è solo un ricordo. Intervenire sull’edificio è complesso e sicuramente un atto violento. Per questo motivo il progetto prevede la trasformazione e il riuso del forte nel tentativo di avere funzioni poco impattanti e compatibili con l’edificio storico. L’idea è di trasformarlo in un centro sportivo utilizzando principalmente le aree esterne delle corti interne. L’ultimo limite è segnato da un edificio a torre, alto undici piani, che rimarca la caratteristica metropolitana di dell’area e, come un Landmark, la collega alla Tiburtina, via su cui svettano edifici residenziali alti intorno ai 10 piani. Il vuoto centrale così definito diventa il luogo privilegiato di osservazione, il centro di tutto. Il progetto dei limiti è la definizione del vuoto e il suo mantenimento. Da luogo recintato della caserma diventa parco delimitato, da scoprire e attraversare. Questo parco dovrà rappresentare la cultura agricola e storica della campagna romana, dove l’unica concessione all’idea di verde disegnato è il viale attrezzato. IL NUOVO LIMITE studio IAN+
  • 52. 52 9 10 Ponte Mammolovia Nomentana stazione Tiburtina via P.Togliatti circonvallazione Salaria via Prenestina autostrada 1. Connessioni a livello urbano: l’area della Caserma Ruffo come nodo di relazione tra i quartieri del Tiburtino 2. Progettare il limite 3. Connettere il quartiere 4. Recuperare il Forte Tiburtino 5. La città puntiforme 6. Il parco lineare 7. Gli orti urbani 8. Il parco urbano 9. edifici da recuperare 10. Edifici da demolire 2 3 5 1 6 8 4 7
  • 54. 54
  • 55. 55
  • 56. 56 B’ A Prospetto da via del Forte Tiburtino Planivolumetrico Prospetto dal Parco
  • 58. 58 SUL a disposizione SUL densificata residenziale non residenziale Servizi da collocare Demanio-uffici Palazzina Comando Blocco aggiunto Roma Capitale HS Residenziale speciale Roma Capitale HS-in diritto di superficie Asilo 15.500 mq 16.500 mq 15.000 mq 1.500 mq 4.643 mq 2800 mq 843 mq 1.000 mq 1.500 mq Residenze da collocare Roma Capitale HS residenze Roma Capitale HS-in diritto di superficie convenzionato da cedere a privati 22.850 mq 10.850 mq 15.000 mq QUANTITA’
  • 59. 59 Sistemazioni esterne Aree verdi Aree pavimentate Parcheggi esterni Parcheggi interrati Area Forte Aree verdi Area coperta Piano terra Piano Casematte Percorso estermo Area interna scoperta 71.000 mq 41.600 mq 11.000 mq 3.150 mq 15.360 mq 46.230 mq 22.170 mq 18.760 mq 13.100 mq 5.660mq 1000 m 5.300 mq
  • 61. 61
  • 63. 63
  • 64. 64 In linea generale la strategia d’intervento nel campo della mobilità sostenibile si articola su tre linee d’azione integrate tra loro: • ridurre il fabbisogno di mobilità (Avoid/reduce) • favorire l’utilizzo delle modalità di trasporto più sostenibili (Shift ) • migliorare senza sosta i mezzi di trasporto perché siano sempre più efficienti (Improve) Nel caso della progettazione di un nuovo insediamento urbano ad entrare in gioco sono fondamentalmente le due linee di azione Avoid/ Reduce e Shift. La linea di intervento Avoid/Reduce è finalizzata alla riduzione della domanda di trasporto e molte delle misure in questo ambito ricadono nella categoria della pianificazione territoriale ed urbanistica. In questo campo i fattori chiave per ridurre la domanda di trasporto sono: la densità territoriale, la compattezza dell’edificato, la struttura insediativa, la posizione baricentrica delle principali funzioni urbane, la distribuzione delle funzioni di prossimità, la progettazione degli spazi pubblici e la progettazione delle infrastrutture. La linea di intervento Shift si propone invece di ridurre gli impatti della mobilità, promuovendo l’utilizzo di mezzi di trasporto con minori impatti specifici. Per questo è necessario che quando si progetta un nuovo quartiere sia prevista un’offerta di trasporto multimodale che comporti l’esistenza di adeguati servizi di trasporto pubblico, una rete ciclistica e pedonale ma anche il restringimento in alcuni ambiti dell’uso dell’auto, per esempio realizzando zone pedonali o zone MOBILITA’ SOSTENIBILE Massimo Ciuffini strada marciapiede marciapiede parcheggio passeggiata residenza parcolineare parcoforte dove il traffico sia moderato o limitato. Complessivamente e in varia misura, tutti gli interventi affrontati dal laboratorio hanno le caratteristiche fondamentali per essere considerati sostenibili dal punto di vista della mobilità visto come siano tutti localizzati nella cosiddetta città consolidata, a ridosso di alcuni dei più importanti corridoi di trasporto collettivo della città ed in adiacenza ad altri quartieri esistenti in modo da innalzarne la densità funzionale, edilizia ed abitativa. L’elemento della localizzazione intelligente è, nel caso dell’intervento nella Caserma Russo, ancora più marcato. L’area è di fronte ad una dellestazionidellalineaBdellametropolitana:lastazionediPietralata. La disposizione planimetrica dell’edificato ha potuto svincolarsi dalla necessità di doversi avvicinare quanto più possibile alla stazione privilegiando altri aspetti progettuali, proprio in ragione di questa felice localizzazione. L’ottima accessibilità su ferro, sia in origine che in destinazione, è la condizione ideale per inserire funzione sia in grado di generare che attrarre flussi di traffico orientati all’utilizzo del trasporto pubblico. L’intervento è l’occasione per creare dei percorsi pedonali e ciclistici di accesso alla stazione Pietralata in grado di connettere anche le aree immediatamente adiacenti all’intervento e favorire dunque un progressivo innalzamento dell’accessibilità al trasporto pubblico dell’area.
  • 65. 65
  • 66. 66 RN Aniene e via Togliatti Mobilità di progetto Piano particolareggiato di Pietralata PAA. Rebibbia-Tiburtina PAA. Rebibbia-Tiburtina Boulevar dei bambini Boulevard dei bambini Linea metro B Mobilità di progetto Massima distanza dalla fermata metro (800m) Percorsi ciclabili 2 1
  • 67. 67 Percorsi ciclo-pedonali Percorsi pedonali Strada carrabile Parcheggi Ingresso Ingresso parcheggi interrati Mobilità interna
  • 69. 69 Piano terra (22.480 mq) Piano casematte (12.010 mq) Piano copertura (17.170 mq) Ingressi principali Pista corsa-bici Sale attività sportive Palestra Piazzale Caffetteria-Club House Accoglienza-Spogliatoi
  • 70. 70 Pianta piano terra Prospetto sud-ovest Appartamento 3 persone (75 mq) Appartamento 2 persone (55 mq) Spazio comune Commerciale RESIDENZE
  • 71. 71 Pianta piano primo Prospetto nord-est Appartamento 4 persone (100 mq) Appartamento 3 persone (75 mq) Appartamento 2 persone (55 mq) Spazio comune
  • 72. 72 Pianta piano secondo Sezione sugli appartamenti Appartamento 3 persone (75 mq) Appartamento 2 persone (55 mq) Spazio comune
  • 73. 73 Pianta piano terzo Sezione sul vano scala Co-housing (75 mq) Appartamento 2 persone (55 mq) Appartamento 2 persone+studio (55 mq+9 mq)
  • 74. 74
  • 75. 75
  • 76. 76
  • 77. 77 STRATEGIE DI EFFICIENTAMENTO IPOTIZZATE Condotte interrate Sonde geotermiche Ventilazione trasversale Parete ventilata Raccolta acque piovane Raccolta acque piovane
  • 78.
  • 80. 80 Lo scopo che ci si è posti in questa parte del lavoro dedicata agli aspetti energetici e nei limiti delle risorse disponibili per svolgerlo è quello di delineare un modus operandi, tracciandone una chiara sistema-tizzazione e ponendo degli obiettivi dei quali si è verificata la tendenziale raggiungibilità. Una valutazione più accurata sarà possibile solamente in una fase più avanzata della progettazione, procedendo edificio per edificio e area per area. Non è un caso, d’altro canto, che anche nel protocollo LEED Quartieri la parte energetica ha un peso relativo, mentre diviene preponderante (i crediti ad essa riconducibili sono circa il 60%) a livello di edificio. Una rilevanza fondamentale nell’ambito della sostenibilità ha l’aspetto legato all’energia nelle sue varie forme. Una sua particolare forma è quella costituita dall’acqua che nel presente lavoro viene trattata a parte, sebbene sia interrelata alle altre forme come viene esemplificato nello schema apposito. In questa specifica parte del lavoro le forme di energia analizzate sono le seguenti: - Energia termica (caldo) - Energia termica (freddo) - Energia elettrica. Tuttavia all’analisi del sistema delle energie è necessario premettere l’aspetto che costituisce la base necessaria e irrinunciabile per qualsiasi ragionamento successivo e cioè il confort. Il benessere degli utenti, specie in un ambito di sostenibilità, è e deve essere tanto il requisitodipartenza,quantoilrisultatofinaledell’insiemedioperazioni che partendo dall’ideazione e passando dalla progettazione, arriva alla realizzazione degli interventi di configurazione degli ambienti di vita artificiali. Il concetto di confort ha connotazioni estremamente varie, ma quelle di interesse nello specifico campo di analisi di questa parte di lavoro sono essenzialmente legate a quattro aspetti: - Il benessere termoigrometrico - Il benessere acustico - Il benessere visivo - Il benessere elettromagnetico. Sebbene questi campi riguardino tanto gli ambienti confinati, quanto quelli aperti, si riporta successivamente qualche breve nota circa obiettivi e alcune possibili soluzioni inerenti solamente gli ambienti aperti, lasciando gli ambienti confinati ai protocolli di certificazione della sostenibilità (tipicamente moltissimo attenti a questo argomento). Uno schema di principio è contenuto nella prima tavola. Un aspetto rilevante è che, con una eccezione, non ci sono quantità di energia direttamente associate al confort degli ambienti esterni e pertanto il risultato non è economicamente valutabile in tale maniera. Si può ipotizzare un qualche ritorno economico di natura sociale legato alla maggiore salubrità delle aree interessate, ma certamente ciò è lontano dalle nostre competenze e capacità. Il confort degli ambienti aperti Aspetti termoigrometrici. Il controllo dei parametri termoigrometrici negli ambienti esterni è ovviamente relativo al controllo parziale di alcuni fenomeni naturali quali il sole, i venti e l’umidità. Non è possibile fissare obiettivi precisi e quantificabili, tuttavia il ricorso alla vegetazione a foglie caduche (che consente di fruire dell’irraggiamento solare nella stagione fredda, ombreggiando invece in quella calda) può costituire una possibile soluzione senza ricorrere ad elementi artificiali. IL SISTEMA DELLE ENERGIE Franco Cipriani e Andrea Marcucci Aspetti acustici. Dal punto di vista acustico il parametro da controllare è quello definibile come “clima acustico”. Da questo punto di vista il Comune di Roma ha predisposto, da anni, una suddivisione del territorio comunale in zone conformi alla normativa vigenti (D.P.C.M. 14 novembre 1997 - Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore). Un obiettivo proponibile pertanto potrebbe essere costituito dalla creazione di aree “protette” destinate al relax e allo svago nelle quali il clima acustico (definito dalla classe di destinazione d’uso del territorio tramite i valori limite di immissione) è di almeno 2 classi migliore di quello generalmente presente nell’area, ciò che in altri termini è esprimibile come una diminuzione di 10 dB(A) dei livelli di riferimento nei periodi diurno e notturno. La soluzione che più facilmente può essere adottata si basa sull’opportuna disposizione di schermi acustici, che potrebbero essere costituiti dagli stessi edifici da progettare. Aspettivisivi.Questoambito,adifferenzadeiprecedenti,nonconcerne il controllo di parametri fisico-tecnici presenti nell’ambiente. La luce naturale c’è finché il sole la produce, dopodiché deve intervenire un sistema artificiale. In questo senso si ritengono senz’altro adeguati i livelli di illuminamento indicati nelle norme tecniche vigenti e le soluzioni correlate sono quelle basate sull’inserimento di apparecchi di illuminazione adatti alle varie situazioni. Tuttavia, poiché questo è l’unico aspetto che si basa sull’impiego diretto di energia (elettrica), è possibile indicare alcune soluzioni che riducano tale impiego, quali ad esempio: • l’impiego di sensori di illuminazione • l’impiego di sensori di presenza • l’impiego di temporizzatori • l’impiego di attenuatori. L’obiettivo proposto è la riduzione di almeno il 25% dell’impiego di energia correlata agli impianti di illumi-nazione pubblica e comuni. Aspetti elettromagnetici. Si tratta dell’ambito più complesso, in quanto esiste una domanda sociale di connessione (radio e televisione, telefoni cellulari, WI-FI, ecc.) basata sull’impiego di antenne e ripetitori, tipicamente assai inquinanti. L’unica soluzione che si è immaginata è la localizzazione studiata di tali dispositivi in punti dell’area di intervento nei quali non sia prevista, entro un certo raggio di distanza, la presenza di persone per periodi di tempo prolungati. Si rileva che in massima parte le misure proposte sono a costo nullo, richiedono solamente una adeguata preparazione e attenzione da parte dei progettisti. Di fatto solamente l’utilizzo di sorgenti luminose ad alta efficienza e dei connessi sistemi di controllo può comportare (anche se non necessariamente) dei limitati sovracosti. I fabbisogni Il primo elemento di analisi è relativo ai fabbisogni energetici. Tali fabbisogni saranno espressi in un indice parametrico espresso in kWh/persona•anno. Una prima base di valutazione può essere costituita da indici medi nazionali il cui calcolo è esplicitato nella tabella sotto riportata.
  • 81. 81 Come si può dedurre dalla tabella tale indice è pari, mediamente per ogni residente in Italia, a circa 2.261,5 kWh/anno, a cui vanno aggiunti altri 5.508,8 kWh/anno impiegati sotto forma di gas. Il valore degli indici sopra riportati è relativo all’insieme dei consumi dei settori terziario e domestico, i settori di attività umana tipicamente presenti nelle aree di intervento, per questo motivo essi risultano superiori ai dati normalmente reperibili dei consumi per famiglia. Tuttavia per quanto riguarda il sistema delle energie il Laboratorio Roma ritiene più ragionevole assumere come consumi di riferimento relativi alla climatizzazione degli edifici e alla produzione di acqua calda ad uso sanitario da assegnarsi alle nuove costruzioni quelli risultanti dai limiti superiori definiti dalle normative in vigore. Per quanto riguarda una stima dei consumi elettrici, per i quali le normative non esistono, si assumeranno valori statistici basati sull’ipotesi di utilizzo di dispositivi elettrici mediamente efficienti. Fabbisogno di energia termica (caldo) L’energia termica intesa come calore serve fondamentalmente al riscaldamento degli ambienti nella stagione fredda e alla produzione di acqua calda sanitaria, oltre che alla cottura dei cibi. Tali funzioni sono alla base del consumo di gas. Considerando che la funzione cottura richiede circa 300 kWh/ persona∙anno (uso domestico), si può stimare che circa 5.200 kWh/ persona∙anno (corrispondenti a circa 492 m3 /persona∙anno) sono legati al riscaldamento e alla produzione di ACS, oltre che ad altre funzioni del settore terziario. Va anche considerato che una parte non trascurabile di energia termicacaldavieneprodottatramitemacchinefunzionantiadelettricità (pompe di calore, scaldabagni elettrici, stufe e termoventilatori). Complessivamente considerando una nuova abitazione, a Roma, con rapporto di forma S/V=0,55m-1 , costruita a norma di legge1 , si dovrebbe ottenere un indice di fabbisogno minore di 1.125 kWht / personavanno per il riscaldamento degli ambienti. Un analogo edificio costruito per il terziario, con rapporto di forma S/V = 0,55 m-1 , dovrebbe fornire un indice di fabbisogno minore di 877,5kWht / persona∙anno. A tali dati si deve aggiungere per le abitazioni un indice di fabbisogno pari a circa 682,5kWht /persona∙anno per la preparazione dell’acqua calda ad uso sanitario2 . Fabbisogno di energia termica (freddo) L’energiatermicasottoformadi“freddo”vieneutilizzataprincipalmente per due funzioni costituite da conservazione di derrate alimentari e raffrescamento degli ambienti nella stagione calda. La produzione di energia termica fredda avviene quasi totalmente impiegando energia elettrica (solo una piccolissima parte viene prodotta per mezzo di macchine ad assorbimento che richiedono anche energia termica calda). Tuttavia complessivamente una nuova abitazione, a Roma, costruita a norma di legge , dovrebbe avere un indice di fabbisogno minore di 750 kWhf /persona∙anno per il raffrescamento degli ambienti, mentre una analoga struttura costruita per il terziario dovrebbe avere un indice di fabbisogno minore di 1.000 kWhf /persona∙anno. Fabbisogno energia elettrica L’energia elettrica viene impiegata per una grande varietà di funzioni che comprendono l’illuminazione, il funzionamento di macchinari e dispositivi (di uso comune tanto nel settore domestico, quanto in quello terziario), comprendendo tra essi le macchine per la produzione dell’energia termica calda/fredda. Per quanto riguarda una stima dei consumi elettrici, per i quali le normative non esistono, assumiamo che all’interno dei nuovi spazi costruiti verranno utilizzati dispositivi elettrici mediamente efficienti. Facendo riferimento a quanto pubblicato dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas la famiglia media italia-na utilizza 2.700 kWhe /anno. Escludendo l’uso dell’elettricità per cucinare, per climatizzare gli ambienti e per preparare l’acqua calda ad uso sanitario e utilizzando elettrodomestici a consumo mediamente basso possiamo valutare un indice di fabbisogno pari a circa 450 kWhe /persona∙anno per la nuova abitazione di cui sopra costruita ad uso residenziale. Per quanto riguarda gli spazi ad uso non residenziale saranno necessari studi specifici essendo caratterizzati da una grande variabilità, basti considerare la differenza tra impianti sportivi, uffici e negozi di vario genere. Tuttavia ai fini del presente lavoro si adotta un valore pari a 675 kWhe /persona∙anno determinato sulla base del rapporto tra consumi domestici e del terziario dedotto dalla tab.1. Quadro riepilogativo dei fabbisogni Nella tabella si riportano i valori degli indici di fabbisogno determinati come sopra descritto, espressi in kWh/persona∙anno. Gli obiettivi Vengono qui definiti i valori minimi complessivi di riduzione del fabbisogno energetico e delle emissioni da ottenere. La metodologia di intervento prevede l’adozione delle misure progettuali, oggetto del successivo capitolo, per le quali verranno indicati obiettivi specifici che nel loro insieme garantiscono il raggiungimento e il superamento di quelli complessivi qui determinati. Riduzione del fabbisogno di energia I valori stimati di energia richiesta per raggiungere il comfort all’interno dei nuovi volumi costruiti sono da interpretarsi quindi come il massimo consumo raggiungibile anche se tuttora la maggior parte delle nuove edificazioni consuma ben al di sopra dei valori indicati come dimostrano i dati relativi ai consumi. Di fatto è possibile ridurre significativamente tali consumi energetici intervenendo con soluzioni mirate sia per quanto riguarda il fabbisogno termico invernale che quello estivo da introdursi in fase progettuale. In generale la soluzione adottata è quella di creare un sistema delle energie (uno schema del quale è contenuto nella tavola allegata a questo testo) nel quale i flussi energetici di produzione e di consumo tendono ad un bilancio nullo. Un quadro delle soluzioni possibili nelle specifiche aree di intervento è delineato sia nelle tabelle finali (più dettagliate anche se non totalmente esaustive e più indirizzate a chi si occuperà della progettazione nelle successive fasi), sia negli schemi (semplificati, ma più leggibili e facilmente interpretabili). Di fatto la metodologia di analisi, ma anche progettuale, prevede: 1. una serie di soluzioni sul sistema degli involucri integrati da misure passive 2. una serie di soluzioni basate sull’incremento di efficienza dei vari sistemi impiantistici 3. una serie di soluzioni relative all’installazione delle fonti rinnovabili. L’adozione integrata delle soluzioni sopra indicate consente di porsi l’obiettivo minimo di ridurre l’indice di fabbisogno energetico (con energia fornita da fonti esterne) nelle nuove edificazioni ponendo un limite massimo pari a circa il 25-26% dei valori indicati nella precedente tab.2, così come riportato nella tab.3 seguente (valori in kWh/persona∙anno). TAB. 1 CONSUMI DI ENERGIA ELETTRICA E GAS NATURALE – MEDIA NAZIONALE PER PERSONA Anno Popolazione Elettricità Gas naturale Terziario Domestico Consumo pro capite Terz. + Dom. Consumo pro capite (n° pers.) (GWh) (GWh) (kWh/pers. anno) (m3 x 106 ) (m3 /pers. anno) 2012 59.685.227 101.038 69.457 2.856,570 33.880 567,64 2011 59.394.207 97.705 70.140 2.825,949 30.823 518,95 2010 60.626.442 96.284 69.550 2.735,341 33.907 559,28 2009 60.340.328 94.284 68.924 2.704,791 31.597 523,64 2008 60.045.068 93.612 68.389 2.697,990 30.178 502,59 2007 59.619.290 90.269 67.220 2.641,578 28.179 472,65 2006 59.131.287 88.277 67.603 2.636,168 30.166 510,15 2005 58.751.711 83.793 66.933 2.565,474 32.151 547,24 2004 58.462.375 79.557 66.592 2.499,881 29.663 507,38 2003 57.888.245 76.890 65.016 2.451,379 28.697 495,73 Consumo pro capite medio 2.661,512 520,53 Elettricità: Elaborazione su dati TERNA e ISTAT Gas: Elaborazione su dati Min. Sviluppo Economico e ISTAT Unità di misura gas: m3 = Standard m3 a 38,1 MJ/m3 TAB. 2 – FABBISOGNI BASE Abitazioni Terziario Energia termica (caldo) 1.125,0 877,5 Energia termica (freddo) 750,0 1.000,0 Energia elettrica 450,0 675,0 TAB. 3 – FABBISOGNI RIDOTTI Abitazioni Terziario Energia termica (caldo) 285,0 220,0 Energia termica (freddo) 187,5 250,0 Energia elettrica 112,5 170,0
  • 82. 82 Tale riduzione comporta tre conseguenze positive principali: - riduzione del fabbisogno di energie da fonti non rinnovabili e fossili - risparmio economico nella gestione degli immobili - riduzione delle emissioni (di cui si tratta nel paragrafo seguente). Riduzione delle emissioni Per valutare le emissioni si sono considerate le seguenti ipotesi: • per laproduzione di energia termica calda: impiego di gas con caldaie a condensazione e scaldacqua a gas per la produzione di acqua calda sanitaria • per la produzione di energia termica fredda: gruppi frigoriferi (efficienza media stagionale pari a 2,5), ma le relative emissioni sono comprese nel dato dell’energia elettrica, in quanto essa è il combustibile della stragrande maggioranza delle macchine che producono energia termica fredda. • per la produzione di energia elettrica: sistema nazionale di produzione dell’energia. I fattori di conversione utilizzati sono i seguenti: • emissioni per combustione del gas naturale: 184g/kWht (dato 2013, fonte Carbon Trust) • 373,6 g di CO2 /kWh (dato 2013, fonte SINA net ) Pertanto le emissioni risultanti dai fabbisogni indicati in tab.2 sono riassunti nella seguente tab.4 espressi in kg di CO2 /persona∙anno. TAB. 4 – EMISSIONI BASE Abitazioni Terziario Energia termica (caldo) 207,0 161,5 Energia elettrica 168,1 252,2 TAB. 5 – EMISSIONI RIDOTTE Abitazioni Terziario Energia termica (caldo) 52,5 40,5 Energia elettrica 42,0 63,5 SCHEMI DI PRINCIPIO SISTEMA DEL CONFORT SISTEMA DELL’ENERGIA - VENTO, SOLE E ACQUA - CONFORT TERMOIGROMETRICO - RUMORI - CONFORT ACUSTICO - LUCE - CONFORT VISIVO - ELETTROMAGNETISMO - CONFORT ELETTROMAGNETICO 1 1 2 3 4 4 Schermo naturale Possibile localizzazione E Illuminazione pubblica Strada carrabile Vegetazione sempreverde: ALBERI ARBUSTI Vegetazione a foglie caduche per ombreggiamento N 2 3 3 SIEPI - RISCALDAMENTO - ENERGIA TERMICA (CALDO) - ACQUA CALDA SANITARIA - CONDIZIONAMENTO - ENERGIA TERMICA (FREDDO) - ELETTRICITA’ - ENERGIA ELETTRICA A B C D E ntamento SOLARE TERMICO PANNELLI FOTOVOLTAICI BIODIGESTORE + COGENERATORE GEOSCAMBIO + POMPE DI CALORE A B C D EARTH PIPE DD DD u uu u L’obiettivo minimo che si ritiene si debba raggiungere, considerando i valori dell’indice di fabbisogno indicati in tab.3, è costituito dai valori di emissione riportati nella seguente tab.5 espressi in kg di CO2 / persona∙anno.
  • 83. 83 SCHEDA SOLUZIONI BIOCLIMATICHE INVOLUCRIORIENTAMENTO E FATTORE DI FORMA - CAPACITA’ TECNICHE DC H TIPOLOGIA PROPOSTATIPOLOGIA STANDARD RISPARMIO ENERGETICO % Orientamento casuale B A - 10% FE Isolamento maggiorato U=0,2 W/m °K Isolamento standard U=0,3 W/m °K E F - 15% - 30% Capacità termica massima Capacità termica standard D - 20% C G Finestre a Sud al 40% Finestre a Sud al 10% H G - NUOVI EDIFICI - EDIFICI ESISTENTI A 2 1 1 B Orientamento Capacità termica e sfasamento Coibentazione vetrate Incremento coibentazione massimo al 65% del valore di norma pari al massimo al 65% del valore di norma pari al massimo al 65% del valore di norma Vetri bassoemissivi Misure passive N S N DD DD se non irraggiate - 25 +25 ? Bu er spaces DD Sud Sud Sud S N Serre solari Muri di Trombe DD S N A B SCHEDA FONTI RINNOVABILI E SOLUZIONI PER L’EFFICIENZA DEGLI IMPIANTI FONTI RINNOVABILI EFFICIENZA IMPIANTI BA DC FE HG TIPOLOGIA IMPIANTI PROPOSTA TIPOLOGIA IMPIANTI CONVENZIONALE RISPARMIO ENERGETICO % Caldaia a condensazione Caldaia pressurizzata Pompe di calore Caldaie e gruppi frigo B A D - 30% Cogeneratore Produzione separata H Pompe di calore con geoscambio Caldaie e gruppi frigo F E - 15% - 50% - 30% C Estate Inverno G MACCHINE DI RIFERIMENTORISORSE RADIAZIONI SOLARI TUBI INTERRATI 10 ml 90 m /h DEIEZIONI UMANE: 0,2 KG/pp CAPACITA’ TERMICA DEL TERRENO RIFIUTI ORGANICI (RSU): 0,6 KG/pp SCARTI AGRICOLI: T/anno/ha PRODUZIONI BIOMASSA EARTH - PIPE DD S N S N 65 25 1650 kWh 30 m X 20 pp 9000 kWh/anno 1250 kWh 1700 kWh 1900 kWh S N S N 800 650 850 S N S N 65S N kWh /anno kWh /anno kWh /anno kWh t t t 1000S N S N 25S N e kWh 750 e kWh 1200 e 1 m 1 kW pannello policristallino Fotovoltaico FV Solare termico ST BIODIGESTORE 120 e t t frigo 3000 kWh 6000 kWh 550 kWh 165 kWh
  • 84. 84 Le soluzioni progettuali proposte A nostro avviso è inutile proporre soluzioni relative all’uso di fonti rinnovabili o di impianti di particolare efficienza se non si realizzano edifici armonizzati con le variabili climatiche. Così come è inutile pensare di produrre energia da fonte rinnovabile per alimentare una costruzione senza mettere a sistema il contesto nel quale andrà ad inserirsi, in particolare tenendo nel dovuto conto sia l’uso razionale delle risorse idriche, sia il flusso dei materiali che attraversa il territorio. La logica seguita nella progettazione degli aspetti energetici delle nuove costruzioni passa quindi prima attraverso l’adozione di criteri bioclimatici e di attenzione al risparmio energetico nella progettazione degli edifici, per arrivare alla definizione di impianti efficienti alimentati da fonti energetiche rinnovabili. Ciò è quanto viene sinteticamente trattato nei paragrafi seguenti con specifico riferimento all’intervento in esame ed alle soluzioni che si ritengono di maggior interesse. Tuttavia, in considerazione del fatto che la progettazione a questo livello è solo indicativa e andrà sviluppata in fasi successive, si è ritenuto utile aggiungere un quadro più dettagliato (ma non esaustivo) circa le potenziali soluzioni adottabili. Ciò anche in ragione del fatto che è possibile immaginare soluzioni integrate che combinino in vario modo alcune di quelle indicate, così come comprenderne altre che non si è ritenuto di citare. Tale quadro espresso in forma tabellare (tab.6) è riportato qui sotto. Il sistema degli involucri Nel concetto di “sistema degli involucri” si intende far rientrare tutti gli aspetti (e le soluzioni e tecnologie correlate) inerenti il rapporto tra edificio e ambiente esterno, comprendendovi anche lo sfruttamento passivo delle risorse presenti nell’ambiente esterno medesimo. La finalità che si persegue è di ridurre i fabbisogni energetici iniziali, di base delle nuove edificazioni. I consumi energetici residui saranno poi soddisfacibili attraverso l’uso di impianti efficienti alimentati ad energie rinnovabili. In ogni caso si dovrà prestare attenzione ad alcuni elementi di base quali (si veda anche la tavola correlata): - Il corretto orientamento dell’edificio - Un valore estremamente ridotto della trasmittanza delle frontiere opache - Le caratteristiche termiche dinamiche (attenuazione e sfasamento) delle frontiere opache Tali elementi si considerano, per l’appunto, di base e quindi non verranno ripresi negli elaborati grafici specifici, ma sono illustrati solamente nella scheda generale apposita. Nel caso specifico, invece, le principali soluzioni individuate riguardano: • L’uso di frontiere ventilate • L’uso di serre solari e/o muri di Trombe • L’uso di doppi vetri con gas • L’uso di coibentazione maggiorata o cappotto. Le frontere ventilate Le frontiere opache, anche quando sono molto coibentate, presentano una problematica rispetto ai carichi termici estivi, in quanto l’irraggiamento incidente su di esse provoca un innalzamento notevole della temperatura superficiale che, in funzione del colore, può anche arrivare a superare gli 80°C. La ventilazione di tali frontiere (pareti e solai) consente di ridurre drasticamente questo valore. In genere una parete ventilata correttamente arriva a fare in modo che la temperatura di scambio (quella cioè che si verifica sulla superficie delimitante l’intercapedine verso l’interno) sia molto prossima a quella dell’aria, cioè di 30-45°C inferiore a quella che si avrebbe sulla parete non ventilata. Tale funzionamento non incide invece in maniera significativa nel caso invernale, nel quale pure ha un effetto negativo. Inoltre nel caso si realizzasse un sistema di chiusura dell’intercapedine per la stagione fredda, si otterrebbe una ulteriore resistenza termica con un incremento delle prestazioni della frontiera. In considerazione di ciò riteniamo che tutti gli edifici di nuova realizzazione debbano essere muniti di questa soluzione, intendendo con ciò anche che lo strato coibente normalmente previsto abbia uno spessore tale da consentire il raggiungimento di valori di trasmittanza nettamente minori rispetto a quelli indicati dalla normativa vigente. Il risparmio determinato da questa soluzione può essere stimato percentualmente (e prudenzialmente) nella misura del 20% sul fabbisogno di energia termica fredda di base, dato che viene posto come prestazione minima da ottenere e del 7,5% sul fabbisogno di energia termica calda di base. Le serre solari e i muri di Trombe Si tratta di classici sistemi passivi che stanno trovando una nuova vita soprattutto nell’applicazione nei nuovi edifici per la loro capacità di ridurre le dispersioni attraverso una parte delle superfici trasparenti, consentendo in più il recupero di una quantità di calore, che viene trasferita agli ambienti interni per mezzo di moti convettivi dell’aria. Anche in questo caso il risparmio può solamente essere stimato e il dato che si pone come prestazione minima da ottenere è quello di una riduzione del fabbisogno base di energia termica calda pari al 10% sulla parte relativa al riscaldamento degli ambienti. Le superfici vetrate Il rispetto della normativa a Roma impone già di per sè l’adozione di un doppio vetro con trattamento bassoemissivo. Nell’ottica del presente lavoro si ritiene di poter proporre, per le superfici trasparenti non facenti parte di un sistema quale quelli indicati al punto precedente, l’adozione di vetri camera bassoemissivi con l’intercapedine riempita di gas inerte anziché di aria. Questo accorgimento migliora di circa il 10-15% la trasmittanza della superficie trasparente, riducendo conseguentemente le dispersioni. Il dato posto a limite minimo di risparmio ottenibile dall’adozione di questa soluzione è limitato al 2,5%, in considerazione di altri fattori in gioco (come ad esempio materiale e tecnologia dell’infisso) che potrebbero essere determinati da elementi al momento non valutabili (scelte architettoniche, scelte circa materiali sostenibili, scelte di natura economica, ecc.) e che a questo proposito sono assai rilevanti. Va però rilevato che il dato indicato si applica al fabbisogno di energia termica tanto calda quanto fredda. Aumento dell’isolamento termico Questa soluzione si intende applicata agli edifici esistenti, laddove essi, come nel caso in esame, non possano essere dotati di frontiere ventilate. A seguito di una progettazione esecutiva si dovrà decidere TAB. 6 QUADRO RIASSUNTIVO DI ALCUNE DELLE POTENZIALI SOLUZIONI. SOLUZIONE CASERMA RUFFO Confort ambientale Confort termoigrometrico controllo venti Confort termoigrometrico controllo irraggiamento Confort termoigrometrico controllo umidità Confort acustico – schermi naturali Confort acustico – schermi artificiali Confort visivo – illuminazione artificiale Confort elettromagnetico – posizione antenne e ripetitori Soluzioni involucro Coibentazione maggiorata Cappotto Parete ventilata Sistemi di schermature dall’irraggiamento Doppio vetro bassoemissivo Doppio vetro bassoemissivo con gas Soluzioni passive e ibride Orientamento Serre solari Muri di Trombe Vasche d’acqua Atri bioclimatici Camini solari Condotti interrati e simili Soluzioni efficienza impianti Sorgenti luminose ad alta efficienza Caldaie a condensazione Pompe di calore Pompe di calore con geoscambio Recuperatori di calori Accumuli termici (per il freddo) Cogeneratori Geoscambiatori di quartiere Solar PST (ACS) Regolazione, gestione e controllo Soluzioni fonti rinnovabili Biodigestori Fotovoltaico Solare termico Soluzione possibile Soluzione probabile Soluzione quasi certa Soluzione da valutare
  • 85. 85 se si possa adottare la soluzione cappotto, che sarebbe preferibile, o se si debba ricorrere ad altra soluzione, tipicamente l’aggiunta di uno strato coibente dall’interno, scelta che presenta spesso degli aspetti negativi. Per tale aleatorietà non pare ragionevole definire valori-limite per questa soluzione. Fonti energetiche rinnovabili Negli edifici pubblici e privati di nuova costruzione, a Roma4 , dal 2008, deve essere assicurata la copertura del 30% del fabbisogno energetico complessivo dell’edificio con fonti di energia rinnovabile (compresi sistemi passivi). Per gli interventi privati che siano inseriti nei Programmi di recupero urbano, nei Programmi Integrati, nei Progetti Urbani e negli Accordi di Programma o che siano oggetto di permessi di costruire in deroga, il limite minimo del 30% del fabbisogno energetico complessivo dell’edificio è aumentato fino al 50%. Tale limite vale anche per tutti gli interventi per la realizzazione di edifici pubblici o di uso pubblico, fermo restando il limite del 50% per il fabbisogno di energia primaria per acqua calda sanitaria. Sebbene la delibera comunale sia uno dei tanti esempi di legge scarsamente applicata si è ritenuto utile considerarla come primo riferimento-quadro all’interno del quale proporre le soluzioni impiantistiche relative agli aspetti energetici. Nello specifico intervento le soluzioni più adatte, secondo la valutazione effettuata dal team progettuale, sono costituite dalle seguenti: • uso dei condotti interrati • uso del solare termico • uso del fotovoltaico • produzione di biogas Condotti interrati Anche noti con la denominazione inglese earthpipes, si tratta di un sistema di ventilazione passivo o ibrido che sfrutta la tendenziale stabilità termica del terreno per pretrattare l’aria esterna prima di immetterla negli ambienti controllati, attraverso lo scambio termico con la massa del terreno nel quale i condotti sono immersi. È stata effettuata una simulazione sulla base di un volume pari a 90 m3 / persona i cui risultati sono esposti nella figura 1 e che fornisce i seguenti indici di energia recuperata: - energia termica calda = 400 kWh/persona∙anno - energia termica fredda = 125 kWh/persona∙anno Fig. 1. – Dati riassuntivi dello scambia tore e andamento delle temperature esterna e all’uscita dal condotto. Fig.1 - Dati riassuntivi dello scambiatore e andamento della temperatura esterna e all’uscita dal condotto Inoltre, nello specifico progetto, è stato adottato un particolare modello di scambiatore che si sviluppa verticalmente e impiega un tubo coassiale appositamente progettato. In ogni caso, poiché i condotti interrati possono essere variamente progettati e dimensionati, anche in rapporto all’area di progetto e alle caratteristiche del terreno, si ritiene che la prestazione minima da ottenere è una riduzione del fabbisogno base di energia termica sia calda (sulla parte relativa al riscaldamento degli ambienti), sia fredda pari al 25% per il settore domestico e del 15% per il settore terziario. Solare termico La tecnologia relativa all’impiego dei collettori solari per il riscaldamento dell’acqua (soprattutto a fini sanitari) è nota e usata da tempo. Nell’ipotesi su cui sono basate le nostre stime si è fatto ricorso a normali collettori piani vetrati di qualità medio-buona. La simulazione condotta ha fornito un recupero di energia termica calda superiore a 310 kWh/persona∙anno. La relativa riduzione del consumo di energia non rinnovabile (gas) è pari a circa 35 m3 . sia possibile. Presenta però un problema notevole relativo ai costi ingenti di realizzazione del geoscambiatore, problema che tuttavia è inversamente proporzionale alla dimensione dello scambiatore. In altri termini il costo che nel caso di una perforazione singola si aggira intorno ai 120 €/m, per scambiatori della dimensione qui ipotizzata possono arrivare a costare anche meno di 40 €/m. L’investimento necessario rimane importante (in questo caso potrebbe aggirarsi intorno a 0,5 M€ per ciascuno scambiatore), ma si possono immaginare dei meccanismi economici, sull’esempio di quanto si fa nel Nord America, che ne consentano la realizzazione e la gestione con produzione di reddito. Pompe di calore Il componente tecnologico che consente il risparmio energetico derivante dallo scambio con il terreno è la pompa di calore. La pompa di calore è già considerata dalla normativa vigente un generatore termico ad alta efficienza, poiché in effetti il tipo condensato ad aria di uso frequente è rapportabile alle caldaie a condensazione in termini di consumo di energia primaria. L’impiego in connessione con un geoscambiatore riduce il fabbisogno energetico fino quasi a dimezzarlo (e talora si va anche oltre). Inoltre lo stesso componente è in grado di produrre energia termica sia calda, sia fredda, semplicemente invertendo il ciclo termodinamico di funzionamento, ciò che consente di condizionare gli ambienti serviti. In ragione di quanto detto il risparmio determinato da questa soluzione può essere stimato percentualmente (e prudenzialmente) nella misura del 35% sul fabbisogno di energia elettrica di base che la pompa di calore impiega per produrre l’energia termica calda e fredda, dato che viene posto come prestazione minima da ottenere. Ciò corrisponde, con proporzionale prudenza, ad una riduzione del 30% del fabbisogno di base di energia termica calda e del 40% di quella fredda, riduzioni che vanno applicate sulla parte dei fabbisogni relativi al condizionamento e alla produzione di acqua calda sanitaria (sebbene quest’ultimo elemento dipenda dalle soluzioni progettuali messe in atto dal progettista degli impianti). Recuperatori di calore L’impiegodiscambiatoritermiciconfunzionedirecuperodelcaloreda fluidi “di scarto” è abbastanza consolidato tra i progettisti di impianti, anche perché imposto in determinate condizioni dalla normativa vigente. La ragione per cui è inserito in questa parte del presente lavoro è dovuta alla precisa intenzione di incrementarne l’impiego estendendolo a tutte le occasioni possibili. Un recuperatore aria-aria ha un’efficienza di almeno il 50% ed è una soluzione che si integra a perfezione in molte combinazioni impiantistiche che prevedano ventilazione forzata o passiva, così come è possibile immaginare soluzioni di recupero di calore da altri fluidi. Poiché si tratta di una misura che richiede un livello di progettazione di maggior dettaglio, non si ritiene di poter stimare il beneficio complessivamente ottenibile dalla sua adozione a tappeto. Tuttavia pare ragionevole porre un obiettivo minimo di riduzione del fabbisogno base di energia tanto calda quanto fredda pari al 2,5%. Pannelli solari termodinamici Si tratta di una tecnologia specificamente dedicata alla produzione di acqua calda per mezzo di un componente denominato “modulo termodinamico” (sostanzialmente una pompa di calore funzionante solamente in caldo). Tale macchina ha una sua parte posizionata all’esterno, appositamente progettata in modo da sfruttare tutte le fonti di calore a bassa e bassissima entalpia presenti (sole, pioggia, vento, ecc.). Ciò consente di raggiungere efficienze paragonabili alle pompe di calore con geoscambio. È una soluzione che si ipotizza di impiegare in applicazioni specifiche ove ci sia un significativo fabbisogno di acqua calda (centri fitness, piscine, alcuni laboratori). Sebbene le utenze da servire non siano tutte definite il risparmio correlato dovrà essere uguale a quello ottenibile con le pompe di calore accoppiate al geoscambiatore e perciò del 30% sul fabbisogno di energia termica calda di base. Sorgenti luminose Ci si riferisce alle sorgenti per l’illuminazione pubblica, che già ora sono normalmente ad alta efficienza (la sorgente più diffusa è la lampada ai vapori di sodio ad alta pressione). Tuttavia lo sviluppo tecnologico in corso sia per quanto riguarda le lampade a scarica, sia per i LED, permette di immaginare degli incrementi di efficienza rispetto ai valori attuali. In questo senso, specialmente insieme a dei semplici sistemi di