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LABORATORIO ROMA
amministrazione impresa e progetto
per la rigenerazione urbana
Roma Capitale
In/Arch lazio
ACER
MARCONI
scambi funzionali
2 t r - t e r r i t o r i o e r i c e r c a
2
LABORATORIO ROMA
amministrazione impresa e progetto per la rigenerazione urbana
Marconi - scambi funzionali
progetto pilota - studio di fattibilità ambientale, economica e sociale
Assessorato alla Trasformazione Urbana
Assessore: prof. arch. Giovanni Caudo
Comunicazione e organizzazione: arch. Lorenza Bolelli
Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica
Direttore: dott.ssa Annamaria Graziano
Direzione Trasformazione urbana
Direttore: ing. Antonello Fatello
U.O. Riqualificazione di ambito urbano e riuso del patrimonio pubblico
Dirigente: arch. Maurizio Geusa
U.O. Qualità urbana e certificazione energetica/ambientale
Dirigente: arch. Rossella Caputo
Centro Studi Acer
Centro Studi ISVEUR
In/Arch
Coordinamento generale: 		 arch. Marialuisa Palumbo
Progetto:				2tr - territorioericerca
					 Luca Montuori e Riccardo Petrachi architetti associati
Design Leaders: 			 arch. Simone Stabile
Collaboratori: 			 arch. Elisabetta Bagnato
					Carmela De Lorenzo
					Mattia Merusi
Consulenti:
Aspetti normativi e procedurali	 arch. Alessandra Montenero
Efficienza energetica		 arch. Franco Cipriani dott. Andrea Marcucci
Mobilità				 arch. Massimo Ciuffini
Gestione delle Acque		 arch. Paolo Anella
Certifcazione energetica		 arch. Francesca Margiotta arch. Massimo Campari
3
Marconi
scambi funzionali
4
Una esperienza di progettazione condivisa tra Inarch, Acer e Comune di Roma
Marialuisa Palumbo
4
“La Roma che vogliamo è semplice: rigenerare tutto quello che è
costruito,faremeglio dove èstatogià fatto,dove lacittàhaconsumato
il suolo e rivedere tutti gli interventi che ripropongono l’espansione
fisica della città. Affermeremo in tutti i nostri interventi che se la città
non è pubblica semplicemente non è.” Questa frase, tratta dalla
presentazione dell’Assessorato alla Trasformazione Urbana guidato
da Giovanni Caudo, riassume in poche righe la radicale novità di
politica urbana che il Sindaco Marino e l’Assessore hanno condiviso
a partire dalla stesura del programma elettorale.
Rigenerare, costruire nel costruito, rilanciare la dimensione pubblica
della città. Tre obiettivi per un programma che appare tanto più
rivoluzionario se lo si confronta con la storia recente di una città che
tra il 1993 e il 2008, in soli 15 anni, ha urbanizzato una superficie
pari a quasi 3 volte il tessuto della città storica compresa tra le Mura
Aureliane. Una espansione, per altro, che non ha coinciso con un
aumento della capacità di accoglienza della città, considerando
come negli stessi anni la popolazione di Roma diminuiva per
poi crescere di poco (del 2,4% tra il 2001 e 2011 secondo i dati
Cresme) cedendo sostanzialmente abitanti alla crescita impetuosa
della provincia (crescita che nei comuni di prima cintura è arrivata al
30%). Un fenomeno sintomo di un disagio, e di una divaricazione tra
l’offerta e la domanda abitativa (permessa dai meccanismi finanziari
che sostenevano l’edilizia), che testimonia chiaramente come la
crescita del costruito, in mancanza di politiche per la casa, non sia
in sé una risposta al problema abitativo.
In questo quadro, la proposta di una politica urbana basata su
una inversione di tendenza, sulla rigenerazione dell’esistente
attraverso operazioni attente tanto alle grandi questioni ambientali
(dalla riduzione del consumo di suolo allo sviluppo di pratiche di
sostenibilità e resilienza) quanto alle esigenze sociali (alla reale
composizione della domanda abitativa), ha trovato nell’INARCH
Lazio un interlocutore interessato non solo a sostenere la diffusione
e discussione di questi temi, ma pronto a lavorare insieme
all’amministrazione ed agli imprenditori per renderli concreti.
Nasce così l’idea di un laboratorio di progettazione che, sulla
base di una collaborazione operativa con l’Acer, e in dialogo con
l’Assessorato, elabori progetti pilota sulle principali tipologie di
“rigenerazione”, per verificarne scenari di sostenibilità architettonica,
sociale ed ambientale, nonché di fattibilità economica e procedurale.
Esiste infatti un enorme patrimonio, di aree ed immobili pubblici,
che potrebbero essere subito rimessi in gioco per rispondere tanto
all’emergenza abitativa, quanto al bisogno di servizi ed infrastrutture
di vecchio e di nuovo tipo, dalla viabilità a nuove infrastrutture per
l’energia e la resilienza. Il punto è capire come far collaborare
pubblico e privato per sviluppare un disegno della città coerente, in
cui le energie e capacità imprenditoriali si sviluppino all’interno di un
quadro collettivo, diventando un motore per il bene comune della
città.
Obiettivo di fondo dunque del Laboratorio, è quello di generare
esperienze progettuali condivise che aprano la strada ad una nuova
convergenza di forze e di interessi: perché intervenire sui 15.000
ettari di città da ristrutturare vorrebbe dire far ripartire l’economia di
Roma, rilanciando l’immagine di una capitale in linea con le grandi
città europee, da Barcellona a Londra, da Marsiglia ad Amburgo,
Copenhagen e Stoccolma (e molte altre se ne potrebbero citare).
Città che hanno saputo ri-costruire le proprie zone d’ombra (quartieri
periferici ed aree industriali abbandonate) attraendo capitali, risorse,
intelligenze e turismo da tutto il mondo, nel segno della bellezza e
della qualità ambientale.
I progetti-pilota: edilizia sociale e qualità ambientale
A partire dalla sfida radicale di dar forma ad una urbanizzazione
senza espansione, sono tre le tipologie di intervento che il Laboratorio
si è proposto di indagare: la riqualificazione dei grandi quartieri della
città pubblica (i quartieri frutto della 167), la rigenerazione urbana
attraverso la riattivazione del patrimonio edilizio dismesso (o in via
di dismissione) come caserme o depositi Atac, e la concentrazione
di funzioni (residenze e servizi) in corrispondenza degli snodi del
trasporto pubblico su ferro. Questi tre temi sono atterrati su tre casi
studio specifici: la riqualificazione del Piano di Zona di Tor Sapienza,
la trasformazione della Caserma Ruffo su via Tiburtina, la soluzione
del Nodo di Scambio Marconi.
Si tratta naturalmente di tre temi molto diversi ma che condividono
un approccio comune: quello di pensare allo sviluppo futuro della
città (e dell’attività edificatoria) a partire dai bisogni concreti delle
persone e del territorio. In questo senso due “bisogni” fondamentali
sono stati al centro del lavoro del laboratorio: il bisogno della casa
e quello di un ambiente sano, un ambiente capace di sostenere la
vita.
Partiamo dalla casa. Cosa si intende oggi per alloggi sociali?
In accordo con il DL 112/2008 che ha definito l’alloggio sociale
come “l’unità immobiliare adibita ad uso residenziale in locazione
permanente che svolge la funzione di interesse generale, nella
salvaguardia della coesione sociale, di ridurre il disagio abitativo
di individui e nuclei familiari svantaggiati, che non sono in grado
di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato”, alle
categoria tradizionali di edilizia residenziale sovvenzionata (o
edilizia residenziale pubblica), agevolata e convenzionata, si è
aggiunta nella legislazione italiana una edilizia a canone moderato
(housing sociale), realizzata con il concorso di promotori privati, con
contributi pubblici anche in natura come premialità urbanistiche e/o
aree gratuite, e sviluppata attraverso interventi integrati sia sul piano
dell’utenza che delle funzioni, ed attraverso strumenti finanziari
basati su fondi immobiliari con partecipazione dello Stato attraverso
la Cassa DDPP.
Obiettivo di questo nuovo tipo di intervento è l’aumento dello stock
di case in affitto per rispondere alla domanda del ceto medio (in
aumento) che non riesce più ad accedere al mercato, nel quadro per
altro di un paese che è agli ultimi posti delle classifiche europee per
percentuale di alloggi sociali calcolati sul totale dello stock in affitto
(l’Italia è infatti sotto il 5% insieme a Spagna, Portogallo e Grecia
contro una media europea intorno al 25% ).
Per quanto riguarda invece la definizione di qualità ambientale esiste
ormai un quadro di riferimento complesso ma molto preciso rispetto
a cui comprenderla e valutarla: è il quadro dei cambiamenti climatici
e delle azioni utili ad attenuarli e ad adattarvisi.
Se infatti a livello locale e considerando i bisogni delle persone, la
crisi economica ha comportato in Italia, e a Roma in particolare, il
ritorno della centralità del problema della casa, dal punto di vista
globale dello stato del Pianeta, l’emergenza ambientale è la vera
novità che sfida la progettazione urbana.
La sfida è ormai molto chiara e presente nel dibattito della Comunità
Europea che ha incluso il tema dell’adattamento ai cambiamenti
climatici praticamente in tutti i propri programmi di finanziamento
per il 2014-2020. I fondi strutturali e di investimento europei, e
istituzioni come la Banca Europea per gli Investimenti e la Banca
Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, forniranno inoltre un
sostegno significativo agli Stati membri, alle regioni e alle città che
investiranno nei programmi e nei progetti legati all’adattamento.
Ma cosa si intende dunque per azioni di “mitigazione e adattamento”
e in che misura esse riguardano il progetto urbano?
Il presupposto che è importante ricordare è che il primo e più noto
cambiamento climatico, l’innalzamento della temperatura, interessa
particolarmente l’Europa con una crescita media delle temperature
nell’ultimo decennio di 1,3 °C rispetto alle temperature del periodo
pre-industriale, un aumento superiore rispetto alla media globale
(di 0,8 °C) . Insieme alla temperatura sono in aumento i fenomeni
Perché un laboratorio?
5
meteorologici estremi, le precipitazioni, le ondate di calore e la
siccità.
Tenendo conto che tre quarti della popolazione europea vive in zone
urbane, particolarmente esposte tanto ai rischi di ondate di calore,
di alluvioni ed innalzamento dei livelli del mare, l’Europa stima un
costo crescente legato alla crescita delle catastrofi con gravi perdite
economiche e umane.
Dunque le azioni utili ad attenuare i cambiamenti e ad adattarvisi
sono chiare: riduzione dei consumi di risorse (in primo luogo suolo,
acqua ed energia), riduzione delle emissioni di gas serra, produzione
locale e distribuita di energia rinnovabile, gestione sostenibile
delle acque (con accurata raccolta e riuso dell’acqua piovana ed
alleggerimento del sistema fognario), attento disegno degli spazi
aperti (permeabilità, vegetazione, sistemi di ombreggiamento) e
riduzione dell’effetto isola di calore.
Molte di queste azioni possono essere raccolte in un approccio
basato sulla capacità di risposta propria degli ecosistemi naturali.
Si parla di “infrastrutture verdi”, l’insieme di elementi come parchi,
wetland, orti, viali alberati, tetti e pareti verdi, superfici permeabili e
aiuole drenanti, ovvero sistemi diffusi di infiltrazione e trattamento
locale dell’acqua (rain garden e swale), fornisce infatti un rimedio a
basso costo per fornire raffrescamento, miglioramento della qualità
dell’aria, ridurre il pericolo di allagamenti e costituire riserve d’acqua.
Il tutto contrastando la perdita di biodiversità ed il degrado degli
ecosistemi.
Tenendo conto del fatto che se tutti i paesi europei sono esposti ai
cambiamenticlimaticialcuneregioni,comeilbacinodelMediterraneo,
sono considerate ad alto rischio, l’attenzione dell’Italia alla tematica
dell’adattamento dovrebbe essere davvero grande.
In questo senso, alla sfida di una urbanizzazione senza espansione,
si aggiunge la sfida di una urbanizzazione capace di sostenere la
vita in un contesto di disequilibri crescenti: una sviluppo della città
dunque, non solo alternativo al consumo di suolo, ma capace di
proporre modelli di insediamento a ridotte emissioni di Co2 e a
maggiore resilienza.
Operativamente ciò ha significato in particolare (in accordo con
la Strategia Europea di Adattamento ai Cambiamenti Climatici )
integrare alla normale progettazione urbana un livello ulteriore di
progettazione energetica, una sorta di masterplan delle energie
volto al contenimento dei consumi e alla proposta di sistemi di
generazione locale e rinnovabile, ed un ulteriore approfondimento
della progettazione del sistema della acque, un masterplan delle
acque volto alla raccolta, riciclo e integrazione nel disegno dello
spazio urbano dell’acqua piovana.
La struttura operativa
Per sviluppare dunque i tre progetti-pilota secondo gli obiettivi
appena descritti, il laboratorio si è strutturato in un gruppo di
progettazione reso possibile inizialmente dalla collaborazione con
i Master dell’Inarch, con i tre studi professionali che li animavano
(2A+P/A, IaN+, 2Tr, poi responsabili rispettivamente dei progetti
su Tor Sapienza, Caserma Ruffo e Nodo Marconi), con un gruppo
di consulenti attivi sugli aspetti ambientali di tutti e tre i progetti
(bioclimatica, energie, mobilità, acque, certificazituone ambientale)
e con alcuni giovani progettisti formatisi nel master dell’Inarch
in Architetture Sostenibili. Un ulteriore supporto è arrivato dalla
consulenza sugli aspetti procedurali e normativi dell’architetto
Alessandra Montenero.
Questo gruppo allargato di progettazione, si è via via confrontato
in modalità differenti con esponenti ed esperti di Acer ed Isveur,
per discutere le impostazioni dei progetti e poi in particolare per
valutarne un modello di sostenibilità economica. Da questo punto
di vista è importante chiarire che la difficoltà di sviluppare in tempi
stretti una progettazione integrata alle tematiche ambientali non ci ha
permesso di portare avanti una valutazione economica specifica di
questi aspetti. Ma tenendo conto di recenti esperienze di realizzazioni
ad alta efficienza, realizzate a Roma a costi contenuti (meno di 1000
euro/mq), si è ritenuto che i costi proposti nelle tabelle di valutazione
possano contenere le misure ambientali proposte.
Tornando alla dinamica operativa del laboratorio, gli incontri tra i
progettisti e i rappresentanti dell’Acer, e tra progettisti e consulenti
ambientali, sono stati a loro volta integrati da altri incontri con
l’Assessore e i dirigenti delle Unità Operative su Riqualificazione
di Ambito Urbano e Riuso del Patrimonio Pubblico e sulla Qualità
Urbana, con l’obiettivo di tenere insieme le ragioni di ciascuna delle
parti integrandole in un disegno comune.
Da questo punto di vista il Laboratorio ha rappresentato una
esperienza davvero innovativa e che in un certo senso ha appena
cominciato a mostrare la direzione verso cui bisognerebbe andare:
una progettazione urbana che veda allo stesso tavolo il soggetto
pubblico e l’imprenditore privato per ragionare insieme su come
costruire una città migliore, guardando tanto ai vincoli e agli obiettivi
urbanistici (in senso tradizionale) quanto all’esigenza di ripensare
le forme di gestione della mobilità, delle energie, dei rifiuti e delle
acque intese come parte dell’infrastruttura degli ecosistemi naturali.
Ha “appena cominciato” a mostrare una strada perché soltanto
adesso, al momento della chiusura di questa fase, ci ritroviamo
davanti a tre masterplan completi sotto tutti questi aspetti ed è
dunque adesso che possiamo valutarne in pieno la complessità e
l’interesse, pubblico e privato: per la collettività e per i potenziali
futuri abitanti.
Ancora, è adesso che dovrebbe cominciare un nuovo e più ampio
lavoro di condivisione, con altri uffici e altri soggetti, in particolare
con coloro che si occupano di ambiente, mobilità, acque, rifiuti ed
energia. Perché il cuore della sfida di una progettazione urbana
di nuovo tipo sta proprio nel non ‘esternalizzare’ più i propri rifiuti
(emissioni, calore, scarti, acque sporche) ma trovare piuttosto
forme di equilibrio locale: fabbisogni energetici ridotti al minimo e
produzione locale da fonti rinnovabili del poco che serve (e così via).
Altre città hanno già dato l’esempio, hanno progettato e realizzato
quartieri modello o hanno cambiato gli equilibri di intere strutture
urbane rinunciando per esempio alla mobilità privata a favore delle
bici e dei mezzi pubblici. Roma non ha più tempo, deve cambiare
adesso. Abbiamo la capacità progettuale ma anche la voglia
imprenditoriale di scrivere una storia diversa, di tornare ad essere
un luogo vivo, di elaborazione e costruzione del futuro.
In questo senso, ancora, speriamo che questa conclusione non
sia che un inizio, che ci permetta di portare avanti questi e molti
altri progetti secondo quella che è la ragion d’essere dell’INARCH:
uno strumento di convergenza tra le Pubbliche Amministrazioni e le
culture d’impresa e di progetto.
1. Dati “Ambiente Italia 2011, il consumo di suolo in Italia”, annuario di Legambiente a cura di Duccio
Bianchi e Edoardo Zanchini.
2. Dati di Federcasa, atti del convegno “Una Casa per Tutti”, Roma novembre 2011.
3. Relazione SEE n. 12/2012, Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2012.
4. Si stima che il costo minimo del mancato adattamento ai cambiamenti climatici per tutta l’UE parta
da 100 miliardi di euro nel 2020 per raggiungere 250 miliardi di euro nel 2050. Tra il 1980 e il 2011 le
perdite economiche dirette nell’UE in seguito ad alluvioni hanno superato i 90 miliardi di euro. Secondo
le previsioni il dato è in crescita: il costo annuo dei danni da alluvione fluviale dovrebbe raggiungere
20 miliardi di euro nel decennio 2020-2030 e 46 miliardi di euro entro il decennio 2050-2060. Anche il
costo sociale dei cambiamenti climatici può essere considerevole. Le alluvioni nell’UE hanno causato
oltre 2.500 decessi e hanno toccato oltre 5,5 milioni di persone nel periodo 1980-2011. Se non ver-
ranno prese ulteriori misure di adattamento si stimano 26.000 possibili decessi all’anno dovuti al caldo
entro il decennio 2020-2030 e 89.000 entro il decennio 2050-2060. Dati relazione SEE n. 12/2012.
5. http://ec.europa.eu/clima/policies/adaptation/index_en.htm
6. In particolare facciamo riferimento all’intervento di edilizia residenziale pubblica a Monterotondo,
realizzato a Roma tra il 2008 e il 2009 su progetto di Cortesini, Battisti, Tucci, con un progetto degli
impianti di Cipriani e Guglielmini. Impresa: A.T.I. Capogruppo Gral Costruzioni Unipersonale srl, Man-
dante Impresa Culicelli Santino.
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Nodo Marconi
Marialuisa Palumbo Alessandra Montenero
Gli obiettivi specifici (quantità e localizzazione) di questo progetto
derivano da un bando di gara pubblicato nel 2005 dall’Assessorato
alla Mobilità (U.O. Programmazione, Pianificazione ed Indirizzi sulla
Mobilità e parcheggi) e che vede la proposta unificata di ISVEUR e
Altri operatori (Cons.Coop. Costruz,DiCos,CMB) oggetto di esame
della Conferenza dei servizi tuttora in corso. A seguito delle difficoltà
e complessità operative emerse nei successivi sviluppi del progetto,
anche a causa del progressivo modificarsi del quadro degli obiettivi
da raggiungere, la procedura attuativa si è di fatto bloccata.
Il Laboratorio, in accordo con l’Assessorato alla Trasformazione
Urbana e con il supporto dell’ACER - l’ISVEUR, è quindi ripartito
da una analisi degli obiettivi del bando (la realizzazione di un
parcheggio di scambio a servizio della metro Marconi e di una
volumetria commerciale), dalle caratteristiche dell’area, dal sistema
delle proprietà, dai vincoli e dalle potenzialità orografiche e naturali
presenti nell’area, per configurare una nuova ipotesi progettuale,
frutto di un equilibrio tra obiettivi di sostenibilità ambientale,
economica e sociale.
In questo senso la lettura dell’area di progetto è stata
programmaticamente elaborata attraverso la lente di un protocollo
di qualità ambientale, il Leed Quartieri, usato ancor prima che
come strumento di certificazione, come strumento di pensiero per
accompagnare e strutturare il ragionamento progettuale.
L’area di progetto appare dunque come una tipica zona di risulta,
priva (nel raggio dei 400 metri considerati dal Leed come misura
base della mobilità pedonale) dei servizi essenziali così come di
una piazza o luogo di incontro. Un’area rimasta interclusa tra una
serie di vincoli ambientali e strutturali: un’ansa del Tevere con la
fragilità idrogeologica di una zona di esondazione, una doppia
condotta fognaria ed due manufatti idraulici, un asse viario ad
alto scorrimento ed il mancato completamento della viabilità del
lungotevere Dante, con la conseguente sopravvivenza di un
margine naturale particolarmente ampio tra fiume e città costruita.
Sull’insieme dell’area (andando oltre le superfici di intervento) si
trovano oggi, oltre ad un’ampia zona di verde incolto, un vivaio,
una carrozzeria ed una depositeria giudiziaria, un casale vincolato,
alcune abitazioni spontanee e un circolo sportivo.
La strategia di intervento proposta immagina una sistemazione
generale della zona che rafforzi la struttura della mobilità pubblico-
privata derivante dal nodo di scambio e che, più che al passaggio
di un nuovo Lungotevere carrabile (come da previsione del PRG),
preluda ad un uso pubblico, pedonale e ciclabile, di un’area con
grandi potenzialità ambientali ma occupata da funzioni improprie e
potenzialmente pericolose (come la grande depositeria di autoveicoli
in una zona di esondazione).
Il progetto prevede dunque la realizzazione di un grande parcheggio
a raso con alberature e pavimentazione permeabile, accessibile da
viale Marconi, e di un edificio che accoglie un mix di funzioni: uno
studentato (in relazione ad un ulteriore sviluppo universitario della
zona), un piccolo supermercato ed un centro sportivo con piscina,
palestra e bar/ristorante oltre ad una grande piazza pubblica,
pensata come primo affaccio su un’ansa del Tevere da riconquistare
alla città.
Dal punto di vista della sostenibilità ambientale, il progetto presenta
diversi elementi di interesse specifico. Innanzitutto sotto il profilo
della mobilità oltre ad essere in sé uno strumento di shift tra mezzo
privato e mezzo pubblico (vedi la relazione di approfondimento sulla
mobilità), il progetto prevede la realizzazione di una serie di piccole
infrastrutture per la ciclabilità e la pedonalità che sinergicamente
si pongono sia al servizio del quartiere esistente, facilitando
l’accessibilità ciclopedonale della stazione, sia al servizio delle
nuove attività insediate.
In secondo luogo dal punto di vista del sistema delle energie (vedi
relazione e tavole di approfondimento specifiche) la collocazione
a ridosso del Tevere consente di proporre per questo progetto la
realizzazione di un idroscambiatore. Lo scambio termico con l’acqua
è infatti la tecnologia più efficiente attualmente disponibile per il
condizionamento degli ambienti confinati, al pari del geoscambio
(proposto per gli altri progetti), ma a differenza di quest’ultima
tecnologia presenta costi di realizzazione molto più ridotti a causa
della mancanza delle perforazioni. Il componente tecnologico che
consente il risparmio energetico derivante dallo scambio con l’acqua
del fiume è la pompa di calore. La pompa di calore è già considerata
dalla normativa vigente un generatore termico ad alta efficienza, ma
l’impiego in connessione con un idroscambiatore riduce il fabbisogno
energetico fino quasi a dimezzarlo (e talora si va anche oltre). Inoltre
lo stesso componente è in grado di produrre energia termica sia
calda, sia fredda, semplicemente invertendo il ciclo termodinamico
di funzionamento, ciò che consente di condizionare gli ambienti
serviti.
Ancora dal punto di vista energetico, vista la presenza nel programma
di funzioni complementari in relazione ai fabbisogni di freddo e
di caldo (piscina e supermercato) l’ipotesi di cui si è verificata la
fattibilità è quella di accoppiare le produzioni di calore ad uso della
piscina e del centro sportivo con il calore sottratto dai sistemi di
refrigerazione dell’alimentare che possono pesare fino a circa il
40% dei consumi nelle parti commerciali della struttura. Questo
accoppiamento avviene mediante l’installazione di recuperatori di
calore in centrale frigorifera.
Ipotizzando una piscina con 500 m3 di capienza totale delle vasche
ed un supermercato di 1500 m2 di superficie il fabbisogno termico
dell’impianto sportivo viene completamente soddisfatto dal calore
recuperato. Il restante fabbisogno energetico per l’ACS (stimato in
ragione di circa 80.000 kWht/anno) e per energia elettrica potrebbe
completamentesoddisfattoattraversol’installazionedicollettorisolari
termici, pannelli solari termodinamici (PST) e pannelli fotovoltaici.
Dal punto di vista urbanistico la zona è stata soggetta a diverse fasi
procedurali di pianificazione attuativa: una prima delibera di consiglio
comunale 240/’99 fissava l’assetto generale di un’area molto estesa
(definita PUOM - Piano Urbanistico Ostiense Marconi: dai Mercati
Generali alla Città Universitaria di RomaTre, alla metro Marconi),
successivamente la delibera di consiglio comunale 17/2005 ne
modificava parte dei contenuti ed infine si giungeva ad un accordo
di programma che ne garantiva la fattibilità urbanistica.
Contestualmente nel 2005 l’Assessorato alla Mobilità promuoveva
un bando di project financing per la realizzazione del Nodo di
Scambio Marconi.
Il progetto dunque essendo rispettoso degli strumenti urbanistici
vigenti non necessita di alcuna ulteriore procedura urbanistica non
di competenza dell’amministrazione comunale.
8
9
Scambi funzionali
l’idea del progetto
2tr - territorioericerca
I nodi di scambio sono attraversati quotidianamente da migliaia di
persone, principalmente flussi di lavoratori che raggiungono il centro
della città arrivando da aree esterne.
Sono strutture nevralgiche che però in molti casi non offrono altro
che la possibilità di cambiare mezzo di trasporto, luoghi che hanno
grandi potenzialità di offerta di servizi e che sono oggi sotto utilizzati.
Obiettivo del progetto è pensare un complesso che certamente faciliti
la possibilità di parcheggiare i veicoli privati a vantaggio dell’uso del
Trasporto Pubblico Locale, ma che contemporaneamente possa
offrire servizi ai cittadini.
Non solo parcheggi, quindi, ma spazi per servizi alla persona, negozi,
commerciale minuto e monomarca, strutture per lo sport e il tempo
libero, uffici e servizi pubblici, uffici privati e di rappresentanza.
Più funzioni e destinazioni d’uso correlate tra loro che aprano a
nuovi scenari di vita sociale e urbana.
10
11
analisi del sito
12
Foto aerea 1: 20 000
13
Aree marginali, tra viabilità principale e città da completare.
Il luogo del progetto risulta oggi essere quasi invisibile, sono spazi
depressi, nascosti da bandoni metallici e vegetazione, luoghi
marginali seppur centrali e strategici.
Questa parte di città è fortemente caratterizzata dagli assi viari, Viale
Marconi, che corre verso via Cristoforo Colombo passando sopra e
al tempo stesso innestandosi su via Ostiense e la Via del Mare.
Strade larghe, a più corsie, che realizzano vere e proprie interruzioni
della possibilità di utilizzare gli spazi della città. Gli attraversamenti
pedonali, il raggiungere le fermate degli autobus e gli spazi pubblici
del quartiere risultano difficoltosi e pericolosi. Il traffico veicolare,
inoltre, per tipologia stessa delle strade, è certamente più veloce dei
limiti consentiti dal codice della strada.
Il quartiere all’intorno del nodo di scambio ha una natura molto
diversa dalla prima parte di Viale Marconi al di là del Tevere,
densamente costruito e consolidato. E’ rilevabile la mancanza di
una qualità urbana diffusa e la necessità di azioni di completamento
per quanto riguarda i normali servizi di quartiere pubblici e privati.
l’area di progetto
criticità e obiettivi dell’intervento
14
15
Paesaggio
aree protette: parchi regionali istituiti
verde della città storica
verde della città consolidata, da ristrutturare, della
trasformazione, dei progetti strutturanti, del sistema dei
servizi e delle infrastrutture
servizi pubblici di livello urbano, servizi privati
Infrastrutture tecnologiche
alberature
16
0 Km 1 20 Km 1 2
Tessuti urbani
17
Reti e Infrastrutture
18
19
approfondimenti LEED
20
Q
u
a
n
t
i
t
à
«
r
i
c
h
i
e
s
t
e
»
LEED
18.000 m²
Campi tennis
32.000 m²
Stadio eucalipti
600 m²
piazza
2.500 m²
Struttura ricreativa al
coperto
400 m
Pedonalità/accessibilità Trasporto pubblico locale
Rete ciclabile Servizi Verde
p
o
t
e
n
z
i
a
l
i
t
à
LEED
Comunità/ Spazi pubblici
21
Pedonalità/
Accessibilità
Obiettivo Obiettivo Obiettivo Obiettivio Obiettivio Obiettivo
Comunità/ Spazi
pubblici
Trasporto
Pubblico Locale
Rete
ciclabile
Servizi Verde
- Fruibilità
pedonale delle
strade
- percorsi in
ambienti urbani
sicuri
- Migliorare la
salute pubblica
- Ridurre incidenti
- Favorire l’attività
fisica quotidiana .
- Incoraggiare
spostamenti a
piedi e migliorare
qualità dell’aria
- Centri di
quartiere ad
uso misto.
- Complessi
scolastici di
quartiere.
- Mix sociale ed
economico.
- Accesso agli spazi
pubblici
- Accesso alle
attività ricreative.
- Promuovere una
comunità equa e
solidale.
- Migliorare la
qualità della vita
sociale.
- Facilitare gli
incontri, le
integrazioni e
l’attività fisica.
- Riduzione aree di
parcheggio
- Rete stradale.
- Localizzazione
intelligente.
-Minimizzare il
consumo di terra.
-dilavamento delle
acque meteoriche.
-Incoraggiare la
riqualificazione delle
città e delle
periferie.
-Potenziare i servizi
di trasporto
collettivo.
- Incoraggiare
spostamenti
pedonali o in
bicicletta.
- Ridurre uso
dell’auto.
- Integrare
complessi
scolastici.
-Conservazione
delle zone umide e
corpi idrici.
- aree soggette a
esondazione.
- specie in pericolo
e comunità
ecologiche.
- Viali alberati e
strade ombreggiate
O
b
i
e
t
t
i
v
i
- Fruibilità
pedonale delle
strade
- -rete ciclabile e
infrastrutture per
la sosta delle
biciclette.
- Incrementare
l’uso della
bicicletta
- Ridurre gli
spostamenti in
auto.
- Incoraggiare
l’attività fisica.
- Conservare
piante
autoctone
LEED
Pedonalità/
Accessibilità
criticità criticità criticità criticità criticità criticità
Comunità/ Spazi
pubblici
Trasporto
Pubblico Locale
Rete
ciclabile
Servizi Verde
- Marciapiedi
ambo i lati
larghezza minima
1,5 m in in cor
rispodenza di
negozi 3 m.
- Accesso
principale su
strada o piazza o
parco ma non su
parcheggio.
- Percorsi
ciclopedonali la
larghezza in base al
Rapporto minimo
altezza edificio
ampiezza strada di
1:1.
- In edifici per
commercio 2 posti
ogni 450 m² di sup
di vendita.
- Servizi di base
raggiungibili ad
una Distanza a
piedi massima di
400 m.
- Scuola
elementare e
media ad una
distanza di
800m.
- Scuola superiore
distanza di 1600
m.
- Sufficienti varietà
tipologiche
residenziali .
- Spazio pubblico
(piazza o parco)
minimo 600 m² entro
una distanza
pedonale di 400 m.
- Struttura ricreativa
all’aperto 4000 m²
oppure coperta 2500
m²
- Solo 20%
dell’impronta totale
con parcheggi a
raso. Massimo 8000
mq.
- Attraversamenti
stradali e/o
ciclopedonali ogni
120 m.
c
r
i
t
i
c
i
t
à
- Sito privo di specie
o comunità
ecologiche in
pericolo.
- alberi su entram
bi lati ogni 12 m
massimo.
- Il 60% dei
marciapiedi
soddisfa il
requisito minimo.
Nell’ambito di
progetto SOLO il
5%.
- Non sono
presenti piazze.
Vi sono alcuni
piccoli giardini
attrezzati che
fungono anche da
piazze. Distano
600 m.
LEED
- I servizi sono
accessibili ad una
distanza pedonale
media di 1300 m
- Nel quartiere
non è presente
una rete ciclabile
ma solo un
percorso ciclabile
che serve solo
Roma Tre che non
si connette alla
rete ciclabile
comunale.
- Il quartiere è
servito da 6 linee
più la metro B.
- attraversamenti
pedonali ogni 200
m la strada
clissificata come
interquartiere
velocità 60km/h
- l’area di progetto
costeggia il parco
fluviale del tevere
ma il verde
presente non è
attrezzato.
- Vi sono piccoli
giardini bambini
distanti 600 m.
Pedonalità/accessibilità Comunità/ Spazi pubblici Trasporto pubblico locale
Rete ciclabile Servizi Verde
s
o
l
u
z
i
o
n
i
Nuovo assetto stradale :
- Pista ciclabile
- Doppio filare di alberi
- Marciapiede e/o percorsi
ciclopedonali di larghezza almeno
3m.
Progettare una piazza per il quartiere con
annesso parco.
Rendere accessibili i servizi posizionandoli
ad una distanza pedonale massimo 400 m.
Potenziare il sistema del Parco Fluviale
del Tevere e renderlo accessibile
Creare all’interno dell’area di intervento
un parco per favorire la socializzazione
e per diminuire gli effetti dell’isola di
calore.
Potenziare e creare una rete ciclabile
all’interno del quartiere con alto
valore ambientale con del verde.
Collegare la rete al parco fluviale.
Implementare il quartiere con una rete
ciclopedonale in modo da ridurre l’uso
dell’auto.
LEED
22
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quadrante di progetto
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Foto aerea 1: 5 000
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Le rive del fiume
L’area di progetto è adiacente una profonda ansa del Tevere in un
tratto che conserva ancora un forte carattere naturale.
Ad oggi questi spazi non sono fruibili e sono separati dalla città per
la presenza di strade locali chiuse tra bandoni metallici, capannoni,
costruzioni a servizio di campi e centri sportivi, piccoli fabbricati
senza qualità probabilmente abusivi, non ultima una grande area
destinata a parcheggio giudiziario che inoltre rappresenta un
notevole detrattore ambientale.
L’asta fluviale e l’area golenale, distante solo poche decine di metri
dalla città, risulta essere lontana, in alcuni tratti nemmeno percettibile.
Il Tevere, pur conservando tutta la sua potenzialità ambientale e
naturalistica, non è raggiungibile da questo quadrante della città.
Aree di parcheggio esistenti
Esiste oggi un’area a parcheggio in corrispondenza della stazione
della Metro A Marconi, un’area accessibile da via Ostiense e rilevata
rispetto alla via stessa di circa 5 metri.
L’area è libera, non disciplinata e trovano spazio ovunque possibile
circa 200 auto.
L’assetto della viabilità all’intorno e gli spazi pedonali sono gravati
dalla massiccia presenza di parcheggi impropri.
Non è stata effettuata un’analisi dettagliata che riguarda il numero
delle autovetture e l’andamento dei flussi in arrivo e partenza
all’intorno della zona, ma una prima osservazione del nodo Marconi,
anche in relazione alle stazioni Eur Magliana e Garbatella, può offrire
prime stime sul numero di autovetture; sono state osservate circa
400 - 500 autovetture presenti negli orari centrali della mattina e del
pomeriggio rispetto le ore notturne, tutte lungo l’asse viale Marconi
e vie adiacenti.
L’università e gli studenti
Nel quartiere e nell’area del Valco San Paolo è stato realizzato in
questi ultimi anni un polo universitario diffuso e che sarà anche
oggetto di ulteriori interventi di trasformazione nei prossimi anni.
La presenza dell’università e degli studenti rappresenta una risorsa
importante per il quadrante e che caratterizza fortemente gli aspetti
socio economici delle città in genere.
Si è potuto in questo senso constatare che oggi il quartiere intorno
a viale Marconi potrebbe migliorare i suoi ambiti urbani accogliendo
strutture di servizio per i giovani studenti tendendo al miglioramento
della qualità urbana e degli ambiti socio-economici.
l’area di progetto
criticità e obiettivi dell’intervento
40
41
Il Nodo di scambio si inserisce nel più ampio Progetto Urbano
Ostiense Marconi che per brevità non tratteremo in questa sede;
un quadrante urbano più vasto che copre dall’area degli ex Mercati
Generali sulla via Ostiense a nord e l’area ex industriale Miralanza
al di la del Tevere, che coinvolge le strutture universitarie Roma Tre
intorno a San Paolo fino ad arrivare all’ansa del Tevere a sud dove
è previsto il nodo di scambio.
La Delibera di Consiglio Comunale 17 del 2005 e il bando di Project
Financing sono gli strumenti che hanno avviato l’iter progettuale
sull’area e che ad oggi sono solo interrotti, ma tuttora in itinere.
Considerazioni iniziali
Dopo aver effettuato i primi sopralluoghi e le iniziali verifiche
riguardanti le richieste urbanistiche, i vincoli imposti dalla
pianificazione, ma anche dallo stato di fatto e assetto dell’area,
è stato possibile rilevare che una prima difficoltà risultava essere
immaginare la localizzazione per tutte le richieste, sopratutto alla
luce del fatto che le previsioni di progetto dovevano essere anche
coerenti con una fattibilità economica.
Il progetto ha una recente storia dove le richieste iniziali diventavano
un intervento ben più pesante e di impatto complessivo snaturando
le intenzioni di partenza.
Questo percorso si è sostanzialmente interrotto nel 2012 lasciando
anche iter approvativi ancora “aperti” senza una definizione finale.
Si è deciso di lavorare per riavviare il percorso tornando alle richieste
iniziali del 2005, modulando però alcune scelte dal momento che il
punto di arrivo ha determinato uno stallo del progetto risultando non
percorribile anche dal punto di vista economico oltre che urbanistico
e dell’impatto sull’ambiente in generale.
Le cubature del programma iniziale erano state quintuplicate e le
previsioni si estendevano ben oltre l’area di progetto realizzando una
nuova viabilità parzialmente interrata lungo il Tevere riformulando
completamente l’intero svincolo e nodo stradale.
I ragionamenti sono, quindi, ripartiti dalla lettura di questa parte di
città, dall’uso delle risorse che i luoghi già offrivano, dall’immaginare
economie di progetto plausibili con l’attuale momento di recessione,
da considerazioni generali su questi spazi marginali e secondari che,
in questo caso, conservano ancora importanti potenzialità urbane
ed ambientali.
Si decide di mantenere l’assetto dei luoghi limitando le opere di
sbancamento dei terreni non pensando più al parcheggio multipiano
interrato, viene conservata la viabilità di raccordo tra viale Marconi
e la via di discesa verso l’Ostiense, viene mantenuta la giacitura di
via dei Cocchieri, vengono conservate le preesistenze e manufatti
idraulici al centro dell’area e viene solo realizzata una viabilità a
servizio di ingresso al parcheggio tra via dei Cocchieri e viale
Marconi.
Si disegna quindi un parcheggio a raso (quota 14.00) che si estende
per gran parte dell’area; un piano superiore di parcheggi (quota
16.70), una piazza che si apre su spazi commerciali minuti (quota
19.40) e un secondo piano di uno spazio commerciale monomarca
direttamente collegato a viale Marconi (quota 23.40).
Sulla piazza insiste anche l’edificio per servizi per studenti
universitari. Si è anche ipotizzato l’uso del piano delle coperture per
la sostenibilità energetica e contemporaneamente come affaccio
verso il Tevere dal momento che l’edificio principale si solleva solo
di pochi metri rispetto l’andamento di viale Marconi.
verso la fattibilità urbanistica
42
Le quantità e le richieste
Il programma iniziale prevede 5500 mq di Superficie Utile Lorda da
realizzare su un’area destinata da PRG a servizi privati.
Il progetto prevede l’uso delle superfici così suddivise:
- spazi commerciali sulla piazza		 1320 mq (quota 19.40)
- spazi commerciali su viale Marconi	 1340 mq (quota 23.40)
- convitto studentato				 2250 mq
- magazzini spazi di servizio		 	 240 mq
- spazi pertinenziali e distributivi		 	 350 mq
Totale							 5500 mq
Per quanto riguarda i parcheggi la richiesta iniziale e più importante
riguarda il nodo di scambio, ovvero 600 posti auto.
Successivamente sono stati conteggiati i parcheggi privati e pubblici
derivanti dalle superfici e destinazioni d’uso progettate nel complesso
secondo quanto prescritto dagli articoli 6 e 7 delle N.T.A. che hanno
generato le seguenti quantità:
- spazi commerciali sulla piazza (CU/b)		 	 42 stalli
- spazi commerciali su viale marconi (CU/m)	 	 70 stalli
- depositi del commerciale				 	 4 stalli
- pertinenziale distributivo del commerciale	 	 2 stalli
- convitto studentato				 	 54 stalli
- servizi sport							 141 stalli
- nodo di scambio						 600 stalli
Totale								 913 stalli
Di seguito la suddivisione dei parcheggi per ambiti:
- parcheggi quota 14.00 e area Metro			 633 stalli
- parcheggi quota 16.70					 166 stalli
- lungo la viabilità interna al programma			 116 stalli
Totale								 915 stalli
Perimetrazione P.U.O.M. nodo di scambio Marconi
Verifica delle particelle catastali e del perimetro di progetto
43
Vincoli delle infrastrutture sotterranee
Stato attuale delle proprietà dell’area di progetto
Nodo di scambio Marconi - programma degli interventi
44
PTPR. TavolePTPR. Tavole
45
46
47
Rilievo fotografico
la stazione metro Marconi e il parcheggio esistente
viale Marconi e via Ostiense
l’area di progetto
via dei Cocchieri, il Casale Sardegna e il manufatto idraulico
48
49
natura del progetto
50
Foto aerea 1: 2 000
51
Il nuovo complesso si configura come un sistema differenziato, con
diverse attività e destinazioni d’uso, integrate tra loro, che possano
avere diversi assetti funzionali durante l’arco della giornata, non
solo un’area destinata a parcheggio.
L’edificio vuole anche realizzare una maggiore continuità spaziale
e funzionale tra la città, il quartiere e l’ansa del Tevere, essere un
nuovo sistema a servizio delle potenzialità ambientali.
Il parcheggio a raso è piantumato, permeabile e ha aree verdi di
drenaggio dell’acqua, l’edificio è stato pensato come un sistema
modulare e aperto verso il paesaggio, lo spazio pubblico permette
di rendere fruibili l’area golenale e luoghi al momento non utilizzati.
Il passaggio pedonale sotto viale Marconi è sistema di collegamento
tra tutti i livelli del nuovo complesso, i piani dei parcheggi, la piazza,
la stazione della metropolitana, il livello stradale Ostiense e le
strutture universitarie.
52
53
Il parcheggio del nodo di scambio
Il parcheggio a servizio del nodo di scambio (quota 14.00) richiede
la capienza di 600 posti auto.
Abbandonata l’idea di prevedere una struttura interrata multipiano,
il parcheggio è stato disegnato a raso e non può che occupare la
quasi totalità dell’area, con buona parte della superficie coperta
dall’edifico sovrastante.
Questa condizione è stata un ulteriore vincolo per la progettazione
che, come accennato, ha dovuto trovare contemporaneamente
spazi, economie, coerenze funzionali tra le varie parti previste dal
programma.
Il parcheggio è direttamente connesso alla stazione con percorsi
pedonali; sotto l’edificio ci sono ambienti per servizi di sorveglianza;
la pavimentazione è drenante e ha un disegno che accoglie
piantumazioni e aree verdi; via dei Cocchieri, prolungata verso viale
Marconi, è la strada funzionale all’accesso.
Spazi pubblici
L’area tra Viale Marconi e l’edificio commerciale è uno spazio
pubblico a servizio e del quartiere, un luogo che accoglie il tempo
libero e le attività del commercio minuto previsto al piano terreno
come anche spazi all’aperto per bar e punti di ristoro.
I collegamenti pedonali
Particolare attenzione è stata posta sul disegno delle direttrici di
collegamento verso la stazione della metropolitana, al momento
unico polo del T.P.L.
I collegamenti devono essere, per quanto possibile, semplici e
diretti, e in questo senso avere l’area di parcheggio non adiacente e
non in quota con la stazione a reso più complicato il “percorso” del
progetto.
Questo sistema è stato pensato al di sotto di viale Marconi per non
impegnare spazio utile per le aree di sosta delle auto e ottimizzare gli
spazi pubblici sovrastanti; il salto di quota è stato assorbito da rampe,
eventualmente meccanizzate, che raggiungessero direttamente
l’accesso della stazione sulla strada.
I diversi livelli e piani del complesso, la piazza, gli spazi commerciali
e i due lati del viale sono variamente collegati tra loro da questo
sistema di rampe e passaggi pedonali (assistiti anche da ascensori)
per fare in modo che si possano rendere possibili tutti i vari scenari
d’uso e collegamento non solo quello tra il parcheggio e la stazione
della metro.
54
Spazi commerciali
L’analisi dell’offerta commerciale attuale all’intorno dell’area ha
rilevato insufficienza di negozi e servizi diffusi, in questo senso la
previsione di nuove unità potrebbe completare questo tipo di offerta.
Il piano terreno dell’edificio è stato pensato per queste attività
minute e al dettaglio che si aprano direttamente sulla nuova piazza.
Il disegno dei negozi è scandito sul passo strutturale dell’edificio
permettendo l’unione del modulo di base e quindi essere accorpato
variamente, come anche può aprire il fronte dei prospetti verso
l’ansa del Tevere.
II singoli spazi sono divisi da strutture che permettono di contenere
servizi, armadiature, spazi tecnici e pareti di divisione da posizionare
all’occorrenza.
Al piano superiore è stato immaginato un esercizio commerciale
monomarca in quota con viale Marconi e che abbia comunque un
accesso diretto dalla piazza, servito da una rampa meccanizzata in
modo che i clienti possano facilmente accedere, uscire con carrelli
e raggiungere direttamente le automobili.
Servizi per studenti universitari
L’area nel complesso è fortemente caratterizzata dalla presenza del
polo universitario “Roma Tre”. Senza dover avviare un censimento
mirato è facilmente rilevabile una forte presenza di studenti e la
previsione di uno convitto e servizi relativi troverà certamente
risposta positiva.
E’ stato progettato un piccolo edificio circolare su cinque livelli con
due piani per servizi e tre piani a carattere abitativo per accogliere
30 / 35 giovani.
Ai piani direttamente collegati alla piazza potranno trovare spazio
un’area comune per lo studio, il soggiorno e tempo libero, uffici
e la reception come anche una piccola sala per incontri; ai piani
superiori trovano spazio le stanze con affacci che si aprono verso
ovest e la valle del Tevere, mentre le cucine e servizi comuni sono
stati disegnati verso viale Marconi.
Sport e tempo libero
Adiacente gli spazi commerciali è stato disegnato un centro sportivo
che si sviluppa su tre piani. L’ingresso è al piano intermedio, che si
apre sulla piazza, con una zona di soggiorno, bar ristoro e gli uffici;
al piano sottostante la piscina e gli spogliatoi; al piano superiore una
palestra sempre corredata da spogliatoi.
La struttura per accogliere la piscina non implica scavi di terreno,
si appoggia alla quota 14.00 impegnando uno spazio marginale
dell’area destinata a parcheggio a raso, dove le superfici residue
sono esclusivamente spazi tecnici e di ispezione della vasca che è
costruita fuori terra.
Lo spazio della piscina è anche affaccio interno del centro sportivo
alla quota dell’ingresso e della palestra, e, con un adeguato
trattamento delle superfici esterne, potrebbe rendersi visibile anche
direttamente dalla strada.
55
Viste tridimensionali del progetto
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Scenari
L’attuale programma occupa l’area adiacente viale Marconi fino alla
nuova via dei Cocchieri, mentre gran parte dei luoghi all’intorno fino
alla rive del Tevere rimangono impegnati da una vasto parcheggio e
depositeria giudiziaria di automobili.
Questi spazi al momento degradati, ma che non hanno ancora
subito trasformazioni irreversibili, conservano importanti potenzialità
ambientali e naturalistiche.
Un secondo livello di attuazione potrà prevedere una più ampia
riqualificazione ambientale del quadrante nel complesso rendendo
ancor più accessibile l’area golenale del Tevere per maggiori attività
sportive all’aperto e legate al tempo libero, non dimenticando le
potenzialità della navigabilità del fiume.
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masterplan		 1:2000
1. stazione Metro B Marconi
2. hall nodo di scambio
3. la nuova piazza
4. edificio commerciale
5. servizi per lo sport
6. convitto studentato
7. facoltà di lettere Roma Tre
8. edifici residenziali
9. campi sportivi
10. area di interesse storico
11. manufatto idraulico
A. parcheggio nodo di scambio
B. fermate TPL
C. sottopasso pedonale
D. accesso alla stazione metro
E. viabilità prevista da PRG
58
59
pianta quota 14.00		 1:1000
parcheggio a raso nodo di scambio
accessi al parcheggio
parcheggio coperto nodo di scambio
ambienti di servizio e controllo
locale tecnico e ispezione invaso piscina
rampe meccanizzate e percorsi pedonali
uscita quota 14.00 su via Ostiense
sistemi di risalita
accesso e strutture dello studentato
manufatto idraulico
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
60
61
pianta quota 16.70		 1:500
parcheggi pertinenziali
accessi al parcheggio
rampe meccanizzate e percorsi pedonali
sistemi di risalita
spogliatoi
piscina
accesso e strutture dello studentato
parcheggio quota 14.00
parcheggio quota 16.70
piazza quota 19.40
commerciale monomarca
commerciale e carico-scarico merci
rampe pedonali e meccanizzate
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
a.
b.
c.
d.
e.
f.
62
63
pianta quota 16.70		 1:500
la nuova piazza
esercizi commerciali
rampa meccanizzata di accesso al piano
superiore
ingresso centro sportivo
uffici servizi bar ristoro
magazzini depositi
locali tecnici - centrali locali- cabine MT
hall nodo di scambio
rampe meccanizzate e percorsi pedonali
sistemi di risalita
accesso diretto metro B Marconi
studentato reception
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
64
65
pianta quota 16.70		 1:500
commerciale monomarca
ingresso
magazzini depositi
spogliatoio dipendenti
palestra
spogliatoio
studentato - spazi comuni
sistemi di risalita
area di accesso su viale Marconi
carico e scarico merci
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
66
67
68
69
70
71
sostenibilità energetica e ambientale
72
Acqua - Nodo Marconi
Pietro Paolo Anella Claudia Peppicelli Samaneh Nickayin
Nodo Marconi
Inquestocasolastrategiaadottataèfinalizzataquasiesclusivamente
al controllodella grande quantità di flusso d’acqua proveniente dalle
superfici dei parcheggi. Per tale motivo si è suddivisa l’area in due
sistemi con l’obiettivo di:
1) recupero e riuso delle acque provenienti dalle coperture
dell’edificio;
2) controllo del deflusso delle acque nei parcheggi.
Il primo sistema (edificio) ha una raccolta(100%) annua di acque
meteoriche di 4.862mc, il riuso è di 1191 mc a fini sanitari (WC), di
1200 mc a fini irrigui per il vivaio, di 568 mc per l’irrigazione deltetto
giardino e infine, di 46 mc per la pulizia dei piazzali.
Il sistema parcheggio con una superficie di 8.586 mq, capta 6.126
mc di acqua meteorica.Di queste 1121 mc sono riutilizzate per
l’irrigazione degli alberi del parcheggio e la pulizia dei piazzali. Al
fine di controllareil deflusso delle acque superficiali del parcheggio
si è considerato, per un evento meteorico eccezionale pari a 43
mm per un’ora di tempo, un sistema di stoccaggio e di rilascio
dell’acqua di 200 mc. Questo sistema inserito nell’area verde
limitrofa all’Overflow ritarda l’immissione delle acque meteoriche nel
sistema di drenaggio urbano di circa 12 ore.
Nelle N.T.A. del P.R.G. di Roma Capitale sono presenti due
concetti fondamentali, il primo, quello del mantenimento in loco
delle acque meteoriche, ha la funzione di ridurre la circolazione
artificiale delle acque piovane mentre il secondo ha la funzione
del recupero e del riutilizzo delle acque reflue e meteoriche.
Questi sono concetti che ritroviamo nel Protocollo LEED estesi a
conservazione e ripristino delle zone umide e dei corpi idrici
per gli aspetti biologici, oltre che affermare concetti di efficienza
idrica degli edifici, recupero e riuso delle acque reflue.
Le strategie messe in campo sono in funzione quasi esclusivamente
della raccolta e il riuso delle acque meteoriche, acque di buona
qualità che non richiedono trattamenti di depurazione spinti. Un altro
elemento che ha indirizzato le strategie d’intervento è la disponibilità
di aree per l’accumulo che può essere un laghetto (wetland), come
un bacino o un serbatoio.
73
74
75
76
Il sistema delle Energie - nodo Marconi
Franco Cipriani Andrea Marcucci
0. PREMESSA.
	 Lo scopo che ci si è posti in questa parte del lavoro dedicata
agli aspetti energetici e nei limiti delle risorse disponibili per svolgerlo
è quello di delineare un modus operandi, tracciandone una chiara
sistema-tizzazione e ponendo degli obiettivi dei quali si è verificata
la tendenziale raggiungibilità. Una valutazione più accurata sarà
possibile solamente in una fase più avanzata della progettazione,
procedendo edificio per edificio e area per area. Non è un caso,
d’altro canto, che anche nel protocollo LEED Quartieri la parte ener-
getica ha un peso relativo, mentre diviene preponderante (i crediti
ad essa riconducibili sono circa il 60%) a livello di edificio.
	 Una rilevanza fondamentale nell’ambito della sostenibilità ha
l’aspetto legato all’energia nelle sue varie forme. Una sua particolare
forma è quella costituita dall’acqua che nel presente lavoro viene
trattata a parte, sebbene sia interrelata alle altre forme come viene
esemplificato nello schema apposito.
	 In questa specifica parte del lavoro le forme di energia
analizzate sono le seguenti:
-	 Energia termica (caldo)
-	 Energia termica (freddo)
-	 Energia elettrica.
Tuttavia all’analisi del sistema delle energie è necessario premettere
l’aspetto che costituisce la ba-se necessaria e irrinunciabile per
qualsiasi ragionamento successivo e cioè il confort. Il benessere degli
u-tenti, specie in un ambito di sostenibilità, è e deve essere tanto il
requisitodipartenza,quantoilrisultatofinaledell’insiemedioperazioni
che partendo dall’ideazione e passando dalla progettazione, arriva
alla rea-lizzazione degli interventi di configurazione degli ambienti di
vita artificiali.
Il concetto di confort ha connotazioni estremamente varie, ma quelle
di interesse nello specifico campo di analisi di questa parte di lavoro
sono essenzialmente legate a quattro aspetti:
-	 Il benessere termoigrometrico
-	 Il benessere acustico
-	 Il benessere visivo
-	 Il benessere elettromagnetico.
Sebbene questi campi riguardino tanto gli ambienti confinati, quanto
quelli aperti, si riporta nel paragrafo 1.1. qualche breve nota circa
obiettivi e alcune possibili soluzioni inerenti solamente gli ambienti
aperti, la-sciando gli ambienti confinati ai protocolli di certificazione
della sostenibilità (tipicamente moltissimo atten-ti a questo
argomento). Uno schema di principio è contenuto nella prima tavola.
	 Un aspetto rilevante è che, con una eccezione, non ci sono
quantità di energia direttamente asso-ciate al confort degli ambienti
esterni e pertanto il risultato non è economicamente valutabile in
tale ma-niera. Si può ipotizzare un qualche ritorno economico di
natura sociale legato alla maggiore salubrità delle aree interessate,
ma certamente ciò è lontano dalle nostre competenze e capacità.
0.1. IL CONFORT DEGLI AMBIENTI APERTI.
	 Aspetti termoigrometrici. Il controllo dei parametri
termoigrometrici negli ambienti esterni è ov-viamente relativo al
controllo parziale di alcuni fenomeni naturali quali il sole, i venti e
l’umidità. Non è pos-sibile fissare obiettivi precisi e quantificabili,
tuttavia il ricorso alla vegetazione a foglie caduche (che con-sente di
fruire dell’irraggiamento solare nella stagione fredda, ombreggiando
invece in quella calda) può costituire una possibile soluzione senza
ricorrere ad elementi artificiali.
	 Aspetti acustici. Dal punto di vista acustico il parametro da
controllare è quello definibile come “clima acustico”. Da questo
punto di vista il Comune di Roma ha predisposto, da anni, una
suddivisione del territorio comunale in zone conformi alla normativa
vigenti (D.P.C.M. 14 novembre 1997 - Determinazione dei valori
limite delle sorgenti sonore). Un obiettivo proponibile pertanto
potrebbe essere costituito dalla creazione di aree “protette”
destinate al relax e allo svago nelle quali il clima acustico (definito
dalla classe di destinazione d’uso del territorio tramite i valori limite
di immissione) è di almeno 2 classi migliore di quello generalmente
presente nell’area, ciò che in altri termini è esprimibile come una
diminuzione di 10 dB(A) dei livelli di riferimento nei periodi diurno
e notturno. La soluzione che più facilmente può essere a-dottata si
basa sull’opportuna disposizione di schermi acustici, che potrebbero
essere costituiti dagli stessi edifici da progettare.
	 Aspetti visivi. Questo ambito, a differenza dei precedenti, non
concerne il controllo di parametri fisico-tecnici presenti nell’ambiente.
La luce naturale c’è finché il sole la produce, dopodiché deve interve-
nire un sistema artificiale. In questo senso si ritengono senz’altro
adeguati i livelli di illuminamento indicati nelle norme tecniche
vigenti e le soluzioni correlate sono quelle basate sull’inserimento
di apparecchi di il-luminazione adatti alle varie situazioni. Tuttavia,
poiché questo è l’unico aspetto che si basa sull’impiego diretto di
energia (elettrica), è possibile indicare alcune soluzioni che riducano
tale impiego, quali ad esem-pio:
•	 l’impiego di sensori di illuminazione
•	 l’impiego di sensori di presenza
•	 l’impiego di temporizzatori
•	 l’impiego di attenuatori.
L’obiettivo proposto è la riduzione di almeno il 25% dell’impiego di
energia correlata agli impianti di illumi-nazione pubblica e comuni.
Aspetti elettromagnetici. Si tratta dell’ambito più complesso,
in quanto esiste una domanda sociale di connessione (radio e
televisione, telefoni cellulari, WI-FI, ecc.) basata sull’impiego di
antenne e ripetitori, tipicamente assai inquinanti. L’unica soluzione
che si è immaginata è la localizzazione studiata di tali dispo-sitivi
in punti dell’area di intervento nei quali non sia prevista, entro un
certo raggio di distanza, la presenza di persone per periodi di tempo
prolungati.
Si rileva che in massima parte le misure proposte sono a costo nullo,
richiedono solamente una a-deguata preparazione e attenzione da
parte dei progettisti. Di fatto solamente l’utilizzo di sorgenti lumino-se
ad alta efficienza e dei connessi sistemi di controllo può comportare
(anche se non necessariamente) dei limitati sovra-costi.
77
1. I FABBISOGNI.
		 Il primo elemento di analisi è relativo ai fabbisogni
energetici. Tali fabbisogni saranno espressi in un indice parametrico
espresso in kWh/persona•anno. Una prima base di valutazione può
essere costituita da indici medi nazionali il cui calcolo è esplicitato
nella tabella sotto riportata.
Come si può dedurre dalla tabella tale indice è pari, mediamente
per ogni residente in Italia, a circa 2.261,5 kWh/anno, a cui vanno
aggiunti altri 5.508,8 kWh/anno impiegati sotto forma di gas.
Il valore degli indici sopra riportati è relativo all’insieme dei consumi
dei settori terziario e domestico, i set-tori di attività umana tipicamente
presenti nelle aree di intervento, per questo motivo essi risultano
supe-riori ai dati normalmente reperibili dei consumi per famiglia.
Tuttavia per quanto riguarda il sistema delle energie il Laboratorio
Roma ritiene più ragionevole as-sumere come consumi di riferimento
relativi alla climatizzazione degli edifici e alla produzione di acqua
cal-da ad uso sanitario da assegnarsi alle nuove costruzioni
quelli risultanti dai limiti superiori definiti dalle normative in vigore.
Per quanto riguarda una stima dei consumi elettrici, per i quali le
normative non esi-stono, si assumeranno valori statistici basati
sull’ipotesi di utilizzo di dispositivi elettrici mediamente effi-cienti.
1.1. FABBISOGNO ENERGIA TERMICA (CALDO).
L’energia termica intesa come calore serve fondamentalmente al
riscaldamento degli ambienti nel-la stagione fredda e alla produzione
di acqua calda sanitaria, oltre che alla cottura dei cibi. Tali funzioni
so-no alla base del consumo di gas.
Considerando che la funzione cottura richiede circa 300 kWh/
persona•anno (uso domestico), si può stimare che circa 5.200 kWh/
persona•anno (corrispondenti a circa 492 m3/persona•anno) sono
legati al ri-scaldamento e alla produzione di ACS, oltre che ad altre
funzioni del settore terziario.
Va anche considerato che una parte non trascurabile di energia
termica calda viene prodotta trami-te macchine funzionanti
ad elettricità (pompe di calore, scaldabagni elettrici, stufe e
termoventilatori).
Complessivamente considerando una nuova abitazione, a Roma,
con rapporto di forma S/V = 0,55 m-1, costruita a norma di legge ,
si dovrebbe ottenere un indice di fabbisogno minore di 1.125 kWht/
persona•anno per il riscaldamento degli ambienti. Un analogo
edificio costruito per il terziario, con rapporto di forma S/V = 0,55
m-1, dovrebbe fornire un indice di fabbisogno minore di 877,5 kWht/
perso-na•anno. A tali dati si deve aggiungere per le abitazioni un
indice di fabbisogno pari a circa 682,5 kWht/persona•anno per la
preparazione dell’acqua calda ad uso sanitario .
1.2. FABBISOGNO ENERGIA TERMICA (FREDDO).
L’energiatermicasottoformadi“freddo”vieneutilizzataprincipalmente
per due funzioni costituite da conservazione di derrate alimentari e
raffrescamento degli ambienti nella stagione calda.
La produzione di energia termica fredda avviene quasi totalmente
impiegando energia elettrica (so-lo una piccolissima parte viene
prodotta per mezzo di macchine ad assorbimento che richiedono
anche e-nergia termica calda).
Tuttavia complessivamente una nuova abitazione, a Roma, costruita
a norma di legge , dovrebbe avere un indice di fabbisogno minore di
750 kWhf/persona•anno per il raffrescamento degli ambienti, men-
tre una analoga struttura costruita per il terziario dovrebbe avere un
indice di fabbisogno minore di 1.000 kWhf/ persona•anno).
1.3. FABBISOGNO ENERGIA ELETTRICA.
	 L’energia elettrica viene impiegata per una grande varietà
di funzioni che comprendono l’illuminazione, il funzionamento di
macchinari e dispositivi (di uso comune tanto nel settore domestico,
quanto in quello terziario), comprendendo tra essi le macchine per
la produzione dell’energia termica cal-da/fredda.
Per quanto riguarda una stima dei consumi elettrici, per i quali le
normative non esistono, assu-miamo che all’interno dei nuovi spazi
costruiti verranno utilizzati dispositivi elettrici mediamente efficienti.
Facendo riferimento a quanto pubblicato dall’Autorità per l’energia
elettrica e il gas la famiglia media italia-na utilizza 2.700 kWhe/anno.
Escludendo l’uso dell’elettricità per cucinare, per climatizzare gli
ambienti e per preparare l’acqua calda ad uso sanitario e utilizzando
elettrodomestici a consumo mediamente basso possiamo valutare
un indice di fabbisogno pari a circa 450 kWhe/persona•anno per
la nuova abitazione di cui sopra costruita ad uso residenziale. Per
quanto riguarda gli spazi ad uso non residenziale saranno neces-
sari studi specifici essendo caratterizzati da una grande variabilità,
basti considerare la differenza tra im-pianti sportivi, uffici e negozi di
vario genere. Tuttavia ai fini del presente lavoro si adotta un valore
pari a 675 kWhe/persona•anno determinato sulla base del rapporto
tra consumi domestici e del terziario dedotto dalla tab. 1.
1.4. QUADRO RIEPILOGATIVO DEI FABBISOGNI.
 
 	 Nella tabella si riportano i valori degli indici di fabbisogno de-
terminati come sopra descritto, espres-si in kWh/persona•anno. 
78
SCHEMI DI PRINCIPIO
SISTEMA DEL CONFORT SISTEMA DELL’ENERGIA
- VENTO, SOLE E ACQUA - CONFORT TERMOIGROMETRICO
- RUMORI - CONFORT ACUSTICO
- LUCE - CONFORT VISIVO
- ELETTROMAGNETISMO - CONFORT ELETTROMAGNETICO
1
1
2
3
4
4
Schermo naturale
dai venti freddi
Possibile localizzazione
di antenna o ripetitore
Area protetta
Edificio
Schermo acustico
Illuminazione pubblica
con attenuatore
notturno
Strada carrabile
Vegetazione
sempreverde:
ALBERI
ARBUSTI
Vegetazione
a foglie caduche
per ombreggiamento
estivo
N
2
3
3
SIEPI
- RISCALDAMENTO - ENERGIA TERMICA (CALDO)
- ACQUA CALDA SANITARIA
- CONDIZIONAMENTO - ENERGIA TERMICA (FREDDO)
- ELETTRICITA’ - ENERGIA ELETTRICA
A
B
C
D
Efficientamento Fonti rinnovabili
SOLARE TERMICO PANNELLI
FOTOVOLTAICI
BIODIGESTORE
+ COGENERATORE
GEOSCAMBIO +
POMPE DI CALORE
A
B
C
D
EARTH PIPE
DD
DD
u
uu
u
SCHEMA FABBISOGNI
SISTEMA DEL CONFORT SISTEMA DELL’ENERGIA
- VENTO, SOLE E ACQUA - CONFORT TERMOIGROMETRICO
- RUMORI - CONFORT ACUSTICO
- LUCE - CONFORT VISIVO
- ELETTROMAGNETISMO - CONFORT ELETTROMAGNETICO
1
1
2
3
4
4
Schermo naturale
dai venti freddi
Possibile localizzazione
di antenna o ripetitore
Area protetta
Edificio
Schermo acustico
Illuminazione pubblica
con attenuatore
notturno
Strada carrabile
Vegetazione
sempreverde:
ALBERI
ARBUSTI
Vegetazione
a foglie caduche
per ombreggiamento
estivo
N
2
3
3
SIEPI
- RISCALDAMENTO - ENERGIA TERMICA (CALDO)
- ACQUA CALDA SANITARIA
- CONDIZIONAMENTO - ENERGIA TERMICA (FREDDO)
- ELETTRICITA’ - ENERGIA ELETTRICA
A
B
C
D
Efficientamento Fonti rinnovabili
SOLARE TERMICO
PANNELLI
FOTOVOLTAICI
BIODIGESTORE
GEOSCAMBIO +
POMPE DI CALORE
A
B
C
D
(CALDO)
ENERGIA
TERMICA
(FREDDO)
PANNELLI
SOLARI
PANNELLI
FOTOVOLTAICI
POMPA
DI CALORE
POMPA
DI CALORE
POMPA
DI CALORE
GEOSCAMBIO
u
uu
u
79
SCHEDA FONTI RINNOVABILI E SOLUZIONI PER L’EFFICIENZA DEGLI IMPIANTI
FONTI RINNOVABILI EFFICIENZA IMPIANTI
BA
DC
FE
HG
TIPOLOGIA IMPIANTI
PROPOSTA
TIPOLOGIA IMPIANTI
CONVENZIONALE
RISPARMIO ENERGETICO %
rispetto al convenzionale
Caldaia a condensazione
Caldaia pressurizzata
Pompe di calore
Caldaie e gruppi frigo
B
A
D
- 30%
Cogeneratore
Produzione separata
H
Pompe di calore
con geoscambio
Caldaie e gruppi frigo
F
E
- 15%
- 50%
- 30%
C
Estate
Inverno
G
MACCHINE DI RIFERIMENTORISORSE
RADIAZIONI
SOLARI
TUBI INTERRATI
10 ml
90 m3/h
DEIEZIONI UMANE:
0,2 KG/pp
CAPACITA’ TERMICA
DEL TERRENO
RIFIUTI ORGANICI (RSU):
0,6 KG/pp
SCARTI AGRICOLI:
T/anno/ha
PRODUZIONI
BIOMASSA
EARTH - PIPE
DD
S N
S N
65
25
1650
kWh
30 m3 X 20 pp 9000 kWh/anno
1250
kWh
1700
kWh
1900
kWh
S N
S N
800
650
850
S N
S N
65S N
kWh /anno
kWh /anno
kWh /anno
kWh
t
t
t
1000S N
S N
25S N
e
kWh
750
e
kWh
1200
e
1 m2
collettore piano
1 kW
≈ 65 m2
pannello policristallino
Fotovoltaico
FV
Solare termico
ST
BIODIGESTORE
120
e t
t
frigo
3000
kWh
6000
kWh
550 kWh
165 kWh
SCHEDA SOLUZIONI BIOCLIMATICHE
INVOLUCRIORIENTAMENTO E FATTORE DI FORMA - CAPACITA’ TECNICHE
DC
H
TIPOLOGIA PROPOSTATIPOLOGIA STANDARD RISPARMIO ENERGETICO %
rispetto al convenzionale
Orientamento corretto
Orientamento casuale
B
A
- 10%
FE
Isolamento maggiorato
U=0,2 W/m2 °K
Isolamento standard
U=0,3 W/m2 °K
E
F
- 15%
- 30%
Capacità termica massima
Capacità termica standard
D
- 20%
C
G
Finestre a Sud al 40%
Finestre a Sud al 10%
H
G
- NUOVI EDIFICI
- EDIFICI ESISTENTI
A
2
1
1
B
Frontiere ventilate se irraggiate
Orientamento
Capacità termica e sfasamento
Coibentazione
Superfici vetrate
Incremento coibentazione
Frontiere con trasmittanza pari al
massimo al 65% del valore di norma
Frontiere con valori minimi di attenuazione
pari al massimo al 65% del valore di norma
Frontiere con valori minimi di sfasamento
pari al massimo al 65% del valore di norma
Vetri bassoemissivi
Misure passive
N
S N
DD
DD
Frontiere più coibentate
se non irraggiate
- 25 +25
?
Atri bioclimatici
Buffer spaces
DD
Sud
Sud Sud
S N
Serre solari Muri di Trombe
DD
S N
A B
80
2. GLI OBIETTIVI.
Vengono qui definiti i valori minimi complessivi di riduzione del
fabbisogno energetico e delle emis-sioni da ottenere. La metodologia
di intervento prevede l’adozione delle misure progettuali, oggetto
del successivo capitolo, per le quali verranno indicati obiettivi
specifici che nel loro insieme garantiscono il rag-giungimento e il
superamento di quelli complessivi qui determinati.
2.1. RIDUZIONE DEL FABBISOGNO DI ENERGIA.
I valori stimati di energia richiesta per raggiungere il comfort
all’interno dei nuovi volumi costruiti sono da interpretarsi quindi come
il massimo consumo raggiungibile anche se tuttora la maggior parte
delle nuove edificazioni consuma ben al di sopra dei valori indicati
come dimostrano i dati relativi ai consumi. Di fatto è possibile ridurre
significativamente tali consumi energetici intervenendo con soluzioni
mirate sia per quanto riguarda il fabbisogno termico invernale
che quello estivo da introdursi in fase progettuale. In gene-rale la
soluzione adottata è quella di creare un sistema delle energie (uno
schema del quale è contenuto nella tavola allegata a questo testo)
nel quale i flussi energetici di produzione e di consumo tendono ad
un bilancio nullo.
Un quadro delle soluzioni possibili nelle specifiche aree di intervento
è delineato sia nelle tabelle fi-nali (più dettagliate anche se non
totalmente esaustive e più indirizzate a chi si occuperà della
progettazio-ne nelle successive fasi), sia negli schemi (semplificati,
ma più leggibili e facilmente interpretabili).
Di fatto la metodologia di analisi, ma anche progettuale, prevede:
1.	 una serie di soluzioni sul sistema degli involucri integrati da
misure passive
2.	 una serie di soluzioni basate sull’incremento di efficienza dei
vari sistemi impiantistici
3.	 una serie di soluzioni relative all’installazione delle fonti
rinnovabili.
L’adozione integrata delle soluzioni sopra indicate consente di porsi
l’obiettivo minimo di ridurre l’indice di fabbisogno energetico (con
energia fornita da fonti esterne) nelle nuove edificazioni ponendo
un limite massimo pari a circa il 25-26% dei valori indicati nella
precedente tab. 2, così come riportato nella tab. 3 seguente (valori
in kWh/persona•anno).
	
Tale riduzione comporta tre conseguenze positive principali:
-	 riduzione del fabbisogno di energie da fonti non rinnovabili e
fossili
-	 risparmio economico nella gestione degli immobili
-	 riduzione delle emissioni (di cui si tratta nel paragrafo
seguente).
2.2. RIDUZIONE DELLE EMISSIONI.
Per valutare le emissioni si sono considerate le seguenti ipotesi:
•	 per la produzione di energia termica calda: impiego di gas
con caldaie a condensazione e scaldacqua a gas per la produzione
di acqua calda sanitaria
•	 per la produzione di energia termica fredda: gruppi frigoriferi
(efficienza media stagionale pari a 2,5), ma le relative emissioni
sono comprese nel dato dell’energia elettrica, in quanto essa è il
combustibile della stragrande maggioranza delle macchine che
producono energia termica fredda.
•	 per la produzione di energia elettrica: sistema nazionale di
produzione dell’energia.
I fattori di conversione utilizzati sono i seguenti:
•	 emissioni per combustione del gas naturale: 184 g/kWht
(dato 2013, fonte Carbon Trust)
•	 373,6 g di CO2/kWh (dato 2013, fonte SINA net )
Pertanto le emissioni risultanti dai fabbisogni indicati in tab. 2 sono
riassunti nella seguente tab. 4 espressi in kg di CO2/persona•anno.
L’obiettivo minimo che si ritiene si debba raggiungere, considerando
i valori dell’indice di fabbisogno indica-ti in tab. 3, è costituito dai
valori di emissione riportati nella seguente tab. 5 espressi in kg di
CO2/persona•anno.
3. LE SOLUZIONI PROGETTUALI PROPOSTE.
A nostro avviso è inutile proporre soluzioni relative all’uso di fonti
rinnovabili o di impianti di parti-colare efficienza se non si realizzano
edifici armonizzati con le variabili climatiche. Così come è inutile
pen-sare di produrre energia da fonte rinnovabile per alimentare
una costruzione senza mettere a sistema il contesto nel quale
andrà ad inserirsi, in particolare tenendo nel dovuto conto sia
l’uso razionale delle risor-se idriche, sia il flusso dei materiali che
attraversa il territorio.
La logica seguita nella progettazione degli aspetti energetici
delle nuove costruzioni passa quindi prima attraverso l'adozione
di criteri bioclimatici e di attenzione al risparmio energetico nella
progettazione degli edifici, per arrivare alla definizione di impianti
efficienti alimentati da fonti energetiche rinnovabili.
Ciò è quanto viene sinteticamente trattato nei paragrafi seguenti
con specifico riferimento all’intervento in esame ed alle soluzioni
che si ritengono di maggior interesse.
Tuttavia, in considerazione del fatto che la progettazione a questo
livello è solo indicativa e andrà sviluppata in fasi successive, si
è ritenuto utile aggiungere un quadro più dettagliato (ma non
esaustivo) cir-ca le potenziali soluzioni adottabili. Ciò anche in
ragione del fatto che è possibile immaginare soluzioni inte-grate
che combinino in vario modo alcune di quelle indicate, così come
comprenderne altre che non si è ri-tenuto di citare. Tale quadro
espresso in forma tabellare (tab. 6) è riportato alla pagina seguente.
81
•	 L’uso di frontiere ventilate
•	 L’uso di serre solari e/o muri di Trombe
•	 L’uso di doppi vetri con gas
•	 L’uso di coibentazione maggiorata o cappotto.
3.1.1. Frontiere ventilate.
Le frontiere opache, anche quando sono molto coibentate, presen-
tano una problematica rispetto ai carichi termici estivi, in quanto
l’irraggiamento incidente su di esse provoca un innalzamento notev-
ole della temperatura superficiale che, in funzione del colore, può
anche arrivare a superare gli 80 °C. La ventilazione di tali frontiere
(pareti e solai) consente di ridurre drasticamente questo valore. In
genere una parete venti-lata correttamente arriva a fare in modo
che la temperatura di scambio (quella cioè che si verifica sulla su-
perficie delimitante l’intercapedine verso l’interno) sia molto pros-
sima a quella dell’aria, cioè di 30-45 °C inferiore a quella che si
avrebbe sulla parete non ventilata. Tale funzionamento non incide
invece in manie-ra significativa nel caso invernale, nel quale pure
ha un effetto negativo. Inoltre nel caso si realizzasse un sistema
di chiusura dell’intercapedine per la stagione fredda, si otterrebbe
una ulteriore resistenza termica con un incremento delle prestazioni
della frontiera.
In considerazione di ciò riteniamo che tutti gli edifici di nuova realiz-
zazione debbano essere muniti di questa soluzione, intendendo con
ciò anche che lo strato coibente normalmente previsto abbia uno sp-
essore tale da consentire il raggiungimento di valori di trasmittanza
nettamente minori rispetto a quelli indicati dalla normativa vigente.
Il risparmio determinato da questa soluzione può essere stimato
percentualmente (e prudenzial-mente) nella misura del 10% sul fab-
bisogno di energia termica fredda di base, dato che viene posto
come prestazione minima da ottenere e del 5% sul fabbisogno di
energia termica calda di base.
3.1.2. Serre solari e muri di Trombe.
Si tratta di classici sistemi passivi che stanno trovando una nuova
vita soprattutto nell’applicazione nei nuovi edifici per la loro capac-
ità di ridurre le dispersioni attraverso una parte delle superfici tras-
parenti, consentendo in più il recupero di una quantità di calore,
che viene trasferita agli ambienti interni per mezzo di moti convettivi
dell’aria.
Anche in questo caso il risparmio può solamente essere stimato e il
dato che si pone come presta-zione minima da ottenere è quello di
una riduzione del fabbisogno base di energia termica calda pari al
10% sulla parte relativa al riscaldamento degli ambienti.
3.1.3. Superfici vetrate.
Il rispetto della normativa a Roma impone già di per se’ l’adozione di
un doppio vetro con tratta-mento bassoemissivo. Nell’ottica del pre-
sente lavoro si ritiene di poter proporre, per le superfici trasparenti
non facenti parte di un sistema quale quelli indicati al punto prece-
dente, l’adozione di vetri camera basso-emissivi con l’intercapedine
riempita di gas inerte anziché di aria. Questo accorgimento migliora
di circa il 10-15% la trasmittanza della superficie trasparente, ri-
ducendo conseguentemente le dispersioni.
Il dato posto a limite minimo di risparmio ottenibile dall’adozione di
questa soluzione è limitato al 2,5%, in considerazione di altri fattori
in gioco (come ad esempio materiale e tecnologia dell’infisso) che
po-trebbero essere determinati da elementi al momento non valuta-
bili (scelte architettoniche, scelte circa ma-teriali sostenibili, scelte di
natura economica, ecc.) e che a questo proposito sono assai rile-
vanti. Va però rilevato che il dato indicato si applica al fabbisogno di
energia termica tanto calda quanto fredda.
3.1.4. Atri bioclimatici e buffer spaces.
Queste soluzioni si intendono applicate ad alcune tipologie di edifici,
che probabilmente meglio si presteranno al loro inserimento.
Il risparmio determinato dall’ipotesi di ricorso a queste soluzioni può
essere stimato percentual-mente nella misura del 5% sul fabbisog-
no di energia termica calda di base complessivo, dato che viene
po-sto come prestazione minima da ottenere.
3.1. IL SISTEMA DEGLI INVOLUCRI.
Nel concetto di “sistema degli involucri” si intende far rientrare tutti gli
aspetti (e le soluzioni e tec-nologie correlate) inerenti il rapporto tra
edificio e ambiente esterno, comprendendovi anche lo sfrutta-mento
passivo delle risorse presenti nell’ambiente esterno medesimo. La
finalità che si persegue è di ridur-re i fabbisogni energetici iniziali, di
base delle nuove edificazioni. I consumi energetici residui saranno
poi soddisfacibili attraverso l'uso di impianti efficienti alimentati ad
energie rinnovabili.
In ogni caso si dovrà prestare attenzione ad alcuni elementi di base
quali (si veda anche la tavola correlata):
-	 Il corretto orientamento dell’edificio
-	 Un valore estremamente ridotto della trasmittanza delle fron-
tiere opache
-	 Le caratteristiche termiche dinamiche (attenuazione e
sfasamento) delle frontiere opache
Tali elementi si considerano, per l’appunto, di base e quindi non ver-
ranno ripresi negli elaborati grafici specifici, ma sono illustrati sola-
mente nella scheda generale apposita.
Nel caso specifico, invece, le principali soluzioni individuate riguarda-
no:
82
3.2. FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI.
Negli edifici pubblici e privati di nuova costruzione, a Roma , dal
2008, deve essere assicurata la copertura del 30% del fabbisogno
energetico complessivo dell’edificio con fonti di energia rinnovabile
(compresi sistemi passivi). Per gli interventi privati che siano
inseriti nei Programmi di recupero urbano, nei Programmi Integrati,
nei Progetti Urbani e negli Accordi di Programma o che siano
oggetto di permessi di costruire in deroga, il limite minimo del 30%
del fabbisogno energetico complessivo dell’edificio è aumenta-
to fino al 50%. Tale limite vale anche per tutti gli interventi per la
realizzazione di edifici pubblici o di uso pubblico, fermo restando il
limite del 50% per il fabbisogno di energia primaria per acqua calda
sanitaria. Sebbene la delibera comunale sia uno dei tanti esempi di
legge scarsamente applicata si è ritenuto utile considerarla come
primo riferimento-quadro all'interno del quale proporre le soluzioni
impiantistiche rela-tive agli aspetti energetici.
Nello specifico intervento le soluzioni più adatte, secondo la
valutazione effettuata dal team pro-gettuale, sono costituite dalle
seguenti:
•	 uso dei condotti interrati
•	 uso del solare termico
•	 uso del fotovoltaico
•	 produzione di biogas.
3.2.1. Condotti interrati.
Anche noti con la denominazione inglese earth pipes, si tratta di un
sistema di ventilazione passivo o ibrido che sfrutta la tendenziale
stabilità termica del terreno per pretrattare l’aria esterna prima di
im-metterla negli ambienti controllati, attraverso lo scambio termico
con la massa del terreno nel quale i con-dotti sono immersi. È stata
effettuata una simulazione sulla base di un volume pari a 90 m3/
persona i cui risultati sono esposti nella figura fig. 1 e che fornisce i
seguenti indici di energia recuperata:
-	 energia termica calda = 400 kWh/persona∙anno
-	 energia termica fredda = 125 kWh/persona∙anno
In ogni caso, poiché i condotti interrati possono essere variamente
progettati e dimensionati, anche in rapporto all’area di progetto e
alle caratteristiche del terreno, si ritiene che la prestazione minima
da ot-tenere è una riduzione del fabbisogno base di energia termica
sia calda (sulla parte relativa al riscaldamen-to degli ambienti), sia
fredda pari al 15% per il settore residenziale e del 10% per il settore
terziario.
3.2.2. Solare termico.
	 La tecnologia relativa all’impiego dei collettori solari per il
riscaldamento dell’acqua (soprattutto a fini sanitari) è nota e usata
da tempo.
	 Nell’ipotesi su cui sono basate le nostre stime si è fatto
ricorso a normali collettori piani vetrati di qualità medio-buona. La
simulazione condotta ha fornito un recupero di energia termica
calda superiore a 310 kWh/persona∙anno. La relativa riduzione del
consumo di energia non rinnovabile (gas) è pari a circa 35 m3.
	 Come si è fatto in generale, anche in questo caso l’obiettivo
che ci si propone di raggiungere è e-stremamente prudenziale
rispetto a quello possibile. In questo senso la riduzione dell’indice
del fabbisogno di base di energia termica calda (limitatamente alla
produzione di ACS) che si pone come obiettivo minimo è pari al
50%, come da delibera comunale.
3.2.3. Fotovoltaico.
	 Al pari del solare termico il fotovoltaico è noto da tempo ed
attualmente anche più diffuso in ragio-ne degli incentivi al suo uso
degli ultimi anni.
	 Nelle nostre valutazioni si è ipotizzato di installare per le
abitazioni circa 260 Wp/persona e circa 400 Wp/persona per il
terziario. Questa quantità di pannelli, se correttamente esposti,
consentirebbe di produrre circa 370 kWh/ cioè più dell’80% del
fabbisogno di base di energia elettrica per uso domestico e 560
kWh/persona∙anno cioè più dell’80% del fabbisogno per il terziario.
	 Si è ipotizzato inoltre che una ulteriore quantità di fotovoltaico
sia installata su aree pubbliche (principalmente i parcheggi) e
produca energia a favore della comunità. Nella planimetria dedicata
alle fonti rinnovabili questa quantità è indicata come “fotovoltaico
di quartiere”, ma non è stata quantitativamente definita. Si ritiene
tuttavia che la sua dotaziona minima debba essere tale da coprire
per intero il fabbisogno di energia elettrica derivato dalle utenze
pubbliche (illuminazione, ma anche ricarica di veicoli elettrici, ecc.)
e anche una parte del fabbisogno degli edifici esistenti.
	 Si ritiene pertanto perseguibile l’obiettivo di produrre almeno
l’80% dell’energia elettrica necessa-ria con questa soluzione.
83
3.3. I SISTEMI IMPIANTISTICI.
L’insieme dei sistemi impiantistici è assai articolato e vario e le
soluzioni proponibili sono in effetti una molteplicità non facilmente
circoscrivibile e/o categorizzabile. In effetti le soluzioni impiantistiche
deri-vano da scelte integrate effettuabili solamente in fasi progettuali
assai più avanzate della presente tenendo conto della parallela
definizione di tutti gli altri aspetti progettuali (architettonici, strutturali,
dei materiali, delle funzioni dei vari ambienti e spazi, ecc.).
Le soluzioni qui indicate, pertanto, vanno intese come un
orientamento “filosofico” dell’operato dei progettisti delle fasi
successive. Non per questo si deve tuttavia pensare che si tratti di
indicazioni superfi-ciali o generiche, delle quali si può non tenere
conto. Le scelte sono definite e nette, ancorché nell’ambito delle
possibilità offerte dal presente lavoro, e le possibilità lasciate ai
progettisti pur rimanendo ampie sono tuttavia indirizzate in modo
chiaro. Ciò che andrà definito, in linea di principio, è quanto ricorrere
ad una determinata tecnologia e quanto ad un’altra, così come le
articolazioni di dettaglio (ad esempio: fan coil o pannelli radianti?
quanto geoscambio e quanta cogenerazione? come integrare
ventilazione naturale e im-pianto termico? quanto centralizzare e
quanto parcellizzare? e così via).
	 Nell’area in esame le principali soluzioni individuate
riguardano:
•	 la realizzazione di un idroscambiatore
•	 l’uso di pompe di calore accoppiate a tali geoscambiatori
•	 l’uso di recuperatori di calore
•	 l’uso di pannelli solari termodinamici (tecnologia PST)
•	 l’uso di sorgenti luminose ad alta efficienza
•	 l’uso esteso di sistemi di regolazione, controllo e gestione
3.3.1. Idroscambiatore.
	 La prossimità del Tevere consente di proporre la realizzazione
di un idroscambiatore. Lo scambio termico con l’acquaè la tecnologia
più efficiente attualmente disponibile per il condizionamento degli
am-bienti confinati, al pari del geoscambio, ma a differenza di
quest’ultima tecnologia presenta costi di realiz-zazione molto più
ridotti a causa della mancanza delle perforazioni.
L’unica problematica prevedibile è costituita dalla posizione che,
rispetto ad un tale impianto, po-trebbe assumere l’Autorità di bacino,
sebbene debba essere chiaro che l’acqua prelevata viene totalmente
restituita al fiume.
3.3.2. Pompe di calore.
	 Il componente tecnologico che consente il risparmio
energetico derivante dallo scambio con l’acqua del fiume è la
pompa di calore. La pompa di calore è già considerata dalla
normativa vigente un ge-neratore termico ad alta efficienza, poiché
in effetti il tipo condensato ad aria di uso frequente è rapporta-
bile alle caldaie a condensazione in termini di consumo di energia
primaria. L’impiego in connessione con un idroscambiatore riduce il
fabbisogno energetico fino quasi a dimezzarlo (e talora si va anche
oltre). Inol-tre lo stesso componente è in grado di produrre energia
termica sia calda, sia fredda, semplicemente inver-tendo il ciclo
termodinamico di funzionamento, ciò che consente di condizionare
gli ambienti serviti.
In ragione di quanto detto il risparmio determinato da questa
soluzione può essere stimato percen-tualmente (e prudenzialmente)
nella misura del 35% sul fabbisogno di energia elettrica di base che
la pom-pa di calore impiega per produrre l’energia termica calda e
fredda, dato che viene posto come prestazione minima da ottenere.
Ciò corrisponde, con proporzionale prudenza, ad una riduzione del
30% del fabbisogno di base di energia termica calda e del 40% di
quella fredda, riduzioni che vanno applicate sulla parte dei fabbisogni
relativi al condizionamento e alla produzione di acqua calda sanitaria
(sebbene quest’ultimo e-lemento dipenda dalle soluzioni progettuali
messe in atto dal progettista degli impianti).
3.3.3. Recuperatori di calore.
	 L’impiego di scambiatori termici con funzione di recupero del
calore da fluidi “di scarto” è abba-stanza consolidato tra i progettisti
di impianti, anche perché imposto in determinate condizioni dalla
nor-mativa vigente. La ragione per cui è inserito in questa parte del
presente lavoro è dovuta alla precisa inten-zione di incrementarne
l'impiego estendendolo a tutte le occasioni possibili. Un recuperatore
aria-aria ha un’efficienza di almeno il 50% ed è una soluzione che
si integra a perfezione in molte combinazioni impian-tistiche che
prevedano ventilazione forzata o passiva, così come è possibile
immaginare soluzioni di recupe-ro di calore da altri fluidi.
	 Poiché si tratta di una misura che richiede un livello di
progettazione di maggior dettaglio, non si ritiene di poter stimare il
beneficio complessivamente ottenibile dalla sua adozione a tappeto.
Tuttavia pa-re ragionevole, considerate anche le caratteristiche
architettoniche e funzionali dell’edificato, porre un o-biettivo minimo
di riduzione del fabbisogno base di energia tanto calda quanto
fredda pari al 10%.
3.3.4. Pannelli solari termodinamici.
	 Si tratta di una tecnologia specificamente dedicata alla
produzione di acqua calda per mezzo di un componente denominato
“modulo termodinamico” (sostanzialmente una pompa di calore
funzionante so-lamente in caldo). Tale macchina ha una sua
parte posizionata all’esterno, appositamente progettata in modo
da sfruttare tutte le fonti di calore a bassa e bassissima entalpia
presenti (sole, pioggia, vento, ecc.). Ciò consente di raggiungere
efficienze paragonabili alle pompe di calore con geoscambio.
	 È una soluzione che si ipotizza di impiegare in applicazioni
specifiche ove ci sia un significativo fab-bisogno di acqua calda
(centri fitness, piscine, alcuni laboratori).
	 Sebbene le utenze da servire non siano tutte definite il
risparmio correlato dovrà essere uguale a quello ottenibile con le
pompe di calore accoppiate al geoscambiatore e perciò del 30% sul
fabbisogno di energia termica calda di base.
3.3.5. Sorgenti luminose.
Ci si riferisce alle sorgenti per l’illuminazione pubblica, che già ora
sono normalmente ad alta effi-cienza (la sorgente più diffusa è la
lampada ai vapori di sodio ad alta pressione). Tuttavia lo sviluppo
tecno-logico in corso sia per quanto riguarda le lampade a scarica,
sia per i LED, permette di immaginare degli in-crementi di efficienza
rispetto ai valori attuali.
In questo senso, specialmente insieme a dei semplici sistemi di
controllo (temporizzatori o sensori di illuminamento e attenuatori) si
ritiene che sarà possibile ottenere dei risparmi compresi tra il 15% e
il 25% rispetto ai consumi elettrici attuali.
3.3.6. Sistemi di regolazione e controllo.
	 I sistemi di regolazione, controllo e gestione dei sistemi
impiantistici dovranno essere utilizzati ogni volta che sia possibile
con le seguenti finalità:
•	 ottimizzare il funzionamento dell’impianto dal punto di vista
del risparmio energetico
•	 consentire una facile interazione da parte degli utenti
•	 consentire il controllo remoto
•	 segnalarealpersonaleprepostoglieventualimalfunzionamenti
e/o guasti.
Sebbene sia noto che un efficace sistema di regolazione in grado
di agire in modo integrato su più compo-nenti di un sistema e di
mettere i sistemi in relazione tra loro consenta di realizzare ulteriori
significativi ri-sparmi energetici, non si ritiene di porre qui un
84
obiettivo specifico in quanto le variabili progettuali sono troppe e
pertanto non prevedibili a questo livello di progettazione. Saranno
quindi determinanti la compe-tenza tecnica e la sensibilità del o dei
progettisti e la capacità di coniugare tecnica ed economia.
3.3.7. Il caso della piscina.
Si è studiato in particolare il caso relativo alle necessità termiche
della piscina, per la sua rilevanza all’interno dell’intervento e
per la possibilità che offre di illustrare le potenzialità derivanti
da scelte proget-tuali specificamente attagliate ad un singolo
edificio o addirittura ad una sua parte funzionalmente definita,. Un
fabbisogno energetico medio di 850 kWht/anno a m3 di vasche
della piscina si riduce a circa 380 kWht/anno,m3 attraverso l'utilizzo
di un recuperatore di calore sull'acqua di ricambio, una copertura
dello specchio della piscina durante le ore di non utilizzo e, infine,
realizzando strutture adeguatamente coiben-tate.
L'ipotesi di cui si è verificata la fattibilità è stata quella di accoppiare
le produzioni di calore ad uso della piscina e del centro sportivo
con il calore sottratto dai sistemi di refrigerazione dell'alimentare
che possono pesare fino a circa il 40% dei consumi nelle parti
commerciali della struttura.
Questo accoppiamento avviene mediante l'installazione di
recuperatori di calore in centrale frigori-fera.
Ipotizzando una piscina con 500 m3 di capienza totale delle vasche
ed un supermercato di 1500 m2 di superficie il fabbisogno termico
dell'impianto sportivo viene completamente soddisfatto dal calore
recu-perato come illustrato precedentemente.
Il fabbisogno energetico per l'ACS è stimato in ragione di circa
80.000 kWht/anno e può essere an-che completamente soddisfatto
attraverso l'installazione di collettori solari termici e i pannelli solari
ter-modinamici (PST).
Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica essa è affidata
ai pannelli fotovoltaici come il-lustrato nel punto 3.2.3.
	 In considerazione dell’aleatorietà delle scelte progettuali,
si è ritenuto di non fornire limiti precisi specifici. I flussi energetici
della piscina dovranno rientrare nei limiti generali precedentemente
illustrati.
4. QUADRO RIASSUNTIVO.
Nella seguente tab. 7 sono riportati gli indici cumulativi (settore
residenziale più settore terziario) ottenibili con le misure sopra
indicate, raffrontati con i valori di riferimento definiti nel cap. 2.
È da sottolineare il fatto che il risultato ottenuto, già ottimo, non
tiene conto di alcune soluzioni non valutate, come spiegato nel cap.
3., e può facilmente essere incrementato ulteriormente adottando
combinazioni ottimizzate delle soluzioni indicate in tab. 6 (con le
precisazioni fornite nel testo che la prece-de).
LABORATORIO ROMA_CASO STUDIO SNODO MARCONI
SISTEMA INVOLUCRI
RESIDENZIALE
COMMERCIALE
TERZIARIO
UFFICI
Legenda
FRONTIERE
VENTILATE
SERRE SOLARI
/ MURI DI TROMBE
SUPERFICI
VETRATE
DOPPIO VETRO
CON GAS
ATRI BIOCLIMATICI
/ BUFFER SPACE
1
2
3
4
kWh/p. anno % kg/p. anno %
kg/p. anno %kWh/p. anno %
kg/p. anno %kWh/p. anno %
kg/p. anno %kWh/p. anno %
Energia Emissioni di CO2
- 275,1 - 5,6 - 27,6 - 3,5
- 56,3 - 1,2 - 10,4 - 1,3
- 93,8 - 1,9 - 9,2 - 1,2
- 75,1 - 1,5 - 9,2 - 1,2
+ 14,00 m + 16,70 m
+ 19,40 m + 23,40 m
85
LABORATORIO ROMA_CASO STUDIO SNODO MARCONI
FONTI RINNOVABILI
RESIDENZIALE
COMMERCIALE
TERZIARIO
UFFICI
Legenda
+ 14,00 m + 16,70 m
+ 19,40 m + 23,40 m
CONDOTTI
INTERRATI
Energia Emissioni di CO2
SOLARE
TERMICO
FOTOVOLTAICO
FOTOVOLTAICO
DI QUARTIERE
1
2
3
4
kWh/p. anno
- 340,8 - 7,0 - 38,0 - 4,8
- 356,5 - 7,3 - 65,6 - 8,3
- 731,3 - 15,0 - 273,2 - 5,6
% kg/p. anno %
kg/p. anno %kWh/p. anno %
kg/p. anno %kWh/p. anno %
5
- 168,8 - 3,5 - 63,0 - 1,3
kg/p. anno %kWh/p. anno %
LABORATORIO ROMA_CASO STUDIO SNODO MARCONI
IDROSCAMBIATORE
SISTEMI IMPIANTISTICI
RESIDENZIALE
COMMERCIALE
TERZIARIO
UFFICI
Legenda
POMPE DI CALORE
CON IDROSCAMBIO
RECUPERATORI
DI CALORE
SOLARE PST
SORGENTI LUMINOSE
ALTA EFFICIENZA
su strade, percorsi pedonali e parcheggi
ovunqueSISTEMI DI REGOLAZIONE
E GESTIONE
1
2
3
4
5
6
kWh/p. anno % kg/p. anno %
kg/p. anno %kWh/p. anno %
- 1.143,5 - 23,4 - 152,8 - 19,4
- 375,3 - 7,7 - 36,9 - 4,7
+ 14,00 m + 16,70 m
+ 19,40 m + 23,40 m
Emissioni di CO2Energia
86
87
Mobilità sostenibile
Massimo Ciuffini
Introduzione
In linea generale la strategia d’intervento nel campo della mobilità
sostenibile si articola su tre linee d’azione integrate tra loro:
•	 ridurre il fabbisogno di mobilità (Avoid/reduce)
•	 favorire l’utilizzo delle modalità di trasporto più sostenibili 	
	 (Shift )
•	 migliorare senza sosta i mezzi di trasporto perché siano
sempre più efficienti (Improve)
Nel caso della progettazione di un nuovo insediamento urbano ad
entrare in gioco sono fondamentalmente le due linee di azione Avoid/
Reduce e Shift. La linea di intervento Avoid/Reduce è finalizzata alla
riduzione della domanda di trasporto e molte delle misure in questo
ambito ricadono nella categoria della pianificazione territoriale ed
urbanistica. In questo campo i fattori chiave per ridurre la domanda di
trasporto sono: la densità territoriale, la compattezza dell’edificato, la
struttura insediativa, la posizione baricentrica delle principali funzioni
urbane, la distribuzione delle funzioni di prossimità, la progettazione
degli spazi pubblici e la progettazione delle infrastrutture. La linea
di intervento Shift si propone invece di ridurre gli impatti della
mobilità, promuovendo l’utilizzo di mezzi di trasporto con minori
impatti specifici. Per questo è necessario che quando si progetta un
nuovo quartiere sia prevista un’offerta di trasporto multimodale che
comporti l’esistenza di adeguati servizi di trasporto pubblico, una
rete ciclistica e pedonale ma anche il restringimento in alcuni ambiti
dell’uso dell’auto, per esempio realizzando zone pedonali o zone
dove il traffico sia moderato o limitato.
Complessivamente e in varia misura, tutti gli interventi affrontati
dal laboratorio hanno le caratteristiche fondamentali per essere
considerati sostenibili dal punto di vista della mobilità visto come
siano tutti localizzati nella cosiddetta città consolidata, a ridosso
di alcuni dei più importanti corridoi di trasporto collettivo della città
ed in adiacenza ad altri quartieri esistenti in modo da innalzarne la
densità funzionale, edilizia ed abitativa.
Nodo marconi
L’intervento sul Nodo Marconi è finalizzato prioritariamente alla
realizzazione di un’infrastruttura per la mobilità per lo scambio tra
gomma e ferro. In particolare si tratta di realizzare un parcheggio
di scambio di superficie che sia collegata pedonalmente con la
stazione Marconi della linea B della metropolitana. Una valutazione
sulla qualità di un intervento simile dal punto di vista della mobilità
sostenibile risulta pleonastico essendo in sé uno strumento per
realizzare lo shift tra il mezzo privato e quello pubblico. Per lo
stesso motivo il sistema di valutazione GBC in questo caso risulta
essere uno strumento spuntato per orientare la progettazione del
nodo. Da una parte i requisiti di Localizzazione e Collegamenti del
Sito (LQS) sono ovviamente più che rispettati dall’altra i requisiti
di Organizzazione e Programmazione di Quartiere (OPQ) vengono
spesso disattesi.
Ma ciò che invece è degno di nota dell’approccio progettuale
individuato è l’avere ridotto drasticamente le previsioni realizzative
dei precedenti interventi, occorsi per bilanciare economicamente
una dotazione infrastrutturale stradale sproporzionata. In altre parole
il progetto del nodo si limita a realizzare il parcheggio di scambio,
provvedendo alla sola realizzazione di quelle infrastrutture stradali
necessarie per il suo accesso dalla rete esistente, rinunciando alla
realizzazione di una nuova strada di scorrimento urbano lungo
l’ansa del Tevere.
A questo aspetto cruciale d’impostazione, il progetto prevede la
realizzazione di una serie di piccole infrastrutture per la ciclabilità
e la pedonalità che sinergicamente si pongono sia al servizio del
quartiere esistente, facilitando l’accessibilità ciclopedonale della
stazione sia al servizio delle nuove attività insediate.
Nodo Marconi
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Nodo Marconi

  • 1. 1 LABORATORIO ROMA amministrazione impresa e progetto per la rigenerazione urbana Roma Capitale In/Arch lazio ACER MARCONI scambi funzionali 2 t r - t e r r i t o r i o e r i c e r c a
  • 2. 2 LABORATORIO ROMA amministrazione impresa e progetto per la rigenerazione urbana Marconi - scambi funzionali progetto pilota - studio di fattibilità ambientale, economica e sociale Assessorato alla Trasformazione Urbana Assessore: prof. arch. Giovanni Caudo Comunicazione e organizzazione: arch. Lorenza Bolelli Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica Direttore: dott.ssa Annamaria Graziano Direzione Trasformazione urbana Direttore: ing. Antonello Fatello U.O. Riqualificazione di ambito urbano e riuso del patrimonio pubblico Dirigente: arch. Maurizio Geusa U.O. Qualità urbana e certificazione energetica/ambientale Dirigente: arch. Rossella Caputo Centro Studi Acer Centro Studi ISVEUR In/Arch Coordinamento generale: arch. Marialuisa Palumbo Progetto: 2tr - territorioericerca Luca Montuori e Riccardo Petrachi architetti associati Design Leaders: arch. Simone Stabile Collaboratori: arch. Elisabetta Bagnato Carmela De Lorenzo Mattia Merusi Consulenti: Aspetti normativi e procedurali arch. Alessandra Montenero Efficienza energetica arch. Franco Cipriani dott. Andrea Marcucci Mobilità arch. Massimo Ciuffini Gestione delle Acque arch. Paolo Anella Certifcazione energetica arch. Francesca Margiotta arch. Massimo Campari
  • 4. 4 Una esperienza di progettazione condivisa tra Inarch, Acer e Comune di Roma Marialuisa Palumbo 4 “La Roma che vogliamo è semplice: rigenerare tutto quello che è costruito,faremeglio dove èstatogià fatto,dove lacittàhaconsumato il suolo e rivedere tutti gli interventi che ripropongono l’espansione fisica della città. Affermeremo in tutti i nostri interventi che se la città non è pubblica semplicemente non è.” Questa frase, tratta dalla presentazione dell’Assessorato alla Trasformazione Urbana guidato da Giovanni Caudo, riassume in poche righe la radicale novità di politica urbana che il Sindaco Marino e l’Assessore hanno condiviso a partire dalla stesura del programma elettorale. Rigenerare, costruire nel costruito, rilanciare la dimensione pubblica della città. Tre obiettivi per un programma che appare tanto più rivoluzionario se lo si confronta con la storia recente di una città che tra il 1993 e il 2008, in soli 15 anni, ha urbanizzato una superficie pari a quasi 3 volte il tessuto della città storica compresa tra le Mura Aureliane. Una espansione, per altro, che non ha coinciso con un aumento della capacità di accoglienza della città, considerando come negli stessi anni la popolazione di Roma diminuiva per poi crescere di poco (del 2,4% tra il 2001 e 2011 secondo i dati Cresme) cedendo sostanzialmente abitanti alla crescita impetuosa della provincia (crescita che nei comuni di prima cintura è arrivata al 30%). Un fenomeno sintomo di un disagio, e di una divaricazione tra l’offerta e la domanda abitativa (permessa dai meccanismi finanziari che sostenevano l’edilizia), che testimonia chiaramente come la crescita del costruito, in mancanza di politiche per la casa, non sia in sé una risposta al problema abitativo. In questo quadro, la proposta di una politica urbana basata su una inversione di tendenza, sulla rigenerazione dell’esistente attraverso operazioni attente tanto alle grandi questioni ambientali (dalla riduzione del consumo di suolo allo sviluppo di pratiche di sostenibilità e resilienza) quanto alle esigenze sociali (alla reale composizione della domanda abitativa), ha trovato nell’INARCH Lazio un interlocutore interessato non solo a sostenere la diffusione e discussione di questi temi, ma pronto a lavorare insieme all’amministrazione ed agli imprenditori per renderli concreti. Nasce così l’idea di un laboratorio di progettazione che, sulla base di una collaborazione operativa con l’Acer, e in dialogo con l’Assessorato, elabori progetti pilota sulle principali tipologie di “rigenerazione”, per verificarne scenari di sostenibilità architettonica, sociale ed ambientale, nonché di fattibilità economica e procedurale. Esiste infatti un enorme patrimonio, di aree ed immobili pubblici, che potrebbero essere subito rimessi in gioco per rispondere tanto all’emergenza abitativa, quanto al bisogno di servizi ed infrastrutture di vecchio e di nuovo tipo, dalla viabilità a nuove infrastrutture per l’energia e la resilienza. Il punto è capire come far collaborare pubblico e privato per sviluppare un disegno della città coerente, in cui le energie e capacità imprenditoriali si sviluppino all’interno di un quadro collettivo, diventando un motore per il bene comune della città. Obiettivo di fondo dunque del Laboratorio, è quello di generare esperienze progettuali condivise che aprano la strada ad una nuova convergenza di forze e di interessi: perché intervenire sui 15.000 ettari di città da ristrutturare vorrebbe dire far ripartire l’economia di Roma, rilanciando l’immagine di una capitale in linea con le grandi città europee, da Barcellona a Londra, da Marsiglia ad Amburgo, Copenhagen e Stoccolma (e molte altre se ne potrebbero citare). Città che hanno saputo ri-costruire le proprie zone d’ombra (quartieri periferici ed aree industriali abbandonate) attraendo capitali, risorse, intelligenze e turismo da tutto il mondo, nel segno della bellezza e della qualità ambientale. I progetti-pilota: edilizia sociale e qualità ambientale A partire dalla sfida radicale di dar forma ad una urbanizzazione senza espansione, sono tre le tipologie di intervento che il Laboratorio si è proposto di indagare: la riqualificazione dei grandi quartieri della città pubblica (i quartieri frutto della 167), la rigenerazione urbana attraverso la riattivazione del patrimonio edilizio dismesso (o in via di dismissione) come caserme o depositi Atac, e la concentrazione di funzioni (residenze e servizi) in corrispondenza degli snodi del trasporto pubblico su ferro. Questi tre temi sono atterrati su tre casi studio specifici: la riqualificazione del Piano di Zona di Tor Sapienza, la trasformazione della Caserma Ruffo su via Tiburtina, la soluzione del Nodo di Scambio Marconi. Si tratta naturalmente di tre temi molto diversi ma che condividono un approccio comune: quello di pensare allo sviluppo futuro della città (e dell’attività edificatoria) a partire dai bisogni concreti delle persone e del territorio. In questo senso due “bisogni” fondamentali sono stati al centro del lavoro del laboratorio: il bisogno della casa e quello di un ambiente sano, un ambiente capace di sostenere la vita. Partiamo dalla casa. Cosa si intende oggi per alloggi sociali? In accordo con il DL 112/2008 che ha definito l’alloggio sociale come “l’unità immobiliare adibita ad uso residenziale in locazione permanente che svolge la funzione di interesse generale, nella salvaguardia della coesione sociale, di ridurre il disagio abitativo di individui e nuclei familiari svantaggiati, che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato”, alle categoria tradizionali di edilizia residenziale sovvenzionata (o edilizia residenziale pubblica), agevolata e convenzionata, si è aggiunta nella legislazione italiana una edilizia a canone moderato (housing sociale), realizzata con il concorso di promotori privati, con contributi pubblici anche in natura come premialità urbanistiche e/o aree gratuite, e sviluppata attraverso interventi integrati sia sul piano dell’utenza che delle funzioni, ed attraverso strumenti finanziari basati su fondi immobiliari con partecipazione dello Stato attraverso la Cassa DDPP. Obiettivo di questo nuovo tipo di intervento è l’aumento dello stock di case in affitto per rispondere alla domanda del ceto medio (in aumento) che non riesce più ad accedere al mercato, nel quadro per altro di un paese che è agli ultimi posti delle classifiche europee per percentuale di alloggi sociali calcolati sul totale dello stock in affitto (l’Italia è infatti sotto il 5% insieme a Spagna, Portogallo e Grecia contro una media europea intorno al 25% ). Per quanto riguarda invece la definizione di qualità ambientale esiste ormai un quadro di riferimento complesso ma molto preciso rispetto a cui comprenderla e valutarla: è il quadro dei cambiamenti climatici e delle azioni utili ad attenuarli e ad adattarvisi. Se infatti a livello locale e considerando i bisogni delle persone, la crisi economica ha comportato in Italia, e a Roma in particolare, il ritorno della centralità del problema della casa, dal punto di vista globale dello stato del Pianeta, l’emergenza ambientale è la vera novità che sfida la progettazione urbana. La sfida è ormai molto chiara e presente nel dibattito della Comunità Europea che ha incluso il tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici praticamente in tutti i propri programmi di finanziamento per il 2014-2020. I fondi strutturali e di investimento europei, e istituzioni come la Banca Europea per gli Investimenti e la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, forniranno inoltre un sostegno significativo agli Stati membri, alle regioni e alle città che investiranno nei programmi e nei progetti legati all’adattamento. Ma cosa si intende dunque per azioni di “mitigazione e adattamento” e in che misura esse riguardano il progetto urbano? Il presupposto che è importante ricordare è che il primo e più noto cambiamento climatico, l’innalzamento della temperatura, interessa particolarmente l’Europa con una crescita media delle temperature nell’ultimo decennio di 1,3 °C rispetto alle temperature del periodo pre-industriale, un aumento superiore rispetto alla media globale (di 0,8 °C) . Insieme alla temperatura sono in aumento i fenomeni Perché un laboratorio?
  • 5. 5 meteorologici estremi, le precipitazioni, le ondate di calore e la siccità. Tenendo conto che tre quarti della popolazione europea vive in zone urbane, particolarmente esposte tanto ai rischi di ondate di calore, di alluvioni ed innalzamento dei livelli del mare, l’Europa stima un costo crescente legato alla crescita delle catastrofi con gravi perdite economiche e umane. Dunque le azioni utili ad attenuare i cambiamenti e ad adattarvisi sono chiare: riduzione dei consumi di risorse (in primo luogo suolo, acqua ed energia), riduzione delle emissioni di gas serra, produzione locale e distribuita di energia rinnovabile, gestione sostenibile delle acque (con accurata raccolta e riuso dell’acqua piovana ed alleggerimento del sistema fognario), attento disegno degli spazi aperti (permeabilità, vegetazione, sistemi di ombreggiamento) e riduzione dell’effetto isola di calore. Molte di queste azioni possono essere raccolte in un approccio basato sulla capacità di risposta propria degli ecosistemi naturali. Si parla di “infrastrutture verdi”, l’insieme di elementi come parchi, wetland, orti, viali alberati, tetti e pareti verdi, superfici permeabili e aiuole drenanti, ovvero sistemi diffusi di infiltrazione e trattamento locale dell’acqua (rain garden e swale), fornisce infatti un rimedio a basso costo per fornire raffrescamento, miglioramento della qualità dell’aria, ridurre il pericolo di allagamenti e costituire riserve d’acqua. Il tutto contrastando la perdita di biodiversità ed il degrado degli ecosistemi. Tenendo conto del fatto che se tutti i paesi europei sono esposti ai cambiamenticlimaticialcuneregioni,comeilbacinodelMediterraneo, sono considerate ad alto rischio, l’attenzione dell’Italia alla tematica dell’adattamento dovrebbe essere davvero grande. In questo senso, alla sfida di una urbanizzazione senza espansione, si aggiunge la sfida di una urbanizzazione capace di sostenere la vita in un contesto di disequilibri crescenti: una sviluppo della città dunque, non solo alternativo al consumo di suolo, ma capace di proporre modelli di insediamento a ridotte emissioni di Co2 e a maggiore resilienza. Operativamente ciò ha significato in particolare (in accordo con la Strategia Europea di Adattamento ai Cambiamenti Climatici ) integrare alla normale progettazione urbana un livello ulteriore di progettazione energetica, una sorta di masterplan delle energie volto al contenimento dei consumi e alla proposta di sistemi di generazione locale e rinnovabile, ed un ulteriore approfondimento della progettazione del sistema della acque, un masterplan delle acque volto alla raccolta, riciclo e integrazione nel disegno dello spazio urbano dell’acqua piovana. La struttura operativa Per sviluppare dunque i tre progetti-pilota secondo gli obiettivi appena descritti, il laboratorio si è strutturato in un gruppo di progettazione reso possibile inizialmente dalla collaborazione con i Master dell’Inarch, con i tre studi professionali che li animavano (2A+P/A, IaN+, 2Tr, poi responsabili rispettivamente dei progetti su Tor Sapienza, Caserma Ruffo e Nodo Marconi), con un gruppo di consulenti attivi sugli aspetti ambientali di tutti e tre i progetti (bioclimatica, energie, mobilità, acque, certificazituone ambientale) e con alcuni giovani progettisti formatisi nel master dell’Inarch in Architetture Sostenibili. Un ulteriore supporto è arrivato dalla consulenza sugli aspetti procedurali e normativi dell’architetto Alessandra Montenero. Questo gruppo allargato di progettazione, si è via via confrontato in modalità differenti con esponenti ed esperti di Acer ed Isveur, per discutere le impostazioni dei progetti e poi in particolare per valutarne un modello di sostenibilità economica. Da questo punto di vista è importante chiarire che la difficoltà di sviluppare in tempi stretti una progettazione integrata alle tematiche ambientali non ci ha permesso di portare avanti una valutazione economica specifica di questi aspetti. Ma tenendo conto di recenti esperienze di realizzazioni ad alta efficienza, realizzate a Roma a costi contenuti (meno di 1000 euro/mq), si è ritenuto che i costi proposti nelle tabelle di valutazione possano contenere le misure ambientali proposte. Tornando alla dinamica operativa del laboratorio, gli incontri tra i progettisti e i rappresentanti dell’Acer, e tra progettisti e consulenti ambientali, sono stati a loro volta integrati da altri incontri con l’Assessore e i dirigenti delle Unità Operative su Riqualificazione di Ambito Urbano e Riuso del Patrimonio Pubblico e sulla Qualità Urbana, con l’obiettivo di tenere insieme le ragioni di ciascuna delle parti integrandole in un disegno comune. Da questo punto di vista il Laboratorio ha rappresentato una esperienza davvero innovativa e che in un certo senso ha appena cominciato a mostrare la direzione verso cui bisognerebbe andare: una progettazione urbana che veda allo stesso tavolo il soggetto pubblico e l’imprenditore privato per ragionare insieme su come costruire una città migliore, guardando tanto ai vincoli e agli obiettivi urbanistici (in senso tradizionale) quanto all’esigenza di ripensare le forme di gestione della mobilità, delle energie, dei rifiuti e delle acque intese come parte dell’infrastruttura degli ecosistemi naturali. Ha “appena cominciato” a mostrare una strada perché soltanto adesso, al momento della chiusura di questa fase, ci ritroviamo davanti a tre masterplan completi sotto tutti questi aspetti ed è dunque adesso che possiamo valutarne in pieno la complessità e l’interesse, pubblico e privato: per la collettività e per i potenziali futuri abitanti. Ancora, è adesso che dovrebbe cominciare un nuovo e più ampio lavoro di condivisione, con altri uffici e altri soggetti, in particolare con coloro che si occupano di ambiente, mobilità, acque, rifiuti ed energia. Perché il cuore della sfida di una progettazione urbana di nuovo tipo sta proprio nel non ‘esternalizzare’ più i propri rifiuti (emissioni, calore, scarti, acque sporche) ma trovare piuttosto forme di equilibrio locale: fabbisogni energetici ridotti al minimo e produzione locale da fonti rinnovabili del poco che serve (e così via). Altre città hanno già dato l’esempio, hanno progettato e realizzato quartieri modello o hanno cambiato gli equilibri di intere strutture urbane rinunciando per esempio alla mobilità privata a favore delle bici e dei mezzi pubblici. Roma non ha più tempo, deve cambiare adesso. Abbiamo la capacità progettuale ma anche la voglia imprenditoriale di scrivere una storia diversa, di tornare ad essere un luogo vivo, di elaborazione e costruzione del futuro. In questo senso, ancora, speriamo che questa conclusione non sia che un inizio, che ci permetta di portare avanti questi e molti altri progetti secondo quella che è la ragion d’essere dell’INARCH: uno strumento di convergenza tra le Pubbliche Amministrazioni e le culture d’impresa e di progetto. 1. Dati “Ambiente Italia 2011, il consumo di suolo in Italia”, annuario di Legambiente a cura di Duccio Bianchi e Edoardo Zanchini. 2. Dati di Federcasa, atti del convegno “Una Casa per Tutti”, Roma novembre 2011. 3. Relazione SEE n. 12/2012, Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2012. 4. Si stima che il costo minimo del mancato adattamento ai cambiamenti climatici per tutta l’UE parta da 100 miliardi di euro nel 2020 per raggiungere 250 miliardi di euro nel 2050. Tra il 1980 e il 2011 le perdite economiche dirette nell’UE in seguito ad alluvioni hanno superato i 90 miliardi di euro. Secondo le previsioni il dato è in crescita: il costo annuo dei danni da alluvione fluviale dovrebbe raggiungere 20 miliardi di euro nel decennio 2020-2030 e 46 miliardi di euro entro il decennio 2050-2060. Anche il costo sociale dei cambiamenti climatici può essere considerevole. Le alluvioni nell’UE hanno causato oltre 2.500 decessi e hanno toccato oltre 5,5 milioni di persone nel periodo 1980-2011. Se non ver- ranno prese ulteriori misure di adattamento si stimano 26.000 possibili decessi all’anno dovuti al caldo entro il decennio 2020-2030 e 89.000 entro il decennio 2050-2060. Dati relazione SEE n. 12/2012. 5. http://ec.europa.eu/clima/policies/adaptation/index_en.htm 6. In particolare facciamo riferimento all’intervento di edilizia residenziale pubblica a Monterotondo, realizzato a Roma tra il 2008 e il 2009 su progetto di Cortesini, Battisti, Tucci, con un progetto degli impianti di Cipriani e Guglielmini. Impresa: A.T.I. Capogruppo Gral Costruzioni Unipersonale srl, Man- dante Impresa Culicelli Santino.
  • 6. 6
  • 7. 7 Nodo Marconi Marialuisa Palumbo Alessandra Montenero Gli obiettivi specifici (quantità e localizzazione) di questo progetto derivano da un bando di gara pubblicato nel 2005 dall’Assessorato alla Mobilità (U.O. Programmazione, Pianificazione ed Indirizzi sulla Mobilità e parcheggi) e che vede la proposta unificata di ISVEUR e Altri operatori (Cons.Coop. Costruz,DiCos,CMB) oggetto di esame della Conferenza dei servizi tuttora in corso. A seguito delle difficoltà e complessità operative emerse nei successivi sviluppi del progetto, anche a causa del progressivo modificarsi del quadro degli obiettivi da raggiungere, la procedura attuativa si è di fatto bloccata. Il Laboratorio, in accordo con l’Assessorato alla Trasformazione Urbana e con il supporto dell’ACER - l’ISVEUR, è quindi ripartito da una analisi degli obiettivi del bando (la realizzazione di un parcheggio di scambio a servizio della metro Marconi e di una volumetria commerciale), dalle caratteristiche dell’area, dal sistema delle proprietà, dai vincoli e dalle potenzialità orografiche e naturali presenti nell’area, per configurare una nuova ipotesi progettuale, frutto di un equilibrio tra obiettivi di sostenibilità ambientale, economica e sociale. In questo senso la lettura dell’area di progetto è stata programmaticamente elaborata attraverso la lente di un protocollo di qualità ambientale, il Leed Quartieri, usato ancor prima che come strumento di certificazione, come strumento di pensiero per accompagnare e strutturare il ragionamento progettuale. L’area di progetto appare dunque come una tipica zona di risulta, priva (nel raggio dei 400 metri considerati dal Leed come misura base della mobilità pedonale) dei servizi essenziali così come di una piazza o luogo di incontro. Un’area rimasta interclusa tra una serie di vincoli ambientali e strutturali: un’ansa del Tevere con la fragilità idrogeologica di una zona di esondazione, una doppia condotta fognaria ed due manufatti idraulici, un asse viario ad alto scorrimento ed il mancato completamento della viabilità del lungotevere Dante, con la conseguente sopravvivenza di un margine naturale particolarmente ampio tra fiume e città costruita. Sull’insieme dell’area (andando oltre le superfici di intervento) si trovano oggi, oltre ad un’ampia zona di verde incolto, un vivaio, una carrozzeria ed una depositeria giudiziaria, un casale vincolato, alcune abitazioni spontanee e un circolo sportivo. La strategia di intervento proposta immagina una sistemazione generale della zona che rafforzi la struttura della mobilità pubblico- privata derivante dal nodo di scambio e che, più che al passaggio di un nuovo Lungotevere carrabile (come da previsione del PRG), preluda ad un uso pubblico, pedonale e ciclabile, di un’area con grandi potenzialità ambientali ma occupata da funzioni improprie e potenzialmente pericolose (come la grande depositeria di autoveicoli in una zona di esondazione). Il progetto prevede dunque la realizzazione di un grande parcheggio a raso con alberature e pavimentazione permeabile, accessibile da viale Marconi, e di un edificio che accoglie un mix di funzioni: uno studentato (in relazione ad un ulteriore sviluppo universitario della zona), un piccolo supermercato ed un centro sportivo con piscina, palestra e bar/ristorante oltre ad una grande piazza pubblica, pensata come primo affaccio su un’ansa del Tevere da riconquistare alla città. Dal punto di vista della sostenibilità ambientale, il progetto presenta diversi elementi di interesse specifico. Innanzitutto sotto il profilo della mobilità oltre ad essere in sé uno strumento di shift tra mezzo privato e mezzo pubblico (vedi la relazione di approfondimento sulla mobilità), il progetto prevede la realizzazione di una serie di piccole infrastrutture per la ciclabilità e la pedonalità che sinergicamente si pongono sia al servizio del quartiere esistente, facilitando l’accessibilità ciclopedonale della stazione, sia al servizio delle nuove attività insediate. In secondo luogo dal punto di vista del sistema delle energie (vedi relazione e tavole di approfondimento specifiche) la collocazione a ridosso del Tevere consente di proporre per questo progetto la realizzazione di un idroscambiatore. Lo scambio termico con l’acqua è infatti la tecnologia più efficiente attualmente disponibile per il condizionamento degli ambienti confinati, al pari del geoscambio (proposto per gli altri progetti), ma a differenza di quest’ultima tecnologia presenta costi di realizzazione molto più ridotti a causa della mancanza delle perforazioni. Il componente tecnologico che consente il risparmio energetico derivante dallo scambio con l’acqua del fiume è la pompa di calore. La pompa di calore è già considerata dalla normativa vigente un generatore termico ad alta efficienza, ma l’impiego in connessione con un idroscambiatore riduce il fabbisogno energetico fino quasi a dimezzarlo (e talora si va anche oltre). Inoltre lo stesso componente è in grado di produrre energia termica sia calda, sia fredda, semplicemente invertendo il ciclo termodinamico di funzionamento, ciò che consente di condizionare gli ambienti serviti. Ancora dal punto di vista energetico, vista la presenza nel programma di funzioni complementari in relazione ai fabbisogni di freddo e di caldo (piscina e supermercato) l’ipotesi di cui si è verificata la fattibilità è quella di accoppiare le produzioni di calore ad uso della piscina e del centro sportivo con il calore sottratto dai sistemi di refrigerazione dell’alimentare che possono pesare fino a circa il 40% dei consumi nelle parti commerciali della struttura. Questo accoppiamento avviene mediante l’installazione di recuperatori di calore in centrale frigorifera. Ipotizzando una piscina con 500 m3 di capienza totale delle vasche ed un supermercato di 1500 m2 di superficie il fabbisogno termico dell’impianto sportivo viene completamente soddisfatto dal calore recuperato. Il restante fabbisogno energetico per l’ACS (stimato in ragione di circa 80.000 kWht/anno) e per energia elettrica potrebbe completamentesoddisfattoattraversol’installazionedicollettorisolari termici, pannelli solari termodinamici (PST) e pannelli fotovoltaici. Dal punto di vista urbanistico la zona è stata soggetta a diverse fasi procedurali di pianificazione attuativa: una prima delibera di consiglio comunale 240/’99 fissava l’assetto generale di un’area molto estesa (definita PUOM - Piano Urbanistico Ostiense Marconi: dai Mercati Generali alla Città Universitaria di RomaTre, alla metro Marconi), successivamente la delibera di consiglio comunale 17/2005 ne modificava parte dei contenuti ed infine si giungeva ad un accordo di programma che ne garantiva la fattibilità urbanistica. Contestualmente nel 2005 l’Assessorato alla Mobilità promuoveva un bando di project financing per la realizzazione del Nodo di Scambio Marconi. Il progetto dunque essendo rispettoso degli strumenti urbanistici vigenti non necessita di alcuna ulteriore procedura urbanistica non di competenza dell’amministrazione comunale.
  • 8. 8
  • 9. 9 Scambi funzionali l’idea del progetto 2tr - territorioericerca I nodi di scambio sono attraversati quotidianamente da migliaia di persone, principalmente flussi di lavoratori che raggiungono il centro della città arrivando da aree esterne. Sono strutture nevralgiche che però in molti casi non offrono altro che la possibilità di cambiare mezzo di trasporto, luoghi che hanno grandi potenzialità di offerta di servizi e che sono oggi sotto utilizzati. Obiettivo del progetto è pensare un complesso che certamente faciliti la possibilità di parcheggiare i veicoli privati a vantaggio dell’uso del Trasporto Pubblico Locale, ma che contemporaneamente possa offrire servizi ai cittadini. Non solo parcheggi, quindi, ma spazi per servizi alla persona, negozi, commerciale minuto e monomarca, strutture per lo sport e il tempo libero, uffici e servizi pubblici, uffici privati e di rappresentanza. Più funzioni e destinazioni d’uso correlate tra loro che aprano a nuovi scenari di vita sociale e urbana.
  • 10. 10
  • 13. 13 Aree marginali, tra viabilità principale e città da completare. Il luogo del progetto risulta oggi essere quasi invisibile, sono spazi depressi, nascosti da bandoni metallici e vegetazione, luoghi marginali seppur centrali e strategici. Questa parte di città è fortemente caratterizzata dagli assi viari, Viale Marconi, che corre verso via Cristoforo Colombo passando sopra e al tempo stesso innestandosi su via Ostiense e la Via del Mare. Strade larghe, a più corsie, che realizzano vere e proprie interruzioni della possibilità di utilizzare gli spazi della città. Gli attraversamenti pedonali, il raggiungere le fermate degli autobus e gli spazi pubblici del quartiere risultano difficoltosi e pericolosi. Il traffico veicolare, inoltre, per tipologia stessa delle strade, è certamente più veloce dei limiti consentiti dal codice della strada. Il quartiere all’intorno del nodo di scambio ha una natura molto diversa dalla prima parte di Viale Marconi al di là del Tevere, densamente costruito e consolidato. E’ rilevabile la mancanza di una qualità urbana diffusa e la necessità di azioni di completamento per quanto riguarda i normali servizi di quartiere pubblici e privati. l’area di progetto criticità e obiettivi dell’intervento
  • 14. 14
  • 15. 15 Paesaggio aree protette: parchi regionali istituiti verde della città storica verde della città consolidata, da ristrutturare, della trasformazione, dei progetti strutturanti, del sistema dei servizi e delle infrastrutture servizi pubblici di livello urbano, servizi privati Infrastrutture tecnologiche alberature
  • 16. 16 0 Km 1 20 Km 1 2 Tessuti urbani
  • 18. 18
  • 20. 20 Q u a n t i t à « r i c h i e s t e » LEED 18.000 m² Campi tennis 32.000 m² Stadio eucalipti 600 m² piazza 2.500 m² Struttura ricreativa al coperto 400 m Pedonalità/accessibilità Trasporto pubblico locale Rete ciclabile Servizi Verde p o t e n z i a l i t à LEED Comunità/ Spazi pubblici
  • 21. 21 Pedonalità/ Accessibilità Obiettivo Obiettivo Obiettivo Obiettivio Obiettivio Obiettivo Comunità/ Spazi pubblici Trasporto Pubblico Locale Rete ciclabile Servizi Verde - Fruibilità pedonale delle strade - percorsi in ambienti urbani sicuri - Migliorare la salute pubblica - Ridurre incidenti - Favorire l’attività fisica quotidiana . - Incoraggiare spostamenti a piedi e migliorare qualità dell’aria - Centri di quartiere ad uso misto. - Complessi scolastici di quartiere. - Mix sociale ed economico. - Accesso agli spazi pubblici - Accesso alle attività ricreative. - Promuovere una comunità equa e solidale. - Migliorare la qualità della vita sociale. - Facilitare gli incontri, le integrazioni e l’attività fisica. - Riduzione aree di parcheggio - Rete stradale. - Localizzazione intelligente. -Minimizzare il consumo di terra. -dilavamento delle acque meteoriche. -Incoraggiare la riqualificazione delle città e delle periferie. -Potenziare i servizi di trasporto collettivo. - Incoraggiare spostamenti pedonali o in bicicletta. - Ridurre uso dell’auto. - Integrare complessi scolastici. -Conservazione delle zone umide e corpi idrici. - aree soggette a esondazione. - specie in pericolo e comunità ecologiche. - Viali alberati e strade ombreggiate O b i e t t i v i - Fruibilità pedonale delle strade - -rete ciclabile e infrastrutture per la sosta delle biciclette. - Incrementare l’uso della bicicletta - Ridurre gli spostamenti in auto. - Incoraggiare l’attività fisica. - Conservare piante autoctone LEED Pedonalità/ Accessibilità criticità criticità criticità criticità criticità criticità Comunità/ Spazi pubblici Trasporto Pubblico Locale Rete ciclabile Servizi Verde - Marciapiedi ambo i lati larghezza minima 1,5 m in in cor rispodenza di negozi 3 m. - Accesso principale su strada o piazza o parco ma non su parcheggio. - Percorsi ciclopedonali la larghezza in base al Rapporto minimo altezza edificio ampiezza strada di 1:1. - In edifici per commercio 2 posti ogni 450 m² di sup di vendita. - Servizi di base raggiungibili ad una Distanza a piedi massima di 400 m. - Scuola elementare e media ad una distanza di 800m. - Scuola superiore distanza di 1600 m. - Sufficienti varietà tipologiche residenziali . - Spazio pubblico (piazza o parco) minimo 600 m² entro una distanza pedonale di 400 m. - Struttura ricreativa all’aperto 4000 m² oppure coperta 2500 m² - Solo 20% dell’impronta totale con parcheggi a raso. Massimo 8000 mq. - Attraversamenti stradali e/o ciclopedonali ogni 120 m. c r i t i c i t à - Sito privo di specie o comunità ecologiche in pericolo. - alberi su entram bi lati ogni 12 m massimo. - Il 60% dei marciapiedi soddisfa il requisito minimo. Nell’ambito di progetto SOLO il 5%. - Non sono presenti piazze. Vi sono alcuni piccoli giardini attrezzati che fungono anche da piazze. Distano 600 m. LEED - I servizi sono accessibili ad una distanza pedonale media di 1300 m - Nel quartiere non è presente una rete ciclabile ma solo un percorso ciclabile che serve solo Roma Tre che non si connette alla rete ciclabile comunale. - Il quartiere è servito da 6 linee più la metro B. - attraversamenti pedonali ogni 200 m la strada clissificata come interquartiere velocità 60km/h - l’area di progetto costeggia il parco fluviale del tevere ma il verde presente non è attrezzato. - Vi sono piccoli giardini bambini distanti 600 m. Pedonalità/accessibilità Comunità/ Spazi pubblici Trasporto pubblico locale Rete ciclabile Servizi Verde s o l u z i o n i Nuovo assetto stradale : - Pista ciclabile - Doppio filare di alberi - Marciapiede e/o percorsi ciclopedonali di larghezza almeno 3m. Progettare una piazza per il quartiere con annesso parco. Rendere accessibili i servizi posizionandoli ad una distanza pedonale massimo 400 m. Potenziare il sistema del Parco Fluviale del Tevere e renderlo accessibile Creare all’interno dell’area di intervento un parco per favorire la socializzazione e per diminuire gli effetti dell’isola di calore. Potenziare e creare una rete ciclabile all’interno del quartiere con alto valore ambientale con del verde. Collegare la rete al parco fluviale. Implementare il quartiere con una rete ciclopedonale in modo da ridurre l’uso dell’auto. LEED
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  • 39. 39 Le rive del fiume L’area di progetto è adiacente una profonda ansa del Tevere in un tratto che conserva ancora un forte carattere naturale. Ad oggi questi spazi non sono fruibili e sono separati dalla città per la presenza di strade locali chiuse tra bandoni metallici, capannoni, costruzioni a servizio di campi e centri sportivi, piccoli fabbricati senza qualità probabilmente abusivi, non ultima una grande area destinata a parcheggio giudiziario che inoltre rappresenta un notevole detrattore ambientale. L’asta fluviale e l’area golenale, distante solo poche decine di metri dalla città, risulta essere lontana, in alcuni tratti nemmeno percettibile. Il Tevere, pur conservando tutta la sua potenzialità ambientale e naturalistica, non è raggiungibile da questo quadrante della città. Aree di parcheggio esistenti Esiste oggi un’area a parcheggio in corrispondenza della stazione della Metro A Marconi, un’area accessibile da via Ostiense e rilevata rispetto alla via stessa di circa 5 metri. L’area è libera, non disciplinata e trovano spazio ovunque possibile circa 200 auto. L’assetto della viabilità all’intorno e gli spazi pedonali sono gravati dalla massiccia presenza di parcheggi impropri. Non è stata effettuata un’analisi dettagliata che riguarda il numero delle autovetture e l’andamento dei flussi in arrivo e partenza all’intorno della zona, ma una prima osservazione del nodo Marconi, anche in relazione alle stazioni Eur Magliana e Garbatella, può offrire prime stime sul numero di autovetture; sono state osservate circa 400 - 500 autovetture presenti negli orari centrali della mattina e del pomeriggio rispetto le ore notturne, tutte lungo l’asse viale Marconi e vie adiacenti. L’università e gli studenti Nel quartiere e nell’area del Valco San Paolo è stato realizzato in questi ultimi anni un polo universitario diffuso e che sarà anche oggetto di ulteriori interventi di trasformazione nei prossimi anni. La presenza dell’università e degli studenti rappresenta una risorsa importante per il quadrante e che caratterizza fortemente gli aspetti socio economici delle città in genere. Si è potuto in questo senso constatare che oggi il quartiere intorno a viale Marconi potrebbe migliorare i suoi ambiti urbani accogliendo strutture di servizio per i giovani studenti tendendo al miglioramento della qualità urbana e degli ambiti socio-economici. l’area di progetto criticità e obiettivi dell’intervento
  • 40. 40
  • 41. 41 Il Nodo di scambio si inserisce nel più ampio Progetto Urbano Ostiense Marconi che per brevità non tratteremo in questa sede; un quadrante urbano più vasto che copre dall’area degli ex Mercati Generali sulla via Ostiense a nord e l’area ex industriale Miralanza al di la del Tevere, che coinvolge le strutture universitarie Roma Tre intorno a San Paolo fino ad arrivare all’ansa del Tevere a sud dove è previsto il nodo di scambio. La Delibera di Consiglio Comunale 17 del 2005 e il bando di Project Financing sono gli strumenti che hanno avviato l’iter progettuale sull’area e che ad oggi sono solo interrotti, ma tuttora in itinere. Considerazioni iniziali Dopo aver effettuato i primi sopralluoghi e le iniziali verifiche riguardanti le richieste urbanistiche, i vincoli imposti dalla pianificazione, ma anche dallo stato di fatto e assetto dell’area, è stato possibile rilevare che una prima difficoltà risultava essere immaginare la localizzazione per tutte le richieste, sopratutto alla luce del fatto che le previsioni di progetto dovevano essere anche coerenti con una fattibilità economica. Il progetto ha una recente storia dove le richieste iniziali diventavano un intervento ben più pesante e di impatto complessivo snaturando le intenzioni di partenza. Questo percorso si è sostanzialmente interrotto nel 2012 lasciando anche iter approvativi ancora “aperti” senza una definizione finale. Si è deciso di lavorare per riavviare il percorso tornando alle richieste iniziali del 2005, modulando però alcune scelte dal momento che il punto di arrivo ha determinato uno stallo del progetto risultando non percorribile anche dal punto di vista economico oltre che urbanistico e dell’impatto sull’ambiente in generale. Le cubature del programma iniziale erano state quintuplicate e le previsioni si estendevano ben oltre l’area di progetto realizzando una nuova viabilità parzialmente interrata lungo il Tevere riformulando completamente l’intero svincolo e nodo stradale. I ragionamenti sono, quindi, ripartiti dalla lettura di questa parte di città, dall’uso delle risorse che i luoghi già offrivano, dall’immaginare economie di progetto plausibili con l’attuale momento di recessione, da considerazioni generali su questi spazi marginali e secondari che, in questo caso, conservano ancora importanti potenzialità urbane ed ambientali. Si decide di mantenere l’assetto dei luoghi limitando le opere di sbancamento dei terreni non pensando più al parcheggio multipiano interrato, viene conservata la viabilità di raccordo tra viale Marconi e la via di discesa verso l’Ostiense, viene mantenuta la giacitura di via dei Cocchieri, vengono conservate le preesistenze e manufatti idraulici al centro dell’area e viene solo realizzata una viabilità a servizio di ingresso al parcheggio tra via dei Cocchieri e viale Marconi. Si disegna quindi un parcheggio a raso (quota 14.00) che si estende per gran parte dell’area; un piano superiore di parcheggi (quota 16.70), una piazza che si apre su spazi commerciali minuti (quota 19.40) e un secondo piano di uno spazio commerciale monomarca direttamente collegato a viale Marconi (quota 23.40). Sulla piazza insiste anche l’edificio per servizi per studenti universitari. Si è anche ipotizzato l’uso del piano delle coperture per la sostenibilità energetica e contemporaneamente come affaccio verso il Tevere dal momento che l’edificio principale si solleva solo di pochi metri rispetto l’andamento di viale Marconi. verso la fattibilità urbanistica
  • 42. 42 Le quantità e le richieste Il programma iniziale prevede 5500 mq di Superficie Utile Lorda da realizzare su un’area destinata da PRG a servizi privati. Il progetto prevede l’uso delle superfici così suddivise: - spazi commerciali sulla piazza 1320 mq (quota 19.40) - spazi commerciali su viale Marconi 1340 mq (quota 23.40) - convitto studentato 2250 mq - magazzini spazi di servizio 240 mq - spazi pertinenziali e distributivi 350 mq Totale 5500 mq Per quanto riguarda i parcheggi la richiesta iniziale e più importante riguarda il nodo di scambio, ovvero 600 posti auto. Successivamente sono stati conteggiati i parcheggi privati e pubblici derivanti dalle superfici e destinazioni d’uso progettate nel complesso secondo quanto prescritto dagli articoli 6 e 7 delle N.T.A. che hanno generato le seguenti quantità: - spazi commerciali sulla piazza (CU/b) 42 stalli - spazi commerciali su viale marconi (CU/m) 70 stalli - depositi del commerciale 4 stalli - pertinenziale distributivo del commerciale 2 stalli - convitto studentato 54 stalli - servizi sport 141 stalli - nodo di scambio 600 stalli Totale 913 stalli Di seguito la suddivisione dei parcheggi per ambiti: - parcheggi quota 14.00 e area Metro 633 stalli - parcheggi quota 16.70 166 stalli - lungo la viabilità interna al programma 116 stalli Totale 915 stalli Perimetrazione P.U.O.M. nodo di scambio Marconi Verifica delle particelle catastali e del perimetro di progetto
  • 43. 43 Vincoli delle infrastrutture sotterranee Stato attuale delle proprietà dell’area di progetto Nodo di scambio Marconi - programma degli interventi
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  • 47. 47 Rilievo fotografico la stazione metro Marconi e il parcheggio esistente viale Marconi e via Ostiense l’area di progetto via dei Cocchieri, il Casale Sardegna e il manufatto idraulico
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  • 51. 51 Il nuovo complesso si configura come un sistema differenziato, con diverse attività e destinazioni d’uso, integrate tra loro, che possano avere diversi assetti funzionali durante l’arco della giornata, non solo un’area destinata a parcheggio. L’edificio vuole anche realizzare una maggiore continuità spaziale e funzionale tra la città, il quartiere e l’ansa del Tevere, essere un nuovo sistema a servizio delle potenzialità ambientali. Il parcheggio a raso è piantumato, permeabile e ha aree verdi di drenaggio dell’acqua, l’edificio è stato pensato come un sistema modulare e aperto verso il paesaggio, lo spazio pubblico permette di rendere fruibili l’area golenale e luoghi al momento non utilizzati. Il passaggio pedonale sotto viale Marconi è sistema di collegamento tra tutti i livelli del nuovo complesso, i piani dei parcheggi, la piazza, la stazione della metropolitana, il livello stradale Ostiense e le strutture universitarie.
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  • 53. 53 Il parcheggio del nodo di scambio Il parcheggio a servizio del nodo di scambio (quota 14.00) richiede la capienza di 600 posti auto. Abbandonata l’idea di prevedere una struttura interrata multipiano, il parcheggio è stato disegnato a raso e non può che occupare la quasi totalità dell’area, con buona parte della superficie coperta dall’edifico sovrastante. Questa condizione è stata un ulteriore vincolo per la progettazione che, come accennato, ha dovuto trovare contemporaneamente spazi, economie, coerenze funzionali tra le varie parti previste dal programma. Il parcheggio è direttamente connesso alla stazione con percorsi pedonali; sotto l’edificio ci sono ambienti per servizi di sorveglianza; la pavimentazione è drenante e ha un disegno che accoglie piantumazioni e aree verdi; via dei Cocchieri, prolungata verso viale Marconi, è la strada funzionale all’accesso. Spazi pubblici L’area tra Viale Marconi e l’edificio commerciale è uno spazio pubblico a servizio e del quartiere, un luogo che accoglie il tempo libero e le attività del commercio minuto previsto al piano terreno come anche spazi all’aperto per bar e punti di ristoro. I collegamenti pedonali Particolare attenzione è stata posta sul disegno delle direttrici di collegamento verso la stazione della metropolitana, al momento unico polo del T.P.L. I collegamenti devono essere, per quanto possibile, semplici e diretti, e in questo senso avere l’area di parcheggio non adiacente e non in quota con la stazione a reso più complicato il “percorso” del progetto. Questo sistema è stato pensato al di sotto di viale Marconi per non impegnare spazio utile per le aree di sosta delle auto e ottimizzare gli spazi pubblici sovrastanti; il salto di quota è stato assorbito da rampe, eventualmente meccanizzate, che raggiungessero direttamente l’accesso della stazione sulla strada. I diversi livelli e piani del complesso, la piazza, gli spazi commerciali e i due lati del viale sono variamente collegati tra loro da questo sistema di rampe e passaggi pedonali (assistiti anche da ascensori) per fare in modo che si possano rendere possibili tutti i vari scenari d’uso e collegamento non solo quello tra il parcheggio e la stazione della metro.
  • 54. 54 Spazi commerciali L’analisi dell’offerta commerciale attuale all’intorno dell’area ha rilevato insufficienza di negozi e servizi diffusi, in questo senso la previsione di nuove unità potrebbe completare questo tipo di offerta. Il piano terreno dell’edificio è stato pensato per queste attività minute e al dettaglio che si aprano direttamente sulla nuova piazza. Il disegno dei negozi è scandito sul passo strutturale dell’edificio permettendo l’unione del modulo di base e quindi essere accorpato variamente, come anche può aprire il fronte dei prospetti verso l’ansa del Tevere. II singoli spazi sono divisi da strutture che permettono di contenere servizi, armadiature, spazi tecnici e pareti di divisione da posizionare all’occorrenza. Al piano superiore è stato immaginato un esercizio commerciale monomarca in quota con viale Marconi e che abbia comunque un accesso diretto dalla piazza, servito da una rampa meccanizzata in modo che i clienti possano facilmente accedere, uscire con carrelli e raggiungere direttamente le automobili. Servizi per studenti universitari L’area nel complesso è fortemente caratterizzata dalla presenza del polo universitario “Roma Tre”. Senza dover avviare un censimento mirato è facilmente rilevabile una forte presenza di studenti e la previsione di uno convitto e servizi relativi troverà certamente risposta positiva. E’ stato progettato un piccolo edificio circolare su cinque livelli con due piani per servizi e tre piani a carattere abitativo per accogliere 30 / 35 giovani. Ai piani direttamente collegati alla piazza potranno trovare spazio un’area comune per lo studio, il soggiorno e tempo libero, uffici e la reception come anche una piccola sala per incontri; ai piani superiori trovano spazio le stanze con affacci che si aprono verso ovest e la valle del Tevere, mentre le cucine e servizi comuni sono stati disegnati verso viale Marconi. Sport e tempo libero Adiacente gli spazi commerciali è stato disegnato un centro sportivo che si sviluppa su tre piani. L’ingresso è al piano intermedio, che si apre sulla piazza, con una zona di soggiorno, bar ristoro e gli uffici; al piano sottostante la piscina e gli spogliatoi; al piano superiore una palestra sempre corredata da spogliatoi. La struttura per accogliere la piscina non implica scavi di terreno, si appoggia alla quota 14.00 impegnando uno spazio marginale dell’area destinata a parcheggio a raso, dove le superfici residue sono esclusivamente spazi tecnici e di ispezione della vasca che è costruita fuori terra. Lo spazio della piscina è anche affaccio interno del centro sportivo alla quota dell’ingresso e della palestra, e, con un adeguato trattamento delle superfici esterne, potrebbe rendersi visibile anche direttamente dalla strada.
  • 56. 56 Scenari L’attuale programma occupa l’area adiacente viale Marconi fino alla nuova via dei Cocchieri, mentre gran parte dei luoghi all’intorno fino alla rive del Tevere rimangono impegnati da una vasto parcheggio e depositeria giudiziaria di automobili. Questi spazi al momento degradati, ma che non hanno ancora subito trasformazioni irreversibili, conservano importanti potenzialità ambientali e naturalistiche. Un secondo livello di attuazione potrà prevedere una più ampia riqualificazione ambientale del quadrante nel complesso rendendo ancor più accessibile l’area golenale del Tevere per maggiori attività sportive all’aperto e legate al tempo libero, non dimenticando le potenzialità della navigabilità del fiume.
  • 57. 57 masterplan 1:2000 1. stazione Metro B Marconi 2. hall nodo di scambio 3. la nuova piazza 4. edificio commerciale 5. servizi per lo sport 6. convitto studentato 7. facoltà di lettere Roma Tre 8. edifici residenziali 9. campi sportivi 10. area di interesse storico 11. manufatto idraulico A. parcheggio nodo di scambio B. fermate TPL C. sottopasso pedonale D. accesso alla stazione metro E. viabilità prevista da PRG
  • 58. 58
  • 59. 59 pianta quota 14.00 1:1000 parcheggio a raso nodo di scambio accessi al parcheggio parcheggio coperto nodo di scambio ambienti di servizio e controllo locale tecnico e ispezione invaso piscina rampe meccanizzate e percorsi pedonali uscita quota 14.00 su via Ostiense sistemi di risalita accesso e strutture dello studentato manufatto idraulico 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10.
  • 60. 60
  • 61. 61 pianta quota 16.70 1:500 parcheggi pertinenziali accessi al parcheggio rampe meccanizzate e percorsi pedonali sistemi di risalita spogliatoi piscina accesso e strutture dello studentato parcheggio quota 14.00 parcheggio quota 16.70 piazza quota 19.40 commerciale monomarca commerciale e carico-scarico merci rampe pedonali e meccanizzate 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. a. b. c. d. e. f.
  • 62. 62
  • 63. 63 pianta quota 16.70 1:500 la nuova piazza esercizi commerciali rampa meccanizzata di accesso al piano superiore ingresso centro sportivo uffici servizi bar ristoro magazzini depositi locali tecnici - centrali locali- cabine MT hall nodo di scambio rampe meccanizzate e percorsi pedonali sistemi di risalita accesso diretto metro B Marconi studentato reception 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12.
  • 64. 64
  • 65. 65 pianta quota 16.70 1:500 commerciale monomarca ingresso magazzini depositi spogliatoio dipendenti palestra spogliatoio studentato - spazi comuni sistemi di risalita area di accesso su viale Marconi carico e scarico merci 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10.
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  • 72. 72 Acqua - Nodo Marconi Pietro Paolo Anella Claudia Peppicelli Samaneh Nickayin Nodo Marconi Inquestocasolastrategiaadottataèfinalizzataquasiesclusivamente al controllodella grande quantità di flusso d’acqua proveniente dalle superfici dei parcheggi. Per tale motivo si è suddivisa l’area in due sistemi con l’obiettivo di: 1) recupero e riuso delle acque provenienti dalle coperture dell’edificio; 2) controllo del deflusso delle acque nei parcheggi. Il primo sistema (edificio) ha una raccolta(100%) annua di acque meteoriche di 4.862mc, il riuso è di 1191 mc a fini sanitari (WC), di 1200 mc a fini irrigui per il vivaio, di 568 mc per l’irrigazione deltetto giardino e infine, di 46 mc per la pulizia dei piazzali. Il sistema parcheggio con una superficie di 8.586 mq, capta 6.126 mc di acqua meteorica.Di queste 1121 mc sono riutilizzate per l’irrigazione degli alberi del parcheggio e la pulizia dei piazzali. Al fine di controllareil deflusso delle acque superficiali del parcheggio si è considerato, per un evento meteorico eccezionale pari a 43 mm per un’ora di tempo, un sistema di stoccaggio e di rilascio dell’acqua di 200 mc. Questo sistema inserito nell’area verde limitrofa all’Overflow ritarda l’immissione delle acque meteoriche nel sistema di drenaggio urbano di circa 12 ore. Nelle N.T.A. del P.R.G. di Roma Capitale sono presenti due concetti fondamentali, il primo, quello del mantenimento in loco delle acque meteoriche, ha la funzione di ridurre la circolazione artificiale delle acque piovane mentre il secondo ha la funzione del recupero e del riutilizzo delle acque reflue e meteoriche. Questi sono concetti che ritroviamo nel Protocollo LEED estesi a conservazione e ripristino delle zone umide e dei corpi idrici per gli aspetti biologici, oltre che affermare concetti di efficienza idrica degli edifici, recupero e riuso delle acque reflue. Le strategie messe in campo sono in funzione quasi esclusivamente della raccolta e il riuso delle acque meteoriche, acque di buona qualità che non richiedono trattamenti di depurazione spinti. Un altro elemento che ha indirizzato le strategie d’intervento è la disponibilità di aree per l’accumulo che può essere un laghetto (wetland), come un bacino o un serbatoio.
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  • 76. 76 Il sistema delle Energie - nodo Marconi Franco Cipriani Andrea Marcucci 0. PREMESSA. Lo scopo che ci si è posti in questa parte del lavoro dedicata agli aspetti energetici e nei limiti delle risorse disponibili per svolgerlo è quello di delineare un modus operandi, tracciandone una chiara sistema-tizzazione e ponendo degli obiettivi dei quali si è verificata la tendenziale raggiungibilità. Una valutazione più accurata sarà possibile solamente in una fase più avanzata della progettazione, procedendo edificio per edificio e area per area. Non è un caso, d’altro canto, che anche nel protocollo LEED Quartieri la parte ener- getica ha un peso relativo, mentre diviene preponderante (i crediti ad essa riconducibili sono circa il 60%) a livello di edificio. Una rilevanza fondamentale nell’ambito della sostenibilità ha l’aspetto legato all’energia nelle sue varie forme. Una sua particolare forma è quella costituita dall’acqua che nel presente lavoro viene trattata a parte, sebbene sia interrelata alle altre forme come viene esemplificato nello schema apposito. In questa specifica parte del lavoro le forme di energia analizzate sono le seguenti: - Energia termica (caldo) - Energia termica (freddo) - Energia elettrica. Tuttavia all’analisi del sistema delle energie è necessario premettere l’aspetto che costituisce la ba-se necessaria e irrinunciabile per qualsiasi ragionamento successivo e cioè il confort. Il benessere degli u-tenti, specie in un ambito di sostenibilità, è e deve essere tanto il requisitodipartenza,quantoilrisultatofinaledell’insiemedioperazioni che partendo dall’ideazione e passando dalla progettazione, arriva alla rea-lizzazione degli interventi di configurazione degli ambienti di vita artificiali. Il concetto di confort ha connotazioni estremamente varie, ma quelle di interesse nello specifico campo di analisi di questa parte di lavoro sono essenzialmente legate a quattro aspetti: - Il benessere termoigrometrico - Il benessere acustico - Il benessere visivo - Il benessere elettromagnetico. Sebbene questi campi riguardino tanto gli ambienti confinati, quanto quelli aperti, si riporta nel paragrafo 1.1. qualche breve nota circa obiettivi e alcune possibili soluzioni inerenti solamente gli ambienti aperti, la-sciando gli ambienti confinati ai protocolli di certificazione della sostenibilità (tipicamente moltissimo atten-ti a questo argomento). Uno schema di principio è contenuto nella prima tavola. Un aspetto rilevante è che, con una eccezione, non ci sono quantità di energia direttamente asso-ciate al confort degli ambienti esterni e pertanto il risultato non è economicamente valutabile in tale ma-niera. Si può ipotizzare un qualche ritorno economico di natura sociale legato alla maggiore salubrità delle aree interessate, ma certamente ciò è lontano dalle nostre competenze e capacità. 0.1. IL CONFORT DEGLI AMBIENTI APERTI. Aspetti termoigrometrici. Il controllo dei parametri termoigrometrici negli ambienti esterni è ov-viamente relativo al controllo parziale di alcuni fenomeni naturali quali il sole, i venti e l’umidità. Non è pos-sibile fissare obiettivi precisi e quantificabili, tuttavia il ricorso alla vegetazione a foglie caduche (che con-sente di fruire dell’irraggiamento solare nella stagione fredda, ombreggiando invece in quella calda) può costituire una possibile soluzione senza ricorrere ad elementi artificiali. Aspetti acustici. Dal punto di vista acustico il parametro da controllare è quello definibile come “clima acustico”. Da questo punto di vista il Comune di Roma ha predisposto, da anni, una suddivisione del territorio comunale in zone conformi alla normativa vigenti (D.P.C.M. 14 novembre 1997 - Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore). Un obiettivo proponibile pertanto potrebbe essere costituito dalla creazione di aree “protette” destinate al relax e allo svago nelle quali il clima acustico (definito dalla classe di destinazione d’uso del territorio tramite i valori limite di immissione) è di almeno 2 classi migliore di quello generalmente presente nell’area, ciò che in altri termini è esprimibile come una diminuzione di 10 dB(A) dei livelli di riferimento nei periodi diurno e notturno. La soluzione che più facilmente può essere a-dottata si basa sull’opportuna disposizione di schermi acustici, che potrebbero essere costituiti dagli stessi edifici da progettare. Aspetti visivi. Questo ambito, a differenza dei precedenti, non concerne il controllo di parametri fisico-tecnici presenti nell’ambiente. La luce naturale c’è finché il sole la produce, dopodiché deve interve- nire un sistema artificiale. In questo senso si ritengono senz’altro adeguati i livelli di illuminamento indicati nelle norme tecniche vigenti e le soluzioni correlate sono quelle basate sull’inserimento di apparecchi di il-luminazione adatti alle varie situazioni. Tuttavia, poiché questo è l’unico aspetto che si basa sull’impiego diretto di energia (elettrica), è possibile indicare alcune soluzioni che riducano tale impiego, quali ad esem-pio: • l’impiego di sensori di illuminazione • l’impiego di sensori di presenza • l’impiego di temporizzatori • l’impiego di attenuatori. L’obiettivo proposto è la riduzione di almeno il 25% dell’impiego di energia correlata agli impianti di illumi-nazione pubblica e comuni. Aspetti elettromagnetici. Si tratta dell’ambito più complesso, in quanto esiste una domanda sociale di connessione (radio e televisione, telefoni cellulari, WI-FI, ecc.) basata sull’impiego di antenne e ripetitori, tipicamente assai inquinanti. L’unica soluzione che si è immaginata è la localizzazione studiata di tali dispo-sitivi in punti dell’area di intervento nei quali non sia prevista, entro un certo raggio di distanza, la presenza di persone per periodi di tempo prolungati. Si rileva che in massima parte le misure proposte sono a costo nullo, richiedono solamente una a-deguata preparazione e attenzione da parte dei progettisti. Di fatto solamente l’utilizzo di sorgenti lumino-se ad alta efficienza e dei connessi sistemi di controllo può comportare (anche se non necessariamente) dei limitati sovra-costi.
  • 77. 77 1. I FABBISOGNI. Il primo elemento di analisi è relativo ai fabbisogni energetici. Tali fabbisogni saranno espressi in un indice parametrico espresso in kWh/persona•anno. Una prima base di valutazione può essere costituita da indici medi nazionali il cui calcolo è esplicitato nella tabella sotto riportata. Come si può dedurre dalla tabella tale indice è pari, mediamente per ogni residente in Italia, a circa 2.261,5 kWh/anno, a cui vanno aggiunti altri 5.508,8 kWh/anno impiegati sotto forma di gas. Il valore degli indici sopra riportati è relativo all’insieme dei consumi dei settori terziario e domestico, i set-tori di attività umana tipicamente presenti nelle aree di intervento, per questo motivo essi risultano supe-riori ai dati normalmente reperibili dei consumi per famiglia. Tuttavia per quanto riguarda il sistema delle energie il Laboratorio Roma ritiene più ragionevole as-sumere come consumi di riferimento relativi alla climatizzazione degli edifici e alla produzione di acqua cal-da ad uso sanitario da assegnarsi alle nuove costruzioni quelli risultanti dai limiti superiori definiti dalle normative in vigore. Per quanto riguarda una stima dei consumi elettrici, per i quali le normative non esi-stono, si assumeranno valori statistici basati sull’ipotesi di utilizzo di dispositivi elettrici mediamente effi-cienti. 1.1. FABBISOGNO ENERGIA TERMICA (CALDO). L’energia termica intesa come calore serve fondamentalmente al riscaldamento degli ambienti nel-la stagione fredda e alla produzione di acqua calda sanitaria, oltre che alla cottura dei cibi. Tali funzioni so-no alla base del consumo di gas. Considerando che la funzione cottura richiede circa 300 kWh/ persona•anno (uso domestico), si può stimare che circa 5.200 kWh/ persona•anno (corrispondenti a circa 492 m3/persona•anno) sono legati al ri-scaldamento e alla produzione di ACS, oltre che ad altre funzioni del settore terziario. Va anche considerato che una parte non trascurabile di energia termica calda viene prodotta trami-te macchine funzionanti ad elettricità (pompe di calore, scaldabagni elettrici, stufe e termoventilatori). Complessivamente considerando una nuova abitazione, a Roma, con rapporto di forma S/V = 0,55 m-1, costruita a norma di legge , si dovrebbe ottenere un indice di fabbisogno minore di 1.125 kWht/ persona•anno per il riscaldamento degli ambienti. Un analogo edificio costruito per il terziario, con rapporto di forma S/V = 0,55 m-1, dovrebbe fornire un indice di fabbisogno minore di 877,5 kWht/ perso-na•anno. A tali dati si deve aggiungere per le abitazioni un indice di fabbisogno pari a circa 682,5 kWht/persona•anno per la preparazione dell’acqua calda ad uso sanitario . 1.2. FABBISOGNO ENERGIA TERMICA (FREDDO). L’energiatermicasottoformadi“freddo”vieneutilizzataprincipalmente per due funzioni costituite da conservazione di derrate alimentari e raffrescamento degli ambienti nella stagione calda. La produzione di energia termica fredda avviene quasi totalmente impiegando energia elettrica (so-lo una piccolissima parte viene prodotta per mezzo di macchine ad assorbimento che richiedono anche e-nergia termica calda). Tuttavia complessivamente una nuova abitazione, a Roma, costruita a norma di legge , dovrebbe avere un indice di fabbisogno minore di 750 kWhf/persona•anno per il raffrescamento degli ambienti, men- tre una analoga struttura costruita per il terziario dovrebbe avere un indice di fabbisogno minore di 1.000 kWhf/ persona•anno). 1.3. FABBISOGNO ENERGIA ELETTRICA. L’energia elettrica viene impiegata per una grande varietà di funzioni che comprendono l’illuminazione, il funzionamento di macchinari e dispositivi (di uso comune tanto nel settore domestico, quanto in quello terziario), comprendendo tra essi le macchine per la produzione dell’energia termica cal-da/fredda. Per quanto riguarda una stima dei consumi elettrici, per i quali le normative non esistono, assu-miamo che all’interno dei nuovi spazi costruiti verranno utilizzati dispositivi elettrici mediamente efficienti. Facendo riferimento a quanto pubblicato dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas la famiglia media italia-na utilizza 2.700 kWhe/anno. Escludendo l’uso dell’elettricità per cucinare, per climatizzare gli ambienti e per preparare l’acqua calda ad uso sanitario e utilizzando elettrodomestici a consumo mediamente basso possiamo valutare un indice di fabbisogno pari a circa 450 kWhe/persona•anno per la nuova abitazione di cui sopra costruita ad uso residenziale. Per quanto riguarda gli spazi ad uso non residenziale saranno neces- sari studi specifici essendo caratterizzati da una grande variabilità, basti considerare la differenza tra im-pianti sportivi, uffici e negozi di vario genere. Tuttavia ai fini del presente lavoro si adotta un valore pari a 675 kWhe/persona•anno determinato sulla base del rapporto tra consumi domestici e del terziario dedotto dalla tab. 1. 1.4. QUADRO RIEPILOGATIVO DEI FABBISOGNI.     Nella tabella si riportano i valori degli indici di fabbisogno de- terminati come sopra descritto, espres-si in kWh/persona•anno. 
  • 78. 78 SCHEMI DI PRINCIPIO SISTEMA DEL CONFORT SISTEMA DELL’ENERGIA - VENTO, SOLE E ACQUA - CONFORT TERMOIGROMETRICO - RUMORI - CONFORT ACUSTICO - LUCE - CONFORT VISIVO - ELETTROMAGNETISMO - CONFORT ELETTROMAGNETICO 1 1 2 3 4 4 Schermo naturale dai venti freddi Possibile localizzazione di antenna o ripetitore Area protetta Edificio Schermo acustico Illuminazione pubblica con attenuatore notturno Strada carrabile Vegetazione sempreverde: ALBERI ARBUSTI Vegetazione a foglie caduche per ombreggiamento estivo N 2 3 3 SIEPI - RISCALDAMENTO - ENERGIA TERMICA (CALDO) - ACQUA CALDA SANITARIA - CONDIZIONAMENTO - ENERGIA TERMICA (FREDDO) - ELETTRICITA’ - ENERGIA ELETTRICA A B C D Efficientamento Fonti rinnovabili SOLARE TERMICO PANNELLI FOTOVOLTAICI BIODIGESTORE + COGENERATORE GEOSCAMBIO + POMPE DI CALORE A B C D EARTH PIPE DD DD u uu u SCHEMA FABBISOGNI SISTEMA DEL CONFORT SISTEMA DELL’ENERGIA - VENTO, SOLE E ACQUA - CONFORT TERMOIGROMETRICO - RUMORI - CONFORT ACUSTICO - LUCE - CONFORT VISIVO - ELETTROMAGNETISMO - CONFORT ELETTROMAGNETICO 1 1 2 3 4 4 Schermo naturale dai venti freddi Possibile localizzazione di antenna o ripetitore Area protetta Edificio Schermo acustico Illuminazione pubblica con attenuatore notturno Strada carrabile Vegetazione sempreverde: ALBERI ARBUSTI Vegetazione a foglie caduche per ombreggiamento estivo N 2 3 3 SIEPI - RISCALDAMENTO - ENERGIA TERMICA (CALDO) - ACQUA CALDA SANITARIA - CONDIZIONAMENTO - ENERGIA TERMICA (FREDDO) - ELETTRICITA’ - ENERGIA ELETTRICA A B C D Efficientamento Fonti rinnovabili SOLARE TERMICO PANNELLI FOTOVOLTAICI BIODIGESTORE GEOSCAMBIO + POMPE DI CALORE A B C D (CALDO) ENERGIA TERMICA (FREDDO) PANNELLI SOLARI PANNELLI FOTOVOLTAICI POMPA DI CALORE POMPA DI CALORE POMPA DI CALORE GEOSCAMBIO u uu u
  • 79. 79 SCHEDA FONTI RINNOVABILI E SOLUZIONI PER L’EFFICIENZA DEGLI IMPIANTI FONTI RINNOVABILI EFFICIENZA IMPIANTI BA DC FE HG TIPOLOGIA IMPIANTI PROPOSTA TIPOLOGIA IMPIANTI CONVENZIONALE RISPARMIO ENERGETICO % rispetto al convenzionale Caldaia a condensazione Caldaia pressurizzata Pompe di calore Caldaie e gruppi frigo B A D - 30% Cogeneratore Produzione separata H Pompe di calore con geoscambio Caldaie e gruppi frigo F E - 15% - 50% - 30% C Estate Inverno G MACCHINE DI RIFERIMENTORISORSE RADIAZIONI SOLARI TUBI INTERRATI 10 ml 90 m3/h DEIEZIONI UMANE: 0,2 KG/pp CAPACITA’ TERMICA DEL TERRENO RIFIUTI ORGANICI (RSU): 0,6 KG/pp SCARTI AGRICOLI: T/anno/ha PRODUZIONI BIOMASSA EARTH - PIPE DD S N S N 65 25 1650 kWh 30 m3 X 20 pp 9000 kWh/anno 1250 kWh 1700 kWh 1900 kWh S N S N 800 650 850 S N S N 65S N kWh /anno kWh /anno kWh /anno kWh t t t 1000S N S N 25S N e kWh 750 e kWh 1200 e 1 m2 collettore piano 1 kW ≈ 65 m2 pannello policristallino Fotovoltaico FV Solare termico ST BIODIGESTORE 120 e t t frigo 3000 kWh 6000 kWh 550 kWh 165 kWh SCHEDA SOLUZIONI BIOCLIMATICHE INVOLUCRIORIENTAMENTO E FATTORE DI FORMA - CAPACITA’ TECNICHE DC H TIPOLOGIA PROPOSTATIPOLOGIA STANDARD RISPARMIO ENERGETICO % rispetto al convenzionale Orientamento corretto Orientamento casuale B A - 10% FE Isolamento maggiorato U=0,2 W/m2 °K Isolamento standard U=0,3 W/m2 °K E F - 15% - 30% Capacità termica massima Capacità termica standard D - 20% C G Finestre a Sud al 40% Finestre a Sud al 10% H G - NUOVI EDIFICI - EDIFICI ESISTENTI A 2 1 1 B Frontiere ventilate se irraggiate Orientamento Capacità termica e sfasamento Coibentazione Superfici vetrate Incremento coibentazione Frontiere con trasmittanza pari al massimo al 65% del valore di norma Frontiere con valori minimi di attenuazione pari al massimo al 65% del valore di norma Frontiere con valori minimi di sfasamento pari al massimo al 65% del valore di norma Vetri bassoemissivi Misure passive N S N DD DD Frontiere più coibentate se non irraggiate - 25 +25 ? Atri bioclimatici Buffer spaces DD Sud Sud Sud S N Serre solari Muri di Trombe DD S N A B
  • 80. 80 2. GLI OBIETTIVI. Vengono qui definiti i valori minimi complessivi di riduzione del fabbisogno energetico e delle emis-sioni da ottenere. La metodologia di intervento prevede l’adozione delle misure progettuali, oggetto del successivo capitolo, per le quali verranno indicati obiettivi specifici che nel loro insieme garantiscono il rag-giungimento e il superamento di quelli complessivi qui determinati. 2.1. RIDUZIONE DEL FABBISOGNO DI ENERGIA. I valori stimati di energia richiesta per raggiungere il comfort all’interno dei nuovi volumi costruiti sono da interpretarsi quindi come il massimo consumo raggiungibile anche se tuttora la maggior parte delle nuove edificazioni consuma ben al di sopra dei valori indicati come dimostrano i dati relativi ai consumi. Di fatto è possibile ridurre significativamente tali consumi energetici intervenendo con soluzioni mirate sia per quanto riguarda il fabbisogno termico invernale che quello estivo da introdursi in fase progettuale. In gene-rale la soluzione adottata è quella di creare un sistema delle energie (uno schema del quale è contenuto nella tavola allegata a questo testo) nel quale i flussi energetici di produzione e di consumo tendono ad un bilancio nullo. Un quadro delle soluzioni possibili nelle specifiche aree di intervento è delineato sia nelle tabelle fi-nali (più dettagliate anche se non totalmente esaustive e più indirizzate a chi si occuperà della progettazio-ne nelle successive fasi), sia negli schemi (semplificati, ma più leggibili e facilmente interpretabili). Di fatto la metodologia di analisi, ma anche progettuale, prevede: 1. una serie di soluzioni sul sistema degli involucri integrati da misure passive 2. una serie di soluzioni basate sull’incremento di efficienza dei vari sistemi impiantistici 3. una serie di soluzioni relative all’installazione delle fonti rinnovabili. L’adozione integrata delle soluzioni sopra indicate consente di porsi l’obiettivo minimo di ridurre l’indice di fabbisogno energetico (con energia fornita da fonti esterne) nelle nuove edificazioni ponendo un limite massimo pari a circa il 25-26% dei valori indicati nella precedente tab. 2, così come riportato nella tab. 3 seguente (valori in kWh/persona•anno). Tale riduzione comporta tre conseguenze positive principali: - riduzione del fabbisogno di energie da fonti non rinnovabili e fossili - risparmio economico nella gestione degli immobili - riduzione delle emissioni (di cui si tratta nel paragrafo seguente). 2.2. RIDUZIONE DELLE EMISSIONI. Per valutare le emissioni si sono considerate le seguenti ipotesi: • per la produzione di energia termica calda: impiego di gas con caldaie a condensazione e scaldacqua a gas per la produzione di acqua calda sanitaria • per la produzione di energia termica fredda: gruppi frigoriferi (efficienza media stagionale pari a 2,5), ma le relative emissioni sono comprese nel dato dell’energia elettrica, in quanto essa è il combustibile della stragrande maggioranza delle macchine che producono energia termica fredda. • per la produzione di energia elettrica: sistema nazionale di produzione dell’energia. I fattori di conversione utilizzati sono i seguenti: • emissioni per combustione del gas naturale: 184 g/kWht (dato 2013, fonte Carbon Trust) • 373,6 g di CO2/kWh (dato 2013, fonte SINA net ) Pertanto le emissioni risultanti dai fabbisogni indicati in tab. 2 sono riassunti nella seguente tab. 4 espressi in kg di CO2/persona•anno. L’obiettivo minimo che si ritiene si debba raggiungere, considerando i valori dell’indice di fabbisogno indica-ti in tab. 3, è costituito dai valori di emissione riportati nella seguente tab. 5 espressi in kg di CO2/persona•anno. 3. LE SOLUZIONI PROGETTUALI PROPOSTE. A nostro avviso è inutile proporre soluzioni relative all’uso di fonti rinnovabili o di impianti di parti-colare efficienza se non si realizzano edifici armonizzati con le variabili climatiche. Così come è inutile pen-sare di produrre energia da fonte rinnovabile per alimentare una costruzione senza mettere a sistema il contesto nel quale andrà ad inserirsi, in particolare tenendo nel dovuto conto sia l’uso razionale delle risor-se idriche, sia il flusso dei materiali che attraversa il territorio. La logica seguita nella progettazione degli aspetti energetici delle nuove costruzioni passa quindi prima attraverso l'adozione di criteri bioclimatici e di attenzione al risparmio energetico nella progettazione degli edifici, per arrivare alla definizione di impianti efficienti alimentati da fonti energetiche rinnovabili. Ciò è quanto viene sinteticamente trattato nei paragrafi seguenti con specifico riferimento all’intervento in esame ed alle soluzioni che si ritengono di maggior interesse. Tuttavia, in considerazione del fatto che la progettazione a questo livello è solo indicativa e andrà sviluppata in fasi successive, si è ritenuto utile aggiungere un quadro più dettagliato (ma non esaustivo) cir-ca le potenziali soluzioni adottabili. Ciò anche in ragione del fatto che è possibile immaginare soluzioni inte-grate che combinino in vario modo alcune di quelle indicate, così come comprenderne altre che non si è ri-tenuto di citare. Tale quadro espresso in forma tabellare (tab. 6) è riportato alla pagina seguente.
  • 81. 81 • L’uso di frontiere ventilate • L’uso di serre solari e/o muri di Trombe • L’uso di doppi vetri con gas • L’uso di coibentazione maggiorata o cappotto. 3.1.1. Frontiere ventilate. Le frontiere opache, anche quando sono molto coibentate, presen- tano una problematica rispetto ai carichi termici estivi, in quanto l’irraggiamento incidente su di esse provoca un innalzamento notev- ole della temperatura superficiale che, in funzione del colore, può anche arrivare a superare gli 80 °C. La ventilazione di tali frontiere (pareti e solai) consente di ridurre drasticamente questo valore. In genere una parete venti-lata correttamente arriva a fare in modo che la temperatura di scambio (quella cioè che si verifica sulla su- perficie delimitante l’intercapedine verso l’interno) sia molto pros- sima a quella dell’aria, cioè di 30-45 °C inferiore a quella che si avrebbe sulla parete non ventilata. Tale funzionamento non incide invece in manie-ra significativa nel caso invernale, nel quale pure ha un effetto negativo. Inoltre nel caso si realizzasse un sistema di chiusura dell’intercapedine per la stagione fredda, si otterrebbe una ulteriore resistenza termica con un incremento delle prestazioni della frontiera. In considerazione di ciò riteniamo che tutti gli edifici di nuova realiz- zazione debbano essere muniti di questa soluzione, intendendo con ciò anche che lo strato coibente normalmente previsto abbia uno sp- essore tale da consentire il raggiungimento di valori di trasmittanza nettamente minori rispetto a quelli indicati dalla normativa vigente. Il risparmio determinato da questa soluzione può essere stimato percentualmente (e prudenzial-mente) nella misura del 10% sul fab- bisogno di energia termica fredda di base, dato che viene posto come prestazione minima da ottenere e del 5% sul fabbisogno di energia termica calda di base. 3.1.2. Serre solari e muri di Trombe. Si tratta di classici sistemi passivi che stanno trovando una nuova vita soprattutto nell’applicazione nei nuovi edifici per la loro capac- ità di ridurre le dispersioni attraverso una parte delle superfici tras- parenti, consentendo in più il recupero di una quantità di calore, che viene trasferita agli ambienti interni per mezzo di moti convettivi dell’aria. Anche in questo caso il risparmio può solamente essere stimato e il dato che si pone come presta-zione minima da ottenere è quello di una riduzione del fabbisogno base di energia termica calda pari al 10% sulla parte relativa al riscaldamento degli ambienti. 3.1.3. Superfici vetrate. Il rispetto della normativa a Roma impone già di per se’ l’adozione di un doppio vetro con tratta-mento bassoemissivo. Nell’ottica del pre- sente lavoro si ritiene di poter proporre, per le superfici trasparenti non facenti parte di un sistema quale quelli indicati al punto prece- dente, l’adozione di vetri camera basso-emissivi con l’intercapedine riempita di gas inerte anziché di aria. Questo accorgimento migliora di circa il 10-15% la trasmittanza della superficie trasparente, ri- ducendo conseguentemente le dispersioni. Il dato posto a limite minimo di risparmio ottenibile dall’adozione di questa soluzione è limitato al 2,5%, in considerazione di altri fattori in gioco (come ad esempio materiale e tecnologia dell’infisso) che po-trebbero essere determinati da elementi al momento non valuta- bili (scelte architettoniche, scelte circa ma-teriali sostenibili, scelte di natura economica, ecc.) e che a questo proposito sono assai rile- vanti. Va però rilevato che il dato indicato si applica al fabbisogno di energia termica tanto calda quanto fredda. 3.1.4. Atri bioclimatici e buffer spaces. Queste soluzioni si intendono applicate ad alcune tipologie di edifici, che probabilmente meglio si presteranno al loro inserimento. Il risparmio determinato dall’ipotesi di ricorso a queste soluzioni può essere stimato percentual-mente nella misura del 5% sul fabbisog- no di energia termica calda di base complessivo, dato che viene po-sto come prestazione minima da ottenere. 3.1. IL SISTEMA DEGLI INVOLUCRI. Nel concetto di “sistema degli involucri” si intende far rientrare tutti gli aspetti (e le soluzioni e tec-nologie correlate) inerenti il rapporto tra edificio e ambiente esterno, comprendendovi anche lo sfrutta-mento passivo delle risorse presenti nell’ambiente esterno medesimo. La finalità che si persegue è di ridur-re i fabbisogni energetici iniziali, di base delle nuove edificazioni. I consumi energetici residui saranno poi soddisfacibili attraverso l'uso di impianti efficienti alimentati ad energie rinnovabili. In ogni caso si dovrà prestare attenzione ad alcuni elementi di base quali (si veda anche la tavola correlata): - Il corretto orientamento dell’edificio - Un valore estremamente ridotto della trasmittanza delle fron- tiere opache - Le caratteristiche termiche dinamiche (attenuazione e sfasamento) delle frontiere opache Tali elementi si considerano, per l’appunto, di base e quindi non ver- ranno ripresi negli elaborati grafici specifici, ma sono illustrati sola- mente nella scheda generale apposita. Nel caso specifico, invece, le principali soluzioni individuate riguarda- no:
  • 82. 82 3.2. FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI. Negli edifici pubblici e privati di nuova costruzione, a Roma , dal 2008, deve essere assicurata la copertura del 30% del fabbisogno energetico complessivo dell’edificio con fonti di energia rinnovabile (compresi sistemi passivi). Per gli interventi privati che siano inseriti nei Programmi di recupero urbano, nei Programmi Integrati, nei Progetti Urbani e negli Accordi di Programma o che siano oggetto di permessi di costruire in deroga, il limite minimo del 30% del fabbisogno energetico complessivo dell’edificio è aumenta- to fino al 50%. Tale limite vale anche per tutti gli interventi per la realizzazione di edifici pubblici o di uso pubblico, fermo restando il limite del 50% per il fabbisogno di energia primaria per acqua calda sanitaria. Sebbene la delibera comunale sia uno dei tanti esempi di legge scarsamente applicata si è ritenuto utile considerarla come primo riferimento-quadro all'interno del quale proporre le soluzioni impiantistiche rela-tive agli aspetti energetici. Nello specifico intervento le soluzioni più adatte, secondo la valutazione effettuata dal team pro-gettuale, sono costituite dalle seguenti: • uso dei condotti interrati • uso del solare termico • uso del fotovoltaico • produzione di biogas. 3.2.1. Condotti interrati. Anche noti con la denominazione inglese earth pipes, si tratta di un sistema di ventilazione passivo o ibrido che sfrutta la tendenziale stabilità termica del terreno per pretrattare l’aria esterna prima di im-metterla negli ambienti controllati, attraverso lo scambio termico con la massa del terreno nel quale i con-dotti sono immersi. È stata effettuata una simulazione sulla base di un volume pari a 90 m3/ persona i cui risultati sono esposti nella figura fig. 1 e che fornisce i seguenti indici di energia recuperata: - energia termica calda = 400 kWh/persona∙anno - energia termica fredda = 125 kWh/persona∙anno In ogni caso, poiché i condotti interrati possono essere variamente progettati e dimensionati, anche in rapporto all’area di progetto e alle caratteristiche del terreno, si ritiene che la prestazione minima da ot-tenere è una riduzione del fabbisogno base di energia termica sia calda (sulla parte relativa al riscaldamen-to degli ambienti), sia fredda pari al 15% per il settore residenziale e del 10% per il settore terziario. 3.2.2. Solare termico. La tecnologia relativa all’impiego dei collettori solari per il riscaldamento dell’acqua (soprattutto a fini sanitari) è nota e usata da tempo. Nell’ipotesi su cui sono basate le nostre stime si è fatto ricorso a normali collettori piani vetrati di qualità medio-buona. La simulazione condotta ha fornito un recupero di energia termica calda superiore a 310 kWh/persona∙anno. La relativa riduzione del consumo di energia non rinnovabile (gas) è pari a circa 35 m3. Come si è fatto in generale, anche in questo caso l’obiettivo che ci si propone di raggiungere è e-stremamente prudenziale rispetto a quello possibile. In questo senso la riduzione dell’indice del fabbisogno di base di energia termica calda (limitatamente alla produzione di ACS) che si pone come obiettivo minimo è pari al 50%, come da delibera comunale. 3.2.3. Fotovoltaico. Al pari del solare termico il fotovoltaico è noto da tempo ed attualmente anche più diffuso in ragio-ne degli incentivi al suo uso degli ultimi anni. Nelle nostre valutazioni si è ipotizzato di installare per le abitazioni circa 260 Wp/persona e circa 400 Wp/persona per il terziario. Questa quantità di pannelli, se correttamente esposti, consentirebbe di produrre circa 370 kWh/ cioè più dell’80% del fabbisogno di base di energia elettrica per uso domestico e 560 kWh/persona∙anno cioè più dell’80% del fabbisogno per il terziario. Si è ipotizzato inoltre che una ulteriore quantità di fotovoltaico sia installata su aree pubbliche (principalmente i parcheggi) e produca energia a favore della comunità. Nella planimetria dedicata alle fonti rinnovabili questa quantità è indicata come “fotovoltaico di quartiere”, ma non è stata quantitativamente definita. Si ritiene tuttavia che la sua dotaziona minima debba essere tale da coprire per intero il fabbisogno di energia elettrica derivato dalle utenze pubbliche (illuminazione, ma anche ricarica di veicoli elettrici, ecc.) e anche una parte del fabbisogno degli edifici esistenti. Si ritiene pertanto perseguibile l’obiettivo di produrre almeno l’80% dell’energia elettrica necessa-ria con questa soluzione.
  • 83. 83 3.3. I SISTEMI IMPIANTISTICI. L’insieme dei sistemi impiantistici è assai articolato e vario e le soluzioni proponibili sono in effetti una molteplicità non facilmente circoscrivibile e/o categorizzabile. In effetti le soluzioni impiantistiche deri-vano da scelte integrate effettuabili solamente in fasi progettuali assai più avanzate della presente tenendo conto della parallela definizione di tutti gli altri aspetti progettuali (architettonici, strutturali, dei materiali, delle funzioni dei vari ambienti e spazi, ecc.). Le soluzioni qui indicate, pertanto, vanno intese come un orientamento “filosofico” dell’operato dei progettisti delle fasi successive. Non per questo si deve tuttavia pensare che si tratti di indicazioni superfi-ciali o generiche, delle quali si può non tenere conto. Le scelte sono definite e nette, ancorché nell’ambito delle possibilità offerte dal presente lavoro, e le possibilità lasciate ai progettisti pur rimanendo ampie sono tuttavia indirizzate in modo chiaro. Ciò che andrà definito, in linea di principio, è quanto ricorrere ad una determinata tecnologia e quanto ad un’altra, così come le articolazioni di dettaglio (ad esempio: fan coil o pannelli radianti? quanto geoscambio e quanta cogenerazione? come integrare ventilazione naturale e im-pianto termico? quanto centralizzare e quanto parcellizzare? e così via). Nell’area in esame le principali soluzioni individuate riguardano: • la realizzazione di un idroscambiatore • l’uso di pompe di calore accoppiate a tali geoscambiatori • l’uso di recuperatori di calore • l’uso di pannelli solari termodinamici (tecnologia PST) • l’uso di sorgenti luminose ad alta efficienza • l’uso esteso di sistemi di regolazione, controllo e gestione 3.3.1. Idroscambiatore. La prossimità del Tevere consente di proporre la realizzazione di un idroscambiatore. Lo scambio termico con l’acquaè la tecnologia più efficiente attualmente disponibile per il condizionamento degli am-bienti confinati, al pari del geoscambio, ma a differenza di quest’ultima tecnologia presenta costi di realiz-zazione molto più ridotti a causa della mancanza delle perforazioni. L’unica problematica prevedibile è costituita dalla posizione che, rispetto ad un tale impianto, po-trebbe assumere l’Autorità di bacino, sebbene debba essere chiaro che l’acqua prelevata viene totalmente restituita al fiume. 3.3.2. Pompe di calore. Il componente tecnologico che consente il risparmio energetico derivante dallo scambio con l’acqua del fiume è la pompa di calore. La pompa di calore è già considerata dalla normativa vigente un ge-neratore termico ad alta efficienza, poiché in effetti il tipo condensato ad aria di uso frequente è rapporta- bile alle caldaie a condensazione in termini di consumo di energia primaria. L’impiego in connessione con un idroscambiatore riduce il fabbisogno energetico fino quasi a dimezzarlo (e talora si va anche oltre). Inol-tre lo stesso componente è in grado di produrre energia termica sia calda, sia fredda, semplicemente inver-tendo il ciclo termodinamico di funzionamento, ciò che consente di condizionare gli ambienti serviti. In ragione di quanto detto il risparmio determinato da questa soluzione può essere stimato percen-tualmente (e prudenzialmente) nella misura del 35% sul fabbisogno di energia elettrica di base che la pom-pa di calore impiega per produrre l’energia termica calda e fredda, dato che viene posto come prestazione minima da ottenere. Ciò corrisponde, con proporzionale prudenza, ad una riduzione del 30% del fabbisogno di base di energia termica calda e del 40% di quella fredda, riduzioni che vanno applicate sulla parte dei fabbisogni relativi al condizionamento e alla produzione di acqua calda sanitaria (sebbene quest’ultimo e-lemento dipenda dalle soluzioni progettuali messe in atto dal progettista degli impianti). 3.3.3. Recuperatori di calore. L’impiego di scambiatori termici con funzione di recupero del calore da fluidi “di scarto” è abba-stanza consolidato tra i progettisti di impianti, anche perché imposto in determinate condizioni dalla nor-mativa vigente. La ragione per cui è inserito in questa parte del presente lavoro è dovuta alla precisa inten-zione di incrementarne l'impiego estendendolo a tutte le occasioni possibili. Un recuperatore aria-aria ha un’efficienza di almeno il 50% ed è una soluzione che si integra a perfezione in molte combinazioni impian-tistiche che prevedano ventilazione forzata o passiva, così come è possibile immaginare soluzioni di recupe-ro di calore da altri fluidi. Poiché si tratta di una misura che richiede un livello di progettazione di maggior dettaglio, non si ritiene di poter stimare il beneficio complessivamente ottenibile dalla sua adozione a tappeto. Tuttavia pa-re ragionevole, considerate anche le caratteristiche architettoniche e funzionali dell’edificato, porre un o-biettivo minimo di riduzione del fabbisogno base di energia tanto calda quanto fredda pari al 10%. 3.3.4. Pannelli solari termodinamici. Si tratta di una tecnologia specificamente dedicata alla produzione di acqua calda per mezzo di un componente denominato “modulo termodinamico” (sostanzialmente una pompa di calore funzionante so-lamente in caldo). Tale macchina ha una sua parte posizionata all’esterno, appositamente progettata in modo da sfruttare tutte le fonti di calore a bassa e bassissima entalpia presenti (sole, pioggia, vento, ecc.). Ciò consente di raggiungere efficienze paragonabili alle pompe di calore con geoscambio. È una soluzione che si ipotizza di impiegare in applicazioni specifiche ove ci sia un significativo fab-bisogno di acqua calda (centri fitness, piscine, alcuni laboratori). Sebbene le utenze da servire non siano tutte definite il risparmio correlato dovrà essere uguale a quello ottenibile con le pompe di calore accoppiate al geoscambiatore e perciò del 30% sul fabbisogno di energia termica calda di base. 3.3.5. Sorgenti luminose. Ci si riferisce alle sorgenti per l’illuminazione pubblica, che già ora sono normalmente ad alta effi-cienza (la sorgente più diffusa è la lampada ai vapori di sodio ad alta pressione). Tuttavia lo sviluppo tecno-logico in corso sia per quanto riguarda le lampade a scarica, sia per i LED, permette di immaginare degli in-crementi di efficienza rispetto ai valori attuali. In questo senso, specialmente insieme a dei semplici sistemi di controllo (temporizzatori o sensori di illuminamento e attenuatori) si ritiene che sarà possibile ottenere dei risparmi compresi tra il 15% e il 25% rispetto ai consumi elettrici attuali. 3.3.6. Sistemi di regolazione e controllo. I sistemi di regolazione, controllo e gestione dei sistemi impiantistici dovranno essere utilizzati ogni volta che sia possibile con le seguenti finalità: • ottimizzare il funzionamento dell’impianto dal punto di vista del risparmio energetico • consentire una facile interazione da parte degli utenti • consentire il controllo remoto • segnalarealpersonaleprepostoglieventualimalfunzionamenti e/o guasti. Sebbene sia noto che un efficace sistema di regolazione in grado di agire in modo integrato su più compo-nenti di un sistema e di mettere i sistemi in relazione tra loro consenta di realizzare ulteriori significativi ri-sparmi energetici, non si ritiene di porre qui un
  • 84. 84 obiettivo specifico in quanto le variabili progettuali sono troppe e pertanto non prevedibili a questo livello di progettazione. Saranno quindi determinanti la compe-tenza tecnica e la sensibilità del o dei progettisti e la capacità di coniugare tecnica ed economia. 3.3.7. Il caso della piscina. Si è studiato in particolare il caso relativo alle necessità termiche della piscina, per la sua rilevanza all’interno dell’intervento e per la possibilità che offre di illustrare le potenzialità derivanti da scelte proget-tuali specificamente attagliate ad un singolo edificio o addirittura ad una sua parte funzionalmente definita,. Un fabbisogno energetico medio di 850 kWht/anno a m3 di vasche della piscina si riduce a circa 380 kWht/anno,m3 attraverso l'utilizzo di un recuperatore di calore sull'acqua di ricambio, una copertura dello specchio della piscina durante le ore di non utilizzo e, infine, realizzando strutture adeguatamente coiben-tate. L'ipotesi di cui si è verificata la fattibilità è stata quella di accoppiare le produzioni di calore ad uso della piscina e del centro sportivo con il calore sottratto dai sistemi di refrigerazione dell'alimentare che possono pesare fino a circa il 40% dei consumi nelle parti commerciali della struttura. Questo accoppiamento avviene mediante l'installazione di recuperatori di calore in centrale frigori-fera. Ipotizzando una piscina con 500 m3 di capienza totale delle vasche ed un supermercato di 1500 m2 di superficie il fabbisogno termico dell'impianto sportivo viene completamente soddisfatto dal calore recu-perato come illustrato precedentemente. Il fabbisogno energetico per l'ACS è stimato in ragione di circa 80.000 kWht/anno e può essere an-che completamente soddisfatto attraverso l'installazione di collettori solari termici e i pannelli solari ter-modinamici (PST). Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica essa è affidata ai pannelli fotovoltaici come il-lustrato nel punto 3.2.3. In considerazione dell’aleatorietà delle scelte progettuali, si è ritenuto di non fornire limiti precisi specifici. I flussi energetici della piscina dovranno rientrare nei limiti generali precedentemente illustrati. 4. QUADRO RIASSUNTIVO. Nella seguente tab. 7 sono riportati gli indici cumulativi (settore residenziale più settore terziario) ottenibili con le misure sopra indicate, raffrontati con i valori di riferimento definiti nel cap. 2. È da sottolineare il fatto che il risultato ottenuto, già ottimo, non tiene conto di alcune soluzioni non valutate, come spiegato nel cap. 3., e può facilmente essere incrementato ulteriormente adottando combinazioni ottimizzate delle soluzioni indicate in tab. 6 (con le precisazioni fornite nel testo che la prece-de). LABORATORIO ROMA_CASO STUDIO SNODO MARCONI SISTEMA INVOLUCRI RESIDENZIALE COMMERCIALE TERZIARIO UFFICI Legenda FRONTIERE VENTILATE SERRE SOLARI / MURI DI TROMBE SUPERFICI VETRATE DOPPIO VETRO CON GAS ATRI BIOCLIMATICI / BUFFER SPACE 1 2 3 4 kWh/p. anno % kg/p. anno % kg/p. anno %kWh/p. anno % kg/p. anno %kWh/p. anno % kg/p. anno %kWh/p. anno % Energia Emissioni di CO2 - 275,1 - 5,6 - 27,6 - 3,5 - 56,3 - 1,2 - 10,4 - 1,3 - 93,8 - 1,9 - 9,2 - 1,2 - 75,1 - 1,5 - 9,2 - 1,2 + 14,00 m + 16,70 m + 19,40 m + 23,40 m
  • 85. 85 LABORATORIO ROMA_CASO STUDIO SNODO MARCONI FONTI RINNOVABILI RESIDENZIALE COMMERCIALE TERZIARIO UFFICI Legenda + 14,00 m + 16,70 m + 19,40 m + 23,40 m CONDOTTI INTERRATI Energia Emissioni di CO2 SOLARE TERMICO FOTOVOLTAICO FOTOVOLTAICO DI QUARTIERE 1 2 3 4 kWh/p. anno - 340,8 - 7,0 - 38,0 - 4,8 - 356,5 - 7,3 - 65,6 - 8,3 - 731,3 - 15,0 - 273,2 - 5,6 % kg/p. anno % kg/p. anno %kWh/p. anno % kg/p. anno %kWh/p. anno % 5 - 168,8 - 3,5 - 63,0 - 1,3 kg/p. anno %kWh/p. anno % LABORATORIO ROMA_CASO STUDIO SNODO MARCONI IDROSCAMBIATORE SISTEMI IMPIANTISTICI RESIDENZIALE COMMERCIALE TERZIARIO UFFICI Legenda POMPE DI CALORE CON IDROSCAMBIO RECUPERATORI DI CALORE SOLARE PST SORGENTI LUMINOSE ALTA EFFICIENZA su strade, percorsi pedonali e parcheggi ovunqueSISTEMI DI REGOLAZIONE E GESTIONE 1 2 3 4 5 6 kWh/p. anno % kg/p. anno % kg/p. anno %kWh/p. anno % - 1.143,5 - 23,4 - 152,8 - 19,4 - 375,3 - 7,7 - 36,9 - 4,7 + 14,00 m + 16,70 m + 19,40 m + 23,40 m Emissioni di CO2Energia
  • 86. 86
  • 87. 87 Mobilità sostenibile Massimo Ciuffini Introduzione In linea generale la strategia d’intervento nel campo della mobilità sostenibile si articola su tre linee d’azione integrate tra loro: • ridurre il fabbisogno di mobilità (Avoid/reduce) • favorire l’utilizzo delle modalità di trasporto più sostenibili (Shift ) • migliorare senza sosta i mezzi di trasporto perché siano sempre più efficienti (Improve) Nel caso della progettazione di un nuovo insediamento urbano ad entrare in gioco sono fondamentalmente le due linee di azione Avoid/ Reduce e Shift. La linea di intervento Avoid/Reduce è finalizzata alla riduzione della domanda di trasporto e molte delle misure in questo ambito ricadono nella categoria della pianificazione territoriale ed urbanistica. In questo campo i fattori chiave per ridurre la domanda di trasporto sono: la densità territoriale, la compattezza dell’edificato, la struttura insediativa, la posizione baricentrica delle principali funzioni urbane, la distribuzione delle funzioni di prossimità, la progettazione degli spazi pubblici e la progettazione delle infrastrutture. La linea di intervento Shift si propone invece di ridurre gli impatti della mobilità, promuovendo l’utilizzo di mezzi di trasporto con minori impatti specifici. Per questo è necessario che quando si progetta un nuovo quartiere sia prevista un’offerta di trasporto multimodale che comporti l’esistenza di adeguati servizi di trasporto pubblico, una rete ciclistica e pedonale ma anche il restringimento in alcuni ambiti dell’uso dell’auto, per esempio realizzando zone pedonali o zone dove il traffico sia moderato o limitato. Complessivamente e in varia misura, tutti gli interventi affrontati dal laboratorio hanno le caratteristiche fondamentali per essere considerati sostenibili dal punto di vista della mobilità visto come siano tutti localizzati nella cosiddetta città consolidata, a ridosso di alcuni dei più importanti corridoi di trasporto collettivo della città ed in adiacenza ad altri quartieri esistenti in modo da innalzarne la densità funzionale, edilizia ed abitativa. Nodo marconi L’intervento sul Nodo Marconi è finalizzato prioritariamente alla realizzazione di un’infrastruttura per la mobilità per lo scambio tra gomma e ferro. In particolare si tratta di realizzare un parcheggio di scambio di superficie che sia collegata pedonalmente con la stazione Marconi della linea B della metropolitana. Una valutazione sulla qualità di un intervento simile dal punto di vista della mobilità sostenibile risulta pleonastico essendo in sé uno strumento per realizzare lo shift tra il mezzo privato e quello pubblico. Per lo stesso motivo il sistema di valutazione GBC in questo caso risulta essere uno strumento spuntato per orientare la progettazione del nodo. Da una parte i requisiti di Localizzazione e Collegamenti del Sito (LQS) sono ovviamente più che rispettati dall’altra i requisiti di Organizzazione e Programmazione di Quartiere (OPQ) vengono spesso disattesi. Ma ciò che invece è degno di nota dell’approccio progettuale individuato è l’avere ridotto drasticamente le previsioni realizzative dei precedenti interventi, occorsi per bilanciare economicamente una dotazione infrastrutturale stradale sproporzionata. In altre parole il progetto del nodo si limita a realizzare il parcheggio di scambio, provvedendo alla sola realizzazione di quelle infrastrutture stradali necessarie per il suo accesso dalla rete esistente, rinunciando alla realizzazione di una nuova strada di scorrimento urbano lungo l’ansa del Tevere. A questo aspetto cruciale d’impostazione, il progetto prevede la realizzazione di una serie di piccole infrastrutture per la ciclabilità e la pedonalità che sinergicamente si pongono sia al servizio del quartiere esistente, facilitando l’accessibilità ciclopedonale della stazione sia al servizio delle nuove attività insediate.