3. Il presente Master Plan è stato realizzato con il contributo di:
TAVOLO TECNICO-ISTITUZIONALE
• Enti Promotori
Comune di Castelforte
Ref. Istituzionale: Giampiero Forte
Ref. Tecnico: Pietro Di Paola
Comune di Formia
Ref. Istituzionale: Benedetto Assaiante
Ref. Tecnico: Roberto Guratti
Comune di Gaeta
Ref. Istituzionale: Cosimo Di Perna
Ref. Tecnico: Antonio Di Tucci
Comune di Itri
Ref. Istituzionale: Mario Petrillo
Ref. Tecnico:Massimo Monacelli
Comune di Minturno
Ref. Istituzionale: Aristide Galasso
Ref. Tecnico: Carmine Violo
Comune di Ponza
Ref. Istituzionale: Maria Civita Pagano
Ref. Tecnico: Giovanni Melchionna, Nicola Bosco
Comune Ss.Cosma e Damiano
Ref. Istituzionale: Vincenzo Petruccelli
Ref. Tecnico: Udesto Andreoli
Comune di Spigno Saturnia
Ref. Istituzionale: Giulio Santilli
4. Ref. Tecnico: Salvatore Baris
Comune di Ventotene
Ref. Istituzionale: Floriana Giancotti
Ref. Tecnico: Nicola Bosco, Pasquale Romano
XVII Comunita’ Montana
Ref. Istituzionale: Nicola Riccardelli
Ref. Tecnico: Enzo Masciulli
• Enti aderenti
Acqualatina S.p.a.
Ref. Istituzionale: Jean Michel Romano
Ref. Tecnico: Ennio Cima
Autorita’ Portuale Fiumicino-Civitavecchia-Gaeta
Ref. Istituzionale: Fabio Ciani
Ref. Tecnico: Massimo Soriani, Franco Spinosa
Consorzio Bonifica Sud Pontino
Ref. Istituzionale: Giuseppe Mitrano
Ref. Tecnico: Gino Bombace
Consorzio Industriale Sud Pontino
Ref. Istituzionale: Salvatore Forte
Ref. Tecnico: Francesco Di Chiappari
Parco Regionale Monti Aurunci
Ref. Istituzionale:Iris Gerarda Volante
Ref. Tecnico: Emanuele Masiello
Parco Regionale Riviera d’Ulisse
Ref. Istituzionale: Cosimo Mitrano
Ref. Tecnico: Roberto Rotasso
5. Società Terme Suio
Ref. Istituzionale: Francesco D’Elia
Ref. Tecnico : Francesco D’Elia
• Partners
Ministero Infrastrutture e Trasporti
Ref. Istituzionale: Francesco Giacobone
Ref. Tecnico: Francesco Giacobone
Responsabile del Procedimento
Architetto Roberto Guratti
Elaborazione della componete Urbanistica del Master Plan
Coordinamento Architetto Roberto Guratti
Elaborazione Architetto Marco Pietrosanto (Studio Associato EMMEPIQUADROESSE)
Consulenza Tecnica Architetto Alessandro Abaterusso (Studio Associato EMMEPIQUADROESSE)
Collaborazione Redazione grafica Giuseppe Mastropaolo
Coordinamento Istituzionale-Organizzativo
Stefano D’Arcangelo (Sportello Formia Europa)
Elisa Venturo (Sportello Formia Europa)
Supporto tecnico scientifico ed elaborazione a cura del Dipartimento Impresa Ambiente e Management Facoltà
di Economia dell’Università degli Studi di Cassino
Prof. Giuseppe Russo
9. Premessa
La necessità di garantire prospettive di sostenibilità allo sviluppo economico e sociale costituisce presupposto e
fondamento di una parte sempre più rilevante delle politiche pubbliche, dei comportamenti sociali e delle dinamiche
economiche delle società contemporanee.
L’importanza della dimensione territoriale nell’attuazione di politiche di sviluppo economico e sociale è infatti largamente riconosciuta: per poter essere efficacemente “applicato” lo sviluppo socio-economico deve essere ridefinito
in rapporto a un determinato contesto geografico, che diviene il focus di politiche locali in grado di mobilitare le
risorse, le energie e gli attori che possono contribuire ad attuarlo con le proprie scelte e i propri comportamenti.
Il concetto di sviluppo, quindi, va “territorializzato” (cioè riportato alla dimensione locale) per poter essere perseguito. Questo è vero innanzitutto in quanto variano capacità di carico e potenzialità di ogni singolo contesto territoriale, sottoposto a pressioni diverse e in grado di attivare risposte e soluzioni differenti alle diverse problematiche
socio economiche.
In particolare, la dimensione locale e territoriale assume rilevanza cruciale nell’analisi degli scenari della sostenibilità per le cosiddette “aree omogenee”, quali ad esempio le zone industriali o i territori sottoposti ad elevata pressione economica, ambientale e sociale. Nella valutazione dei fattori di impatto legati a queste aree, infatti, non si può
prescindere dalle caratteristiche dei differenti contesti economici, ambientali e sociali locali, per tre ordini di motivi.
In primo luogo occorre rilevare come, in molte di queste aree, esistano delle “economie e diseconomie di agglomerazione” che prendono la forma di esternalità di rilevante portata.
In secondo luogo, le attività insediative, produttive e commerciali indotte dallo sviluppo economico incidono sullo
stesso ecosistema locale, caratterizzato da specifici e ben definiti aspetti ambientali.
In terzo luogo, va aggiunto un fattore positivo legato alla dimensione territoriale: la stessa soluzione ai problemi
può infatti essere gestita a livello locale con notevoli sinergie e possibilità di attuare economie di scala, nonché di
sperimentare soluzioni innovative basate anche sulla cooperazione fra attori pubblici e privati. Ciò consente spesso
di adottare interventi migliorativi concreti, che sarebbe difficile concepire su scala più ampia.
In tale contesto si inseriscono le finalità del Protocollo d’intesa tra i Comuni del Golfo di Gaeta e le Isole Pontine che
si prefiggono di avviare un dialogo finalizzato al perseguimento di politiche comuni in tema di sviluppo del territorio,
innovazione tecnologica, lavoro, economia, turismo, agricoltura, scambi culturali, ecc.
Ciò che si auspica attraverso una collaborazione più intensa tra detti comuni è che la fragilità dell’uno possa
diventare la ricchezza per l’altro e viceversa; nel senso che attraverso un interscambio a fronte delle esperienze
relative a ciascun ambito si possano valorizzare le potenzialità a discapito della crisi, della flessione economica e
della negativa congiuntura in atto.
Nel contesto competitivo dei nostri giorni, il territorio e la dimensione territoriale assumono rilevanza crescente
nella dinamica evolutiva delle imprese e la globalizzazione dei mercati e delle economie stimola i protagonisti del
territorio ad unirsi, cercando di rafforzare lo spirito di coesione e l’identità comune e tutelando la propria posizione
nell’agone competitivo.
10. Pertanto, le aree territoriali, in questo scenario, diventano il luogo ove sorgono e crescono fertili movimenti di coesione centripeta di interessi promossi dagli attori del territorio, che dunque divengono protagonisti non solo della
tutela dei propri interessi, ma contribuiscono allo sviluppo del territorio.
Ogni territorio è caratterizzato da un insieme di risorse, condizioni, specifiche, elementi che differiscono da territorio
a territorio. Cosicché le condizioni ambientali, la ricchezza delle risorse della terra, i livelli antropici, il livello di sviluppo dell’imprenditoria locale, la maggiore o minore consistenza dei flussi turistici, ne connotano e determinano
lo sviluppo nel tempo.
D’altronde, la dotazione fattoriale e la conseguente posizione competitiva di un territorio non è interessante in quanto
tale, ma assume rilevanza nella conseguente osservazione comparativa tra territori.
Lo studioso, in altre parole, dovrebbe ricercare, nell’analisi di uno specifico territorio, i fattori inibitori e le determinanti competitive, al fine di identificare efficaci politiche di sviluppo.
Per quanto detto, il territorio in sé non è in grado di evolvere autonomamente verso condizioni di maggior benessere
e/o competitività.
L’evoluzione dei vari aspetti socio-economici in esso presenti, infatti, è la conseguenza di politiche e programmi di
sviluppo stimolati e condotti dagli attori del territorio. Tra questi, assumono un ruolo baricentrico gli organi istituzionali, intesi quali promotori di uno sviluppo capace di armonizzare le diverse istanze delle parti interessate.
In ogni caso, il soggetto istituzionale non è il solo in grado di favorire lo sviluppo del territorio.
Lo sviluppo territoriale, in altri termini, non è la conseguenza di una ineluttabile e spontanea evoluzione dello stato
delle cose ma è il frutto di azioni mirate e guidate, in base ad una visione pro-attiva, ragionata e concepita da soggetti. Cosicché il rafforzamento dei flussi turistici, l’intelligente urbanizzazione, la tutela degli spazi verdi (o delle
aree culturali naturali archeologiche), la progettazione armonica dello sviluppo delle attività industriali e delle istanze
sociali di un territorio, non sono risultanti casuali della crescita di un territorio.
In quest’ottica, la crescente competitività tra aree territoriali (vicine e lontane) suggerisce confronti e valutazioni
comparative per misurare il grado di attrattività globale o di competitività delle stesse. In tal senso, sembrerebbero
maggiormente competitivi quei territori che, realizzate ed interiorizzate capacità, risorse, punti di forza, risultino
capaci di valorizzarli in un’ottica di sviluppo sinergico e produttivo, garante delle istanze dei molteplici portatori di
interesse, così da definire un metaprodotto localizzativo in grado di armonizzare le diverse componenti dell’offerta
in un unico prodotto globale.
Mettere a sistema in modo sostenibile le risorse naturali, culturali e paesaggistiche, le capacità produttive e progettuali delle comunità locali, le competenze dei soggetti economici, politici e delle amministrazioni, con quelle
degli attori dell’innovazione tecnologica e della ricerca, sembra essere la strada maestra per affrontare la difficile
crisi internazionale che investe in modo particolare alcuni settori molto importanti del tessuto locale come quello
11. turistico, commercio, agroindustriale, ecc1.
A tal proposito è stata conferita, dal Comune di Formia (nella qualità di Comune Capofila dell’accordo quadro siglato
tra i seguenti soggetti: Comune di Formia, Comune di Gaeta, Comune di Minturno, Comune di SS. Cosma e Damiano, Comune di Castelforte, Comune di Itri, Comune di Spigno Saturnia, Comune di Ponza, Comune di Ventotene
e la XVII Comunità Montana), al Dipartimento Impresa Ambiente Management (DIAM), in ragione del Protocollo
d’Intesa firmato 16 aprile 2009 presso la sede del Comune di Formia, il coordinamento e la redazione del MASER
PLAN “LE CITTà DEL GOLFO E LE ISOLE PONTINE”, con l’intento di verificare le reali potenzialità del territorio dei
soggetti predetti al fine di intraprendere le più idonee politiche di sviluppo.
Allo scopo di adempiere all’incarico, è stato istituito un tavolo tecnico istituzionale che si è insediato il 14 aprile
2010, presso il Comune di Formia, con il coordinamento istituzionale ed organizzativo dello Sportello Formia Europa ed il supporto tecnico scientifico del Dipartimento Impresa Ambiente Management della Facoltà di Economia
dell’Università degli Studi di Cassino nella persona del Prof. Giuseppe Russo.
Quest’ultimo è stato designato quale responsabile scientifico ed operativo dello studio.
Il presente Master Plan, che costituisce l’adempimento all’incarico ricevuto, deve essere considerato alla luce delle
seguenti ipotesi di lavoro:
• l’indagine è stata effettuata sulla base delle informazioni fornite dai vari referenti tecnici ed istituzionali del
Tavolo tecnico;
• il presente Piano d’Area, frutto della concertazione interistituzionale dei componenti del Tavolo tecnico, è stato
approvato da tutti i componenti del predetto organo collegiale presso il Comune di Formia in data 26 maggio
2011.
1) Un esempio concreto di pianificazione sostenibile nel Lazio è stato realizzato dalla Provincia di Roma (PTPG). Per una disamina di questo tentativo
di applicazione della Direttiva 2001/42/CE in Materia di Valutazione ambientale strategica si veda Prezioso, 2003.
14. MasterPlan
Premessa
Negli ultimi contesti economici, la competitività degli operatori pubblici e privati viene a dipendere in misura crescente dalla più generale competitività dei sistemi – sociali e territoriali – nei quali essi sono inseriti. Dal lato degli
operatori, infatti, le politiche di marketing sono sempre più interconnesse e dipendenti dalle risorse specifiche dei
territori nei quali sono localizzati. Dal lato dei territori si sta verificando un contemporaneo incremento di concorrenzialità, definito “ipercompetizione territoriale”2.
Le cause che spingono verso una crescente concorrenzialità territoriale possono avere natura interna o esterna;
nel primo caso rientrano principalmente i cambiamenti nella logica gestionale del territorio, in particolare, a partire
dagli anni novanta, si assiste allo sviluppo di un nuovo approccio di gestione del settore pubblico, definito New
Public Management3.
Tra le cause esterne le principali sono:
• la globalizzazione dell’economia. Denota la forte integrazione nel commercio mondiale e la crescente dipendenza dei Paese gli uni dagli altri; tale fenomeno ha comportato, infatti, il progressivo annullamento delle
distanze, dunque l’avvicinamento delle aree geografiche di tutto il mondo; di conseguenza le imprese tendono a concentrare ciascuna attività della propria catena del valore in quelle aree dove esistono le condizioni
economiche e gestionali migliori, dunque, la localizzazione di ciascun investimento produttivo viene decisa
sulla base delle opportunità che le diverse aree geografiche offrono rispetto alle caratteristiche dell’investimento stesso;
• l’integrazione europea. Determina la drastica riduzione della possibilità per uno Stato di preservare determinate protezioni a favore del sistema economico delle proprie aree locali. Aumenta, nel contempo l’esposizione della struttura produttiva locale alla competizione esercitata da concorrenti localizzati altrove.
Tale integrazione facilita dunque la crescente mobilità dei beni, dei servizi, delle tecnologie, dei capitali, dei
know-how4 e delle persone attraverso i confini territoriali;
• il rapido sviluppo delle tecnologie. Consentendo l’interconnessione delle reti di comunicazione, contribuisce fortemente alla progressiva trasformazione della competizione economica in competizione globale;
• la crescita economica, politica e sociale che ha riguardato negli ultimi due decenni parti significative del
globo, un tempo meno avanzate (il Sud-Est asiatico; l’Europa orientale e la Russia; l’America Latina; L’India
2) Imprese e territori coevolvono nella ricerca di vantaggi competitivi, essendo gli uni reciprocamente risorse critiche per la competitività degli altri.
L’incremento di concorrenzialità tra aree geografiche dipende dallo sforzo, da parte di ciascuna di esse, di creare strategie volte a realizzare le condizioni migliori per attrarre nel proprio territorio attività economiche che producono ricchezza o per favorire lo sviluppo di quelle esistenti (VALDANI E.,
ANCARANI F., Strategie di marketing del territorio, Milano, Egea, 2000, p. 15).
3) Il New Public Management si fonda: “sull’applicazione dei principi e delle tecniche manageriali alle pubbliche amministrazioni e alla gestione di
tutto ciò che ad esso fa capo, tra cui il territorio. Il New Public Management propone il passaggio da un modello classico, burocratico e giuridico –
istituzionale dei rapporti della P.A. con il cittadino a un modello economico-aziendale in una logica di servizio pubblico (VALDANI E., ANCARANI F.,
2000, op. cit.).
4) Il termine inglese Know-how (letteralmente “sapere come”) identifica l’insieme delle conoscenze, esperienze ed abilità operative necessarie per
svolgere una determinata attività in uno specifico settore.
14
15. Capitolo 1 - La competizione territoriale
e la Cina). Tale sviluppo ha prodotto un effetto molto importante, infatti, a fronte della domanda costituita
dalle imprese che devono collocare i propri stabilimenti produttivi, è aumentata l’offerta costituita dalle aree
geografiche dove gli stabilimenti possono essere insediati.
L’operare delle anzidette cause, interne ed esterne, ha dunque intensificato i processi competitivi tra i differenti
territori; pare dunque opportuno chiarire il corretto significato del termine competizione confrontando la valenza
che esso assume nella disciplina del Marketing Territoriale e nella dottrina aziendalistica. In quest’ultimo caso, la
competizione si manifesta tramite un duplice aspetto: da un lato essa può essere interpretata come il modo in cui le
imprese si confrontano per “raggiungere una posizione di controllo nell’ambiente in cui operano, al fine di ottenere
determinate performance economiche o finanziarie5” .
Dall’altro lato l’accento è posto sul concetto di risorsa, nel senso che le imprese competono tra loro al fine di ottenere le migliori risorse, le quali, attraverso un processo interno di trasformazione, producono altre risorse per il
continuo sviluppo dell’impresa. Caroli ritiene che questo approccio utilizzato per descrivere la competizione tra le
imprese possa essere correttamente esteso ai territori, tra i quali la concorrenza si manifesta su due piani diversi:
in una prima accezione la concorrenza si sostanzia nel confronto tra imprese collocate in aree geografiche diverse,
dunque, la competizione tra territori, si fonda sulla creazione e sul rafforzamento delle condizioni strutturali che
favoriscono il potenziamento della struttura delle aziende locali e della loro posizione nei mercati nazionali ed internazionali; nella seconda prospettiva la competizione riguarda il confronto diretto tra aree geografiche e si manifesta
nell’attrazione di risorse e di investimenti dall’esterno. In altri termini, la competizione tra territori può essere definita come “lo sforzo di attrarre sul proprio territorio6 quelle condizioni che favoriscono la produzione delle risorse
migliori per lo sviluppo del territorio stesso.
In conclusione, nello scenario competitivo odierno il territorio è sempre più spesso interpretato in una prospettiva
competitiva, pertanto quale luogo di azioni volte a tutelarne le prospettive di sviluppo ed incrementarne i fattori di
attrattiva, al fine di tutelare e difendere il benessere e soddisfare le aspettative delle parti interessate in esso presenti.
In quest’ottica, il territorio, ed i protagonisti del relativo sviluppo, dovrebbero impostare politiche di valorizzazione
delle risorse territoriali (tangibili ed intangibili) in modo coerente, efficiente ed efficace, per elevare i livelli di performance dei processi di creazione del valore.
In particolare vanno governati i fattori inibitori della crescita competitiva, che emergono dall’osservazione del terri-
5) CAROLI M.G. Il Marketing territoriale, Milano, Franco Angeli, 1999, p.29.
6) Le accezioni più comuni con cui il territorio è stato finora considerato sono di: prodotto da offrire, luogo entro cui svolgere determinate azioni,
soggetto aziendale dotato di obiettivi e politiche proprie e che utilizza il marketing come mezzo o, infine, insieme di clienti cui offrire beni e servizi (Cfr.
CERCOLA R., “Economia neoindustriale e marketing territoriale”, Sviluppo & Organizzazione n. 172 Marzo/Aprile, 1999). Tuttavia il territorio può essere
definito come un’area geografica caratterizzata da un insieme di elementi tangibili (la posizione geografica e le caratteristiche morfologiche; la struttura
urbanistica; le infrastrutture pubbliche; il patrimonio immobiliare pubblico o privato; il patrimonio culturale; il sistema dei servizi pubblici; il tessuto
produttivo locale; la dimensione e le caratteristiche del mercato locale) e intangibili (il livello di competenza del tessuto produttivo e sociale; il sistema
dei valori civili e sociali; lo spirito del luogo; l’intensità degli scambi economici e culturali con l’esterno, il grado di maturazione sociale e la distribuzione
del benessere; la qualità delle risorse umane; la leadership economica e culturale; l’efficacia e l’efficienza dei meccanismi giuridici e in particolare di
quelli amministrativi) e da una rete di relazioni tra tali elementi (Cfr. Caroli, op. cit.)
15
16. MasterPlan
torio e delle relative dinamiche di sviluppo:
• sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali;
• scarsa valorizzazione delle bellezze architettoniche, paesaggistiche e culturali;
• delocalizzazione del vantaggio competitivo;
• inefficienza delle istituzioni ed autonomie locali;
• livello culturale/imprenditoriale insufficiente;
• Inefficienti infrastrutture al servizio delle attività produttive locali;
• scarsa integrazione tra i soggetti del territorio e tra i fattori di attrattiva;
• ecc.
L’azione dei protagonisti del territorio dovrebbe, pertanto, essere orientata a valorizzare la dotazione di fattori abilitanti lo sviluppo, rafforzando la coesione e l’interazione positiva tra soggetti nell’ambito del territorio, affinché le
attività dello stesso si rivelino competitive ed il territorio risulti attrattivo e positivamente percepito, sia per l’osservatore esterno, sia per l’interlocutore interno.
In definitiva, è fondamentale che le politiche di sviluppo del territorio si armonizzino con le tendenze e gli indirizzi
prefissati “a livello centrale”. Qualsiasi area territoriale, difatti, partendo da un uso corretto delle proprie risorse,
risulta vincente nel proprio percorso evolutivo se, e soltanto se, integra il proprio cammino coerentemente con il
quadro nazionale e comunitario (almeno a livello europeo) di riferimento, indirizzando le politiche di sviluppo territoriale, le risorse finanziarie, gli investimenti, etc., in armonia con le istanze, le piattaforme negoziali e i programmi
territoriali (bottom up), ed in coerenza con gli indirizzi, le regole e gli incentivi superiori (top down).
È in coerenza con tale visione che si sviluppa il seguente Master Plan teso ad individuare ed evidenziare proposte
progettuali finanziabili (Bonifica e difesa del suolo; Forestazione; Protezione dall’erosione costiera; Disinquinamento; Gestione delle risorse idriche; Infrastrutture e trasporti; Porti turistici; Centri storici e patrimonio culturale ed
ambientale; Patrimonio Agro-industriale; Attività turistiche e ricreative; Produzione di Fonti Energetiche rinnovabili)
con strumenti di programmazione economico-finanziari comunitari, statali e regionali.
1.1. Il processo di concertazione interistituzionale: progettazione, metodologia di indagine ed attività svolte
Il presente Piano d’Area è finalizzato a supportare il Comune di Formia e gli altri Enti sottoscrittori del protocollo
d’intesa (siglato in data 16 aprile 2009) nell’attività di coordinamento ed approfondimento dei lavori svolti dal tavolo
tecnico (costituito in data 14 aprile 2010) che ha svolto le seguenti attività volte a:
• identificare e valutare le principali problematiche ambientali relative all’area territoriale di indagine e le pressioni ambientali connesse alle attività svolte in tale contesto locale;
• individuare le opportunità di miglioramento nella gestione di tali problematiche, nella prospettiva di promuovere
percorsi di investimento a livello locale in grado di migliorare la competitività territoriale dell’area oggetto di indagine;
• sviluppare proposte relative a scenari e a progetti realizzabili nell’area territoriale considerata, valutandone la
16
17. Capitolo 1 - La competizione territoriale
fattibilità e la potenziale efficacia sotto il profilo della sostenibilità (economica, ambientale, ecc.)
Gli obiettivi del piano d’area sono stati perseguiti attraverso un’attività di concertazione e approfondimento che si
è articolata nelle seguenti quattro fasi.
1) Analisi dei punti di forza e di debolezza nella prospettiva della sostenibilità locale
La prima fase ha previsto un’indagine quali-quantitativa, preliminare alla raccolta dati sul territorio, attraverso cui
giungere ad una conoscenza preliminare delle caratteristiche socio economiche dell’area di indagine.
Attraverso l’utilizzo della metodologia SWOT, si è inteso far emergere i punti di forza e di debolezza, le opportunità
di sviluppo sostenibile e le minacce a tale sviluppo, identificabili relativamente al contesto analizzato.
L’analisi SWOT è una delle metodologie attualmente più diffuse per il pre-assessment e la pianificazione di progetti
e strategie. Si tratta di un procedimento di tipo logico, mutuato dall’economia aziendale, che consente di rendere
sistematiche e fruibili le informazioni raccolte circa un tema specifico e fornisce indicazioni per la definizione di politiche e linee di intervento. Attraverso l’analisi SWOT è possibile evidenziare i fattori negativi e positivi, che vengono
ritenuti capaci di favorire od ostacolare il perseguimento di determinati obiettivi. Nell’analisi SWOT si distinguono
fattori endogeni (punti di forza e punti di debolezza: variabili che fanno parte integrante del sistema stesso, su cui
è possibile intervenire) ed esogeni (opportunità e rischi, variabili esterne al sistema, che possono condizionarlo).
Nell’ambito della presente proposta, la metodologia SWOT ha previsto un’analisi preliminare di carattere economico
e ambientale delle aree oggetto di indagine, con l’obiettivo di individuare le principali linee di indagine (e di ulteriore
approfondimento conoscitivo), nonché di possibile futura azione per l’incremento di competitività territoriale dell’area. In particolare, questa analisi è mirata a fornire ai soggetti firmatari del protocollo d’intesa alcune valutazioni
preliminari e linee guida su cui impostare la successiva attività di approfondimento.
All’analisi preliminare sul contesto segue l’identificazione e la valutazione dei punti di forza e di debolezza, nonché
delle opportunità di sviluppo di nuovi investimenti e delle minacce a tale prospettiva. Sulla base di questa analisi e
dei risultati della fase successiva di indagine presso gli stakeholder, sono stati identificati gli ambiti di approfondimento sulla base dei quali costruire gli scenari di azione.
2) Raccolta dei dati e delle informazioni ambientali rilevanti
Nella seconda fase si è proceduto alla raccolta dei dati e delle informazioni necessarie per identificare le problematiche ambientali che sono state oggetto di analisi e di approfondimento da parte del tavolo tecnico e sulle quali
sono state stabilite le azioni di intervento. La raccolta dei dati e delle informazioni ha consentito di definire un quadro
completo ed esaustivo della situazione ambientale. La raccolta è avvenuta su tre livelli:
• Analisi della documentazione esistente: sono stati raccolti tramite apposite schede i dati già a disposizione
delle amministrazioni locali e di altri soggetti rilevanti nell’ambito territoriale considerato;
• Incontri con soggetti rilevanti: in questa fase sono stati svolti numerosi colloqui di indagine con i soggetti locali che
sono stati considerati detentori di dati ambientali o che potrebbero giocare un ruolo nel miglioramento dell’area;
• Raccolta diretta sul campo: ad integrazione dei dati precedentemente raccolti, si è proceduto infine alla
rilevazione diretta di dati, con la somministrazione di una scheda di rilevazione.
17
18. MasterPlan
3) Proposta e valutazione degli scenari di azione possibili
Nella terza fase del progetto, sulla base delle informazioni emerse dalla raccolta ed elaborazione dei dati relativi
alla situazione delle aree di indagine, il tavolo tecnico, in collaborazione con l’Università, ha individuato gli ambiti
prioritari di azione.
Per effettuare tale attività, sono state, innanzitutto, identificate le possibili soluzioni tecniche, gestionali e organizzative a disposizione, nonché i possibili strumenti di policy a disposizione per agire negli ambiti prioritari.
Nel caso specifico le diverse alternative di azione sono state valutate sotto quattro diversi profili, in grado di determinare la fattibilità e l’efficacia delle soluzioni proposte:
• profilo tecnico, attraverso un’analisi di fattibilità tecnica e tecnologica delle soluzioni proposte in relazione
alle dimensioni rilevate riguardo le diverse problematiche ambientali, alle caratteristiche quantitative e ai
flussi delle diverse emissioni o dei consumi di risorse in oggetto, alle soglie critiche necessarie all’implementazione delle soluzioni impiantistiche o infrastrutturali proposte, ecc.;
• profilo ambientale, attraverso una valutazione ex ante delle ripercussioni e delle ricadute sull’ecosistema
locale determinate dall’adozione delle soluzioni tecniche, gestionali e organizzative proposte su base territoriale, in una logica comparativa;
• profilo economico, attraverso una stima delle risorse necessarie alla realizzazione delle soluzioni prefigurate
e una quantificazione previsionale monetaria dei costi da sostenere e dei vantaggi derivabili dalla loro attuazione, accompagnata dall’individuazione di possibili fonti di finanziamento;
• profilo giuridico, attraverso un approfondimento delle condizioni di conformità in termini giuridici e amministrativi necessarie per la realizzazione delle soluzioni proposte, nonché l’identificazione delle misure da
adottare a livello locale per garantirne la praticabilità dal punto di vista regolamentare.
4) Definizione dei progetti
A valle della valutazione della fattibilità e dell’efficacia delle soluzioni proposte nei diversi scenari, in seguito alle
scelte compiute e alle indicazioni ricevute dal tavolo tecnico sono stati individuati una serie di progetti da presentare
agli Enti Istituzionali per accedere ai relativi finanziamenti.
A questo fine, sono state redatte ed approvate, nelle riunioni del tavolo tecnico, le proposte progettuali in appendice
e nei relativi allegati.
18
20. MasterPlan
2.1. Popolazione e densità demografica
Gli abitanti dell’area che comprende i comuni di Castelforte, Formia, Gaeta, Itri, Minturno, Ponza, Santi Cosma
e Damiano, Spigno Saturnia, Ventotene ammontano a 106.803 unità, consentendo al territorio di accogliere il
19,38% della popolazione dell’intera provincia di Latina1, la quale è pari a 551.217 abitanti (Vedi Tabelle 1, 2, 3 e 4).
La densità demografica, pari a 299,37 abitanti per kmq (il valore più elevato è quello di Gaeta con 760,81 abitanti
per kmq, tabella 2), è maggiore di quella media provinciale (244,99).
Da notare l’alto livello di concentrazione della popolazione nei quattro grandi comuni dell’area, vale a dire Gaeta,
Formia, Minturno e Itri, dove risiede ben l’82,82% degli abitanti totali (Tabella 2).
Tabella 1: Caratteristiche principali dei comuni promotori del Master Plan, 2010
Tabella 1: Raffronto Provincia di Latina e Area Territoriale del Master Plan
Provincia Latina
Area territoriale del Piano d’Area (Castelforte, Formia, Gaeta, Itri, Minturno, Ponza,
Santi Cosma e Damiano, Spigno Saturnia, Ventotene)
Regione
Lazio
Lazio
Provincia
Latina
Latina
Superficie
2.250 Kmq
356,76 Kmq
Comuni
33
9
Abitanti
551.217
106.803
Imprese attive
66.174
10.181
Fonte: Ns. elaborazione su dati Unioncamere, Atlante della competitività delle province, 2011
1) La provincia di Latina confina a nord con la provincia di Frosinone, a nord-ovest con la provincia di Roma, a sud-est con quella di Caserta e a sud
con il Mar Tirreno.
La popolazione ammonta a 551.217 unità, consentendo all’area di essere tra le prime province più popolate nella zona centrale del paese e la 32-esima
nazionale.
Rilevante anche la densità demografica. Sono, infatti 244,99 gli abitanti che in media occupano ciascun kmq di superficie territoriale. Questo valore è
maggiore sia di quello medio nazionale (199,2) sia di quello riferito all’insieme delle province del Centro Italia (202). Da notare l’alto potere di attrazione
esercitato dai grandi comuni. Ben il 70,4% della popolazione risiede, infatti, negli otto comuni (Latina, Aprilia, Terracina, Formia, Fondi, Cisterna di
Latina, Gaeta, Sezze) con più di ventimila abitanti, dato rilevante sia in ambito nazionale che locale, mentre il baricentro demografico rimane invariato
rispetto al dato precedente fissato nel comune di Pontinia. La struttura per età di una popolazione che presenta la maggior quota di uomini di tutto il
Centro Italia, dopo Prato e Pesaro-Urbino, è più giovane della media nazionale e tale aspetto si acuisce maggiormente in relazione al complesso delle
province del Centro. Basti pensare che la percentuale di ultrasessantacinquenni (17,2%) costituisce l’ottavo valore più basso dell’intero paese risultando
di gran lunga il più basso del Centro Italia. Caratteristiche opposte si registrano per gli appartenenti alle altre classi di età: la quota parte di popolazione
sotto i quattordici anni è la più alta del Centro (14,6%) e 25-esima in Italia.
20
21. Capitolo 2 - Analisi del contesto socio-economico dei comuni promotori del Piano d’Area: “Le città del Golfo e Le sole Pontine”
Tabella 2: La densità abitativa nei comuni promotori del Master Plan, 2010
Comune
Superficie (Kmq)
Popolazione
Densità (Ab/Kmq)
Gaeta
28,48
21.668
760,81
Formia
73,53
37.483
509,76
Ventotene
1,54
751
487,66
Minturno
42,07
19.072
453,34
Ponza
9,85
3.353
340,41
Santi Cosma e Damiano
31,55
6.826
216,35
Castelforte
29,91
4.489
150,08
Itri
101,15
10.229
101,13
Spigno Saturnia
38,68
2.932
75,80
Totale nei 9 comuni
356,76
106.803
299,37
Totale nei 33 comuni
2.250,00
551.217
244,99
Fonte: Ns. elaborazione su dati Unioncamere, Atlante della competitività delle province, 2011
2.2. Tessuto imprenditoriale
La densità imprenditoriale dei Comuni promotori del Master Plan (9,53 unità locali per 100 abitanti) è inferiore al
corrispondente valore provinciale2 che ammonta a 12,01 unità locali per 100 abitanti (Tabella 3); in particolare, il
15,39% di tutte le imprese registrate nel territorio pontino ha la propria sede legale nei nove comuni considerati
(Tabella 4 e Figura 1). L’elevatezza di tale percentuale è dovuta ad una notevole diffusione di strutture ricettive nel
territorio considerato.
2) Ammontano a 66.174 le imprese registrate nella provincia di Latina al 31-12-2010. I settori maggiormente presenti sono due: commercio e agricoltura, che insieme assorbono il 52,7% delle imprese. In particolare il settore primario con una quota di imprese pari al 24,3% riesce ad emergere, sia
rispetto al complesso del Paese (16,7%) che alla media del Centro Italia (13,9%). L’artigianato non sembra giocare un ruolo di rilievo: soltanto il 21%
delle imprese presenta, infatti, questi connotati. Si tratta di un dato inferiore alla media nazionale e che fa della provincia la prima realtà a minor vocazione artigiana nel Centro. Al di sopra della media nazionale e macro-ripartizionale il tasso di evoluzione relativo al 2008 (0,38 imprese in più ogni 100
esistenti) derivante soprattutto da un buon tasso di natalità (8), soprattutto se confrontato rispetto alla media nazionale (7,3). L’analisi dell’andamento
temporale mostra come nel periodo 1997-2008 siano cresciuti prepotentemente alcuni comparti. Si tratta dell’industria il cui peso è passato dall’8,9 al
9,8%, delle costruzioni (dal 9,4 al 12,7%) ed il commercio (dal 26,5 al 28,4%). Da segnalare infine il rilevante peso delle imprese presenti sul mercato
pontino dal 1990 al 1999 a scapito di quelle più anziane.
21
22. MasterPlan
Tabella 3: La densità imprenditoriale nei comuni promotori del Master Plan, 2010
Comune
Popolazione
Numero di unità locali
Densità imprenditoriale
(u.l. per 100 abitanti)
Gaeta
21.668
1.937
8,94
Formia
37.483
3.791
10,11
Ventotene
751
115
15,31
Minturno
19.072
1.723
9,03
Ponza
3.353
485
14,46
Santi Cosma e Damiano
6.826
564
8,26
Castelforte
4.489
336
7,48
Itri
10.229
879
8,59
Spigno Saturnia
2.932
351
11,97
Totale nei 9 comuni
106.803
10.181
9,53
Totale nei 33 comuni
551.217
66.174
12,01
Fonte: Ns. elaborazione su dati Unioncamere, Atlante della competitività delle province, 2011
Tabella 4: Incidenza della superficie, della popolazione e del numero di unità locali dei comuni promotori del
Piano d’Area su quelli della provincia di LT, 2009
Superficie (Kmq)
Popolazione
Numero di unità locali
15,85%
19,38%
15,39%
Fonte: Ns. elaborazione su dati Unioncamere, Atlante della competitività delle province, 2010
Figura 1: Incidenza della superficie, della popolazione e del numero di unità locali nei comuni promotori del
Piano d’Area su quelli della provincia di LT, 2009
22
23. Capitolo 2 - Analisi del contesto socio-economico dei comuni promotori del Piano d’Area: “Le città del Golfo e Le sole Pontine”
Fonte: Ns. elaborazione su dati Unioncamere, Atlante della competitività delle province, 2010
2.3. Forza Lavoro: analisi di alcune variabili macro-economiche del territorio oggetto d’indagine
La situazione del mercato del lavoro nella provincia di Latina risulta fortemente critica: al di là delle variazioni dei
principali indicatori, che segnano, comunque, ulteriori flessioni nel 2010, sono preoccupanti le tendenze di fondo.
Queste si possono sintetizzare nella crescita dell’occupazione a tempo parziale, a compensare i bassi livelli produttivi, nell’aumento delle ore di Cassa Integrazione Guadagni, che implicano le crescenti problematiche di continuità
aziendale, nella flessione dell’occupazione dipendente, solo in parte compensata da quella indipendente, nella
crescita, fra gli altri, del tasso di disoccupazione giovanile.
23
24. MasterPlan
2.3.1. Le dinamiche di medio periodo e il contributo degli stranieri
I forti afflussi migratori3 in Italia si spiegano con il decreto flussi 2008 che, pur prevedendo un tetto massimo di 150
mila nuovi ingressi di lavoratori extracomunitari non stagionali, ha comunque rappresentato un fattore di attrazione
per gli stranieri nella provincia. A questo si aggiunge la legge 102/2009, applicata dall’autunno 2009, per l’emersione del lavoro irregolare di colf e badanti extracomunitarie.
Inoltre, considerato che i flussi di stranieri sono per la gran parte comunitari, su tali nazionalità pesa anche un
numero considerevole di nuovi ingressi riconducibili ai ricongiungimenti familiari, a dimostrazione che alcune comunità, soprattutto i rumeni che rappresentano il 50% degli stranieri a Latina (seguono gli indiani con una quota
dell’11%, i tunisini e i marocchini entrambi con il 3,5% circa), si stanno integrando e radicando nel territorio pontino.
La crescente presenza della popolazione straniera sta, dunque, determinando effetti non trascurabili sulle dinamiche
demografiche sia a livello nazionale che sul nostro territorio. La maggiore giovanilità di tali popolazioni compensa
non solo l’abbassamento del tasso di natalità della popolazione locale, ma interviene anche sulla struttura per età
rallentando l’invecchiamento della popolazione.
Gli effetti sono evidenti anche sulla popolazione attiva, ossia sulle forze di lavoro potenziali: in provincia di Latina,
nell’ultimo quadriennio, la popolazione in età 15-64 di età è cresciuta di circa 16.000 unità, spiegate quasi esclusivamente da cittadini stranieri, aumentati di 15.000 persone, a fronte di 1 migliaio di unità in più di italiani (figura 2).
Figura 2: Dinamica della popolazione attiva 15-64 anni totale, italiana e straniera in provincia di Latina. n.i.
Anno 2006 = 100
Fonte: ns elaborazioni su dati Istat, 2011
3) L’analisi delle tendenze del mercato del lavoro è stata suddivisa nelle dinamiche di medio periodo che abbracciano un orizzonte temporale quadriennale, dal 2006 al 2009, e nelle dinamiche congiunturali, relative all’annualità 2010.
24
25. Capitolo 2 - Analisi del contesto socio-economico dei comuni promotori del Piano d’Area: “Le città del Golfo e Le sole Pontine”
Pressoché nullo l’effetto complessivo sull’offerta di lavoro: le forze di lavoro, date dalla somma degli occupati e
delle persone in cerca di occupazione risultano sostanzialmente stazionarie (nel 2009 sono appena +701 unità in
più rispetto al 2006). Tuttavia, tale invarianza è la risultante di dinamiche fortemente divergenti: gli occupati si riducono di 2.800 unità, -1,4% la variazione percentuale, per una flessione più significativa della componente femminile
(-2,9%, pari ad oltre le 2.200 donne); diversamente, le persone in cerca di occupazione crescono di oltre 3.500
unità, in termini percentuali la variazione è del +17%.
Il che implica che solo una piccola parte dell’incremento della popolazione attiva ha alimentato l’universo delle
persone in cerca di lavoro (circa il 20%); il complemento, di gran lunga superiore in termini numerici, confluisce
nella popolazione inattiva. Difatti tale aggregato, rappresentato dalle non forze di lavoro che comprendono quanti
non sono alla ricerca di un lavoro (studenti, casalinghe, inoccupati o persone che vorrebbero un impiego anche se
non sono immediatamente disponibili) è cresciuto nell’ultimo quadriennio di circa 13.000 unità, in termini relativi
+10%. Tali considerazioni sono desumibili dalla figura 3.
Figura 3: Dinamica degli occupati, persone in cerca di occupazione e Non forze di lavoro. n.i. Anno 2006 = 100
Fonte: ns elaborazioni su dati Istat, 2011
Al riguardo, per tornare agli effetti dei flussi migratori, occorre aggiungere che l’extra-comunitario residente che
rientra nelle statistiche della popolazione e del mercato del lavoro deve essere assunto con un contratto di lavoro
regolare; dunque, pur con i limiti insiti nelle statistiche in materia di immigrazione, la pesante recessione registrata
nel corso del biennio 2008-2009 non ha avuto effetti direttamente discriminatori in relazione alla provenienza dei
lavoratori, ma ha avuto senz’altro effetti diversi sulle provenienze in base alla maggiore o minore presenza nei settori
più colpiti dalla crisi stessa.
La circostanza che in provincia di Latina l’appesantimento congiunturale abbia determinato un brusco calo dell’occupazione manifatturiera, solo in parte ammortizzato dalla crescita nei servizi, ha senza dubbio pesato in maggior
misura sulla componente di nazionalità italiana, rispetto alla componente straniera, scarsamente rappresentata nella
trasformazione industriale; gli effetti sono talmente evidenti da incidere anche sul peso espresso dall’industria in
25
26. MasterPlan
senso stretto che occupa circa 34.500 addetti, in sensibile contenimento nell’ultimo quinquennio (16,4%, a fronte
del 19,7% del 2006) (tabella 5).
Diverse le dinamiche che si osservano per il comparto agricolo, particolarmente interessato dai crescenti flussi
migratori, soprattutto extra-comunitari, che contribuiscono ad accrescere l’importanza del comparto sull’occupazione complessiva: gli addetti in agricoltura sfiorano le 18 mila unità, attestandosi al 7,4%, a fronte del 6,7% del
2006 (sempre tabella 5).
Quanto su descritto dimostrerebbe che non si commette un errore nell’affermare che al minore contributo della
componente italiana all’evoluzione della popolazione in età lavorativa si sia aggiunta la marcata caduta del tasso di
partecipazione, ossia della ricerca di un impiego, aggravando dunque le indicazioni che le statistiche Istat restituiscono in termini di disoccupazione, aggregato che tiene conto esclusivamente di quanti sono in cerca di occupazione e non la trovano, tralasciando gli scoraggiati.
E’ vero che almeno per quanto riguardo i giovani, questi tendono a proseguire gli studi più a lungo, tuttavia, oltre a
fattori strutturali, si rilevano anche comportamenti più di carattere congiunturale e su questo è intervenuta la stessa
Banca d’Italia che afferma che le difficoltà nel trovare un’occupazione hanno determinato un effetto di scoraggiamento nella ricerca di un lavoro ed il passaggio nell’area dell’inattività. Il che acuisce gli effetti dell’attuale crisi
economica in atto, in quanto “..l’uscita dal mercato del lavoro verso l’inattività è un passaggio peggiore di quello
verso la disoccupazione, perché si tratta di una scelta caratterizzata da un minor grado di reversibilità della transazione verso lo stato di occupato..”4. E’ il caso delle donne che tornano a fare le casalinghe, oppure dei lavoratori in
età avanzata che, avendo perso il posto di lavoro, considerate le difficoltà nel trovare un nuovo impiego, in ragione
appunto dell’età avanzata, si collocano nell’inattività fino al pensionamento.
Tabella 5: Peso % dei settori in termini di occupati in provincia di Latina. Serie storica (2006-2010)
Fonte: ns elaborazioni su dati Istat, 2011
4) “Rapporto sul mercato del lavoro 2009-2010”, a cura del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro - Luglio 2010.
26
27. Capitolo 2 - Analisi del contesto socio-economico dei comuni promotori del Piano d’Area: “Le città del Golfo e Le sole Pontine”
2.3.2. Le dinamiche congiunturali del mercato del lavoro
Esaminando le ultime stime rese note dall’Istat, il 2010 si caratterizza per alcuni elementi di discontinuità che occorre prendere con cautela, perché risultanti di fenomeni non nuovi per la provincia di Latina: in primis ed in controtendenza, la positiva crescita degli occupati del +2,2%, dopo le flessioni dell’ultimo biennio (tabella 6). Tuttavia, tale
variazione replica, amplificandola, la crescita della componente femminile già evidenziata l’annualità precedente:
le donne occupate crescono del 5,5%, ossia +4 mila unità (sempre tabella 6). Per la prima volta l’occupazione
femminile si posiziona al di sopra dei valori del 2006, avendo completamente recuperato le flessioni antecedenti la
crisi economica. Pressoché immutata la componente maschile.
In sintesi, il pesante impatto che la crisi economica ha avuto sull’occupazione maschile, con i conseguenti effetti
sulla disponibilità di reddito delle famiglie, soprattutto quelle monoreddito, sembrerebbe avere avuto anche l’effetto
indiretto di indurre la crescita dell’occupazione femminile, a sostegno del reddito familiare, in un sorta di compensazione. Gli stessi dati relativi all’aumento delle ore di Cassa Integrazione Guadagni nel corso del 2010 (+94%)
confermano la perdita di potere d’acquisto dei lavoratori coinvolti, stimati in circa 3.300 unità.
Dinamiche pressoché simili sono rilevate in tutto il Lazio (+0,7% la crescita degli occupati), che in maniera piuttosto uniforme in termini territoriali, si discosta dalle tendenze nazionali che invece segnano un ulteriore calo dell’occupazione, prevalentemente maschile.
Tabella 6: Occupati per sesso in provincia di Latina, nel Lazio e in Italia – Anno 2010
Fonte: ns elaborazioni su dati Istat, 2011
Le forze di lavoro pontine (composte dagli occupati e dalle persone in cerca di occupazione) sono stimate in oltre
229 mila unità, in crescita del 2,2% (tabella 7); tale incremento è sostenuto, diversamente dallo scorso anno, oltre
che dalla crescita demografica (in particolare straniera), anche dalla tendenze dell’occupazione appena descritte.
27
28. MasterPlan
Tabella 7: Forze di lavoro - Rilevazione continua - Principali indicatori per la provincia di Latina
Fonte: ns elaborazioni su dati Istat, 2011
Si mantiene comunque sostenuto il numero di persone in cerca di occupazione, intorno alle 24 mila unità (tabella 7),
alimentato dall’ulteriore aumento della componente maschile: negli ultimi 2 anni circa 5.600 uomini in più si sono
dichiarati in cerca di occupazione (+63,%, rispetto al 2008), in buona parte a causa della perdita del posto di lavoro.
Si riduce leggermente la stima del tasso di disoccupazione5 al 10,6% (a fronte del 10,9% del 2009), mantenendosi
comunque su livelli record; divergenti le dinamiche per sesso: cresce la disoccupazione maschile al 9,8%, confermandosi con un differenziale crescente al di sopra del dato regionale e nazionale, si riduce il tasso di disoccupazione femminile all’11,8% (contro il 13,6% del 2009), anch’esso superiore alla media laziale e nazionale.
A livello nazionale il tasso di disoccupazione si conferma nuovamente in crescita, raggiungendo l’8,4% (era al 7,8%
nel 2009) (tabella 8); l’incremento in sei casi su dieci è dovuto a quanti hanno perso il posto di lavoro e interessa
in larga misura i giovani.
5) Il tasso di disoccupazione è dato dal rapporto tra disoccupati e forze di lavoro.
28
29. Capitolo 2 - Analisi del contesto socio-economico dei comuni promotori del Piano d’Area: “Le città del Golfo e Le sole Pontine”
Tabella 8: Tasso di disoccupazione e tasso di attività 15-64 anni per sesso. Anni 2009-2010 (dati in migliaia
e in percentuale)
Fonte: ns elaborazioni su dati Istat, 2011
2.3.3. Le dinamiche settoriali
Come di consueto, l’indagine Istat sulle Forze di Lavoro restituisce forti oscillazioni settoriali soprattutto per il comparto agricolo e il settore delle costruzioni. Quest’ultimo sembra recuperare, infatti, oltre mille unità, dopo la brusca
flessione dello scorso anno (tabella 9).
Diversamente, anche nel 2010, come peraltro avviene a livello nazionale, l’industria di produzione pontina (industria
+ industria in senso stretto) registra un’ulteriore significativa flessione degli organici: ulteriori 6.744 posti di lavoro
in meno (ancora tabella 9) si sommano alla perdita di circa 8 mila unità registrata nel 2009.
Tabella 9: Occupati per settore di attività economica e posizione. Latina - Anni 2010 e 2009
Fonte: ns elaborazioni su dati Istat, 2011
La parziale compensazione che si ripete con la crescita nei servizi (da 132.596 del 2009 a 139.358 del 2010),
in parte nasconde la destinazione degli occupati del terziario che, tramite le società di collocamento private, sono
prevalentemente messi a disposizione dell’industria, utilizzando forme di impiego più flessibili.
29
30. MasterPlan
Le ampie variazioni che si stanno registrando con la crisi economica in atto stanno spostando in modo significativo
l’articolazione settoriale degli addetti nella provincia di Latina, a favore del comparto terziario che raggiunge la quota
del 68% degli occupati (era al 62,7% solo nel 2008). È da notare però che, a livello regionale, l’unica provincia che
registra una percentuale di occupati nel terziario inferiore a quella di Latina è Frosinone (figura 4).
Figura 4: Occupati per settore di attività economica – Anno 2010
Fonte: ns elaborazioni su dati Istat, 2011
2.3.4. La Cassa Integrazione Guadagni
Le flessioni occupazionali esposte precedentemente sono state contenute dall’intenso ricorso alla cassa integrazione
guadagni, che non solo ha contribuito a contenere la disoccupazione, ma si è dimostrato strumento insostituibile oltre che per garantire la continuità salariale, anche per mantenere lavoratori e professionalità all’interno delle aziende.
Complessivamente nell’anno 2010, in provincia di Latina, le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni (CIG)
ammontano a 5,5 milioni, per un incremento del 94% rispetto all’annualità precedente, nettamente superiore alla
variazione registrata a livello nazionale (+31,7%) e a quella laziale (+25,3%).
L’incremento suddetto se disaggregato tra le diverse componenti mostra andamenti divergenti: prosegue la pressante ascesa del ricorso alla cassa integrazione straordinaria, connessa a crisi e ristrutturazioni aziendali, a seguito
anche del passaggio di alcune aziende dalla gestione ordinaria a quella straordinaria; la Cassa integrazione ordinaria, più strettamente legata al ciclo economico è registrata in flessione (-12,2%).
Al riguardo, occorre ricordare che, ultimate le 52 settimane su 104, la Cassa ordinaria termina e i lavoratori vanno
in Cassa straordinaria; al termine di quest’ultima, nel caso le sorti aziendali non fossero volte al meglio, ai lavoratori
spetta la mobilità o la disoccupazione; diversamente, le imprese possono accedere alla CIG in deroga.
L’ulteriore istituto della Cassa Integrazione in Deroga mostra una crescita esponenziale (+362,3%), tra l’altro comune
a tutte le province laziali, sebbene a Latina la variazione sia la più accentuata. D’altronde, quest’ultimo istituto è stato
introdotto nel corso del 2009 per far fronte alla crescente crisi produttiva, estendendo la possibilità di usufruire della
Cassa integrazione anche a parte dei settori e delle imprese precedentemente esclusi, prevalentemente piccole imprese.
Significativo il contenimento nei primi due mesi del 2011 della CIG ordinaria e straordinaria (figura 5), sebbene vada
30
31. Capitolo 2 - Analisi del contesto socio-economico dei comuni promotori del Piano d’Area: “Le città del Golfo e Le sole Pontine”
considerato con cautela in relazione alla continuità di tali dinamiche nei periodi successivi.
Figura 5: Andamento delle ore di CIG autorizzate ordinarie, straordinarie e totali. Latina Serie storica (gen
2009 - feb 2011)
Fonte: ns elaborazioni su dati Istat, 2011
Diversamente, nei primi mesi del 2011 si conferma la rilevante crescita della CIG in deroga, a dimostrazione che la
situazione per le imprese più piccole non mostra significativi miglioramenti.
Molto simili le tendenze nel Lazio, spiegate per la gran parte dai picchi espressi dalla componente straordinaria; i 68
milioni di ore complessive di cassa integrazione autorizzati, superano di circa ¼ i valori del 2009 (rispettivamente
-38% l’ordinaria, +31% la straordinaria, +297% la cig in deroga) (figura 6).
Figura 6: Andamento delle ore di CIG autorizzate ordinarie, straordinarie e totali. Lazio Serie storica (gen
2009 - feb 2011)
Fonte: ns elaborazioni su dati Istat, 2011
Diversamente, i valori nazionali superano 1,2 miliardi di ore (+31,7% rispetto al 2009) e mostrano un ripiegamento
31
32. MasterPlan
a partire dalla seconda porzione d’anno, più evidente per la componente ordinaria (figura 7).
Figura 7: Andamento delle ore di CIG autorizzate ordinarie, straordinarie e totali. Italia Serie storica (gen
2009 - feb 2011)
Fonte: ns elaborazioni su dati Istat, 2011
L’incidenza sull’occupazione dipendente è del 2,4% (altrettanto nel Lazio, 4,3% la media nazionale) e consente di
stimare, con la dovuta cautela, il numero di lavoratori che potenzialmente possono avere utilizzato tale strumento di
sostegno al reddito nel corso dell’anno. Infatti, ipotizzando un monte ore annuale lavorato per persona di 1.650 ore,
in provincia di Latina nel corso del 2010 si stimano oltre 3.300 occupati equivalenti (numero ipotetico di lavoratori
sospesi integralmente a zero ore nell’anno), quasi il doppio rispetto a quanto rilevato nell’anno precedente.
2.4. Risultati economici
Ammonta allo 0,78% il contributo che le imprese pontine forniscono alla formazione del prodotto interno lordo
nazionale. Tradotto in termini relativi ciò significa che in media ad ogni abitante della provincia spettano poco più di
22.426 euro contro i precedenti 23.006 euro, valore inferiore alla media nazionale, regionale e macroripartizionale.
Questo ritardo si può spiegare in parte andando ad analizzare il ritmo di crescita della provincia negli anni ‘90, per
cui l’economia pontina ha mantenuto un ritmo di crescita piuttosto basso, soprattutto fra le province del Centro,
crescendo ad un ritmo che è inferiore a quello nazionale. Anche l’analisi temporale settoriale fa emergere risultati
interessanti. Il settore dell’industria ha avuto un calo vistoso dagli anni ‘90 al 2002 (29,9%) invertendo il trend nel
2003 che ha riportato il settore a superare, anche se di pochissimo, i valori positivi degli anni ‘90 (32,5%) con un
valore del 32,7% per poi tornare al più attuale 26,2%. Notevole sviluppo ha avuto il settore dei servizi che fa registrare un 68,5%, in ascesa rispetto al dato precedente pari al 67,8%. Piuttosto ridotto ed in linea con quanto osservato
per il numero di imprese è il peso dell’artigianato. Il settore contribuisce solamente per l’8,1% contro il precedente
9,4% alla formazione del valore aggiunto provinciale, penultimo apporto nell’Italia Centrale e 94-esimo nazionale.
La notevole importanza del settore agricolo si fa sentire anche nella formazione del valore aggiunto provinciale. Il
32
33. Capitolo 2 - Analisi del contesto socio-economico dei comuni promotori del Piano d’Area: “Le città del Golfo e Le sole Pontine”
settore primario, pur fornendo un contributo piuttosto modesto, in senso assoluto, si distingue in termini di confronto territoriale per la sua collocazione tra le primissime posizioni fra le province del Centro. L’ammontare assoluto
della produzione agricola è piuttosto rilevante ed è tale da proiettare Latina al terzo posto nella macroripartizione di
riferimento (quindicesimo in Italia). Ben il 56,8% della produzione agricola proviene dalle coltivazioni erbacee. Si
tratta di un dato rilevante anche in campo nazionale (nono posto) in quanto costituisce il maggior contributo che
queste coltivazioni forniscono nell’ambito delle province del Centro (figura 8).
Figura 8: Composizione del valore aggiunto per settore, 2008
Fonte: Unioncamere, Atlante della competitività delle province, 2011
2.5. Apertura mercati
Gli scambi con l’estero della provincia risultano essere piuttosto intensi, con una prevalenza delle importazioni.
Le imprese provinciali hanno esportato nel 2008 merci per oltre 3,4 miliardi di euro (contro i 3,2 del 2007). La
propensione all’esportazione che ne consegue è piuttosto rilevante attestandosi al 31,2, risultato superiore alla
media nazionale (25,9) e a quella del Centro Italia (17,4). A causa della notevole influenza delle importazioni i
divari che si registrano per il tasso di apertura sono decisamente più accentuati ed il valore di 62,9 pone Latina al
30esimo posto nella relativa graduatoria delle province basata sui questo indicatore. Questi risultati sono più che
apprezzabili soprattutto se si confrontano i risultati odierni con quelli dell’inizio della seconda parte degli anni ‘90.
Il tasso di apertura infatti nel 1995 era infatti pari a 43, e garantiva alla provincia pontina il 37° posto a fronte del
30° posto attuale. Ben più vistosa è stata la crescita della propensione all’export che solo nel 1995 era pari a 20,4
e collocava Latina al 49° posto in Italia a fronte del 35° attuale. L’industria chimico - farmaceutica domina la classifica dei prodotti maggiormente esportati con il 61,5%, piazzando due voci nelle prime due posizioni. Il settore si
conferma protagonista anche sul fronte delle importazioni. Anche qui nelle prime due posizioni troviamo i prodotti
farmaceutici e quelli chimici di base. La distribuzione geografica dei paesi verso cui sono diretti le esportazioni si
presenta simile a quella che si riscontra in altre realtà provinciali nazionali. Gli Stati Uniti che capeggiavano nel 2001
33
34. MasterPlan
una graduatoria in cui essi rappresentano l’unica realtà extra-europea nelle prime dieci posizioni, sono passati al 7°
posto, mentre nelle altre dieci posizioni si trovano quasi solo paesi europei, tutti appartenenti all’Unione Europea,
fatta eccezione per il Giappone ed il Canada. Medesime caratteristiche presenta la graduatoria dei principali paesi
da cui l’economia pontina importa prodotti (con la particolarità del quarto posto dell’Irlanda e del decimo posto
occupato dalla Norvegia) (figura 9).
Figura 9: Tasso di apertura e propensione all’esportazione, 2008
Fonte: Unioncamere, Atlante della competitività delle province, 2011
2.6. Tenore di vita
Il livello di vita degli abitanti non si può certo considerare elevato. Infatti il reddito disponibile medio per residente è
inferiore a quello medio nazionale (15.666 contro 17.623 euro), posizionando la provincia 66-esima della graduatoria nazionale e tra gli ultimi posti nella macro area di riferimento. Una considerazione analoga vale anche per quel
che riguarda i consumi procapite (12.631 euro), dove però la provincia non occupa l’ultimo posto della graduatoria
riferita all’Italia Centrale, visto che Frosinone fa segnare una posizione di maggior retroguardia, grazie probabilmente
alla presenza di alcune rinomate località turistiche. E’ interessante rilevare anche una certa tendenza da parte della
popolazione pontina a spendere il proprio reddito per il soddisfacimento dei bisogni alimentari in una proporzione
leggermente superiore rispetto al livello del tenore di vita. L’esame di alcuni altri indicatori tende a confermare quanto appena esposto sul livello di vita degli abitanti, soprattutto con riferimento all’area Centrale. In questo ambito
territoriale Latina si posiziona al tredicesimo posto (su 21) fra le province per quanto riguarda il numero di vetture
circolanti (624), ed al penultimo per quanto riguarda il livello di nuove immatricolazioni (25). Conseguenza quasi
automatica di questa modesta diffusione dell’automobile è la quartultima posizione occupata nella graduatoria del
34
35. Capitolo 2 - Analisi del contesto socio-economico dei comuni promotori del Piano d’Area: “Le città del Golfo e Le sole Pontine”
consumo di benzina procapite (215 Kg) (figura 10).
Figura 10: Reddito disponibile delle famiglie (2008) e consumi finali interni (2009)
Fonte: Unioncamere, Atlante della competitività delle province, 2011
2.7. Competitività del territorio
La situazione delle infrastrutture pontine non è molto buona ma non si presenta neanche particolarmente critica,
specie se paragonata a tante realtà del Centro-Sud. Infatti, posta la media nazionale uguale a 100, l’indice di dotazione generale delle infrastrutture fa segnare un valore pari a 87,9 nel 2007 (80,3 nel 2001), che consente a Latina
di insediarsi a metà della classifica nazionale, per l’esattezza al 44° posto e di ritagliarsi uno spazio fra le prime otto
province maggiormente dotate nel Centro. Questo risultato deriva da un livello di infrastrutture economiche molto
vicino a quello nazionale (95 nel 2007 – 80,8 nel 2001 ), tale da porre l’area al 37° posto in Italia ed al 7° nel Centro
e da un indice di dotazione di infrastrutture sociali che fa segnare un risultato non particolarmente brillante (71,2),
che fa di Latina la 68° provincia in Italia e la 17° nel Centro. Analizzando le singole categorie si osserva come siano
però appena tre le categorie con una dotazione superiore alla media nazionale. Si tratta per l’esattezza di porti (il
risultato è il frutto di una concentrazione sul territorio di questa infrastruttura), delle reti energetico – ambientali e
le strutture telefoniche e telematiche, che posizionano la provincia entro le prime sette posizioni nel Centro. Nonostante la vicinanza con gli scali romani e di Napoli Capodichino, appare scarso il risultato degli aeroporti a causa
di una modesta dotazione effettiva all’interno della provincia. Fra le infrastrutture economiche risulta essere critica
la situazione della rete stradale, che versa nella peggiore situazione del Centro Italia e rappresenta la quintultima
realtà in Italia. Le singole categorie delle infrastrutture sociali, pur essendo tutte sotto la media nazionale non fanno
registrare valori particolarmente negativi sia nell’ambito nazionale che in quello più ristretto del Centro. Gli operatori
economici della provincia pontina trovano comunque diversi ostacoli. Difficoltà emergono anche nel sistema cre-
35
36. MasterPlan
ditizio dove appare notevole la presenza di protesti (4.282 contro i 2.475 nazionali) e l’incidenza che le sofferenze
bancarie hanno rispetto agli impieghi, tali valori proiettano la provincia al quinto posto nelle graduatorie nazionali ed
al secondo (dietro Roma) nella relativa macroripartizione (figura 11).
Figura 11: Indicatori delle infrastrutture economiche, 2009
Fonte: Unioncamere, Atlante della competitività delle province, 2011
2.8. Contesto sociale
L’analisi degli indicatori relativi alla sicurezza stradale mette in evidenza una situazione abbastanza preoccupante
(figure 12 e 13); infatti la provincia occupa la 26-esima posizione in Italia (14-esima nel Centro) per numero di incidenti stradali ogni 1.000 abitanti e la 29-esima se si analizza lo stesso indicatore rispetto al numero di autoveicoli
circolanti. Qualche particolare risultato emerge per quanto riguarda il contesto socio-sanitario. Ad esempio la provincia occupa la sesta posizione nel Centro Italia nella graduatoria del quoziente di abortività delle under 20 (numero
di gravidanze interrotte da parte delle donne con meno di 20 anni sul totale degli aborti) e la sedicesima piazza in
ambito nazionale nella percentuale di decessi per patologie tumorali dell’apparato respiratorio sul totale dei decessi
per cancro. Sensibile appare il peggioramento di alcuni indicatori che descrivono la dotazione delle infrastrutture
sociali della provincia (soprattutto quelle sanitarie e culturali-ricreative), che non fanno altro che acuire il già cospicuo distacco dal valor medio nazionale. Un risultato importante è dato dal 31-esimo posto nazionale che occupa
Latina per numero di delitti denunciati su 100.000 abitanti, in netto aumento rispetto all’anno precedente, così come
risulta elevato il numero di persone denunciate ogni 100 mila abitanti (1.170 contro le 937 nazionali – 20° posto
nella relativa graduatoria fra le 103 province) e l’incidenza dei delitti diversi da furti e rapine (49,9%).
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37. Capitolo 2 - Analisi del contesto socio-economico dei comuni promotori del Piano d’Area: “Le città del Golfo e Le sole Pontine”
Figura 12: Indicatori delle infrastrutture sociali, 2009
Fonte: Unioncamere, Atlante della competitività delle province, 2011
Figura 13: Indicatori infrastrutturali, 2009
Fonte: Unioncamere, Atlante della competitività delle province, 2011
2.9. Qualità della vita
Notizie non molto incoraggianti arrivano dal fronte della qualità della vita. Tutti gli indici posizionano Latina a livelli
37
38. MasterPlan
bassi della classifica, con due dei tre in ribasso rispetto all’anno precedente. Il risultato peggiore viene fatto segnare
nell’indice da Legambiente ove l’area consegue il 100°posto (era 95-esima nel 2008), per Italia Oggi Latina si colloca nel panorama nazionale all’80° posto (era 70-esima), mentre Il Sole 24 Ore la colloca in 87-esima posizione
(in diminuzione di una posizione) (figura 14).
Figura 14: Indici di qualità della vita, 2009
Fonte: Unioncamere, Atlante della competitività delle province, 2011
La sintetica indagine condotta ha portato all’individuazione dei principali punti di forza e di debolezza dell’area di indagine.
2.10. Sintesi dei principali punti di forza e di debolezza dell’area dei Comuni del Master Plan
I principali punti di forza
L’analisi effettuata evidenzia per il comprensorio buone potenzialità di relazione con i flussi nazionali ed internazionali, in parte sviluppate ed in parte ancora da realizzare attraverso l’innesto:
• sui principali assi di comunicazione nord-sud (stradali, ferroviari, aeroportuali e portuali);
• su nuovi circuiti che collegano costa tirrenica e adriatica, Sardegna e isole tirreniche, con la valorizzazione
dei collegamenti viari trasversali e delle vocazioni portuali del Golfo. Si tratta di un campo di possibilità in
gran parte ancora inesplorate.
Si evidenziano, inoltre, notevoli potenzialità di interscambio a livello subregionale, regionale e interregionale, in parte
avviate ed in parte da sviluppare attraverso il raccordo rapido e diretto con le aree metropolitane di Roma e Napoli
e quindi con una domanda estesa e variegata di opportunità turistiche e di tempo libero.
Le principali potenzialità dell’area di indagine sono ascrivibili:
• alle risorse ambientali, storiche ed archeologiche ed al relativo settore turistico;
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39. Capitolo 2 - Analisi del contesto socio-economico dei comuni promotori del Piano d’Area: “Le città del Golfo e Le sole Pontine”
• al settore agricolo, industriale e delle attività terziarie;
• al comparto delle infrastrutture di mobilità (stradali, portuali, ecc.).
Le potenzialità rilevate nell’area di indagine del Master Plan (Cfr Tabelle 10, 11, 12, 13 e 14) sono tali da richiedere
un radicale riposizionamento dell’attuale modello di sviluppo socio-economico dell’intero territorio analizzato.
I principali punti di debolezza
L’analisi condotta ha evidenziato i seguenti punti di debolezza che possono ostacolare lo sviluppo delle potenzialità
territoriali presenti nel territorio di indagine:
• la posizione di confine del comprensorio Aurunco rispetto agli assetti regionali ha favorito l’introiezione di
un senso di perifericità e di marginalità che ha favorito la ricerca di soluzioni comunali piuttosto che comprensoriali allo sviluppo;
• il comprensorio è soggetto ai programmi e ai piani elaborati dalla Regione Lazio, ma subisce anche direttamente, senza avere voce in capitolo, gli effetti delle politiche del territorio elaborate dalla Regione Campania
e dalla provincia di Caserta;
• le politiche regionali (della Regione Lazio) sono fortemente condizionate dalle problematiche dell’area romana, vi è una tendenza a proiettare sull’intera regione le strategie di riorganizzazione metropolitana piuttosto
che favorire la formazione di sistemi autoctoni in grado di dialogare con il gigante metropolitano e proporsi
come sedi alternative per una serie di funzioni pubbliche e private decentrabili.
• degrado dell’ambiente urbano e delle infrastrutture locali e insufficiente dotazione di servizi nelle partì del
sistema locale più strettamente legate alle risorse collinari e montane;
• congestione e ridotta agibilità degli spazi urbani centrali nei comuni di Formia e Gaeta per la forte concentrazione funzionale di attività e di servizi;
• insufficienza del quadro infrastrutturale generale accompagnato da politiche localizzative non sempre congrue;
• prevalenza della rendita edilizia sull’offerta di ospitalità e di servizio turistico;
• marginalità della cultura turistica sedimentata nella storia dei centri costieri;
• scarsa cultura manageriale;
• concentrazione della ricettività essenzialmente sulla costa;
• insufficiente articolazione delle forme e delle strutture della ricettività turistica;
• prevalenza della casa stagionale a scapito delle strutture organizzate e finalizzate;
• forte concentrazioni dei servizi al turismo sulla costa;
• insufficiente articolazione dei servizi per l’intrattenimento fondamentalmente concentrati sulla ristorazione.
La sintetica analisi condotta porta alla conferma dei punti di forza e di debolezza dell’area evidenziati nelle Tabelle
10, 11, 12, 13 e 14.
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40. MasterPlan
Tabella 10 – Sintesi analisi Swot : Sistema Ambiente, Infrastrutture e Paesaggio
Punti di forza
Punti di debolezza
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Notevoli risorse culturali ed ambientali
Pressione antropica ed economica non eccessiva
Presenza di professionalità per la tutela e la valorizzazione del
paesaggio
Paesaggi archeoindustriali
Paesaggi naturalistici
Ricchezza di aree protette di pregio (Riviera d’Ulisse, ecc)
Paesaggi storici legati al ruolo delle comunità monastiche
Favorevole dislocazione geografica e sul sistema infrastrutturale
macroregionale che consente relazioni longitudinali (aree metropolitane di Roma e di Napoli) potenziali relazioni trasversali con
la costa adriatica (Vasto, Gargano, Parco degli Abbruzzi, Matese)
Buone sinergie con i comprensori confinanti
Buona dotazione (ulteriormente migliorabile) e disposizione sul
sistema ferroviario
Ottime potenzialità per lo sviluppo del sistema portuale in senso
turistico e passeggeri. Presenza di approdi e porti turistici e di ulteriori possibilità di crescita delle infrastrutture
•
•
•
Arretratezza in campo energetico e della depurazione delle acque
Inquinamento
Arretratezza nel campo della raccolta dei rifiuti
Inadeguate politiche di tutela del paesaggio
Presenza del rischio idrogeologico
Arretratezza nel campo della mobilità sostenibile
Debole percezione delle identità locali
Congestione del sistema infrastrutturale connesso alla mobilita
nord-sud e est-ovest
Linee politico-programmatiche non sempre convergenti in sede
locale e comprensoriale
Insufficiente sviluppo dell’intermodalità a fronte delle potenzialità
esistenti
Scarsa qualificazione e insufficienza dei servizi a terra per la
portualità turistica.
Opportunità
Minacce
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•
40
Nuove strategie e nuovi investimenti della Regione Lazio in materia di beni culturali e ambientali rivolti ad aree esterne a Roma
(DTC)
Nuove opportunità di sviluppo ottenibili dall’UE in materia di
sostenibilità
Richiesta di nuovi itinerari culturali e ambientali in ambiente
rurale
Investimenti ingenti della Regione nel campo della mobilità sostenibile
Nuovi orientamenti e interventi del Piano Territoriale Paesistico
Regionale
•
•
•
•
Maggiore competitività di sistemi locali esterni da avviati da tempo sul terreno della valorizzazione culturale e ambientale
Scarsi investimenti nella filiera dell’innovazione tecnologica della
ricerca e sviluppo in materia ambientale e paesaggistica
Riscaldamento globale
Incremento della cementificazione del territorio
Riduzione della biodiversità
41. Capitolo 2 - Analisi del contesto socio-economico dei comuni promotori del Piano d’Area: “Le città del Golfo e Le sole Pontine”
Tabella 11 - Sintesi analisi SWOT: Popolazione e Sistema Insediativo
Punti di forza
Punti di debolezza
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Livello di popolamento adeguato
Livelli d’istruzione medi adeguati
Rete urbana policentrica
Crescita del ruolo funzionale di Latina
Buona dotazione di servizi alla popolazione nei centri principali e
nei centri intermedi
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Bassa natalità
Struttura per età inadeguata
Numero di laureati troppo basso
Siti dei centri storici inadeguati alle nuove necessità
Arretratezza nel campo della pianificazione territoriale e paesaggistica delle aree suburbane
Presenza di aree in via di spopolamento o in declino demografico
Mancanza di città medie
.Sistema urbano e sistema dei servizi a scala territoriale. Eccessiva concentrazione dei servizi a scala territoriale nelle aree di
maggior pregio
Insufficiente dotazione di servizi alla popolazione nei centri minori
più legati alle risorse collinari e montane.
Opportunità
Minacce
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Nuove strategie e investimenti in campo paesistico (PTPR): per
aree compromesse o degradate
Incremento della mobilità generale e quindi dell’accessibilità
Strategia di Lisbona in materia di formazione e occupazione
Difficoltà di accesso alla prima occupazione
Assenza di politiche demografiche nazionali
Carenza di politiche di sviluppo urbano
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42. MasterPlan
Tabella 12 - Sintesi analisi Swot: sistemi agricoli
Punti di forza
Punti di debolezza
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Elevata densità agricola
Notevoli tradizioni agricole
Aree terrazzate di pregio
Buona coesistenza tra attività agricole e zootecniche
Presenza di alcuni prodotti di qualità
Aree olivicole e viticole
Allevamenti bovini anche bufalini e filiera delle carni
Buona estensione del bosco e dei prati-pascoli
Presenza del MOF
.Prodotti e attività tipiche.
Presenza di una varietà di prodotti tipici legati alle attività agrosilvo-pastorali e della pesca.
Sopravvivenza di attività storiche di notevole interesse per i prodotti e per la strumentazione (cantieristica, pesca, lavorazione
della stramma, ..).
Sopravvivenza di forme di artigianato tradizionali (terracotta) e
nuove proposte
•
Abusivismo edilizio in aree a buona vocazione agricola
Basso numero di marchi Doc Docg e di filiere
Abbandono e degrado delle aree terrazzate
Bassa produttività e specializzazione
Ricambio degli attivi in agricoltura
Poca promozione dei prodotti locali
Problemi di sostenibilità nelle aziende zootecniche
Formazione professionale dei capi d’azienda
Prodotti e attività tipiche
Insufficiente o assente la conoscenza e la commercializzazione
dei prodotti legati alla montagna
Insufficiente valorizzazione culturale delle altre attività come parte
di un’identità locale.
Opportunità
Minacce
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Incremento della domanda di prodotti di qualità;
Incremento della domanda di prodotti agricoli per produrre energia combustibile
Programmi di Sviluppo Rurale
Piano Regionale per l’Innovazione Agricola (PSR)
Diffusione della società dell’informazione nelle aree rurali
Nuovi ruoli per l’agricoltura
Filiere agroalimentari esterne molto competitive
Inadeguata remunerazione della produzione agricola
Usi competitivi del suolo sfavorevoli all’agricoltura
Inquinamento dei corpi idrici e delle falde sotterranee
43. Capitolo 2 - Analisi del contesto socio-economico dei comuni promotori del Piano d’Area: “Le città del Golfo e Le sole Pontine”
Tabella 13 - Sintesi analisi Swot: industria
Punti di forza
Punti di debolezza
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PIL della provincia dovuto all’industria
Presenza della grande industria
Presenza di tradizioni industriali
Presenza di diverse concentrazioni industriali
Presenza di progetti rilancio di alcuni distretti
Bassa produttività del comparto edilizio
Diverse situazioni di crisi d’impresa
Difficile tenuta dei livelli di occupazione
Livelli di sostenibilità nell’industria
Scarso apporto della ricerca industriale
Bassi livelli di innovazione tecnologica
Opportunità
Minacce
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Incentivi per l’aggregazione di imprese, le filiere, i distretti e gli
indotti industriali
Finanziamenti per la ricerca industriale e il trasferimento tecnologico
Nuove risorse regionali per le PMI
Investimenti per i sistemi produttivi sostenibili
Bonifica delle aree e dei siti inquinati
Crisi del settore farmaceutico
Contrazione del finanziamento delle imprese
Sistemi industriali esterni molto competitivi
Difficoltà delle imprese maggiormente legate all’export
Costi energetici
Limitato apporto della ricerca universitaria in campo industriale
43
44. MasterPlan
Tabella 14 - Sintesi analisi SWOT: attività terziarie e turismo
Punti di forza
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Crescita del PIL dovuto alle attività terziarie
Aumento peso del terziario avanzato
Presenza di poli di ricerca
Presenza di diverse tipologie di risorse turistiche
Buona dotazione alberghiera
Buona e notevole dotazione di monumenti ed aree di
interesse storico e archeologico lungo la via Appia e
sulla costa
Presenza di centri storici di notevole interesse ambientale e in alcuni casi monumentale
Diffusa presenza di centri minori a carattere storicoambientale in rapporto con le aree collinari e montane.
Punti di debolezza
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Bassa numerosità e produttività del comparto terziario
Dotazione poco elevata di attività quaternarie
Insufficiente presenza di attività di R&S nel capoluogo
Insufficiente dimensione delle imprese terziarie per numero di addetti
Carenza di progetti locali di sviluppo del terziario avanzato
Basso livello infrastrutturale e di reti informatiche
Minore disponibilità e accessibilità ai servizi nei Lepini e Ausoni
Problemi di crescita del settore turistico
Problemi legati alla qualità dell’offerta turistica.
Inaccessibilità o scarsa segnalazione di importanti aree archeologiche
Insufficiente valorizzazione dei beni
Insufficiente stato di conservazione dei centri storici urbani e dei centri
minori salvo rari casi.
Marginalità dei centri storici urbani e dei centri minori salvo rari casi rispetto
al sistema funzionale e delle attività locali e territoriali
Disarticolazione del sistema dei beni storico-archeologici
Irriconoscibilità della rete storica e assenza di itinerari salvo rari casi
Insufficiente informazione sulla entità del patrimonio storico-archeologico
e sulla distribuzione territoriale dei valori.
Opportunità
Minacce
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Incentivi per lo sviluppo delle attività di R&S
Finanziamenti per il trasferimento tecnologico
Nuove risorse regionali per lo sviluppo di reti immateriali
Investimenti per i sistemi produttivi sostenibili
Sviluppo dell’accessibilità alle reti e della banda larga per i comuni montani
Allocazione di risorse regionali per la mobilità sostenibile integrata
Potenziamento e messa in rete delle attività di ricerca e trasferimento tecnologico
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Competitività delle imprese esterne specializzate nei servizi alla
produzione
Crisi economica internazionale
Insufficienti finanziamenti esterni
Limitato apporto della ricerca universitaria ai problemi del territorio
46. MasterPlan
Premessa
Al fine della predisposizione del presente Master Plan i comuni di Formia, Gaeta, Minturno, SS. Cosma e Damiano, Castelforte, Itri, Spigno Saturnia, Ponza e Ventotene e la XVII Comunità Montana hanno stipulato un apposito patto di cooperazione istituzionale cui hanno aderito anche il Consorzio Industriale SUD PONTINO, il Consorzio di Bonifica SUD PONTINO,
l’Autorità Portuale di Civitavecchia-Fiumicino-Gaeta, ACQUALATINA S.p.A., il Parco Regionale Riviera d’Ulisse, il Parco
Regionale Monti Aurunci, il Ministero delle Infrastrutture e trasporti, la Provincia di Latina e la Società Terme di Suio S.p.A.
L’ambito territoriale così delimitato è da considerarsi ottimale, per la finalità che ci si propone, in quanto risulta
omogeneo per caratteristiche fisiche, morfologiche, culturali e produttive .
La predetta area, pur presentando una sua specifica autonomia funzionale, è fortemente connessa a nord con
Latina e la pianura pontina ed a sud con la provincia di Frosinone e la Regione Campania che, soprattutto sul piano
infrastrutturale, presenta problematiche inscindibili da quelle del comprensorio in esame imponendo, conseguentemente, risposte sinergiche e concertate.
Pertanto, il presente Master Plan è stato predisposto nella logica della programmazione comprensoriale, partecipata
e sinergica tra pubblico e privato che ha consentito di definire un insieme di azioni progettuali che, se sostenute
in modo adeguato dagli strumenti della programmazione economico-finanziaria regionale, statale e comunitaria
potranno avviare un efficace azione di sviluppo socio-economico dell’area di competenza del Master Plan.
3.1. Gli obiettivi ed indirizzi del Piano d’Area
Partendo da una sintetica analisi dei punti di forza e dei punti di debolezza e del contesto socio-economico di riferimento che caratterizza il sistema territoriale considerato, si sono individuati gli obiettivi da conseguire in armonia con
la strategia di sviluppo definite a livello comunitario, nazionale e regionale che assegnano alle politiche di sviluppo
locale il compito di far convergere risorse finanziarie, umane e tecnologiche in un ambito territoriale determinato, con il
duplice fine di produrre effetti moltiplicativi in termini economici e raggiungere obiettivi di crescita strutturali e durevoli.
In proposito già il Protocollo d’intesa relativo al Sistema Territoriale n. 8, sottoscritto in attuazione del DOCUP as,
segna particolare importanza:
• Allo sfruttamanto delle risorse non ancora sufficientemente valorizzate, attraverso interventi che possano
ovviare al degrado urbanistico ed ambientale della costa, consentendo lo sviluppo e la riqualificazione delle
strutture ricettive e di servizio ad esse collegate e la promozione e la crescita negli operatori turistici di una
cultura orientata al mercato;
• al superamento della debolezza nella dotazione di infrastrutture sul territorio, per consentire il mantenimento
ed il consolidamento delle attività economiche preesistenti. In particolare risulta opportuno puntare sulla
riorganizzazione ed il potenziamento del sistema portuale, realizzabile con l’inserimento di servizi logistici
integrati ed intermodalità che andrebbero ad incidere in modo consistente sul trasporto su strada, sulla
crescita dei flussi merci e degli scambi.
Al Piano d’Area si affida il compito di approfondire ulteriormente:
• gli obiettivi di sviluppo del sistema territoriale;
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47. Capitolo 3 -L’ambito territoriale di riferimento e gli interventi proposti
• i settori e le tipologie di azioni in cui si intendono concentrare gli interventi, con riferimento alle misure previste nella programmazione economico-finanziaria comunitaria, nazionale e regionale;
• il grado di integrazione con le politiche settoriali comunitarie, nazionali e regionali;
• le sinergie attivabili con le misure previste;
• la connessione con eventuali programmi di sviluppo di area vasta, in corso o in via di definizione, comprensivi di uno o più ambiti territoriali;
• la connessione con eventuali programmi di sviluppo locale in corso o in via di definizione.
Su questa base sono state sviluppate le proposte specifiche per l’area in esame che, confermando le opzioni già
definite con il PRUSST “Il Golfo di Gaeta, i Monti Aurunci e le Isole Pontine”, puntano a valorizzare il carattere eclettico dell’area riproponendo a nuovi e più alti livelli l’integrazione e la sinergia fra vocazioni ambientali e vocazioni
terziarie, direzionali e produttive come fondamento e motore di uno sviluppo sostenibile.
Si tratta di coniugare la valorizzazione delle tipicità e delle attività tradizionali fortemente identificative con forme moderne ed innovative di sviluppo indispensabili per restituire un ruolo importante al territorio nel contesto provinciale,
sovra-regionale e nazionale, che possono essere riassunti ed individuati in:
• rimodulazione ed integrazione del sistema dei trasporti inter ed extra territoriale (viabilità, sistema ferroviario
e portualità);
• conservazione e valorizzazione di un alto livello di qualità ambientale e paesaggistica (ambiente naturale e
costruito) con particolare attenzione per le aree protette e per l’ambiente costiero;
• recupero e fruizione adeguata del patrimonio storico-artistico ed archeologico (centri storici, siti archeologici e monumentali) anche attraverso la realizzazione ed il recupero dell’edilizia residenziale pubblica e privata,
capace di innescare processi di riqualificazione urbana;
• migliore organizzazione insediativa ed infrastrutturale del sistema delle attività produttive con attenzione
particolare per i poli produttivi esistenti (porto di Gaeta, aree artigianali e industriali) e maggiore diffusione
e qualificazione degli ambiti produttivi relativi ai settori culturali e turistico ricettivi (porti turistici, sistema
alberghiero, agriturismo e servizi).
Lo sviluppo dell’area deve tendere alla razionalizzazione e alla ricerca di nuove spazialità nelle aree costiere e al
rafforzamento e alla qualificazione dell’insediamento dell’entroterra, puntando alla piena valorizzazione di quelle
caratteristiche cooperative del sistema locale già evidenziatesi nelle dinamiche degli ultimi venti anni.
Il perseguimento di tali obiettivi generali, oltre alle iniziative mirate alla conservazione, all’ampliamento e alla valorizzazione delle risorse ambientali ed economiche disponibili, comporta in primo luogo interventi volti a garantire
un’efficace interconnessione ai differenti sistemi di risorse e di attività che costituiscono le principali componenti
dell’economia locale ed un’efficace accessibilità dall’interno e dall’esterno del sistema locale.
Accanto e in rapporto con il previsto adeguamento della via Appia e della strada di by-pass delle aree urbanizzate
costiere di Formia si debbono prevedere:
• il potenziamento del Porto Commerciale di Gaeta e la connessa realizzazione del sistema infrastrutturale
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