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EDITORIALE 
VOGLIAMOANCHE 
IL METANO A KM ZERO? 
Un affezionato lettore mi ha scritto 
chiedendo il parere sulle divergenze 
sorte dopo che alla Regione è stata 
richiesta l’autorizzazione a fare delle 
ricerche metanifere nella zona di 
Arborea. Sono sorti dei comitati di citta-dini 
e di operatori agricoli che hanno 
manifestato il loro dissenso per il rischio 
di rovinare per sempre quell’isola felice 
realizzata nel ventennio fascista con l’as-segnazione 
delle aziende alle capacità 
degli agricoltori veneti. Il lettore si chie-deva 
se I consumatori avrebbero ricava-to 
benefici dal metano sardo. Confesso 
che anch’io mi pongo spesso la stessa 
domanda, valutando le posizioni di una 
parte (i favorevoli) e di quelle contrarie 
rappresentate da tanti sardi. Ogni dubbio 
mi è stato fugato convincendomi a vede-re 
la ragione nei comitati del no, dopo 
aver assistito proprio in questi giorni, su 
Rai 3, ad un programma sull’Emilia 
Romagna. Si parlava anche del terremo-to 
che sconvolse recentemente quella 
Regione. Alcuni pensano che una delle 
cause o una concausa - soprattutto in 
una zona considerata a bassa sismicità - 
sia dovuta all’estrazione del metano 
nella pianura Padana. Poi il servizio si è 
spostato nel Texas, nella zona di Dallas 
dove molti proprietari dei terreni hanno 
ceduto le loro proprietà anche per 
somme non elevate, con la prospettiva di 
diventare milionari con le royalty deri-a 
l t a 
pressione nel sottosuolo, in maniera da 
frantumare le rocce scistose liberando il 
petrolio ed i gas che vi sono imprigiona-ti. 
Ma il caso più eclatante che mi ha lascia-to 
stupefatto sono state le immagini dove 
dai rubinetti di casa, ed anche da un 
tubo di un pozzo dal quale usciva acqua 
di continuo, se si avvicinava una fiamma 
all’acqua, essa si incendiava! Segno evi-dente 
che insieme all’acqua proveniente 
dal pozzo esterno e dai rubinetti della 
sua casa usciva acqua mista a metano. 
Un’acqua che, affermava, in precedenza 
era ottima da bere e che ora, oltre ad 
incendiarsi, era piena di residui neri che 
si depositano sul fondo dei recipienti 
rendendola imbevibile. Ritengo che non 
si tratta di sapere se anche in Sardegna 
potremmo avere gli stessi fenomeni, ma 
credo che se oggi possiamo stare tran-quilli 
di vivere in una terra sicura dal 
lato della sismicità, rischiamo anche noi 
vivere nel terrore dei terremoti anche se 
è accaduto di avvertire un paio di volte 
delle scosse provenienti da movimenti 
sottomarini lontano dalle coste, avvertite 
però solo dagli appositi strumenti. 
Abbiamo a Sarroch una delle più grandi 
raffinerie del Mediterraneo, che pur 
avendo dato lavoro a migliaia di sardi 
abbiamo sacrificato allo sviluppo turisti-co 
una larga fetta del nostro golfo. 
Perché, allora, non realizzarvi un rigassi-ficatore 
nel quale stoccare il metano da 
scaricare da apposite metaniere e poi 
canalizzarlo in tutta la Sardegna? Si evi-terà 
l’inquinamento e la rovina della 
zona agricola di Arborea, dove si potrà 
continuare l’allevamento delle mucche e 
consentire alla Cooperativa lattiero-casearia 
di continuare ed espandere nel 
mondo i nostri prodotti. 
Nello stesso tempo potremmo avere del-l’energia 
senza pagarla il 30% in più del 
resto d’Italia. 
vanti dall’estrazione del gas. Sembra che negli USA 
ci sia una legge dove il diritto di proprietà si limiti 
solo alla superficie, mentre il sottosuolo può essere 
di chiunque e, quindi, di chi ottiene la concessione 
per le trivellazioni nel sottosuolo. Pertanto chiunque 
può essere proprietario del terreno dove ha la casa o 
svolge attività agricole, senza poter impedire che al di 
sotto si effettuino scavi per ricerche petrolifere. 
Il metano che si estrae dal Texas (nei dintorni di 
Dallas, parlava il servizio) lo si ricava con lo stesso 
sistema - denominato fracking -che si dovrebbe 
attuare nella zona di Arborea, cioè con la perforazio-ne 
del terreno per circa tremila metri e, quindi, di 
insufflare attraverso dei fori posti al termine di una 
lunga tubazione, dell’acqua a forte pressione, capace 
di frantumare le rocce e creare delle spaccature dalle 
quali il gas risale in superficie. Hanno mostrato l’in-tervista 
ad un geologo specializzato nello studio dei 
terremoti, che ha mostrato in una cartina i punti nei 
quali sono stati rilevati movimenti sismici sotterra-nei. 
Essi erano più frequenti nelle zone circostanti 
alle torri di perforazione e che, soprattutto, tutta l’a-rea 
nei dintorni di Dallas stava assumendo le carat-teristiche 
di zona sismica nonostante non lo fosse 
mai stata prima. Negli USA molti ritengono che il 
potente terremoto di magnitudo 5,7 che il 6 novem-bre 
2011 sconvolse l’Oklahoma nella zona di Prague, 
al centro dello Stato, sarebbe stato il più violento di 
una serie di terremoti che, secondo alcuni scienzia-ti, 
sarebbero stati indotti dalle pratiche dell’industria 
petrolifera. La perforazione e la frantumazione delle 
rocce producono ingenti quantità di liquidi di scarto 
in conseguenza della tecnica del fracking che consi-ste 
proprio nel pompare acqua e additivi chimici ad 
info@ilconsumatore.eu 
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 3
SOMMARIO 
3- EDITORIALE 
6- LETTERE AL DIRETTORE 
8- CONSUMATORI, CERCATE QUESTO 
MARCHIO PER AVERE LA GARANZIA DI 
ACQUISTARE AGNELLO DI SARDEGNA 
10- MOLLUSCHI: COME CONSUMARLI IN 
SICUREZZA 
11- OLIO DI ARACHIDE E GIRASOLE NELLE 
CUCINE DEI RISTORANTI. CHE ERRORE! 
12- VINO: ALLA SCOPERTA DEI SOLFITI! 
13- FRUTTA: L'ITALIA DICE NO AL CONSER-VANTE 
ETOSSICHINA 
14- DISCOUNT E CRISI VANNO 
A BRACCETTO? 
15- VERAMENTE IL BIOLOGICO 
È PIÙ SICURO? 
16- INTEGRATORI ALIMENTARI MINERALI: 
SONO SICURI PER TUTTI? 
18- PIZZA, ALLARME PIOMBO NEI CARTONI 
CON CELLULOSA RICICLATA 
N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 - ANNO XXVII 
Fondato nel 1988 da Romano Satolli 
DIRETTORE RESPONSABILE 
E-mail: r.satolli@tin.it 
EDITRICE: Trial Press sas 
Via Giudice Guglielmo, 17 - 09131 Cagliari 
19- LE CILIEGE SELVATICHE CONTRO FATICA 
E DOLORI ARTICOLARI 
21- IL MERCURIO NEI PESCI. QUALE PERI-COLO? 
22- NIENTE PIÙ BRUFOLI GRAZIE ALL'UVA 
23- SCOPERTA LA CAUSA DEL PARKINSON 
GIOVANILE 
24- IL CODICE DELLA PRIVACY HA 
COMPIUTO DIECI ANNI (PRIMA PARTE) 
27- LA BIBLIOTECA DEL CONSUMATORE 
28- TELEFONINO "ODI ET AMO" 
29- DIRITTO & ROVESCIO 
30- TELEFONIA: COME EVITARE 
LE SORPRESE IN BOLLETTA 
32- ENERGIA: ARRIVA LA STANGATA? 
34- RECUPERO CREDITI AGGRESSIVO: GE.RI 
E NON SOLO 
34- RISARCIMENTI DI BANCA MARCHE 
35- RIMBORSO FISCALE DALL'AGENZIA 
DELLE ENTRATE 
REDAZIONE E DIREZIONE 
Via Giudice Guglielmo, 17 - 09131 Cagliari 
Tel. 070/485040 - Fax 480406 
www.ilconsumatore.eu 
E-mail: info@ilconsumatore.eu 
REG. TRIB. DI CAGLIARI 
n° 6/02 del 2/10/87 
Iscrizione al Registro degli Operatori 
di Comunicazione (R.O.C.) n° 1012 
IN COPERTINA: 
SARDEGNA, PERLA DEL MEDITERRANEO 
Poetto, le Saline 
foto di Dietrich Steinmetz 
PROGETTO GRAFICO, IMPAGINAZIONE 
E FOTO INTERNE 
Il Graffio di Stefano Soddu 
grafichesoddu@tiscali.it • 368.7473553 
STAMPA 
TiEmme Officine Grafiche srl 
Loc. Truncu is Follas - tel. 070/948128 - Assemini 
36- COMMERCIO: COSA FARE SE 
IL NEGOZIANTE NON RISPETTA LA 
GARANZIA 
36- CONSUMATORI: RECLAMI E TUTELA 
A PORTATA DI CLIC 
37- COME RICONOSCERE I CAPI 
CONTRAFFATTI? 
37- DIECI REGOLE PER L'E-COMMERCE 
38- MINICAR IN SICUREZZA 
39- PREZZOFELICE: COSA FARE? 
39- CAMBIARE L'ASSICURAZIONE AUTO È 
PIÙ FACILE 
40- COME SPOSARSI ED EVITARE 
FREGATURE 
40- GIOCO: AL VIA IL PROGETTO 
REGIONALE CONTRO LE LUDOPATIE 
41- TRASPORTI: NOI STIAMO CON ITALO! 
41- I CONTRIBUTI SCOLASTICI SONO 
VOLONTARI 
42- FARINE ANIMALI NEI MANGIMI 
COPYRIGHT REDAZIONALE 
Nessun articolo firmato può essere riprodotto, 
memorizzato o trasmesso in nessun modo e forma 
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Per avere una 
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(Vincenzo Dona 
fondatore 
dell’Unione 
Nazionale 
Consumatori) 
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 5
LETTERE AL DIRETTORE 
IL METANO SARDO 
Ho seguito sulla stampa locale le diverse 
posizioni sulla ricerca del metano nella 
zona di Arborea, dove si rischia di rovina-re 
per sempre quell’isola felice realizzata 
nel ventennio fascista con le capacità di 
agricoltori veneti. I consumatori ne avran-no 
dei benefici? 
Per mail-Sòrgono 
Questa mattina stavo seguendo su Rai 3 un 
programma sull’Emilia Romagna. Sul terre-moto 
che ha sconvolto recentemente quella 
Regione, alcuni pensano che una delle cause 
o una concausa, soprattutto in una zona 
considerata a bassa sismicità, sia dovuta 
all’estrazione del metano nella pianura 
Padana. Poi il servizio si è spostato nel Texas, 
nella zona di Dallas dove molti proprietari 
dei terreni hanno ceduto le loro proprietà per 
delle somme non elevate, con la prospettiva 
di diventare milionari con le royalty derivan-ti 
dall’estrazione del gas. Sembra che negli 
USA ci sia una legge dove il diritto di pro-prietà 
si limiti solo alla superficie, mentre il 
sottosuolo può essere di chiunque e, quindi, 
di chi ottiene la concessione per le trivellazio-ni 
nel sottosuolo. Pertanto chiunque può esse-re 
proprietario del terreno dove ha la casa o 
svolge attività agricole, senza poter impedire 
che al di sotto si effettuino scavi per ricerche 
petrolifere. Il metano che si estrae dal Texas 
(nei dintorni di Dallas, parlava il servizio) lo 
si ricava con lo stesso sistema che si dovreb-be 
attuare nella zona di Arborea, e cioè con 
la perforazione del terreno per circa tremila 
metri e, quindi, di insufflare attraverso dei 
fori di un lungo tubo, dell’acqua a forte pres-sione, 
capace di frantumare le rocce e creare 
delle spaccature dalle quali il gas risale in 
superficie. Hanno poi intervistato un geologo 
specializzato nello studio dei terremoti, il 
quale ha mostrato in una cartina, i punti nei 
quali sono stati rilevati movimenti sismici 
sotterranei. Essi erano più frequenti nelle 
zone che circostanti alle torri di perforazione 
e che, soprattutto, tutta l’area nei dintorni di 
Dallas stava assumendo le caratteristiche di 
zona sismica nonostante non lo fosse mai 
stata prima. Ma il caso più eclatante che ha 
lasciato stupefatti tutti coloro che hanno 
potuto assistervi, era che dai rubinetti di 
casa, ed anche da un tubo di un pozzo dal 
quale usciva acqua di continuo, essa si 
accendeva se vi si avvicinava una fiamma! 
Segno che insieme all’acqua dal sottosuolo e 
da sotto la sua casa usciva acqua mista a 
metano. Un’acque che, affermava, una volta 
era ottima da bere e che ora non lo era più. 
Qui non si tratta di sapere se anche qui in 
Sardegna potremo avere gli stessi fenomeni, 
ma credo che se oggi possiamo stare tran-quilli 
per vivere in una terra sicura per la 
mancanza di terremoti, non potremmo un 
giorno avere terremoti nel sottosuolo e non, 
come qualche volta è accaduto, leggere scos-se 
al largo ed a profondità notevoli, avverti-bili 
solo dagli appositi strumenti? Abbiamo a 
Sarroch una delle più grandi raffinerie del 
Mediterraneo, che oltre al lavoro per migliaia 
di sardi ha sottratto alla balneazione una 
larga fetta del nostro golfo, quindi perché non 
costruirvi un rigassificatore nel quale stocca-re 
il metano da scaricare da apposite meta-niere 
e da qui canalizzarlo in tutta la 
Sardegna? Potremo evitare l’inquinamento e 
la rovina della zona agricola di Arborea, con-tinuare 
ad allevare mucche e bere il latte di 
produzione locale, non rischiare di trasfor-mare 
l’Isola in zona a rischio sismico, e poter 
avere il costo dell’energia allo stesso prezzo di 
tutte la altre Regioni. 
EMBARGO CON LA RUSSIA 
Sono un produttore di vino che a fatica 
sono riuscito a vendere il mio vino 
anche in Russia. Temo che anche io, 
prima o poi, farò la stessa fine dei colle-ghi 
che esportavano altri prodotti agroa-limentari, 
rifiutati dalla Russia come 
ritorsione all’embargo deciso 
dall’Europa. La Coldiretti, alla quale 
pago la mia quota associativa, deve 
intervenire decisamente a Bruxelles per 
far eliminare l'assurdo ed inutile 
embargo che coinvolge soprattutto gli 
agricoltori italiani. 
C.V. - Per mail 
Tanti italiani non condividono le decisioni 
dell’UE sui provvedimenti presi nei confronti 
della Russia. Tutto per le difficili relazioni di 
questo grande Paese con l’Ucraina, che si 
cercava di portare in Europa. Nonostante i 
grandi conflitti nel mondo, le tante guerre 
civili, il trattamento che laTurchia riserva al 
popolo Curdo, l’Europa difende a spada trat-ta 
un Paese patria di tanti militari che nella 
seconda guerra mondiale erano arruolati 
nelle SS e guardiani nei campi di sterminio. 
Ucraini che, abbiamo visto nelle recenti rivol-te 
tra gli stessi abitanti, ma con simpatie poli-tiche 
diverse, mostravano con orgoglio le sva-stiche 
sugli elmetti o tatuate sul corpo. Molti 
si chiedono giustamente se i nostri agricolto-ri 
debbano distruggere verdure e frutta, per 
seguire le disposizioni di un'Europa ubbi-diente 
.alle paturnie dell'amministrazione 
Obama? Vogliamo che in Europa centrasse 
un Paese dove l'ideologia nazifascista è radi-cata 
in tanti suoi cittadini 
LA RIVISTA NON ARRIVA 
Ho fatto il rinnovo di un abbonamento 
annuale per la rivista "Le Scienze" tra-mite 
il Gruppo Somedia S.p.A. Società 
di Milano addetta alla vendita. Dopo 
lunghe attese, questo mese di ottobre 
la rivista non è ancora arrivata. Il 
Gruppo Somedia S.p.A. afferma di aver-la 
spedita il 14 ottobre. Pertanto, il 21 
ottobre procedevo nel reclamo alle 
Poste. Al giorno d'oggi non ho avuto 
nessun riscontro. Per quanto emerso, 
si presume e si configura un furto da 
parte del servizio postale. 
Patrizio - per Mail 
Alle poste, nella fattispecie, non è possibi-le 
chiedere danni o accusarle di furto. 
Anche noi, con la nostra rivista, spesso 
abbiamo avuto dei disservizi, ma i casi 
possono essere diversi: furto da parte dei 
coinquilini dalla cassetta postale, dimen-ticanza 
o errore del portalettere nella con-segna, 
ecc. Tenga presente che gli editori o 
chi per loro fanno le spedizioni, hanno un 
database di indirizzi che viene compilato 
di volta in volta, che rimane sempre lo 
stesso, salvo quelli eliminati per i manca-ti 
rinnovi o quelli inseriti per i nuovi 
abbonati aggiunti. Alle volte essere inseri-to 
in un database passa del tempo, soprat-tutto 
per i nuovi abbonati. Le consiglio di 
scrivere di nuovo all’editore, il quale sicu-ramente 
provvederà ad inviarle un’altra 
copia della rivista oppure prolungare il 
suo abbonamento. Un editore serio ci 
tiene a che i suoi abbonati rimangano 
soddisfatti di leggere le riviste relative agli 
abbonamenti sottoscritti. Anche a noi, alle 
volte, è capitato di ricevere in ritardo di 
qualche giorno o, addirittura, di non rice-vere 
sporadicamente un numero delle 
riviste a cui siamo abbonati e di ricevere 
poi i numeri mancanti o di usufruire del 
prolungamento dell’abbonamento pari ai 
numeri mancanti. 
6 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
Natale si avvicina, e il CON.T.A.S. intende fornire alcune indicazioni 
per acquistare in sicurezza il vero agnello sardo. CON.T.A.S. è l’a-cronimo 
del Consorzio per la Tutela della IGP Agnello di 
Sardegna, un’ associazione senza scopo di lucro che rappresenta 
tutti gli operatori della filiera, dai pastori ai trasformatori, ricono-sciuta 
dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali 
quale agente di promozione, tutela e valorizzazione dell’agnello di 
Sardegna a Indicazione Geografica Protetta 
Questi sono i marchi 
dell’“Ambasciatore”della nostra mille-naria 
cultura pastorale che potrete tro-vare 
anche presso i punti vendita delle vostre 
città: memorizzateli. 
Le prime testimonianze della pastorizia sarda 
risalgono addirittura all'epoca pre-nuragica 
(3000a.C.). All'interno dei nuraghi, sono stati 
ritrovati resti ossei di pecore e agnelli e dei 
primi oggetti per la lavorazione del latte. 
Oggi, come prima, la cura, le attenzioni dei 
pastori sono rimasti immutati. E così, par-tendo 
da antichi gesti, si conserva la bontà 
delle carni dell'Agnello di Sardegna. 
• Il sistema di allevamento e le specificità 
ambientali dell’Isola conferiscono 
all’Agnello di Sardegna IGP peculiari carat-teristiche 
sensoriali e nutrizionali. La carne 
d’agnello contiene un’ elevata percentuale 
di proteine di alto valore biologico, indi-spensabili 
Ceneri (g/100g) 1,23 
Proteine (g/100g) 19,8 
Umidità (g/100g) 76,7 
Vitamina E (mg/100g) 0,24 
Grasso (g/100g) 1,9 
Colesterolo (mg/100g) 86,5 
w6/w3 2,3 
Saturi (g/100g FA) 42,2 
alla formazione, all'accresci-mento 
e al mantenimento del nostro orga-nismo; 
sono inoltre presenti alcuni ammi-noacidi, 
detti “essenziali” che non possono 
essere introdotti nell'organismo umano, in 
quantitativi sufficienti, attraverso l'assun-zione 
di proteine di origine vegetale. La 
carne di agnello è anche un’importante 
fonte di minerali (zinco, rame, selenio e 
ferro) e di vitamine. 
Composizione chimica media della carne di 
Agnello di Sardegna IGP a cura di AGRIS-Progetto 
ricerca LR21/2000 
• w6/w3 = 2,31 
Le raccomandazioni nutrizionali suggeri-scono 
di aumentare il livello di acidi gras-si 
_3 assunti con la dieta, privilegiando ali-menti 
che abbiano un valore del rapporto 
_6/_3 inferiore a 4. In agnelli alimentati al 
pascolo, il valore medio del rapporto 
_6/_3 indicato in tabella tende a diminui-re 
avvicinandosi all’unità. 
• Vitamina E (mg/100g) = 0,24 La vitami- 
8 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
na E è il più importante antiossidante 
naturale delle membrane cellulari, svolge 
attività antitrombotica e previene l’invec-chiamento 
precoce dei tessuti. 
• Grassi < 3% La carne di agnello ha un 
contenuto in grassi mediamente inferiore 
al 3 %. Tuttavia è un’ importante fonte di 
acidi grassi per gli organismi viventi nei 
quali svolgono funzioni strutturali, ener-getiche 
e metaboliche. 
PROTEINE NOBILI, SAPORE 
E LEGGEREZZA IN PERFETTO 
EQUILIBRIO 
La certificazione IGP è riservata agli agnelli 
nati, allevati, macellati in Sardegna, prove-nienti 
da pecore di razza sarda. Gli agnelli 
non devono essere soggetti a forzature ali-mentari, 
ma nutriti esclusivamente con latte 
materno e con integrazione pascolativa. 
Queste le categorie della IGP:da latte 5-7Kg, 
Leggero 7-10Kg, da taglio 10-13 Kg Il rispet-to 
del Disciplinare in tutte le fasi della produ-zione 
viene verificato dall’Autorità di control-lo 
AGRIS. 
IL PERCORSO 
DELLA CERTIFICAZIONE 
a- Aziende d’allevamento. 
b- Apposizione auricolari verdi con codice 
aziendale e numero progressivo alfa 
numerico: IT012NU345 - IT567SS890 
A000000. 
c- Registrazione carico scarico auricolari. 
d- Compilazione documenti di trasporto e 
registrazione capi avviati alla macellazione 
con dicitura: idonei alla produzione della 
IGP. 
MATTATOIO 
- Registrazione e formazione lotto macella-zione. 
- Valutazione carcasse per categorie di peso e 
apposizione etichette. Da latte 5-7Kg, Leggero 
7-10Kg, da taglio10-13 Kg 
Per saperne di più: 
www.agnellodisardegnaigp.it 
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 9
I molluschi bivalvi, cozze e vongole in particolare, vengono consumati in tutti i periodi 
dell'anno, ma durante l'estate, soprattutto nei luoghi di mare, sono particolarmente 
richieste anche per il richiamo al sapore e all'odore di salsedine 
di Agostino Macrì 
Imolluschi però possono nascondere alcu-ne 
insidie dovute alla possibile presenza di 
microrganismi patogeni che possono pro-vocare 
tossinfezioni alimentari per le quali 
sono sufficientemente conosciute le modalità 
di prevenzione. 
Meno conosciuto è il pericolo della contami-nazione 
con tossine presenti in alcune alghe 
di cui si cibano questi animali. Cerchiamo di 
capire di cosa si tratta. 
L'ambiente acquatico è popolato da circa 
5.000 specie algali e di queste all'incirca 75 
producono delle tossine potenzialmente peri-colose 
per l'uomo: il pericolo deriva dal fatto 
che le alghe sono un alimento per i mollu-schi 
che essi ricavano "filtrando" l'acqua in 
cui sono presenti particelle organiche e 
microrganismi tra cui le alghe stesse. 
Ovviamente le tossine eventualmente presen-ti 
nelle alghe vengono anch'esse "incamera-te" 
dai molluschi e si distribuiscono nei loro 
tessuti senza provocare alcun danno agli ani-mali. 
Questi molluschi, in particolare le 
cozze, divengono però degli alimenti "tossi-ci"” 
e, se consumati dall'’uomo, possono 
provocare gravi intossicazioni con sintomato-logie 
diverse in funzione delle tossine pre-senti. 
Al momento si conoscono quattro tipi 
di intossicazioni classificate come paralitiche, 
diarroiche, neurotossiche e amnesiche pro-vocate 
da diverse tossine; queste tossine sono 
conosciute rispettivamente come PSP 
(Paralytic Shellfish Poisoning), DSP 
(Diarrethic Shellfish Poisoning), NSP 
(Neurotixic Shellfish Poisoning) e ASP 
(Amnesic Shellfish Poisoning). Molte di que-ste 
resistono anche ai trattamenti termici e 
quindi i molluschi eventualmente contami-nati 
possono creare problemi anche se con-sumati 
cotti. Come accennato non tutte le 
alghe producono le tossine e la produzione è 
molto dipendente dalle condizioni climati-che. 
Gran parte dei molluschi sono prodotti 
in allevamenti dove la qualità delle acque, e 
quindi l'’eventuale presenza di alghe tossi-che, 
viene continuamente monitorata. 
Inoltre, prima di essere commercializzati 
sono sottoposti a verifiche rigorose (che 
riguardano anche altre possibili forme di 
contaminazioni chimiche e microbiologiche) 
per evitare che molluschi pericolosi vengano 
destinati al consumo alimentare umano. 
Questi controlli non possono essere fatti 
con uguale attenzione sui mollu-schi 
che si trovano fuori dagli 
allevamenti e, paradossalmente, 
quelli pescati su rocce o fondali 
"naturali" possono presentare 
qualche problema. I molluschi possono esse-re 
venduti soltanto in confezioni sigillate e 
con una etichetta da cui deve risultare anche 
il luogo di produzione. Il rivenditore ha la 
possibilità di aprire i sacchetti più grandi e di 
frazionarne il contenuto: in questi casi deve 
mettere comunque a disposizione degli 
acquirenti l'etichetta. Il consiglio è quindi 
quello di acquistare i molluschi da rivendito-ri 
autorizzati che devono poterne dimostrare 
la provenienza. Prudenzialmente quindi si 
suggerisce di evitare il consumo di quelli 
pescati direttamente e di evitare l'acquisto dai 
rivenditori abusivi. Se non si ha la certezza 
assoluta della qualità e della sicurezza dei 
molluschi è buona norma non consumarli 
crudi per evitare altri pericoli di tossinfezioni 
ed intossicazioni alimentari che purtroppo 
non sono rari. 
10 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
OLIO DI ARACHIDE E GIRASOLE 
NELLE CUCINE DEI RISTORANTI. 
CHE ERRORE! 
Sebbene sia ampiamente noto che l'olio extra vergine d'oliva possiede una maggiore 
qualità sia in termini nutrizionali che sensoriali rispetto agli altri oli vegetali, il suo utilizzo 
in frittura rimane piuttosto limitato, con gran dispiacere delle signore dell'olio di Pandolea 
di Rosangela Iaconi 
Dopo aver rivolto uno sguardo (critico) ai 
ristoratori e al tipo di olio utilizzato per la 
realizzazione dei loro piatti ( Stimolare la 
curiosità dei ristoratori, perchè gli extra vergini 
non sono tutti uguali) voglio ora entrare con 
voi proprio in cucina! e parlarvi dell’utilizzo 
dell’olio extravergine in frittura, uno dei più 
antichi metodi di cottura, considerata da alcu-ni 
una vera e propria arte che richiama sensa-zioni 
uditive, olfattive, visive, tattili e gustative. 
L’aroma e la consistenza che essa è in grado di 
conferire al cibo la rendono unica ed apprez-zata 
in tutto il mondo, e non solo a livello casa-lingo 
ma anche nei ristoranti. La frittura è, tra 
i metodi di cottura, quello più antico e alcune 
testimonianze sono riportate già nel Vecchio 
Testamento. Preconcetti di carattere nutrizio-nale 
e tossicologico hanno a lungo contribuito 
a generare un’immagine negativa degli alimen-ti 
fritti accusati della riduzione delle proprietà 
nutrizionali e della neoformazione di composti 
ad effetto negativo sulla salute. 
Evidenze scientifiche negli ultimi anni hanno 
dimostrato che attraverso la scelta consapevole 
del tipo di olio è possibile contenere sensibil-mente 
la formazione di sostanze potenzial-mente 
dannose derivanti dall’ossidazione 
termica dei grassi come i lipoperossi-di, 
gli idroperossidi, i chetoni, aldei-de 
e di altri composti derivanti dal 
trattamento ad alte temperature dell ali-mento 
quali acrilamide, glicilamide, idros-simetilfurfurale. 
L’entità delle alte-razioni 
che avvengono durante la 
frittura, infatti, dipende da diver-si 
fattori, alcuni dei quali sono 
strettamente collegati all’olio o al 
grasso usato per friggere, alla sua 
qualità iniziale e al grado di insa-turazione. 
Fra tutti gli oli 
ed i grassi, l'olio 
extra vergine di 
oliva è quello che 
reagisce in 
modo più 
stabile al processo ossidativo che avviene alle 
alte temperature di frittura (150-200°C) grazie 
al basso contenuto in acidi grassi polinsaturi e 
alla presenza di polifenoli e vitamine antiossi-danti. 
Ovviamente è necessario friggere con un 
olio extravergine di buona qualità. Sebbene sia 
ampiamente noto che l'olio extra vergine d'oli-va 
possiede una maggiore qualità sia in termi-ni 
nutrizionali che sensoriali rispetto agli altri 
oli vegetali, il suo utilizzo in frittura rimane 
piuttosto limitato. Nella ristorazione prevale 
l’impiego delle varietà monoseme di arachide e 
girasole. Il primo, è un olio monoinsaturo ma 
ha lo svantaggio di essere un potenziale aller-gizzante 
per alcuni soggetti sensibili. L’olio di 
girasole è un olio prettamente polinsaturo e 
quindi molto sensibile ai processi di termossi-dazione; 
ciononostante è largamente impiega-to 
perché conferisce agli alimenti un colore 
chiaro gradito al consumatore. A livello casa-lingo 
accade più o meno la stessa cosa. Tra la 
maggior parte degli italiani, infatti, è tuttora dif-fusa 
l’errata convinzione che: “l’olio di semi” 
sia più valido per friggere in quanto “più legge-ro 
e digeribile”, l’olio 
di oliva 
apporta 
“più calorie” dell’olio di semi e che “per frig-gere” 
si possa utilizzare un olio di “scarsa qua-lità”. 
Niente di più sbagliato! In quanto non esi-stono 
oli più calorici o meno calorici di altri: 
tutti gli oli apportano le stesse kilocalorie per 
grammo, precisamente 9. Gli oli di semi 
appaiono più leggeri al gusto (sono insapori ed 
inodori) perché provenienti da un processo di 
deodorazione chimica. Al contrario l’olio extra-vergine 
di oliva caratterizza con il suo fruttato 
l’alimento fritto: tali note organolettiche, spes-so 
gradite su piatti dai sapori decisi, sono da 
molti consumatori non apprezzate sugli ali-menti 
fritti dove preferiscono un olio dal sapo-re 
neutro. Inoltre, non dovremmo dimenticare 
che una parte dell’olio di frittura viene assorbi-ta 
inevitabilmente dal cibo. Gli alimenti duran-te 
la frittura assorbono quantità variabili di olio 
che vanno dal 15% al 40% anche in funzione 
della modalità di preparazione dell’alimento 
(assorbono una quantità maggiore di olio i cibi 
fritti in pastella, rispetto a quelli impanati e a 
quelli infarinati o fritti senza aggiunta di ingre-dienti 
di copertura) e tendono ad assumere 
una composizione in grassi simile a quella del-l’olio 
di frittura. Utilizzare un buon olio 
extravergine per friggere vuol dire 
fare il pieno di gusto e salute! 
tratto da Teatronaturale.it 
pubblicato il 17 ottobre 2014 
in Strettamente Tecnico > 
L'arca Olearia 
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 11
VINO: ALLA SCOPERTA DEI SOLFITI! 
La maggior parte dei consumatori non conosce queste sostanze ampiamente utilizzate nel 
settore alimentare e pertanto, senza neanche saperlo, quotidianamente ne assu-me 
in elevate quantità. Fanno eccezione i "soggetti sensibili" che invece pre-stano 
molta attenzione all'assunzione di solfiti perché sono la causa di mani-festazioni 
allergiche, incluse le forme asmatiche. 
SOLFITI: COSA SONO? 
Fin dall'antichità i solfiti venivano impiegati soprattut-to 
per facilitare la conservazione di 
gran parte dei prodotti ali-mentari. 
I primi a farne uso 
furono i Greci e i Romani che 
adoperavano il biossido di 
zolfo per disinfettare i tini in 
cui fermentava il vino. Le 
nuove e crescenti esigenze 
alimentari, imposte dallo 
sviluppo industriale, hanno 
incrementato notevolmen-te 
il ricorso a questo tipo di 
sostanze. I solfiti sono com-posti 
organici solforosi che 
vengono impiegati come 
additivi alimentari, in ottem-peranza 
al Regolamento (CE) 
n. 1333/2008, e rientrano nella 
categoria dei conservanti identifi-cati 
dalle sigle E220-E228. In par-ticolare, 
con la sigla E220 viene indi-cata 
l'anidride solforosa (o biossido di 
zolfo) che è un gas incolore, irritante e 
dall'odore pungente che si produce dalla 
combustione dello zolfo nell'aria. I solfiti 
(E221, E226, E228), i bisolfiti (E222, E227) e i 
metabisolfiti (E223, E224) sono suoi sali inor-ganici 
che, durante il passaggio nell'apparato 
digerente, liberano anidride solforosa. 
A COSA SERVONO I SOLFITI? 
I solfiti vengono aggiunti non solo nel vino ma 
anche in molti altri alimenti consumati quotidia-namente 
come marmellate, bevande 
analcoliche a base di succhi di 
frutta, frutta secca o candi-ta, 
conserve ittiche, cro-stacei 
congelati, 
insaccati e pro-dotti 
sott'olio. 
Grazie alle 
loro pro-prietà 
antimi-c 
r o b i - 
che, batte-riostatiche, 
antifungine, 
ma anche 
antiossidanti e 
chiarificanti, favori-scono 
e incrementano 
la conservabilità dei prodotti alimentari, evitando alte-razioni 
di colore come ad esempio l'imbrunimento 
della frutta secca e della verdura. In particolare, per 
quanto riguarda il vino, nonostante i fenomeni fer-mentativi 
producano naturalmente una piccola quan-tità 
di anidride solforosa, l'aggiunta di solfiti consente 
sia un'ottima fermentazione sia la successiva conser-vazione, 
poiché tali sostanze riducono la proliferazio-ne 
di lieviti e batteri, impediscono eventuali fermen-tazioni 
anomale nonché facilitano l'estrazione del 
colore e del sapore dalle vinacce. In ogni caso gran 
parte dei solfiti "evapora" sotto forma di anidride sol-forosa 
durante le prime fasi di lavorazione del vino e 
quindi con il tempo tende a scomparire dal prodotto; 
difatti normalmente la quantità che si ritrova nei vini 
in bottiglia o nei cartoni è molto più bassa rispetto alle 
fasi iniziali di produzione. 
DOSI D'IMPIEGO 
In Italia, le norme di legge esistenti consentono l'ag-giunta 
di 160-210 milligrammi per litro in funzione 
che si tratti di vini rossi oppure bianchi e rosati, men-tre 
per i vini dolci il limite è più alto (400 mg/l) poi-ché 
la presenza di zuccheri fermentescibili aumenta il 
rischio di rifermentazioni non desiderate in bottiglia. 
CONSIGLI 
Come detto, i solfiti vengono aggiunti praticamente in 
tutti i vini compresi quelli in bottiglia di alto pregio. Si 
tratta di sostanze minerali potenzialmente ipersensi-bilizzanti 
o allergizzanti che, in alcuni soggetti sensi-bili, 
possono provocare manifestazioni allergiche tal-volta 
anche gravi incluse forme asmatiche. Pertanto i 
produttori sono obbligati a indicare in etichetta la pre-senza 
di solfiti e di anidride solforosa nel vino e in 
ogni altro alimento. Dunque è bene che i soggetti con 
tendenze allergiche e/o asmatiche prestino attenzione 
al consumo di alimenti contenenti questo conservan-te 
e in particolare ai prodotti venduti sfusi che non 
hanno etichette (come i vini e la frutta secca) poiché, 
rispetto a quelli confezionati, potrebbero dare meno 
garanzie riguardo la segnalazione della presenza di 
solfiti. Dunque si potrebbe affermare che i solfiti non 
sono dannosi per la salute, ad eccezione, come già 
menzionato, delle persone ipersensibili la cui assun-zione 
di tali sostanze può scatenare manifestazioni 
allergiche e asmatiche. Riguardo al vino, il problema 
più rilevante è rappresentato soprattutto dall'alcol per-ché 
potenzialmente più tossico e dannoso dei solfiti. A 
tal riguardo è sempre buona norma raccomandare 
un consumo moderato e consapevole della bevanda 
per mantenere un buono stato di salute. (M.B.) 
12 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
CONSUMARE PRODOTTI ITALIANI 
FRUTTA: L'ITALIA DICE NO 
AL CONSERVANTE ETOSSICHINA 
Èallarme anche per le importazioni da 
alcuni paesi europei in cui è tuttora per-messo 
l'impiego della sostanza incrimi-nata. 
La presenza di questa frutta potenzial-mente 
pericolosa, preoccupa il Governo ita-liano 
sia dal punto di vista della concorrenza 
sleale, perpetrata da questi Stati, sia per i 
contraccolpi negativi sul mercato interno e 
sui prodotti del Made in Italy. 
COS'È L'ETOSSICHINA? 
L'etossichina è una molecola contenuta negli 
agrofarmaci che consente una conservazione 
prolungata nel tempo dei prodotti ortofrutti-coli 
freschi e facilmente deperibili come le 
pomacee e in particolar modo le pere. 
Mediante il suo impiego in fase di post-rac-colta, 
è possibile conservare il frutto in frigo-conservazione 
sino alla primavera successi-va, 
scongiurando il cosiddetto "riscaldo 
molle" ovvero i fenomeni di deterioramento 
responsabili della comparsa di macchie nere 
causate dal freddo. Inoltre questa sostanza ad 
azione antiossidante, viene impiegata anche 
come conservante nei mangimi per animali 
per prevenirne l'irrancidimento dei grassi. 
POTENZIALI RISCHI 
E CONCORRENZA SLEALE 
In Europa l'impiego dell'etossichina era stato 
ufficialmente vietato 
In Italia, il Ministero della 
Salute e il Ministero 
dell'Ambiente hanno ufficia-lizzato 
lo stop all'uso della 
molecola "etossichina", impie-gata 
per prolungare la conser-vazione 
della frutta, ricono-scendone 
i rischi per la salute 
dei consumatori. In accordo 
con il parere dell'Istituto 
Superiore di Sanità, il divieto 
è stato imposto poiché sono 
state riscontrate, come ripor-ta 
una nota del dicastero 
della Salute, "rilevanti critici-tà 
relative al valore degli 
attuali residui rispetto al 
rischio per la salute degli uti-lizzatori 
e dei consumatori" 
dal 2011, ma a causa di continue deroghe, ad 
oggi gli Stati extra europei e alcuni europei, 
come Spagna e Portogallo, possono ancora 
utilizzare questa molecola, con concentrazio-ni 
residue fino a 3 mg per ogni chilo. 
Nonostante l'Italia sia uno dei principali pro-duttori 
di pere, ne importa dalla Spagna circa 
22 milioni di chili ogni anno! Questo ha 
comportato una vera e propria 
invasione, sul mercato nazio-nale, 
di pere spagnole ovvia-mente 
ottimamente conser-vate, 
ma solo grazie all'a-buso 
di sostanze chimi-che, 
potenzialmente 
dannose in con-c 
e n t r a z i o n i 
elevate. 
Q u e s t a 
presa di posizione della Spagna, di fatto, rap-presenta 
diversi aspetti negativi: un pericolo 
per la salute dei cittadini, danneggia i prodot-ti 
nazionali, svuota le tasche dei produttori 
italiani e da ultimo, ma non meno importan-te, 
innesca un problema di concorrenza slea-le 
per le imprese. 
Per tali motivi il Governo italiano, a garanzia 
del massimo livello di sicurezza per i consu-matori, 
si augura che tutti gli Stati membri 
dell'Unione Europea, convergendo su scelte 
consapevoli e idee comuni, bandiscano tale 
molecola, certamente utile per il trattamento 
della frutta ma contestualmente non sicura 
per la salute dell'uomo. 
CONSIGLI 
I nostri consigli per fare scelte intelligenti e 
acquisti sicuri soprattutto al supermercato, 
sono quelli di leggere con attenzione l'eti-chetta 
dei prodotti e in particolare verificarne 
la provenienza, indicazione che deve esse-re 
sempre presente sulla confezione. 
Acquistare prodotti italiani ci permette 
di contribuire a salvaguardare il tanto 
caro Made in Italy ma anche di "pre-miare" 
i produttori onesti che tutelano 
la salute dei consumatori senza ricorre-re 
all'impiego eccessivo di sostanze chimi-che. 
(M.B.) 
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 13
DISCOUNT E CRISI 
VANNO A BRACCETTO? 
In tempo di crisi sono cambiate le abitudini di acquisto dei consumatori, sempre più costretti a 
spendere di meno. Anche il budget per la spesa alimentare si è ridotto drasticamente e sono 
diventati protagonisti i discount, che rafforzano notevolmente la loro quota di mercato. Le ultime 
statistiche di settore confermano che sempre più consumatori (circa il 70%) affollano i discount 
alla ricerca di offerte e promozioni per una spesa low-cost, a discapito di altri supermercati e 
ancor più dei piccoli negozi al dettaglio, che purtroppo sono i più colpiti dall'attuale regressione 
economica 
DISCOUNT, STRATEGIA 
DELLE VENDITE 
La strategia commerciale del discount è 
molto semplice: vendere prodotti a costi infe-riori 
rispetto a quelli analoghi commercializ-zati 
in altre tipologie di punti vendita. 
L'obiettivo è raggiunto attraverso precise scel-te 
gestionali e di marketing finalizzate all'ab-battimento 
dei costi, come ad esempio: ven-dita 
di prodotti di marche non conosciute, 
minore assortimento dei prodotti, superfici 
dei locali non troppo ampie, riduzione delle 
spese destinate all'allestimento dei locali e al 
personale. 
DISCOUNT, PREZZI E QUALITÀ 
Al momento dell'acquisto il proposito comu-ne 
è quello di "fare l'affare" a pari qualità e ad 
un costo più contenuto. Ciò che desta mag-giore 
preoccupazione ai consumatori è il 
primo aspetto, quello legato alla qualità degli 
alimenti perché sottintende garanzia, sicu-rezza 
e salute. 
Certamente il risparmio è evidente, mentre 
non è detto che la merce acquistata sia di 
scarsa qualità; questi due aspetti non viaggia-no 
in parallelo anche perché parte degli ali-menti 
in vendita sono prodotti da grandi 
aziende, ma commercializzati con marchi e 
imballaggi differenti. 
Inoltre il costo dei prodotti dipende da nume-rosi 
aspetti, ad esempio: la qualità degli 
ingredienti, i costi di produzione, di commer-cializzazione 
e di distribuzione, gli spot pub-blicitari, 
la collocazione all'interno del locale, 
ecc.. 
CONSIGLI 
Al discount, per una spesa intelligente e van-taggiosa 
è bene seguire, oltre al proprio buon 
senso, alcuni nostri consigli: 
- leggere attentamente le etichette degli ali-menti 
che devono 
essere complete e 
conformi alla nor-mativa 
vigente; 
- verificare che le 
i n f o r m a z i o n i 
riportate in eti-chetta 
siano in 
lingua italiana e 
soprattutto la pre-senza 
dell'elenco 
degli ingredienti e 
anche del luogo di 
produzione; 
- controllare la data 
di scadenza dei 
prodotti, in parti-colar 
modo quelli 
in offerta; 
- nei reparti "carni" e "prodotti freschi" 
(pasta fresca, salumi, affettati, formaggi, 
latticini, yogurt) verificare la data di confe-zionamento 
e la data di scadenza, in modo 
tale da scegliere quelli più freschi; 
- per i prodotti freschi confezionati con pelli-cola 
trasparente, controllare visivamente 
l'assenza di eventuali fenomeni di deterio-ramento; 
- verificare l'integrità della confezione. 
(M.B.) 
14 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
Dividere il mondo in buoni e cattivi non è mai la soluzione giusta, soprattutto quando si 
tratta di alimentazione. Nei mesi scorsi, quando la Gran Bretagna propose l'introduzione 
delle etichette alimentari che indicassero con una sorta di semaforo in rosso gli alimenti 
molto calorici, in giallo quelli da usare con moderazione e in verde quelli sicuri dal punto 
di vista nutrizionale, esprimemmo tutte le nostre riserve sul tema: oggi, dunque, accoglia-mo 
con soddisfazione lo stop dell'esecutivo europeo e festeggiamo una vittoria per la 
nostra associazione, ma soprattutto per il Made in Italy 
ALIMENTAZIONE 
LO STOP AL SEMAFORO È UNA VITTORIA 
DELL’UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI E DEL 
Eccellenze italiane come i formaggi, l'olio e i dolci sarebbero stati 
ingiustamente puniti da questo sistema in cui il parametro più 
importante per evitare il semaforo rosso era la quantità di calo-rie. 
Il rischio, dunque, era che le aziende alimentari sviluppassero 
nuovi prodotti con meno grassi e zuccheri, aiutandosi con la chi-mica 
mediante vari additivi come addensanti, gelificanti, edulco-ranti, 
antiossidanti. 
Semplificare la vita dei consumatori con etichette chiare e leggibili 
è sempre stata una battaglia dell’associazione, ma il traffic-light non 
Risponde a questi dubbi Agostino Macrì, 
esperto di sicurezza alimentare 
dell’Unione Nazionale Consumatori: "A 
chi predilige il biologico perché lo considera 
più sicuro -spiega Macrì- rispondiamo che 
indubbiamente ha caratteristiche di qualità 
che permettono di ritornare ai valori della 
tradizione, ma il livello di sicurezza è analo-go 
a quello degli alimenti convenzionali. In 
concreto, le produzioni biologiche seguono 
cicli produttivi naturali senza il ricorso a 
sostanze chimiche ‘xenobiotiche’ e quindi 
viene evitata la presenza di residui di pesti-cidi, 
fitofarmaci, farmaci veterinari; negli 
alimenti convenzionali, in ogni caso, l’even-tuale 
presenza di questi residui è molto 
contenuta e comunque sempre al di sotto 
dei limiti di sicurezza che sono stati stabiliti 
dalle autorità sanitarie nazionali e comuni-tarie. 
Il vero problema -spiega l’esperto- è 
che le sostanze chimiche naturali (micotos-sine, 
prodotti di degradazione) ed i micror-ganismi 
(virus, batteri, parassiti, funghi) di 
MADE IN ITALY 
era lo strumento più adatto: è piuttosto il caso di ricordare ai con-sumatori 
che non esistono alimenti giusti o sbagliati, ma la corret-ta 
alimentazione dipende dalla quantità di cibo, dalla varietà della 
dieta e dall'attività fisica. 
Per maggiori informazioni leggi i seguenti articoli nel sito www.con-sumatori. 
it: 
“L’obesità non si ferma con il semaforo” di Massimiliano Dona; 
“Semafori alimentari: la scelta giusta?” di Agostino Macrì; “ABC eti-chette 
alimentari”. 
VERAMENTE IL BIOLOGICO 
È PIÙ SICURO? 
Molti consumatori si chiedono se possono fidarsi dei pro-dotti 
biologici e se è giustificato il prezzo più alto rispetto 
agli alimenti convenzionali. Con carrelli della spesa sem-pre 
più magri, in effetti, fa riflettere che il biologico, il cui 
prezzo è più alto rispetto ai prodotti convenzionali, è uno 
dei pochi settori che regge alla crisi 
origine ambientale (che possono essere alla 
base delle tossinfezioni alimentari) possono 
essere presenti sia negli alimenti biologici 
sia in quelli convenzionali". 
A far lievitare i costi del biologico, poi, con-tribuiscono 
le norme comunitarie che 
impongono una "certificazione", le cui 
spese devono essere sostenute direttamente 
dai produttori. 
"Ridurre i costi per le certificazioni (ren-dendole 
anche più efficienti), contenere le 
spese di gestione per i produttori e accorcia-re 
ulteriormente la filiera -commenta 
Macrì- aiuterebbe, perlomeno, a rendere il 
biologico meno elitario ed alla portata 
anche dei meno abbienti". 
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 15
INTEGRATORI 
ALIMENTARI MINERALI: 
SONO SICURI PER TUTTI? 
prodotti che potrebbero nuocere alle perso-ne 
affette da malattie renali. Nonostante ciò, 
non sempre il consumatore presta attenzio-ne 
alle avvertenze, mentre invece chi è affet-to 
da patologie renali, dovrebbe informarsi 
correttamente per fare scelte consapevoli e 
adeguate al proprio stato di salute. È bene 
rammentare che anche alcune bevande per 
sportivi destinate a 
reintegrare le 
p e r d i t e 
idro-saline 
dovute alla sudorazione contenenti 
sali minerali, non sono consigliate alle per-sone 
con malattie renali. 
Sulla base di quanto premesso, risulta evi-dente 
la responsabilità primaria dei consu-matori 
in seguito ad un uso non appropria-to 
di tali prodotti. La prevenzione dei perico-li 
è semplice e consiste nell'evitare da parte 
dei soggetti ammalati, il consumo di inte-gratori 
alimentari, anche sotto forma di 
bevande, arricchiti di magnesio e di potas-sio. 
In ogni caso, le regole da seguire sono: 
- in caso di nefropatie, consultare il proprio 
medico e/o farmacista prima di acquista-re 
e consumare integratori alimentari a 
base di sali minerali; 
- leggere attentamente l'etichetta 
e l'eventuale foglietto illustrativo 
contenuto nella confezione; 
- segnalare al medico e/o al 
farmacista eventuali reazioni 
avverse a cui si è andati incon-tro 
dopo l'assunzione degli 
integratori. 
(M.B.) 
All'UNC sono 
pervenute diver-se 
richieste di 
chiarimento in 
merito a possibili 
conseguenze 
negative per le 
persone affette 
da patologie 
renali a seguito 
del consumo di 
integratori ali-mentari 
minerali 
contenenti sali di 
potassio e/o di 
magnesio 
In effetti, un eccesso di consumo di questi 
sali può aggravare le condizioni delle per-sone 
ammalate in quanto "sovraccarica-no" 
il lavoro di filtrazione dei reni accen-tuando 
il loro stato di "sofferenza"; si tratta 
di un problema non affatto marginale e che 
purtroppo può riguardare un gran numero 
di cittadini. Ovviamente il danno è correlato 
alla quantità assunta, per questo è sempre 
buona norma rivolgersi al proprio medico 
curante prima di assumere tali prodotti. 
Difatti gli integratori alimentari contenenti 
potassio e/o magnesio sono di libera 
vendita nelle far-macie, 
parafar-macie 
o erboriste-rie. 
Si tratta di pro-dotti 
da "banco" e, 
come tali, possono 
essere acquistati da 
chiunque senza prescri-zione 
medica; sono molto 
diffusi ed ampiamente 
pubblicizzati anche tramite i 
media che ne esaltano molte-plici 
proprietà benefiche per la 
salute umana. 
Nelle etichette e/o nei foglietti illustrativi 
viene segnalata la presenza di suddetti sali e 
in alcuni casi viene riportato che si tratta di 
16 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
PIZZA ALLARME PIOMBO 
NEI CARTONI CON 
CELLULOSA RICICLATA 
Tra i pericoli che si nascondono dietro l’a-mata 
pizza, chi si aspettava di trovare 
anche ll cartone dove viene conservata? 
E invece, oltre a verificare che la parte infe-riore 
della pasta non sia bruciata e che 
pomodoro, olio e mozzarella (in effetti sono 
paste filate, tutt’altra cosa delle mozzarelle) 
usati siano di qualità, dobbiamo guardare 
anche le scatole: troppo spesso contengono 
cellulosa riciclata, vietata dalla legge perché 
cede piombo e altre sostanze tossiche. 
L’allarme, lanciato dalla trasmissione Report, 
andata in onda di recente su Rai Tre, e da 
“ilfattoalimentare.it", è partito dagli addetti ai 
lavori che denunciano mancanza di controlli 
soprattutto al Sud.Quindi buona parte dei 
cartoni usati per la pizza contiene cellulosa 
riciclata. 
La legge italiana, considerata una delle più 
severe in Europa, vieta l’uso di cellulosa rici-clata 
per gli imballaggi di cartone destinati ad 
alimenti “umidi”, tra cui rientrano le scatole 
per la pizza, visto che la temperatura interna 
raggiunge i 60/65°C: queste temperature 
favoriscono la migrazione di piombo, ftalati e 
altri composti tossici abitualmente presenti 
nel cartone riciclato. In Italia sono vietate 
anche le scritte nella parte interna del conte-nitore 
per evitare la cessione di sostanze 
nocive presenti nell’inchiostro. In Francia, 
Germania e altri paesi europei (tranne la 
Finlandia che ha regole simili alle nostre), le 
leggi sono più permissive, e i contenitori pos-sono 
avere uno, due e anche tre strati di car-tone 
riciclato, anche se per quello a contatto 
con la pizza la presenza o la migrazione di 
alcune sostanze deve rientrare entro certi 
limiti. Come si riconoscono i contenitori a 
norma? Sul cartone deve essere presente il 
nome del produttore e il codice di tracciabili-tà 
per identificare il lotto. Su alcuni si trova il 
logo composto da un bicchiere e una forchet-ta, 
che però non ha alcun valore legale. Si 
tratta di un’autocertificazione che attesta la 
possibilità di utilizzare il contenitore per tutti 
i prodotti alimentari non distinguendo tra 
cibo secco o umido. Se l’imballo non è adat-to 
a tutti gli alimenti, a fianco della forchetta 
e del bicchiere dovrebbero essere indicate le 
tipologie di alimenti (codificate dal decreto 
con un numero oppure dalla scritta “solo per 
alimenti secchi”) come pure eventuali limita-zioni 
delle condizioni d’uso. 
“Forse per questo motivo nella lista settima-nale 
dei prodotti che il Ministero della salute 
segnala al sistema di allerta europeo non si 
trovano mai cartoni per pizza che cedono 
piombo, ma solo pentole, stoviglie e utensili 
da cucina cinesi che cedono cromo e altri 
metalli pesanti”, come denuncia ilfattoali-mentare. 
it. 
Tratto da: ilfattoalimentare.it 
18 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
Il succo di visciola sarebbe in grado di agire sul metabolismo dell’acido urico riducendo 
di molto il dolore che si avverte in caso di articolazioni infiammate. E' già utilizzato dagli 
atleti come alternativa agli antidolorifici presenti in commercio dopo una gara 
LE CILIEGE SELVATICHE CONTRO 
FATICA E DOLORI ARTICOLARI 
Le visciole, ovvero le ciliege selvatiche 
presenti soprattutto nel nord Italia, 
hanno diverse proprietà benefiche: 
sono utili contro l’invecchiamento, grazie 
agli antiossidanti, e contro l’insonnia, grazie 
al contenuto di melatonina, sono ricche di 
vitamina A, C, potassio, magnesio, ferro, 
folato e fibre, riducono il colesterolo e i tri-gliceridi 
nel sangue, possono aiutare a dor-mire 
meglio, grazie al contenuto di melato-nina. 
Secondo un team di ricerca della 
Northumbria University che ha visto pubbli-cato 
il suo studio sul Journal of Functional 
Foods, il succo di visciole sarebbe in grado 
di agire sul metabolismo dell’acido urico 
riducendo di molto il dolore che si avverte in 
caso di articolazioni infiammate. Per arriva-re 
a questo risultato i ricercatori, coordinati 
Glyn Howatson, hanno preso come campio-ne 
12 persone giovani (26 anni era l’età 
media) a cui sono state somministrate due 
bevande a base di succo di visciola concen-trato, 
una da 30 ml, l’altra da 60 ml. Prima 
e dopo a diversi intervalli di tempo sono 
stati sottoposti ad esame del sangue e delle 
urine per vedere la concentrazione di acido 
urico. Quello che hanno notato i ricercatori 
è che il succo di visciole Montmorency, pre-senti 
negli Stati Uniti, riduce il livello nel 
sangue sia di acido urico che di proteina C-reattiva, 
un marker infiammatorio. Alte con-centrazioni 
di acido urico possono portare a 
sviluppare gotta ma anche un tipo di artrite 
molto dolorosa e particolarmente invalidan-te 
in quanto tende a far gonfiare molto le 
articolazioni. L’acido urico che non si 
riscontrava più nel sangue era aumentato 
invece nell’urina e quindi poteva essere 
naturalmente smaltito dal corpo. Tutto ciò 
era avvenuto sia che si somministrassero 30 
ml che 60 ml di succo e secondo i ricerca-tori, 
gli effetti benefici, riscontrati sarebbero 
da imputare alla presenza nelle visciole 
degli antociani, potenti antiossidanti. C. S. 
INFEZIONI DA CLOSTRIDIUM DIFFICILE, 
FINO A 700 MILA CASI ALL’ANNO 
Sono circa 450-700 mila ogni anno in Italia le 
persone colpite da infezioni correlate all’as-sistenza 
e quindi infezioni contratte a segui-to 
di ricovero ospedaliero. La causa princi-pale 
sarebbe il Clostridium difficile un bat-terio 
che provoca un elevato numero di infe-zioni 
ospedaliere 
Nell’1% dei casi si stima 
addirittura che esse siano 
la causa diretta del decesso 
del paziente (ISS, 2009). I più 
colpiti sono gli over 65 con un 
incremento ancora più accen-tuato 
per chi supera gli 85 anni, 
età in cui aumenta contestual-mente 
la frequenza di forme cli-nicamente 
severe alle quali si 
associa un rischio di mortalità. 
Sebbene non tutte le infezioni 
siano prevenibili, è stimato che 
circa il 30% è potenzialmente 
evitabile con l’adozione di misu-re 
preventive efficaci. La singola 
azione di igiene delle mani è 
stata riconosciuta come uno 
degli elementi centrali per pro-teggere 
il paziente dalla trasmis-sione 
crociata di microrgani-smi. 
Nonostante ciò, vi sono 
numerose evidenze di scarsa 
adesione a questa pratica da 
parte dei professionisti sanitari: 
il tasso di personale sanitario 
che si lava le mani raramente 
supera il 50%. Negli ultimi anni, 
la letteratura scientifica ci ha 
fornito utili strumenti per valu-tare 
il rischio di queste infezioni 
e, laddove possibile, cercare di 
valutarle e prevenirle con l’at-tuazione 
di misure di controllo 
e linee guida. Proprio uno stu-dio 
americano SENIC (Study in 
the Efficacy of Nosocomial 
infection Control) condotto dal 
1980 al 1990 che ha coinvolto 
338 ospedali, dimostrerebbe 
come in assenza di monitorag-gio, 
l’incidenza delle infezioni 
ospedaliere tende ad aumentare 
drasticamente. In Italia non esi-ste 
un sistema di sorveglianza 
delle infezioni correlate all’assi-stenza, 
anche se numerosi studi 
di prevalenza e di incidenza, che 
hanno interessato ospedali con 
alcuni reparti a rischio, hanno 
riportato una frequenza di infe-zioni 
ospedaliere paragonabile a 
quella rilevata nei paesi anglo-sassoni 
e in alcuni casi superio-re. 
Anche le ricadute economi-che 
dell’infezione appaiono rile-vanti 
tratto da Salute.it 
per il SSN: le infezioni da 
Clostridium difficile sono asso-ciate 
ad un prolungamento 
della degenza ospedaliera 
(secondo dati USA da 2,6 a 4,5 
giorni) e richiedono spesso 
anche la riammissione in ospe-dale 
e l’effettuazione di indagini 
diagnostiche mirate (laboratori-stiche, 
radiologiche, endoscopi-che). 
Tratto da: www.sanitaincifre.it 
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 19
IL MERCURIO NEI PESCI. 
QUALE PERICOLO? 
La sua "tossicità" nei confronti degli organi-smi 
animali dipende dalla capacità di 
denaturare le proteine e quindi dare origi-ne 
ad una serie di lesioni che possono com-promettere 
la funzionalità di vari organi. La 
presenza di mercurio nel mare dipende sia dal 
"dilavamento" dei terreni da parte dei corsi di 
acqua superficiale, sia dagli sversamenti delle 
industrie che lo utilizzano. Il Mar Tirreno, nella 
zona prospiciente il Monte Amiata, ha una con-centrazione 
relativamente più elevata di mer-curio 
per la presenza di minerali che ne sono 
ricchi e che vengono appunto "dilavati". Gli 
organismi marini assorbono il mercurio pre-sente 
nelle acque; all'interno di essi avvengono 
delle reazioni che modificano la struttura del 
metallo trasformandolo nella forma organica 
metilmercurio. La concentrazione di metil-mercurio 
nei pesci varia in funzione del loro 
periodo di vita e soprattutto della loro posizio-ne 
nella catena alimentare marina. Ad esem-pio, 
i pesci predatori adulti, come i tonni, pos-sono 
avere una concentrazione più elevata 
rispetto alle sardine. Il metilmercurio presente 
nel pesce è maggiormente "biodisponibile" di 
quello inorganico; consumando carni di pesce 
"contaminate" ci sono maggiori possibilità che 
il mercurio si diffonda nei vari organi e tessuti, 
incluso quello nervoso, dove può esercitare la 
sua azione tossica. La tossicità del mercurio fu 
scoperta per la prima volta nel 1956 in 
Giappone. Un'industria aveva scaricato nella 
baia di Minamata rifiuti contenenti importanti 
quantità di mercurio. Molte persone, che ave-vano 
consumato prodotti ittici provenienti da 
quella zona, manifestarono lesioni neurologi-che 
che furono poi correlate proprio al mercu-rio 
che aveva contaminato i pesci. Vennero 
prese immediate misure per la proibizione del 
consumo di prodotti ittici provenienti da quella 
Il mercurio è un elemento pre-sente 
allo stato naturale in 
diversi minerali. Ha la capacità 
di "attaccare" alcuni microrga-nismi 
come il Treponema e per 
questo motivo è stato lunga-mente 
usato come farmaco 
contro la sifilide. Per le sue 
proprietà chimico-fisiche è 
stato e viene attualmente 
impiegato in numerosi settori 
industriali (farmaceutico, 
cosmetico, metallurgico, elet-tronico, 
ecc.) 
zona e venne deciso di imporre dei limiti di tol-leranza 
di mercurio nei pesci. Tali limiti si col-locano 
da 0,5 e 1 mg di mercurio per ogni kg 
di pesce e furono organizzati sistemi di con-trollo 
per evitare che prodotti ittici contaminati 
venissero consumati. Grazie ai controlli esi-stenti 
al momento attuale, si può affermare 
che il pesce in commercio sia privo di pericoli 
dipendenti dal mercurio. Tale pericolo è assen-te 
anche nei prodotti conservati, come il tonno 
in scatola, in quanto i pesci vengono sistemati-camente 
controllati prima di essere sottoposti 
alla lavorazione. Un pericolo potrebbe derivare 
dal consumo di pesci provenienti da mercati 
illegali e pescati in zone particolarmente inqui-nate. 
Si tratta però di un problema che non 
dovrebbe riguardare il nostro Paese e neanche 
i pesci del Tirreno, che da millenni vengono 
consumati senza che si siano verificati episodi 
di intossicazione. (A.M.) 
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 21
NIENTE PIÙ BRUFOLI GRAZIE ALL'UVA 
Ricercatori californiani hanno scoperto che il 
resveratrolo può indebolire i batteri che cau-sano 
l'acne, aiutando così migliaia di tee-nager 
Il resveratrolo, un fenolo 
antiossidante che si trova nel-l'uva 
ha la capacità di inibire 
la crescita dei batteri che causa-no 
l'acne. Il team californiano 
ha anche scoperto che la combi-nazione 
di resveratrolo con un 
farmaco comune contro l'acne, 
il perossido di benzoile, può 
migliorare l'efficacia del princi-pio 
attivo.Apparentemente l'uso 
di un antiossidante, il resvera-trolo, 
in combinazione con un 
ossidante, il perossido di ben-zoile, 
può apparire un contro-senso. 
"Inizialmente abbiamo 
pensato che, poiché le azioni dei 
due composti si oppongono, 
l'associazione avrebbe 
annullato l'uno gli effetti 
dell'altro, ma non è stato 
così - ha detto 
Emma Taylor, 
primo autore 
dello studio e 
docente di 
dermatologia 
presso la 
David Geffen 
School of Medicine - Questo stu-dio 
dimostra che la combinazio-ne 
di un ossidante ed un antios-sidante 
può 
migliorare l'efficacia di entram-bi.” 
I ricercatori hanno coltivato 
in laboratorio i batteri che cau-sano 
l'acne e poi hanno sommi-nistrato 
alle colonie batteriche 
diverse concentrazioni di resve-ratrolo 
e di perossido di benzoi-le, 
sia da soli che insieme. È 
stata dimostrata l'efficacia del 
perossido di benzoile nell'ucci-dere 
i batteri a qualsiasi concen-trazione 
ma l'effetto non durava 
oltre le 24 ore. Il resveratrolo, al 
contrario, non ha avuto una 
forte capacità di uccidere, ma 
inibiva la crescita batterica per 
un periodo di tempo più lungo. 
Sorprendentemente, i due com-posti 
insieme si sono dimostrati 
la soluzione più efficace nel 
ridurre la 
conta batteri-ca. 
"Era come combinare il 
meglio dei due mondi e che 
offre un duplice attacco sui bat-teri" 
ha detto l'autore senior 
Jenny Kim. Non solo, il perossi-do 
di benzoile è tossico per la 
pelle umana che infatti diventa 
rosso e irritata se sottoposta a 
un trattamento ad alta concen-trazione. 
Utilizzando in combi-nazione 
i due composti, oltre a 
ridurre la concetrazione di 
perossido di benzoile nei farma-ci, 
si può sfruttare anche il pote-re 
antinfiammatorio del resve-ratrolo, 
riducendo così l'irrita-zione 
a carico della pelle. 
Tratto da: teatronaturale.it 
del 6 ott 2014 
IL DECALOGO ANTISPRECO 
DELL’UNIONE CONSUMATORI 
La lotta allo spreco inizia al supermercato, quando si fa la spesa e pro-segue 
a casa, nel conservare i cibi nella maniera adeguata. Ecco un 
rapido decalogo dell'Unione Nazionale Consumatori per limitare i 
prodotti che finiscono nella spazzatura: 
1) prima di andare al supermercato, preparare la lista della spesa, pia-nificando 
i pasti della settimana; 
2) scegliere gli alimenti con una vita residua più lunga (spesso sono 
quelli meno in vista negli scaffali del supermercato); 
3) non fare la spesa a stomaco vuoto: il carrello si riempirà più facil-mente 
di prodotti inutili; 
4) occhio ai formati convenienza: il 3X2 conviene solo se si consuma 
effettivamente il prodotto, altrimenti aumenta solo il rischio che fini-sca 
nella spazzatura; 
5) una volta a casa, riporre con attenzione la spesa: gli alimenti più 
"nuovi" con una data di scadenza più lontana vanno dietro, mentre 
avanti vanno riposti quelli più vecchi per consumarli prima; 
6) la tempe-r 
a t u r a 
ideale per 
il frigorifero 
è di 4 gradi; 
7) riporre, in frigo, 
ogni alimento nel 
posto giusto (frutta e verdura 
nei cassetti: pesce e carne cruda al primo piano; carne cotta al secon-do; 
affettati e formaggi più in alto; conserve aperte e uova ancora più 
su): in questo modo gli alimenti si conserveranno più a lungo; 
8) congelare gli alimenti che avanzano scrivendo sul contenitore la data; 
9) ricordare che gli alimenti scongelati e poi cotti possono essere ricon-gelati; 
10) consiglio della nonna: prima di buttare, aprire, odorare, assaggiare 
e poi decidere! (A.M.) 
22 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
BRUCELLOSI: COS'È 
E COME DIFENDERSI 
La brucellosi è una zoonosi, cioè una malattia che 
può essere trasmessa all'uomo dagli animali infetti. 
Per identificare questa malattia vengono impiegati 
diversi sinonimi che derivano o dalle aree geografi-che 
più colpite (come febbre mediterranea, febbre 
maltese, febbre di Cipro, febbre di Gibilterra) o dalla 
discontinuità della patologia (come febbre ondulan-te 
e febbre intermittente) 
CAUSE E TRASMISSIONE 
È causata dall'azione di batteri gram 
negativi che appartengono al genere 
Brucella e del quale esistono sette spe-cie, 
di cui quattro possono risultare 
patogene anche per l'uomo. Le principa-li 
vittime della brucellosi sono diversi tipi 
di animali come ad esempio bovini, 
ovini, suini, cani, capre, cervi, ecc. 
Al contempo però questo tipo di malattia 
può essere trasmessa all'uomo median-te 
contatto diretto con animali infetti 
(attraverso le loro deiezioni, secrezioni e 
prodotti dell'aborto) oppure in seguito 
all'ingestione di prodotti di origine ani-male 
contaminati. 
Nel primo caso, coloro che per esigenze 
professionali sono generalmente a con-tatto 
con il bestiame (come ad esempio 
i veterinari, gli allevatori, gli agricoltori, i 
cacciatori oltre chi manipola la carne 
animale come i macellai) sono conside-rati 
la categoria più a rischio di brucello-si 
ed il contagio può avvenire o per ina-lazione 
o attraverso ferite, anche piccole, 
della pelle di tali soggetti. 
Nonostante ciò, la via di trasmissione più 
comune è quella alimentare attraverso il 
consumo sia di carne cruda o poco cotta 
soprattutto di bovini, ovini e suini, sia di 
prodotti infestati e contaminati (come 
ad esempio latte fresco e suoi derivati: 
panna, latticini, formaggi freschi, ecc.), 
perché non essendo stati sottoposti a 
processi di pastorizzazione, non è garan-tita 
l'eliminazione di microrganismi 
patogeni eventualmente presenti nell’a-limento. 
SINTOMI 
Solitamente, in caso di avvenuto conta-gio 
da brucellosi, l'esordio della malattia 
è improvviso e avviene dopo qualche set-timana 
dall'infezione. La sintomatologia 
è aspecifica e spesso viene confusa dai 
medici per banali disturbi come ad 
esempio un'influenza. Infatti tra i segni e 
i sintomi più frequenti vi sono febbre, 
sudorazione (spesso maleodorante), 
debolezza, perdita dell'appetito, dolori 
muscolari, mal di schiena e mal di testa. 
In particolare, la febbre, segno più 
comune della brucellosi, inizialmente 
ha un andamento irregolare con sbalzi 
della temperatura corporea durante il 
giorno, mentre invece nel caso in cui la 
malattia non viene curata, la stessa è 
caratterizzata da un andamento "ondu-lante", 
cioè la temperatura corporea sale 
e scende continuamente nel corso della 
settimana. 
TERAPIA 
In genere, nell'uomo la brucellosi ha un 
decorso benigno e viene trattata asso-ciando 
più farmaci antibiotici per un 
periodo prolungato, al fine di scongiura-re 
le possibili recidive, ricordando sem-pre 
che essi devono essere prescritti dal 
medico curante. 
CONSIGLI 
Per prevenire l'insorgenza di questa 
malattia, è utile che i consumatori 
seguano dei piccoli accorgimenti. In 
generale è bene evitare il consumo di 
prodotti alimentari non pastorizzati o 
poco cotti, mentre riguardo alle catego-rie 
professionali che sono più esposte al 
rischio di infezione, si consiglia di adot-tare 
le necessarie misure igieniche pre-ventive 
(guanti, mascherine, occhiali 
protettivi, ecc.) al fine di limitare più 
possibile il potenziale contagio da parte 
degli animali infetti. (M.B.) 
SCOPERTA LA CAUSA 
DEL PARKINSON 
Tremori, rigidità 
muscolare e difficoltà 
a controllare il pro-prio 
corpo sono alcuni dei 
sintomi del Parkinson, 
che ha un'età media di 
esordio intorno ai 60 anni 
ma a volte può manife-starsi 
anche prima dei 40. 
I ricercatori dell'Istituto di 
neuroscienze (In-Cnr) di 
Milano, coordinati da 
Maria Passafaro, in colla-borazione 
con colleghi 
GIOVANILE 
dell'Istituto auxologico italiano di Milano, diretti da 
Jenny Sassone, hanno scoperto il meccanismo moleco-lare 
di una proteina chiamata parkina, la cui assenza 
causa la morte dei neuroni dopaminergici che hanno 
un ruolo chiave nel controllo dei movimenti, caratteri-stica 
principale della malattia neurodegenerativa. Lo 
studio potrebbe aprire la strada a nuove strategie tera-peutiche 
per rallentare il decorso del Parkinson giova-nile. 
"La causa più frequente della forma giovanile del 
Parkinson sono le mutazioni in un gene nominato 
Park2, il quale codifica per la parkina, ossia contiene le 
istruzioni su come ‘costruire' la proteina", spiega Maria 
Passafaro. "Le mutazioni alterano la trasmissione del 
glutammato, il neurotrasmettitore amminoacido più 
diffuso nel sistema centrale nervoso, e possono indur-re 
la morte nei neuroni dopaminergici della sostanza 
nera, situata nel mesencefalo, tramite un meccanismo 
molecolare chiamato eccitotossicità". L'identificazione 
del meccanismo molecolare permetterà in futuro di 
scoprire se la modulazione farmacologica del recettore 
possa avere un ruolo non solo nel controllo dei sintomi 
ma anche nel rallentare il processo neurodegenerativo 
in questa forma genetica di Parkinson. "La parkina, 
infatti, sembrerebbe interagire con uno specifico recet-tore 
glutammatergico (il recettore ionotropico per il 
kainato Kar) e ne regola l'espressione, cioè la presenza 
nei neuroni, tramite un processo conosciuto come ubi-quitinizzazione", 
prosegue la ricercatrice dell'In-Cnr. 
"Nei pazienti con la mutazione del gene Park2 si ver-rebbe 
a perdere la normale funzione della parkina con 
conseguente accumulo patologico del recettore Kar, che 
causa un incremento di concentrazione di glutammato 
nei neuroni, alterando così l'attività sinaptica e condu-cendo 
le cellule alla morte". Lo studio è stato finanzia-to 
dalla fondazione Cariplo e dal ministero della Salute. 
Hanno collaborato alla ricerca: l'Istituto italiano di tec-nologia 
di Genova, il Dipartimento di bioscienze 
dell'Università di Milano, l'Università di Bordeaux e il 
Dipartimento di neurologia della Università di Juntendo 
di Tokyo, diretto da Nobutaka Hattori che nel 1998 
aveva identificato la mutazione del gene Park2. 
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 23
DIRITTO & NUOVE TECNOLOGIE PRIVACY, PA 
E AZIENDE ANCORA 
POCOATTENTE 
AI CITTADINI 
a cura di Massimo Farina, 
Consulente e Docente in Diritto dell’Informatica e delle Nuove 
Tecnologia 
http://www.massimofarina.it/ 
http://www.diricto.it/ 
prima parte 
Agennaio 2014, il Decreto Legislativo n. 196/03 (meglio noto 
come “Codice della Privacy”) ha compiuto i suoi primi dieci 
anni di vigenza ma, nonostante il lungo periodo trascorso, nella 
newsletter n. 392 del 17 settembre 2014, pubblicata nel sito 
dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali 
(http://www.garanteprivacy.it/), si legge il seguente bilancio, relativo 
al primo semestre del 2014: “196 ispezioni, sanzioni per oltre 2 
mln e mezzo di euro già riscossi dall'erario, 24 segnalazioni all'au-torità 
giudiziaria […]. Nel corso del semestre, inoltre, sono stati 
avviati 299 procedimenti sanzionatori, in prevalenza per omessa 
informativa e trattamento illecito di dati, […]; tra le ipotesi di reato 
segnalate alla magistratura, prevalgono casi di mancata adozione 
delle misure minime di sicurezza e violazioni dello Statuto dei lavo-ratori”. 
Si tratta di un bilancio poco rassicurante, che risulta ancor più 
preoccupante se si considera che la materia era già disciplinata dal 
1996 con la legge n. 675. Una fonte, quest’ultima, alla quale va 
riconosciuto il grande merito di aver diffuso la consapevolezza del-l’esistenza 
di una sfera intangibile degna di tutela per ciascun indi-viduo. 
La suddetta Legge ha, però, dimostrato una capacità appli-cativa 
assai scarsa e con il Codice della Privacy si volle interrompe-re 
l’atteggiamento inerte di tutti coloro che, con totale indifferenza, 
rifiutavano consapevolmente l’adeguamento alla politica del rispet-to 
della riservatezza altrui. 
Così il legislatore si pose l’obbiettivo di rompere col passato attra-verso 
di razionalizzazione e semplificazione della materia attraver-so 
un Testo Unico chiaro e semplice. 
Allo stesso tempo, si cercò di scongiurare il pericolo di vivere la 
nuova disciplina in assenza di effettività mediante la stipulazione di 
196 ispezioni, san-zioni 
per oltre 2 
mln e mezzo di 
euro già riscossi 
dall’erario, 24 
s e g n a l a z i o n i 
all’autorità giudi-ziaria. 
Questo in 
sintesi il bilancio 
dell’attività ispetti-va 
e sanzionatoria 
del Garante privacy 
nei primi sei mesi 
dell’anno, dal 
quale emergono, 
in sostanza, una scarsa informazione agli utenti sull’uso dei dati perso-nali 
da parte di Pa e privati, ancora numerosi trattamenti illeciti e poca 
attenzione alle misure di sicurezza. Gli accertamenti hanno riguardato 
in particolare il mobile payment; le app mediche, l’attività di telemar-keting 
svolta dai call center operanti all’estero; l’intermediazione 
immobiliare; le strutture alberghiere; l’e-commerce; la verifica delle 
misure di sicurezza degli utenti delle reti tlc e Internet; il trasferimento 
di dati verso Paesi extra Ue. Di particolare importanza l’attività ispettiva 
effettuata presso i principali snodi Internet italiani (Ixp) al fine di veri-ficare 
il livello di protezione dei dati personali che in essi transitano e il 
grado di sicurezza delle comunicazioni elettroniche nel nostro Paese. 
Nel corso del semestre, inoltre, sono stati avviati 299 procedimenti san-zionatori, 
in prevalenza per omessa informativa e trattamento illecito di 
dati, e, per la prima volta, è stata contestata una sanzione a una socie-tà 
telefonica per non aver tempestivamente segnalato al Garante e 
omesso di segnalare agli utenti, una violazione della sicurezza dei dati 
personali (data breach), venendo così meno all’obbligo di comunica-zione 
imposto dalla recente normativa. Tra le ipotesi di reato segnalate 
alla magistratura, prevalgono casi di mancata adozione delle misure 
minime di sicurezza e violazioni dello Statuto dei lavoratori. Varato 
anche il piano ispettivo per il secondo semestre 2014 che prevede sia la 
prosecuzione dei controlli già avviati sia l’individuazione di nuovi ambi-ti 
di intervento. L’attenzione del Garante si accentrerà, in particolare, sui 
trattamenti di dati effettuati da medici di base, pediatri, istituti bancari, 
società di recupero crediti, sulle Pa che mettono a disposizione degli 
utenti l’accesso a Internet tramite reti wi-fi gratuite, sull’adozione delle 
misure di sicurezza a protezione dei dati sensibili trattati da soggetti 
pubblici e privati. Previste duecento ispezioni che verranno effettuate 
anche in collaborazione con il Nucleo speciale privacy della Guardia di 
finanza. Per quanto riguarda medici e pediatri gli accertamenti dovran-no 
verificare, tra l’altro, l’impiego di programmi che prevedono la con-servazione 
di dati sensibili presso terzi e la loro eventuale condivisione, 
mentre per il settore bancario si controllerà il rispetto delle regole det-tate 
dal Garante sulla tracciabilità delle operazioni. 
tratto da: www.garanteprivacy.it/ 
web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/3389482 
24 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
IL CODICE DELLA PRIVACY 
HA COMPIUTO DIECI ANNI 
un apposito protocollo d’intesa, mediante il 
quale l’Autorità Garante demandava la fun-zione 
di controllo alla Guardia di Finanza. 
Nonostante i chiari intendimenti sopraccitati, 
i dati diffusi dall’Autorità Garante sono poco 
rassicuranti e, a parere di chi scrive, le ragio-ni 
di ciò sono ricollegabili, da una parte, alla 
rapida evoluzione delle tecnologie informati-che 
e telematiche; dall’altra, alla carente for-mazione/ 
informazione in materia di tutela 
dei dati personali. 
Sul primo versante, sono presenti chiare 
indicazioni anche nella newsletter n. 392/14 
del Garante Privacy, ove si dichiara che le 
ispezioni hanno “riguardato in particolare il 
mobile payment; le app mediche, […] la 
verifica delle misure di sicurezza degli uten-ti 
delle reti tlc e Internet; il trasferimento di 
dati verso Paesi extra Ue”; a ciò si aggiunga il 
trattamento di dati mediante servizi erogati 
in modalità cloud computing, in tutte le sue 
molteplici varianti, e il repentino sviluppo 
delle Smart Cities, che non può prescindere 
da attente valutazioni relative alla protezione 
dei dati personali, fin dal momento della pro-gettazione 
degli oggetti intelligenti (cosiddet-ta 
“privacy by design”). Tutte queste nuove 
modalità di trattamento (e tutte le altre in 
divenire) si stanno imponendo troppo velo-cemente 
e pongono sempre maggiori e nuovi 
pericoli per la sicurezza dei dati personali. 
Per quanto concerne l’aspetto 
formativo/informativo, a parere di chi scrive, 
gran parte delle infrazioni alle disposizioni 
del Codice della Privacy sono determinate 
dalla scarsa conoscenza della “norma”, che 
spesso induce le imprese ad inquadrare gli 
adempimenti privacy come un mero appe-santimento 
delle procedure interne e non 
come un modus operandi da adottare per la 
tutela, in senso lato, anche dell’azienda (e 
non solo delle persone). 
In questa sede, con l’intento di fornire un 
utile contributo informativo, senza pretesa di 
completezza, si illustreranno i principali 
punti della disciplina dettata in materia di 
protezione dei dati personali. 
LE DEFINIZIONI 
Ai sensi dell’art. 5 del D.lgs.196/03, l’oggetto 
della tutela è il trattamento dei dati. Ciò signi-fica 
che l’attenzione del legislatore è rivolta 
alle modalità di utilizzo dei dati da parte 
del titolare. 
È doveroso, a questo punto, chiarire 
alcune espressioni lessicali che, nel lin-guaggio 
comune, potrebbero essere 
intese con una valenza diversa da quel-la 
utilizzata nel Codice della Privacy. Il 
riferimento è all’articolo 4, apposita-mente 
rubricato “definizioni”. 
Il “trattamento” è “qualunque opera-zione 
o complesso di operazioni, effet-tuati 
anche senza l’ausilio di strumenti 
elettronici, concernenti la raccolta, la 
registrazione, l’organizzazione, la con-servazione, 
la consultazione, l’elabora-zione, 
la modificazione, la selezione, 
l’estrazione, il raffronto, l’utilizzo, l’in-terconnessione, 
il blocco, la comunica-zione, 
la diffusione, la cancellazione e 
la distruzione di dati, anche se non 
registrati in una banca di dati”. 
Va sottolineato che per poter rientrare 
nel concetto di trattamento è sufficien-te 
il compimento di una sola operazio-ne 
tra quelle elencate. La definizione è 
talmente ampia da comprendere anche 
il trattamento senza ausilio di strumenti 
informatici. 
Per quanto concerne l’oggetto principale del 
trattamento, questo è il dati “dato persona-le”, 
ossia “qualunque informazione relativa a 
persona fisica, identificata o identificabile, 
anche indirettamente, mediante riferimento 
a qualsiasi altra informazione, ivi compreso 
un numero di identificazione personale”; 
all’interno di questa macrocategoria, la disci-plina 
individua i “dati sensibili” e i “dati 
Giudiziari”. Si tratta di informazioni di carat-tere 
più intimo del semplice dato personale e 
per le quali sono richiesti più elevati gradi di 
tutela. 
I primi sono “i dati personali idonei a rivela-re 
l'origine razziale ed etnica, le convinzioni 
religiose, filosofiche o di altro genere, le opi-nioni 
politiche, l'adesione a partiti, sindacati, 
associazioni od organizzazioni a carattere 
religioso, filosofico, politico o sindacale, non-chè 
i dati personali idonei a rivelare lo stato 
di salute e la vita sessuale”; i secondi sono i 
“dati personali idonei a rivelare provvedi-menti 
[…] in materia di casellario giudizia-le, 
di anagrafe delle sanzioni amministrative 
dipendenti da reato e dei relativi carichi pen-denti, 
o la qualità di imputato o di indagato 
[…]”. 
Colui che esegue il trattamento dei dati per-sonali 
altrui è denominato “titolare”; il sog-getto 
(persona fisica) al quale si riferiscono le 
informazioni è ,invece, l’”interessato”. 
Ancora, “La persona fisica, giuridica o l’ente, 
che decide sulla finalità, la modalità del trat-tamento 
e sugli strumenti utilizzati per esso” 
(cioè il titolare del trattamento), può nomi-nare 
uno o più soggetti “responsabili del 
trattamento dei dati” con poteri determi-nati 
dallo stesso titolare attraverso l’atto di 
nomina. Tutti coloro che effettivamente pren-deranno 
cognizione diretta dei dati (per 
esempio gli impiegati) sono denominati 
“incaricati”. A questi ultimi dovranno esse-re 
impartite precise istruzioni esecutive, da 
parte del titolare o del responsabile, riguar-danti 
le modalità di trattamento dei dati. 
Questa, in maniera assai semplificata, è la 
suddivisone dei compiti “privacy” all’interno 
della struttura aziendale. 
segue sul prossimo numero 
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 25
LA BIBLIOTECA DEL CONSUMATORE 
INVESTIGAZIONE 
STRATEGICA 
Perché la verità 
non rimanga 
l'unico segreto 
di Mario Paganini 
Editrice: Centopagine 
Euro 10,00 
LA RIVOLTA 
DEL CORRENTISTA 
Come difendersi 
dalle banche 
e non farsi fregare 
di Mario Bortoletto 
editrice: www.chiarelettere.it 
euro 10,00 
“Quella raccontata da Mario Bortoletto è una storia 
di straordinaria resistenza personale. Bortoletto, da 
solo, è riuscito a mettere in luce i meccanismi nasco-sti 
con i quali le banche lucrano sui conti correnti dei 
cittadini. E ha aperto un mondo, prima sconosciuto.” 
Riccardo Iacona 
“Un giorno ti svegli e non hai più niente. Tutto quel-lo 
che avevi ottenuto con i sacrifici di una vita diven-ta 
proprietà della banca. Disperazione e notti inson-ni, 
non ti rimane altro, nemmeno l'età per ricomin-ciare. 
Ti prendono tutto, anche quello che in realtà 
non gli è dovuto. Molte persone credono di essere 
debitrici nei confronti deller banche mentre in realtà 
sono creditrici. Mi auguro che questo libro possa aiu-tarle 
ad avere giustizia.” Mario Bortoletto 
Imprenditore edile di Padova, Mario Bortoletto ha 
avviato una serie di contenziosi con diversi istituti ban-cari. 
Ha ricevuto risarcimenti per migliaia di euro. Dal 
2013 è vicepresidente nazionale del movimento “Il 
delitto di usura”, che tutela le vittime di usura ed estor-sione 
bancaria. 
Come dice Ferdinando Imposimato nella prefazione, il libro riguarda un tema 
che interessa "non solo i professionisti – polizia giudiziaria, investigatori priva-ti, 
avvocati che svolgono le indagini difensive, pubblici ministeri ed esperti nelle 
varie materie della scienza, dell'arte, della cultura – ma tutte le persone, qua-lunque 
sia la loro attività". Infatti siamo tutti un po' detective: responsabili di 
organizzazioni, colleghi, genitori, psicologi, insegnanti, amici. Tutti impegnati 
nell'arte dell'investigazione nella ricerca della verità. 
IO SO E HO 
LE PROVE 
Così le banche 
imbrogliano 
il correntista 
di Vincenzo Imperatore 
editrice: www.chiarelettere.it 
euro 13,00 
Io so e ho le prove. Non sono la vittima di un sistema ma quel sistema ho 
contribuito a costruirlo. Questo libro racconta le tante irregolarità che i fun-zionari 
di banca hanno praticato e continuano tutt'oggi a praticare. E' una 
testimonianza dall'interno, affinché non esistano più segreti, alibi o ipocri-sie. 
Non pareggerà i conti, ma adesso posso finalmente dire di aver fatto qual-cosa 
dalla parte del correntista. 
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 27
TELEFONINO 
"ODI ET AMO" 
Non sempre il consumatore 
riesce ad avere il controllo sul 
proprio traffico telefonico e il 
risultato è il più delle volte un 
estratto conto dalle cifre stella-ri. 
D'altra parte le compagnie 
telefoniche, spesso, attivano 
alcuni servizi senza che l'utente 
ne abbia mai fatto richiesta: si 
tratta, in alcuni casi, di "pratiche 
commerciali scorrette", ma alle 
volte anche di semplici disat-tenzioni 
da parte dei consuma-tori 
Vediamo, dunque, quali sono i casi più fre-quenti 
denunciati agli sportelli dell'Unione 
Nazionale Consumatori: 
- durante l'utilizzo di un’App sul proprio smart-phone, 
inavvertitamente si clicca su un banner 
pubblicitario, che attiva un servizio a pagamen-to 
non richiesto; 
- l'operatore telefonico attiva servizi non richiesti; 
- durante un viaggio all'estero oppure fuori dalla 
copertura dell'operatore telefonico, il roaming 
dati scarica il traffico telefonico; 
- le App si aggiornano automaticamente scarican-do 
traffico dati. 
ED ECCO COME DIFENDERSI: 
- chiamare il proprio operatore telefonico e chie-dere 
la disattivazione del servizio non richiesto; 
- chiedere al proprio operatore telefonico di disat-tivare 
i servizi che non sono ritenuti necessari; 
- quando non si vuole effettuare traffico dati all'e-stero 
o fuori dalla copertura del proprio opera-tore 
telefonico, è necessario disattivare il roa-ming 
dati per evitare di incorrere in tariffe 
aggiuntive per la navigazione web, l'utilizzo del-l'e- 
mail, MMS e altri servizi dati; 
- selezionare nelle impostazioni dello smartphone 
l'aggiornamento solo se autorizzato dall'utente. 
Fa sorridere l'espressione "acquisti indesiderati": insomma, 
com'è possibile che ci si ritrovi a pagare per qualcosa che non 
abbiamo voluto comprare? 
SE LA BOLLETTA TELEFONICA 
LIEVITA A NOSTRA INSAPUTA 
di Monica Satolli 
Solo qualche anno fa, per "costringe-re" 
un consumatore ad acquistare 
qualcosa a sua insaputa avremmo 
dovuto immaginare l'abile gesto del com-messo 
che distrae il cliente per introdur-re 
furtivamente nel suo carrello una sca-toletta 
di tonno in più. Naturalmente si 
tratta di situazioni impossibili! 
Oggi, invece, grazie allo sviluppo della 
società digitale, i servizi non richiesti 
sono all'ordine del giorno: ciascuno di 
noi probabilmente già paga sul suo abbo-namento 
telefonico per una segreteria o 
qualche altra diavoleria attivata a nostra 
insaputa. 
Gli sportelli dell'Unione Nazionale 
Consumatori raccolgono quotidiana-mente 
una montagna di segnalazioni 
riguardanti in particolare il settore della 
telefonia. 
Il fenomeno dei servizi non richiesti (con 
costi medi di 5 euro a settimana per rice-vere 
sms, oroscopi, news di gossip, etc.) 
è davvero inarrestabile: ad insaputa del-l'utente 
vengono attivati nuovi contratti 
spesso approfittando di app o banner sui 
siti più popolari. Purtroppo in questi casi 
gli utenti (o almeno quelli che si accor-gono 
dell'abuso) non sanno come com-portarsi 
perché rivolgendosi al proprio 
operatore telefonico ci si sente risponde-re 
che la responsabilità è dei singoli for-nitori. 
Su questo si stanno facendo approfondi-menti, 
perché crediamo che sia lecito 
aspettarsi che i gestori di telefonia faccia-no 
di più per proteggere i propri clienti... 
Ma intanto è importante sapere che è 
possibile prevenire questo fenomeno 
chiedendo al proprio operatore il "bar-ring 
sms", ovvero lo sbarramento verso 
tutti gli sms a pagamento non richiesti. 
Un altro consiglio per evitare sorprese è 
quello di controllare analiticamente la 
bolletta per scovare eventuali attivazioni 
non richieste, cioè quelle non concorda-te 
nel contratto. 
Insomma basta fare un po' di attenzione: 
di questi tempi ritrovarsi a pagare in bol-letta 
qualcosa che non abbiamo acqui-stato 
ci sembra troppo. E qui, davvero, 
non c'è nulla da ridere. 
28 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
Il Comune di Vattelapesca cita Lisandro 
davanti al tribunale di Agrigento, intiman-dogli 
lo sfratto per morosità. Afferma che 
Lisandro occupa senza titolo un immobile 
comunale, e non ha mai corrisposto alcun 
canone. 
Il tribunale di Agrigento accoglie la domanda 
di rilascio con sentenza del 3 giugno 2008. 
Lisandro propone appello e la corte d’appello 
di Palermo, con sentenza del 20 ottobre 
2011, gli dà ragione. 
Osserva la corte che "dalla esposizione giuri-dica 
dei fatti contenuta in citazione, la richie-sta 
di rilascio dell’immobile si fonda sulla 
mancanza di un valido titolo contrattuale che 
legittimi il godimento e l’uso del bene da 
parte del convenuto, che non a caso viene 
qualificato come occupante. Ora, la domanda 
di restituzione di un immobile detenuto 
senza titolo che si fonda sulla responsabilità 
extracontrattuale del detentore in quanto 
gode abusivamente di un bene senza alcuna 
legittimazione, è certamente diversa dalla 
domanda di sfratto per morosità, che è basa-ta 
sulla risoluzione per inadempimento di un 
contratto locativo. […] Invero, lo speciale 
procedimento di convalida di sfratto per 
morosità, previsto dall’art. 658 cpc, conclu-dendosi 
necessariamente con una pronuncia 
di risoluzione del vincolo contrattuale, pre-suppone 
necessariamente l’esistenza di un 
contratto di locazione del quale si chiede la 
cessazione per l’insolvenza del conduttore e 
non è utilizzabile per far valere ragioni di cre-dito 
inerenti ad un rapporto ritenuto inesi-stente 
al momento dell’intimazione, come 
nella specie". 
Il Comune propone ricorso per cassazione, 
lamentando fra l’altro una ultrapetizione da 
parte della corte d’appello. 
La sesta sezione civile della corte di cassazio-ne 
decide sul ricorso del Comune con sen-tenza 
n. 22531, depositata il 23 ottobre 2014. 
La sentenza comincia in modo poco promet-tente 
per il ricorrente, visto che la corte ne 
critica l’"esposizione inutilmente lunga" e 
sostiene che la deduzione di ultrapetizione è 
DIRITTO &ROVESCIO 
CASI DI GIURISPRUDENZA 
a cura di Agostino Mela, avvocato cassazionista 
www.avvocatoagostinomela.it 
TUTTO PUÒ SEMPRE 
SUCCEDERE 
ALL’ULTIMO GRADO 
stata fatta "confusamente". 
Tuttavia il film è a lieto fine per il Comune 
ricorrente, perché la corte ritiene fondato il 
suo ricorso per una ragione giuridica diversa 
da quella specificamente indicata dal 
Comune e individuata d’ufficio: 
"La Corte territoriale, una volta compiuta l’o-perazione 
di qualificazione, ha considerato la 
circostanza a monte della proposizione della 
domanda per come qualificata come deter-minativa 
della non decidibilità nel merito, 
ma giustificativa della sua reiezione, in quan-to 
il Comune l’aveva proposta con le forme 
del procedimento per convalida di sfratto, 
che non consentivano di proporla con riferi-mento 
a quella qualificazione, ritenuta giusta 
dalla stessa Corte. 
In tal modo la Corte territoriale ha fatto 
discendere dall’erroneo utilizzo a suo dire 
della forma di esercizio speciale dell’azione 
con il procedimento per convalida, la conse-guenza 
del rigetto nel merito della domanda 
per come qualificata. Ha cioè considerato 
come ragione di rigetto nel merito un errore 
di proposizione della domanda con il rito 
speciale e, dunque, una ragione di mero rito. 
Viceversa, essendosi ormai il procedimento 
trasformato in procedimento a cognizione 
piena, la decisione sulla domanda per come 
qualificata dalla Corte sarebbe dovuta avveni-re 
con lo scrutinio dei suoi eventuali presup-posti 
di fondatezza. 
La Corte doveva cioè esaminare se l’occupa-zione 
del L. fosse nei confronti del Comune 
[…] assistita o meno da un titolo ad esso 
opponibile nella sua veste di proprietario del-l’immobile. 
Al contrario la Corte territoriale ha rigettato la 
domanda pur qualificata di occupazione 
senza titolo in ragione del solo suo esercizio 
erroneo con un atto introduttivo nelle forme 
del procedimento per convalida. La riprova è 
che nessun riferimento si fa allo svolgimento 
della domanda a seguito della trasformazione 
del rito ed alla sua incidenza. 
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 29
Per comprendere davvero quanto costa un 
prodotto, noi consumatori dovremmo 
fare attenzione a quanto paghiamo per le 
piccole cose, al vero valore della materia 
prima, osservando magari con scrupolo il 
prezzo "al chilo". 
Cominciamo dalla spesa alimentare e pren-diamo 
ad esempio i prodotti confezionati 
(c.d. IV gamma) per scoprire che se il costo 
di una busta di insalata può sembrarci a 
prima vista modesto, basterebbe fare atten-zione 
a quello espresso "al chilogrammo” per 
cambiare idea: una busta di lattuga da 80 
grammi pronta per l'uso costa circa 1 euro, 
cioè 12 euro al kg! Ed ancora, una buona 
marmellata in confezione di vetro del peso di 
250 grammi raramente supera i 5 euro al kg. 
Se però si decide di acquistare le confezioni 
"monodose" ecco che il prezzo sale vertigino-samente 
e può arrivare anche a 15 euro al kg. 
Certamente bisogna considerare che le confe-zioni 
monodose e quelle della IV gamma 
QUANTO COSTA AL 
CHILO UN IPHONE 6? 
Siamo in deflazione, ma questo non significa 
che i prezzi di beni e servizi siano a buon merca-to. 
In passato sono saliti a tal punto da dare il 
via alle attuali difficoltà delle famiglie e tuttora 
ci sono prodotti, anche tra quelli di tutti i giorni, 
che costano ancora uno sproposito 
richiedono un lavoro aggiuntivo di prepara-zione 
e consentono di evitare molti sprechi. 
Ma a mio avviso un simile boom dei prezzi 
non è sempre giustificato. 
C'è poi il fantastico mondo di snack e dolciu-mi 
vari che tra poco torneranno nei super-mercati, 
assalendoci con spot televisivi per 
tutti i gusti. E qui, davvero, facendo un po' di 
conti, c'è da mettersi le mani nei capelli: 
secondo un'indagine pubblicata da Agostino 
Macrì qualche tempo fa sul suo Blog sicurez-zalimentare. 
it, infatti, i deliziosi cioccolatini 
"Rocher" (prodotti dalla Ferrero) nelle comu-ni 
scatole rettangolari costano 27 euro al Kg. 
Gli stessi cioccolatini messi in una scatola 
piramidale arrivano a costare 37 euro! 
Per Natale, l'anno scorso, la Lindt ha prodot-to 
degli orsacchiotti in cioccolata che faceva 
pagare circa 30 euro al kg: la stessa cioccola-ta 
nelle classiche barrette ha un costo che 
non supera i 4-5 euro! Tutti conosciamo i 
fantastici m&m's: generalmente sono vendu-ti 
in confezioni che costano circa 9 euro al kg, 
ma ogni tanto i dolcetti sono lanciati sul mer-cato 
in confezioni particolari e il costo schiz-za 
ad oltre 90 euro al kg! 
Si potrebbe continuare a lungo nella descri-zione 
della variabilità del costo dei prodotti 
alimentari in funzione delle dimensioni e 
delle ricorrenze, scoprendo speculazioni e 
ricarichi intollerabili. Certo anche la scatola 
vuole la sua parte, ma non facciamoci pren-dere 
in giro: il consiglio allora, considerata la 
situazione, è quello di controllare sempre il 
costo al kg (o al litro) e di cercare di acqui-stare 
confezioni più pratiche e convenienti. 
A pensarci bene sarebbe utile se decidessimo 
di farlo non solo per i prodotti alimentari. Si 
scoprirebbe qualcosa di divertente: ad esem-pio 
che una casa in centro a Roma o a Milano 
può costare 0,30 euro al cm.2, mentre un 
iPhone 6 costa 100 euro al cm2! Per non dire 
di quanto ci costerebbe al chilo! Avete prova-to 
a fare due calcoli? 
Un'estate calda per la telefonia, è proprio il caso di dirlo, viste le centinaia di segnalazioni giunte 
agli sportelli dell’Unione Consumatori che coinvolgono i principali operatori della rete fissa e 
mobile del Paese 
TELEFONIA: COME EVITARE LE SORPRESE IN BOLLETTA 
Sia per email che su Twitter numerosi consumatori, nel mese di 
agosto, ma anche in settembre, hanno scritto denunciando 
amare sorprese sul conto telefonico a causa dell'attivazione di 
servizi non richiesti. I casi sono diversi: c'è chi navigando o gio-cando 
con lo smartphone si ritrova abbonato ad un servizio a paga-mento 
per aver accidentalmente sfiorato un banner pubblicitario; 
in molti, poi, denunciano di aver scoperto troppo tardi di aver supe-rato 
le soglie previste dal proprio 
piano tariffario, navigando su conte-nuti 
a pagamento non segnalati; così 
come è molto diffuso il caso di chi 
riceve sms con contenuti a paga-mento 
pur non avendone mai fatto 
richiesta! Se dunque vi siete ritrovati 
un'amara sorpresa in bolletta per 
aver usufruito di un servizio extra 
che non era segnalato, la prima cosa 
da fare è contattare immediatamen-te 
il gestore, inviando un reclamo 
scritto (tramite fax, portale on-line, 
canale dedicato o raccomandata con avviso di ricevimento) per 
contestare le somme ingiustamente addebitate e richiedere il rim-borso, 
dichiarando esplicitamente di non aver mai richiesto l'ab-bonamento. 
In alcuni casi l'attivazione di un servizio non richiesto 
avviene tramite un sms da parte dell’azienda erogatrice del servi-zio: 
in questo caso è necessario inviare la richiesta di blocco non 
solo all’operatore ma anche all’azienda. Sarà ad ogni modo l’ope-ratore 
a dover fornire un riscontro: se così non è (o il riscontro 
risulta essere insoddisfacente), ricordiamo che gli esperti dell’UNC 
sono a disposizione degli iscritti ed è possibile contattarli mandan-do 
un'email all'indirizzo uncsardegna@gmail.com, indicando 
nell'oggetto "servizi non richiesti". Attenzione anche alle app: alcu-ne 
sono a pagamento, ma anche se la maggior parte sono gratuite, 
capita spesso di scaricare un'applicazione apparentemente gratis, 
come un gioco, per poi accorgersi che qualche clic è a pagamento. 
Consigliamo, dunque, di controllare periodicamente il dettaglio del 
proprio credito al fine di evitare ulteriori sorprese ed agire tempe-stivamente; 
inoltre, è una buona regola selezionare nelle imposta-zioni 
dello smartphone l’aggiornamento (che spesso è a pagamen-to) 
solo se autorizzato dall’utente. 
30 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
IL RUOLO DEL DENARO 
NELLA RELAZIONE DI COPPIA 
Quando si decide di instaurare una relazione si valutano 
alcuni aspetti fisici e psicologi del partner, come la sua perso-nalità, 
le sue intenzioni sentimentali, l’affinità e l’attrazione 
nella coppia. Ma avete mai pensato che anche il denaro può 
giocare un ruolo decisivo? 
IL DENARO È UN FATTORE IMPORTANTE IN UNA RELAZIONE? 
eDarling ha condotto recentemente un sondaggio su un campione di 233 single e ha chie-sto 
loro se il denaro influisce nella scelta del partner e come viene vista la gestione delle 
finanze all’interno della coppia. Dai risultati è emerso che il luogo comune 'i soldi non com-prano 
l'amore' è ancora valido, nonostante ciò sembrerebbe che il denaro sia comunque un 
fattore rilevante nelle relazioni di coppia. 
Per i single di eDarling dunque non è solo un aspetto 
razionale come il denaro a fare la felicità della coppia, ma 
piuttosto sono gli aspetti sentimentali. Solo il 5% degli 
intervistati sarebbe disposto a sposare qualcuno per soldi 
poiché l’umorismo, un comportamento gentile e una 
buona educazione sono per il 92% di loro gli aspetti deter-minanti 
nel momento di scegliere il partner. Questa è l’o-pinione 
di entrambi i sessi secondo i quali la ricchezza è 
la caratteristica meno importante per costruire una rela-zione 
duratura. 
Soldi, argomento tabù in una relazione? 
Anche se per molti l’argomento denaro può essere visto 
come un tabù nel momento di fondare le basi di una rela-zione, 
sarebbe meglio riuscire a parlarne apertamente e 
chiarificare sin dal principio i differenti punti di vista della 
gestione dei soldi. 
In primo luogo il 76% delle donne vorrebbe sapere quan-to 
guadagna il proprio partner, stesso discorso per il 64% 
degli uomini; inoltre entrambi i sessi (donne 94%, uomi-ni 
86%) ritengono che dovrebbe essere lui nella coppia ad 
avere lo stipendio più alto e infine il 76% delle donne e il 
64% degli uomini concordano sulla capacità femminile di 
saper risparmiare ed economizzare. 
Ad ogni modo non è solo questione di quanto il partner 
guadagna, ma anche di come il proprio partner si approc-cia 
al denaro. Il 62% delle donne ha risposto di essere 
attratta da un partner parsimonioso e attento con i soldi 
e piuttosto sceglierebbero 'un principe azzurro' affasci-nante 
ma povero (64%). Da parte loro gli uomini hanno 
risposto di ritenersi oculati con il denaro, di reputare il 
loro stile di svita benestante (72%) e di sentirsi soddisfat-ti 
e affermati nel campo del lavoro (75%). Un ultimo 
risultato della ricerca molto incoraggiante è che il 71% dei 
partecipanti non ha mai lasciato il partner per problemi o 
litigi legati ai soldi. 
ALLA FINE I CONTI TORNANO 
A conti fatti i single di entrambi i sessi sembrano essere 
d’accordo sulla visione del denaro all’interno di una rela-zione 
sentimentale e i desideri e punti di vista femminili 
e maschili sembrano del tutto complementari. Allora è 
proprio vero che per i single italiani i soldi non fanno la 
felicità, poiché aspirano piuttosto a ricercare nel partner 
valori autentici e virtù morali più profonde. 
Fonte: http://www.edarling.it/consigli 
-ricerca-partner/relazioni/relazione-e-denaro 
ENERGIA: 
ARRIVA 
LA STANGATA? 
"Il risparmio nelle bollette 
del 2014 è un'amara consola-zione 
in confronto alla stan-gata 
che ci aspetta dal 
primo ottobre". E' quanto ha 
dichiarato Pieraldo Isolani, 
responsabile del settore 
energia dell’Unione 
Nazionale Consumatori, 
commentando i dati diffusi 
dall'Autorità per l'energia 
elettrica il gas e il sistema 
idrico, in riferimento al tri-mestre 
1° ottobre-31 dicem-bre 
2014 
Da ottobre e per tutto il trimestre suc-cessivo, 
gli italiani pagheranno per la 
luce l',7% in più, pari a circa 2 euro, 
con una spesa media annua per la famiglia 
tipo di 521 euro; per il gas l'incremento sarà 
del 5,4%, con una maggiore spesa trimestra-le 
di 19 euro pari a 1.148 euro su base 
annua per il cliente tipo. 
La causa è da ricondursi alla crisi Ucraina e 
ai rialzi stagionali della materia prima: ma 
perché gli aumenti in bolletta sono concen-trati 
proprio nel periodo invernale quando le 
famiglie sono costrette a spendere di più per 
il riscaldamento? Sarebbe necessario un 
intervento per spalmare gli aumenti, laddo-ve 
irrinunciabili, nel corso di tutto l'anno in 
modo da dare respiro alle famiglie. 
Inoltre, è urgente la revisione del bonus 
sociale elettrico e del gas a tutela dei consu-matori 
disagiati, soprattutto in vista dei mesi 
più freddi: ad oggi, infatti, sono ancora trop-po 
poche le famiglie che hanno accesso al 
bonus rispetto a quelle che ne avrebbero 
effettivamente bisogno; senza contare che gli 
importi coprono una quota troppo bassa in 
rapporto alla spesa annua. 
32 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
Il giornale del consumatore N.245
Il giornale del consumatore N.245
Il giornale del consumatore N.245
Il giornale del consumatore N.245
Il giornale del consumatore N.245
Il giornale del consumatore N.245
Il giornale del consumatore N.245
Il giornale del consumatore N.245
Il giornale del consumatore N.245
Il giornale del consumatore N.245
Il giornale del consumatore N.245
Il giornale del consumatore N.245

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Il giornale del consumatore N.245

  • 1.
  • 2.
  • 3. EDITORIALE VOGLIAMOANCHE IL METANO A KM ZERO? Un affezionato lettore mi ha scritto chiedendo il parere sulle divergenze sorte dopo che alla Regione è stata richiesta l’autorizzazione a fare delle ricerche metanifere nella zona di Arborea. Sono sorti dei comitati di citta-dini e di operatori agricoli che hanno manifestato il loro dissenso per il rischio di rovinare per sempre quell’isola felice realizzata nel ventennio fascista con l’as-segnazione delle aziende alle capacità degli agricoltori veneti. Il lettore si chie-deva se I consumatori avrebbero ricava-to benefici dal metano sardo. Confesso che anch’io mi pongo spesso la stessa domanda, valutando le posizioni di una parte (i favorevoli) e di quelle contrarie rappresentate da tanti sardi. Ogni dubbio mi è stato fugato convincendomi a vede-re la ragione nei comitati del no, dopo aver assistito proprio in questi giorni, su Rai 3, ad un programma sull’Emilia Romagna. Si parlava anche del terremo-to che sconvolse recentemente quella Regione. Alcuni pensano che una delle cause o una concausa - soprattutto in una zona considerata a bassa sismicità - sia dovuta all’estrazione del metano nella pianura Padana. Poi il servizio si è spostato nel Texas, nella zona di Dallas dove molti proprietari dei terreni hanno ceduto le loro proprietà anche per somme non elevate, con la prospettiva di diventare milionari con le royalty deri-a l t a pressione nel sottosuolo, in maniera da frantumare le rocce scistose liberando il petrolio ed i gas che vi sono imprigiona-ti. Ma il caso più eclatante che mi ha lascia-to stupefatto sono state le immagini dove dai rubinetti di casa, ed anche da un tubo di un pozzo dal quale usciva acqua di continuo, se si avvicinava una fiamma all’acqua, essa si incendiava! Segno evi-dente che insieme all’acqua proveniente dal pozzo esterno e dai rubinetti della sua casa usciva acqua mista a metano. Un’acqua che, affermava, in precedenza era ottima da bere e che ora, oltre ad incendiarsi, era piena di residui neri che si depositano sul fondo dei recipienti rendendola imbevibile. Ritengo che non si tratta di sapere se anche in Sardegna potremmo avere gli stessi fenomeni, ma credo che se oggi possiamo stare tran-quilli di vivere in una terra sicura dal lato della sismicità, rischiamo anche noi vivere nel terrore dei terremoti anche se è accaduto di avvertire un paio di volte delle scosse provenienti da movimenti sottomarini lontano dalle coste, avvertite però solo dagli appositi strumenti. Abbiamo a Sarroch una delle più grandi raffinerie del Mediterraneo, che pur avendo dato lavoro a migliaia di sardi abbiamo sacrificato allo sviluppo turisti-co una larga fetta del nostro golfo. Perché, allora, non realizzarvi un rigassi-ficatore nel quale stoccare il metano da scaricare da apposite metaniere e poi canalizzarlo in tutta la Sardegna? Si evi-terà l’inquinamento e la rovina della zona agricola di Arborea, dove si potrà continuare l’allevamento delle mucche e consentire alla Cooperativa lattiero-casearia di continuare ed espandere nel mondo i nostri prodotti. Nello stesso tempo potremmo avere del-l’energia senza pagarla il 30% in più del resto d’Italia. vanti dall’estrazione del gas. Sembra che negli USA ci sia una legge dove il diritto di proprietà si limiti solo alla superficie, mentre il sottosuolo può essere di chiunque e, quindi, di chi ottiene la concessione per le trivellazioni nel sottosuolo. Pertanto chiunque può essere proprietario del terreno dove ha la casa o svolge attività agricole, senza poter impedire che al di sotto si effettuino scavi per ricerche petrolifere. Il metano che si estrae dal Texas (nei dintorni di Dallas, parlava il servizio) lo si ricava con lo stesso sistema - denominato fracking -che si dovrebbe attuare nella zona di Arborea, cioè con la perforazio-ne del terreno per circa tremila metri e, quindi, di insufflare attraverso dei fori posti al termine di una lunga tubazione, dell’acqua a forte pressione, capace di frantumare le rocce e creare delle spaccature dalle quali il gas risale in superficie. Hanno mostrato l’in-tervista ad un geologo specializzato nello studio dei terremoti, che ha mostrato in una cartina i punti nei quali sono stati rilevati movimenti sismici sotterra-nei. Essi erano più frequenti nelle zone circostanti alle torri di perforazione e che, soprattutto, tutta l’a-rea nei dintorni di Dallas stava assumendo le carat-teristiche di zona sismica nonostante non lo fosse mai stata prima. Negli USA molti ritengono che il potente terremoto di magnitudo 5,7 che il 6 novem-bre 2011 sconvolse l’Oklahoma nella zona di Prague, al centro dello Stato, sarebbe stato il più violento di una serie di terremoti che, secondo alcuni scienzia-ti, sarebbero stati indotti dalle pratiche dell’industria petrolifera. La perforazione e la frantumazione delle rocce producono ingenti quantità di liquidi di scarto in conseguenza della tecnica del fracking che consi-ste proprio nel pompare acqua e additivi chimici ad info@ilconsumatore.eu www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 3
  • 4.
  • 5. SOMMARIO 3- EDITORIALE 6- LETTERE AL DIRETTORE 8- CONSUMATORI, CERCATE QUESTO MARCHIO PER AVERE LA GARANZIA DI ACQUISTARE AGNELLO DI SARDEGNA 10- MOLLUSCHI: COME CONSUMARLI IN SICUREZZA 11- OLIO DI ARACHIDE E GIRASOLE NELLE CUCINE DEI RISTORANTI. CHE ERRORE! 12- VINO: ALLA SCOPERTA DEI SOLFITI! 13- FRUTTA: L'ITALIA DICE NO AL CONSER-VANTE ETOSSICHINA 14- DISCOUNT E CRISI VANNO A BRACCETTO? 15- VERAMENTE IL BIOLOGICO È PIÙ SICURO? 16- INTEGRATORI ALIMENTARI MINERALI: SONO SICURI PER TUTTI? 18- PIZZA, ALLARME PIOMBO NEI CARTONI CON CELLULOSA RICICLATA N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 - ANNO XXVII Fondato nel 1988 da Romano Satolli DIRETTORE RESPONSABILE E-mail: r.satolli@tin.it EDITRICE: Trial Press sas Via Giudice Guglielmo, 17 - 09131 Cagliari 19- LE CILIEGE SELVATICHE CONTRO FATICA E DOLORI ARTICOLARI 21- IL MERCURIO NEI PESCI. QUALE PERI-COLO? 22- NIENTE PIÙ BRUFOLI GRAZIE ALL'UVA 23- SCOPERTA LA CAUSA DEL PARKINSON GIOVANILE 24- IL CODICE DELLA PRIVACY HA COMPIUTO DIECI ANNI (PRIMA PARTE) 27- LA BIBLIOTECA DEL CONSUMATORE 28- TELEFONINO "ODI ET AMO" 29- DIRITTO & ROVESCIO 30- TELEFONIA: COME EVITARE LE SORPRESE IN BOLLETTA 32- ENERGIA: ARRIVA LA STANGATA? 34- RECUPERO CREDITI AGGRESSIVO: GE.RI E NON SOLO 34- RISARCIMENTI DI BANCA MARCHE 35- RIMBORSO FISCALE DALL'AGENZIA DELLE ENTRATE REDAZIONE E DIREZIONE Via Giudice Guglielmo, 17 - 09131 Cagliari Tel. 070/485040 - Fax 480406 www.ilconsumatore.eu E-mail: info@ilconsumatore.eu REG. TRIB. DI CAGLIARI n° 6/02 del 2/10/87 Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione (R.O.C.) n° 1012 IN COPERTINA: SARDEGNA, PERLA DEL MEDITERRANEO Poetto, le Saline foto di Dietrich Steinmetz PROGETTO GRAFICO, IMPAGINAZIONE E FOTO INTERNE Il Graffio di Stefano Soddu grafichesoddu@tiscali.it • 368.7473553 STAMPA TiEmme Officine Grafiche srl Loc. Truncu is Follas - tel. 070/948128 - Assemini 36- COMMERCIO: COSA FARE SE IL NEGOZIANTE NON RISPETTA LA GARANZIA 36- CONSUMATORI: RECLAMI E TUTELA A PORTATA DI CLIC 37- COME RICONOSCERE I CAPI CONTRAFFATTI? 37- DIECI REGOLE PER L'E-COMMERCE 38- MINICAR IN SICUREZZA 39- PREZZOFELICE: COSA FARE? 39- CAMBIARE L'ASSICURAZIONE AUTO È PIÙ FACILE 40- COME SPOSARSI ED EVITARE FREGATURE 40- GIOCO: AL VIA IL PROGETTO REGIONALE CONTRO LE LUDOPATIE 41- TRASPORTI: NOI STIAMO CON ITALO! 41- I CONTRIBUTI SCOLASTICI SONO VOLONTARI 42- FARINE ANIMALI NEI MANGIMI COPYRIGHT REDAZIONALE Nessun articolo firmato può essere riprodotto, memorizzato o trasmesso in nessun modo e forma senza il permesso dell’Editore. Testi ed immagini, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Si declina ogni responsabilità nel merito delle opinioni espresse dagli autori degli articoli e delle lettere. ABBONAMENTI euro 26,00 Versamento: CCP n° 13722095 intestato a: Trial Press sas Via Giudice Guglielmo, 17 - 09131 Cagliari I dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per nessun motivo ASSOCIATO Unione Stampa Periodica Italiana Per avere una VOCE FORTE non serve gridare scompostamen-te, ma avere capacità di risposta, dialogo, iniziativa (Vincenzo Dona fondatore dell’Unione Nazionale Consumatori) www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 5
  • 6. LETTERE AL DIRETTORE IL METANO SARDO Ho seguito sulla stampa locale le diverse posizioni sulla ricerca del metano nella zona di Arborea, dove si rischia di rovina-re per sempre quell’isola felice realizzata nel ventennio fascista con le capacità di agricoltori veneti. I consumatori ne avran-no dei benefici? Per mail-Sòrgono Questa mattina stavo seguendo su Rai 3 un programma sull’Emilia Romagna. Sul terre-moto che ha sconvolto recentemente quella Regione, alcuni pensano che una delle cause o una concausa, soprattutto in una zona considerata a bassa sismicità, sia dovuta all’estrazione del metano nella pianura Padana. Poi il servizio si è spostato nel Texas, nella zona di Dallas dove molti proprietari dei terreni hanno ceduto le loro proprietà per delle somme non elevate, con la prospettiva di diventare milionari con le royalty derivan-ti dall’estrazione del gas. Sembra che negli USA ci sia una legge dove il diritto di pro-prietà si limiti solo alla superficie, mentre il sottosuolo può essere di chiunque e, quindi, di chi ottiene la concessione per le trivellazio-ni nel sottosuolo. Pertanto chiunque può esse-re proprietario del terreno dove ha la casa o svolge attività agricole, senza poter impedire che al di sotto si effettuino scavi per ricerche petrolifere. Il metano che si estrae dal Texas (nei dintorni di Dallas, parlava il servizio) lo si ricava con lo stesso sistema che si dovreb-be attuare nella zona di Arborea, e cioè con la perforazione del terreno per circa tremila metri e, quindi, di insufflare attraverso dei fori di un lungo tubo, dell’acqua a forte pres-sione, capace di frantumare le rocce e creare delle spaccature dalle quali il gas risale in superficie. 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Qui non si tratta di sapere se anche qui in Sardegna potremo avere gli stessi fenomeni, ma credo che se oggi possiamo stare tran-quilli per vivere in una terra sicura per la mancanza di terremoti, non potremmo un giorno avere terremoti nel sottosuolo e non, come qualche volta è accaduto, leggere scos-se al largo ed a profondità notevoli, avverti-bili solo dagli appositi strumenti? Abbiamo a Sarroch una delle più grandi raffinerie del Mediterraneo, che oltre al lavoro per migliaia di sardi ha sottratto alla balneazione una larga fetta del nostro golfo, quindi perché non costruirvi un rigassificatore nel quale stocca-re il metano da scaricare da apposite meta-niere e da qui canalizzarlo in tutta la Sardegna? Potremo evitare l’inquinamento e la rovina della zona agricola di Arborea, con-tinuare ad allevare mucche e bere il latte di produzione locale, non rischiare di trasfor-mare l’Isola in zona a rischio sismico, e poter avere il costo dell’energia allo stesso prezzo di tutte la altre Regioni. EMBARGO CON LA RUSSIA Sono un produttore di vino che a fatica sono riuscito a vendere il mio vino anche in Russia. Temo che anche io, prima o poi, farò la stessa fine dei colle-ghi che esportavano altri prodotti agroa-limentari, rifiutati dalla Russia come ritorsione all’embargo deciso dall’Europa. La Coldiretti, alla quale pago la mia quota associativa, deve intervenire decisamente a Bruxelles per far eliminare l'assurdo ed inutile embargo che coinvolge soprattutto gli agricoltori italiani. C.V. - Per mail Tanti italiani non condividono le decisioni dell’UE sui provvedimenti presi nei confronti della Russia. Tutto per le difficili relazioni di questo grande Paese con l’Ucraina, che si cercava di portare in Europa. Nonostante i grandi conflitti nel mondo, le tante guerre civili, il trattamento che laTurchia riserva al popolo Curdo, l’Europa difende a spada trat-ta un Paese patria di tanti militari che nella seconda guerra mondiale erano arruolati nelle SS e guardiani nei campi di sterminio. Ucraini che, abbiamo visto nelle recenti rivol-te tra gli stessi abitanti, ma con simpatie poli-tiche diverse, mostravano con orgoglio le sva-stiche sugli elmetti o tatuate sul corpo. Molti si chiedono giustamente se i nostri agricolto-ri debbano distruggere verdure e frutta, per seguire le disposizioni di un'Europa ubbi-diente .alle paturnie dell'amministrazione Obama? Vogliamo che in Europa centrasse un Paese dove l'ideologia nazifascista è radi-cata in tanti suoi cittadini LA RIVISTA NON ARRIVA Ho fatto il rinnovo di un abbonamento annuale per la rivista "Le Scienze" tra-mite il Gruppo Somedia S.p.A. Società di Milano addetta alla vendita. Dopo lunghe attese, questo mese di ottobre la rivista non è ancora arrivata. Il Gruppo Somedia S.p.A. afferma di aver-la spedita il 14 ottobre. Pertanto, il 21 ottobre procedevo nel reclamo alle Poste. Al giorno d'oggi non ho avuto nessun riscontro. Per quanto emerso, si presume e si configura un furto da parte del servizio postale. Patrizio - per Mail Alle poste, nella fattispecie, non è possibi-le chiedere danni o accusarle di furto. Anche noi, con la nostra rivista, spesso abbiamo avuto dei disservizi, ma i casi possono essere diversi: furto da parte dei coinquilini dalla cassetta postale, dimen-ticanza o errore del portalettere nella con-segna, ecc. Tenga presente che gli editori o chi per loro fanno le spedizioni, hanno un database di indirizzi che viene compilato di volta in volta, che rimane sempre lo stesso, salvo quelli eliminati per i manca-ti rinnovi o quelli inseriti per i nuovi abbonati aggiunti. Alle volte essere inseri-to in un database passa del tempo, soprat-tutto per i nuovi abbonati. Le consiglio di scrivere di nuovo all’editore, il quale sicu-ramente provvederà ad inviarle un’altra copia della rivista oppure prolungare il suo abbonamento. Un editore serio ci tiene a che i suoi abbonati rimangano soddisfatti di leggere le riviste relative agli abbonamenti sottoscritti. Anche a noi, alle volte, è capitato di ricevere in ritardo di qualche giorno o, addirittura, di non rice-vere sporadicamente un numero delle riviste a cui siamo abbonati e di ricevere poi i numeri mancanti o di usufruire del prolungamento dell’abbonamento pari ai numeri mancanti. 6 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
  • 7.
  • 8. Natale si avvicina, e il CON.T.A.S. intende fornire alcune indicazioni per acquistare in sicurezza il vero agnello sardo. CON.T.A.S. è l’a-cronimo del Consorzio per la Tutela della IGP Agnello di Sardegna, un’ associazione senza scopo di lucro che rappresenta tutti gli operatori della filiera, dai pastori ai trasformatori, ricono-sciuta dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali quale agente di promozione, tutela e valorizzazione dell’agnello di Sardegna a Indicazione Geografica Protetta Questi sono i marchi dell’“Ambasciatore”della nostra mille-naria cultura pastorale che potrete tro-vare anche presso i punti vendita delle vostre città: memorizzateli. Le prime testimonianze della pastorizia sarda risalgono addirittura all'epoca pre-nuragica (3000a.C.). All'interno dei nuraghi, sono stati ritrovati resti ossei di pecore e agnelli e dei primi oggetti per la lavorazione del latte. Oggi, come prima, la cura, le attenzioni dei pastori sono rimasti immutati. E così, par-tendo da antichi gesti, si conserva la bontà delle carni dell'Agnello di Sardegna. • Il sistema di allevamento e le specificità ambientali dell’Isola conferiscono all’Agnello di Sardegna IGP peculiari carat-teristiche sensoriali e nutrizionali. La carne d’agnello contiene un’ elevata percentuale di proteine di alto valore biologico, indi-spensabili Ceneri (g/100g) 1,23 Proteine (g/100g) 19,8 Umidità (g/100g) 76,7 Vitamina E (mg/100g) 0,24 Grasso (g/100g) 1,9 Colesterolo (mg/100g) 86,5 w6/w3 2,3 Saturi (g/100g FA) 42,2 alla formazione, all'accresci-mento e al mantenimento del nostro orga-nismo; sono inoltre presenti alcuni ammi-noacidi, detti “essenziali” che non possono essere introdotti nell'organismo umano, in quantitativi sufficienti, attraverso l'assun-zione di proteine di origine vegetale. La carne di agnello è anche un’importante fonte di minerali (zinco, rame, selenio e ferro) e di vitamine. Composizione chimica media della carne di Agnello di Sardegna IGP a cura di AGRIS-Progetto ricerca LR21/2000 • w6/w3 = 2,31 Le raccomandazioni nutrizionali suggeri-scono di aumentare il livello di acidi gras-si _3 assunti con la dieta, privilegiando ali-menti che abbiano un valore del rapporto _6/_3 inferiore a 4. In agnelli alimentati al pascolo, il valore medio del rapporto _6/_3 indicato in tabella tende a diminui-re avvicinandosi all’unità. • Vitamina E (mg/100g) = 0,24 La vitami- 8 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
  • 9. na E è il più importante antiossidante naturale delle membrane cellulari, svolge attività antitrombotica e previene l’invec-chiamento precoce dei tessuti. • Grassi < 3% La carne di agnello ha un contenuto in grassi mediamente inferiore al 3 %. Tuttavia è un’ importante fonte di acidi grassi per gli organismi viventi nei quali svolgono funzioni strutturali, ener-getiche e metaboliche. PROTEINE NOBILI, SAPORE E LEGGEREZZA IN PERFETTO EQUILIBRIO La certificazione IGP è riservata agli agnelli nati, allevati, macellati in Sardegna, prove-nienti da pecore di razza sarda. Gli agnelli non devono essere soggetti a forzature ali-mentari, ma nutriti esclusivamente con latte materno e con integrazione pascolativa. Queste le categorie della IGP:da latte 5-7Kg, Leggero 7-10Kg, da taglio 10-13 Kg Il rispet-to del Disciplinare in tutte le fasi della produ-zione viene verificato dall’Autorità di control-lo AGRIS. IL PERCORSO DELLA CERTIFICAZIONE a- Aziende d’allevamento. b- Apposizione auricolari verdi con codice aziendale e numero progressivo alfa numerico: IT012NU345 - IT567SS890 A000000. c- Registrazione carico scarico auricolari. d- Compilazione documenti di trasporto e registrazione capi avviati alla macellazione con dicitura: idonei alla produzione della IGP. MATTATOIO - Registrazione e formazione lotto macella-zione. - Valutazione carcasse per categorie di peso e apposizione etichette. Da latte 5-7Kg, Leggero 7-10Kg, da taglio10-13 Kg Per saperne di più: www.agnellodisardegnaigp.it www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 9
  • 10. I molluschi bivalvi, cozze e vongole in particolare, vengono consumati in tutti i periodi dell'anno, ma durante l'estate, soprattutto nei luoghi di mare, sono particolarmente richieste anche per il richiamo al sapore e all'odore di salsedine di Agostino Macrì Imolluschi però possono nascondere alcu-ne insidie dovute alla possibile presenza di microrganismi patogeni che possono pro-vocare tossinfezioni alimentari per le quali sono sufficientemente conosciute le modalità di prevenzione. Meno conosciuto è il pericolo della contami-nazione con tossine presenti in alcune alghe di cui si cibano questi animali. Cerchiamo di capire di cosa si tratta. L'ambiente acquatico è popolato da circa 5.000 specie algali e di queste all'incirca 75 producono delle tossine potenzialmente peri-colose per l'uomo: il pericolo deriva dal fatto che le alghe sono un alimento per i mollu-schi che essi ricavano "filtrando" l'acqua in cui sono presenti particelle organiche e microrganismi tra cui le alghe stesse. Ovviamente le tossine eventualmente presen-ti nelle alghe vengono anch'esse "incamera-te" dai molluschi e si distribuiscono nei loro tessuti senza provocare alcun danno agli ani-mali. Questi molluschi, in particolare le cozze, divengono però degli alimenti "tossi-ci"” e, se consumati dall'’uomo, possono provocare gravi intossicazioni con sintomato-logie diverse in funzione delle tossine pre-senti. Al momento si conoscono quattro tipi di intossicazioni classificate come paralitiche, diarroiche, neurotossiche e amnesiche pro-vocate da diverse tossine; queste tossine sono conosciute rispettivamente come PSP (Paralytic Shellfish Poisoning), DSP (Diarrethic Shellfish Poisoning), NSP (Neurotixic Shellfish Poisoning) e ASP (Amnesic Shellfish Poisoning). Molte di que-ste resistono anche ai trattamenti termici e quindi i molluschi eventualmente contami-nati possono creare problemi anche se con-sumati cotti. Come accennato non tutte le alghe producono le tossine e la produzione è molto dipendente dalle condizioni climati-che. Gran parte dei molluschi sono prodotti in allevamenti dove la qualità delle acque, e quindi l'’eventuale presenza di alghe tossi-che, viene continuamente monitorata. Inoltre, prima di essere commercializzati sono sottoposti a verifiche rigorose (che riguardano anche altre possibili forme di contaminazioni chimiche e microbiologiche) per evitare che molluschi pericolosi vengano destinati al consumo alimentare umano. Questi controlli non possono essere fatti con uguale attenzione sui mollu-schi che si trovano fuori dagli allevamenti e, paradossalmente, quelli pescati su rocce o fondali "naturali" possono presentare qualche problema. I molluschi possono esse-re venduti soltanto in confezioni sigillate e con una etichetta da cui deve risultare anche il luogo di produzione. Il rivenditore ha la possibilità di aprire i sacchetti più grandi e di frazionarne il contenuto: in questi casi deve mettere comunque a disposizione degli acquirenti l'etichetta. Il consiglio è quindi quello di acquistare i molluschi da rivendito-ri autorizzati che devono poterne dimostrare la provenienza. Prudenzialmente quindi si suggerisce di evitare il consumo di quelli pescati direttamente e di evitare l'acquisto dai rivenditori abusivi. Se non si ha la certezza assoluta della qualità e della sicurezza dei molluschi è buona norma non consumarli crudi per evitare altri pericoli di tossinfezioni ed intossicazioni alimentari che purtroppo non sono rari. 10 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
  • 11. OLIO DI ARACHIDE E GIRASOLE NELLE CUCINE DEI RISTORANTI. CHE ERRORE! Sebbene sia ampiamente noto che l'olio extra vergine d'oliva possiede una maggiore qualità sia in termini nutrizionali che sensoriali rispetto agli altri oli vegetali, il suo utilizzo in frittura rimane piuttosto limitato, con gran dispiacere delle signore dell'olio di Pandolea di Rosangela Iaconi Dopo aver rivolto uno sguardo (critico) ai ristoratori e al tipo di olio utilizzato per la realizzazione dei loro piatti ( Stimolare la curiosità dei ristoratori, perchè gli extra vergini non sono tutti uguali) voglio ora entrare con voi proprio in cucina! e parlarvi dell’utilizzo dell’olio extravergine in frittura, uno dei più antichi metodi di cottura, considerata da alcu-ni una vera e propria arte che richiama sensa-zioni uditive, olfattive, visive, tattili e gustative. L’aroma e la consistenza che essa è in grado di conferire al cibo la rendono unica ed apprez-zata in tutto il mondo, e non solo a livello casa-lingo ma anche nei ristoranti. La frittura è, tra i metodi di cottura, quello più antico e alcune testimonianze sono riportate già nel Vecchio Testamento. Preconcetti di carattere nutrizio-nale e tossicologico hanno a lungo contribuito a generare un’immagine negativa degli alimen-ti fritti accusati della riduzione delle proprietà nutrizionali e della neoformazione di composti ad effetto negativo sulla salute. Evidenze scientifiche negli ultimi anni hanno dimostrato che attraverso la scelta consapevole del tipo di olio è possibile contenere sensibil-mente la formazione di sostanze potenzial-mente dannose derivanti dall’ossidazione termica dei grassi come i lipoperossi-di, gli idroperossidi, i chetoni, aldei-de e di altri composti derivanti dal trattamento ad alte temperature dell ali-mento quali acrilamide, glicilamide, idros-simetilfurfurale. L’entità delle alte-razioni che avvengono durante la frittura, infatti, dipende da diver-si fattori, alcuni dei quali sono strettamente collegati all’olio o al grasso usato per friggere, alla sua qualità iniziale e al grado di insa-turazione. Fra tutti gli oli ed i grassi, l'olio extra vergine di oliva è quello che reagisce in modo più stabile al processo ossidativo che avviene alle alte temperature di frittura (150-200°C) grazie al basso contenuto in acidi grassi polinsaturi e alla presenza di polifenoli e vitamine antiossi-danti. Ovviamente è necessario friggere con un olio extravergine di buona qualità. Sebbene sia ampiamente noto che l'olio extra vergine d'oli-va possiede una maggiore qualità sia in termi-ni nutrizionali che sensoriali rispetto agli altri oli vegetali, il suo utilizzo in frittura rimane piuttosto limitato. Nella ristorazione prevale l’impiego delle varietà monoseme di arachide e girasole. Il primo, è un olio monoinsaturo ma ha lo svantaggio di essere un potenziale aller-gizzante per alcuni soggetti sensibili. L’olio di girasole è un olio prettamente polinsaturo e quindi molto sensibile ai processi di termossi-dazione; ciononostante è largamente impiega-to perché conferisce agli alimenti un colore chiaro gradito al consumatore. A livello casa-lingo accade più o meno la stessa cosa. Tra la maggior parte degli italiani, infatti, è tuttora dif-fusa l’errata convinzione che: “l’olio di semi” sia più valido per friggere in quanto “più legge-ro e digeribile”, l’olio di oliva apporta “più calorie” dell’olio di semi e che “per frig-gere” si possa utilizzare un olio di “scarsa qua-lità”. Niente di più sbagliato! In quanto non esi-stono oli più calorici o meno calorici di altri: tutti gli oli apportano le stesse kilocalorie per grammo, precisamente 9. Gli oli di semi appaiono più leggeri al gusto (sono insapori ed inodori) perché provenienti da un processo di deodorazione chimica. Al contrario l’olio extra-vergine di oliva caratterizza con il suo fruttato l’alimento fritto: tali note organolettiche, spes-so gradite su piatti dai sapori decisi, sono da molti consumatori non apprezzate sugli ali-menti fritti dove preferiscono un olio dal sapo-re neutro. Inoltre, non dovremmo dimenticare che una parte dell’olio di frittura viene assorbi-ta inevitabilmente dal cibo. Gli alimenti duran-te la frittura assorbono quantità variabili di olio che vanno dal 15% al 40% anche in funzione della modalità di preparazione dell’alimento (assorbono una quantità maggiore di olio i cibi fritti in pastella, rispetto a quelli impanati e a quelli infarinati o fritti senza aggiunta di ingre-dienti di copertura) e tendono ad assumere una composizione in grassi simile a quella del-l’olio di frittura. Utilizzare un buon olio extravergine per friggere vuol dire fare il pieno di gusto e salute! tratto da Teatronaturale.it pubblicato il 17 ottobre 2014 in Strettamente Tecnico > L'arca Olearia www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 11
  • 12. VINO: ALLA SCOPERTA DEI SOLFITI! La maggior parte dei consumatori non conosce queste sostanze ampiamente utilizzate nel settore alimentare e pertanto, senza neanche saperlo, quotidianamente ne assu-me in elevate quantità. Fanno eccezione i "soggetti sensibili" che invece pre-stano molta attenzione all'assunzione di solfiti perché sono la causa di mani-festazioni allergiche, incluse le forme asmatiche. SOLFITI: COSA SONO? Fin dall'antichità i solfiti venivano impiegati soprattut-to per facilitare la conservazione di gran parte dei prodotti ali-mentari. I primi a farne uso furono i Greci e i Romani che adoperavano il biossido di zolfo per disinfettare i tini in cui fermentava il vino. Le nuove e crescenti esigenze alimentari, imposte dallo sviluppo industriale, hanno incrementato notevolmen-te il ricorso a questo tipo di sostanze. I solfiti sono com-posti organici solforosi che vengono impiegati come additivi alimentari, in ottem-peranza al Regolamento (CE) n. 1333/2008, e rientrano nella categoria dei conservanti identifi-cati dalle sigle E220-E228. In par-ticolare, con la sigla E220 viene indi-cata l'anidride solforosa (o biossido di zolfo) che è un gas incolore, irritante e dall'odore pungente che si produce dalla combustione dello zolfo nell'aria. I solfiti (E221, E226, E228), i bisolfiti (E222, E227) e i metabisolfiti (E223, E224) sono suoi sali inor-ganici che, durante il passaggio nell'apparato digerente, liberano anidride solforosa. A COSA SERVONO I SOLFITI? I solfiti vengono aggiunti non solo nel vino ma anche in molti altri alimenti consumati quotidia-namente come marmellate, bevande analcoliche a base di succhi di frutta, frutta secca o candi-ta, conserve ittiche, cro-stacei congelati, insaccati e pro-dotti sott'olio. Grazie alle loro pro-prietà antimi-c r o b i - che, batte-riostatiche, antifungine, ma anche antiossidanti e chiarificanti, favori-scono e incrementano la conservabilità dei prodotti alimentari, evitando alte-razioni di colore come ad esempio l'imbrunimento della frutta secca e della verdura. In particolare, per quanto riguarda il vino, nonostante i fenomeni fer-mentativi producano naturalmente una piccola quan-tità di anidride solforosa, l'aggiunta di solfiti consente sia un'ottima fermentazione sia la successiva conser-vazione, poiché tali sostanze riducono la proliferazio-ne di lieviti e batteri, impediscono eventuali fermen-tazioni anomale nonché facilitano l'estrazione del colore e del sapore dalle vinacce. In ogni caso gran parte dei solfiti "evapora" sotto forma di anidride sol-forosa durante le prime fasi di lavorazione del vino e quindi con il tempo tende a scomparire dal prodotto; difatti normalmente la quantità che si ritrova nei vini in bottiglia o nei cartoni è molto più bassa rispetto alle fasi iniziali di produzione. DOSI D'IMPIEGO In Italia, le norme di legge esistenti consentono l'ag-giunta di 160-210 milligrammi per litro in funzione che si tratti di vini rossi oppure bianchi e rosati, men-tre per i vini dolci il limite è più alto (400 mg/l) poi-ché la presenza di zuccheri fermentescibili aumenta il rischio di rifermentazioni non desiderate in bottiglia. CONSIGLI Come detto, i solfiti vengono aggiunti praticamente in tutti i vini compresi quelli in bottiglia di alto pregio. Si tratta di sostanze minerali potenzialmente ipersensi-bilizzanti o allergizzanti che, in alcuni soggetti sensi-bili, possono provocare manifestazioni allergiche tal-volta anche gravi incluse forme asmatiche. Pertanto i produttori sono obbligati a indicare in etichetta la pre-senza di solfiti e di anidride solforosa nel vino e in ogni altro alimento. Dunque è bene che i soggetti con tendenze allergiche e/o asmatiche prestino attenzione al consumo di alimenti contenenti questo conservan-te e in particolare ai prodotti venduti sfusi che non hanno etichette (come i vini e la frutta secca) poiché, rispetto a quelli confezionati, potrebbero dare meno garanzie riguardo la segnalazione della presenza di solfiti. Dunque si potrebbe affermare che i solfiti non sono dannosi per la salute, ad eccezione, come già menzionato, delle persone ipersensibili la cui assun-zione di tali sostanze può scatenare manifestazioni allergiche e asmatiche. Riguardo al vino, il problema più rilevante è rappresentato soprattutto dall'alcol per-ché potenzialmente più tossico e dannoso dei solfiti. A tal riguardo è sempre buona norma raccomandare un consumo moderato e consapevole della bevanda per mantenere un buono stato di salute. (M.B.) 12 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
  • 13. CONSUMARE PRODOTTI ITALIANI FRUTTA: L'ITALIA DICE NO AL CONSERVANTE ETOSSICHINA Èallarme anche per le importazioni da alcuni paesi europei in cui è tuttora per-messo l'impiego della sostanza incrimi-nata. La presenza di questa frutta potenzial-mente pericolosa, preoccupa il Governo ita-liano sia dal punto di vista della concorrenza sleale, perpetrata da questi Stati, sia per i contraccolpi negativi sul mercato interno e sui prodotti del Made in Italy. COS'È L'ETOSSICHINA? L'etossichina è una molecola contenuta negli agrofarmaci che consente una conservazione prolungata nel tempo dei prodotti ortofrutti-coli freschi e facilmente deperibili come le pomacee e in particolar modo le pere. Mediante il suo impiego in fase di post-rac-colta, è possibile conservare il frutto in frigo-conservazione sino alla primavera successi-va, scongiurando il cosiddetto "riscaldo molle" ovvero i fenomeni di deterioramento responsabili della comparsa di macchie nere causate dal freddo. Inoltre questa sostanza ad azione antiossidante, viene impiegata anche come conservante nei mangimi per animali per prevenirne l'irrancidimento dei grassi. POTENZIALI RISCHI E CONCORRENZA SLEALE In Europa l'impiego dell'etossichina era stato ufficialmente vietato In Italia, il Ministero della Salute e il Ministero dell'Ambiente hanno ufficia-lizzato lo stop all'uso della molecola "etossichina", impie-gata per prolungare la conser-vazione della frutta, ricono-scendone i rischi per la salute dei consumatori. In accordo con il parere dell'Istituto Superiore di Sanità, il divieto è stato imposto poiché sono state riscontrate, come ripor-ta una nota del dicastero della Salute, "rilevanti critici-tà relative al valore degli attuali residui rispetto al rischio per la salute degli uti-lizzatori e dei consumatori" dal 2011, ma a causa di continue deroghe, ad oggi gli Stati extra europei e alcuni europei, come Spagna e Portogallo, possono ancora utilizzare questa molecola, con concentrazio-ni residue fino a 3 mg per ogni chilo. Nonostante l'Italia sia uno dei principali pro-duttori di pere, ne importa dalla Spagna circa 22 milioni di chili ogni anno! Questo ha comportato una vera e propria invasione, sul mercato nazio-nale, di pere spagnole ovvia-mente ottimamente conser-vate, ma solo grazie all'a-buso di sostanze chimi-che, potenzialmente dannose in con-c e n t r a z i o n i elevate. Q u e s t a presa di posizione della Spagna, di fatto, rap-presenta diversi aspetti negativi: un pericolo per la salute dei cittadini, danneggia i prodot-ti nazionali, svuota le tasche dei produttori italiani e da ultimo, ma non meno importan-te, innesca un problema di concorrenza slea-le per le imprese. Per tali motivi il Governo italiano, a garanzia del massimo livello di sicurezza per i consu-matori, si augura che tutti gli Stati membri dell'Unione Europea, convergendo su scelte consapevoli e idee comuni, bandiscano tale molecola, certamente utile per il trattamento della frutta ma contestualmente non sicura per la salute dell'uomo. CONSIGLI I nostri consigli per fare scelte intelligenti e acquisti sicuri soprattutto al supermercato, sono quelli di leggere con attenzione l'eti-chetta dei prodotti e in particolare verificarne la provenienza, indicazione che deve esse-re sempre presente sulla confezione. Acquistare prodotti italiani ci permette di contribuire a salvaguardare il tanto caro Made in Italy ma anche di "pre-miare" i produttori onesti che tutelano la salute dei consumatori senza ricorre-re all'impiego eccessivo di sostanze chimi-che. (M.B.) www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 13
  • 14. DISCOUNT E CRISI VANNO A BRACCETTO? In tempo di crisi sono cambiate le abitudini di acquisto dei consumatori, sempre più costretti a spendere di meno. Anche il budget per la spesa alimentare si è ridotto drasticamente e sono diventati protagonisti i discount, che rafforzano notevolmente la loro quota di mercato. Le ultime statistiche di settore confermano che sempre più consumatori (circa il 70%) affollano i discount alla ricerca di offerte e promozioni per una spesa low-cost, a discapito di altri supermercati e ancor più dei piccoli negozi al dettaglio, che purtroppo sono i più colpiti dall'attuale regressione economica DISCOUNT, STRATEGIA DELLE VENDITE La strategia commerciale del discount è molto semplice: vendere prodotti a costi infe-riori rispetto a quelli analoghi commercializ-zati in altre tipologie di punti vendita. L'obiettivo è raggiunto attraverso precise scel-te gestionali e di marketing finalizzate all'ab-battimento dei costi, come ad esempio: ven-dita di prodotti di marche non conosciute, minore assortimento dei prodotti, superfici dei locali non troppo ampie, riduzione delle spese destinate all'allestimento dei locali e al personale. DISCOUNT, PREZZI E QUALITÀ Al momento dell'acquisto il proposito comu-ne è quello di "fare l'affare" a pari qualità e ad un costo più contenuto. Ciò che desta mag-giore preoccupazione ai consumatori è il primo aspetto, quello legato alla qualità degli alimenti perché sottintende garanzia, sicu-rezza e salute. Certamente il risparmio è evidente, mentre non è detto che la merce acquistata sia di scarsa qualità; questi due aspetti non viaggia-no in parallelo anche perché parte degli ali-menti in vendita sono prodotti da grandi aziende, ma commercializzati con marchi e imballaggi differenti. Inoltre il costo dei prodotti dipende da nume-rosi aspetti, ad esempio: la qualità degli ingredienti, i costi di produzione, di commer-cializzazione e di distribuzione, gli spot pub-blicitari, la collocazione all'interno del locale, ecc.. CONSIGLI Al discount, per una spesa intelligente e van-taggiosa è bene seguire, oltre al proprio buon senso, alcuni nostri consigli: - leggere attentamente le etichette degli ali-menti che devono essere complete e conformi alla nor-mativa vigente; - verificare che le i n f o r m a z i o n i riportate in eti-chetta siano in lingua italiana e soprattutto la pre-senza dell'elenco degli ingredienti e anche del luogo di produzione; - controllare la data di scadenza dei prodotti, in parti-colar modo quelli in offerta; - nei reparti "carni" e "prodotti freschi" (pasta fresca, salumi, affettati, formaggi, latticini, yogurt) verificare la data di confe-zionamento e la data di scadenza, in modo tale da scegliere quelli più freschi; - per i prodotti freschi confezionati con pelli-cola trasparente, controllare visivamente l'assenza di eventuali fenomeni di deterio-ramento; - verificare l'integrità della confezione. (M.B.) 14 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
  • 15. Dividere il mondo in buoni e cattivi non è mai la soluzione giusta, soprattutto quando si tratta di alimentazione. Nei mesi scorsi, quando la Gran Bretagna propose l'introduzione delle etichette alimentari che indicassero con una sorta di semaforo in rosso gli alimenti molto calorici, in giallo quelli da usare con moderazione e in verde quelli sicuri dal punto di vista nutrizionale, esprimemmo tutte le nostre riserve sul tema: oggi, dunque, accoglia-mo con soddisfazione lo stop dell'esecutivo europeo e festeggiamo una vittoria per la nostra associazione, ma soprattutto per il Made in Italy ALIMENTAZIONE LO STOP AL SEMAFORO È UNA VITTORIA DELL’UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI E DEL Eccellenze italiane come i formaggi, l'olio e i dolci sarebbero stati ingiustamente puniti da questo sistema in cui il parametro più importante per evitare il semaforo rosso era la quantità di calo-rie. Il rischio, dunque, era che le aziende alimentari sviluppassero nuovi prodotti con meno grassi e zuccheri, aiutandosi con la chi-mica mediante vari additivi come addensanti, gelificanti, edulco-ranti, antiossidanti. Semplificare la vita dei consumatori con etichette chiare e leggibili è sempre stata una battaglia dell’associazione, ma il traffic-light non Risponde a questi dubbi Agostino Macrì, esperto di sicurezza alimentare dell’Unione Nazionale Consumatori: "A chi predilige il biologico perché lo considera più sicuro -spiega Macrì- rispondiamo che indubbiamente ha caratteristiche di qualità che permettono di ritornare ai valori della tradizione, ma il livello di sicurezza è analo-go a quello degli alimenti convenzionali. In concreto, le produzioni biologiche seguono cicli produttivi naturali senza il ricorso a sostanze chimiche ‘xenobiotiche’ e quindi viene evitata la presenza di residui di pesti-cidi, fitofarmaci, farmaci veterinari; negli alimenti convenzionali, in ogni caso, l’even-tuale presenza di questi residui è molto contenuta e comunque sempre al di sotto dei limiti di sicurezza che sono stati stabiliti dalle autorità sanitarie nazionali e comuni-tarie. Il vero problema -spiega l’esperto- è che le sostanze chimiche naturali (micotos-sine, prodotti di degradazione) ed i micror-ganismi (virus, batteri, parassiti, funghi) di MADE IN ITALY era lo strumento più adatto: è piuttosto il caso di ricordare ai con-sumatori che non esistono alimenti giusti o sbagliati, ma la corret-ta alimentazione dipende dalla quantità di cibo, dalla varietà della dieta e dall'attività fisica. Per maggiori informazioni leggi i seguenti articoli nel sito www.con-sumatori. it: “L’obesità non si ferma con il semaforo” di Massimiliano Dona; “Semafori alimentari: la scelta giusta?” di Agostino Macrì; “ABC eti-chette alimentari”. VERAMENTE IL BIOLOGICO È PIÙ SICURO? Molti consumatori si chiedono se possono fidarsi dei pro-dotti biologici e se è giustificato il prezzo più alto rispetto agli alimenti convenzionali. Con carrelli della spesa sem-pre più magri, in effetti, fa riflettere che il biologico, il cui prezzo è più alto rispetto ai prodotti convenzionali, è uno dei pochi settori che regge alla crisi origine ambientale (che possono essere alla base delle tossinfezioni alimentari) possono essere presenti sia negli alimenti biologici sia in quelli convenzionali". A far lievitare i costi del biologico, poi, con-tribuiscono le norme comunitarie che impongono una "certificazione", le cui spese devono essere sostenute direttamente dai produttori. "Ridurre i costi per le certificazioni (ren-dendole anche più efficienti), contenere le spese di gestione per i produttori e accorcia-re ulteriormente la filiera -commenta Macrì- aiuterebbe, perlomeno, a rendere il biologico meno elitario ed alla portata anche dei meno abbienti". www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 15
  • 16. INTEGRATORI ALIMENTARI MINERALI: SONO SICURI PER TUTTI? prodotti che potrebbero nuocere alle perso-ne affette da malattie renali. Nonostante ciò, non sempre il consumatore presta attenzio-ne alle avvertenze, mentre invece chi è affet-to da patologie renali, dovrebbe informarsi correttamente per fare scelte consapevoli e adeguate al proprio stato di salute. È bene rammentare che anche alcune bevande per sportivi destinate a reintegrare le p e r d i t e idro-saline dovute alla sudorazione contenenti sali minerali, non sono consigliate alle per-sone con malattie renali. Sulla base di quanto premesso, risulta evi-dente la responsabilità primaria dei consu-matori in seguito ad un uso non appropria-to di tali prodotti. La prevenzione dei perico-li è semplice e consiste nell'evitare da parte dei soggetti ammalati, il consumo di inte-gratori alimentari, anche sotto forma di bevande, arricchiti di magnesio e di potas-sio. In ogni caso, le regole da seguire sono: - in caso di nefropatie, consultare il proprio medico e/o farmacista prima di acquista-re e consumare integratori alimentari a base di sali minerali; - leggere attentamente l'etichetta e l'eventuale foglietto illustrativo contenuto nella confezione; - segnalare al medico e/o al farmacista eventuali reazioni avverse a cui si è andati incon-tro dopo l'assunzione degli integratori. (M.B.) All'UNC sono pervenute diver-se richieste di chiarimento in merito a possibili conseguenze negative per le persone affette da patologie renali a seguito del consumo di integratori ali-mentari minerali contenenti sali di potassio e/o di magnesio In effetti, un eccesso di consumo di questi sali può aggravare le condizioni delle per-sone ammalate in quanto "sovraccarica-no" il lavoro di filtrazione dei reni accen-tuando il loro stato di "sofferenza"; si tratta di un problema non affatto marginale e che purtroppo può riguardare un gran numero di cittadini. Ovviamente il danno è correlato alla quantità assunta, per questo è sempre buona norma rivolgersi al proprio medico curante prima di assumere tali prodotti. Difatti gli integratori alimentari contenenti potassio e/o magnesio sono di libera vendita nelle far-macie, parafar-macie o erboriste-rie. Si tratta di pro-dotti da "banco" e, come tali, possono essere acquistati da chiunque senza prescri-zione medica; sono molto diffusi ed ampiamente pubblicizzati anche tramite i media che ne esaltano molte-plici proprietà benefiche per la salute umana. Nelle etichette e/o nei foglietti illustrativi viene segnalata la presenza di suddetti sali e in alcuni casi viene riportato che si tratta di 16 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
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  • 18. PIZZA ALLARME PIOMBO NEI CARTONI CON CELLULOSA RICICLATA Tra i pericoli che si nascondono dietro l’a-mata pizza, chi si aspettava di trovare anche ll cartone dove viene conservata? E invece, oltre a verificare che la parte infe-riore della pasta non sia bruciata e che pomodoro, olio e mozzarella (in effetti sono paste filate, tutt’altra cosa delle mozzarelle) usati siano di qualità, dobbiamo guardare anche le scatole: troppo spesso contengono cellulosa riciclata, vietata dalla legge perché cede piombo e altre sostanze tossiche. L’allarme, lanciato dalla trasmissione Report, andata in onda di recente su Rai Tre, e da “ilfattoalimentare.it", è partito dagli addetti ai lavori che denunciano mancanza di controlli soprattutto al Sud.Quindi buona parte dei cartoni usati per la pizza contiene cellulosa riciclata. La legge italiana, considerata una delle più severe in Europa, vieta l’uso di cellulosa rici-clata per gli imballaggi di cartone destinati ad alimenti “umidi”, tra cui rientrano le scatole per la pizza, visto che la temperatura interna raggiunge i 60/65°C: queste temperature favoriscono la migrazione di piombo, ftalati e altri composti tossici abitualmente presenti nel cartone riciclato. In Italia sono vietate anche le scritte nella parte interna del conte-nitore per evitare la cessione di sostanze nocive presenti nell’inchiostro. In Francia, Germania e altri paesi europei (tranne la Finlandia che ha regole simili alle nostre), le leggi sono più permissive, e i contenitori pos-sono avere uno, due e anche tre strati di car-tone riciclato, anche se per quello a contatto con la pizza la presenza o la migrazione di alcune sostanze deve rientrare entro certi limiti. Come si riconoscono i contenitori a norma? Sul cartone deve essere presente il nome del produttore e il codice di tracciabili-tà per identificare il lotto. Su alcuni si trova il logo composto da un bicchiere e una forchet-ta, che però non ha alcun valore legale. Si tratta di un’autocertificazione che attesta la possibilità di utilizzare il contenitore per tutti i prodotti alimentari non distinguendo tra cibo secco o umido. Se l’imballo non è adat-to a tutti gli alimenti, a fianco della forchetta e del bicchiere dovrebbero essere indicate le tipologie di alimenti (codificate dal decreto con un numero oppure dalla scritta “solo per alimenti secchi”) come pure eventuali limita-zioni delle condizioni d’uso. “Forse per questo motivo nella lista settima-nale dei prodotti che il Ministero della salute segnala al sistema di allerta europeo non si trovano mai cartoni per pizza che cedono piombo, ma solo pentole, stoviglie e utensili da cucina cinesi che cedono cromo e altri metalli pesanti”, come denuncia ilfattoali-mentare. it. Tratto da: ilfattoalimentare.it 18 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
  • 19. Il succo di visciola sarebbe in grado di agire sul metabolismo dell’acido urico riducendo di molto il dolore che si avverte in caso di articolazioni infiammate. E' già utilizzato dagli atleti come alternativa agli antidolorifici presenti in commercio dopo una gara LE CILIEGE SELVATICHE CONTRO FATICA E DOLORI ARTICOLARI Le visciole, ovvero le ciliege selvatiche presenti soprattutto nel nord Italia, hanno diverse proprietà benefiche: sono utili contro l’invecchiamento, grazie agli antiossidanti, e contro l’insonnia, grazie al contenuto di melatonina, sono ricche di vitamina A, C, potassio, magnesio, ferro, folato e fibre, riducono il colesterolo e i tri-gliceridi nel sangue, possono aiutare a dor-mire meglio, grazie al contenuto di melato-nina. Secondo un team di ricerca della Northumbria University che ha visto pubbli-cato il suo studio sul Journal of Functional Foods, il succo di visciole sarebbe in grado di agire sul metabolismo dell’acido urico riducendo di molto il dolore che si avverte in caso di articolazioni infiammate. Per arriva-re a questo risultato i ricercatori, coordinati Glyn Howatson, hanno preso come campio-ne 12 persone giovani (26 anni era l’età media) a cui sono state somministrate due bevande a base di succo di visciola concen-trato, una da 30 ml, l’altra da 60 ml. Prima e dopo a diversi intervalli di tempo sono stati sottoposti ad esame del sangue e delle urine per vedere la concentrazione di acido urico. Quello che hanno notato i ricercatori è che il succo di visciole Montmorency, pre-senti negli Stati Uniti, riduce il livello nel sangue sia di acido urico che di proteina C-reattiva, un marker infiammatorio. Alte con-centrazioni di acido urico possono portare a sviluppare gotta ma anche un tipo di artrite molto dolorosa e particolarmente invalidan-te in quanto tende a far gonfiare molto le articolazioni. L’acido urico che non si riscontrava più nel sangue era aumentato invece nell’urina e quindi poteva essere naturalmente smaltito dal corpo. Tutto ciò era avvenuto sia che si somministrassero 30 ml che 60 ml di succo e secondo i ricerca-tori, gli effetti benefici, riscontrati sarebbero da imputare alla presenza nelle visciole degli antociani, potenti antiossidanti. C. S. INFEZIONI DA CLOSTRIDIUM DIFFICILE, FINO A 700 MILA CASI ALL’ANNO Sono circa 450-700 mila ogni anno in Italia le persone colpite da infezioni correlate all’as-sistenza e quindi infezioni contratte a segui-to di ricovero ospedaliero. La causa princi-pale sarebbe il Clostridium difficile un bat-terio che provoca un elevato numero di infe-zioni ospedaliere Nell’1% dei casi si stima addirittura che esse siano la causa diretta del decesso del paziente (ISS, 2009). I più colpiti sono gli over 65 con un incremento ancora più accen-tuato per chi supera gli 85 anni, età in cui aumenta contestual-mente la frequenza di forme cli-nicamente severe alle quali si associa un rischio di mortalità. Sebbene non tutte le infezioni siano prevenibili, è stimato che circa il 30% è potenzialmente evitabile con l’adozione di misu-re preventive efficaci. La singola azione di igiene delle mani è stata riconosciuta come uno degli elementi centrali per pro-teggere il paziente dalla trasmis-sione crociata di microrgani-smi. Nonostante ciò, vi sono numerose evidenze di scarsa adesione a questa pratica da parte dei professionisti sanitari: il tasso di personale sanitario che si lava le mani raramente supera il 50%. Negli ultimi anni, la letteratura scientifica ci ha fornito utili strumenti per valu-tare il rischio di queste infezioni e, laddove possibile, cercare di valutarle e prevenirle con l’at-tuazione di misure di controllo e linee guida. Proprio uno stu-dio americano SENIC (Study in the Efficacy of Nosocomial infection Control) condotto dal 1980 al 1990 che ha coinvolto 338 ospedali, dimostrerebbe come in assenza di monitorag-gio, l’incidenza delle infezioni ospedaliere tende ad aumentare drasticamente. In Italia non esi-ste un sistema di sorveglianza delle infezioni correlate all’assi-stenza, anche se numerosi studi di prevalenza e di incidenza, che hanno interessato ospedali con alcuni reparti a rischio, hanno riportato una frequenza di infe-zioni ospedaliere paragonabile a quella rilevata nei paesi anglo-sassoni e in alcuni casi superio-re. Anche le ricadute economi-che dell’infezione appaiono rile-vanti tratto da Salute.it per il SSN: le infezioni da Clostridium difficile sono asso-ciate ad un prolungamento della degenza ospedaliera (secondo dati USA da 2,6 a 4,5 giorni) e richiedono spesso anche la riammissione in ospe-dale e l’effettuazione di indagini diagnostiche mirate (laboratori-stiche, radiologiche, endoscopi-che). Tratto da: www.sanitaincifre.it www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 19
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  • 21. IL MERCURIO NEI PESCI. QUALE PERICOLO? La sua "tossicità" nei confronti degli organi-smi animali dipende dalla capacità di denaturare le proteine e quindi dare origi-ne ad una serie di lesioni che possono com-promettere la funzionalità di vari organi. La presenza di mercurio nel mare dipende sia dal "dilavamento" dei terreni da parte dei corsi di acqua superficiale, sia dagli sversamenti delle industrie che lo utilizzano. Il Mar Tirreno, nella zona prospiciente il Monte Amiata, ha una con-centrazione relativamente più elevata di mer-curio per la presenza di minerali che ne sono ricchi e che vengono appunto "dilavati". Gli organismi marini assorbono il mercurio pre-sente nelle acque; all'interno di essi avvengono delle reazioni che modificano la struttura del metallo trasformandolo nella forma organica metilmercurio. La concentrazione di metil-mercurio nei pesci varia in funzione del loro periodo di vita e soprattutto della loro posizio-ne nella catena alimentare marina. Ad esem-pio, i pesci predatori adulti, come i tonni, pos-sono avere una concentrazione più elevata rispetto alle sardine. Il metilmercurio presente nel pesce è maggiormente "biodisponibile" di quello inorganico; consumando carni di pesce "contaminate" ci sono maggiori possibilità che il mercurio si diffonda nei vari organi e tessuti, incluso quello nervoso, dove può esercitare la sua azione tossica. La tossicità del mercurio fu scoperta per la prima volta nel 1956 in Giappone. Un'industria aveva scaricato nella baia di Minamata rifiuti contenenti importanti quantità di mercurio. Molte persone, che ave-vano consumato prodotti ittici provenienti da quella zona, manifestarono lesioni neurologi-che che furono poi correlate proprio al mercu-rio che aveva contaminato i pesci. Vennero prese immediate misure per la proibizione del consumo di prodotti ittici provenienti da quella Il mercurio è un elemento pre-sente allo stato naturale in diversi minerali. Ha la capacità di "attaccare" alcuni microrga-nismi come il Treponema e per questo motivo è stato lunga-mente usato come farmaco contro la sifilide. Per le sue proprietà chimico-fisiche è stato e viene attualmente impiegato in numerosi settori industriali (farmaceutico, cosmetico, metallurgico, elet-tronico, ecc.) zona e venne deciso di imporre dei limiti di tol-leranza di mercurio nei pesci. Tali limiti si col-locano da 0,5 e 1 mg di mercurio per ogni kg di pesce e furono organizzati sistemi di con-trollo per evitare che prodotti ittici contaminati venissero consumati. Grazie ai controlli esi-stenti al momento attuale, si può affermare che il pesce in commercio sia privo di pericoli dipendenti dal mercurio. Tale pericolo è assen-te anche nei prodotti conservati, come il tonno in scatola, in quanto i pesci vengono sistemati-camente controllati prima di essere sottoposti alla lavorazione. Un pericolo potrebbe derivare dal consumo di pesci provenienti da mercati illegali e pescati in zone particolarmente inqui-nate. Si tratta però di un problema che non dovrebbe riguardare il nostro Paese e neanche i pesci del Tirreno, che da millenni vengono consumati senza che si siano verificati episodi di intossicazione. (A.M.) www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 21
  • 22. NIENTE PIÙ BRUFOLI GRAZIE ALL'UVA Ricercatori californiani hanno scoperto che il resveratrolo può indebolire i batteri che cau-sano l'acne, aiutando così migliaia di tee-nager Il resveratrolo, un fenolo antiossidante che si trova nel-l'uva ha la capacità di inibire la crescita dei batteri che causa-no l'acne. Il team californiano ha anche scoperto che la combi-nazione di resveratrolo con un farmaco comune contro l'acne, il perossido di benzoile, può migliorare l'efficacia del princi-pio attivo.Apparentemente l'uso di un antiossidante, il resvera-trolo, in combinazione con un ossidante, il perossido di ben-zoile, può apparire un contro-senso. "Inizialmente abbiamo pensato che, poiché le azioni dei due composti si oppongono, l'associazione avrebbe annullato l'uno gli effetti dell'altro, ma non è stato così - ha detto Emma Taylor, primo autore dello studio e docente di dermatologia presso la David Geffen School of Medicine - Questo stu-dio dimostra che la combinazio-ne di un ossidante ed un antios-sidante può migliorare l'efficacia di entram-bi.” I ricercatori hanno coltivato in laboratorio i batteri che cau-sano l'acne e poi hanno sommi-nistrato alle colonie batteriche diverse concentrazioni di resve-ratrolo e di perossido di benzoi-le, sia da soli che insieme. È stata dimostrata l'efficacia del perossido di benzoile nell'ucci-dere i batteri a qualsiasi concen-trazione ma l'effetto non durava oltre le 24 ore. Il resveratrolo, al contrario, non ha avuto una forte capacità di uccidere, ma inibiva la crescita batterica per un periodo di tempo più lungo. Sorprendentemente, i due com-posti insieme si sono dimostrati la soluzione più efficace nel ridurre la conta batteri-ca. "Era come combinare il meglio dei due mondi e che offre un duplice attacco sui bat-teri" ha detto l'autore senior Jenny Kim. Non solo, il perossi-do di benzoile è tossico per la pelle umana che infatti diventa rosso e irritata se sottoposta a un trattamento ad alta concen-trazione. Utilizzando in combi-nazione i due composti, oltre a ridurre la concetrazione di perossido di benzoile nei farma-ci, si può sfruttare anche il pote-re antinfiammatorio del resve-ratrolo, riducendo così l'irrita-zione a carico della pelle. Tratto da: teatronaturale.it del 6 ott 2014 IL DECALOGO ANTISPRECO DELL’UNIONE CONSUMATORI La lotta allo spreco inizia al supermercato, quando si fa la spesa e pro-segue a casa, nel conservare i cibi nella maniera adeguata. Ecco un rapido decalogo dell'Unione Nazionale Consumatori per limitare i prodotti che finiscono nella spazzatura: 1) prima di andare al supermercato, preparare la lista della spesa, pia-nificando i pasti della settimana; 2) scegliere gli alimenti con una vita residua più lunga (spesso sono quelli meno in vista negli scaffali del supermercato); 3) non fare la spesa a stomaco vuoto: il carrello si riempirà più facil-mente di prodotti inutili; 4) occhio ai formati convenienza: il 3X2 conviene solo se si consuma effettivamente il prodotto, altrimenti aumenta solo il rischio che fini-sca nella spazzatura; 5) una volta a casa, riporre con attenzione la spesa: gli alimenti più "nuovi" con una data di scadenza più lontana vanno dietro, mentre avanti vanno riposti quelli più vecchi per consumarli prima; 6) la tempe-r a t u r a ideale per il frigorifero è di 4 gradi; 7) riporre, in frigo, ogni alimento nel posto giusto (frutta e verdura nei cassetti: pesce e carne cruda al primo piano; carne cotta al secon-do; affettati e formaggi più in alto; conserve aperte e uova ancora più su): in questo modo gli alimenti si conserveranno più a lungo; 8) congelare gli alimenti che avanzano scrivendo sul contenitore la data; 9) ricordare che gli alimenti scongelati e poi cotti possono essere ricon-gelati; 10) consiglio della nonna: prima di buttare, aprire, odorare, assaggiare e poi decidere! (A.M.) 22 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
  • 23. BRUCELLOSI: COS'È E COME DIFENDERSI La brucellosi è una zoonosi, cioè una malattia che può essere trasmessa all'uomo dagli animali infetti. Per identificare questa malattia vengono impiegati diversi sinonimi che derivano o dalle aree geografi-che più colpite (come febbre mediterranea, febbre maltese, febbre di Cipro, febbre di Gibilterra) o dalla discontinuità della patologia (come febbre ondulan-te e febbre intermittente) CAUSE E TRASMISSIONE È causata dall'azione di batteri gram negativi che appartengono al genere Brucella e del quale esistono sette spe-cie, di cui quattro possono risultare patogene anche per l'uomo. Le principa-li vittime della brucellosi sono diversi tipi di animali come ad esempio bovini, ovini, suini, cani, capre, cervi, ecc. Al contempo però questo tipo di malattia può essere trasmessa all'uomo median-te contatto diretto con animali infetti (attraverso le loro deiezioni, secrezioni e prodotti dell'aborto) oppure in seguito all'ingestione di prodotti di origine ani-male contaminati. Nel primo caso, coloro che per esigenze professionali sono generalmente a con-tatto con il bestiame (come ad esempio i veterinari, gli allevatori, gli agricoltori, i cacciatori oltre chi manipola la carne animale come i macellai) sono conside-rati la categoria più a rischio di brucello-si ed il contagio può avvenire o per ina-lazione o attraverso ferite, anche piccole, della pelle di tali soggetti. Nonostante ciò, la via di trasmissione più comune è quella alimentare attraverso il consumo sia di carne cruda o poco cotta soprattutto di bovini, ovini e suini, sia di prodotti infestati e contaminati (come ad esempio latte fresco e suoi derivati: panna, latticini, formaggi freschi, ecc.), perché non essendo stati sottoposti a processi di pastorizzazione, non è garan-tita l'eliminazione di microrganismi patogeni eventualmente presenti nell’a-limento. SINTOMI Solitamente, in caso di avvenuto conta-gio da brucellosi, l'esordio della malattia è improvviso e avviene dopo qualche set-timana dall'infezione. La sintomatologia è aspecifica e spesso viene confusa dai medici per banali disturbi come ad esempio un'influenza. Infatti tra i segni e i sintomi più frequenti vi sono febbre, sudorazione (spesso maleodorante), debolezza, perdita dell'appetito, dolori muscolari, mal di schiena e mal di testa. In particolare, la febbre, segno più comune della brucellosi, inizialmente ha un andamento irregolare con sbalzi della temperatura corporea durante il giorno, mentre invece nel caso in cui la malattia non viene curata, la stessa è caratterizzata da un andamento "ondu-lante", cioè la temperatura corporea sale e scende continuamente nel corso della settimana. TERAPIA In genere, nell'uomo la brucellosi ha un decorso benigno e viene trattata asso-ciando più farmaci antibiotici per un periodo prolungato, al fine di scongiura-re le possibili recidive, ricordando sem-pre che essi devono essere prescritti dal medico curante. CONSIGLI Per prevenire l'insorgenza di questa malattia, è utile che i consumatori seguano dei piccoli accorgimenti. In generale è bene evitare il consumo di prodotti alimentari non pastorizzati o poco cotti, mentre riguardo alle catego-rie professionali che sono più esposte al rischio di infezione, si consiglia di adot-tare le necessarie misure igieniche pre-ventive (guanti, mascherine, occhiali protettivi, ecc.) al fine di limitare più possibile il potenziale contagio da parte degli animali infetti. (M.B.) SCOPERTA LA CAUSA DEL PARKINSON Tremori, rigidità muscolare e difficoltà a controllare il pro-prio corpo sono alcuni dei sintomi del Parkinson, che ha un'età media di esordio intorno ai 60 anni ma a volte può manife-starsi anche prima dei 40. I ricercatori dell'Istituto di neuroscienze (In-Cnr) di Milano, coordinati da Maria Passafaro, in colla-borazione con colleghi GIOVANILE dell'Istituto auxologico italiano di Milano, diretti da Jenny Sassone, hanno scoperto il meccanismo moleco-lare di una proteina chiamata parkina, la cui assenza causa la morte dei neuroni dopaminergici che hanno un ruolo chiave nel controllo dei movimenti, caratteri-stica principale della malattia neurodegenerativa. Lo studio potrebbe aprire la strada a nuove strategie tera-peutiche per rallentare il decorso del Parkinson giova-nile. "La causa più frequente della forma giovanile del Parkinson sono le mutazioni in un gene nominato Park2, il quale codifica per la parkina, ossia contiene le istruzioni su come ‘costruire' la proteina", spiega Maria Passafaro. "Le mutazioni alterano la trasmissione del glutammato, il neurotrasmettitore amminoacido più diffuso nel sistema centrale nervoso, e possono indur-re la morte nei neuroni dopaminergici della sostanza nera, situata nel mesencefalo, tramite un meccanismo molecolare chiamato eccitotossicità". L'identificazione del meccanismo molecolare permetterà in futuro di scoprire se la modulazione farmacologica del recettore possa avere un ruolo non solo nel controllo dei sintomi ma anche nel rallentare il processo neurodegenerativo in questa forma genetica di Parkinson. "La parkina, infatti, sembrerebbe interagire con uno specifico recet-tore glutammatergico (il recettore ionotropico per il kainato Kar) e ne regola l'espressione, cioè la presenza nei neuroni, tramite un processo conosciuto come ubi-quitinizzazione", prosegue la ricercatrice dell'In-Cnr. "Nei pazienti con la mutazione del gene Park2 si ver-rebbe a perdere la normale funzione della parkina con conseguente accumulo patologico del recettore Kar, che causa un incremento di concentrazione di glutammato nei neuroni, alterando così l'attività sinaptica e condu-cendo le cellule alla morte". Lo studio è stato finanzia-to dalla fondazione Cariplo e dal ministero della Salute. Hanno collaborato alla ricerca: l'Istituto italiano di tec-nologia di Genova, il Dipartimento di bioscienze dell'Università di Milano, l'Università di Bordeaux e il Dipartimento di neurologia della Università di Juntendo di Tokyo, diretto da Nobutaka Hattori che nel 1998 aveva identificato la mutazione del gene Park2. www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 23
  • 24. DIRITTO & NUOVE TECNOLOGIE PRIVACY, PA E AZIENDE ANCORA POCOATTENTE AI CITTADINI a cura di Massimo Farina, Consulente e Docente in Diritto dell’Informatica e delle Nuove Tecnologia http://www.massimofarina.it/ http://www.diricto.it/ prima parte Agennaio 2014, il Decreto Legislativo n. 196/03 (meglio noto come “Codice della Privacy”) ha compiuto i suoi primi dieci anni di vigenza ma, nonostante il lungo periodo trascorso, nella newsletter n. 392 del 17 settembre 2014, pubblicata nel sito dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali (http://www.garanteprivacy.it/), si legge il seguente bilancio, relativo al primo semestre del 2014: “196 ispezioni, sanzioni per oltre 2 mln e mezzo di euro già riscossi dall'erario, 24 segnalazioni all'au-torità giudiziaria […]. Nel corso del semestre, inoltre, sono stati avviati 299 procedimenti sanzionatori, in prevalenza per omessa informativa e trattamento illecito di dati, […]; tra le ipotesi di reato segnalate alla magistratura, prevalgono casi di mancata adozione delle misure minime di sicurezza e violazioni dello Statuto dei lavo-ratori”. Si tratta di un bilancio poco rassicurante, che risulta ancor più preoccupante se si considera che la materia era già disciplinata dal 1996 con la legge n. 675. Una fonte, quest’ultima, alla quale va riconosciuto il grande merito di aver diffuso la consapevolezza del-l’esistenza di una sfera intangibile degna di tutela per ciascun indi-viduo. La suddetta Legge ha, però, dimostrato una capacità appli-cativa assai scarsa e con il Codice della Privacy si volle interrompe-re l’atteggiamento inerte di tutti coloro che, con totale indifferenza, rifiutavano consapevolmente l’adeguamento alla politica del rispet-to della riservatezza altrui. Così il legislatore si pose l’obbiettivo di rompere col passato attra-verso di razionalizzazione e semplificazione della materia attraver-so un Testo Unico chiaro e semplice. Allo stesso tempo, si cercò di scongiurare il pericolo di vivere la nuova disciplina in assenza di effettività mediante la stipulazione di 196 ispezioni, san-zioni per oltre 2 mln e mezzo di euro già riscossi dall’erario, 24 s e g n a l a z i o n i all’autorità giudi-ziaria. Questo in sintesi il bilancio dell’attività ispetti-va e sanzionatoria del Garante privacy nei primi sei mesi dell’anno, dal quale emergono, in sostanza, una scarsa informazione agli utenti sull’uso dei dati perso-nali da parte di Pa e privati, ancora numerosi trattamenti illeciti e poca attenzione alle misure di sicurezza. Gli accertamenti hanno riguardato in particolare il mobile payment; le app mediche, l’attività di telemar-keting svolta dai call center operanti all’estero; l’intermediazione immobiliare; le strutture alberghiere; l’e-commerce; la verifica delle misure di sicurezza degli utenti delle reti tlc e Internet; il trasferimento di dati verso Paesi extra Ue. Di particolare importanza l’attività ispettiva effettuata presso i principali snodi Internet italiani (Ixp) al fine di veri-ficare il livello di protezione dei dati personali che in essi transitano e il grado di sicurezza delle comunicazioni elettroniche nel nostro Paese. Nel corso del semestre, inoltre, sono stati avviati 299 procedimenti san-zionatori, in prevalenza per omessa informativa e trattamento illecito di dati, e, per la prima volta, è stata contestata una sanzione a una socie-tà telefonica per non aver tempestivamente segnalato al Garante e omesso di segnalare agli utenti, una violazione della sicurezza dei dati personali (data breach), venendo così meno all’obbligo di comunica-zione imposto dalla recente normativa. Tra le ipotesi di reato segnalate alla magistratura, prevalgono casi di mancata adozione delle misure minime di sicurezza e violazioni dello Statuto dei lavoratori. Varato anche il piano ispettivo per il secondo semestre 2014 che prevede sia la prosecuzione dei controlli già avviati sia l’individuazione di nuovi ambi-ti di intervento. L’attenzione del Garante si accentrerà, in particolare, sui trattamenti di dati effettuati da medici di base, pediatri, istituti bancari, società di recupero crediti, sulle Pa che mettono a disposizione degli utenti l’accesso a Internet tramite reti wi-fi gratuite, sull’adozione delle misure di sicurezza a protezione dei dati sensibili trattati da soggetti pubblici e privati. Previste duecento ispezioni che verranno effettuate anche in collaborazione con il Nucleo speciale privacy della Guardia di finanza. Per quanto riguarda medici e pediatri gli accertamenti dovran-no verificare, tra l’altro, l’impiego di programmi che prevedono la con-servazione di dati sensibili presso terzi e la loro eventuale condivisione, mentre per il settore bancario si controllerà il rispetto delle regole det-tate dal Garante sulla tracciabilità delle operazioni. tratto da: www.garanteprivacy.it/ web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/3389482 24 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
  • 25. IL CODICE DELLA PRIVACY HA COMPIUTO DIECI ANNI un apposito protocollo d’intesa, mediante il quale l’Autorità Garante demandava la fun-zione di controllo alla Guardia di Finanza. Nonostante i chiari intendimenti sopraccitati, i dati diffusi dall’Autorità Garante sono poco rassicuranti e, a parere di chi scrive, le ragio-ni di ciò sono ricollegabili, da una parte, alla rapida evoluzione delle tecnologie informati-che e telematiche; dall’altra, alla carente for-mazione/ informazione in materia di tutela dei dati personali. Sul primo versante, sono presenti chiare indicazioni anche nella newsletter n. 392/14 del Garante Privacy, ove si dichiara che le ispezioni hanno “riguardato in particolare il mobile payment; le app mediche, […] la verifica delle misure di sicurezza degli uten-ti delle reti tlc e Internet; il trasferimento di dati verso Paesi extra Ue”; a ciò si aggiunga il trattamento di dati mediante servizi erogati in modalità cloud computing, in tutte le sue molteplici varianti, e il repentino sviluppo delle Smart Cities, che non può prescindere da attente valutazioni relative alla protezione dei dati personali, fin dal momento della pro-gettazione degli oggetti intelligenti (cosiddet-ta “privacy by design”). Tutte queste nuove modalità di trattamento (e tutte le altre in divenire) si stanno imponendo troppo velo-cemente e pongono sempre maggiori e nuovi pericoli per la sicurezza dei dati personali. Per quanto concerne l’aspetto formativo/informativo, a parere di chi scrive, gran parte delle infrazioni alle disposizioni del Codice della Privacy sono determinate dalla scarsa conoscenza della “norma”, che spesso induce le imprese ad inquadrare gli adempimenti privacy come un mero appe-santimento delle procedure interne e non come un modus operandi da adottare per la tutela, in senso lato, anche dell’azienda (e non solo delle persone). In questa sede, con l’intento di fornire un utile contributo informativo, senza pretesa di completezza, si illustreranno i principali punti della disciplina dettata in materia di protezione dei dati personali. LE DEFINIZIONI Ai sensi dell’art. 5 del D.lgs.196/03, l’oggetto della tutela è il trattamento dei dati. Ciò signi-fica che l’attenzione del legislatore è rivolta alle modalità di utilizzo dei dati da parte del titolare. È doveroso, a questo punto, chiarire alcune espressioni lessicali che, nel lin-guaggio comune, potrebbero essere intese con una valenza diversa da quel-la utilizzata nel Codice della Privacy. Il riferimento è all’articolo 4, apposita-mente rubricato “definizioni”. Il “trattamento” è “qualunque opera-zione o complesso di operazioni, effet-tuati anche senza l’ausilio di strumenti elettronici, concernenti la raccolta, la registrazione, l’organizzazione, la con-servazione, la consultazione, l’elabora-zione, la modificazione, la selezione, l’estrazione, il raffronto, l’utilizzo, l’in-terconnessione, il blocco, la comunica-zione, la diffusione, la cancellazione e la distruzione di dati, anche se non registrati in una banca di dati”. Va sottolineato che per poter rientrare nel concetto di trattamento è sufficien-te il compimento di una sola operazio-ne tra quelle elencate. La definizione è talmente ampia da comprendere anche il trattamento senza ausilio di strumenti informatici. Per quanto concerne l’oggetto principale del trattamento, questo è il dati “dato persona-le”, ossia “qualunque informazione relativa a persona fisica, identificata o identificabile, anche indirettamente, mediante riferimento a qualsiasi altra informazione, ivi compreso un numero di identificazione personale”; all’interno di questa macrocategoria, la disci-plina individua i “dati sensibili” e i “dati Giudiziari”. Si tratta di informazioni di carat-tere più intimo del semplice dato personale e per le quali sono richiesti più elevati gradi di tutela. I primi sono “i dati personali idonei a rivela-re l'origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le opi-nioni politiche, l'adesione a partiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale, non-chè i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale”; i secondi sono i “dati personali idonei a rivelare provvedi-menti […] in materia di casellario giudizia-le, di anagrafe delle sanzioni amministrative dipendenti da reato e dei relativi carichi pen-denti, o la qualità di imputato o di indagato […]”. Colui che esegue il trattamento dei dati per-sonali altrui è denominato “titolare”; il sog-getto (persona fisica) al quale si riferiscono le informazioni è ,invece, l’”interessato”. Ancora, “La persona fisica, giuridica o l’ente, che decide sulla finalità, la modalità del trat-tamento e sugli strumenti utilizzati per esso” (cioè il titolare del trattamento), può nomi-nare uno o più soggetti “responsabili del trattamento dei dati” con poteri determi-nati dallo stesso titolare attraverso l’atto di nomina. Tutti coloro che effettivamente pren-deranno cognizione diretta dei dati (per esempio gli impiegati) sono denominati “incaricati”. A questi ultimi dovranno esse-re impartite precise istruzioni esecutive, da parte del titolare o del responsabile, riguar-danti le modalità di trattamento dei dati. Questa, in maniera assai semplificata, è la suddivisone dei compiti “privacy” all’interno della struttura aziendale. segue sul prossimo numero www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 25
  • 26.
  • 27. LA BIBLIOTECA DEL CONSUMATORE INVESTIGAZIONE STRATEGICA Perché la verità non rimanga l'unico segreto di Mario Paganini Editrice: Centopagine Euro 10,00 LA RIVOLTA DEL CORRENTISTA Come difendersi dalle banche e non farsi fregare di Mario Bortoletto editrice: www.chiarelettere.it euro 10,00 “Quella raccontata da Mario Bortoletto è una storia di straordinaria resistenza personale. Bortoletto, da solo, è riuscito a mettere in luce i meccanismi nasco-sti con i quali le banche lucrano sui conti correnti dei cittadini. E ha aperto un mondo, prima sconosciuto.” Riccardo Iacona “Un giorno ti svegli e non hai più niente. Tutto quel-lo che avevi ottenuto con i sacrifici di una vita diven-ta proprietà della banca. Disperazione e notti inson-ni, non ti rimane altro, nemmeno l'età per ricomin-ciare. Ti prendono tutto, anche quello che in realtà non gli è dovuto. Molte persone credono di essere debitrici nei confronti deller banche mentre in realtà sono creditrici. Mi auguro che questo libro possa aiu-tarle ad avere giustizia.” Mario Bortoletto Imprenditore edile di Padova, Mario Bortoletto ha avviato una serie di contenziosi con diversi istituti ban-cari. Ha ricevuto risarcimenti per migliaia di euro. Dal 2013 è vicepresidente nazionale del movimento “Il delitto di usura”, che tutela le vittime di usura ed estor-sione bancaria. Come dice Ferdinando Imposimato nella prefazione, il libro riguarda un tema che interessa "non solo i professionisti – polizia giudiziaria, investigatori priva-ti, avvocati che svolgono le indagini difensive, pubblici ministeri ed esperti nelle varie materie della scienza, dell'arte, della cultura – ma tutte le persone, qua-lunque sia la loro attività". Infatti siamo tutti un po' detective: responsabili di organizzazioni, colleghi, genitori, psicologi, insegnanti, amici. Tutti impegnati nell'arte dell'investigazione nella ricerca della verità. IO SO E HO LE PROVE Così le banche imbrogliano il correntista di Vincenzo Imperatore editrice: www.chiarelettere.it euro 13,00 Io so e ho le prove. Non sono la vittima di un sistema ma quel sistema ho contribuito a costruirlo. Questo libro racconta le tante irregolarità che i fun-zionari di banca hanno praticato e continuano tutt'oggi a praticare. E' una testimonianza dall'interno, affinché non esistano più segreti, alibi o ipocri-sie. Non pareggerà i conti, ma adesso posso finalmente dire di aver fatto qual-cosa dalla parte del correntista. www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 27
  • 28. TELEFONINO "ODI ET AMO" Non sempre il consumatore riesce ad avere il controllo sul proprio traffico telefonico e il risultato è il più delle volte un estratto conto dalle cifre stella-ri. D'altra parte le compagnie telefoniche, spesso, attivano alcuni servizi senza che l'utente ne abbia mai fatto richiesta: si tratta, in alcuni casi, di "pratiche commerciali scorrette", ma alle volte anche di semplici disat-tenzioni da parte dei consuma-tori Vediamo, dunque, quali sono i casi più fre-quenti denunciati agli sportelli dell'Unione Nazionale Consumatori: - durante l'utilizzo di un’App sul proprio smart-phone, inavvertitamente si clicca su un banner pubblicitario, che attiva un servizio a pagamen-to non richiesto; - l'operatore telefonico attiva servizi non richiesti; - durante un viaggio all'estero oppure fuori dalla copertura dell'operatore telefonico, il roaming dati scarica il traffico telefonico; - le App si aggiornano automaticamente scarican-do traffico dati. ED ECCO COME DIFENDERSI: - chiamare il proprio operatore telefonico e chie-dere la disattivazione del servizio non richiesto; - chiedere al proprio operatore telefonico di disat-tivare i servizi che non sono ritenuti necessari; - quando non si vuole effettuare traffico dati all'e-stero o fuori dalla copertura del proprio opera-tore telefonico, è necessario disattivare il roa-ming dati per evitare di incorrere in tariffe aggiuntive per la navigazione web, l'utilizzo del-l'e- mail, MMS e altri servizi dati; - selezionare nelle impostazioni dello smartphone l'aggiornamento solo se autorizzato dall'utente. Fa sorridere l'espressione "acquisti indesiderati": insomma, com'è possibile che ci si ritrovi a pagare per qualcosa che non abbiamo voluto comprare? SE LA BOLLETTA TELEFONICA LIEVITA A NOSTRA INSAPUTA di Monica Satolli Solo qualche anno fa, per "costringe-re" un consumatore ad acquistare qualcosa a sua insaputa avremmo dovuto immaginare l'abile gesto del com-messo che distrae il cliente per introdur-re furtivamente nel suo carrello una sca-toletta di tonno in più. Naturalmente si tratta di situazioni impossibili! Oggi, invece, grazie allo sviluppo della società digitale, i servizi non richiesti sono all'ordine del giorno: ciascuno di noi probabilmente già paga sul suo abbo-namento telefonico per una segreteria o qualche altra diavoleria attivata a nostra insaputa. Gli sportelli dell'Unione Nazionale Consumatori raccolgono quotidiana-mente una montagna di segnalazioni riguardanti in particolare il settore della telefonia. Il fenomeno dei servizi non richiesti (con costi medi di 5 euro a settimana per rice-vere sms, oroscopi, news di gossip, etc.) è davvero inarrestabile: ad insaputa del-l'utente vengono attivati nuovi contratti spesso approfittando di app o banner sui siti più popolari. Purtroppo in questi casi gli utenti (o almeno quelli che si accor-gono dell'abuso) non sanno come com-portarsi perché rivolgendosi al proprio operatore telefonico ci si sente risponde-re che la responsabilità è dei singoli for-nitori. Su questo si stanno facendo approfondi-menti, perché crediamo che sia lecito aspettarsi che i gestori di telefonia faccia-no di più per proteggere i propri clienti... Ma intanto è importante sapere che è possibile prevenire questo fenomeno chiedendo al proprio operatore il "bar-ring sms", ovvero lo sbarramento verso tutti gli sms a pagamento non richiesti. Un altro consiglio per evitare sorprese è quello di controllare analiticamente la bolletta per scovare eventuali attivazioni non richieste, cioè quelle non concorda-te nel contratto. Insomma basta fare un po' di attenzione: di questi tempi ritrovarsi a pagare in bol-letta qualcosa che non abbiamo acqui-stato ci sembra troppo. E qui, davvero, non c'è nulla da ridere. 28 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
  • 29. Il Comune di Vattelapesca cita Lisandro davanti al tribunale di Agrigento, intiman-dogli lo sfratto per morosità. Afferma che Lisandro occupa senza titolo un immobile comunale, e non ha mai corrisposto alcun canone. Il tribunale di Agrigento accoglie la domanda di rilascio con sentenza del 3 giugno 2008. Lisandro propone appello e la corte d’appello di Palermo, con sentenza del 20 ottobre 2011, gli dà ragione. Osserva la corte che "dalla esposizione giuri-dica dei fatti contenuta in citazione, la richie-sta di rilascio dell’immobile si fonda sulla mancanza di un valido titolo contrattuale che legittimi il godimento e l’uso del bene da parte del convenuto, che non a caso viene qualificato come occupante. Ora, la domanda di restituzione di un immobile detenuto senza titolo che si fonda sulla responsabilità extracontrattuale del detentore in quanto gode abusivamente di un bene senza alcuna legittimazione, è certamente diversa dalla domanda di sfratto per morosità, che è basa-ta sulla risoluzione per inadempimento di un contratto locativo. […] Invero, lo speciale procedimento di convalida di sfratto per morosità, previsto dall’art. 658 cpc, conclu-dendosi necessariamente con una pronuncia di risoluzione del vincolo contrattuale, pre-suppone necessariamente l’esistenza di un contratto di locazione del quale si chiede la cessazione per l’insolvenza del conduttore e non è utilizzabile per far valere ragioni di cre-dito inerenti ad un rapporto ritenuto inesi-stente al momento dell’intimazione, come nella specie". Il Comune propone ricorso per cassazione, lamentando fra l’altro una ultrapetizione da parte della corte d’appello. La sesta sezione civile della corte di cassazio-ne decide sul ricorso del Comune con sen-tenza n. 22531, depositata il 23 ottobre 2014. La sentenza comincia in modo poco promet-tente per il ricorrente, visto che la corte ne critica l’"esposizione inutilmente lunga" e sostiene che la deduzione di ultrapetizione è DIRITTO &ROVESCIO CASI DI GIURISPRUDENZA a cura di Agostino Mela, avvocato cassazionista www.avvocatoagostinomela.it TUTTO PUÒ SEMPRE SUCCEDERE ALL’ULTIMO GRADO stata fatta "confusamente". Tuttavia il film è a lieto fine per il Comune ricorrente, perché la corte ritiene fondato il suo ricorso per una ragione giuridica diversa da quella specificamente indicata dal Comune e individuata d’ufficio: "La Corte territoriale, una volta compiuta l’o-perazione di qualificazione, ha considerato la circostanza a monte della proposizione della domanda per come qualificata come deter-minativa della non decidibilità nel merito, ma giustificativa della sua reiezione, in quan-to il Comune l’aveva proposta con le forme del procedimento per convalida di sfratto, che non consentivano di proporla con riferi-mento a quella qualificazione, ritenuta giusta dalla stessa Corte. In tal modo la Corte territoriale ha fatto discendere dall’erroneo utilizzo a suo dire della forma di esercizio speciale dell’azione con il procedimento per convalida, la conse-guenza del rigetto nel merito della domanda per come qualificata. Ha cioè considerato come ragione di rigetto nel merito un errore di proposizione della domanda con il rito speciale e, dunque, una ragione di mero rito. Viceversa, essendosi ormai il procedimento trasformato in procedimento a cognizione piena, la decisione sulla domanda per come qualificata dalla Corte sarebbe dovuta avveni-re con lo scrutinio dei suoi eventuali presup-posti di fondatezza. La Corte doveva cioè esaminare se l’occupa-zione del L. fosse nei confronti del Comune […] assistita o meno da un titolo ad esso opponibile nella sua veste di proprietario del-l’immobile. Al contrario la Corte territoriale ha rigettato la domanda pur qualificata di occupazione senza titolo in ragione del solo suo esercizio erroneo con un atto introduttivo nelle forme del procedimento per convalida. La riprova è che nessun riferimento si fa allo svolgimento della domanda a seguito della trasformazione del rito ed alla sua incidenza. www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 29
  • 30. Per comprendere davvero quanto costa un prodotto, noi consumatori dovremmo fare attenzione a quanto paghiamo per le piccole cose, al vero valore della materia prima, osservando magari con scrupolo il prezzo "al chilo". Cominciamo dalla spesa alimentare e pren-diamo ad esempio i prodotti confezionati (c.d. IV gamma) per scoprire che se il costo di una busta di insalata può sembrarci a prima vista modesto, basterebbe fare atten-zione a quello espresso "al chilogrammo” per cambiare idea: una busta di lattuga da 80 grammi pronta per l'uso costa circa 1 euro, cioè 12 euro al kg! Ed ancora, una buona marmellata in confezione di vetro del peso di 250 grammi raramente supera i 5 euro al kg. Se però si decide di acquistare le confezioni "monodose" ecco che il prezzo sale vertigino-samente e può arrivare anche a 15 euro al kg. Certamente bisogna considerare che le confe-zioni monodose e quelle della IV gamma QUANTO COSTA AL CHILO UN IPHONE 6? Siamo in deflazione, ma questo non significa che i prezzi di beni e servizi siano a buon merca-to. In passato sono saliti a tal punto da dare il via alle attuali difficoltà delle famiglie e tuttora ci sono prodotti, anche tra quelli di tutti i giorni, che costano ancora uno sproposito richiedono un lavoro aggiuntivo di prepara-zione e consentono di evitare molti sprechi. Ma a mio avviso un simile boom dei prezzi non è sempre giustificato. C'è poi il fantastico mondo di snack e dolciu-mi vari che tra poco torneranno nei super-mercati, assalendoci con spot televisivi per tutti i gusti. E qui, davvero, facendo un po' di conti, c'è da mettersi le mani nei capelli: secondo un'indagine pubblicata da Agostino Macrì qualche tempo fa sul suo Blog sicurez-zalimentare. it, infatti, i deliziosi cioccolatini "Rocher" (prodotti dalla Ferrero) nelle comu-ni scatole rettangolari costano 27 euro al Kg. Gli stessi cioccolatini messi in una scatola piramidale arrivano a costare 37 euro! Per Natale, l'anno scorso, la Lindt ha prodot-to degli orsacchiotti in cioccolata che faceva pagare circa 30 euro al kg: la stessa cioccola-ta nelle classiche barrette ha un costo che non supera i 4-5 euro! Tutti conosciamo i fantastici m&m's: generalmente sono vendu-ti in confezioni che costano circa 9 euro al kg, ma ogni tanto i dolcetti sono lanciati sul mer-cato in confezioni particolari e il costo schiz-za ad oltre 90 euro al kg! Si potrebbe continuare a lungo nella descri-zione della variabilità del costo dei prodotti alimentari in funzione delle dimensioni e delle ricorrenze, scoprendo speculazioni e ricarichi intollerabili. Certo anche la scatola vuole la sua parte, ma non facciamoci pren-dere in giro: il consiglio allora, considerata la situazione, è quello di controllare sempre il costo al kg (o al litro) e di cercare di acqui-stare confezioni più pratiche e convenienti. A pensarci bene sarebbe utile se decidessimo di farlo non solo per i prodotti alimentari. Si scoprirebbe qualcosa di divertente: ad esem-pio che una casa in centro a Roma o a Milano può costare 0,30 euro al cm.2, mentre un iPhone 6 costa 100 euro al cm2! Per non dire di quanto ci costerebbe al chilo! Avete prova-to a fare due calcoli? Un'estate calda per la telefonia, è proprio il caso di dirlo, viste le centinaia di segnalazioni giunte agli sportelli dell’Unione Consumatori che coinvolgono i principali operatori della rete fissa e mobile del Paese TELEFONIA: COME EVITARE LE SORPRESE IN BOLLETTA Sia per email che su Twitter numerosi consumatori, nel mese di agosto, ma anche in settembre, hanno scritto denunciando amare sorprese sul conto telefonico a causa dell'attivazione di servizi non richiesti. I casi sono diversi: c'è chi navigando o gio-cando con lo smartphone si ritrova abbonato ad un servizio a paga-mento per aver accidentalmente sfiorato un banner pubblicitario; in molti, poi, denunciano di aver scoperto troppo tardi di aver supe-rato le soglie previste dal proprio piano tariffario, navigando su conte-nuti a pagamento non segnalati; così come è molto diffuso il caso di chi riceve sms con contenuti a paga-mento pur non avendone mai fatto richiesta! Se dunque vi siete ritrovati un'amara sorpresa in bolletta per aver usufruito di un servizio extra che non era segnalato, la prima cosa da fare è contattare immediatamen-te il gestore, inviando un reclamo scritto (tramite fax, portale on-line, canale dedicato o raccomandata con avviso di ricevimento) per contestare le somme ingiustamente addebitate e richiedere il rim-borso, dichiarando esplicitamente di non aver mai richiesto l'ab-bonamento. In alcuni casi l'attivazione di un servizio non richiesto avviene tramite un sms da parte dell’azienda erogatrice del servi-zio: in questo caso è necessario inviare la richiesta di blocco non solo all’operatore ma anche all’azienda. Sarà ad ogni modo l’ope-ratore a dover fornire un riscontro: se così non è (o il riscontro risulta essere insoddisfacente), ricordiamo che gli esperti dell’UNC sono a disposizione degli iscritti ed è possibile contattarli mandan-do un'email all'indirizzo uncsardegna@gmail.com, indicando nell'oggetto "servizi non richiesti". Attenzione anche alle app: alcu-ne sono a pagamento, ma anche se la maggior parte sono gratuite, capita spesso di scaricare un'applicazione apparentemente gratis, come un gioco, per poi accorgersi che qualche clic è a pagamento. Consigliamo, dunque, di controllare periodicamente il dettaglio del proprio credito al fine di evitare ulteriori sorprese ed agire tempe-stivamente; inoltre, è una buona regola selezionare nelle imposta-zioni dello smartphone l’aggiornamento (che spesso è a pagamen-to) solo se autorizzato dall’utente. 30 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
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  • 32. IL RUOLO DEL DENARO NELLA RELAZIONE DI COPPIA Quando si decide di instaurare una relazione si valutano alcuni aspetti fisici e psicologi del partner, come la sua perso-nalità, le sue intenzioni sentimentali, l’affinità e l’attrazione nella coppia. Ma avete mai pensato che anche il denaro può giocare un ruolo decisivo? IL DENARO È UN FATTORE IMPORTANTE IN UNA RELAZIONE? eDarling ha condotto recentemente un sondaggio su un campione di 233 single e ha chie-sto loro se il denaro influisce nella scelta del partner e come viene vista la gestione delle finanze all’interno della coppia. Dai risultati è emerso che il luogo comune 'i soldi non com-prano l'amore' è ancora valido, nonostante ciò sembrerebbe che il denaro sia comunque un fattore rilevante nelle relazioni di coppia. Per i single di eDarling dunque non è solo un aspetto razionale come il denaro a fare la felicità della coppia, ma piuttosto sono gli aspetti sentimentali. Solo il 5% degli intervistati sarebbe disposto a sposare qualcuno per soldi poiché l’umorismo, un comportamento gentile e una buona educazione sono per il 92% di loro gli aspetti deter-minanti nel momento di scegliere il partner. Questa è l’o-pinione di entrambi i sessi secondo i quali la ricchezza è la caratteristica meno importante per costruire una rela-zione duratura. Soldi, argomento tabù in una relazione? Anche se per molti l’argomento denaro può essere visto come un tabù nel momento di fondare le basi di una rela-zione, sarebbe meglio riuscire a parlarne apertamente e chiarificare sin dal principio i differenti punti di vista della gestione dei soldi. In primo luogo il 76% delle donne vorrebbe sapere quan-to guadagna il proprio partner, stesso discorso per il 64% degli uomini; inoltre entrambi i sessi (donne 94%, uomi-ni 86%) ritengono che dovrebbe essere lui nella coppia ad avere lo stipendio più alto e infine il 76% delle donne e il 64% degli uomini concordano sulla capacità femminile di saper risparmiare ed economizzare. Ad ogni modo non è solo questione di quanto il partner guadagna, ma anche di come il proprio partner si approc-cia al denaro. Il 62% delle donne ha risposto di essere attratta da un partner parsimonioso e attento con i soldi e piuttosto sceglierebbero 'un principe azzurro' affasci-nante ma povero (64%). Da parte loro gli uomini hanno risposto di ritenersi oculati con il denaro, di reputare il loro stile di svita benestante (72%) e di sentirsi soddisfat-ti e affermati nel campo del lavoro (75%). Un ultimo risultato della ricerca molto incoraggiante è che il 71% dei partecipanti non ha mai lasciato il partner per problemi o litigi legati ai soldi. ALLA FINE I CONTI TORNANO A conti fatti i single di entrambi i sessi sembrano essere d’accordo sulla visione del denaro all’interno di una rela-zione sentimentale e i desideri e punti di vista femminili e maschili sembrano del tutto complementari. Allora è proprio vero che per i single italiani i soldi non fanno la felicità, poiché aspirano piuttosto a ricercare nel partner valori autentici e virtù morali più profonde. Fonte: http://www.edarling.it/consigli -ricerca-partner/relazioni/relazione-e-denaro ENERGIA: ARRIVA LA STANGATA? "Il risparmio nelle bollette del 2014 è un'amara consola-zione in confronto alla stan-gata che ci aspetta dal primo ottobre". E' quanto ha dichiarato Pieraldo Isolani, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando i dati diffusi dall'Autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema idrico, in riferimento al tri-mestre 1° ottobre-31 dicem-bre 2014 Da ottobre e per tutto il trimestre suc-cessivo, gli italiani pagheranno per la luce l',7% in più, pari a circa 2 euro, con una spesa media annua per la famiglia tipo di 521 euro; per il gas l'incremento sarà del 5,4%, con una maggiore spesa trimestra-le di 19 euro pari a 1.148 euro su base annua per il cliente tipo. La causa è da ricondursi alla crisi Ucraina e ai rialzi stagionali della materia prima: ma perché gli aumenti in bolletta sono concen-trati proprio nel periodo invernale quando le famiglie sono costrette a spendere di più per il riscaldamento? Sarebbe necessario un intervento per spalmare gli aumenti, laddo-ve irrinunciabili, nel corso di tutto l'anno in modo da dare respiro alle famiglie. Inoltre, è urgente la revisione del bonus sociale elettrico e del gas a tutela dei consu-matori disagiati, soprattutto in vista dei mesi più freddi: ad oggi, infatti, sono ancora trop-po poche le famiglie che hanno accesso al bonus rispetto a quelle che ne avrebbero effettivamente bisogno; senza contare che gli importi coprono una quota troppo bassa in rapporto alla spesa annua. 32 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu