3. EDITORIALE
VOGLIAMOANCHE
IL METANO A KM ZERO?
Un affezionato lettore mi ha scritto
chiedendo il parere sulle divergenze
sorte dopo che alla Regione è stata
richiesta l’autorizzazione a fare delle
ricerche metanifere nella zona di
Arborea. Sono sorti dei comitati di citta-dini
e di operatori agricoli che hanno
manifestato il loro dissenso per il rischio
di rovinare per sempre quell’isola felice
realizzata nel ventennio fascista con l’as-segnazione
delle aziende alle capacità
degli agricoltori veneti. Il lettore si chie-deva
se I consumatori avrebbero ricava-to
benefici dal metano sardo. Confesso
che anch’io mi pongo spesso la stessa
domanda, valutando le posizioni di una
parte (i favorevoli) e di quelle contrarie
rappresentate da tanti sardi. Ogni dubbio
mi è stato fugato convincendomi a vede-re
la ragione nei comitati del no, dopo
aver assistito proprio in questi giorni, su
Rai 3, ad un programma sull’Emilia
Romagna. Si parlava anche del terremo-to
che sconvolse recentemente quella
Regione. Alcuni pensano che una delle
cause o una concausa - soprattutto in
una zona considerata a bassa sismicità -
sia dovuta all’estrazione del metano
nella pianura Padana. Poi il servizio si è
spostato nel Texas, nella zona di Dallas
dove molti proprietari dei terreni hanno
ceduto le loro proprietà anche per
somme non elevate, con la prospettiva di
diventare milionari con le royalty deri-a
l t a
pressione nel sottosuolo, in maniera da
frantumare le rocce scistose liberando il
petrolio ed i gas che vi sono imprigiona-ti.
Ma il caso più eclatante che mi ha lascia-to
stupefatto sono state le immagini dove
dai rubinetti di casa, ed anche da un
tubo di un pozzo dal quale usciva acqua
di continuo, se si avvicinava una fiamma
all’acqua, essa si incendiava! Segno evi-dente
che insieme all’acqua proveniente
dal pozzo esterno e dai rubinetti della
sua casa usciva acqua mista a metano.
Un’acqua che, affermava, in precedenza
era ottima da bere e che ora, oltre ad
incendiarsi, era piena di residui neri che
si depositano sul fondo dei recipienti
rendendola imbevibile. Ritengo che non
si tratta di sapere se anche in Sardegna
potremmo avere gli stessi fenomeni, ma
credo che se oggi possiamo stare tran-quilli
di vivere in una terra sicura dal
lato della sismicità, rischiamo anche noi
vivere nel terrore dei terremoti anche se
è accaduto di avvertire un paio di volte
delle scosse provenienti da movimenti
sottomarini lontano dalle coste, avvertite
però solo dagli appositi strumenti.
Abbiamo a Sarroch una delle più grandi
raffinerie del Mediterraneo, che pur
avendo dato lavoro a migliaia di sardi
abbiamo sacrificato allo sviluppo turisti-co
una larga fetta del nostro golfo.
Perché, allora, non realizzarvi un rigassi-ficatore
nel quale stoccare il metano da
scaricare da apposite metaniere e poi
canalizzarlo in tutta la Sardegna? Si evi-terà
l’inquinamento e la rovina della
zona agricola di Arborea, dove si potrà
continuare l’allevamento delle mucche e
consentire alla Cooperativa lattiero-casearia
di continuare ed espandere nel
mondo i nostri prodotti.
Nello stesso tempo potremmo avere del-l’energia
senza pagarla il 30% in più del
resto d’Italia.
vanti dall’estrazione del gas. Sembra che negli USA
ci sia una legge dove il diritto di proprietà si limiti
solo alla superficie, mentre il sottosuolo può essere
di chiunque e, quindi, di chi ottiene la concessione
per le trivellazioni nel sottosuolo. Pertanto chiunque
può essere proprietario del terreno dove ha la casa o
svolge attività agricole, senza poter impedire che al di
sotto si effettuino scavi per ricerche petrolifere.
Il metano che si estrae dal Texas (nei dintorni di
Dallas, parlava il servizio) lo si ricava con lo stesso
sistema - denominato fracking -che si dovrebbe
attuare nella zona di Arborea, cioè con la perforazio-ne
del terreno per circa tremila metri e, quindi, di
insufflare attraverso dei fori posti al termine di una
lunga tubazione, dell’acqua a forte pressione, capace
di frantumare le rocce e creare delle spaccature dalle
quali il gas risale in superficie. Hanno mostrato l’in-tervista
ad un geologo specializzato nello studio dei
terremoti, che ha mostrato in una cartina i punti nei
quali sono stati rilevati movimenti sismici sotterra-nei.
Essi erano più frequenti nelle zone circostanti
alle torri di perforazione e che, soprattutto, tutta l’a-rea
nei dintorni di Dallas stava assumendo le carat-teristiche
di zona sismica nonostante non lo fosse
mai stata prima. Negli USA molti ritengono che il
potente terremoto di magnitudo 5,7 che il 6 novem-bre
2011 sconvolse l’Oklahoma nella zona di Prague,
al centro dello Stato, sarebbe stato il più violento di
una serie di terremoti che, secondo alcuni scienzia-ti,
sarebbero stati indotti dalle pratiche dell’industria
petrolifera. La perforazione e la frantumazione delle
rocce producono ingenti quantità di liquidi di scarto
in conseguenza della tecnica del fracking che consi-ste
proprio nel pompare acqua e additivi chimici ad
info@ilconsumatore.eu
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 3
4.
5. SOMMARIO
3- EDITORIALE
6- LETTERE AL DIRETTORE
8- CONSUMATORI, CERCATE QUESTO
MARCHIO PER AVERE LA GARANZIA DI
ACQUISTARE AGNELLO DI SARDEGNA
10- MOLLUSCHI: COME CONSUMARLI IN
SICUREZZA
11- OLIO DI ARACHIDE E GIRASOLE NELLE
CUCINE DEI RISTORANTI. CHE ERRORE!
12- VINO: ALLA SCOPERTA DEI SOLFITI!
13- FRUTTA: L'ITALIA DICE NO AL CONSER-VANTE
ETOSSICHINA
14- DISCOUNT E CRISI VANNO
A BRACCETTO?
15- VERAMENTE IL BIOLOGICO
È PIÙ SICURO?
16- INTEGRATORI ALIMENTARI MINERALI:
SONO SICURI PER TUTTI?
18- PIZZA, ALLARME PIOMBO NEI CARTONI
CON CELLULOSA RICICLATA
N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 - ANNO XXVII
Fondato nel 1988 da Romano Satolli
DIRETTORE RESPONSABILE
E-mail: r.satolli@tin.it
EDITRICE: Trial Press sas
Via Giudice Guglielmo, 17 - 09131 Cagliari
19- LE CILIEGE SELVATICHE CONTRO FATICA
E DOLORI ARTICOLARI
21- IL MERCURIO NEI PESCI. QUALE PERI-COLO?
22- NIENTE PIÙ BRUFOLI GRAZIE ALL'UVA
23- SCOPERTA LA CAUSA DEL PARKINSON
GIOVANILE
24- IL CODICE DELLA PRIVACY HA
COMPIUTO DIECI ANNI (PRIMA PARTE)
27- LA BIBLIOTECA DEL CONSUMATORE
28- TELEFONINO "ODI ET AMO"
29- DIRITTO & ROVESCIO
30- TELEFONIA: COME EVITARE
LE SORPRESE IN BOLLETTA
32- ENERGIA: ARRIVA LA STANGATA?
34- RECUPERO CREDITI AGGRESSIVO: GE.RI
E NON SOLO
34- RISARCIMENTI DI BANCA MARCHE
35- RIMBORSO FISCALE DALL'AGENZIA
DELLE ENTRATE
REDAZIONE E DIREZIONE
Via Giudice Guglielmo, 17 - 09131 Cagliari
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36- COMMERCIO: COSA FARE SE
IL NEGOZIANTE NON RISPETTA LA
GARANZIA
36- CONSUMATORI: RECLAMI E TUTELA
A PORTATA DI CLIC
37- COME RICONOSCERE I CAPI
CONTRAFFATTI?
37- DIECI REGOLE PER L'E-COMMERCE
38- MINICAR IN SICUREZZA
39- PREZZOFELICE: COSA FARE?
39- CAMBIARE L'ASSICURAZIONE AUTO È
PIÙ FACILE
40- COME SPOSARSI ED EVITARE
FREGATURE
40- GIOCO: AL VIA IL PROGETTO
REGIONALE CONTRO LE LUDOPATIE
41- TRASPORTI: NOI STIAMO CON ITALO!
41- I CONTRIBUTI SCOLASTICI SONO
VOLONTARI
42- FARINE ANIMALI NEI MANGIMI
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(Vincenzo Dona
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6. LETTERE AL DIRETTORE
IL METANO SARDO
Ho seguito sulla stampa locale le diverse
posizioni sulla ricerca del metano nella
zona di Arborea, dove si rischia di rovina-re
per sempre quell’isola felice realizzata
nel ventennio fascista con le capacità di
agricoltori veneti. I consumatori ne avran-no
dei benefici?
Per mail-Sòrgono
Questa mattina stavo seguendo su Rai 3 un
programma sull’Emilia Romagna. Sul terre-moto
che ha sconvolto recentemente quella
Regione, alcuni pensano che una delle cause
o una concausa, soprattutto in una zona
considerata a bassa sismicità, sia dovuta
all’estrazione del metano nella pianura
Padana. Poi il servizio si è spostato nel Texas,
nella zona di Dallas dove molti proprietari
dei terreni hanno ceduto le loro proprietà per
delle somme non elevate, con la prospettiva
di diventare milionari con le royalty derivan-ti
dall’estrazione del gas. Sembra che negli
USA ci sia una legge dove il diritto di pro-prietà
si limiti solo alla superficie, mentre il
sottosuolo può essere di chiunque e, quindi,
di chi ottiene la concessione per le trivellazio-ni
nel sottosuolo. Pertanto chiunque può esse-re
proprietario del terreno dove ha la casa o
svolge attività agricole, senza poter impedire
che al di sotto si effettuino scavi per ricerche
petrolifere. Il metano che si estrae dal Texas
(nei dintorni di Dallas, parlava il servizio) lo
si ricava con lo stesso sistema che si dovreb-be
attuare nella zona di Arborea, e cioè con
la perforazione del terreno per circa tremila
metri e, quindi, di insufflare attraverso dei
fori di un lungo tubo, dell’acqua a forte pres-sione,
capace di frantumare le rocce e creare
delle spaccature dalle quali il gas risale in
superficie. Hanno poi intervistato un geologo
specializzato nello studio dei terremoti, il
quale ha mostrato in una cartina, i punti nei
quali sono stati rilevati movimenti sismici
sotterranei. Essi erano più frequenti nelle
zone che circostanti alle torri di perforazione
e che, soprattutto, tutta l’area nei dintorni di
Dallas stava assumendo le caratteristiche di
zona sismica nonostante non lo fosse mai
stata prima. Ma il caso più eclatante che ha
lasciato stupefatti tutti coloro che hanno
potuto assistervi, era che dai rubinetti di
casa, ed anche da un tubo di un pozzo dal
quale usciva acqua di continuo, essa si
accendeva se vi si avvicinava una fiamma!
Segno che insieme all’acqua dal sottosuolo e
da sotto la sua casa usciva acqua mista a
metano. Un’acque che, affermava, una volta
era ottima da bere e che ora non lo era più.
Qui non si tratta di sapere se anche qui in
Sardegna potremo avere gli stessi fenomeni,
ma credo che se oggi possiamo stare tran-quilli
per vivere in una terra sicura per la
mancanza di terremoti, non potremmo un
giorno avere terremoti nel sottosuolo e non,
come qualche volta è accaduto, leggere scos-se
al largo ed a profondità notevoli, avverti-bili
solo dagli appositi strumenti? Abbiamo a
Sarroch una delle più grandi raffinerie del
Mediterraneo, che oltre al lavoro per migliaia
di sardi ha sottratto alla balneazione una
larga fetta del nostro golfo, quindi perché non
costruirvi un rigassificatore nel quale stocca-re
il metano da scaricare da apposite meta-niere
e da qui canalizzarlo in tutta la
Sardegna? Potremo evitare l’inquinamento e
la rovina della zona agricola di Arborea, con-tinuare
ad allevare mucche e bere il latte di
produzione locale, non rischiare di trasfor-mare
l’Isola in zona a rischio sismico, e poter
avere il costo dell’energia allo stesso prezzo di
tutte la altre Regioni.
EMBARGO CON LA RUSSIA
Sono un produttore di vino che a fatica
sono riuscito a vendere il mio vino
anche in Russia. Temo che anche io,
prima o poi, farò la stessa fine dei colle-ghi
che esportavano altri prodotti agroa-limentari,
rifiutati dalla Russia come
ritorsione all’embargo deciso
dall’Europa. La Coldiretti, alla quale
pago la mia quota associativa, deve
intervenire decisamente a Bruxelles per
far eliminare l'assurdo ed inutile
embargo che coinvolge soprattutto gli
agricoltori italiani.
C.V. - Per mail
Tanti italiani non condividono le decisioni
dell’UE sui provvedimenti presi nei confronti
della Russia. Tutto per le difficili relazioni di
questo grande Paese con l’Ucraina, che si
cercava di portare in Europa. Nonostante i
grandi conflitti nel mondo, le tante guerre
civili, il trattamento che laTurchia riserva al
popolo Curdo, l’Europa difende a spada trat-ta
un Paese patria di tanti militari che nella
seconda guerra mondiale erano arruolati
nelle SS e guardiani nei campi di sterminio.
Ucraini che, abbiamo visto nelle recenti rivol-te
tra gli stessi abitanti, ma con simpatie poli-tiche
diverse, mostravano con orgoglio le sva-stiche
sugli elmetti o tatuate sul corpo. Molti
si chiedono giustamente se i nostri agricolto-ri
debbano distruggere verdure e frutta, per
seguire le disposizioni di un'Europa ubbi-diente
.alle paturnie dell'amministrazione
Obama? Vogliamo che in Europa centrasse
un Paese dove l'ideologia nazifascista è radi-cata
in tanti suoi cittadini
LA RIVISTA NON ARRIVA
Ho fatto il rinnovo di un abbonamento
annuale per la rivista "Le Scienze" tra-mite
il Gruppo Somedia S.p.A. Società
di Milano addetta alla vendita. Dopo
lunghe attese, questo mese di ottobre
la rivista non è ancora arrivata. Il
Gruppo Somedia S.p.A. afferma di aver-la
spedita il 14 ottobre. Pertanto, il 21
ottobre procedevo nel reclamo alle
Poste. Al giorno d'oggi non ho avuto
nessun riscontro. Per quanto emerso,
si presume e si configura un furto da
parte del servizio postale.
Patrizio - per Mail
Alle poste, nella fattispecie, non è possibi-le
chiedere danni o accusarle di furto.
Anche noi, con la nostra rivista, spesso
abbiamo avuto dei disservizi, ma i casi
possono essere diversi: furto da parte dei
coinquilini dalla cassetta postale, dimen-ticanza
o errore del portalettere nella con-segna,
ecc. Tenga presente che gli editori o
chi per loro fanno le spedizioni, hanno un
database di indirizzi che viene compilato
di volta in volta, che rimane sempre lo
stesso, salvo quelli eliminati per i manca-ti
rinnovi o quelli inseriti per i nuovi
abbonati aggiunti. Alle volte essere inseri-to
in un database passa del tempo, soprat-tutto
per i nuovi abbonati. Le consiglio di
scrivere di nuovo all’editore, il quale sicu-ramente
provvederà ad inviarle un’altra
copia della rivista oppure prolungare il
suo abbonamento. Un editore serio ci
tiene a che i suoi abbonati rimangano
soddisfatti di leggere le riviste relative agli
abbonamenti sottoscritti. Anche a noi, alle
volte, è capitato di ricevere in ritardo di
qualche giorno o, addirittura, di non rice-vere
sporadicamente un numero delle
riviste a cui siamo abbonati e di ricevere
poi i numeri mancanti o di usufruire del
prolungamento dell’abbonamento pari ai
numeri mancanti.
6 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
7.
8. Natale si avvicina, e il CON.T.A.S. intende fornire alcune indicazioni
per acquistare in sicurezza il vero agnello sardo. CON.T.A.S. è l’a-cronimo
del Consorzio per la Tutela della IGP Agnello di
Sardegna, un’ associazione senza scopo di lucro che rappresenta
tutti gli operatori della filiera, dai pastori ai trasformatori, ricono-sciuta
dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali
quale agente di promozione, tutela e valorizzazione dell’agnello di
Sardegna a Indicazione Geografica Protetta
Questi sono i marchi
dell’“Ambasciatore”della nostra mille-naria
cultura pastorale che potrete tro-vare
anche presso i punti vendita delle vostre
città: memorizzateli.
Le prime testimonianze della pastorizia sarda
risalgono addirittura all'epoca pre-nuragica
(3000a.C.). All'interno dei nuraghi, sono stati
ritrovati resti ossei di pecore e agnelli e dei
primi oggetti per la lavorazione del latte.
Oggi, come prima, la cura, le attenzioni dei
pastori sono rimasti immutati. E così, par-tendo
da antichi gesti, si conserva la bontà
delle carni dell'Agnello di Sardegna.
• Il sistema di allevamento e le specificità
ambientali dell’Isola conferiscono
all’Agnello di Sardegna IGP peculiari carat-teristiche
sensoriali e nutrizionali. La carne
d’agnello contiene un’ elevata percentuale
di proteine di alto valore biologico, indi-spensabili
Ceneri (g/100g) 1,23
Proteine (g/100g) 19,8
Umidità (g/100g) 76,7
Vitamina E (mg/100g) 0,24
Grasso (g/100g) 1,9
Colesterolo (mg/100g) 86,5
w6/w3 2,3
Saturi (g/100g FA) 42,2
alla formazione, all'accresci-mento
e al mantenimento del nostro orga-nismo;
sono inoltre presenti alcuni ammi-noacidi,
detti “essenziali” che non possono
essere introdotti nell'organismo umano, in
quantitativi sufficienti, attraverso l'assun-zione
di proteine di origine vegetale. La
carne di agnello è anche un’importante
fonte di minerali (zinco, rame, selenio e
ferro) e di vitamine.
Composizione chimica media della carne di
Agnello di Sardegna IGP a cura di AGRIS-Progetto
ricerca LR21/2000
• w6/w3 = 2,31
Le raccomandazioni nutrizionali suggeri-scono
di aumentare il livello di acidi gras-si
_3 assunti con la dieta, privilegiando ali-menti
che abbiano un valore del rapporto
_6/_3 inferiore a 4. In agnelli alimentati al
pascolo, il valore medio del rapporto
_6/_3 indicato in tabella tende a diminui-re
avvicinandosi all’unità.
• Vitamina E (mg/100g) = 0,24 La vitami-
8 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
9. na E è il più importante antiossidante
naturale delle membrane cellulari, svolge
attività antitrombotica e previene l’invec-chiamento
precoce dei tessuti.
• Grassi < 3% La carne di agnello ha un
contenuto in grassi mediamente inferiore
al 3 %. Tuttavia è un’ importante fonte di
acidi grassi per gli organismi viventi nei
quali svolgono funzioni strutturali, ener-getiche
e metaboliche.
PROTEINE NOBILI, SAPORE
E LEGGEREZZA IN PERFETTO
EQUILIBRIO
La certificazione IGP è riservata agli agnelli
nati, allevati, macellati in Sardegna, prove-nienti
da pecore di razza sarda. Gli agnelli
non devono essere soggetti a forzature ali-mentari,
ma nutriti esclusivamente con latte
materno e con integrazione pascolativa.
Queste le categorie della IGP:da latte 5-7Kg,
Leggero 7-10Kg, da taglio 10-13 Kg Il rispet-to
del Disciplinare in tutte le fasi della produ-zione
viene verificato dall’Autorità di control-lo
AGRIS.
IL PERCORSO
DELLA CERTIFICAZIONE
a- Aziende d’allevamento.
b- Apposizione auricolari verdi con codice
aziendale e numero progressivo alfa
numerico: IT012NU345 - IT567SS890
A000000.
c- Registrazione carico scarico auricolari.
d- Compilazione documenti di trasporto e
registrazione capi avviati alla macellazione
con dicitura: idonei alla produzione della
IGP.
MATTATOIO
- Registrazione e formazione lotto macella-zione.
- Valutazione carcasse per categorie di peso e
apposizione etichette. Da latte 5-7Kg, Leggero
7-10Kg, da taglio10-13 Kg
Per saperne di più:
www.agnellodisardegnaigp.it
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 9
10. I molluschi bivalvi, cozze e vongole in particolare, vengono consumati in tutti i periodi
dell'anno, ma durante l'estate, soprattutto nei luoghi di mare, sono particolarmente
richieste anche per il richiamo al sapore e all'odore di salsedine
di Agostino Macrì
Imolluschi però possono nascondere alcu-ne
insidie dovute alla possibile presenza di
microrganismi patogeni che possono pro-vocare
tossinfezioni alimentari per le quali
sono sufficientemente conosciute le modalità
di prevenzione.
Meno conosciuto è il pericolo della contami-nazione
con tossine presenti in alcune alghe
di cui si cibano questi animali. Cerchiamo di
capire di cosa si tratta.
L'ambiente acquatico è popolato da circa
5.000 specie algali e di queste all'incirca 75
producono delle tossine potenzialmente peri-colose
per l'uomo: il pericolo deriva dal fatto
che le alghe sono un alimento per i mollu-schi
che essi ricavano "filtrando" l'acqua in
cui sono presenti particelle organiche e
microrganismi tra cui le alghe stesse.
Ovviamente le tossine eventualmente presen-ti
nelle alghe vengono anch'esse "incamera-te"
dai molluschi e si distribuiscono nei loro
tessuti senza provocare alcun danno agli ani-mali.
Questi molluschi, in particolare le
cozze, divengono però degli alimenti "tossi-ci"”
e, se consumati dall'’uomo, possono
provocare gravi intossicazioni con sintomato-logie
diverse in funzione delle tossine pre-senti.
Al momento si conoscono quattro tipi
di intossicazioni classificate come paralitiche,
diarroiche, neurotossiche e amnesiche pro-vocate
da diverse tossine; queste tossine sono
conosciute rispettivamente come PSP
(Paralytic Shellfish Poisoning), DSP
(Diarrethic Shellfish Poisoning), NSP
(Neurotixic Shellfish Poisoning) e ASP
(Amnesic Shellfish Poisoning). Molte di que-ste
resistono anche ai trattamenti termici e
quindi i molluschi eventualmente contami-nati
possono creare problemi anche se con-sumati
cotti. Come accennato non tutte le
alghe producono le tossine e la produzione è
molto dipendente dalle condizioni climati-che.
Gran parte dei molluschi sono prodotti
in allevamenti dove la qualità delle acque, e
quindi l'’eventuale presenza di alghe tossi-che,
viene continuamente monitorata.
Inoltre, prima di essere commercializzati
sono sottoposti a verifiche rigorose (che
riguardano anche altre possibili forme di
contaminazioni chimiche e microbiologiche)
per evitare che molluschi pericolosi vengano
destinati al consumo alimentare umano.
Questi controlli non possono essere fatti
con uguale attenzione sui mollu-schi
che si trovano fuori dagli
allevamenti e, paradossalmente,
quelli pescati su rocce o fondali
"naturali" possono presentare
qualche problema. I molluschi possono esse-re
venduti soltanto in confezioni sigillate e
con una etichetta da cui deve risultare anche
il luogo di produzione. Il rivenditore ha la
possibilità di aprire i sacchetti più grandi e di
frazionarne il contenuto: in questi casi deve
mettere comunque a disposizione degli
acquirenti l'etichetta. Il consiglio è quindi
quello di acquistare i molluschi da rivendito-ri
autorizzati che devono poterne dimostrare
la provenienza. Prudenzialmente quindi si
suggerisce di evitare il consumo di quelli
pescati direttamente e di evitare l'acquisto dai
rivenditori abusivi. Se non si ha la certezza
assoluta della qualità e della sicurezza dei
molluschi è buona norma non consumarli
crudi per evitare altri pericoli di tossinfezioni
ed intossicazioni alimentari che purtroppo
non sono rari.
10 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
11. OLIO DI ARACHIDE E GIRASOLE
NELLE CUCINE DEI RISTORANTI.
CHE ERRORE!
Sebbene sia ampiamente noto che l'olio extra vergine d'oliva possiede una maggiore
qualità sia in termini nutrizionali che sensoriali rispetto agli altri oli vegetali, il suo utilizzo
in frittura rimane piuttosto limitato, con gran dispiacere delle signore dell'olio di Pandolea
di Rosangela Iaconi
Dopo aver rivolto uno sguardo (critico) ai
ristoratori e al tipo di olio utilizzato per la
realizzazione dei loro piatti ( Stimolare la
curiosità dei ristoratori, perchè gli extra vergini
non sono tutti uguali) voglio ora entrare con
voi proprio in cucina! e parlarvi dell’utilizzo
dell’olio extravergine in frittura, uno dei più
antichi metodi di cottura, considerata da alcu-ni
una vera e propria arte che richiama sensa-zioni
uditive, olfattive, visive, tattili e gustative.
L’aroma e la consistenza che essa è in grado di
conferire al cibo la rendono unica ed apprez-zata
in tutto il mondo, e non solo a livello casa-lingo
ma anche nei ristoranti. La frittura è, tra
i metodi di cottura, quello più antico e alcune
testimonianze sono riportate già nel Vecchio
Testamento. Preconcetti di carattere nutrizio-nale
e tossicologico hanno a lungo contribuito
a generare un’immagine negativa degli alimen-ti
fritti accusati della riduzione delle proprietà
nutrizionali e della neoformazione di composti
ad effetto negativo sulla salute.
Evidenze scientifiche negli ultimi anni hanno
dimostrato che attraverso la scelta consapevole
del tipo di olio è possibile contenere sensibil-mente
la formazione di sostanze potenzial-mente
dannose derivanti dall’ossidazione
termica dei grassi come i lipoperossi-di,
gli idroperossidi, i chetoni, aldei-de
e di altri composti derivanti dal
trattamento ad alte temperature dell ali-mento
quali acrilamide, glicilamide, idros-simetilfurfurale.
L’entità delle alte-razioni
che avvengono durante la
frittura, infatti, dipende da diver-si
fattori, alcuni dei quali sono
strettamente collegati all’olio o al
grasso usato per friggere, alla sua
qualità iniziale e al grado di insa-turazione.
Fra tutti gli oli
ed i grassi, l'olio
extra vergine di
oliva è quello che
reagisce in
modo più
stabile al processo ossidativo che avviene alle
alte temperature di frittura (150-200°C) grazie
al basso contenuto in acidi grassi polinsaturi e
alla presenza di polifenoli e vitamine antiossi-danti.
Ovviamente è necessario friggere con un
olio extravergine di buona qualità. Sebbene sia
ampiamente noto che l'olio extra vergine d'oli-va
possiede una maggiore qualità sia in termi-ni
nutrizionali che sensoriali rispetto agli altri
oli vegetali, il suo utilizzo in frittura rimane
piuttosto limitato. Nella ristorazione prevale
l’impiego delle varietà monoseme di arachide e
girasole. Il primo, è un olio monoinsaturo ma
ha lo svantaggio di essere un potenziale aller-gizzante
per alcuni soggetti sensibili. L’olio di
girasole è un olio prettamente polinsaturo e
quindi molto sensibile ai processi di termossi-dazione;
ciononostante è largamente impiega-to
perché conferisce agli alimenti un colore
chiaro gradito al consumatore. A livello casa-lingo
accade più o meno la stessa cosa. Tra la
maggior parte degli italiani, infatti, è tuttora dif-fusa
l’errata convinzione che: “l’olio di semi”
sia più valido per friggere in quanto “più legge-ro
e digeribile”, l’olio
di oliva
apporta
“più calorie” dell’olio di semi e che “per frig-gere”
si possa utilizzare un olio di “scarsa qua-lità”.
Niente di più sbagliato! In quanto non esi-stono
oli più calorici o meno calorici di altri:
tutti gli oli apportano le stesse kilocalorie per
grammo, precisamente 9. Gli oli di semi
appaiono più leggeri al gusto (sono insapori ed
inodori) perché provenienti da un processo di
deodorazione chimica. Al contrario l’olio extra-vergine
di oliva caratterizza con il suo fruttato
l’alimento fritto: tali note organolettiche, spes-so
gradite su piatti dai sapori decisi, sono da
molti consumatori non apprezzate sugli ali-menti
fritti dove preferiscono un olio dal sapo-re
neutro. Inoltre, non dovremmo dimenticare
che una parte dell’olio di frittura viene assorbi-ta
inevitabilmente dal cibo. Gli alimenti duran-te
la frittura assorbono quantità variabili di olio
che vanno dal 15% al 40% anche in funzione
della modalità di preparazione dell’alimento
(assorbono una quantità maggiore di olio i cibi
fritti in pastella, rispetto a quelli impanati e a
quelli infarinati o fritti senza aggiunta di ingre-dienti
di copertura) e tendono ad assumere
una composizione in grassi simile a quella del-l’olio
di frittura. Utilizzare un buon olio
extravergine per friggere vuol dire
fare il pieno di gusto e salute!
tratto da Teatronaturale.it
pubblicato il 17 ottobre 2014
in Strettamente Tecnico >
L'arca Olearia
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 11
12. VINO: ALLA SCOPERTA DEI SOLFITI!
La maggior parte dei consumatori non conosce queste sostanze ampiamente utilizzate nel
settore alimentare e pertanto, senza neanche saperlo, quotidianamente ne assu-me
in elevate quantità. Fanno eccezione i "soggetti sensibili" che invece pre-stano
molta attenzione all'assunzione di solfiti perché sono la causa di mani-festazioni
allergiche, incluse le forme asmatiche.
SOLFITI: COSA SONO?
Fin dall'antichità i solfiti venivano impiegati soprattut-to
per facilitare la conservazione di
gran parte dei prodotti ali-mentari.
I primi a farne uso
furono i Greci e i Romani che
adoperavano il biossido di
zolfo per disinfettare i tini in
cui fermentava il vino. Le
nuove e crescenti esigenze
alimentari, imposte dallo
sviluppo industriale, hanno
incrementato notevolmen-te
il ricorso a questo tipo di
sostanze. I solfiti sono com-posti
organici solforosi che
vengono impiegati come
additivi alimentari, in ottem-peranza
al Regolamento (CE)
n. 1333/2008, e rientrano nella
categoria dei conservanti identifi-cati
dalle sigle E220-E228. In par-ticolare,
con la sigla E220 viene indi-cata
l'anidride solforosa (o biossido di
zolfo) che è un gas incolore, irritante e
dall'odore pungente che si produce dalla
combustione dello zolfo nell'aria. I solfiti
(E221, E226, E228), i bisolfiti (E222, E227) e i
metabisolfiti (E223, E224) sono suoi sali inor-ganici
che, durante il passaggio nell'apparato
digerente, liberano anidride solforosa.
A COSA SERVONO I SOLFITI?
I solfiti vengono aggiunti non solo nel vino ma
anche in molti altri alimenti consumati quotidia-namente
come marmellate, bevande
analcoliche a base di succhi di
frutta, frutta secca o candi-ta,
conserve ittiche, cro-stacei
congelati,
insaccati e pro-dotti
sott'olio.
Grazie alle
loro pro-prietà
antimi-c
r o b i -
che, batte-riostatiche,
antifungine,
ma anche
antiossidanti e
chiarificanti, favori-scono
e incrementano
la conservabilità dei prodotti alimentari, evitando alte-razioni
di colore come ad esempio l'imbrunimento
della frutta secca e della verdura. In particolare, per
quanto riguarda il vino, nonostante i fenomeni fer-mentativi
producano naturalmente una piccola quan-tità
di anidride solforosa, l'aggiunta di solfiti consente
sia un'ottima fermentazione sia la successiva conser-vazione,
poiché tali sostanze riducono la proliferazio-ne
di lieviti e batteri, impediscono eventuali fermen-tazioni
anomale nonché facilitano l'estrazione del
colore e del sapore dalle vinacce. In ogni caso gran
parte dei solfiti "evapora" sotto forma di anidride sol-forosa
durante le prime fasi di lavorazione del vino e
quindi con il tempo tende a scomparire dal prodotto;
difatti normalmente la quantità che si ritrova nei vini
in bottiglia o nei cartoni è molto più bassa rispetto alle
fasi iniziali di produzione.
DOSI D'IMPIEGO
In Italia, le norme di legge esistenti consentono l'ag-giunta
di 160-210 milligrammi per litro in funzione
che si tratti di vini rossi oppure bianchi e rosati, men-tre
per i vini dolci il limite è più alto (400 mg/l) poi-ché
la presenza di zuccheri fermentescibili aumenta il
rischio di rifermentazioni non desiderate in bottiglia.
CONSIGLI
Come detto, i solfiti vengono aggiunti praticamente in
tutti i vini compresi quelli in bottiglia di alto pregio. Si
tratta di sostanze minerali potenzialmente ipersensi-bilizzanti
o allergizzanti che, in alcuni soggetti sensi-bili,
possono provocare manifestazioni allergiche tal-volta
anche gravi incluse forme asmatiche. Pertanto i
produttori sono obbligati a indicare in etichetta la pre-senza
di solfiti e di anidride solforosa nel vino e in
ogni altro alimento. Dunque è bene che i soggetti con
tendenze allergiche e/o asmatiche prestino attenzione
al consumo di alimenti contenenti questo conservan-te
e in particolare ai prodotti venduti sfusi che non
hanno etichette (come i vini e la frutta secca) poiché,
rispetto a quelli confezionati, potrebbero dare meno
garanzie riguardo la segnalazione della presenza di
solfiti. Dunque si potrebbe affermare che i solfiti non
sono dannosi per la salute, ad eccezione, come già
menzionato, delle persone ipersensibili la cui assun-zione
di tali sostanze può scatenare manifestazioni
allergiche e asmatiche. Riguardo al vino, il problema
più rilevante è rappresentato soprattutto dall'alcol per-ché
potenzialmente più tossico e dannoso dei solfiti. A
tal riguardo è sempre buona norma raccomandare
un consumo moderato e consapevole della bevanda
per mantenere un buono stato di salute. (M.B.)
12 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
13. CONSUMARE PRODOTTI ITALIANI
FRUTTA: L'ITALIA DICE NO
AL CONSERVANTE ETOSSICHINA
Èallarme anche per le importazioni da
alcuni paesi europei in cui è tuttora per-messo
l'impiego della sostanza incrimi-nata.
La presenza di questa frutta potenzial-mente
pericolosa, preoccupa il Governo ita-liano
sia dal punto di vista della concorrenza
sleale, perpetrata da questi Stati, sia per i
contraccolpi negativi sul mercato interno e
sui prodotti del Made in Italy.
COS'È L'ETOSSICHINA?
L'etossichina è una molecola contenuta negli
agrofarmaci che consente una conservazione
prolungata nel tempo dei prodotti ortofrutti-coli
freschi e facilmente deperibili come le
pomacee e in particolar modo le pere.
Mediante il suo impiego in fase di post-rac-colta,
è possibile conservare il frutto in frigo-conservazione
sino alla primavera successi-va,
scongiurando il cosiddetto "riscaldo
molle" ovvero i fenomeni di deterioramento
responsabili della comparsa di macchie nere
causate dal freddo. Inoltre questa sostanza ad
azione antiossidante, viene impiegata anche
come conservante nei mangimi per animali
per prevenirne l'irrancidimento dei grassi.
POTENZIALI RISCHI
E CONCORRENZA SLEALE
In Europa l'impiego dell'etossichina era stato
ufficialmente vietato
In Italia, il Ministero della
Salute e il Ministero
dell'Ambiente hanno ufficia-lizzato
lo stop all'uso della
molecola "etossichina", impie-gata
per prolungare la conser-vazione
della frutta, ricono-scendone
i rischi per la salute
dei consumatori. In accordo
con il parere dell'Istituto
Superiore di Sanità, il divieto
è stato imposto poiché sono
state riscontrate, come ripor-ta
una nota del dicastero
della Salute, "rilevanti critici-tà
relative al valore degli
attuali residui rispetto al
rischio per la salute degli uti-lizzatori
e dei consumatori"
dal 2011, ma a causa di continue deroghe, ad
oggi gli Stati extra europei e alcuni europei,
come Spagna e Portogallo, possono ancora
utilizzare questa molecola, con concentrazio-ni
residue fino a 3 mg per ogni chilo.
Nonostante l'Italia sia uno dei principali pro-duttori
di pere, ne importa dalla Spagna circa
22 milioni di chili ogni anno! Questo ha
comportato una vera e propria
invasione, sul mercato nazio-nale,
di pere spagnole ovvia-mente
ottimamente conser-vate,
ma solo grazie all'a-buso
di sostanze chimi-che,
potenzialmente
dannose in con-c
e n t r a z i o n i
elevate.
Q u e s t a
presa di posizione della Spagna, di fatto, rap-presenta
diversi aspetti negativi: un pericolo
per la salute dei cittadini, danneggia i prodot-ti
nazionali, svuota le tasche dei produttori
italiani e da ultimo, ma non meno importan-te,
innesca un problema di concorrenza slea-le
per le imprese.
Per tali motivi il Governo italiano, a garanzia
del massimo livello di sicurezza per i consu-matori,
si augura che tutti gli Stati membri
dell'Unione Europea, convergendo su scelte
consapevoli e idee comuni, bandiscano tale
molecola, certamente utile per il trattamento
della frutta ma contestualmente non sicura
per la salute dell'uomo.
CONSIGLI
I nostri consigli per fare scelte intelligenti e
acquisti sicuri soprattutto al supermercato,
sono quelli di leggere con attenzione l'eti-chetta
dei prodotti e in particolare verificarne
la provenienza, indicazione che deve esse-re
sempre presente sulla confezione.
Acquistare prodotti italiani ci permette
di contribuire a salvaguardare il tanto
caro Made in Italy ma anche di "pre-miare"
i produttori onesti che tutelano
la salute dei consumatori senza ricorre-re
all'impiego eccessivo di sostanze chimi-che.
(M.B.)
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 13
14. DISCOUNT E CRISI
VANNO A BRACCETTO?
In tempo di crisi sono cambiate le abitudini di acquisto dei consumatori, sempre più costretti a
spendere di meno. Anche il budget per la spesa alimentare si è ridotto drasticamente e sono
diventati protagonisti i discount, che rafforzano notevolmente la loro quota di mercato. Le ultime
statistiche di settore confermano che sempre più consumatori (circa il 70%) affollano i discount
alla ricerca di offerte e promozioni per una spesa low-cost, a discapito di altri supermercati e
ancor più dei piccoli negozi al dettaglio, che purtroppo sono i più colpiti dall'attuale regressione
economica
DISCOUNT, STRATEGIA
DELLE VENDITE
La strategia commerciale del discount è
molto semplice: vendere prodotti a costi infe-riori
rispetto a quelli analoghi commercializ-zati
in altre tipologie di punti vendita.
L'obiettivo è raggiunto attraverso precise scel-te
gestionali e di marketing finalizzate all'ab-battimento
dei costi, come ad esempio: ven-dita
di prodotti di marche non conosciute,
minore assortimento dei prodotti, superfici
dei locali non troppo ampie, riduzione delle
spese destinate all'allestimento dei locali e al
personale.
DISCOUNT, PREZZI E QUALITÀ
Al momento dell'acquisto il proposito comu-ne
è quello di "fare l'affare" a pari qualità e ad
un costo più contenuto. Ciò che desta mag-giore
preoccupazione ai consumatori è il
primo aspetto, quello legato alla qualità degli
alimenti perché sottintende garanzia, sicu-rezza
e salute.
Certamente il risparmio è evidente, mentre
non è detto che la merce acquistata sia di
scarsa qualità; questi due aspetti non viaggia-no
in parallelo anche perché parte degli ali-menti
in vendita sono prodotti da grandi
aziende, ma commercializzati con marchi e
imballaggi differenti.
Inoltre il costo dei prodotti dipende da nume-rosi
aspetti, ad esempio: la qualità degli
ingredienti, i costi di produzione, di commer-cializzazione
e di distribuzione, gli spot pub-blicitari,
la collocazione all'interno del locale,
ecc..
CONSIGLI
Al discount, per una spesa intelligente e van-taggiosa
è bene seguire, oltre al proprio buon
senso, alcuni nostri consigli:
- leggere attentamente le etichette degli ali-menti
che devono
essere complete e
conformi alla nor-mativa
vigente;
- verificare che le
i n f o r m a z i o n i
riportate in eti-chetta
siano in
lingua italiana e
soprattutto la pre-senza
dell'elenco
degli ingredienti e
anche del luogo di
produzione;
- controllare la data
di scadenza dei
prodotti, in parti-colar
modo quelli
in offerta;
- nei reparti "carni" e "prodotti freschi"
(pasta fresca, salumi, affettati, formaggi,
latticini, yogurt) verificare la data di confe-zionamento
e la data di scadenza, in modo
tale da scegliere quelli più freschi;
- per i prodotti freschi confezionati con pelli-cola
trasparente, controllare visivamente
l'assenza di eventuali fenomeni di deterio-ramento;
- verificare l'integrità della confezione.
(M.B.)
14 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
15. Dividere il mondo in buoni e cattivi non è mai la soluzione giusta, soprattutto quando si
tratta di alimentazione. Nei mesi scorsi, quando la Gran Bretagna propose l'introduzione
delle etichette alimentari che indicassero con una sorta di semaforo in rosso gli alimenti
molto calorici, in giallo quelli da usare con moderazione e in verde quelli sicuri dal punto
di vista nutrizionale, esprimemmo tutte le nostre riserve sul tema: oggi, dunque, accoglia-mo
con soddisfazione lo stop dell'esecutivo europeo e festeggiamo una vittoria per la
nostra associazione, ma soprattutto per il Made in Italy
ALIMENTAZIONE
LO STOP AL SEMAFORO È UNA VITTORIA
DELL’UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI E DEL
Eccellenze italiane come i formaggi, l'olio e i dolci sarebbero stati
ingiustamente puniti da questo sistema in cui il parametro più
importante per evitare il semaforo rosso era la quantità di calo-rie.
Il rischio, dunque, era che le aziende alimentari sviluppassero
nuovi prodotti con meno grassi e zuccheri, aiutandosi con la chi-mica
mediante vari additivi come addensanti, gelificanti, edulco-ranti,
antiossidanti.
Semplificare la vita dei consumatori con etichette chiare e leggibili
è sempre stata una battaglia dell’associazione, ma il traffic-light non
Risponde a questi dubbi Agostino Macrì,
esperto di sicurezza alimentare
dell’Unione Nazionale Consumatori: "A
chi predilige il biologico perché lo considera
più sicuro -spiega Macrì- rispondiamo che
indubbiamente ha caratteristiche di qualità
che permettono di ritornare ai valori della
tradizione, ma il livello di sicurezza è analo-go
a quello degli alimenti convenzionali. In
concreto, le produzioni biologiche seguono
cicli produttivi naturali senza il ricorso a
sostanze chimiche ‘xenobiotiche’ e quindi
viene evitata la presenza di residui di pesti-cidi,
fitofarmaci, farmaci veterinari; negli
alimenti convenzionali, in ogni caso, l’even-tuale
presenza di questi residui è molto
contenuta e comunque sempre al di sotto
dei limiti di sicurezza che sono stati stabiliti
dalle autorità sanitarie nazionali e comuni-tarie.
Il vero problema -spiega l’esperto- è
che le sostanze chimiche naturali (micotos-sine,
prodotti di degradazione) ed i micror-ganismi
(virus, batteri, parassiti, funghi) di
MADE IN ITALY
era lo strumento più adatto: è piuttosto il caso di ricordare ai con-sumatori
che non esistono alimenti giusti o sbagliati, ma la corret-ta
alimentazione dipende dalla quantità di cibo, dalla varietà della
dieta e dall'attività fisica.
Per maggiori informazioni leggi i seguenti articoli nel sito www.con-sumatori.
it:
“L’obesità non si ferma con il semaforo” di Massimiliano Dona;
“Semafori alimentari: la scelta giusta?” di Agostino Macrì; “ABC eti-chette
alimentari”.
VERAMENTE IL BIOLOGICO
È PIÙ SICURO?
Molti consumatori si chiedono se possono fidarsi dei pro-dotti
biologici e se è giustificato il prezzo più alto rispetto
agli alimenti convenzionali. Con carrelli della spesa sem-pre
più magri, in effetti, fa riflettere che il biologico, il cui
prezzo è più alto rispetto ai prodotti convenzionali, è uno
dei pochi settori che regge alla crisi
origine ambientale (che possono essere alla
base delle tossinfezioni alimentari) possono
essere presenti sia negli alimenti biologici
sia in quelli convenzionali".
A far lievitare i costi del biologico, poi, con-tribuiscono
le norme comunitarie che
impongono una "certificazione", le cui
spese devono essere sostenute direttamente
dai produttori.
"Ridurre i costi per le certificazioni (ren-dendole
anche più efficienti), contenere le
spese di gestione per i produttori e accorcia-re
ulteriormente la filiera -commenta
Macrì- aiuterebbe, perlomeno, a rendere il
biologico meno elitario ed alla portata
anche dei meno abbienti".
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 15
16. INTEGRATORI
ALIMENTARI MINERALI:
SONO SICURI PER TUTTI?
prodotti che potrebbero nuocere alle perso-ne
affette da malattie renali. Nonostante ciò,
non sempre il consumatore presta attenzio-ne
alle avvertenze, mentre invece chi è affet-to
da patologie renali, dovrebbe informarsi
correttamente per fare scelte consapevoli e
adeguate al proprio stato di salute. È bene
rammentare che anche alcune bevande per
sportivi destinate a
reintegrare le
p e r d i t e
idro-saline
dovute alla sudorazione contenenti
sali minerali, non sono consigliate alle per-sone
con malattie renali.
Sulla base di quanto premesso, risulta evi-dente
la responsabilità primaria dei consu-matori
in seguito ad un uso non appropria-to
di tali prodotti. La prevenzione dei perico-li
è semplice e consiste nell'evitare da parte
dei soggetti ammalati, il consumo di inte-gratori
alimentari, anche sotto forma di
bevande, arricchiti di magnesio e di potas-sio.
In ogni caso, le regole da seguire sono:
- in caso di nefropatie, consultare il proprio
medico e/o farmacista prima di acquista-re
e consumare integratori alimentari a
base di sali minerali;
- leggere attentamente l'etichetta
e l'eventuale foglietto illustrativo
contenuto nella confezione;
- segnalare al medico e/o al
farmacista eventuali reazioni
avverse a cui si è andati incon-tro
dopo l'assunzione degli
integratori.
(M.B.)
All'UNC sono
pervenute diver-se
richieste di
chiarimento in
merito a possibili
conseguenze
negative per le
persone affette
da patologie
renali a seguito
del consumo di
integratori ali-mentari
minerali
contenenti sali di
potassio e/o di
magnesio
In effetti, un eccesso di consumo di questi
sali può aggravare le condizioni delle per-sone
ammalate in quanto "sovraccarica-no"
il lavoro di filtrazione dei reni accen-tuando
il loro stato di "sofferenza"; si tratta
di un problema non affatto marginale e che
purtroppo può riguardare un gran numero
di cittadini. Ovviamente il danno è correlato
alla quantità assunta, per questo è sempre
buona norma rivolgersi al proprio medico
curante prima di assumere tali prodotti.
Difatti gli integratori alimentari contenenti
potassio e/o magnesio sono di libera
vendita nelle far-macie,
parafar-macie
o erboriste-rie.
Si tratta di pro-dotti
da "banco" e,
come tali, possono
essere acquistati da
chiunque senza prescri-zione
medica; sono molto
diffusi ed ampiamente
pubblicizzati anche tramite i
media che ne esaltano molte-plici
proprietà benefiche per la
salute umana.
Nelle etichette e/o nei foglietti illustrativi
viene segnalata la presenza di suddetti sali e
in alcuni casi viene riportato che si tratta di
16 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
17.
18. PIZZA ALLARME PIOMBO
NEI CARTONI CON
CELLULOSA RICICLATA
Tra i pericoli che si nascondono dietro l’a-mata
pizza, chi si aspettava di trovare
anche ll cartone dove viene conservata?
E invece, oltre a verificare che la parte infe-riore
della pasta non sia bruciata e che
pomodoro, olio e mozzarella (in effetti sono
paste filate, tutt’altra cosa delle mozzarelle)
usati siano di qualità, dobbiamo guardare
anche le scatole: troppo spesso contengono
cellulosa riciclata, vietata dalla legge perché
cede piombo e altre sostanze tossiche.
L’allarme, lanciato dalla trasmissione Report,
andata in onda di recente su Rai Tre, e da
“ilfattoalimentare.it", è partito dagli addetti ai
lavori che denunciano mancanza di controlli
soprattutto al Sud.Quindi buona parte dei
cartoni usati per la pizza contiene cellulosa
riciclata.
La legge italiana, considerata una delle più
severe in Europa, vieta l’uso di cellulosa rici-clata
per gli imballaggi di cartone destinati ad
alimenti “umidi”, tra cui rientrano le scatole
per la pizza, visto che la temperatura interna
raggiunge i 60/65°C: queste temperature
favoriscono la migrazione di piombo, ftalati e
altri composti tossici abitualmente presenti
nel cartone riciclato. In Italia sono vietate
anche le scritte nella parte interna del conte-nitore
per evitare la cessione di sostanze
nocive presenti nell’inchiostro. In Francia,
Germania e altri paesi europei (tranne la
Finlandia che ha regole simili alle nostre), le
leggi sono più permissive, e i contenitori pos-sono
avere uno, due e anche tre strati di car-tone
riciclato, anche se per quello a contatto
con la pizza la presenza o la migrazione di
alcune sostanze deve rientrare entro certi
limiti. Come si riconoscono i contenitori a
norma? Sul cartone deve essere presente il
nome del produttore e il codice di tracciabili-tà
per identificare il lotto. Su alcuni si trova il
logo composto da un bicchiere e una forchet-ta,
che però non ha alcun valore legale. Si
tratta di un’autocertificazione che attesta la
possibilità di utilizzare il contenitore per tutti
i prodotti alimentari non distinguendo tra
cibo secco o umido. Se l’imballo non è adat-to
a tutti gli alimenti, a fianco della forchetta
e del bicchiere dovrebbero essere indicate le
tipologie di alimenti (codificate dal decreto
con un numero oppure dalla scritta “solo per
alimenti secchi”) come pure eventuali limita-zioni
delle condizioni d’uso.
“Forse per questo motivo nella lista settima-nale
dei prodotti che il Ministero della salute
segnala al sistema di allerta europeo non si
trovano mai cartoni per pizza che cedono
piombo, ma solo pentole, stoviglie e utensili
da cucina cinesi che cedono cromo e altri
metalli pesanti”, come denuncia ilfattoali-mentare.
it.
Tratto da: ilfattoalimentare.it
18 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
19. Il succo di visciola sarebbe in grado di agire sul metabolismo dell’acido urico riducendo
di molto il dolore che si avverte in caso di articolazioni infiammate. E' già utilizzato dagli
atleti come alternativa agli antidolorifici presenti in commercio dopo una gara
LE CILIEGE SELVATICHE CONTRO
FATICA E DOLORI ARTICOLARI
Le visciole, ovvero le ciliege selvatiche
presenti soprattutto nel nord Italia,
hanno diverse proprietà benefiche:
sono utili contro l’invecchiamento, grazie
agli antiossidanti, e contro l’insonnia, grazie
al contenuto di melatonina, sono ricche di
vitamina A, C, potassio, magnesio, ferro,
folato e fibre, riducono il colesterolo e i tri-gliceridi
nel sangue, possono aiutare a dor-mire
meglio, grazie al contenuto di melato-nina.
Secondo un team di ricerca della
Northumbria University che ha visto pubbli-cato
il suo studio sul Journal of Functional
Foods, il succo di visciole sarebbe in grado
di agire sul metabolismo dell’acido urico
riducendo di molto il dolore che si avverte in
caso di articolazioni infiammate. Per arriva-re
a questo risultato i ricercatori, coordinati
Glyn Howatson, hanno preso come campio-ne
12 persone giovani (26 anni era l’età
media) a cui sono state somministrate due
bevande a base di succo di visciola concen-trato,
una da 30 ml, l’altra da 60 ml. Prima
e dopo a diversi intervalli di tempo sono
stati sottoposti ad esame del sangue e delle
urine per vedere la concentrazione di acido
urico. Quello che hanno notato i ricercatori
è che il succo di visciole Montmorency, pre-senti
negli Stati Uniti, riduce il livello nel
sangue sia di acido urico che di proteina C-reattiva,
un marker infiammatorio. Alte con-centrazioni
di acido urico possono portare a
sviluppare gotta ma anche un tipo di artrite
molto dolorosa e particolarmente invalidan-te
in quanto tende a far gonfiare molto le
articolazioni. L’acido urico che non si
riscontrava più nel sangue era aumentato
invece nell’urina e quindi poteva essere
naturalmente smaltito dal corpo. Tutto ciò
era avvenuto sia che si somministrassero 30
ml che 60 ml di succo e secondo i ricerca-tori,
gli effetti benefici, riscontrati sarebbero
da imputare alla presenza nelle visciole
degli antociani, potenti antiossidanti. C. S.
INFEZIONI DA CLOSTRIDIUM DIFFICILE,
FINO A 700 MILA CASI ALL’ANNO
Sono circa 450-700 mila ogni anno in Italia le
persone colpite da infezioni correlate all’as-sistenza
e quindi infezioni contratte a segui-to
di ricovero ospedaliero. La causa princi-pale
sarebbe il Clostridium difficile un bat-terio
che provoca un elevato numero di infe-zioni
ospedaliere
Nell’1% dei casi si stima
addirittura che esse siano
la causa diretta del decesso
del paziente (ISS, 2009). I più
colpiti sono gli over 65 con un
incremento ancora più accen-tuato
per chi supera gli 85 anni,
età in cui aumenta contestual-mente
la frequenza di forme cli-nicamente
severe alle quali si
associa un rischio di mortalità.
Sebbene non tutte le infezioni
siano prevenibili, è stimato che
circa il 30% è potenzialmente
evitabile con l’adozione di misu-re
preventive efficaci. La singola
azione di igiene delle mani è
stata riconosciuta come uno
degli elementi centrali per pro-teggere
il paziente dalla trasmis-sione
crociata di microrgani-smi.
Nonostante ciò, vi sono
numerose evidenze di scarsa
adesione a questa pratica da
parte dei professionisti sanitari:
il tasso di personale sanitario
che si lava le mani raramente
supera il 50%. Negli ultimi anni,
la letteratura scientifica ci ha
fornito utili strumenti per valu-tare
il rischio di queste infezioni
e, laddove possibile, cercare di
valutarle e prevenirle con l’at-tuazione
di misure di controllo
e linee guida. Proprio uno stu-dio
americano SENIC (Study in
the Efficacy of Nosocomial
infection Control) condotto dal
1980 al 1990 che ha coinvolto
338 ospedali, dimostrerebbe
come in assenza di monitorag-gio,
l’incidenza delle infezioni
ospedaliere tende ad aumentare
drasticamente. In Italia non esi-ste
un sistema di sorveglianza
delle infezioni correlate all’assi-stenza,
anche se numerosi studi
di prevalenza e di incidenza, che
hanno interessato ospedali con
alcuni reparti a rischio, hanno
riportato una frequenza di infe-zioni
ospedaliere paragonabile a
quella rilevata nei paesi anglo-sassoni
e in alcuni casi superio-re.
Anche le ricadute economi-che
dell’infezione appaiono rile-vanti
tratto da Salute.it
per il SSN: le infezioni da
Clostridium difficile sono asso-ciate
ad un prolungamento
della degenza ospedaliera
(secondo dati USA da 2,6 a 4,5
giorni) e richiedono spesso
anche la riammissione in ospe-dale
e l’effettuazione di indagini
diagnostiche mirate (laboratori-stiche,
radiologiche, endoscopi-che).
Tratto da: www.sanitaincifre.it
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 19
20.
21. IL MERCURIO NEI PESCI.
QUALE PERICOLO?
La sua "tossicità" nei confronti degli organi-smi
animali dipende dalla capacità di
denaturare le proteine e quindi dare origi-ne
ad una serie di lesioni che possono com-promettere
la funzionalità di vari organi. La
presenza di mercurio nel mare dipende sia dal
"dilavamento" dei terreni da parte dei corsi di
acqua superficiale, sia dagli sversamenti delle
industrie che lo utilizzano. Il Mar Tirreno, nella
zona prospiciente il Monte Amiata, ha una con-centrazione
relativamente più elevata di mer-curio
per la presenza di minerali che ne sono
ricchi e che vengono appunto "dilavati". Gli
organismi marini assorbono il mercurio pre-sente
nelle acque; all'interno di essi avvengono
delle reazioni che modificano la struttura del
metallo trasformandolo nella forma organica
metilmercurio. La concentrazione di metil-mercurio
nei pesci varia in funzione del loro
periodo di vita e soprattutto della loro posizio-ne
nella catena alimentare marina. Ad esem-pio,
i pesci predatori adulti, come i tonni, pos-sono
avere una concentrazione più elevata
rispetto alle sardine. Il metilmercurio presente
nel pesce è maggiormente "biodisponibile" di
quello inorganico; consumando carni di pesce
"contaminate" ci sono maggiori possibilità che
il mercurio si diffonda nei vari organi e tessuti,
incluso quello nervoso, dove può esercitare la
sua azione tossica. La tossicità del mercurio fu
scoperta per la prima volta nel 1956 in
Giappone. Un'industria aveva scaricato nella
baia di Minamata rifiuti contenenti importanti
quantità di mercurio. Molte persone, che ave-vano
consumato prodotti ittici provenienti da
quella zona, manifestarono lesioni neurologi-che
che furono poi correlate proprio al mercu-rio
che aveva contaminato i pesci. Vennero
prese immediate misure per la proibizione del
consumo di prodotti ittici provenienti da quella
Il mercurio è un elemento pre-sente
allo stato naturale in
diversi minerali. Ha la capacità
di "attaccare" alcuni microrga-nismi
come il Treponema e per
questo motivo è stato lunga-mente
usato come farmaco
contro la sifilide. Per le sue
proprietà chimico-fisiche è
stato e viene attualmente
impiegato in numerosi settori
industriali (farmaceutico,
cosmetico, metallurgico, elet-tronico,
ecc.)
zona e venne deciso di imporre dei limiti di tol-leranza
di mercurio nei pesci. Tali limiti si col-locano
da 0,5 e 1 mg di mercurio per ogni kg
di pesce e furono organizzati sistemi di con-trollo
per evitare che prodotti ittici contaminati
venissero consumati. Grazie ai controlli esi-stenti
al momento attuale, si può affermare
che il pesce in commercio sia privo di pericoli
dipendenti dal mercurio. Tale pericolo è assen-te
anche nei prodotti conservati, come il tonno
in scatola, in quanto i pesci vengono sistemati-camente
controllati prima di essere sottoposti
alla lavorazione. Un pericolo potrebbe derivare
dal consumo di pesci provenienti da mercati
illegali e pescati in zone particolarmente inqui-nate.
Si tratta però di un problema che non
dovrebbe riguardare il nostro Paese e neanche
i pesci del Tirreno, che da millenni vengono
consumati senza che si siano verificati episodi
di intossicazione. (A.M.)
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 21
22. NIENTE PIÙ BRUFOLI GRAZIE ALL'UVA
Ricercatori californiani hanno scoperto che il
resveratrolo può indebolire i batteri che cau-sano
l'acne, aiutando così migliaia di tee-nager
Il resveratrolo, un fenolo
antiossidante che si trova nel-l'uva
ha la capacità di inibire
la crescita dei batteri che causa-no
l'acne. Il team californiano
ha anche scoperto che la combi-nazione
di resveratrolo con un
farmaco comune contro l'acne,
il perossido di benzoile, può
migliorare l'efficacia del princi-pio
attivo.Apparentemente l'uso
di un antiossidante, il resvera-trolo,
in combinazione con un
ossidante, il perossido di ben-zoile,
può apparire un contro-senso.
"Inizialmente abbiamo
pensato che, poiché le azioni dei
due composti si oppongono,
l'associazione avrebbe
annullato l'uno gli effetti
dell'altro, ma non è stato
così - ha detto
Emma Taylor,
primo autore
dello studio e
docente di
dermatologia
presso la
David Geffen
School of Medicine - Questo stu-dio
dimostra che la combinazio-ne
di un ossidante ed un antios-sidante
può
migliorare l'efficacia di entram-bi.”
I ricercatori hanno coltivato
in laboratorio i batteri che cau-sano
l'acne e poi hanno sommi-nistrato
alle colonie batteriche
diverse concentrazioni di resve-ratrolo
e di perossido di benzoi-le,
sia da soli che insieme. È
stata dimostrata l'efficacia del
perossido di benzoile nell'ucci-dere
i batteri a qualsiasi concen-trazione
ma l'effetto non durava
oltre le 24 ore. Il resveratrolo, al
contrario, non ha avuto una
forte capacità di uccidere, ma
inibiva la crescita batterica per
un periodo di tempo più lungo.
Sorprendentemente, i due com-posti
insieme si sono dimostrati
la soluzione più efficace nel
ridurre la
conta batteri-ca.
"Era come combinare il
meglio dei due mondi e che
offre un duplice attacco sui bat-teri"
ha detto l'autore senior
Jenny Kim. Non solo, il perossi-do
di benzoile è tossico per la
pelle umana che infatti diventa
rosso e irritata se sottoposta a
un trattamento ad alta concen-trazione.
Utilizzando in combi-nazione
i due composti, oltre a
ridurre la concetrazione di
perossido di benzoile nei farma-ci,
si può sfruttare anche il pote-re
antinfiammatorio del resve-ratrolo,
riducendo così l'irrita-zione
a carico della pelle.
Tratto da: teatronaturale.it
del 6 ott 2014
IL DECALOGO ANTISPRECO
DELL’UNIONE CONSUMATORI
La lotta allo spreco inizia al supermercato, quando si fa la spesa e pro-segue
a casa, nel conservare i cibi nella maniera adeguata. Ecco un
rapido decalogo dell'Unione Nazionale Consumatori per limitare i
prodotti che finiscono nella spazzatura:
1) prima di andare al supermercato, preparare la lista della spesa, pia-nificando
i pasti della settimana;
2) scegliere gli alimenti con una vita residua più lunga (spesso sono
quelli meno in vista negli scaffali del supermercato);
3) non fare la spesa a stomaco vuoto: il carrello si riempirà più facil-mente
di prodotti inutili;
4) occhio ai formati convenienza: il 3X2 conviene solo se si consuma
effettivamente il prodotto, altrimenti aumenta solo il rischio che fini-sca
nella spazzatura;
5) una volta a casa, riporre con attenzione la spesa: gli alimenti più
"nuovi" con una data di scadenza più lontana vanno dietro, mentre
avanti vanno riposti quelli più vecchi per consumarli prima;
6) la tempe-r
a t u r a
ideale per
il frigorifero
è di 4 gradi;
7) riporre, in frigo,
ogni alimento nel
posto giusto (frutta e verdura
nei cassetti: pesce e carne cruda al primo piano; carne cotta al secon-do;
affettati e formaggi più in alto; conserve aperte e uova ancora più
su): in questo modo gli alimenti si conserveranno più a lungo;
8) congelare gli alimenti che avanzano scrivendo sul contenitore la data;
9) ricordare che gli alimenti scongelati e poi cotti possono essere ricon-gelati;
10) consiglio della nonna: prima di buttare, aprire, odorare, assaggiare
e poi decidere! (A.M.)
22 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
23. BRUCELLOSI: COS'È
E COME DIFENDERSI
La brucellosi è una zoonosi, cioè una malattia che
può essere trasmessa all'uomo dagli animali infetti.
Per identificare questa malattia vengono impiegati
diversi sinonimi che derivano o dalle aree geografi-che
più colpite (come febbre mediterranea, febbre
maltese, febbre di Cipro, febbre di Gibilterra) o dalla
discontinuità della patologia (come febbre ondulan-te
e febbre intermittente)
CAUSE E TRASMISSIONE
È causata dall'azione di batteri gram
negativi che appartengono al genere
Brucella e del quale esistono sette spe-cie,
di cui quattro possono risultare
patogene anche per l'uomo. Le principa-li
vittime della brucellosi sono diversi tipi
di animali come ad esempio bovini,
ovini, suini, cani, capre, cervi, ecc.
Al contempo però questo tipo di malattia
può essere trasmessa all'uomo median-te
contatto diretto con animali infetti
(attraverso le loro deiezioni, secrezioni e
prodotti dell'aborto) oppure in seguito
all'ingestione di prodotti di origine ani-male
contaminati.
Nel primo caso, coloro che per esigenze
professionali sono generalmente a con-tatto
con il bestiame (come ad esempio
i veterinari, gli allevatori, gli agricoltori, i
cacciatori oltre chi manipola la carne
animale come i macellai) sono conside-rati
la categoria più a rischio di brucello-si
ed il contagio può avvenire o per ina-lazione
o attraverso ferite, anche piccole,
della pelle di tali soggetti.
Nonostante ciò, la via di trasmissione più
comune è quella alimentare attraverso il
consumo sia di carne cruda o poco cotta
soprattutto di bovini, ovini e suini, sia di
prodotti infestati e contaminati (come
ad esempio latte fresco e suoi derivati:
panna, latticini, formaggi freschi, ecc.),
perché non essendo stati sottoposti a
processi di pastorizzazione, non è garan-tita
l'eliminazione di microrganismi
patogeni eventualmente presenti nell’a-limento.
SINTOMI
Solitamente, in caso di avvenuto conta-gio
da brucellosi, l'esordio della malattia
è improvviso e avviene dopo qualche set-timana
dall'infezione. La sintomatologia
è aspecifica e spesso viene confusa dai
medici per banali disturbi come ad
esempio un'influenza. Infatti tra i segni e
i sintomi più frequenti vi sono febbre,
sudorazione (spesso maleodorante),
debolezza, perdita dell'appetito, dolori
muscolari, mal di schiena e mal di testa.
In particolare, la febbre, segno più
comune della brucellosi, inizialmente
ha un andamento irregolare con sbalzi
della temperatura corporea durante il
giorno, mentre invece nel caso in cui la
malattia non viene curata, la stessa è
caratterizzata da un andamento "ondu-lante",
cioè la temperatura corporea sale
e scende continuamente nel corso della
settimana.
TERAPIA
In genere, nell'uomo la brucellosi ha un
decorso benigno e viene trattata asso-ciando
più farmaci antibiotici per un
periodo prolungato, al fine di scongiura-re
le possibili recidive, ricordando sem-pre
che essi devono essere prescritti dal
medico curante.
CONSIGLI
Per prevenire l'insorgenza di questa
malattia, è utile che i consumatori
seguano dei piccoli accorgimenti. In
generale è bene evitare il consumo di
prodotti alimentari non pastorizzati o
poco cotti, mentre riguardo alle catego-rie
professionali che sono più esposte al
rischio di infezione, si consiglia di adot-tare
le necessarie misure igieniche pre-ventive
(guanti, mascherine, occhiali
protettivi, ecc.) al fine di limitare più
possibile il potenziale contagio da parte
degli animali infetti. (M.B.)
SCOPERTA LA CAUSA
DEL PARKINSON
Tremori, rigidità
muscolare e difficoltà
a controllare il pro-prio
corpo sono alcuni dei
sintomi del Parkinson,
che ha un'età media di
esordio intorno ai 60 anni
ma a volte può manife-starsi
anche prima dei 40.
I ricercatori dell'Istituto di
neuroscienze (In-Cnr) di
Milano, coordinati da
Maria Passafaro, in colla-borazione
con colleghi
GIOVANILE
dell'Istituto auxologico italiano di Milano, diretti da
Jenny Sassone, hanno scoperto il meccanismo moleco-lare
di una proteina chiamata parkina, la cui assenza
causa la morte dei neuroni dopaminergici che hanno
un ruolo chiave nel controllo dei movimenti, caratteri-stica
principale della malattia neurodegenerativa. Lo
studio potrebbe aprire la strada a nuove strategie tera-peutiche
per rallentare il decorso del Parkinson giova-nile.
"La causa più frequente della forma giovanile del
Parkinson sono le mutazioni in un gene nominato
Park2, il quale codifica per la parkina, ossia contiene le
istruzioni su come ‘costruire' la proteina", spiega Maria
Passafaro. "Le mutazioni alterano la trasmissione del
glutammato, il neurotrasmettitore amminoacido più
diffuso nel sistema centrale nervoso, e possono indur-re
la morte nei neuroni dopaminergici della sostanza
nera, situata nel mesencefalo, tramite un meccanismo
molecolare chiamato eccitotossicità". L'identificazione
del meccanismo molecolare permetterà in futuro di
scoprire se la modulazione farmacologica del recettore
possa avere un ruolo non solo nel controllo dei sintomi
ma anche nel rallentare il processo neurodegenerativo
in questa forma genetica di Parkinson. "La parkina,
infatti, sembrerebbe interagire con uno specifico recet-tore
glutammatergico (il recettore ionotropico per il
kainato Kar) e ne regola l'espressione, cioè la presenza
nei neuroni, tramite un processo conosciuto come ubi-quitinizzazione",
prosegue la ricercatrice dell'In-Cnr.
"Nei pazienti con la mutazione del gene Park2 si ver-rebbe
a perdere la normale funzione della parkina con
conseguente accumulo patologico del recettore Kar, che
causa un incremento di concentrazione di glutammato
nei neuroni, alterando così l'attività sinaptica e condu-cendo
le cellule alla morte". Lo studio è stato finanzia-to
dalla fondazione Cariplo e dal ministero della Salute.
Hanno collaborato alla ricerca: l'Istituto italiano di tec-nologia
di Genova, il Dipartimento di bioscienze
dell'Università di Milano, l'Università di Bordeaux e il
Dipartimento di neurologia della Università di Juntendo
di Tokyo, diretto da Nobutaka Hattori che nel 1998
aveva identificato la mutazione del gene Park2.
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 23
24. DIRITTO & NUOVE TECNOLOGIE PRIVACY, PA
E AZIENDE ANCORA
POCOATTENTE
AI CITTADINI
a cura di Massimo Farina,
Consulente e Docente in Diritto dell’Informatica e delle Nuove
Tecnologia
http://www.massimofarina.it/
http://www.diricto.it/
prima parte
Agennaio 2014, il Decreto Legislativo n. 196/03 (meglio noto
come “Codice della Privacy”) ha compiuto i suoi primi dieci
anni di vigenza ma, nonostante il lungo periodo trascorso, nella
newsletter n. 392 del 17 settembre 2014, pubblicata nel sito
dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali
(http://www.garanteprivacy.it/), si legge il seguente bilancio, relativo
al primo semestre del 2014: “196 ispezioni, sanzioni per oltre 2
mln e mezzo di euro già riscossi dall'erario, 24 segnalazioni all'au-torità
giudiziaria […]. Nel corso del semestre, inoltre, sono stati
avviati 299 procedimenti sanzionatori, in prevalenza per omessa
informativa e trattamento illecito di dati, […]; tra le ipotesi di reato
segnalate alla magistratura, prevalgono casi di mancata adozione
delle misure minime di sicurezza e violazioni dello Statuto dei lavo-ratori”.
Si tratta di un bilancio poco rassicurante, che risulta ancor più
preoccupante se si considera che la materia era già disciplinata dal
1996 con la legge n. 675. Una fonte, quest’ultima, alla quale va
riconosciuto il grande merito di aver diffuso la consapevolezza del-l’esistenza
di una sfera intangibile degna di tutela per ciascun indi-viduo.
La suddetta Legge ha, però, dimostrato una capacità appli-cativa
assai scarsa e con il Codice della Privacy si volle interrompe-re
l’atteggiamento inerte di tutti coloro che, con totale indifferenza,
rifiutavano consapevolmente l’adeguamento alla politica del rispet-to
della riservatezza altrui.
Così il legislatore si pose l’obbiettivo di rompere col passato attra-verso
di razionalizzazione e semplificazione della materia attraver-so
un Testo Unico chiaro e semplice.
Allo stesso tempo, si cercò di scongiurare il pericolo di vivere la
nuova disciplina in assenza di effettività mediante la stipulazione di
196 ispezioni, san-zioni
per oltre 2
mln e mezzo di
euro già riscossi
dall’erario, 24
s e g n a l a z i o n i
all’autorità giudi-ziaria.
Questo in
sintesi il bilancio
dell’attività ispetti-va
e sanzionatoria
del Garante privacy
nei primi sei mesi
dell’anno, dal
quale emergono,
in sostanza, una scarsa informazione agli utenti sull’uso dei dati perso-nali
da parte di Pa e privati, ancora numerosi trattamenti illeciti e poca
attenzione alle misure di sicurezza. Gli accertamenti hanno riguardato
in particolare il mobile payment; le app mediche, l’attività di telemar-keting
svolta dai call center operanti all’estero; l’intermediazione
immobiliare; le strutture alberghiere; l’e-commerce; la verifica delle
misure di sicurezza degli utenti delle reti tlc e Internet; il trasferimento
di dati verso Paesi extra Ue. Di particolare importanza l’attività ispettiva
effettuata presso i principali snodi Internet italiani (Ixp) al fine di veri-ficare
il livello di protezione dei dati personali che in essi transitano e il
grado di sicurezza delle comunicazioni elettroniche nel nostro Paese.
Nel corso del semestre, inoltre, sono stati avviati 299 procedimenti san-zionatori,
in prevalenza per omessa informativa e trattamento illecito di
dati, e, per la prima volta, è stata contestata una sanzione a una socie-tà
telefonica per non aver tempestivamente segnalato al Garante e
omesso di segnalare agli utenti, una violazione della sicurezza dei dati
personali (data breach), venendo così meno all’obbligo di comunica-zione
imposto dalla recente normativa. Tra le ipotesi di reato segnalate
alla magistratura, prevalgono casi di mancata adozione delle misure
minime di sicurezza e violazioni dello Statuto dei lavoratori. Varato
anche il piano ispettivo per il secondo semestre 2014 che prevede sia la
prosecuzione dei controlli già avviati sia l’individuazione di nuovi ambi-ti
di intervento. L’attenzione del Garante si accentrerà, in particolare, sui
trattamenti di dati effettuati da medici di base, pediatri, istituti bancari,
società di recupero crediti, sulle Pa che mettono a disposizione degli
utenti l’accesso a Internet tramite reti wi-fi gratuite, sull’adozione delle
misure di sicurezza a protezione dei dati sensibili trattati da soggetti
pubblici e privati. Previste duecento ispezioni che verranno effettuate
anche in collaborazione con il Nucleo speciale privacy della Guardia di
finanza. Per quanto riguarda medici e pediatri gli accertamenti dovran-no
verificare, tra l’altro, l’impiego di programmi che prevedono la con-servazione
di dati sensibili presso terzi e la loro eventuale condivisione,
mentre per il settore bancario si controllerà il rispetto delle regole det-tate
dal Garante sulla tracciabilità delle operazioni.
tratto da: www.garanteprivacy.it/
web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/3389482
24 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
25. IL CODICE DELLA PRIVACY
HA COMPIUTO DIECI ANNI
un apposito protocollo d’intesa, mediante il
quale l’Autorità Garante demandava la fun-zione
di controllo alla Guardia di Finanza.
Nonostante i chiari intendimenti sopraccitati,
i dati diffusi dall’Autorità Garante sono poco
rassicuranti e, a parere di chi scrive, le ragio-ni
di ciò sono ricollegabili, da una parte, alla
rapida evoluzione delle tecnologie informati-che
e telematiche; dall’altra, alla carente for-mazione/
informazione in materia di tutela
dei dati personali.
Sul primo versante, sono presenti chiare
indicazioni anche nella newsletter n. 392/14
del Garante Privacy, ove si dichiara che le
ispezioni hanno “riguardato in particolare il
mobile payment; le app mediche, […] la
verifica delle misure di sicurezza degli uten-ti
delle reti tlc e Internet; il trasferimento di
dati verso Paesi extra Ue”; a ciò si aggiunga il
trattamento di dati mediante servizi erogati
in modalità cloud computing, in tutte le sue
molteplici varianti, e il repentino sviluppo
delle Smart Cities, che non può prescindere
da attente valutazioni relative alla protezione
dei dati personali, fin dal momento della pro-gettazione
degli oggetti intelligenti (cosiddet-ta
“privacy by design”). Tutte queste nuove
modalità di trattamento (e tutte le altre in
divenire) si stanno imponendo troppo velo-cemente
e pongono sempre maggiori e nuovi
pericoli per la sicurezza dei dati personali.
Per quanto concerne l’aspetto
formativo/informativo, a parere di chi scrive,
gran parte delle infrazioni alle disposizioni
del Codice della Privacy sono determinate
dalla scarsa conoscenza della “norma”, che
spesso induce le imprese ad inquadrare gli
adempimenti privacy come un mero appe-santimento
delle procedure interne e non
come un modus operandi da adottare per la
tutela, in senso lato, anche dell’azienda (e
non solo delle persone).
In questa sede, con l’intento di fornire un
utile contributo informativo, senza pretesa di
completezza, si illustreranno i principali
punti della disciplina dettata in materia di
protezione dei dati personali.
LE DEFINIZIONI
Ai sensi dell’art. 5 del D.lgs.196/03, l’oggetto
della tutela è il trattamento dei dati. Ciò signi-fica
che l’attenzione del legislatore è rivolta
alle modalità di utilizzo dei dati da parte
del titolare.
È doveroso, a questo punto, chiarire
alcune espressioni lessicali che, nel lin-guaggio
comune, potrebbero essere
intese con una valenza diversa da quel-la
utilizzata nel Codice della Privacy. Il
riferimento è all’articolo 4, apposita-mente
rubricato “definizioni”.
Il “trattamento” è “qualunque opera-zione
o complesso di operazioni, effet-tuati
anche senza l’ausilio di strumenti
elettronici, concernenti la raccolta, la
registrazione, l’organizzazione, la con-servazione,
la consultazione, l’elabora-zione,
la modificazione, la selezione,
l’estrazione, il raffronto, l’utilizzo, l’in-terconnessione,
il blocco, la comunica-zione,
la diffusione, la cancellazione e
la distruzione di dati, anche se non
registrati in una banca di dati”.
Va sottolineato che per poter rientrare
nel concetto di trattamento è sufficien-te
il compimento di una sola operazio-ne
tra quelle elencate. La definizione è
talmente ampia da comprendere anche
il trattamento senza ausilio di strumenti
informatici.
Per quanto concerne l’oggetto principale del
trattamento, questo è il dati “dato persona-le”,
ossia “qualunque informazione relativa a
persona fisica, identificata o identificabile,
anche indirettamente, mediante riferimento
a qualsiasi altra informazione, ivi compreso
un numero di identificazione personale”;
all’interno di questa macrocategoria, la disci-plina
individua i “dati sensibili” e i “dati
Giudiziari”. Si tratta di informazioni di carat-tere
più intimo del semplice dato personale e
per le quali sono richiesti più elevati gradi di
tutela.
I primi sono “i dati personali idonei a rivela-re
l'origine razziale ed etnica, le convinzioni
religiose, filosofiche o di altro genere, le opi-nioni
politiche, l'adesione a partiti, sindacati,
associazioni od organizzazioni a carattere
religioso, filosofico, politico o sindacale, non-chè
i dati personali idonei a rivelare lo stato
di salute e la vita sessuale”; i secondi sono i
“dati personali idonei a rivelare provvedi-menti
[…] in materia di casellario giudizia-le,
di anagrafe delle sanzioni amministrative
dipendenti da reato e dei relativi carichi pen-denti,
o la qualità di imputato o di indagato
[…]”.
Colui che esegue il trattamento dei dati per-sonali
altrui è denominato “titolare”; il sog-getto
(persona fisica) al quale si riferiscono le
informazioni è ,invece, l’”interessato”.
Ancora, “La persona fisica, giuridica o l’ente,
che decide sulla finalità, la modalità del trat-tamento
e sugli strumenti utilizzati per esso”
(cioè il titolare del trattamento), può nomi-nare
uno o più soggetti “responsabili del
trattamento dei dati” con poteri determi-nati
dallo stesso titolare attraverso l’atto di
nomina. Tutti coloro che effettivamente pren-deranno
cognizione diretta dei dati (per
esempio gli impiegati) sono denominati
“incaricati”. A questi ultimi dovranno esse-re
impartite precise istruzioni esecutive, da
parte del titolare o del responsabile, riguar-danti
le modalità di trattamento dei dati.
Questa, in maniera assai semplificata, è la
suddivisone dei compiti “privacy” all’interno
della struttura aziendale.
segue sul prossimo numero
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 25
26.
27. LA BIBLIOTECA DEL CONSUMATORE
INVESTIGAZIONE
STRATEGICA
Perché la verità
non rimanga
l'unico segreto
di Mario Paganini
Editrice: Centopagine
Euro 10,00
LA RIVOLTA
DEL CORRENTISTA
Come difendersi
dalle banche
e non farsi fregare
di Mario Bortoletto
editrice: www.chiarelettere.it
euro 10,00
“Quella raccontata da Mario Bortoletto è una storia
di straordinaria resistenza personale. Bortoletto, da
solo, è riuscito a mettere in luce i meccanismi nasco-sti
con i quali le banche lucrano sui conti correnti dei
cittadini. E ha aperto un mondo, prima sconosciuto.”
Riccardo Iacona
“Un giorno ti svegli e non hai più niente. Tutto quel-lo
che avevi ottenuto con i sacrifici di una vita diven-ta
proprietà della banca. Disperazione e notti inson-ni,
non ti rimane altro, nemmeno l'età per ricomin-ciare.
Ti prendono tutto, anche quello che in realtà
non gli è dovuto. Molte persone credono di essere
debitrici nei confronti deller banche mentre in realtà
sono creditrici. Mi auguro che questo libro possa aiu-tarle
ad avere giustizia.” Mario Bortoletto
Imprenditore edile di Padova, Mario Bortoletto ha
avviato una serie di contenziosi con diversi istituti ban-cari.
Ha ricevuto risarcimenti per migliaia di euro. Dal
2013 è vicepresidente nazionale del movimento “Il
delitto di usura”, che tutela le vittime di usura ed estor-sione
bancaria.
Come dice Ferdinando Imposimato nella prefazione, il libro riguarda un tema
che interessa "non solo i professionisti – polizia giudiziaria, investigatori priva-ti,
avvocati che svolgono le indagini difensive, pubblici ministeri ed esperti nelle
varie materie della scienza, dell'arte, della cultura – ma tutte le persone, qua-lunque
sia la loro attività". Infatti siamo tutti un po' detective: responsabili di
organizzazioni, colleghi, genitori, psicologi, insegnanti, amici. Tutti impegnati
nell'arte dell'investigazione nella ricerca della verità.
IO SO E HO
LE PROVE
Così le banche
imbrogliano
il correntista
di Vincenzo Imperatore
editrice: www.chiarelettere.it
euro 13,00
Io so e ho le prove. Non sono la vittima di un sistema ma quel sistema ho
contribuito a costruirlo. Questo libro racconta le tante irregolarità che i fun-zionari
di banca hanno praticato e continuano tutt'oggi a praticare. E' una
testimonianza dall'interno, affinché non esistano più segreti, alibi o ipocri-sie.
Non pareggerà i conti, ma adesso posso finalmente dire di aver fatto qual-cosa
dalla parte del correntista.
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 27
28. TELEFONINO
"ODI ET AMO"
Non sempre il consumatore
riesce ad avere il controllo sul
proprio traffico telefonico e il
risultato è il più delle volte un
estratto conto dalle cifre stella-ri.
D'altra parte le compagnie
telefoniche, spesso, attivano
alcuni servizi senza che l'utente
ne abbia mai fatto richiesta: si
tratta, in alcuni casi, di "pratiche
commerciali scorrette", ma alle
volte anche di semplici disat-tenzioni
da parte dei consuma-tori
Vediamo, dunque, quali sono i casi più fre-quenti
denunciati agli sportelli dell'Unione
Nazionale Consumatori:
- durante l'utilizzo di un’App sul proprio smart-phone,
inavvertitamente si clicca su un banner
pubblicitario, che attiva un servizio a pagamen-to
non richiesto;
- l'operatore telefonico attiva servizi non richiesti;
- durante un viaggio all'estero oppure fuori dalla
copertura dell'operatore telefonico, il roaming
dati scarica il traffico telefonico;
- le App si aggiornano automaticamente scarican-do
traffico dati.
ED ECCO COME DIFENDERSI:
- chiamare il proprio operatore telefonico e chie-dere
la disattivazione del servizio non richiesto;
- chiedere al proprio operatore telefonico di disat-tivare
i servizi che non sono ritenuti necessari;
- quando non si vuole effettuare traffico dati all'e-stero
o fuori dalla copertura del proprio opera-tore
telefonico, è necessario disattivare il roa-ming
dati per evitare di incorrere in tariffe
aggiuntive per la navigazione web, l'utilizzo del-l'e-
mail, MMS e altri servizi dati;
- selezionare nelle impostazioni dello smartphone
l'aggiornamento solo se autorizzato dall'utente.
Fa sorridere l'espressione "acquisti indesiderati": insomma,
com'è possibile che ci si ritrovi a pagare per qualcosa che non
abbiamo voluto comprare?
SE LA BOLLETTA TELEFONICA
LIEVITA A NOSTRA INSAPUTA
di Monica Satolli
Solo qualche anno fa, per "costringe-re"
un consumatore ad acquistare
qualcosa a sua insaputa avremmo
dovuto immaginare l'abile gesto del com-messo
che distrae il cliente per introdur-re
furtivamente nel suo carrello una sca-toletta
di tonno in più. Naturalmente si
tratta di situazioni impossibili!
Oggi, invece, grazie allo sviluppo della
società digitale, i servizi non richiesti
sono all'ordine del giorno: ciascuno di
noi probabilmente già paga sul suo abbo-namento
telefonico per una segreteria o
qualche altra diavoleria attivata a nostra
insaputa.
Gli sportelli dell'Unione Nazionale
Consumatori raccolgono quotidiana-mente
una montagna di segnalazioni
riguardanti in particolare il settore della
telefonia.
Il fenomeno dei servizi non richiesti (con
costi medi di 5 euro a settimana per rice-vere
sms, oroscopi, news di gossip, etc.)
è davvero inarrestabile: ad insaputa del-l'utente
vengono attivati nuovi contratti
spesso approfittando di app o banner sui
siti più popolari. Purtroppo in questi casi
gli utenti (o almeno quelli che si accor-gono
dell'abuso) non sanno come com-portarsi
perché rivolgendosi al proprio
operatore telefonico ci si sente risponde-re
che la responsabilità è dei singoli for-nitori.
Su questo si stanno facendo approfondi-menti,
perché crediamo che sia lecito
aspettarsi che i gestori di telefonia faccia-no
di più per proteggere i propri clienti...
Ma intanto è importante sapere che è
possibile prevenire questo fenomeno
chiedendo al proprio operatore il "bar-ring
sms", ovvero lo sbarramento verso
tutti gli sms a pagamento non richiesti.
Un altro consiglio per evitare sorprese è
quello di controllare analiticamente la
bolletta per scovare eventuali attivazioni
non richieste, cioè quelle non concorda-te
nel contratto.
Insomma basta fare un po' di attenzione:
di questi tempi ritrovarsi a pagare in bol-letta
qualcosa che non abbiamo acqui-stato
ci sembra troppo. E qui, davvero,
non c'è nulla da ridere.
28 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
29. Il Comune di Vattelapesca cita Lisandro
davanti al tribunale di Agrigento, intiman-dogli
lo sfratto per morosità. Afferma che
Lisandro occupa senza titolo un immobile
comunale, e non ha mai corrisposto alcun
canone.
Il tribunale di Agrigento accoglie la domanda
di rilascio con sentenza del 3 giugno 2008.
Lisandro propone appello e la corte d’appello
di Palermo, con sentenza del 20 ottobre
2011, gli dà ragione.
Osserva la corte che "dalla esposizione giuri-dica
dei fatti contenuta in citazione, la richie-sta
di rilascio dell’immobile si fonda sulla
mancanza di un valido titolo contrattuale che
legittimi il godimento e l’uso del bene da
parte del convenuto, che non a caso viene
qualificato come occupante. Ora, la domanda
di restituzione di un immobile detenuto
senza titolo che si fonda sulla responsabilità
extracontrattuale del detentore in quanto
gode abusivamente di un bene senza alcuna
legittimazione, è certamente diversa dalla
domanda di sfratto per morosità, che è basa-ta
sulla risoluzione per inadempimento di un
contratto locativo. […] Invero, lo speciale
procedimento di convalida di sfratto per
morosità, previsto dall’art. 658 cpc, conclu-dendosi
necessariamente con una pronuncia
di risoluzione del vincolo contrattuale, pre-suppone
necessariamente l’esistenza di un
contratto di locazione del quale si chiede la
cessazione per l’insolvenza del conduttore e
non è utilizzabile per far valere ragioni di cre-dito
inerenti ad un rapporto ritenuto inesi-stente
al momento dell’intimazione, come
nella specie".
Il Comune propone ricorso per cassazione,
lamentando fra l’altro una ultrapetizione da
parte della corte d’appello.
La sesta sezione civile della corte di cassazio-ne
decide sul ricorso del Comune con sen-tenza
n. 22531, depositata il 23 ottobre 2014.
La sentenza comincia in modo poco promet-tente
per il ricorrente, visto che la corte ne
critica l’"esposizione inutilmente lunga" e
sostiene che la deduzione di ultrapetizione è
DIRITTO &ROVESCIO
CASI DI GIURISPRUDENZA
a cura di Agostino Mela, avvocato cassazionista
www.avvocatoagostinomela.it
TUTTO PUÒ SEMPRE
SUCCEDERE
ALL’ULTIMO GRADO
stata fatta "confusamente".
Tuttavia il film è a lieto fine per il Comune
ricorrente, perché la corte ritiene fondato il
suo ricorso per una ragione giuridica diversa
da quella specificamente indicata dal
Comune e individuata d’ufficio:
"La Corte territoriale, una volta compiuta l’o-perazione
di qualificazione, ha considerato la
circostanza a monte della proposizione della
domanda per come qualificata come deter-minativa
della non decidibilità nel merito,
ma giustificativa della sua reiezione, in quan-to
il Comune l’aveva proposta con le forme
del procedimento per convalida di sfratto,
che non consentivano di proporla con riferi-mento
a quella qualificazione, ritenuta giusta
dalla stessa Corte.
In tal modo la Corte territoriale ha fatto
discendere dall’erroneo utilizzo a suo dire
della forma di esercizio speciale dell’azione
con il procedimento per convalida, la conse-guenza
del rigetto nel merito della domanda
per come qualificata. Ha cioè considerato
come ragione di rigetto nel merito un errore
di proposizione della domanda con il rito
speciale e, dunque, una ragione di mero rito.
Viceversa, essendosi ormai il procedimento
trasformato in procedimento a cognizione
piena, la decisione sulla domanda per come
qualificata dalla Corte sarebbe dovuta avveni-re
con lo scrutinio dei suoi eventuali presup-posti
di fondatezza.
La Corte doveva cioè esaminare se l’occupa-zione
del L. fosse nei confronti del Comune
[…] assistita o meno da un titolo ad esso
opponibile nella sua veste di proprietario del-l’immobile.
Al contrario la Corte territoriale ha rigettato la
domanda pur qualificata di occupazione
senza titolo in ragione del solo suo esercizio
erroneo con un atto introduttivo nelle forme
del procedimento per convalida. La riprova è
che nessun riferimento si fa allo svolgimento
della domanda a seguito della trasformazione
del rito ed alla sua incidenza.
www.ilconsumatore.eu N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 29
30. Per comprendere davvero quanto costa un
prodotto, noi consumatori dovremmo
fare attenzione a quanto paghiamo per le
piccole cose, al vero valore della materia
prima, osservando magari con scrupolo il
prezzo "al chilo".
Cominciamo dalla spesa alimentare e pren-diamo
ad esempio i prodotti confezionati
(c.d. IV gamma) per scoprire che se il costo
di una busta di insalata può sembrarci a
prima vista modesto, basterebbe fare atten-zione
a quello espresso "al chilogrammo” per
cambiare idea: una busta di lattuga da 80
grammi pronta per l'uso costa circa 1 euro,
cioè 12 euro al kg! Ed ancora, una buona
marmellata in confezione di vetro del peso di
250 grammi raramente supera i 5 euro al kg.
Se però si decide di acquistare le confezioni
"monodose" ecco che il prezzo sale vertigino-samente
e può arrivare anche a 15 euro al kg.
Certamente bisogna considerare che le confe-zioni
monodose e quelle della IV gamma
QUANTO COSTA AL
CHILO UN IPHONE 6?
Siamo in deflazione, ma questo non significa
che i prezzi di beni e servizi siano a buon merca-to.
In passato sono saliti a tal punto da dare il
via alle attuali difficoltà delle famiglie e tuttora
ci sono prodotti, anche tra quelli di tutti i giorni,
che costano ancora uno sproposito
richiedono un lavoro aggiuntivo di prepara-zione
e consentono di evitare molti sprechi.
Ma a mio avviso un simile boom dei prezzi
non è sempre giustificato.
C'è poi il fantastico mondo di snack e dolciu-mi
vari che tra poco torneranno nei super-mercati,
assalendoci con spot televisivi per
tutti i gusti. E qui, davvero, facendo un po' di
conti, c'è da mettersi le mani nei capelli:
secondo un'indagine pubblicata da Agostino
Macrì qualche tempo fa sul suo Blog sicurez-zalimentare.
it, infatti, i deliziosi cioccolatini
"Rocher" (prodotti dalla Ferrero) nelle comu-ni
scatole rettangolari costano 27 euro al Kg.
Gli stessi cioccolatini messi in una scatola
piramidale arrivano a costare 37 euro!
Per Natale, l'anno scorso, la Lindt ha prodot-to
degli orsacchiotti in cioccolata che faceva
pagare circa 30 euro al kg: la stessa cioccola-ta
nelle classiche barrette ha un costo che
non supera i 4-5 euro! Tutti conosciamo i
fantastici m&m's: generalmente sono vendu-ti
in confezioni che costano circa 9 euro al kg,
ma ogni tanto i dolcetti sono lanciati sul mer-cato
in confezioni particolari e il costo schiz-za
ad oltre 90 euro al kg!
Si potrebbe continuare a lungo nella descri-zione
della variabilità del costo dei prodotti
alimentari in funzione delle dimensioni e
delle ricorrenze, scoprendo speculazioni e
ricarichi intollerabili. Certo anche la scatola
vuole la sua parte, ma non facciamoci pren-dere
in giro: il consiglio allora, considerata la
situazione, è quello di controllare sempre il
costo al kg (o al litro) e di cercare di acqui-stare
confezioni più pratiche e convenienti.
A pensarci bene sarebbe utile se decidessimo
di farlo non solo per i prodotti alimentari. Si
scoprirebbe qualcosa di divertente: ad esem-pio
che una casa in centro a Roma o a Milano
può costare 0,30 euro al cm.2, mentre un
iPhone 6 costa 100 euro al cm2! Per non dire
di quanto ci costerebbe al chilo! Avete prova-to
a fare due calcoli?
Un'estate calda per la telefonia, è proprio il caso di dirlo, viste le centinaia di segnalazioni giunte
agli sportelli dell’Unione Consumatori che coinvolgono i principali operatori della rete fissa e
mobile del Paese
TELEFONIA: COME EVITARE LE SORPRESE IN BOLLETTA
Sia per email che su Twitter numerosi consumatori, nel mese di
agosto, ma anche in settembre, hanno scritto denunciando
amare sorprese sul conto telefonico a causa dell'attivazione di
servizi non richiesti. I casi sono diversi: c'è chi navigando o gio-cando
con lo smartphone si ritrova abbonato ad un servizio a paga-mento
per aver accidentalmente sfiorato un banner pubblicitario;
in molti, poi, denunciano di aver scoperto troppo tardi di aver supe-rato
le soglie previste dal proprio
piano tariffario, navigando su conte-nuti
a pagamento non segnalati; così
come è molto diffuso il caso di chi
riceve sms con contenuti a paga-mento
pur non avendone mai fatto
richiesta! Se dunque vi siete ritrovati
un'amara sorpresa in bolletta per
aver usufruito di un servizio extra
che non era segnalato, la prima cosa
da fare è contattare immediatamen-te
il gestore, inviando un reclamo
scritto (tramite fax, portale on-line,
canale dedicato o raccomandata con avviso di ricevimento) per
contestare le somme ingiustamente addebitate e richiedere il rim-borso,
dichiarando esplicitamente di non aver mai richiesto l'ab-bonamento.
In alcuni casi l'attivazione di un servizio non richiesto
avviene tramite un sms da parte dell’azienda erogatrice del servi-zio:
in questo caso è necessario inviare la richiesta di blocco non
solo all’operatore ma anche all’azienda. Sarà ad ogni modo l’ope-ratore
a dover fornire un riscontro: se così non è (o il riscontro
risulta essere insoddisfacente), ricordiamo che gli esperti dell’UNC
sono a disposizione degli iscritti ed è possibile contattarli mandan-do
un'email all'indirizzo uncsardegna@gmail.com, indicando
nell'oggetto "servizi non richiesti". Attenzione anche alle app: alcu-ne
sono a pagamento, ma anche se la maggior parte sono gratuite,
capita spesso di scaricare un'applicazione apparentemente gratis,
come un gioco, per poi accorgersi che qualche clic è a pagamento.
Consigliamo, dunque, di controllare periodicamente il dettaglio del
proprio credito al fine di evitare ulteriori sorprese ed agire tempe-stivamente;
inoltre, è una buona regola selezionare nelle imposta-zioni
dello smartphone l’aggiornamento (che spesso è a pagamen-to)
solo se autorizzato dall’utente.
30 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu
31.
32. IL RUOLO DEL DENARO
NELLA RELAZIONE DI COPPIA
Quando si decide di instaurare una relazione si valutano
alcuni aspetti fisici e psicologi del partner, come la sua perso-nalità,
le sue intenzioni sentimentali, l’affinità e l’attrazione
nella coppia. Ma avete mai pensato che anche il denaro può
giocare un ruolo decisivo?
IL DENARO È UN FATTORE IMPORTANTE IN UNA RELAZIONE?
eDarling ha condotto recentemente un sondaggio su un campione di 233 single e ha chie-sto
loro se il denaro influisce nella scelta del partner e come viene vista la gestione delle
finanze all’interno della coppia. Dai risultati è emerso che il luogo comune 'i soldi non com-prano
l'amore' è ancora valido, nonostante ciò sembrerebbe che il denaro sia comunque un
fattore rilevante nelle relazioni di coppia.
Per i single di eDarling dunque non è solo un aspetto
razionale come il denaro a fare la felicità della coppia, ma
piuttosto sono gli aspetti sentimentali. Solo il 5% degli
intervistati sarebbe disposto a sposare qualcuno per soldi
poiché l’umorismo, un comportamento gentile e una
buona educazione sono per il 92% di loro gli aspetti deter-minanti
nel momento di scegliere il partner. Questa è l’o-pinione
di entrambi i sessi secondo i quali la ricchezza è
la caratteristica meno importante per costruire una rela-zione
duratura.
Soldi, argomento tabù in una relazione?
Anche se per molti l’argomento denaro può essere visto
come un tabù nel momento di fondare le basi di una rela-zione,
sarebbe meglio riuscire a parlarne apertamente e
chiarificare sin dal principio i differenti punti di vista della
gestione dei soldi.
In primo luogo il 76% delle donne vorrebbe sapere quan-to
guadagna il proprio partner, stesso discorso per il 64%
degli uomini; inoltre entrambi i sessi (donne 94%, uomi-ni
86%) ritengono che dovrebbe essere lui nella coppia ad
avere lo stipendio più alto e infine il 76% delle donne e il
64% degli uomini concordano sulla capacità femminile di
saper risparmiare ed economizzare.
Ad ogni modo non è solo questione di quanto il partner
guadagna, ma anche di come il proprio partner si approc-cia
al denaro. Il 62% delle donne ha risposto di essere
attratta da un partner parsimonioso e attento con i soldi
e piuttosto sceglierebbero 'un principe azzurro' affasci-nante
ma povero (64%). Da parte loro gli uomini hanno
risposto di ritenersi oculati con il denaro, di reputare il
loro stile di svita benestante (72%) e di sentirsi soddisfat-ti
e affermati nel campo del lavoro (75%). Un ultimo
risultato della ricerca molto incoraggiante è che il 71% dei
partecipanti non ha mai lasciato il partner per problemi o
litigi legati ai soldi.
ALLA FINE I CONTI TORNANO
A conti fatti i single di entrambi i sessi sembrano essere
d’accordo sulla visione del denaro all’interno di una rela-zione
sentimentale e i desideri e punti di vista femminili
e maschili sembrano del tutto complementari. Allora è
proprio vero che per i single italiani i soldi non fanno la
felicità, poiché aspirano piuttosto a ricercare nel partner
valori autentici e virtù morali più profonde.
Fonte: http://www.edarling.it/consigli
-ricerca-partner/relazioni/relazione-e-denaro
ENERGIA:
ARRIVA
LA STANGATA?
"Il risparmio nelle bollette
del 2014 è un'amara consola-zione
in confronto alla stan-gata
che ci aspetta dal
primo ottobre". E' quanto ha
dichiarato Pieraldo Isolani,
responsabile del settore
energia dell’Unione
Nazionale Consumatori,
commentando i dati diffusi
dall'Autorità per l'energia
elettrica il gas e il sistema
idrico, in riferimento al tri-mestre
1° ottobre-31 dicem-bre
2014
Da ottobre e per tutto il trimestre suc-cessivo,
gli italiani pagheranno per la
luce l',7% in più, pari a circa 2 euro,
con una spesa media annua per la famiglia
tipo di 521 euro; per il gas l'incremento sarà
del 5,4%, con una maggiore spesa trimestra-le
di 19 euro pari a 1.148 euro su base
annua per il cliente tipo.
La causa è da ricondursi alla crisi Ucraina e
ai rialzi stagionali della materia prima: ma
perché gli aumenti in bolletta sono concen-trati
proprio nel periodo invernale quando le
famiglie sono costrette a spendere di più per
il riscaldamento? Sarebbe necessario un
intervento per spalmare gli aumenti, laddo-ve
irrinunciabili, nel corso di tutto l'anno in
modo da dare respiro alle famiglie.
Inoltre, è urgente la revisione del bonus
sociale elettrico e del gas a tutela dei consu-matori
disagiati, soprattutto in vista dei mesi
più freddi: ad oggi, infatti, sono ancora trop-po
poche le famiglie che hanno accesso al
bonus rispetto a quelle che ne avrebbero
effettivamente bisogno; senza contare che gli
importi coprono una quota troppo bassa in
rapporto alla spesa annua.
32 N° 245 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 www.ilconsumatore.eu