La seconda guerra mondiale per licei e scuole medie
Forme aggregative e codici comunicativi nei nativi digitali
1. Sabato 3 novembre 2012
Massimo Giuliani
Forme aggregative e
codici comunicativi
nei nativi digitali
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Massimo Giuliani www.massimogiuliani.it
2.
3. Cosa succede nell’era dei “nativi”?
Alcuni videogiochi si limitano ad attivare funzioni
neurali di tipo percettivo-motorio, azioni automatiche
di stimolo-risposta che limitano l’“attenzione selettiva”,
precursore della memoria. Altri richiedono strategia e
riflessione e sviluppano l’attenzione selettiva e
proattiva, la cooperazione, la “riserva cognitiva”:
dunque una intelligenza nuova rispetto a quella dei
“nativi gutenberghiani”.
Il nativo sviluppa l’“opzione click”.
(vedi Paolo Ferri, “Nativi digitali”)
Per Battro e Denham (“Verso un’intelligenza
digitale”) l’intelligenza digitale risponde agli 8 criteri di
Gardner:
1) può essere isolata da una lesione cerebrale,
2) ha una storia evolutiva propria,
3) è composta di sub-intelligenze,
4) si può codificare in un sistema simbolico particolare,
5) si sviluppa da principiante a esperto,
6) presenta casi eccezionali,
7) si può interferire o trasferire sperimentalmente,
8) si può misurare.
4. Cosa succede nell’era dei “nativi”?
I “nativi digitali”,
il “popolo della rete”:
esistono davvero
i nuovi barbari?
5. Esistono alternative alle classificazioni binarie?
Per esempio Giuliana Guazzaroni
(scioglilingua.wordpress.com)
propone:
Madrelingua digitali
Digitali non-Madrelingua
Principianti Digitali
Pre-Intermedi Digitali
ecc. ecc. (una lista infinita a seconda del
proprio rapporto con le tecnologie)
P.S.: è una classificazione non gerarchica, che
non separa e che introduce complessità: i
madrelingua solitamente mancano di riflessione
metalinguistica, dunque subiscono lo strumento!
6. Cosa succede nell’era dei “nativi”?
ll
L’intelligenza collettiva
e l’intelligenza
connettiva
nn
cambiano il nostro
modo di pensare...
7. Perché, da psicoterapeuta, mi
interessano l’ipertesto e il virtuale?
la riconfigurazione
delle relazioni
la riconfigurazione
dei confini
il virtuale e il
cambiamento
8. La riconfigurazione delle relazioni
Con l’ipertesto emerge
un nuovo “lettore-
autore” con prerogative
(e responsabilità!)
amplificate rispetto a
quelle del lettore
tradizionale.
10. La riconfigurazione dei confini
“L’unità che presenta caratteristiche di funzionamento
per tentativi ed errori sarà legittimamente chiamata un
sistema mentale.
(...) Supponiamo che io sia cieco e che usi un bastone e
vada tentoni. In quale punto comincio io? Il mio
sistema mentale finisce all’impugnatura del bastone?
O finisce con la mia epidermide? Comincia a metà del
bastone? O alla punta del bastone?
(...) Il sistema va delimitato in modo che la linea
di demarcazione non tagli alcuno di questi canali
in modi che rendano le cose inesplicabili. Se ciò
che si vuol tentare di spiegare è un dato elemento
di comportamento, ad esempio la marcia del
cieco, allora a questo scopo sono necessari la
strada, il bastone e l’uomo; la strada, il bastone, e
così via, circolarmente.
Ma quando il cieco si siede per mangiare, il
bastone e i suoi messaggi non saranno più
pertinenti (…)” (Gregory Bateson)
11. Il virtuale e il cambiamento
Il virtuale esiste,
l’attuale accade
(lo spartito è il virtuale:
il concerto è la sua attualizzazione)
12. Il virtuale e il cambiamento
“Una questione di grande interesse scientifico e forse di grave
momento è se l’informazione elaborata attraverso la coscienza sia
adeguata e appropriata al compito dell’adattamento umano.
Potrebbe ben essere che la coscienza contenesse distorsioni
sistematiche di prospettiva, le quali, messe in atto dalla tecnica
moderna, potrebbero distruggere gli equilibri tra l’uomo, la sua
società e il suo ecosistema” (Gregory Bateson)
Ma più un sistema è interconnesso, più è in
scacco l’illusione della coscienza
di poter controllare gli effetti delle proprie
azioni sul prossimo...
13. Mi pare che provando a rispondere ad alcuni dei
più diffusi luoghi comuni sul web si capiscano
cose interessanti...
14. Pregiudizi / 1: “manca il non verbale”
La mancanza di un livello metacomunicativo e analogico
avrebbe come risultato una comunicazione impoverita...
Ma il repertorio metacomunicativo della
comunicazione online è fatto di:
emoticon
tempo
immagini, avatar, media
comunicazione metacontestuale
15. Metacomunicazione on line
LOL!
(“Lot Of Laughs”)
ROTFL!!
(“Rolling On The
Floor Laughing”)
Innanzitutto gli utenti hanno imparato a sviluppare
sistemi di segni che suppliscono come possono alla
mancanza delle espressioni facciali e del tono della
voce (ma non mi pare questa la parte più interessante
del discorso...)
16. Metacomunicazione on line
I tempi di risposta
nelle
conversazioni
sono uno dei
principali
elementi delle
comunicazione
non verbale
19. Metacomunicazione on line
Se metacomunicare è
comunicare sui contesti, nella
vita online è rompere la
standardizzazione delle
narrazioni e “l’ineliminabile
eterogenesi dei processi collettivi
di soggettivazione”
(v. M.M. Mapelli, “Per una
genealogia del virtuale”, 2010)
20. Metacomunicazione on line
Forzare i limiti del dispositivo, sviluppare un’attitudine transcontestuale.
http://www.ibridamenti.com/?p=4250:
gli status di Facebook diventano cronaca
21. Pregiudizi / 2: “non ci si può fidare”
http://gloriaoriggi.blogspot.it/
2005/06/fidarsi-di-internet.html
Internet come la nuova
versione del “dilemma del
prigioniero”?
La condivisione con persone
che non vediamo in faccia
pone problemi nuovi: cosa
intendiamo per “fiducia
virtuale”.
22. Pregiudizi / 3: “non si è autentici”
Soggetti autovalutatisi in base a cinque tratti
di personalità (apertura, coscienziosità,
estroversione, piacevolezza, nevroticismo) si
comportano secondo le previsioni (sinceri!) (*)
ma...
110 soggetti osservati mentono sul social
network il 4,9% in più che nelle conversazioni
faccia a faccia! (**)
(sì, ma... e per lettera? E al telefono?)
(*) S. Gosling, "Manifestations of Personality in Online Social
Networks: Self-Reported Facebook-Related Behaviors and
Observable Profile Information", Cyberpsychology, Behavior, and
Social Networking, 2011.
(**) Zimbler e Feldman, “Liar, Liar, Hard Drive on Fire: How
Media Context Affects Lying Behavior”, Journal of Applied Social
Psychology, 2011. Vedi R. Simone, “Presi nella rete”, 2012.
23. Pregiudizi / 3: “non si è autentici”
Se usciamo dalla questione
“vero / falso”, “sincero /
menzognero”, i diversi Sé
online possono diventare una
specie di “esercizio pratico di
flessibilità”?
Per Gergen siamo esseri
saturati dalle voci molteplici
dell’umanità: ne assorbiamo
le ragioni, esse diventano
parte di noi e noi di loro.
24. Pregiudizi / 3: “non si è autentici”
“
Immaginarsi non come un tutto,
”
ma come un tutto-nella-sua-incompletezza.
“Ognuno di noi è incompleto, a suo modo. L’ambiente virtuale può fornirci
la sicurezza necessaria per poter manifestare quel che ci manca (…)
Avendo messo letteralmente per iscritto l’esistenza delle nostre personalità
online, diveniamo molto più consapevoli di quello che stiamo proiettando
nella vita quotidiana. Come l’antropologo che torna a casa dopo
l’immersione in un’altra cultura, chi viaggia nel virtuale può tornare nel
mondo reale meglio attrezzato per capirne gli artifici (…)” (Sherry Turkle)
Clicca qui!
25. Pregiudizi / 4: “non c’è prossimità”
“Non è vera vicinanza!”
Ma è una critica che parte
dalla percezione della rete
come un mondo separato:
spesso le persone che hanno
relazioni online si incontrano
anche offline.
Inoltre sappiamo che la
prossimità può essere sia
fisica che psicologica (e non
sempre coincidono).
26. Pregiudizi / 4: “non c’è prossimità”
Interviste a 2512 utenti adulti: a un
intenso coinvolgimento nelle relazioni
on line corrispondeva un maggiore
impegno sul territorio, nel sociale e nel
volontariato, una familiarità coi luoghi
in cui le persone si incontrano. Fra chi
era abituato ad intrattenere discussioni
sui social network o curava un proprio
blog era maggiore la disponibilità al
confronto con individui di altre culture
e a parlare di politica con persone di un
altro partito.
(Pew Internet and American Life
Project, 2009)
27. Vita offline e vita online
Instaurano un circuito riflessivo – cioè non
gerarchico – che comporta una forza contestuale e
una forza implicativa
vita offline
vita online
29. Vita offline e vita online
Cosa accade quando si perde la circolarità
fra i due contesti
La vita online esercita
vita offline un’influenza ingombrante
sulla vita offline ma non
ne è influenzata.
Probabilmente è il caso
vita online della dipendenza da
Internet...
30. Vita offline e vita online
Cosa accade quando si perde la circolarità
fra i due contesti
La vita online perde influenza
su quella offline. Niente di
vita offline grave: in fondo abbiamo vissuto
tanto tempo senza Internet e
potremmo farlo ancora.
Eppure...
vita online
31. Vita offline e vita online
Cosa accade quando si perde la circolarità
fra i due contesti
La vita online perde influenza
su quella offline. Niente di
vita offline grave: in fondo abbiamo vissuto
tanto tempo senza Internet e
potremmo farlo ancora.
Eppure...
vita online ...eppure ci sono situazioni in
cui Internet entra nella vita
offline e la vita offline entra in
Internet, e per qualcuno potersi
raccontare alla rete fa la
differenza...
32. Narrazione on line e cura del trauma
“ partire dalle persone che mi
stavano vicino per creare dei
personaggi curativi, dare
voce alle cose che stavano
succedendo, far identificare
le persone in personaggi che
le facessero sentire un po’
speciali, come i protagonisti
di un film, ha significato
”
“esserci” raccontando
(Luisa Nardecchia)
33. Jaron Lanier:
Il pericolo che sia il
software a decidere
come dobbiamo
funzionare (“lock-in”)
34. Contro il “lock-in”
Cose che “ciascuno di noi può fare” (Jaron Lanier)
Non pubblicate nulla anonimamente a meno che non corriate dei veri
rischi.
Se vi impegnate a lavorare su voci di Wikipedia, impegnatevi ancora
di più quando vi esprimete a vostro nome.
Create un sito web che dice qualcosa di voi senza conformarvi ai
modelli standard disponibili sui siti di social network.
Ogni tanto pubblicate un video la cui realizzazione vi abbia richiesto
cento volte il tempo necessario per guardarlo.
Scrivete su qualche blog un post che vi abbia richiesto settimane di
riflessione prima che abbiate avvertito l’esigenza di condividerlo.
Se usate Twitter, siate innovativi cercando di esprimere quello che
accade dentro di voi anziché descrivere banali eventi esterni, per
evitare il rischio subdolo di credere che gli eventi descritti
oggettivamente vi definiscano come definirebbero una macchina.
37. In conclusione...
...abbiamo visto nascere una generazione
di “nativi digitali”;
ora attendiamo l’avvento dei
“nativi della condivisione consapevole”
e non conformista
38. In conclusione...
...abbiamo visto nascere una generazione
di “nativi digitali”;
ora attendiamo l’avvento dei
“nativi della condivisione consapevole”
e non conformista
39. In conclusione...
...abbiamo visto nascere una generazione
di “nativi digitali”;
ora attendiamo l’avvento dei
“nativi della condivisione consapevole”
e non conformista
(e, nel nostro piccolo, ci lavoriamo)
40. Grazie per l’attenzione :-)
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