2. Come abbiamo visto, Kant sostiene che:
i PRINCIPI MORALI - a differenza di altri principi
pratici - sono LEGGI UNIVERSALI di valore
assoluto, valide per tutti gli esseri umani in quanto esseri
dotati di ragione.
Nella terminologia di Kant:
LE LEGGI MORALI SONO “IMPERATIVI CATEGORICI”
3. La filosofia morale di Kant
si contrappone al relativismo etico
per “relativismo etico” intendiamo una qualunque filosofia o concezione che
affermi la variabilità dei giudizi morali in relazione alle diverse opinioni degli
individui, in relazione alle diverse società e culture, in relazione alle diverse epoche
storiche, ecc.
4. Kant difende una forma moderna e originale
di universalismo etico.
Perché “moderna” e perché “originale”?
5. Prima di Kant i filosofi che avevavo soste-
nuto l’universalismo etico lo avevano fatto
sulla base di argomentazioni ontologiche e
metafisiche.
Per esempio gli Stoici, i quali affermavano che la Legge
Morale coincide con il Logos eterno, con la Legge di Natura.
Oppure i filosofi medievali, che riconducevano sia l’ordine
della natura che l’ordine morale ad un comandamento divino.
6. L’universalismo etico di Kant non è fondato sulla
conoscenza dell’Ordine e delle Leggi di Natura.
Per Kant la conoscenza della natura è limitata al mondo
fenomenico, cioè alle leggi della meccanica (la fisica
moderna di Galilei e Newton), e quindi non ha nulla da
dirci sul piano morale.
Conoscere scientificamente la fisica o l’astronomia non
significa più conoscere il disegno divino o i fini
complessivi dell’universo.
Kant separa la Legge Morale dalla dimensione
della scienza e della natura fenomenica.
7. Ma se non è una legge naturale o divina, come
è possibile che la Legge Morale sia universale?
La risposta di Kant è che l’universalità dei principi morali
discende dalla universalità della Ragione, dal fatto che tutti
gli esseri razionali condividono gli stessi “principi a
priori” e quindi, usando la Ragione, sono tutti in grado di
comprendere gli obblighi che meritano un incondizionato
rispetto.
(Questa fiducia nell’universalità della Ragione
riflette, ovviamente, l’appartenza di Kant alla cultura e
all’epoca dell’Illuminismo.)
8. La Legge Morale è un comando (a priori) della Ragione
“La ragion pura è per sé sola pratica, e dà all’uomo una legge
universale che noi chiamiamo legge morale”
9. La Legge Morale è un comando (a priori) della Ragione
La Legge Morale è un comando (a priori) della
A priori significa che vale sempre e comunque,
indipendentemente dal variare delle circostanze, degli
individui, dei tempi, dei luoghi.
10. La Legge Morale è un comando (a priori) della Ragione
La Legge Morale è un comando (a priori) della
Comando significa che è un obbligo che si impone alla
coscienza morale degli individui (anche quando
decidano di non rispettarlo).
11. La Legge Morale è un comando (a priori) della Ragione
Ragione per Kant vale solo in senso trascendentale,
non ontologico, e quindi si riferisce ad una dimensione
esclusivamente umana. (Trascendentale = forme a priori
della mente umana.)
Attenzione: quest’ultimo punto è importantissimo! Kant
non dice che la Legge Morale è un comando della Natura
o di Dio. La Morale è autonoma , non ha a che fare né
con la conoscenza della natura (scienza o metafisica), né
con i comandamenti religiosi.
13. La fondazione della morale in Kant non
è né ontologica, né religiosa, bensì
trascendentale (cioè coincide con un
apriori della ragione pratica, facoltà
universale della mente umana).
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14. 2 I principi morali non sono
“istinti” o “sentimenti” più o
meno spontanei: per Kant sentimenti e
istinti variano a seconda degli individui
e a seconda delle circostanze, e quindi
non possono assicurare l’universalità
della morale. La coscienza morale è
quella che ascolta e comprende
razionalmente i propri doveri, non
quella che si fa condurre dai
sentimenti e dagli istinti.
(Su questo punto l’impostazione kantiana è
vicina allo Stoicismo.)
15. La moralità per Kant consiste nella
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disponibilità della Volontà a seguire i
comandi della Ragione, a sottomettersi
ad un dovere razionalmente
compreso, sacrificando, se necessario,
sentimenti, istinti, interessi,
opportunità (i quali dipendono dal
variare delle circostanze).
16. Per noi esseri umani la moralità si
presenta sempre come un “dovere”,
come una “costrizione”, non come una
tendenza spontanea.
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17. Alludendo alla concezione della legge morale come un dovere
severo e categorico, si usa spesso a proposito di Kant (ma
anche degli Stoici) la definizione di rigorismo etico.
Il fatto è che per Kant la nostra volontà è sempre inclinata a
seguire sentimenti, istinti, interessi, opportunità, è sempre
naturalmente (e legittimamente) tesa alla ricerca della felicità,
e deve reprimere queste tendenze spontanee per convincersi
a seguire i comandi della ragione.
Possiamo dirlo in un altro modo (un pochino più romantico):
in Kant la moralità umana è sempre legata ad una lotta
interiore, ad un impegno rigoroso, ad uno sforzo.
18. Un’altra caratteristica della morale kantiana che viene
reputata fondamentale è il formalismo.
Abbiamo visto che la Legge Morale è un comando della
Ragione Pratica.
Ma che cosa comanda la Ragione? Quali sono i princìpi morali
che essa ci chiama a rispettare?
La risposta di Kant è che il valore morale delle nostre azioni
risiede esclusivamente nella forma del ragionamento (il
principio pratico) che guida la volontà e le scelte di
comportamento.
Nessuna azione è “buona” o “giusta” in sé.
“Buona” o “giusta” è solo la Volontà ...
19. La moralità non è una proprietà delle azioni, dei com-
portamenti, delle situazioni oggettive.
‣ il Bene non è uno “stato di cose” (un’Idea platonica o un
ordinamento della natura);
‣ il Bene non consiste nella conformità ad un imperativo
“oggettivo”, per esempio sociale, giuridico, religioso;
‣ il Bene non risiede nelle caratteristiche esteriori
(fenomeniche) delle azioni;
‣ il Bene non riguarda gli obiettivi che si intende raggiungere
(per cui un’azione sarebbe “buona” o “cattiva” a seconda
delle conseguenze, e la morale consisterebbe, come per
Epicuro, in un calcolo dei vantaggi e svantaggi prevedibili).