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OCP – G8 : Net Game




    Net game
    di Andrea Calderaro


    Net_work_ing
     Affrontare un’analisi sull’eventuale legame esistente tra il “movimento” e
  la rete, argomento approfondito proprio in queste pagine, mette in risalto
  quanto sia inopportuna la definizione di noglobal con cui si è soliti identifi-
  care il movimento, così come del resto si è già avuto modo di chiarire1.
  L’uso sapiente delle nuove tecnologie2 fornisce quotidianamente dei validi
  contributi, tanto che rischia di apparire paradossale che sia proprio la rete
  ad offrire quel particolare supporto connettivo al “movimento”. Essa ne fa-
  vorisce la coordinazione e probabilmente la crescita collettiva, ed allo stesso
  tempo concede lo spazio necessario alla sua autorappresentazione. Quella
stessa rete che più di ogni altra icona può rappresentare la globalizzazione, il


1
  Vedi Scenari.
2
  Una premessa alle considerazioni che verranno avanzate nelle prossime pagine ri-
sulta d’obbligo. Si affronterà un’analisi sull’influenza esercitata dalle nuove tecnolo-
gie nell’agire politico e, più in generale, nelle dinamiche sociali. Le osservazioni ten-
gono conto di un’omogenea fruizione sociale degli strumenti presi in considerazio-
ne. Per Digital Divide s’intende proprio l’assenza di questa omogenea possibilità
d’accesso alle tecnologie. Nella realtà la rete, così come gli altri strumenti presi in
considerazione, non è infatti una risorsa alla portata di tutti, a causa dei costi, non
ancora nulli come si è approssimativamente asserito, che escludono chi nel proprio
budget economico deve dare priorità ai mezzi di sussistenza. A questo si aggiunge
la poco diffusa socialità dell’uso delle nuove tecnologie. Questa situazione è una
problematica più che viva, che merita di essere sviluppata soprattutto se, come in
questo caso, si affronta l’ampia tematica della globalizzazione. In essa si deve an-
che tener conto della disomogenea distribuzione delle risorse tecnologiche, soprat-
tutto nei paesi non occidentali, escluse, è il caso di dire, dalle dinamiche di prota-
gonismo economico. Non averla approfondita in questo spazio non è un vizio
d’ingenuità. In realtà l’obbiettivo è quello di definire l’influenza che l’inserimento
delle nuove tecnologie ha nel tessuto sociale chiaramente già coinvolto nella rivolu-
zione in atto. Una volta superati i problemi strutturali ancora esistenti, coinvolgerà
spazi sociali e geografici sempre più ampi. Sempre nella speranza che ciò avvenga
secondo le modalità delle soggettività chiamate in causa.
1
OCP – G8 : Net Game

villaggio globale, la stessa rete che è globale. Se si accetta l’ipotesi che la
rete sia per il “movimento” un’efficace strumento connettivo, si dovrà abban-
donare definitivamente l’idea che quest’ultimo sia “anti-globalizzazione”. Per
rimediare alle superficiali definizioni che ambiscono a spiegare questa nuova
tendenza contestativa, è opportuno approfondire il livello di analisi, anche a
partire dagli strumenti che adopera.
   L’attenzione che la violenza delle giornate di Genova ha catturato nei me-
dia, ha relegato l’identità e le istanze del “movimento” in un cono d’ombra. Al
fine di svelarla è necessario, al di là della retorica e delle definizioni folkloristi-
che, indagare le modalità e gli strumenti mediante i quali i contestatori si or-
ganizzano e si autorappresentano.
   La rete deve essere letta nella sua polivalenza, che non si esaurisce nelle
modalità comunicative veicolate dalla “posta elettronica” e dal World Wide
Web, ma si sviluppa lungo molteplici canali, spesso indipendenti gli uni dagli
altri, o in altri casi complementari. Questa varietà è uno dei suoi punti qualifi-
canti che da sempre ha reso possibile la nascita di canali informativi autonomi
e indipendenti.
   Capire il reale peso che la connettività della rete assume per il
“movimento” nella sua quotidianità, nella crescita politica individuale e collet-
tiva, nell’organizzazione dei suoi controvertici e, nello specifico, cosa è stata
la rete per l’evento Genova, è proprio compito di questo capitolo.

    Divenire Media
    Una delle tematiche che ha coinvolto, forse più di ogni altra, i teorici della
rete in proficue riflessioni è quel processo da molti definito come democratiz-
zazione virtuale che la rete, con l’introduzione di “network processing” ad es-
sa inscritti, favorirebbe. L’attuale organizzazione democratica si affida a
strutture verticistiche, piramidali, di rappresentanza. Meno prossimi al vertice
si è situati, meno si ha la possibilità di essere coinvolti nei processi decisiona-
li, affidati quindi a degli organi più o meno rappresentativi della collettività. Lo
sviluppo della rete andrebbe a insidiare proprio tali verticismi. Le sue poten-
zialità connettive non solo permetterebbero di prescindere gli stadi intermedi
della piramide, evitando la non sempre efficace rappresentanza, ma radune-
rebbe chiunque ne avesse voglia in un’agorà telematica pressoché illimitata,
così come la stessa rete. In questo modo si riuscirebbe a connettere proprietà
intellettive la cui sintesi fornirebbe un benessere probabilmente superiore, in
quanto frutto di una collaborazione piuttosto che della decisione fra pochi. La
rete realizzerebbe così un’ambita democrazia effettiva.
    Prescindendo da qualsiasi perplessità che una sintesi così brutale è lecito
che susciti, questa è un passaggio obbligato per una seria analisi dei processi
comunicativi che scorrono lungo i percorsi telematici, tema centrale della no-
stra ricerca.

2
OCP – G8 : Net Game

   Il verticismo della vecchia organizzazione dei processi politici è proprio an-
che dell’organizzazione degli organi informativi. Come i più sono esclusi dai
vertici decisionali, in ugual modo i più sono relegati nei processi informativi a
mera utenza, l’unica interattività concessa è inscritta nella possibilità di fruire
o meno l’informazione trasmessa. L’unidirezionalità dei media tradizionali po-
ne il fruitore del flusso informativo in una condizione subalterna: ricordando
la figura piramidale, alla base della stessa. Chi si colloca al vertice si assume
l’enorme responsabilità di far propria l’informazione per poi trasmetterlain-
sieme ai propri punti di vista. Punti di vista che, nonostante la loro moltepli-
cità, non riescono a essere esaustivi del più complesso scenario pubblico. La
verticalità anche in questo caso non è la migliore delle soluzioni.
   Le potenzialità connettive della rete potrebbero seriamente mettere in di-
scussione il modo di fare informazione per come è stato fino a questo mo-
mento concepito. L’orizzontalità inscritta nel cyberspazio3 riuscirebbe a desta-
bilizzare i verticismi oramai privi di senso, obsoleti, inadeguati alle mutazioni
sociali che l’inserimento delle ultimissime tecnologie ha favorito. In realtà con
l’esperienza di Genova, ma ancora prima con le primissime BBS4 questo pro-
cesso si è già avviato, è già cosa fatta.
   “Don’t Hate the media, Become the media”5 è lo slogan di una delle più
importanti fra le innumerevoli esperienze significative che hanno caratteriz-
zato il panorama dei movimenti sociali contemporanei: sintomi concreti del
cambiamento in atto o, per lo meno, dello sviluppo di una nuova esigenza
partecipativa. L’odio, suggerito nella prima parte dello slogan, è indizio di una
vecchia proiezione dei media nell’immaginario collettivo, collocati ancora al
vertice della piramide, quindi causa di esclusione, e ancora causa di
un’inadeguata democrazia. E’ indizio di un sentore comune, di un sentimento
stereotipatamente condiviso dagli “esclusi”. Divieni Media è la risposta a que-
sta obsoleta situazione, sarà l’avvenire, è stato a Genova e in altre occasioni
ancora prima, l’abbattimento di ogni unidirezionalità del flusso informativo,
quindi l’avvio di una proliferazione di fonti informative, delle quali difficil-
mente ci si potrà assumere la responsabilità di selezionare quali meritano
considerazione e quali meno. Esorta a superare il ruolo in cui i vecchi para-
digmi organizzativi verticali obbligavano, superarlo per assumere funzioni di
attivo contributo nel mutante scenario mediatico.

  Questo nuovo panorama mediale scaturisce non soltanto dallo sviluppo
della rete. La “rivoluzione digitale” degli ultimi decenni, così definita da Ni-
cholas Negroponte, è qualcosa di più complesso. Coinvolge una sfera di no-

3
  Termine suggerito da William Gibson in “Neuromancer” nel 1984.
4
  BBS, Bulletin Board System. Prime forme di visibilità in rete, quindi di comunica-
zione, sfruttando grafiche testuali essenziali.
5
  www.indymedia.org.
3
OCP – G8 : Net Game

vità decisamente più ampia, novità che inevitabilmente fungono da agenti at-
tivi mutanti della stessa struttura sociale. Uno sviluppo di nuove tecnologie,
che sono l’una complementare dell’altra, che se utilizzate proprio tenendo
conto della loro funzionalità reciproca, renderebbero ogni individuo pressoché
autosufficiente nella rappresentazione del proprio punto di vista senza inter-
mediari, facendosi fonte informativa, inserendosi così nel complesso media-
scape6. Mi riferisco quindi non solo alla rete, ma a tutti gli occhi digitali e agli
innumerevoli strumenti che opportunamente utilizzati forniscono un enorme
potenziale comunicativo. Un potenziale effettivamente compreso e sfruttato
anche grazie alla diffusa accessibilità nell’utilizzo e alla facilità di possesso di
questi mezzi senza precedenti. Nel caso delle tecnologie informatiche si ha
anche la possibilità di prescindere da qualsiasi azienda produttrice di software
o hardware. Le competenze e gli strumenti a disposizione sono tali che la la-
cuna tecnologica può essere facilmente colmata inventandola e producendola
da sé, secondo le proprie esigenze. Così sono nati applicativi software di va-
rissimo tipo. Le radio on-line si inseriscono in questo scenario. Per rimediare
agli eccessivi costi dei trasmettitori, che ne vincola la capacità di copertura, si
sfrutta come ponte radio la stessa rete. Le connessioni telematiche permetto-
no a qualsiasi radio del mondo di ricevere il segnale via web, per trasmetterlo
sul proprio territorio mediante le proprie frequenze. In questo modo una pic-
colissima emittente riesce a costi praticamente nulli a godere di una coper-
tura potenzialmente globale. Così è stato a Genova con radio GAP, Global
Audio Project, network costituito da otto radio (Radio Onda d’Urto, Radio
Black Out7, Radio Città 103, Radio K centrale, Radio Fujiko, Radio Onda Ros-
sa, Radio Croma, Agenzia Amisnet), che ha fornito la cronaca in diretta
dell’intero evento genovese. Il segnale è stato trasmesso sia direttamente
nella città di Genova, impiegando la classica trasmissione radio, che in rete.
Chiunque, attraverso una connessione e semplicissimi software reperibili
gratuitamente da internet, ha potuto seguire l’evento con il proprio home
computer o, in altri casi, le stesse radio locali hanno girato il segnale dalla
rete all’etere. Proprio la possibilità di raggiungere un pubblico potenzialmente
illimitato è uno degli elementi distintivi delle radio on-line dalle precedenti
fondamentali esperienze delle radio libere nate negli anni ’70, che potevano
invece coprire aree più o meno vaste, ma comunque circoscritte. Ciò che ha
caratterizzato il fenomeno delle radio pirata è stata la rivoluzionaria novità di
aver dato la possibilità di “divenire media” attraverso percorsi che erano dei
media tradizionali, come le trasmissioni radio per l’appunto, e farsi spazio per
proporre il proprio punto di vista. Di trasformare in soggetti comunicativi chi
fino ad allora era bandito dal palcoscenico mediatico, in cui, invece, trovava-

6
 Così Appadurai definisce il panorama mediatico.
7
 Radio Black Out di Torino è soltanto recentemente uscita dal progetto di Radio
GAP.
4
OCP – G8 : Net Game

no spazio soltanto figure tipiche. Riguardo agli illimitati mezzi attualmente a
disposizione, merito delle competenze diffuse, è opportuno aggiungere un ul-
timo valido esempio come lo sviluppo di veri e propri sistemi operativi: Linux8
per tutti, oramai consolidata valida alternativa al più noto Windows del ma-
gnate americano Bill Gates. Anche questo rientra assolutamente nel “far da
sé”, che è centrale nella filosofia hacker9, cui si può far coincidere anche il
“far da sé i media”, “farsi media”.

    Fonti informative
    La complementarietà dell’uso delle nuove tecnologie è tale che separarne
la lettura rischia di essere inopportuno, potrebbe far perdere di vista la com-
plessità dei cambiamenti in atto, nella loro totalità. Ma insieme alla rete as-
sume una particolare funzione anche la possibilità di catturare immagini con
telecamere e con mezzi fotografici. L’accesso a tali strumenti e la coscienza
maturata riguardo la loro utilità ha portato ad una proliferazione di fonti
d’informazione senza precedenti. La rete da parte sua si fa primo mezzo di
diffusione d’informazione, immagini e video (anche se in questo caso con re-
lative difficoltà fin tanto che la banda larga, quindi l’aumento della velocità di
trasferimento dei dati, non sia alla portata di tutti). Tenendo inoltre conto
della multimedialità propria del Web, ovvero riuscendo a collegare
l’informazione testuale con quella sonora e visuale, sintetizzando quindi pecu-
liarità comunicative dei vari media, è possibile riconoscere alla rete un inedito
potenziale informativo.
    La proliferazione di fonti informative è un processo che non si può non ac-
cogliere con ottimismo. Da una parte abbatte l’odiosa verticalità che rende
fittizia la democrazia politica o informativa che sia. In questo modo permette
una più ampia partecipazione dei soggetti nel panorama mediatico, renden-
doli agenti attivi nei flussi comunicativi. L’abbattimento di verticismi aiutereb-
be ad evitare odiose forme censorie e di strumentalizzazione da parte di chi a
quei vertici può accedere, contribuendo davvero a un processo di democratiz-
zazione non più virtuale, ma reale. Dall’altra l’aumento di “occhi indiscreti”,
come suggerisce Joshua Meyrowitz, permetterebbe, per dirla con parole sue,
l’accesso ai più svariati retroscena. In “Oltre il senso del luogo” (Meyrowitz,

8
   Ideato dal finlandese Linus Torvalds nel 1991, sviluppato in un continuum inin-
terrotto attraverso la collaborazione della comunità hacker internazionale. Linux
non appartiene in questo modo ad alcun privato, la sua diffusione è quindi gratuita
dato che nessuna azienda privata può appropriarsene. Altro fondamentale merito è
l’essere open source, vale a dire avere i codici sorgenti accessibili a chiunque, con
tutti i vantaggi che ciò implica, come rendersi agente attivo nello sviluppo dei pro-
cessi informatici.
9
   Un Hacker è il soggetto che compie un Hack (to Hack), ovvero rimediare effica-
cemente ad una situazione alla propria maniera.
5
OCP – G8 : Net Game

1985), l’autore americano analizza proprio come la diffusione di agenti gior-
nalistici permetterebbe sempre meno di nascondere la realtà dei fatti. In que-
sto modo si favorirebbe un maggior controllo da parte dei fruitori
dell’informazione sui vertici politici e sulle loro azioni. A sostegno delle sue
ipotesi, l’autore riporta come validi esempi casi tutti americani: il watergate
che, come è noto, costrinse alle dimissioni l’allora presidente Nixon, e
l’“effetto Vietnam”. Così è possibile definire lo shock causato dalle crude
quanto reali immagini di quella guerra lontana, entrate nei salotti
dell’opinione pubblica americana grazie alla televisione. Ciò svelò i retroscena
del fronte asiatico che, altrimenti, sarebbero rimasti nascosti, provocando
l’indebolimento del consenso all’azione militare, che fu, com’è noto, tra le
cause della disfatta bellica. Più media sono quindi pronti a cogliere
l’informazione, più trasparenza potrebbe penetrare nei canali informativi. Se
Orwell ci ha preoccupato nel suo noto 198410 prospettando un’apocalittica
condizione sociale dove un’elite, detentrice degli strumenti di controllo, sor-
vegliava attentamente chi si collocava in condizioni gerarchicamente inferiori,
oggi sembra possibile smentire questa previsione. Mentre si sviluppano stru-
menti che minano la privacy individuale, spingendo verso la visionaria realtà
orwelliana, allo stesso modo, lungo percorsi paralleli, la proliferazione di fonti
d’informazione permette proprio un controllo su quelle stesse élite, ma so-
prattutto su tutti gli avvenimenti in genere, diminuendo il rischio che episodi
sparsi sul territorio rimangano nascosti.
    Calandoci nella recente esperienza delle giornate genovesi, non si può che
concludere che tali considerazioni hanno più che in ogni altra occasione tro-
vato riscontro. Per le strade del capoluogo ligure, agli innumerevoli manife-
stanti si sono affiancati agenti informativi, ruoli che in realtà spesso si sinte-
tizzavano nella nuova figura propria di questi ultimi anni: quella di mediattivi-
sta, rilevatori di qualsiasi episodio li coinvolga o soltanto sfiori. Molti episodi
sono stati svelati nella loro integrità grazie all’esistenza di molteplici punti di
vista, altri ancora è probabile che non siano neanche avvenuti proprio grazie
alla fitta presenza di “occhi indiscreti”, che fungevano in queste occasioni da
aura protettiva, da vera e propria garanzia per la propria ed altrui incolumità.
Non a caso le immagini più significative dell’evento sono pervenute da media
indipendenti. Prendendo come esempio l’episodio che più di ogni altro ha
sconvolto le tre giornate genovesi ovvero l’uccisione di Carlo Giuliani, è possi-
bile rilevare ulteriori riscontri empirici. La nota sequenza fotografica della
morte di Giuliani, diffusa proprio mentre prendevano spazio le prime dichiara-
zioni ufficiali che dichiaravano che una pietra e non un proiettile, come qual-
cun altro provava a testimoniare, aveva ucciso un manifestante spagnolo, è
stata scattata da un freelance, slegato quindi da testate giornalistiche corpo-


10
     “1984” di George Orwell, Arnoldo Mondatori Editore, Milano 1950.
6
OCP – G8 : Net Game

rative. Con la propria macchina fotografica digitale è inoltre riuscito a bypas-
sare i tempi di sviluppo della pellicola, con le chiare difficoltà logistiche con-
nesse ad un’operazione del genere. Grazie ad una postazione in rete - molte
allestite opportunamente nello stesso centro stampa11 del Genova Social Fo-
rum ed Indymedia - la diffusione su scala globale della prova di quello che
realmente era successo poche ore prima è stata semplice ed immediata.
Questo dimostra quanto sia importante l’uso complementare dei due elementi
più rilevanti per “divenire media”: la registrazione e la trasmissione
dell’informazione. Gli innumerevoli video girati da tutte le angolazioni di P.za
Alimonda, luogo della tragedia, riescono a fornire un quadro piuttosto com-
pleto delle reali dinamiche accadute in quegli istanti, tanto da essere fonda-
mentali prove al processo giudiziario in corso sull’episodio. Anche questi video
non sono stati girati da alcun media ufficiale, bensì da validi mediattivisti, co-
scienti o meno di esserlo. Inutile aggiungere altri episodi le cui riprese hanno
svelato la veridicità delle testimonianze dei presenti, o altri ancora altrettanto
eclatanti a cui purtroppo nessun mediattivista era presente, lasciando delle
lacune informative.

     Il Media Center
   La realtà dei Media Center è nata con questo spirito. Consolidati punti di
riferimento nei momenti di contestazione, i media center concretizzano l’idea
ormai chiara che il conflitto oltre che in piazza, debba essere giocato anche
sul piano mediale. Anche questa novità è frutto dell’acquisita consapevolezza
che divenire media non solo è possibile, ma è soprattutto necessario, proprio
per i motivi fino ad adesso illustrati. In ogni tappa del movimento è ormai
scontato allestire delle sedi dove far convergere la comunità internazionale di
mediattivisti, dove poter convogliare, montare per poi diffondere la notevole
mole di materiali video-audio-fotografici raccolti per le strade. In queste sedi
sono disponibili di norma gli strumenti necessari, da centraline di montaggio
video, postazioni on-line, trasmettitori radio. Così è stato anche a Genova. La
dimensione dell’evento era tale da impegnare per l’occasione un intero edifi-
cio come area operativa ed un altro adiacente come dormitorio, si tratta delle
scuole Diaz e Pertini. La Pertini era così distribuita su quattro piani: nel primo,
unico accessibile a chiunque, è stata allestita la sala per le conferenze stampa
degli esponenti del Genoa Social Forum, una palestra, adibita a corsia ospe-
daliera nelle tre giornate della contestazione e, infine, parecchie postazioni
internet destinate a chi ne avesse avuto bisogno. Il pass rilasciato nella stes-
sa sede, proprio dal GSF, limitava, invece, l’accesso ai piani superiori. Banditi
quindi dal resto dell’edificio i rappresentanti delle agenzie giornalistiche cor-


11
   Il centro stampa allestito presso la scuola Diaz e Pertini, riferimento dei mediatti-
visti e canale mediatico degli organizzatori della contestazione genovese.
7
OCP – G8 : Net Game

porative. Lungo i tre piani trovavano spazio soprattutto l’ufficio dei legali,
pronti ad intervenire per ogni consultazione e la redazione di radio GAP, da
dove avvenivano le trasmissioni. L’ultimo piano era a disposizione di Indyme-
dia, cuore dell’intero Media Center. Qui video, foto, rete, e supporto tecnico
all’intera struttura convergevano in un’efficiente sintesi mediale. Un comples-
so meccanismo tecnico costituito da strumenti portati e messi a disposizione
della collettività, dalle varie comunità “indyane” del mondo convogliate pro-
prio nello spazio a loro disposizione. I costi delle attrezzature sono, di norma,
affrontati dal singolo, o in altri casi gli acquisti comunitari avvengono tramite
autofinanziamenti. Le competenze tecniche sono tali che l’intero cablaggio12
dei due edifici è stato realizzato nella sola settimana che ha preceduto le tre
giornate. Una rete perfettamente funzionante, difesa da impeccabili sistemi di
sicurezza telematica. Il motivo di tali attenzioni è da ricercare nell’importanza
che assume il farsi media, quindi nel peso che Meyrowitz riconosce alla proli-
ferazione di fonti d’informazione, e che permette, infine, di smentire la fanta-
stica realtà immaginata da Orwell. Che i mediattivisti possano svelare parti-
colari altrimenti nascosti, che a non tutti faccia piacere che ciò avvenga, e
che quindi queste attenzioni siano legittime, sono conclusioni che è difficile
non sostenere dopo il brutale blitz, dei corpi di polizia, avvenuto proprio in
questi spazi la notte del 21 Luglio, a conclusione delle giornate genovesi. Non
è questo lo spazio adatto a commentare la modalità dell’azione avvenuta, ma
rientra nell’analisi sociologica capire il perché di questo atto. Il Media Center
simboleggia più di ogni altra cosa l’alternativa ai tradizionali ed istituzionali,
canali informativi. Colpirlo è stato un chiaro attentato all’esistenza di moltepli-
ci fonti comunicative, un gesto che può essere letto come sintomo di paura
degli organi governativi verso un’alternativa narrazione della realtà.
L’incursione della polizia ha di fatti sottratto al media center il materiale dei
legali, testimonianze e nomi degli arrestati, e materiale video ancora presente
nell’edificio. Tutto questo aiuta a concludere riguardo al potenziale potere di
controllo che la proliferazione di fonti d’informazione esercita sullo scorrere
della democratica quotidianità, se così non fosse alcuna tragica azione del
genere sarebbe accaduta.

     La rete
   L’analisi fino ad ora avanzata sulla rete ne ha approfondito gli aspetti te-
nendo conto della sua funzione complementare ad altre nuove tecnologie.
L’atipica natura delle sue caratteristiche tecniche rende opportuno uno sguar-
do su una rete isolata da altri elementi. Proprio tra le sue peculiarità



12
  Per cablaggio s’intende il montaggio di un sistema di rete in una preciso spazio,
che permette di stare on-line a tutte le postazioni dell’edificio.
8
OCP – G8 : Net Game

s’inscrive, infatti il potenziale che il tessuto connettivo ha di agire sulle dina-
miche sociali.

     Iperconnettività
   Gilles Deleuze e Fèlix Guattari, in largo anticipo sui tempi che hanno visto
lo sviluppo connettivo di questo ultimo decennio, figuravano un’efficace
struttura organizzativa con il rizoma13. Un vegetale la cui proliferazione di
terminazioni che non fanno capo a niente lo caratterizzano non poco, oppo-
nendolo inoltre alla più nota struttura ad albero, icona delle ancora attuali
gerarchie relazionali. Deleuze era inoltre affascinato da un’altra delle caratte-
ristiche del vegetale: il suo essere sotterraneo, come tali, underground, erano
gli ambienti a cui faceva riferimento. In questo modo gli autori francesi ave-
vano già rappresentato la rete come meglio non è stato ancora fatto, senza,
tra l’altro, avere idea della metamorfosi che da lì a breve avrebbe travolto Ar-
panet14, e prima ancora che la realtà delle BBS si fosse sviluppata. La rete è
rizomatica. Si sviluppa praticamente senza alcun limite, ha un potenziale con-
nettivo pressoché totale, tutti i nodi sono connessi tra loro, il che vuol dire
che chiunque è in rete è connesso con tutto ciò che in rete è disponibile,
materiale o avatar che sia, le proiezioni di identità reali in rete. L’assenza di
un nodo non incide in nessun modo sull’efficienza connettiva del network,
rendendo la network society, così definita da Manuel Castells15, pressoché in-
distruttibile, perché tale è l’organizzazione rizomatica. Una volta avviata, la
sua proliferazione è inarrestabile.
   Le ottimistiche ipotesi affiderebbero proprio all’iperconnessione rizomatica
la funzione di avviare un confronto permanente tra proprietà intellettive de-
territorializzate, dalla cui sintesi deriverebbe un’intelligenza collettiva, che non
equivale alla somma delle singole intelligenze, ma a qualcosa di altro. E’
Pierre Levy, che più di ogni altro si è interessato all’argomento, e lo ha defi-
nito nei termini oggi noti. In realtà già da tempo esisteva un concetto parec-
chio simile su cui aveva riflettuto Karl Marx da lui a sua volta definito con
“General Intellect” (1844), chiaramente non frutto di alcuna connessione tec-


13
   “Mille plateaux. Capitalisme et schizophrénie” di Gilles Deleuze e Félix Guattari,
Les Editions de Minuit, 1980.
14
   Arpanet è stata la prima forma di internet ideata per fini militari nel 1969, sol-
tanto successivamente aperta agli usi che tutt’ora conosciamo.
15
    Manuel Castells definisce network society l’attuale struttura sociale fondata
sull’informazionalismo caratterizzato dalla centralità “della conoscenza e
dell’informazione nella generazione di ricchezza, potere e significato”. Nella nostra
epoca ciò che lo contraddistingue “è la tecnologia dell’elaborazione
dell’informazione e il suo impatto sulla generazione e l’applicazione della conoscen-
za.” Epilogo in “Etica Hacker” di Pekka Himanen, Feltrinelli Editore, 2001 Milano.
9
OCP – G8 : Net Game

nologica. Mentre soltanto qualche anno dopo Levy, Derrick De Kerckhove16 ha
riproposto l’analisi suggerendo l’”intelligenza connettiva”, ma entrare nel
dettaglio della genesi della riflessione in causa merita altri spazi, e poco im-
porta ai fini della nostra analisi.

   Levy suggeriva la sua ipotesi in “L’Intelligence Collective, pour une antro-
pologie du cyberspace” (Levy, 1994) nel 1994. Risulta ancora oggi piuttosto
difficile concludere quanto la network society si sia mossa verso la direzione
che l’autore francese indica. Probabilmente trarre delle conclusioni sulla que-
stione sarà sempre operazione azzardata. Che la rete generi confronto non è
in discussione; che faciliti contatti tra identità che in alcun altro modo si sa-
rebbero mai incontrati e confrontati, è fuor di dubbio. E’ lecito, prendendo in
considerazione questi pochi ma essenziali elementi, avanzare delle conclusio-
ni. Nell’analisi in questione si è del resto cercato di indagare anche in questo
senso. Capire come la rete supporti il “movimento”, che funzione ha svolto
nello specifico dell’evento genovese, ed in che modo le risorse connettive so-
no state impiegate.
   Dall’analisi della grossa mole di mail distribuite nelle varie mailing-list mo-
nitorate non è possibile arrivare ad alcuna monolitica conclusione. Prescin-
dendo dai dettagli che verranno affrontati di seguito, risulta chiaro che la ca-
ratterizzazione di ogni singola lista ha condizionato la peculiarità delle mail
che in essa trovavano spazio. Sono presenti casi di fitto scambio di opinioni
su un ampio ventaglio di argomenti inerenti per lo più le politiche alternative
a quelle portate avanti dalle strutture sovranazionali o dai vertici pseudo-
rappresentativi come il G8 stesso. Argomentazioni spesso affiancate da do-
cumenti girati da altre fonti, che contribuivano chiaramente al dibattito. In
questo caso la crescita intellettiva collettiva, proprio grazie alle connessioni
cyberspaziali, trova pieno riscontro. La rete come agorà telematica, come sin
dagli anni sessanta era piacevole sperare. In altre occasioni i flussi telematici
hanno fornito un altrettanto valido ed importante supporto logistico. La con-
sultazione dei siti web ha per molti fornito, probabilmente ancor più per la
comunità straniera arrivata a Genova per l’occasione, delle informazioni di
primaria necessità. Il web è stato validissimo punto di riferimento.

  Alcune mailing list si sono caratterizzate per una funzione meramente or-
ganizzativa dell’evento assumendo così il compito di connettere identità spar-
se sul territorio facilitando l’organizzazione della manifestazione, nel senso
ampio del termine, permettendo un confronto di opinioni e disponibilità. Ri-
sulta evidente che in realtà la funzione della rete, nell’occasione in questione,


16
  “La pelle della cultura, un’indagine sulla nuova realtà elettronica”, di Derrick de
Kerckove, Costa&Nolan, 1996 Genova.
10
OCP – G8 : Net Game

non è stata così essenziale come qualcuno ha avuto modo di teorizzare. Ha in
realtà rivestito un ruolo fondamentale ma di supporto, è stata complementa-
re. Ha “facilitato” degli iter che altrimenti sarebbero stati sicuramente più im-
pegnativi, causando una selezione di partecipanti ai vari dibattiti che hanno
invece trovato spazio nel tessuto rizomatico. Chi ad una assemblea organiz-
zativa, o di confronto politico, era impossibilitato ad assicurare la propria pre-
senza, sarebbe stato escluso da decisioni prese a quel punto dai “soliti noti”.
In questo la rete ha avuto una sua funzione decisamente importante, senza
però sostituire del tutto i tradizionali spazi assembleari che avvenivano co-
munque, secondo percorsi paralleli a quelli telematici. A questo c’è da ag-
giungere un altro elemento riguardo il peso assunto dalla rete dopo mesi di
preparazione, momento di confronto e crescita politica nonché di scambi di
informazioni logistiche, cioè durante e dopo l’evento. Come diretto effetto di
ciò che avveniva per le strade del capoluogo ligure, internet è divenuta la
primaria fonte d’informazione, o per lo meno così è stato per chi ha seguito
con particolare attenzione le giornate genovesi. Informazioni e materiali video
e/o audio sapientemente riversati in rete e fruibili per chiunque avesse voluto
attingerne da qualsiasi collocazione geografica. Funzione informativa sosti-
tuita, in seguito alla gravità degli episodi accaduti, da quella di denuncia. E’
stata questa l’immediata reazione che ha trovato nella rete validi spazi. Le
mailing-list sono state affollate da messaggi di testimonianze riguardo le infi-
nite storie personali che si sono intrecciate durante l’evento, spesso con
chiare disapprovazioni per quanto era avvenuto, sia per il ruolo giocato dalle
forze dell’ordine, che per la radicalità delle “pratiche di lotta” di parte dei ma-
nifestanti. I dibattiti che avevano caratterizzato le liste prima dell’evento han-
no lasciato il posto agli sfoghi e all’esigenza di condividere malesseri ed espe-
rienze vissute, assumendo così anche una connotazione emotiva. Anche il
web ha risentito della nuova situazione. Mi riferisco a casi di defacement, ov-
vero la sostituzione di una home page con altre, appositamente concepite,
che veicolano tutt’altri messaggi rispetto all’originale a scopo di denuncia17.
Pratiche che rientrano tra le molteplici potenzialità comunicative di chi ha
compreso e quindi fruisce della rete nella sua fantasmagorica natura.

     Iperconcettualità
  Il potenziale comunicativo della rete deve essere letto nelle sue innovative
anomalie, poiché proprio queste sono le ragioni delle rivoluzionari dinamiche
da esse introdotte. E’ lecito soffermare l’attenzione nella capacità del World
Wide Web18 di convogliare in sé molteplici linguaggi comunicativi. E’ la multi-

17
     Così è stato per la home page della Prefettura di Trapani
(www.prefettura.trapani.it), sostituita con una foto del corpo di Carlo Giuliani.
18
   E’ necessario chiarire che è il World Wide Web, e non altre piattaforme comuni-
cative della rete, che permette la multimedialità. In questo caso l’analisi si sofferma
11
OCP – G8 : Net Game

medialità la più interessante delle novità che caratterizzano questa nuova
tecnologia. Ogni media si distingue per il modo con cui veicola i suoi messag-
gi. Alcuni possono essere definiti monodimensionali, nel senso che sfruttano
un unico linguaggio, a volte, invece, ne può coinvolgere altri, ma fino ad ora
soltanto la rete riesce a sintetizzarli tutti. La sua pluridimensionalità è davvero
qualcosa di nuovo che apre nuove prospettive comunicative tutte da speri-
mentare. Così audio, immagini, e video possono essere contemporaneamente
impiegati, nella loro complementarietà espressiva, fornendo un’informazione
totalmente esaustiva. Questa sua caratteristica sostiene non poco le consi-
derazioni riguardo il fondamentale contributo che la rete offre per divenire
media. Si fa primo mezzo di diffusione su scala globale di informazioni, co-
municate attraverso tutti i possibili formati: video, testuali, fotografici che
siano.
   La fruizione di un’informazione polifonica genera implicazioni che devono
essere comprese nella loro totalità, in modo da maturare un’efficiente impie-
go del mezzo, senza correre il rischio di sfruttarlo parzialmente. Così è op-
portuno prendere in considerazione anche un'altra caratteristica del web che
si lega parecchio alla multimedialità. Il riferimento è all’ipertestualità. Con
questo termine si definisce il particolare accesso al contenuto della rete se-
condo percorsi non lineari, seguendo tracce personali, con l’obbiettivo di sod-
disfare le proprie esigenze informative. Tutto avviene secondo ritmi di zap-
ping concettuali. Ma proprio queste rizomatiche connessioni concettuali per-
messe dal web non sono chiarite a fondo nel termine che le definisce. Iperte-
sto è una parola che rende poca giustizia a ciò che in effetti pretende di spie-
gare. L’informazione, o concetto che sia, grazie alla multimedialità del web,
può assumere molteplici forme oltre a quella testuale. Il link permette colle-
gamenti tra argomenti, concetti, informazioni, che possono però essere fruiti
secondo molteplici linguaggi comunicativi. In sintesi: sicuramente tutti i testi
esprimono concetti, ma non tutti i concetti possono essere espressi dal te-
stuale o, ad ogni modo, potrebbe essere riduttivo, limitante, quando invece il
web di limiti non ne pone affatto (accessibilità a parte). Il termine ipertesto
nasce, ed era adatto alle prime forme della rete in un momento in cui la mul-
timedialità non era ancora sviluppata, e presentava dei limiti strutturali che
oggi sono stati superati (come la velocità di connessione, anche se la banda
larga è tutt’ora per pochi). Continuare ad impiegarlo rischia di far sfuggire un
potenziale che è della rete, ne circoscrive l’impiego. Ad esso è il caso di con-
trapporre iperconcettualità. Questa nuova definizione potrebbe essere più
esaustiva, meglio riuscirebbe a figurare lo zapping concettuale che non è te-
stuale, ma polifonico, che è proprio il punto di forza della rete. Questa sua

più nello specifico su internet, nella sua attuale forma. Escludendo, quindi, in que-
sto momento la struttura tecnica della rete, così come i suoi altri impieghi, le cui
caratteristiche sono anche del WWW, ma non viceversa.
12
OCP – G8 : Net Game

peculiarità potrebbe anche permettere di ridisegnare le nostre alfabetizzate
mappe cognitive, probabilmente lo sta già facendo. Ma queste sono conside-
razioni che meritano approfonditi sviluppi.
   L’apparato comunicativo messo in moto a Genova ha tenuto conto nel mi-
gliore dei modi della multimedialità del web. Navigare per i punti di riferi-
mento telematici della contestazione significava sottoporsi ad una molteplice
quantità di differenti linguaggi informativi. Spesso brevi messaggi testuali
erano implementati da immagini fotografiche, che ne sostenevano la veridi-
cità. In altri casi era facile reperire non la trascrizione di un comunicato, ma
l’originale traccia audio, che era possibile ascoltare senza lunghi momenti
d’attesa19. Allo stesso modo parecchi sono stati i video di interviste, o di par-
ticolari avvenimenti accaduti a Genova, messi on-line, fruibili da chiunque. In
questo modo era possibile reperire l’informazione nella sua totalità, visiva o
sonora, esaltando l’esaustività della rete.

     Smaterializzazione dell’informazione
   Avanzare delle riflessioni sulle potenzialità connettive genera di norma una
mole di considerazioni che merita ben altri spazi a questo. Nello specifico, per
completare i nostri intenti, occorre approfondire un’ultima questione. Senza
entrare nel merito della complessa storia della comunicazione, è ragionevole
considerare i flussi comunicativi dei vecchi media imprescindibilmente legati a
supporti materiali. Così i quotidiani, per quanto riguarda le informazioni gior-
nalistiche, o i libri, per la trasmissione dei saperi scientifici, coincidevano con
supporti cartacei. Con il telegrafo si compie il primo grosso passo verso
l’astrazione dell’informazione dalla materia, processo che si è inarrestabil-
mente sviluppato lungo i percorsi elettrici della etere-comunicazione radiofo-
nica e televisiva. I flussi comunicativi veicolati dai media in questione si ca-
ratterizzano per la scarsa interattività, ma anche per altre peculiarità che
vengono alla luce se confrontati con la recente comunicazione telematica. La
rete porta ad una fase assolutamente nuova la questione della smaterializza-
zione dell’informazione e dei saperi. Con gli old media l’informazione trasmes-
sa si consuma nel frame comunicativo, temporalmente circoscritto. Adesso
invece viene proiettata nel tessuto cyberspaziale astraendola sia da supporti
materiali20 che dalla dimensione temporale. In questo modo si aggiunge inol-


19
    Il riferimento è ad alcuni formati audio e video, che è possibile ascoltare o visio-
nare senza attendere che il file sia stato completamente scaricato sul proprio com-
puter. La tecnologia definita stream permette di ascoltare o visionare il file durante
il processo di downloading dalla rete, evitando lunghi tempi d’attesa.
20
    Senza entrare in dettagli tecnici, in realtà le informazioni sono in ogni caso con-
tenute in hard disk materiali. Tenendo conto che è impossibile tracciare il percorso
affrontato dall’informazione che di norma deriva per il tessuto connettivo, così co-
13
OCP – G8 : Net Game

tre al materiale già esistente, seguendo una espansione che difficilmente af-
fronterà fasi di contrazione. Proprio la facilità di immissione dell’informazione
e il costo pressoché nullo del suo mantenimento on-line allontana la possibi-
lità che venga successivamente eliminata. Una volta inserita ha vita perenne.
In questo modo ogni contributo aiuta l’estensione poliedrica del contenuto
della rete che può essere usato da chiunque. Collocata l’informazione in que-
sto limbo sovrastrutturale, la sua fruizione non dissolve il flusso comunicativo,
ma ne frantuma l’ormai obsoleta linearità, dilatandola, anzi, lungo percorsi ri-
zomatici, che sono la rete stessa. I suoi nodi assumono così la duplice funzio-
ne di attingere, e nello stesso tempo di contribuire all’informazionalizzazione
che si estende senza limiti né predefinite direzioni.
    La sua inarrestabile proliferazione rizomatica ispira diverse considerazioni
riguardo il notevole rischio che il sovraccarico d’informazione comporta. Qual-
cuno ipotizza l’incapacità umana di muoversi per la labirintica rete, perdendo-
si, non riuscendo a raggiungere l’informazione desiderata. Più sensata appare
l’idea che l’overflow informativo ci travolga, lasciandoci in uno stato inebetito,
d’impotenza, risucchiati in un dirompente maelstrom21 informazionale. Simmel
definiva con un termine tutto francese una situazione analoga sviluppatasi nel
passato: blasé. Il dirompente sviluppo urbanistico tardo ottocentesco, analiz-
zato dall’autore in “La metropoli e la vita dello spirito”22, sottoponeva il citta-
dino delle nuove metropoli ad un sovraccarico di stimoli che le capacità co-
gnitive non erano decisamente abituate ad elaborare, gettando l’individuo in
uno stato blasé ovvero in una incapacità di reazione dinanzi alla “totalità per
così dire opaca e grigia”23.
     Forse non esiste alcun fenomeno psichico così irriducibilmente riservato alla me-
     tropoli come l’essere blasé. Innanzitutto, questo carattere è conseguenza di quella
     rapida successione e di quella fitta concentrazione di stimoli nervosi contraddittori
     […] Così la smoderatezza nei piaceri rende blasé perché sollecita costantemente i
     nervi e reazioni così forti che questi alla fine smettono di reagire[…] Questa inca-
     pacità di reagire a nuovi stimoli con l’energia che competerebbe loro è proprio il
     tratto essenziale del blasé[…]24
   A distanza di più di un secolo ci troviamo coinvolti nella stessa situazione di
dirompente fruizione di stimoli. Ma anche questa più sottile pessimistica ipo-
tesi sembra nei fatti lontana dal concretizzarsi. Come se recarsi in una fornita


me è irrealizzabile la possibilità che tutti gli hard disk connessi si stacchino dal net-
work, è possibile trascurare tali possibilità, e arrivare alle conclusioni avanzate.
21
   “La discesa nel Maelstrom” di E.A.Poe in “Racconti”, Garzanti, 1972 Milano.
22
   “La Metropoli e la vita dello spirito” di Georg Simmel, Armando Editori, 1995 Ro-
ma.
23
   Tratto da “Filosofia del denaro” di Georg Simmel, UTET, 1984 Torino.
24
   Tratto da “La Metropoli e la vita dello spirito” di Georg Simmel (pp.42), Armando
Editori, 1995 Roma.
14
OCP – G8 : Net Game

libreria potesse inibire la scelta di una lettura che soddisfi le nostre esigenze.
Lo stesso autore aggiunge:
     […]con l’incremento puramente quantitativo delle stesse condizioni questo effetto
     si capovolge nel suo contrario, cioè in quel singolare fenomeno di adattamento
     del blasé per cui i nervi si scoprono la loro ultima possibilità di adeguarsi ai conte-
     nuti e alle forme della vita metropolitana nel vietarsi a reagire[…]25
   E’ lecito ipotizzare che la schizofrenica fruizione della rete possa
nell’immediato causare una poca efficienza intellettiva, ovvero poca capacità
di sviluppare e reagire alle informazioni pervenute. Superata però questa em-
passe iniziale sarà invece possibile trovare un equilibrio tra informazione esi-
stente e quella di cui si ha bisogno, evitando quell’ingorgo informazionale che
tanto preoccupa. Tornando alla fornita libreria, una volta metabolizzata
l’immediata sensazione di disorientamento, sarà facile individuare gli scaffali a
noi necessari e infine soddisfare le nostre esigenze. Così degli innumerevoli
siti esistenti solo alcuni potranno godere della nostra attenzione in base ai
nostri interessi, allo stesso modo seguiremo fra le innumerevoli mail ricevute
soltanto quelle che ci riguardano e nel numero che saremo in grado di gesti-
re. Certo risulta impossibile assorbire la totalità dei contatti informativi in cui
ci troviamo coinvolti ma, maturata la personale capacità selettiva, la quantità
di informazioni che riceveremo sarà sempre più di quella che sarebbe ad ogni
modo pervenuta da altre vie, e troveremo un giusto equilibrio tra il momento
di ricezione e di elaborazione intellettiva.
   Tornando alla nostra ricerca. Le mailing list che riguardavano l’evento ge-
novese da noi monitorate, come è usuale, si sono caratterizzate secondo pre-
cise tematiche, di affinità sulle pratiche di militanza, e dei vari dibattiti aperti.
In questo modo si è offerta la possibilità a coloro che a quei dibattiti volevano
partecipare di selezionare l’adesione in base alle proprie esigenze, quindi te-
nendo conto del proprio percorso politico, degli obbiettivi che ci si prefiggeva
con l’evento genovese, del tipo di confronto che si voleva sostenere e altro
ancora. Proprio questa divisione delle liste secondo tali criteri è un efficace
rimedio al rischio fino ad ora illustrato. La scelta del tipo d’informazioni che si
desidera ricevere, o delle tematiche su cui si ritiene opportuno confrontarsi, è
una scelta che avviene a priori. La rete non è una ragnatela, come molti han-
no spesso figurato. Non ci si rimane impigliati a causa della vischiosità. Anzi è
proprio la sua fluidità a favorire la flessibilità d’impiego, esserne coscienti può
essere motivo di grandi vantaggi. Così del resto è stato nell’occasione dai noi
monitorata.




25
  Tratto da “La Metropoli e la vita dello spirito” di Georg Simmel (pp.44), Armando
Editori, 1995 Roma.
15

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  • 1. OCP – G8 : Net Game Net game di Andrea Calderaro Net_work_ing Affrontare un’analisi sull’eventuale legame esistente tra il “movimento” e la rete, argomento approfondito proprio in queste pagine, mette in risalto quanto sia inopportuna la definizione di noglobal con cui si è soliti identifi- care il movimento, così come del resto si è già avuto modo di chiarire1. L’uso sapiente delle nuove tecnologie2 fornisce quotidianamente dei validi contributi, tanto che rischia di apparire paradossale che sia proprio la rete ad offrire quel particolare supporto connettivo al “movimento”. Essa ne fa- vorisce la coordinazione e probabilmente la crescita collettiva, ed allo stesso tempo concede lo spazio necessario alla sua autorappresentazione. Quella stessa rete che più di ogni altra icona può rappresentare la globalizzazione, il 1 Vedi Scenari. 2 Una premessa alle considerazioni che verranno avanzate nelle prossime pagine ri- sulta d’obbligo. Si affronterà un’analisi sull’influenza esercitata dalle nuove tecnolo- gie nell’agire politico e, più in generale, nelle dinamiche sociali. Le osservazioni ten- gono conto di un’omogenea fruizione sociale degli strumenti presi in considerazio- ne. Per Digital Divide s’intende proprio l’assenza di questa omogenea possibilità d’accesso alle tecnologie. Nella realtà la rete, così come gli altri strumenti presi in considerazione, non è infatti una risorsa alla portata di tutti, a causa dei costi, non ancora nulli come si è approssimativamente asserito, che escludono chi nel proprio budget economico deve dare priorità ai mezzi di sussistenza. A questo si aggiunge la poco diffusa socialità dell’uso delle nuove tecnologie. Questa situazione è una problematica più che viva, che merita di essere sviluppata soprattutto se, come in questo caso, si affronta l’ampia tematica della globalizzazione. In essa si deve an- che tener conto della disomogenea distribuzione delle risorse tecnologiche, soprat- tutto nei paesi non occidentali, escluse, è il caso di dire, dalle dinamiche di prota- gonismo economico. Non averla approfondita in questo spazio non è un vizio d’ingenuità. In realtà l’obbiettivo è quello di definire l’influenza che l’inserimento delle nuove tecnologie ha nel tessuto sociale chiaramente già coinvolto nella rivolu- zione in atto. Una volta superati i problemi strutturali ancora esistenti, coinvolgerà spazi sociali e geografici sempre più ampi. Sempre nella speranza che ciò avvenga secondo le modalità delle soggettività chiamate in causa. 1
  • 2. OCP – G8 : Net Game villaggio globale, la stessa rete che è globale. Se si accetta l’ipotesi che la rete sia per il “movimento” un’efficace strumento connettivo, si dovrà abban- donare definitivamente l’idea che quest’ultimo sia “anti-globalizzazione”. Per rimediare alle superficiali definizioni che ambiscono a spiegare questa nuova tendenza contestativa, è opportuno approfondire il livello di analisi, anche a partire dagli strumenti che adopera. L’attenzione che la violenza delle giornate di Genova ha catturato nei me- dia, ha relegato l’identità e le istanze del “movimento” in un cono d’ombra. Al fine di svelarla è necessario, al di là della retorica e delle definizioni folkloristi- che, indagare le modalità e gli strumenti mediante i quali i contestatori si or- ganizzano e si autorappresentano. La rete deve essere letta nella sua polivalenza, che non si esaurisce nelle modalità comunicative veicolate dalla “posta elettronica” e dal World Wide Web, ma si sviluppa lungo molteplici canali, spesso indipendenti gli uni dagli altri, o in altri casi complementari. Questa varietà è uno dei suoi punti qualifi- canti che da sempre ha reso possibile la nascita di canali informativi autonomi e indipendenti. Capire il reale peso che la connettività della rete assume per il “movimento” nella sua quotidianità, nella crescita politica individuale e collet- tiva, nell’organizzazione dei suoi controvertici e, nello specifico, cosa è stata la rete per l’evento Genova, è proprio compito di questo capitolo. Divenire Media Una delle tematiche che ha coinvolto, forse più di ogni altra, i teorici della rete in proficue riflessioni è quel processo da molti definito come democratiz- zazione virtuale che la rete, con l’introduzione di “network processing” ad es- sa inscritti, favorirebbe. L’attuale organizzazione democratica si affida a strutture verticistiche, piramidali, di rappresentanza. Meno prossimi al vertice si è situati, meno si ha la possibilità di essere coinvolti nei processi decisiona- li, affidati quindi a degli organi più o meno rappresentativi della collettività. Lo sviluppo della rete andrebbe a insidiare proprio tali verticismi. Le sue poten- zialità connettive non solo permetterebbero di prescindere gli stadi intermedi della piramide, evitando la non sempre efficace rappresentanza, ma radune- rebbe chiunque ne avesse voglia in un’agorà telematica pressoché illimitata, così come la stessa rete. In questo modo si riuscirebbe a connettere proprietà intellettive la cui sintesi fornirebbe un benessere probabilmente superiore, in quanto frutto di una collaborazione piuttosto che della decisione fra pochi. La rete realizzerebbe così un’ambita democrazia effettiva. Prescindendo da qualsiasi perplessità che una sintesi così brutale è lecito che susciti, questa è un passaggio obbligato per una seria analisi dei processi comunicativi che scorrono lungo i percorsi telematici, tema centrale della no- stra ricerca. 2
  • 3. OCP – G8 : Net Game Il verticismo della vecchia organizzazione dei processi politici è proprio an- che dell’organizzazione degli organi informativi. Come i più sono esclusi dai vertici decisionali, in ugual modo i più sono relegati nei processi informativi a mera utenza, l’unica interattività concessa è inscritta nella possibilità di fruire o meno l’informazione trasmessa. L’unidirezionalità dei media tradizionali po- ne il fruitore del flusso informativo in una condizione subalterna: ricordando la figura piramidale, alla base della stessa. Chi si colloca al vertice si assume l’enorme responsabilità di far propria l’informazione per poi trasmetterlain- sieme ai propri punti di vista. Punti di vista che, nonostante la loro moltepli- cità, non riescono a essere esaustivi del più complesso scenario pubblico. La verticalità anche in questo caso non è la migliore delle soluzioni. Le potenzialità connettive della rete potrebbero seriamente mettere in di- scussione il modo di fare informazione per come è stato fino a questo mo- mento concepito. L’orizzontalità inscritta nel cyberspazio3 riuscirebbe a desta- bilizzare i verticismi oramai privi di senso, obsoleti, inadeguati alle mutazioni sociali che l’inserimento delle ultimissime tecnologie ha favorito. In realtà con l’esperienza di Genova, ma ancora prima con le primissime BBS4 questo pro- cesso si è già avviato, è già cosa fatta. “Don’t Hate the media, Become the media”5 è lo slogan di una delle più importanti fra le innumerevoli esperienze significative che hanno caratteriz- zato il panorama dei movimenti sociali contemporanei: sintomi concreti del cambiamento in atto o, per lo meno, dello sviluppo di una nuova esigenza partecipativa. L’odio, suggerito nella prima parte dello slogan, è indizio di una vecchia proiezione dei media nell’immaginario collettivo, collocati ancora al vertice della piramide, quindi causa di esclusione, e ancora causa di un’inadeguata democrazia. E’ indizio di un sentore comune, di un sentimento stereotipatamente condiviso dagli “esclusi”. Divieni Media è la risposta a que- sta obsoleta situazione, sarà l’avvenire, è stato a Genova e in altre occasioni ancora prima, l’abbattimento di ogni unidirezionalità del flusso informativo, quindi l’avvio di una proliferazione di fonti informative, delle quali difficil- mente ci si potrà assumere la responsabilità di selezionare quali meritano considerazione e quali meno. Esorta a superare il ruolo in cui i vecchi para- digmi organizzativi verticali obbligavano, superarlo per assumere funzioni di attivo contributo nel mutante scenario mediatico. Questo nuovo panorama mediale scaturisce non soltanto dallo sviluppo della rete. La “rivoluzione digitale” degli ultimi decenni, così definita da Ni- cholas Negroponte, è qualcosa di più complesso. Coinvolge una sfera di no- 3 Termine suggerito da William Gibson in “Neuromancer” nel 1984. 4 BBS, Bulletin Board System. Prime forme di visibilità in rete, quindi di comunica- zione, sfruttando grafiche testuali essenziali. 5 www.indymedia.org. 3
  • 4. OCP – G8 : Net Game vità decisamente più ampia, novità che inevitabilmente fungono da agenti at- tivi mutanti della stessa struttura sociale. Uno sviluppo di nuove tecnologie, che sono l’una complementare dell’altra, che se utilizzate proprio tenendo conto della loro funzionalità reciproca, renderebbero ogni individuo pressoché autosufficiente nella rappresentazione del proprio punto di vista senza inter- mediari, facendosi fonte informativa, inserendosi così nel complesso media- scape6. Mi riferisco quindi non solo alla rete, ma a tutti gli occhi digitali e agli innumerevoli strumenti che opportunamente utilizzati forniscono un enorme potenziale comunicativo. Un potenziale effettivamente compreso e sfruttato anche grazie alla diffusa accessibilità nell’utilizzo e alla facilità di possesso di questi mezzi senza precedenti. Nel caso delle tecnologie informatiche si ha anche la possibilità di prescindere da qualsiasi azienda produttrice di software o hardware. Le competenze e gli strumenti a disposizione sono tali che la la- cuna tecnologica può essere facilmente colmata inventandola e producendola da sé, secondo le proprie esigenze. Così sono nati applicativi software di va- rissimo tipo. Le radio on-line si inseriscono in questo scenario. Per rimediare agli eccessivi costi dei trasmettitori, che ne vincola la capacità di copertura, si sfrutta come ponte radio la stessa rete. Le connessioni telematiche permetto- no a qualsiasi radio del mondo di ricevere il segnale via web, per trasmetterlo sul proprio territorio mediante le proprie frequenze. In questo modo una pic- colissima emittente riesce a costi praticamente nulli a godere di una coper- tura potenzialmente globale. Così è stato a Genova con radio GAP, Global Audio Project, network costituito da otto radio (Radio Onda d’Urto, Radio Black Out7, Radio Città 103, Radio K centrale, Radio Fujiko, Radio Onda Ros- sa, Radio Croma, Agenzia Amisnet), che ha fornito la cronaca in diretta dell’intero evento genovese. Il segnale è stato trasmesso sia direttamente nella città di Genova, impiegando la classica trasmissione radio, che in rete. Chiunque, attraverso una connessione e semplicissimi software reperibili gratuitamente da internet, ha potuto seguire l’evento con il proprio home computer o, in altri casi, le stesse radio locali hanno girato il segnale dalla rete all’etere. Proprio la possibilità di raggiungere un pubblico potenzialmente illimitato è uno degli elementi distintivi delle radio on-line dalle precedenti fondamentali esperienze delle radio libere nate negli anni ’70, che potevano invece coprire aree più o meno vaste, ma comunque circoscritte. Ciò che ha caratterizzato il fenomeno delle radio pirata è stata la rivoluzionaria novità di aver dato la possibilità di “divenire media” attraverso percorsi che erano dei media tradizionali, come le trasmissioni radio per l’appunto, e farsi spazio per proporre il proprio punto di vista. Di trasformare in soggetti comunicativi chi fino ad allora era bandito dal palcoscenico mediatico, in cui, invece, trovava- 6 Così Appadurai definisce il panorama mediatico. 7 Radio Black Out di Torino è soltanto recentemente uscita dal progetto di Radio GAP. 4
  • 5. OCP – G8 : Net Game no spazio soltanto figure tipiche. Riguardo agli illimitati mezzi attualmente a disposizione, merito delle competenze diffuse, è opportuno aggiungere un ul- timo valido esempio come lo sviluppo di veri e propri sistemi operativi: Linux8 per tutti, oramai consolidata valida alternativa al più noto Windows del ma- gnate americano Bill Gates. Anche questo rientra assolutamente nel “far da sé”, che è centrale nella filosofia hacker9, cui si può far coincidere anche il “far da sé i media”, “farsi media”. Fonti informative La complementarietà dell’uso delle nuove tecnologie è tale che separarne la lettura rischia di essere inopportuno, potrebbe far perdere di vista la com- plessità dei cambiamenti in atto, nella loro totalità. Ma insieme alla rete as- sume una particolare funzione anche la possibilità di catturare immagini con telecamere e con mezzi fotografici. L’accesso a tali strumenti e la coscienza maturata riguardo la loro utilità ha portato ad una proliferazione di fonti d’informazione senza precedenti. La rete da parte sua si fa primo mezzo di diffusione d’informazione, immagini e video (anche se in questo caso con re- lative difficoltà fin tanto che la banda larga, quindi l’aumento della velocità di trasferimento dei dati, non sia alla portata di tutti). Tenendo inoltre conto della multimedialità propria del Web, ovvero riuscendo a collegare l’informazione testuale con quella sonora e visuale, sintetizzando quindi pecu- liarità comunicative dei vari media, è possibile riconoscere alla rete un inedito potenziale informativo. La proliferazione di fonti informative è un processo che non si può non ac- cogliere con ottimismo. Da una parte abbatte l’odiosa verticalità che rende fittizia la democrazia politica o informativa che sia. In questo modo permette una più ampia partecipazione dei soggetti nel panorama mediatico, renden- doli agenti attivi nei flussi comunicativi. L’abbattimento di verticismi aiutereb- be ad evitare odiose forme censorie e di strumentalizzazione da parte di chi a quei vertici può accedere, contribuendo davvero a un processo di democratiz- zazione non più virtuale, ma reale. Dall’altra l’aumento di “occhi indiscreti”, come suggerisce Joshua Meyrowitz, permetterebbe, per dirla con parole sue, l’accesso ai più svariati retroscena. In “Oltre il senso del luogo” (Meyrowitz, 8 Ideato dal finlandese Linus Torvalds nel 1991, sviluppato in un continuum inin- terrotto attraverso la collaborazione della comunità hacker internazionale. Linux non appartiene in questo modo ad alcun privato, la sua diffusione è quindi gratuita dato che nessuna azienda privata può appropriarsene. Altro fondamentale merito è l’essere open source, vale a dire avere i codici sorgenti accessibili a chiunque, con tutti i vantaggi che ciò implica, come rendersi agente attivo nello sviluppo dei pro- cessi informatici. 9 Un Hacker è il soggetto che compie un Hack (to Hack), ovvero rimediare effica- cemente ad una situazione alla propria maniera. 5
  • 6. OCP – G8 : Net Game 1985), l’autore americano analizza proprio come la diffusione di agenti gior- nalistici permetterebbe sempre meno di nascondere la realtà dei fatti. In que- sto modo si favorirebbe un maggior controllo da parte dei fruitori dell’informazione sui vertici politici e sulle loro azioni. A sostegno delle sue ipotesi, l’autore riporta come validi esempi casi tutti americani: il watergate che, come è noto, costrinse alle dimissioni l’allora presidente Nixon, e l’“effetto Vietnam”. Così è possibile definire lo shock causato dalle crude quanto reali immagini di quella guerra lontana, entrate nei salotti dell’opinione pubblica americana grazie alla televisione. Ciò svelò i retroscena del fronte asiatico che, altrimenti, sarebbero rimasti nascosti, provocando l’indebolimento del consenso all’azione militare, che fu, com’è noto, tra le cause della disfatta bellica. Più media sono quindi pronti a cogliere l’informazione, più trasparenza potrebbe penetrare nei canali informativi. Se Orwell ci ha preoccupato nel suo noto 198410 prospettando un’apocalittica condizione sociale dove un’elite, detentrice degli strumenti di controllo, sor- vegliava attentamente chi si collocava in condizioni gerarchicamente inferiori, oggi sembra possibile smentire questa previsione. Mentre si sviluppano stru- menti che minano la privacy individuale, spingendo verso la visionaria realtà orwelliana, allo stesso modo, lungo percorsi paralleli, la proliferazione di fonti d’informazione permette proprio un controllo su quelle stesse élite, ma so- prattutto su tutti gli avvenimenti in genere, diminuendo il rischio che episodi sparsi sul territorio rimangano nascosti. Calandoci nella recente esperienza delle giornate genovesi, non si può che concludere che tali considerazioni hanno più che in ogni altra occasione tro- vato riscontro. Per le strade del capoluogo ligure, agli innumerevoli manife- stanti si sono affiancati agenti informativi, ruoli che in realtà spesso si sinte- tizzavano nella nuova figura propria di questi ultimi anni: quella di mediattivi- sta, rilevatori di qualsiasi episodio li coinvolga o soltanto sfiori. Molti episodi sono stati svelati nella loro integrità grazie all’esistenza di molteplici punti di vista, altri ancora è probabile che non siano neanche avvenuti proprio grazie alla fitta presenza di “occhi indiscreti”, che fungevano in queste occasioni da aura protettiva, da vera e propria garanzia per la propria ed altrui incolumità. Non a caso le immagini più significative dell’evento sono pervenute da media indipendenti. Prendendo come esempio l’episodio che più di ogni altro ha sconvolto le tre giornate genovesi ovvero l’uccisione di Carlo Giuliani, è possi- bile rilevare ulteriori riscontri empirici. La nota sequenza fotografica della morte di Giuliani, diffusa proprio mentre prendevano spazio le prime dichiara- zioni ufficiali che dichiaravano che una pietra e non un proiettile, come qual- cun altro provava a testimoniare, aveva ucciso un manifestante spagnolo, è stata scattata da un freelance, slegato quindi da testate giornalistiche corpo- 10 “1984” di George Orwell, Arnoldo Mondatori Editore, Milano 1950. 6
  • 7. OCP – G8 : Net Game rative. Con la propria macchina fotografica digitale è inoltre riuscito a bypas- sare i tempi di sviluppo della pellicola, con le chiare difficoltà logistiche con- nesse ad un’operazione del genere. Grazie ad una postazione in rete - molte allestite opportunamente nello stesso centro stampa11 del Genova Social Fo- rum ed Indymedia - la diffusione su scala globale della prova di quello che realmente era successo poche ore prima è stata semplice ed immediata. Questo dimostra quanto sia importante l’uso complementare dei due elementi più rilevanti per “divenire media”: la registrazione e la trasmissione dell’informazione. Gli innumerevoli video girati da tutte le angolazioni di P.za Alimonda, luogo della tragedia, riescono a fornire un quadro piuttosto com- pleto delle reali dinamiche accadute in quegli istanti, tanto da essere fonda- mentali prove al processo giudiziario in corso sull’episodio. Anche questi video non sono stati girati da alcun media ufficiale, bensì da validi mediattivisti, co- scienti o meno di esserlo. Inutile aggiungere altri episodi le cui riprese hanno svelato la veridicità delle testimonianze dei presenti, o altri ancora altrettanto eclatanti a cui purtroppo nessun mediattivista era presente, lasciando delle lacune informative. Il Media Center La realtà dei Media Center è nata con questo spirito. Consolidati punti di riferimento nei momenti di contestazione, i media center concretizzano l’idea ormai chiara che il conflitto oltre che in piazza, debba essere giocato anche sul piano mediale. Anche questa novità è frutto dell’acquisita consapevolezza che divenire media non solo è possibile, ma è soprattutto necessario, proprio per i motivi fino ad adesso illustrati. In ogni tappa del movimento è ormai scontato allestire delle sedi dove far convergere la comunità internazionale di mediattivisti, dove poter convogliare, montare per poi diffondere la notevole mole di materiali video-audio-fotografici raccolti per le strade. In queste sedi sono disponibili di norma gli strumenti necessari, da centraline di montaggio video, postazioni on-line, trasmettitori radio. Così è stato anche a Genova. La dimensione dell’evento era tale da impegnare per l’occasione un intero edifi- cio come area operativa ed un altro adiacente come dormitorio, si tratta delle scuole Diaz e Pertini. La Pertini era così distribuita su quattro piani: nel primo, unico accessibile a chiunque, è stata allestita la sala per le conferenze stampa degli esponenti del Genoa Social Forum, una palestra, adibita a corsia ospe- daliera nelle tre giornate della contestazione e, infine, parecchie postazioni internet destinate a chi ne avesse avuto bisogno. Il pass rilasciato nella stes- sa sede, proprio dal GSF, limitava, invece, l’accesso ai piani superiori. Banditi quindi dal resto dell’edificio i rappresentanti delle agenzie giornalistiche cor- 11 Il centro stampa allestito presso la scuola Diaz e Pertini, riferimento dei mediatti- visti e canale mediatico degli organizzatori della contestazione genovese. 7
  • 8. OCP – G8 : Net Game porative. Lungo i tre piani trovavano spazio soprattutto l’ufficio dei legali, pronti ad intervenire per ogni consultazione e la redazione di radio GAP, da dove avvenivano le trasmissioni. L’ultimo piano era a disposizione di Indyme- dia, cuore dell’intero Media Center. Qui video, foto, rete, e supporto tecnico all’intera struttura convergevano in un’efficiente sintesi mediale. Un comples- so meccanismo tecnico costituito da strumenti portati e messi a disposizione della collettività, dalle varie comunità “indyane” del mondo convogliate pro- prio nello spazio a loro disposizione. I costi delle attrezzature sono, di norma, affrontati dal singolo, o in altri casi gli acquisti comunitari avvengono tramite autofinanziamenti. Le competenze tecniche sono tali che l’intero cablaggio12 dei due edifici è stato realizzato nella sola settimana che ha preceduto le tre giornate. Una rete perfettamente funzionante, difesa da impeccabili sistemi di sicurezza telematica. Il motivo di tali attenzioni è da ricercare nell’importanza che assume il farsi media, quindi nel peso che Meyrowitz riconosce alla proli- ferazione di fonti d’informazione, e che permette, infine, di smentire la fanta- stica realtà immaginata da Orwell. Che i mediattivisti possano svelare parti- colari altrimenti nascosti, che a non tutti faccia piacere che ciò avvenga, e che quindi queste attenzioni siano legittime, sono conclusioni che è difficile non sostenere dopo il brutale blitz, dei corpi di polizia, avvenuto proprio in questi spazi la notte del 21 Luglio, a conclusione delle giornate genovesi. Non è questo lo spazio adatto a commentare la modalità dell’azione avvenuta, ma rientra nell’analisi sociologica capire il perché di questo atto. Il Media Center simboleggia più di ogni altra cosa l’alternativa ai tradizionali ed istituzionali, canali informativi. Colpirlo è stato un chiaro attentato all’esistenza di moltepli- ci fonti comunicative, un gesto che può essere letto come sintomo di paura degli organi governativi verso un’alternativa narrazione della realtà. L’incursione della polizia ha di fatti sottratto al media center il materiale dei legali, testimonianze e nomi degli arrestati, e materiale video ancora presente nell’edificio. Tutto questo aiuta a concludere riguardo al potenziale potere di controllo che la proliferazione di fonti d’informazione esercita sullo scorrere della democratica quotidianità, se così non fosse alcuna tragica azione del genere sarebbe accaduta. La rete L’analisi fino ad ora avanzata sulla rete ne ha approfondito gli aspetti te- nendo conto della sua funzione complementare ad altre nuove tecnologie. L’atipica natura delle sue caratteristiche tecniche rende opportuno uno sguar- do su una rete isolata da altri elementi. Proprio tra le sue peculiarità 12 Per cablaggio s’intende il montaggio di un sistema di rete in una preciso spazio, che permette di stare on-line a tutte le postazioni dell’edificio. 8
  • 9. OCP – G8 : Net Game s’inscrive, infatti il potenziale che il tessuto connettivo ha di agire sulle dina- miche sociali. Iperconnettività Gilles Deleuze e Fèlix Guattari, in largo anticipo sui tempi che hanno visto lo sviluppo connettivo di questo ultimo decennio, figuravano un’efficace struttura organizzativa con il rizoma13. Un vegetale la cui proliferazione di terminazioni che non fanno capo a niente lo caratterizzano non poco, oppo- nendolo inoltre alla più nota struttura ad albero, icona delle ancora attuali gerarchie relazionali. Deleuze era inoltre affascinato da un’altra delle caratte- ristiche del vegetale: il suo essere sotterraneo, come tali, underground, erano gli ambienti a cui faceva riferimento. In questo modo gli autori francesi ave- vano già rappresentato la rete come meglio non è stato ancora fatto, senza, tra l’altro, avere idea della metamorfosi che da lì a breve avrebbe travolto Ar- panet14, e prima ancora che la realtà delle BBS si fosse sviluppata. La rete è rizomatica. Si sviluppa praticamente senza alcun limite, ha un potenziale con- nettivo pressoché totale, tutti i nodi sono connessi tra loro, il che vuol dire che chiunque è in rete è connesso con tutto ciò che in rete è disponibile, materiale o avatar che sia, le proiezioni di identità reali in rete. L’assenza di un nodo non incide in nessun modo sull’efficienza connettiva del network, rendendo la network society, così definita da Manuel Castells15, pressoché in- distruttibile, perché tale è l’organizzazione rizomatica. Una volta avviata, la sua proliferazione è inarrestabile. Le ottimistiche ipotesi affiderebbero proprio all’iperconnessione rizomatica la funzione di avviare un confronto permanente tra proprietà intellettive de- territorializzate, dalla cui sintesi deriverebbe un’intelligenza collettiva, che non equivale alla somma delle singole intelligenze, ma a qualcosa di altro. E’ Pierre Levy, che più di ogni altro si è interessato all’argomento, e lo ha defi- nito nei termini oggi noti. In realtà già da tempo esisteva un concetto parec- chio simile su cui aveva riflettuto Karl Marx da lui a sua volta definito con “General Intellect” (1844), chiaramente non frutto di alcuna connessione tec- 13 “Mille plateaux. Capitalisme et schizophrénie” di Gilles Deleuze e Félix Guattari, Les Editions de Minuit, 1980. 14 Arpanet è stata la prima forma di internet ideata per fini militari nel 1969, sol- tanto successivamente aperta agli usi che tutt’ora conosciamo. 15 Manuel Castells definisce network society l’attuale struttura sociale fondata sull’informazionalismo caratterizzato dalla centralità “della conoscenza e dell’informazione nella generazione di ricchezza, potere e significato”. Nella nostra epoca ciò che lo contraddistingue “è la tecnologia dell’elaborazione dell’informazione e il suo impatto sulla generazione e l’applicazione della conoscen- za.” Epilogo in “Etica Hacker” di Pekka Himanen, Feltrinelli Editore, 2001 Milano. 9
  • 10. OCP – G8 : Net Game nologica. Mentre soltanto qualche anno dopo Levy, Derrick De Kerckhove16 ha riproposto l’analisi suggerendo l’”intelligenza connettiva”, ma entrare nel dettaglio della genesi della riflessione in causa merita altri spazi, e poco im- porta ai fini della nostra analisi. Levy suggeriva la sua ipotesi in “L’Intelligence Collective, pour une antro- pologie du cyberspace” (Levy, 1994) nel 1994. Risulta ancora oggi piuttosto difficile concludere quanto la network society si sia mossa verso la direzione che l’autore francese indica. Probabilmente trarre delle conclusioni sulla que- stione sarà sempre operazione azzardata. Che la rete generi confronto non è in discussione; che faciliti contatti tra identità che in alcun altro modo si sa- rebbero mai incontrati e confrontati, è fuor di dubbio. E’ lecito, prendendo in considerazione questi pochi ma essenziali elementi, avanzare delle conclusio- ni. Nell’analisi in questione si è del resto cercato di indagare anche in questo senso. Capire come la rete supporti il “movimento”, che funzione ha svolto nello specifico dell’evento genovese, ed in che modo le risorse connettive so- no state impiegate. Dall’analisi della grossa mole di mail distribuite nelle varie mailing-list mo- nitorate non è possibile arrivare ad alcuna monolitica conclusione. Prescin- dendo dai dettagli che verranno affrontati di seguito, risulta chiaro che la ca- ratterizzazione di ogni singola lista ha condizionato la peculiarità delle mail che in essa trovavano spazio. Sono presenti casi di fitto scambio di opinioni su un ampio ventaglio di argomenti inerenti per lo più le politiche alternative a quelle portate avanti dalle strutture sovranazionali o dai vertici pseudo- rappresentativi come il G8 stesso. Argomentazioni spesso affiancate da do- cumenti girati da altre fonti, che contribuivano chiaramente al dibattito. In questo caso la crescita intellettiva collettiva, proprio grazie alle connessioni cyberspaziali, trova pieno riscontro. La rete come agorà telematica, come sin dagli anni sessanta era piacevole sperare. In altre occasioni i flussi telematici hanno fornito un altrettanto valido ed importante supporto logistico. La con- sultazione dei siti web ha per molti fornito, probabilmente ancor più per la comunità straniera arrivata a Genova per l’occasione, delle informazioni di primaria necessità. Il web è stato validissimo punto di riferimento. Alcune mailing list si sono caratterizzate per una funzione meramente or- ganizzativa dell’evento assumendo così il compito di connettere identità spar- se sul territorio facilitando l’organizzazione della manifestazione, nel senso ampio del termine, permettendo un confronto di opinioni e disponibilità. Ri- sulta evidente che in realtà la funzione della rete, nell’occasione in questione, 16 “La pelle della cultura, un’indagine sulla nuova realtà elettronica”, di Derrick de Kerckove, Costa&Nolan, 1996 Genova. 10
  • 11. OCP – G8 : Net Game non è stata così essenziale come qualcuno ha avuto modo di teorizzare. Ha in realtà rivestito un ruolo fondamentale ma di supporto, è stata complementa- re. Ha “facilitato” degli iter che altrimenti sarebbero stati sicuramente più im- pegnativi, causando una selezione di partecipanti ai vari dibattiti che hanno invece trovato spazio nel tessuto rizomatico. Chi ad una assemblea organiz- zativa, o di confronto politico, era impossibilitato ad assicurare la propria pre- senza, sarebbe stato escluso da decisioni prese a quel punto dai “soliti noti”. In questo la rete ha avuto una sua funzione decisamente importante, senza però sostituire del tutto i tradizionali spazi assembleari che avvenivano co- munque, secondo percorsi paralleli a quelli telematici. A questo c’è da ag- giungere un altro elemento riguardo il peso assunto dalla rete dopo mesi di preparazione, momento di confronto e crescita politica nonché di scambi di informazioni logistiche, cioè durante e dopo l’evento. Come diretto effetto di ciò che avveniva per le strade del capoluogo ligure, internet è divenuta la primaria fonte d’informazione, o per lo meno così è stato per chi ha seguito con particolare attenzione le giornate genovesi. Informazioni e materiali video e/o audio sapientemente riversati in rete e fruibili per chiunque avesse voluto attingerne da qualsiasi collocazione geografica. Funzione informativa sosti- tuita, in seguito alla gravità degli episodi accaduti, da quella di denuncia. E’ stata questa l’immediata reazione che ha trovato nella rete validi spazi. Le mailing-list sono state affollate da messaggi di testimonianze riguardo le infi- nite storie personali che si sono intrecciate durante l’evento, spesso con chiare disapprovazioni per quanto era avvenuto, sia per il ruolo giocato dalle forze dell’ordine, che per la radicalità delle “pratiche di lotta” di parte dei ma- nifestanti. I dibattiti che avevano caratterizzato le liste prima dell’evento han- no lasciato il posto agli sfoghi e all’esigenza di condividere malesseri ed espe- rienze vissute, assumendo così anche una connotazione emotiva. Anche il web ha risentito della nuova situazione. Mi riferisco a casi di defacement, ov- vero la sostituzione di una home page con altre, appositamente concepite, che veicolano tutt’altri messaggi rispetto all’originale a scopo di denuncia17. Pratiche che rientrano tra le molteplici potenzialità comunicative di chi ha compreso e quindi fruisce della rete nella sua fantasmagorica natura. Iperconcettualità Il potenziale comunicativo della rete deve essere letto nelle sue innovative anomalie, poiché proprio queste sono le ragioni delle rivoluzionari dinamiche da esse introdotte. E’ lecito soffermare l’attenzione nella capacità del World Wide Web18 di convogliare in sé molteplici linguaggi comunicativi. E’ la multi- 17 Così è stato per la home page della Prefettura di Trapani (www.prefettura.trapani.it), sostituita con una foto del corpo di Carlo Giuliani. 18 E’ necessario chiarire che è il World Wide Web, e non altre piattaforme comuni- cative della rete, che permette la multimedialità. In questo caso l’analisi si sofferma 11
  • 12. OCP – G8 : Net Game medialità la più interessante delle novità che caratterizzano questa nuova tecnologia. Ogni media si distingue per il modo con cui veicola i suoi messag- gi. Alcuni possono essere definiti monodimensionali, nel senso che sfruttano un unico linguaggio, a volte, invece, ne può coinvolgere altri, ma fino ad ora soltanto la rete riesce a sintetizzarli tutti. La sua pluridimensionalità è davvero qualcosa di nuovo che apre nuove prospettive comunicative tutte da speri- mentare. Così audio, immagini, e video possono essere contemporaneamente impiegati, nella loro complementarietà espressiva, fornendo un’informazione totalmente esaustiva. Questa sua caratteristica sostiene non poco le consi- derazioni riguardo il fondamentale contributo che la rete offre per divenire media. Si fa primo mezzo di diffusione su scala globale di informazioni, co- municate attraverso tutti i possibili formati: video, testuali, fotografici che siano. La fruizione di un’informazione polifonica genera implicazioni che devono essere comprese nella loro totalità, in modo da maturare un’efficiente impie- go del mezzo, senza correre il rischio di sfruttarlo parzialmente. Così è op- portuno prendere in considerazione anche un'altra caratteristica del web che si lega parecchio alla multimedialità. Il riferimento è all’ipertestualità. Con questo termine si definisce il particolare accesso al contenuto della rete se- condo percorsi non lineari, seguendo tracce personali, con l’obbiettivo di sod- disfare le proprie esigenze informative. Tutto avviene secondo ritmi di zap- ping concettuali. Ma proprio queste rizomatiche connessioni concettuali per- messe dal web non sono chiarite a fondo nel termine che le definisce. Iperte- sto è una parola che rende poca giustizia a ciò che in effetti pretende di spie- gare. L’informazione, o concetto che sia, grazie alla multimedialità del web, può assumere molteplici forme oltre a quella testuale. Il link permette colle- gamenti tra argomenti, concetti, informazioni, che possono però essere fruiti secondo molteplici linguaggi comunicativi. In sintesi: sicuramente tutti i testi esprimono concetti, ma non tutti i concetti possono essere espressi dal te- stuale o, ad ogni modo, potrebbe essere riduttivo, limitante, quando invece il web di limiti non ne pone affatto (accessibilità a parte). Il termine ipertesto nasce, ed era adatto alle prime forme della rete in un momento in cui la mul- timedialità non era ancora sviluppata, e presentava dei limiti strutturali che oggi sono stati superati (come la velocità di connessione, anche se la banda larga è tutt’ora per pochi). Continuare ad impiegarlo rischia di far sfuggire un potenziale che è della rete, ne circoscrive l’impiego. Ad esso è il caso di con- trapporre iperconcettualità. Questa nuova definizione potrebbe essere più esaustiva, meglio riuscirebbe a figurare lo zapping concettuale che non è te- stuale, ma polifonico, che è proprio il punto di forza della rete. Questa sua più nello specifico su internet, nella sua attuale forma. Escludendo, quindi, in que- sto momento la struttura tecnica della rete, così come i suoi altri impieghi, le cui caratteristiche sono anche del WWW, ma non viceversa. 12
  • 13. OCP – G8 : Net Game peculiarità potrebbe anche permettere di ridisegnare le nostre alfabetizzate mappe cognitive, probabilmente lo sta già facendo. Ma queste sono conside- razioni che meritano approfonditi sviluppi. L’apparato comunicativo messo in moto a Genova ha tenuto conto nel mi- gliore dei modi della multimedialità del web. Navigare per i punti di riferi- mento telematici della contestazione significava sottoporsi ad una molteplice quantità di differenti linguaggi informativi. Spesso brevi messaggi testuali erano implementati da immagini fotografiche, che ne sostenevano la veridi- cità. In altri casi era facile reperire non la trascrizione di un comunicato, ma l’originale traccia audio, che era possibile ascoltare senza lunghi momenti d’attesa19. Allo stesso modo parecchi sono stati i video di interviste, o di par- ticolari avvenimenti accaduti a Genova, messi on-line, fruibili da chiunque. In questo modo era possibile reperire l’informazione nella sua totalità, visiva o sonora, esaltando l’esaustività della rete. Smaterializzazione dell’informazione Avanzare delle riflessioni sulle potenzialità connettive genera di norma una mole di considerazioni che merita ben altri spazi a questo. Nello specifico, per completare i nostri intenti, occorre approfondire un’ultima questione. Senza entrare nel merito della complessa storia della comunicazione, è ragionevole considerare i flussi comunicativi dei vecchi media imprescindibilmente legati a supporti materiali. Così i quotidiani, per quanto riguarda le informazioni gior- nalistiche, o i libri, per la trasmissione dei saperi scientifici, coincidevano con supporti cartacei. Con il telegrafo si compie il primo grosso passo verso l’astrazione dell’informazione dalla materia, processo che si è inarrestabil- mente sviluppato lungo i percorsi elettrici della etere-comunicazione radiofo- nica e televisiva. I flussi comunicativi veicolati dai media in questione si ca- ratterizzano per la scarsa interattività, ma anche per altre peculiarità che vengono alla luce se confrontati con la recente comunicazione telematica. La rete porta ad una fase assolutamente nuova la questione della smaterializza- zione dell’informazione e dei saperi. Con gli old media l’informazione trasmes- sa si consuma nel frame comunicativo, temporalmente circoscritto. Adesso invece viene proiettata nel tessuto cyberspaziale astraendola sia da supporti materiali20 che dalla dimensione temporale. In questo modo si aggiunge inol- 19 Il riferimento è ad alcuni formati audio e video, che è possibile ascoltare o visio- nare senza attendere che il file sia stato completamente scaricato sul proprio com- puter. La tecnologia definita stream permette di ascoltare o visionare il file durante il processo di downloading dalla rete, evitando lunghi tempi d’attesa. 20 Senza entrare in dettagli tecnici, in realtà le informazioni sono in ogni caso con- tenute in hard disk materiali. Tenendo conto che è impossibile tracciare il percorso affrontato dall’informazione che di norma deriva per il tessuto connettivo, così co- 13
  • 14. OCP – G8 : Net Game tre al materiale già esistente, seguendo una espansione che difficilmente af- fronterà fasi di contrazione. Proprio la facilità di immissione dell’informazione e il costo pressoché nullo del suo mantenimento on-line allontana la possibi- lità che venga successivamente eliminata. Una volta inserita ha vita perenne. In questo modo ogni contributo aiuta l’estensione poliedrica del contenuto della rete che può essere usato da chiunque. Collocata l’informazione in que- sto limbo sovrastrutturale, la sua fruizione non dissolve il flusso comunicativo, ma ne frantuma l’ormai obsoleta linearità, dilatandola, anzi, lungo percorsi ri- zomatici, che sono la rete stessa. I suoi nodi assumono così la duplice funzio- ne di attingere, e nello stesso tempo di contribuire all’informazionalizzazione che si estende senza limiti né predefinite direzioni. La sua inarrestabile proliferazione rizomatica ispira diverse considerazioni riguardo il notevole rischio che il sovraccarico d’informazione comporta. Qual- cuno ipotizza l’incapacità umana di muoversi per la labirintica rete, perdendo- si, non riuscendo a raggiungere l’informazione desiderata. Più sensata appare l’idea che l’overflow informativo ci travolga, lasciandoci in uno stato inebetito, d’impotenza, risucchiati in un dirompente maelstrom21 informazionale. Simmel definiva con un termine tutto francese una situazione analoga sviluppatasi nel passato: blasé. Il dirompente sviluppo urbanistico tardo ottocentesco, analiz- zato dall’autore in “La metropoli e la vita dello spirito”22, sottoponeva il citta- dino delle nuove metropoli ad un sovraccarico di stimoli che le capacità co- gnitive non erano decisamente abituate ad elaborare, gettando l’individuo in uno stato blasé ovvero in una incapacità di reazione dinanzi alla “totalità per così dire opaca e grigia”23. Forse non esiste alcun fenomeno psichico così irriducibilmente riservato alla me- tropoli come l’essere blasé. Innanzitutto, questo carattere è conseguenza di quella rapida successione e di quella fitta concentrazione di stimoli nervosi contraddittori […] Così la smoderatezza nei piaceri rende blasé perché sollecita costantemente i nervi e reazioni così forti che questi alla fine smettono di reagire[…] Questa inca- pacità di reagire a nuovi stimoli con l’energia che competerebbe loro è proprio il tratto essenziale del blasé[…]24 A distanza di più di un secolo ci troviamo coinvolti nella stessa situazione di dirompente fruizione di stimoli. Ma anche questa più sottile pessimistica ipo- tesi sembra nei fatti lontana dal concretizzarsi. Come se recarsi in una fornita me è irrealizzabile la possibilità che tutti gli hard disk connessi si stacchino dal net- work, è possibile trascurare tali possibilità, e arrivare alle conclusioni avanzate. 21 “La discesa nel Maelstrom” di E.A.Poe in “Racconti”, Garzanti, 1972 Milano. 22 “La Metropoli e la vita dello spirito” di Georg Simmel, Armando Editori, 1995 Ro- ma. 23 Tratto da “Filosofia del denaro” di Georg Simmel, UTET, 1984 Torino. 24 Tratto da “La Metropoli e la vita dello spirito” di Georg Simmel (pp.42), Armando Editori, 1995 Roma. 14
  • 15. OCP – G8 : Net Game libreria potesse inibire la scelta di una lettura che soddisfi le nostre esigenze. Lo stesso autore aggiunge: […]con l’incremento puramente quantitativo delle stesse condizioni questo effetto si capovolge nel suo contrario, cioè in quel singolare fenomeno di adattamento del blasé per cui i nervi si scoprono la loro ultima possibilità di adeguarsi ai conte- nuti e alle forme della vita metropolitana nel vietarsi a reagire[…]25 E’ lecito ipotizzare che la schizofrenica fruizione della rete possa nell’immediato causare una poca efficienza intellettiva, ovvero poca capacità di sviluppare e reagire alle informazioni pervenute. Superata però questa em- passe iniziale sarà invece possibile trovare un equilibrio tra informazione esi- stente e quella di cui si ha bisogno, evitando quell’ingorgo informazionale che tanto preoccupa. Tornando alla fornita libreria, una volta metabolizzata l’immediata sensazione di disorientamento, sarà facile individuare gli scaffali a noi necessari e infine soddisfare le nostre esigenze. Così degli innumerevoli siti esistenti solo alcuni potranno godere della nostra attenzione in base ai nostri interessi, allo stesso modo seguiremo fra le innumerevoli mail ricevute soltanto quelle che ci riguardano e nel numero che saremo in grado di gesti- re. Certo risulta impossibile assorbire la totalità dei contatti informativi in cui ci troviamo coinvolti ma, maturata la personale capacità selettiva, la quantità di informazioni che riceveremo sarà sempre più di quella che sarebbe ad ogni modo pervenuta da altre vie, e troveremo un giusto equilibrio tra il momento di ricezione e di elaborazione intellettiva. Tornando alla nostra ricerca. Le mailing list che riguardavano l’evento ge- novese da noi monitorate, come è usuale, si sono caratterizzate secondo pre- cise tematiche, di affinità sulle pratiche di militanza, e dei vari dibattiti aperti. In questo modo si è offerta la possibilità a coloro che a quei dibattiti volevano partecipare di selezionare l’adesione in base alle proprie esigenze, quindi te- nendo conto del proprio percorso politico, degli obbiettivi che ci si prefiggeva con l’evento genovese, del tipo di confronto che si voleva sostenere e altro ancora. Proprio questa divisione delle liste secondo tali criteri è un efficace rimedio al rischio fino ad ora illustrato. La scelta del tipo d’informazioni che si desidera ricevere, o delle tematiche su cui si ritiene opportuno confrontarsi, è una scelta che avviene a priori. La rete non è una ragnatela, come molti han- no spesso figurato. Non ci si rimane impigliati a causa della vischiosità. Anzi è proprio la sua fluidità a favorire la flessibilità d’impiego, esserne coscienti può essere motivo di grandi vantaggi. Così del resto è stato nell’occasione dai noi monitorata. 25 Tratto da “La Metropoli e la vita dello spirito” di Georg Simmel (pp.44), Armando Editori, 1995 Roma. 15