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sette persone, sette storie da raccontare
Marco Cucchi 71 Photography
VIVERE NEW YORK
1
VIVERE NEW YORK
Marco Cucchi 71 Photography
sette persone, sette storie da raccontare
2
“Stavo cercando in rete uno spunto per un proget-
to fotografico su NY e mi sono imbattuto nel blog
Viverenewyork.it, seguito da oltre sessantamila ita-
liani, creato e gestito da Laura, una ragazza che
vive nella Grande Mela dal 2007. Un blog stimolan-
te e ricco di sfumature, la quotidianità di New York
filtrata dagli occhi di un’italiana. Laura era l’alleato
che stavo cercando.
L’ho contattata via web e le ho parlato della mia
idea di raccontare New York attraverso il volto e le
storie di alcuni suoi abitanti. Laura ha subito accet-
tato e con lei è stato facile coinvolgere anche alcu-
ni suoi amici per farci raccontare la loro NY”.
VIVERENYprologo
3
Laura
“Sin da bambina avevo un duplice sogno: fare l’attri-
ce e vivere a New York. Per quanto possa essere
complesso, sono qui per realizzarlo”.
Il sorriso e l’energia di questa ragazza ci rende orgo-
gliosi di essere italiani. E’ arrivata a New York nel
2007 insieme a Luca, suo marito, alla conquista del-
la Grande Mela, con l’umiltà di chi sa confrontarsi
con la più attraente e difficile città del mondo.
La sua vita è piena di impegni: recita in spettacoli
d’improvvisazione teatrale, insegna italiano, è trainer
di una nuova disciplina di fitness chiamata Kangoo
e, dal 2009, gestisce con grande successo il suo
blog: VivereNewYork.it, seguitissimo in italia. “E’ nato
per caso: sempre più conoscenti mi chiedevano dal-
l’Italia quali erano i luoghi e gli eventi per scoprire la
vera NY.
4
Ho deciso di mettere a disposizione di chi vuole visita-
re New York le emozioni che scopro ogni giorno. Spe-
ro di poter offrire uno sguardo più profondo su questa
città che amo infinitamente. Gli amici statunitensi mi
considerano Newyorkese. Io mi presento così “I’m Lau-
ra, I’m italian and I live in Brooklyn”.
“Per molti newyorkesi dietro alla domanda Cosa fai nel-
la vita? si cela un: Vediamo se conosci qualcuno che
mi potrebbe essere utile...”
5
Laura ci conferma che NY non è per tutti. “Devi amare
l’energia della città che ti dà mille stimoli. D’altra parte
questa metropoli chiede tanto. E’ carissima e molti, co-
me me, hanno più lavori per mantenersi...e poi devi
avere la capacità di sopravvivere ai ritmi frenetici e al-
la densità di persone. Ho conosciuto diversi italiani che
hanno fatto carte false per avere la green card ma do-
po un po’ sono rientrati in Italia”. “Vuoi che ti descriva
New York in una parola? Energia!”
“Poi con il tempo ho conosciuto tante altre persone
che ci assomigliano di più e adorano noi italiani proprio
per la nostra profondità e volontà di creare rapporti di
amicizia duraturi”. Laura ha scelto di fermarci a parlare
alla vista del ponte di Brooklyn. Questo quartiere è og-
gi la sua casa e mentre ne parla ci trasmette una vitali-
tà incredibile. “Negli ultimi tempi dormo sempre meno
per poter fare più cose possibili... dagli eventi più insoli-
ti alle mie passeggiate solitarie a Central Park.
6
John
Da vent’anni a New York. La sua carriera di balleri-
no classico lo ha portato nella Grande Mela e da
allora non l’ha più lasciata. Ora è direttore dei co-
stumi maschili del New York City Ballet al Lincoln
Center. Lo abbiamo incontrato alle sei di sera nel
suo laboratorio, dietro le quinte del più famoso pal-
coscenico di balletto del mondo.
John ci ha accolto calorosamente in quelle stanze
che ci hanno subito proiettato nella magica atmo-
sfera del back stage. Nel suo laboratorio John ha
saputo ricreare un ambiente caldo, vagamente ca-
salingo dove poter lavorare con serenità anche
nei momenti di grande pressione. “NY è un posto
differente ogni giorno. Quando la mattina esco dal
mio appartamento so che comunque andrà la gior-
nata sarà una piacevole avventura”.
7
“A NY ci sono molte persone creative con cui condi-
vido le mie passioni per la danza, per la musica e la
letteratura”. Con grande riservatezza e un velo di im-
barazzo John ci ha svelato che nel tempo libero sta
lavorando alla stesura di un copione. Ama l’arte in
tutte le sue forme e NY é la città perfetta per lui.
“Ogni volta che torno da un viaggio mi sorprendo
delle sensazioni che provo….ritrovo NY sempre
meravigliosa”. “I tragici eventi del World Trade
Center hanno fatto sparire quell’idea di città invin-
cibile ma d’altra parte hanno unito i newyorkesi
che ora dimostrano più orgoglio e umanità”.
8
John pensa che la ricchezza della città sia proprio
la presenza delle diverse culture di ogni parte del
mondo. ”In metro osservo le persone con tutte le
loro diversità ed è meraviglioso che siano tutti qua
a condividere questa grande energia”.
Prima di salutarci John ci ha accompagnato nel ma-
gazzino dei costumi del New York City Ballet mo-
strandoci le loro creazioni e raccontandoci gli aned-
doti più emozionanti di quando questi abiti hanno
preso vita entrando in scena. Abbiamo immaginato
la grazia e la passione delle ballerine e dei ballerini
che li hanno indossati. Lasciando John gli abbiamo
chiesto di descriverci NY con una sola parola e lui
ci ha risposto senza indugi: “Opportunità!”.
9
Mary
L’appuntamento era fissato per la prima mattinata ma
Mary aveva insistito al telefono affinché ci fermassi-
mo da lei per il lunch. Molti decenni alle spalle portati
alla grande. Mary è nata a New York quattro anni dopo
che i suoi genitori arrivarono dalla provincia di Avelli-
no, passando come tutti gli emigranti dalla quarantena
di Ellis Island.
L’atmosfera semplice e ordinata della sua casa ci ha
portato indietro nel tempo. Mary abita qui da quando è
nata, il padre in quegli anni costruì la casa nel già mul-
tietnico quartiere Astoria, nel cuore del Queens. Con
lo spirito e l’ospitalità che non tradisce le sue origini
campane, Mary ci ha fatto visitare la casa per poi ac-
coglierci nella sua cucina. In pochi minuti ha evocato
in noi i ricordi e i sentimenti genuini delle nonne di un
tempo. Durante il pranzo a base di insalata di uova e
tortino di zucca, ha “aperto” il libro dei ricordi.
10
“NY è un posto meraviglioso! Ricordo negli anni
‘50, lavoravo già come segretaria dal medico
che aveva lo studio qui all’angolo e, appena po-
tevo, mi recavo a Manhattan per andare a tea-
tro. Il sabato pomeriggio adoravo andarci per in-
contrare le amiche”.
In questa atmosfera domestica, Mary era davve-
ro ispirata e ha dato prova della sua conquistata
saggezza. “Le persone nella vita si preoccupa-
no troppo ed io lo so benissimo. Se mi avessero
pagato ogni giorno per preoccuparmi per gli al-
tri, ora sarei milionaria. C’è un detto che ho fatto
mio: Bisogna fare quello che bisogna fare e tut-
to andrà bene. Per me è stato così.” Mary avreb-
be voluto portarci al parco di Astoria ma purtrop-
po la batteria della sua auto si era scaricata. Eb-
bene si, questa dolce signora che non si è mai
sposata, non ha figli e che ha vissuto sempre
nel quartiere in cui è nata, conserva ancora tutta
la vitalità e le abitudini di un tempo.
11
“La domenica mattina adoro comprarmi il NY Times. Sa-
pete cosa leggo? I necrologi che qui a NY raccontano in
dettaglio la vita delle persone. Alcune vite sono state
davvero interessanti”. “La cosa che più noto dei cambia-
menti della città negli ultimi cinquanta anni è il numero di
costruzioni: un infinità di grattaceli e palazzi”.
“In realtà non cambierei NY con nessun altro posto,
Con orgoglio posso dire di aver trascorso tutta la mia
vita in una città meravigliosa”.
12
Tommaso
Compositore e orchestratore affermato, proviene
da una famiglia di grandi artisti. Da anni per lavoro si
divide tra l’Italia e gli Stati Uniti ma da un decennio la
sua casa è ad Astoria. “Questo è considerato il quar-
tiere più multiculturale del mondo…quasi come San
Salvario a Torino”. Ironico e brillante. Tommaso è
quell’amico colto e simpatico che ognuno di noi vor-
rebbe avere.
“I miei migliori amici sono italiani, ci accomuna il sen-
so dell’esplorazione. Siamo piombati in un posto co-
sì confuso a cercare di capire come sono organizza-
te le cose. Cogli la differenza culturale di questa cit-
tà nelle case, nelle insegne, nella musica e in tutte le
cose che accadono per strada”.
13
Tommaso ci ha raccontato che la
città muta in continuazione e an-
che un quartiere come questo die-
ci anni fa aveva solo negozi di stof-
fe e internet point frequentati da
chi voleva contattare la famiglia
dall’altra parte del mondo.“
“Nel mio lavoro sono sempre in-
fluenzato dalla musica che sento
in giro. Ciascuno porta un pezzo
del suo paese, qui ascolti le cose
più strane: dalla dance balcanica
alla musica araba più genuina.
14
Mi è capitato più volte al semaforo di chiedere a qual-
che automobilista che cosa stesse ascoltando e pren-
dere nota dell’autore…”.
Tommaso la mattina, fa una lunga passeggiata nel
quartiere, si beve un espresso in un bar e rientra a ca-
sa a lavorare scrivendo musica.
In tutti questi anni Tommaso ha sempre mantenuto la
doppia cittadinanza italiana e statunitense. Ci sintetiz-
za con una battuta quali sono oggi le differenze socio
culturali dei due paesi. “Quando arrivo in Italia normal-
mente chi controlla i passaporti sta parlando con un
suo collega e dopo pochi secondi mi fa cenno di pas-
sare. Quando rientro a NY mi fanno aspettare diversi
minuti controllando al terminale i miei dati ma poi il poli-
ziotto mi saluta dicendo: Bentornato a casa! E’ proprio
vero che dopo dieci anni si diventa newyorkesi.”
NY in una sola parola? Tommaso non esita un attimo:
”Bellissima!”.
15
Chiara
Alla domanda cosa ti emoziona di New York, Chiara
ha risposto immediatamente: “La diversità cultura-
le”. Poi aggiunge: “…ma io sono la stessa di sem-
pre”.
Affascinante, criptica e un po’ sfuggente, Chiara è
un altro talento del nostro paese che ha scelto New
York per vivere e realizzare se stessa.
E’ una cantante pop-jazz e proprio in questo perio-
do ha realizzato un disco con un’etichetta indipen-
dente: Kaleidosongs pubblicato sotto lo pseudoni-
mo di Luna Deli e già presente on line nell’iTunes
Store.
Anche per lei il prezzo da pagare per stare nella ter-
ra delle opportunità è quello di avere diversi lavori.
“Qui si lavora tanto. E’ ormai un fatto che appartie-
ne allo standard di chi vive a NY”.
16
“Sono qua da sette anni e mi godo la città….”
Man mano che parlavamo Chiara abbassava la guar-
dia ammettendo candidamente che quando esprime
un pensiero troppo mieloso sente la necessità di con-
trastarlo con un altro ricco di cinismo. In realtà ci era
apparsa subito la sua personalità un po’ tormentata e
ricca di passione.
“New York ha un unico tabu: vietato giudicare le scelte
degli altri. Condivido appieno il concetto”.
17
“La mia vita a NY è ricca di impegni. Mi spaventa il
tempo che scorre velocemente e il rischio è di non
accorgersene. L’aver imparato a vivere così bene al-
la giornata, a lungo andare, penso possa diventare
pericoloso”.
“New York è la mia casa, è costoso viverci ma è tal-
mente stimolante che non è pensabile per me cam-
biarla. “Come potrei definire New York in una parola:
Eclettica”. Con il passare dei minuti Chiara era più a
suo agio e ci ha descritto il suo mondo, la scena mu-
sicale newyorkese, piena di talenti, di eventi, di mani-
festazioni pubbliche stimolanti.
“Vorrei fare mille cose ma la New York by night è co-
me la vetrina di un bellissimo negozio in cui in realtà
entri poche volte perché vai sempre di fretta”. Arriva-
to il momento di salutarsi, Chiara ha lasciato per un
attimo fluire libere le sue emozioni: con gli occhi lucidi
ci ha descritto il sentimento che la lega ad una gran-
de amica: Laura. “Vedi, se abbandono il mio
cinismo….è finita!”
18
Tiffany
L’appuntamento era fissato per le 15 allo Star-
bucks del Rockefeller Center. Tiffany, nata e cre-
sciuta a Brooklyn, come tutti i Newyorkesi durante
la settimana si reca spesso a Manhattan. Ci ha ac-
colti con il suo sorriso contagioso che incarna tutto
l’orgoglio afro-americano dei Newyorkesi di colore.
Oggi fa la mamma a tempo pieno ma emerge quasi
subito il suo spirito un po’ irriducibile da ventenne.
“Crescere a Brooklyn negli anni ‘80 è stato come
vivere in un film vietato ai minori. Nelle nostre stra-
de dovevamo convivere con la prostituzione e la
droga, tutte situazioni che oggi sono scomparse”.
Tiffany, di padre portoricano e madre di Brooklyn,
incarna quel meltin pot, quella fusione di culture
che come noto caratterizza da sempre New York.
19
proprio dai quartieri multiculturali come Brooklyn.
“A NY viviamo in fretta e siamo risoluti su ogni cosa.
Accade tutto “ora”, non troverai nessuno che aspet-
ta il prossimo treno, deve prendere questo!”. Abbia-
mo chiesto a Tiffany di raccontarci la New York not-
turna degli anni ’90.
“Non siamo newyorkesi di nascita ma lo diventiamo
facendone parte. Ho imparato dai viaggi che non tut-
ti ci capiscono davvero”.
Il suo parlare incredibilmente veloce e le sue espres-
sioni facciali ci hanno ricordato le star dell’Hip Hop.
Segno che quella cultura è autentica e proviene
20
“NY è la città dei Clubs. Quando avevo
diciotto anni con gli amici giravamo co-
me matti per Clubs fino alle sei del
mattino. Ancora oggi e’ incredibile, in
qualsiasi giorno esci di casa e ti puoi
imbattere in qualche evento. Ho con-
servato una cosa di quel periodo: l’abi-
tudine di dormire fino a tardi la domeni-
ca mattina”.
Tiffany dedica tutto il suo tempo alla
famiglia ma ci tiene a sottolineare che
c’è qualche ora anche per lei come ad
esempio per il corso di Pole Dance
che frequenta con un’amica...a caso:
Laura!
“New York in una parola? L’Epicentro!”
21
Steven
Ci ha accolto nel suo appartamento al quarantaduesi-
mo piano di un grattacielo di Manhattan sulla First Ave-
nue. Dalle sue finestre una vista mozzafiato su Long
Island.
“Amo il vostro paese, la vostra cultura, la lirica, il ballet-
to…Firenze è la mia seconda casa…se fosse per me
ci vivrei ogni anno un paio di mesi. Purtroppo mia mo-
glie non vuole stare troppo tempo lontana da NY….e
come sai il matrimonio è un compromesso!”.
Steven è un imprenditore realizzato e può prendersi
alcuni periodi per i suoi interessi personali.
Lui e sua moglie hanno messo la loro passione per la
cultura al centro della loro vita e NY, la città che non
dorme mai, li asseconda in questo. Steven, con la sua
gentile pacatezza ci ha svelato la sua serenità e la
sua gioia di vivere.
22
“Con i nostri amici condividiamo le nostre passioni e
quando torniamo da uno spettacolo ci fermiamo in
qualche ristorante a parlarne ancora guastando del
buon cibo”. “New York, negli ultimi quindici anni, con
le amministrazioni guidate da Giuliani, Bloomberg e
ora De Blasio, è rinata: più pulita e più sicura ora
esprime tutta la sua vitalità. E’ anche più popolata e
purtroppo è aumentato il traffico! Per andare a Soho
ora ci impiego tre quarti d’ora”.
23
“La mia domenica ideale: leggere un libro e rilassarmi”.
Steven si divide tra le sue due case di Brooklyn e Manhat-
tan. Nell’appartamento in cui ci ha accolti, domina il de-
sign made in Italy. Steven lo utilizza per le sue lezioni di
italiano, per usufruire della palestra assieme al personal
trainer e per rilassarsi, assieme alla moglie, nei giorni fe-
stivi. Ama la sua città e difficilmente la abbandonerebbe
in pianta stabile. “NY in una parola? Eccitante!”.
24
Questa é New York!
Grazie a Laura, John, Mary, Tommaso, Chiara, Tiffany
e Steven abbiamo raccontato la Grande Mela, al cen-
tro di un rinascimento sociale e urbanistico, paragona-
bile solo a quello degli inizi del novecento.
Quarantamila palazzi nuovi in 14 anni, 750.000 alberi
piantati, 725 chilometri di piste ciclabili e la Highline,
ex ferrovia sopraelevata trasformata in giardino pensi-
le per passeggiare su Chelsea e Hudson. A tutto que-
sto si aggiungono il rilancio di Harlem nonché la gran-
de vitalità culturale di Brooklyn e di Long Island.
Naturalmente tutto questo ha coinciso con una nuova
grande ondata migratoria. NY ha accolto 1,2 milioni di
stranieri solo nell’ultimo decennio, l’equivalente della
popolazione di Milano che si é aggiunta ai newyorkesi
per condividere la magia della città in cui i sogni pos-
sono diventare realtà.
VIVERENYepilogo
25
Fotografie, testi e musica originale Copyright: Marco Cucchi
mcucchi.hl@gmail.com
http://www.marcocucchiart.it/gallery.html
mcucchi1
http://instagram.com/mcucchi
Marco Cucchi,
43 anni, di Ancona. Fotografo per passione, da due de-
cenni scatta durante i suoi viaggi. Il suo terreno di cac-
cia sono le grandi città e il suo sguardo cade sulle per-
sone, messe a fuoco nel contesto quotidiano in cui
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Vivere New York 2015

  • 1. sette persone, sette storie da raccontare Marco Cucchi 71 Photography VIVERE NEW YORK
  • 2. 1 VIVERE NEW YORK Marco Cucchi 71 Photography sette persone, sette storie da raccontare
  • 3. 2 “Stavo cercando in rete uno spunto per un proget- to fotografico su NY e mi sono imbattuto nel blog Viverenewyork.it, seguito da oltre sessantamila ita- liani, creato e gestito da Laura, una ragazza che vive nella Grande Mela dal 2007. Un blog stimolan- te e ricco di sfumature, la quotidianità di New York filtrata dagli occhi di un’italiana. Laura era l’alleato che stavo cercando. L’ho contattata via web e le ho parlato della mia idea di raccontare New York attraverso il volto e le storie di alcuni suoi abitanti. Laura ha subito accet- tato e con lei è stato facile coinvolgere anche alcu- ni suoi amici per farci raccontare la loro NY”. VIVERENYprologo
  • 4. 3 Laura “Sin da bambina avevo un duplice sogno: fare l’attri- ce e vivere a New York. Per quanto possa essere complesso, sono qui per realizzarlo”. Il sorriso e l’energia di questa ragazza ci rende orgo- gliosi di essere italiani. E’ arrivata a New York nel 2007 insieme a Luca, suo marito, alla conquista del- la Grande Mela, con l’umiltà di chi sa confrontarsi con la più attraente e difficile città del mondo. La sua vita è piena di impegni: recita in spettacoli d’improvvisazione teatrale, insegna italiano, è trainer di una nuova disciplina di fitness chiamata Kangoo e, dal 2009, gestisce con grande successo il suo blog: VivereNewYork.it, seguitissimo in italia. “E’ nato per caso: sempre più conoscenti mi chiedevano dal- l’Italia quali erano i luoghi e gli eventi per scoprire la vera NY.
  • 5. 4 Ho deciso di mettere a disposizione di chi vuole visita- re New York le emozioni che scopro ogni giorno. Spe- ro di poter offrire uno sguardo più profondo su questa città che amo infinitamente. Gli amici statunitensi mi considerano Newyorkese. Io mi presento così “I’m Lau- ra, I’m italian and I live in Brooklyn”. “Per molti newyorkesi dietro alla domanda Cosa fai nel- la vita? si cela un: Vediamo se conosci qualcuno che mi potrebbe essere utile...”
  • 6. 5 Laura ci conferma che NY non è per tutti. “Devi amare l’energia della città che ti dà mille stimoli. D’altra parte questa metropoli chiede tanto. E’ carissima e molti, co- me me, hanno più lavori per mantenersi...e poi devi avere la capacità di sopravvivere ai ritmi frenetici e al- la densità di persone. Ho conosciuto diversi italiani che hanno fatto carte false per avere la green card ma do- po un po’ sono rientrati in Italia”. “Vuoi che ti descriva New York in una parola? Energia!” “Poi con il tempo ho conosciuto tante altre persone che ci assomigliano di più e adorano noi italiani proprio per la nostra profondità e volontà di creare rapporti di amicizia duraturi”. Laura ha scelto di fermarci a parlare alla vista del ponte di Brooklyn. Questo quartiere è og- gi la sua casa e mentre ne parla ci trasmette una vitali- tà incredibile. “Negli ultimi tempi dormo sempre meno per poter fare più cose possibili... dagli eventi più insoli- ti alle mie passeggiate solitarie a Central Park.
  • 7. 6 John Da vent’anni a New York. La sua carriera di balleri- no classico lo ha portato nella Grande Mela e da allora non l’ha più lasciata. Ora è direttore dei co- stumi maschili del New York City Ballet al Lincoln Center. Lo abbiamo incontrato alle sei di sera nel suo laboratorio, dietro le quinte del più famoso pal- coscenico di balletto del mondo. John ci ha accolto calorosamente in quelle stanze che ci hanno subito proiettato nella magica atmo- sfera del back stage. Nel suo laboratorio John ha saputo ricreare un ambiente caldo, vagamente ca- salingo dove poter lavorare con serenità anche nei momenti di grande pressione. “NY è un posto differente ogni giorno. Quando la mattina esco dal mio appartamento so che comunque andrà la gior- nata sarà una piacevole avventura”.
  • 8. 7 “A NY ci sono molte persone creative con cui condi- vido le mie passioni per la danza, per la musica e la letteratura”. Con grande riservatezza e un velo di im- barazzo John ci ha svelato che nel tempo libero sta lavorando alla stesura di un copione. Ama l’arte in tutte le sue forme e NY é la città perfetta per lui. “Ogni volta che torno da un viaggio mi sorprendo delle sensazioni che provo….ritrovo NY sempre meravigliosa”. “I tragici eventi del World Trade Center hanno fatto sparire quell’idea di città invin- cibile ma d’altra parte hanno unito i newyorkesi che ora dimostrano più orgoglio e umanità”.
  • 9. 8 John pensa che la ricchezza della città sia proprio la presenza delle diverse culture di ogni parte del mondo. ”In metro osservo le persone con tutte le loro diversità ed è meraviglioso che siano tutti qua a condividere questa grande energia”. Prima di salutarci John ci ha accompagnato nel ma- gazzino dei costumi del New York City Ballet mo- strandoci le loro creazioni e raccontandoci gli aned- doti più emozionanti di quando questi abiti hanno preso vita entrando in scena. Abbiamo immaginato la grazia e la passione delle ballerine e dei ballerini che li hanno indossati. Lasciando John gli abbiamo chiesto di descriverci NY con una sola parola e lui ci ha risposto senza indugi: “Opportunità!”.
  • 10. 9 Mary L’appuntamento era fissato per la prima mattinata ma Mary aveva insistito al telefono affinché ci fermassi- mo da lei per il lunch. Molti decenni alle spalle portati alla grande. Mary è nata a New York quattro anni dopo che i suoi genitori arrivarono dalla provincia di Avelli- no, passando come tutti gli emigranti dalla quarantena di Ellis Island. L’atmosfera semplice e ordinata della sua casa ci ha portato indietro nel tempo. Mary abita qui da quando è nata, il padre in quegli anni costruì la casa nel già mul- tietnico quartiere Astoria, nel cuore del Queens. Con lo spirito e l’ospitalità che non tradisce le sue origini campane, Mary ci ha fatto visitare la casa per poi ac- coglierci nella sua cucina. In pochi minuti ha evocato in noi i ricordi e i sentimenti genuini delle nonne di un tempo. Durante il pranzo a base di insalata di uova e tortino di zucca, ha “aperto” il libro dei ricordi.
  • 11. 10 “NY è un posto meraviglioso! Ricordo negli anni ‘50, lavoravo già come segretaria dal medico che aveva lo studio qui all’angolo e, appena po- tevo, mi recavo a Manhattan per andare a tea- tro. Il sabato pomeriggio adoravo andarci per in- contrare le amiche”. In questa atmosfera domestica, Mary era davve- ro ispirata e ha dato prova della sua conquistata saggezza. “Le persone nella vita si preoccupa- no troppo ed io lo so benissimo. Se mi avessero pagato ogni giorno per preoccuparmi per gli al- tri, ora sarei milionaria. C’è un detto che ho fatto mio: Bisogna fare quello che bisogna fare e tut- to andrà bene. Per me è stato così.” Mary avreb- be voluto portarci al parco di Astoria ma purtrop- po la batteria della sua auto si era scaricata. Eb- bene si, questa dolce signora che non si è mai sposata, non ha figli e che ha vissuto sempre nel quartiere in cui è nata, conserva ancora tutta la vitalità e le abitudini di un tempo.
  • 12. 11 “La domenica mattina adoro comprarmi il NY Times. Sa- pete cosa leggo? I necrologi che qui a NY raccontano in dettaglio la vita delle persone. Alcune vite sono state davvero interessanti”. “La cosa che più noto dei cambia- menti della città negli ultimi cinquanta anni è il numero di costruzioni: un infinità di grattaceli e palazzi”. “In realtà non cambierei NY con nessun altro posto, Con orgoglio posso dire di aver trascorso tutta la mia vita in una città meravigliosa”.
  • 13. 12 Tommaso Compositore e orchestratore affermato, proviene da una famiglia di grandi artisti. Da anni per lavoro si divide tra l’Italia e gli Stati Uniti ma da un decennio la sua casa è ad Astoria. “Questo è considerato il quar- tiere più multiculturale del mondo…quasi come San Salvario a Torino”. Ironico e brillante. Tommaso è quell’amico colto e simpatico che ognuno di noi vor- rebbe avere. “I miei migliori amici sono italiani, ci accomuna il sen- so dell’esplorazione. Siamo piombati in un posto co- sì confuso a cercare di capire come sono organizza- te le cose. Cogli la differenza culturale di questa cit- tà nelle case, nelle insegne, nella musica e in tutte le cose che accadono per strada”.
  • 14. 13 Tommaso ci ha raccontato che la città muta in continuazione e an- che un quartiere come questo die- ci anni fa aveva solo negozi di stof- fe e internet point frequentati da chi voleva contattare la famiglia dall’altra parte del mondo.“ “Nel mio lavoro sono sempre in- fluenzato dalla musica che sento in giro. Ciascuno porta un pezzo del suo paese, qui ascolti le cose più strane: dalla dance balcanica alla musica araba più genuina.
  • 15. 14 Mi è capitato più volte al semaforo di chiedere a qual- che automobilista che cosa stesse ascoltando e pren- dere nota dell’autore…”. Tommaso la mattina, fa una lunga passeggiata nel quartiere, si beve un espresso in un bar e rientra a ca- sa a lavorare scrivendo musica. In tutti questi anni Tommaso ha sempre mantenuto la doppia cittadinanza italiana e statunitense. Ci sintetiz- za con una battuta quali sono oggi le differenze socio culturali dei due paesi. “Quando arrivo in Italia normal- mente chi controlla i passaporti sta parlando con un suo collega e dopo pochi secondi mi fa cenno di pas- sare. Quando rientro a NY mi fanno aspettare diversi minuti controllando al terminale i miei dati ma poi il poli- ziotto mi saluta dicendo: Bentornato a casa! E’ proprio vero che dopo dieci anni si diventa newyorkesi.” NY in una sola parola? Tommaso non esita un attimo: ”Bellissima!”.
  • 16. 15 Chiara Alla domanda cosa ti emoziona di New York, Chiara ha risposto immediatamente: “La diversità cultura- le”. Poi aggiunge: “…ma io sono la stessa di sem- pre”. Affascinante, criptica e un po’ sfuggente, Chiara è un altro talento del nostro paese che ha scelto New York per vivere e realizzare se stessa. E’ una cantante pop-jazz e proprio in questo perio- do ha realizzato un disco con un’etichetta indipen- dente: Kaleidosongs pubblicato sotto lo pseudoni- mo di Luna Deli e già presente on line nell’iTunes Store. Anche per lei il prezzo da pagare per stare nella ter- ra delle opportunità è quello di avere diversi lavori. “Qui si lavora tanto. E’ ormai un fatto che appartie- ne allo standard di chi vive a NY”.
  • 17. 16 “Sono qua da sette anni e mi godo la città….” Man mano che parlavamo Chiara abbassava la guar- dia ammettendo candidamente che quando esprime un pensiero troppo mieloso sente la necessità di con- trastarlo con un altro ricco di cinismo. In realtà ci era apparsa subito la sua personalità un po’ tormentata e ricca di passione. “New York ha un unico tabu: vietato giudicare le scelte degli altri. Condivido appieno il concetto”.
  • 18. 17 “La mia vita a NY è ricca di impegni. Mi spaventa il tempo che scorre velocemente e il rischio è di non accorgersene. L’aver imparato a vivere così bene al- la giornata, a lungo andare, penso possa diventare pericoloso”. “New York è la mia casa, è costoso viverci ma è tal- mente stimolante che non è pensabile per me cam- biarla. “Come potrei definire New York in una parola: Eclettica”. Con il passare dei minuti Chiara era più a suo agio e ci ha descritto il suo mondo, la scena mu- sicale newyorkese, piena di talenti, di eventi, di mani- festazioni pubbliche stimolanti. “Vorrei fare mille cose ma la New York by night è co- me la vetrina di un bellissimo negozio in cui in realtà entri poche volte perché vai sempre di fretta”. Arriva- to il momento di salutarsi, Chiara ha lasciato per un attimo fluire libere le sue emozioni: con gli occhi lucidi ci ha descritto il sentimento che la lega ad una gran- de amica: Laura. “Vedi, se abbandono il mio cinismo….è finita!”
  • 19. 18 Tiffany L’appuntamento era fissato per le 15 allo Star- bucks del Rockefeller Center. Tiffany, nata e cre- sciuta a Brooklyn, come tutti i Newyorkesi durante la settimana si reca spesso a Manhattan. Ci ha ac- colti con il suo sorriso contagioso che incarna tutto l’orgoglio afro-americano dei Newyorkesi di colore. Oggi fa la mamma a tempo pieno ma emerge quasi subito il suo spirito un po’ irriducibile da ventenne. “Crescere a Brooklyn negli anni ‘80 è stato come vivere in un film vietato ai minori. Nelle nostre stra- de dovevamo convivere con la prostituzione e la droga, tutte situazioni che oggi sono scomparse”. Tiffany, di padre portoricano e madre di Brooklyn, incarna quel meltin pot, quella fusione di culture che come noto caratterizza da sempre New York.
  • 20. 19 proprio dai quartieri multiculturali come Brooklyn. “A NY viviamo in fretta e siamo risoluti su ogni cosa. Accade tutto “ora”, non troverai nessuno che aspet- ta il prossimo treno, deve prendere questo!”. Abbia- mo chiesto a Tiffany di raccontarci la New York not- turna degli anni ’90. “Non siamo newyorkesi di nascita ma lo diventiamo facendone parte. Ho imparato dai viaggi che non tut- ti ci capiscono davvero”. Il suo parlare incredibilmente veloce e le sue espres- sioni facciali ci hanno ricordato le star dell’Hip Hop. Segno che quella cultura è autentica e proviene
  • 21. 20 “NY è la città dei Clubs. Quando avevo diciotto anni con gli amici giravamo co- me matti per Clubs fino alle sei del mattino. Ancora oggi e’ incredibile, in qualsiasi giorno esci di casa e ti puoi imbattere in qualche evento. Ho con- servato una cosa di quel periodo: l’abi- tudine di dormire fino a tardi la domeni- ca mattina”. Tiffany dedica tutto il suo tempo alla famiglia ma ci tiene a sottolineare che c’è qualche ora anche per lei come ad esempio per il corso di Pole Dance che frequenta con un’amica...a caso: Laura! “New York in una parola? L’Epicentro!”
  • 22. 21 Steven Ci ha accolto nel suo appartamento al quarantaduesi- mo piano di un grattacielo di Manhattan sulla First Ave- nue. Dalle sue finestre una vista mozzafiato su Long Island. “Amo il vostro paese, la vostra cultura, la lirica, il ballet- to…Firenze è la mia seconda casa…se fosse per me ci vivrei ogni anno un paio di mesi. Purtroppo mia mo- glie non vuole stare troppo tempo lontana da NY….e come sai il matrimonio è un compromesso!”. Steven è un imprenditore realizzato e può prendersi alcuni periodi per i suoi interessi personali. Lui e sua moglie hanno messo la loro passione per la cultura al centro della loro vita e NY, la città che non dorme mai, li asseconda in questo. Steven, con la sua gentile pacatezza ci ha svelato la sua serenità e la sua gioia di vivere.
  • 23. 22 “Con i nostri amici condividiamo le nostre passioni e quando torniamo da uno spettacolo ci fermiamo in qualche ristorante a parlarne ancora guastando del buon cibo”. “New York, negli ultimi quindici anni, con le amministrazioni guidate da Giuliani, Bloomberg e ora De Blasio, è rinata: più pulita e più sicura ora esprime tutta la sua vitalità. E’ anche più popolata e purtroppo è aumentato il traffico! Per andare a Soho ora ci impiego tre quarti d’ora”.
  • 24. 23 “La mia domenica ideale: leggere un libro e rilassarmi”. Steven si divide tra le sue due case di Brooklyn e Manhat- tan. Nell’appartamento in cui ci ha accolti, domina il de- sign made in Italy. Steven lo utilizza per le sue lezioni di italiano, per usufruire della palestra assieme al personal trainer e per rilassarsi, assieme alla moglie, nei giorni fe- stivi. Ama la sua città e difficilmente la abbandonerebbe in pianta stabile. “NY in una parola? Eccitante!”.
  • 25. 24 Questa é New York! Grazie a Laura, John, Mary, Tommaso, Chiara, Tiffany e Steven abbiamo raccontato la Grande Mela, al cen- tro di un rinascimento sociale e urbanistico, paragona- bile solo a quello degli inizi del novecento. Quarantamila palazzi nuovi in 14 anni, 750.000 alberi piantati, 725 chilometri di piste ciclabili e la Highline, ex ferrovia sopraelevata trasformata in giardino pensi- le per passeggiare su Chelsea e Hudson. A tutto que- sto si aggiungono il rilancio di Harlem nonché la gran- de vitalità culturale di Brooklyn e di Long Island. Naturalmente tutto questo ha coinciso con una nuova grande ondata migratoria. NY ha accolto 1,2 milioni di stranieri solo nell’ultimo decennio, l’equivalente della popolazione di Milano che si é aggiunta ai newyorkesi per condividere la magia della città in cui i sogni pos- sono diventare realtà. VIVERENYepilogo
  • 26. 25 Fotografie, testi e musica originale Copyright: Marco Cucchi mcucchi.hl@gmail.com http://www.marcocucchiart.it/gallery.html mcucchi1 http://instagram.com/mcucchi Marco Cucchi, 43 anni, di Ancona. Fotografo per passione, da due de- cenni scatta durante i suoi viaggi. Il suo terreno di cac- cia sono le grandi città e il suo sguardo cade sulle per- sone, messe a fuoco nel contesto quotidiano in cui hanno scelto di vivere. L’autore