Buddismo ia

Professore Religione
Professore ReligioneInsegnate scuola secondaria di I e II grado en Conservatorio SS.ma Annunziata
IL BUDDISMO

La religione, chiamata dagli Europei, Buddismo ebbe origine in India, ai
confini del Nepal, nella seconda metà del IV secolo a.c.
E’ la religione dominante nell’Asia sud-orientale, in paesi come Srilanka,
Birmania, Laos, Thailandia, Cambogia, Cina, Giappone e Tibet. Negli ultimi
tempi    ha   raggiunto   anche   qualche   isola   del   Pacifico   e   alcune   zone
dell’America.
E’ una delle più grandi religioni del mondo, fondata sulla predicazione del
Budda.
Affronta i temi riguardanti il destino dell’uomo, il problema dell’angoscia e
del dolore, la precarietà dell’esistenza umana. Proponendo soluzioni più
filosofiche che religiose.
In tutto il mondo si contano circa 300 milioni di fedeli. Il Buddismo prende il
nome del suo fondatore BUDDA che significa colui che sa, l’illuminato.




                                    IL BUDDA




Siddhartha Gautama (Budda) era nato in una famiglia principesca in India
vicino al confine con il Nepal nel 560 a.C. Suo padre per proteggerlo dalle
brutte cose della vita, lo tenne isolato dal resto del mondo, all’interno del
loro palazzo, facendo in modo che non potesse vedere mai alcuna tristezza e
sofferenza. Appena Siddhartha raggiunse l’età adulta decise di uscire dalle
mura del palazzo, e per la prima volta nella sua vita fu scioccato da quello
che vide. Girando per la città incrociò un vecchio pieno di rughe curvo su un
bastone (CONOBBE COSI’ LA VECCHIAIA), un uomo malato costretto a stare
a letto (CONOBBE COSI’ LA MALATTIA), vide il cadavere di un uomo lasciato
ai margini della strada (CONOBBE COSI’ LA MORTE), ed infine vide un uomo
rasato con una ciotola in mano che chiedeva l’elemosina (CONOBBE COSI’
ANCHE LA MISERIA). Questi incontri cambiarono la sua visione del mondo.
Siddhartha si rese conto di come tutti dovessero prima o poi affrontare la
malattia, la vecchiaia e la morte. Aveva scoperto quanto la gente fosse


                                        1
impaurita da questi eventi e quanto ne soffrisse. Si chiese se esisteva un
modo per liberare le persone da questo dolore. Per cercare di trovare la
risposta a tale domanda, decise di lasciare l’agio e la sicurezza della sua
famiglia per vivere come un uomo povero. Seguì i consigli di alcuni maestri
religiosi e diede disciplina al suo corpo restando senza cibo, calore e
comodità, ma ancora non riusciva a trovare la risposta al problema della
sofferenza. Negli anni sviluppo la sua filosofia di vita, LA MEZZA VIA:
bisognava prendersi cura dei bisogni essenziali del proprio corpo, senza
dedicarsi alla ricerca di nessun' altra cosa che potesse essere superflua. Allo
stesso tempo apprese come calmare la sua mente concentrandosi sul respiro
profondo e come praticare la meditazione. Si ritirò nelle foreste dell’odierna
Urel, sottoponendosi a penitenze, meditazioni interminabili, esercizi fisici di
ogni genere per giungere al completo controllo di se stesso. All’età di 35
anni, mentre stava meditando sotto un albero di fico, ebbe il dono della
chiaroveggenza, Siddhartha ebbe la risposta a quello che cercava. Si sentì
liberato dall’angoscia della malattia, della vecchiaia e della morte. Era
riuscito a staccarsi dal ciclo naturale legato alla nascita, alla morte e dalla
rinascita.   In   questo   preciso   momento   Siddhartha   divenne    il   Budda:
L’ILLUMINATO. Per il resto della sua vita, il Budda viaggiò per l’India a piedi,
insegnando ed aiutando gli altri a liberarsi dalla sofferenza che accompagna
la vita degli uomini. Siddhartha ebbe come primi discepoli cinque anacoreti
(persone che si ritiravano nel deserto per dedicarsi alla meditazione) che
aveva incontrato sulle rive del Gange e ai quali aveva fatto la sua prima
predica. Insieme a quei cinque seguaci, operò molti prodigi, e convertì altri
mille anacoreti. Il discepolo più caro a Siddhartha fu Ananda. Questo spinse il
Budda a fondare anche un gruppo di discepole, per le quali dettò regole
speciali. Siddhartha morì all’età di 80 anni per aver mangiato probabilmente
dei funghi velenosi.


                                     I LIBRI SACRI


Il libro sacro più importante dei buddisti è il TRIPITAKA “ tre canestri”
poiché i testi scritti su foglie di palma furono raccolti in tre cestini. Il primo
canestro contiene le regole per la vita dei monaci e delle suore. Il secondo




                                         2
canestro racconta la vita di Budda e contiene le sue prediche.             Il terzo
canestro riguarda la dottrina.




                                  LA DOTTRINA


Siddhartha divenne il Budda: l’illuminato nel preciso momento in cui scoprì le
quattro verità fondamentali sulle quali si basa la dottrina buddista.


LA PRIMA VERITA’: Quando si prende coscienza che tutto è dolore: la nascita
è dolore, la malattia è dolore, la vecchiaia è dolore, la separazione da ciò che
si ama è dolore, non riuscire ad ottenere ciò che si desidera ci provoca
dolore…


LA SECONDA VERITA’: La seconda verità insegna che l’origine del dolore è il
desiderio, inteso come attaccamento alle persone, alle cose ed alla vita
stessa.


LA TERZA VERITA’: La terza verità insegna che se si riesce a sopprimere il
desiderio, la gioia di vivere e le passioni, si può eliminare il dolore.


LA QUARTA VERITA’: La quarta verità indica al discepolo la via da percorrere
per raggiungere la salvezza, quel luogo dove non esiste dolore, il Nirvana.


Tutti i buddisti hanno come obiettivo quello di raggiungere quel luogo dove
non c’è più dolore: il Nirvana. A tale scopo devono osservare otto regole:


   1) RETTA FEDE: I buddisti devono aderire alle quattro verità e non devono
      svolgere attività in contrasto con l’insegnamento del Budda.
   2) RETTA DECISIONE: I buddisti si devono impegnare a tenere lontano da
      sé ogni desiderio, odio o malizia.
   3) RETTO LINGUAGGIO: Devono dire la verità, usare parole che diffondono
      amore e amicizia, usare un tono cortese, non dire sciocchezze




                                         3
4) RETTA AZIONE: I buddisti si devono astenere dall’uccidere esseri
      viventi, non devono rubare o compiere adulterio e devono rendere felici
      gli altri.
   5) RETTO        COMPORTAMENTO:     I   buddisti   devono    tenere   un   buon
      comportamento
   6) RETTO SFORZO: I buddisti si devono impegnare ad eliminare il male
      cercando di incoraggiare tutti ad incrementare le buone qualità.
   7) RETTO PENSIERO O RICORDO: I buddisti devono sempre ricordarsi che
      non devono mai cedere ai desideri.
   8) RETTA CONCENTRAZIONE: I buddisti praticano la meditazione per
      distaccarsi dalle passioni.


Conta soprattutto la retta fede, per non cadere in eresie e quindi impostare la
vita in maniera errata. Non basta, comunque, la rettitudine delle idee,
occorre associare ad essa quella dell’agire. La retta azione se si fonde con la
retta fede, porta l’uomo verso una nuova nascita, che perpetua l’individuo in
un nuovo organismo sempre più vicino alla perfezione morale, fino a
raggiungere l’ultima meta: la santità.
I divieti principali sono cinque:


   1) NON UCCIDERE
   2) NON RUBARE
   3) NON COMMETTERE ATTI IMPURI
   4) NON MENTIRE
   5) NON FARE USO DI DROGHE O BEVANDE INEBRIANTI.


Vivere secondo il Buddismo, è soffrire, morire vuol dire anche rinascere e
tornare a soffrire. Il ciclo della vita, quello della morte e della reincarnazione,
prendono il nome di Samsara, qualcosa d’inesorabile e senza fine, che viene
chiamato anche Ruota del divenire. Secondo il Buddismo, il viaggio che
s’intraprende può durare molte vite, una dopo l’altra utilizzate per arrivare a
stati di più alta esistenza. Il passaggio da una vita ad un’altra serve per
migliorarsi sempre di più. Il Buddismo insegna che la morte non è nient’altro
che la naturale progressione dell’anima e che tra una vita e l’altra c’è il
Bardo, un regno intermedio tra la morte e la rinascita. Per i Buddisti c’è


                                          4
un’arte del vivere e un’arte del morire, se si affronta la morte con coraggio ci
si prepara meglio alla prossima rinascita, garantendosi un’esistenza migliore.


                                  FESTE RELIGIOSE


Le feste non sono celebrate secondo il calendario solare, ma in base a quello
lunare. Ecco perché le feste ogni anno cadono in giorni diversi.
Le feste buddiste cadono sempre nei “giorni Uposatha”, che significa digiuno.
Certo non in tutti giorni Uposatha si deve digiunare. I giorni Uposatha
capitano sempre alla luna piena, alla luna nuova e il 1°, l’8, il 15 e il 23 di
ogni mese.
A maggio i buddisti celebrano una festa che si chiama Vesa, poiché é
celebrata nel mese Vesak. Essi festeggiano Vesak per tre motivi: il primo
perché è nato Budda; il secondo perché in questa notte sacra il Budda ha
ricevuto la dottrina; il terzo perché dopo la sua morte è giunto al Nirvana.
Durante la festa di Vesak i buddisti spediscono sempre belle cartoline a
parenti e amici e si scambiano regali. Le strade sono addobbate riccamente
in questa occasione, in ogni luogo sventolano bandiere colorate e lanterne e
nelle strade vengono appesi grandi poster su cui sono raffigurati episodi
importanti della vita di Budda.
In SriLanka, durante la luna piena di giugno, viene celebrata la festa di
Poson. Questa festa viene fatta per ricordare l’arrivo del buddismo nell’isola
dello SriLanka più di 2000 anni fa.
Il 15 del nostro sesto mese (Giugno) ha luogo la grande festa Esala Perahera.
Questa festa ricorda per prima cosa quando Budda è andato via dal palazzo
dei suoi genitori e, in secondo luogo, quando ha tenuto la sua prima predica
come Budda. Durante questa festa si svolge una grande processione a Kandy,
dove in una enorme casa è custodito un dente di Budda. Ad Esala Perahera,
questo dente viene portato sul dorso di un elefante per le strade vivacemente
addobbate.


                           IL BUDDISMO TIBETANO


In Tibet, sul Tetto del Mondo, si raccontano suggestive leggende sulle origini
del suo popolo, fatte di divinità e di demoni; si sa però che i tibetani
discendono da tribù nomadi piuttosto bellicose e che solo intorno al VII

                                       5
secolo il Tibet divenne una potenza con il re Songtsen Gampo (618-649). Con
l'introduzione del Buddhismo nella casa reale, comincia l'affermazione della
dottrina del Buddha in Tibet. Durante il suo regno sorse Lhasa (= il "Luogo
degli Dei") dove venne edificato uno dei più antichi templi buddhisti del Tibet
e furono tradotti i primi testi sacri.
Successivamente venne edificato il monastero di Samye (762-766), dove
vennero istruiti i primi monaci tibetani e dove cominciò la traduzione in
lingua tibetana dei testi del cànone buddhista che fu continuata anche sotto i
sovrani successivi. Questi testi vengono detti "terma" e fu allora che gli
insegnamenti di questa scuola furono codificati nella "Raccolta degli antichi
tantra”. Uno dei terma principali della scuola Nyngma, è il testo che ne
contiene i principi, è famoso noto come "Libro tibetano dei morti". I
monasteri buddhisti divennero perciò i centri del potere nella vita del paese.
I superiori dei monasteri sono i "Lama" ed hanno per capi il Dalai-Lama e il
Panchen-Lama .
Nel 779 il Buddhismo fu dichiarato religione di stato.
Nel XIV secolo vediamo una grande fioritura di scuole buddhiste tibetane, tra
le quali la scuola Gelug (I Virtuosi) che conobbe subito una larga diffusione e
divenne la più potente delle scuole buddhiste tibetane: ad essa appartengono
anche il Dalai Lama e il Panchen Lama, ossia la prima e la seconda autorità
spirituale del Tibet.
L'attuale Dalai Lama, Tenzin Gyatso, nato il 6 luglio 1935, è il XIV Dalai Lama,
premio Nobel per la pace nel 1989 ed esponente della dottrina della non
violenza.   Dopo      aver   governato   il       Tibet   dal   1950   al   59,   a   causa
dell'occupazione cinese, vive in esilio in India dove ha costituito il governo
tibetano in esilio, di cui è il leader politico.
Il Dalai Lama è il capo spirituale della scuola Gelug del Buddhismo tibetano,
oltre ad essere uno dei massimi esperti e divulgatori del buddhismo
nell'occidente.
Il termine "Dalai Lama" è traducibile come "Maestro-oceano", ma si
preferisce utilizzare la più elegante espressione Oceano di saggezza. Egli si
reincarna e lo scopo della reincarnazione è quello di continuare l'opera della
sua precedente vita. Tenzin Gyatso ha avanzato l'ipotesi che, in futuro, la
nomina dei lama possa essere messa ai voti, come avviene per le alte cariche
di altre religioni.


                                              6

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  • 1. IL BUDDISMO La religione, chiamata dagli Europei, Buddismo ebbe origine in India, ai confini del Nepal, nella seconda metà del IV secolo a.c. E’ la religione dominante nell’Asia sud-orientale, in paesi come Srilanka, Birmania, Laos, Thailandia, Cambogia, Cina, Giappone e Tibet. Negli ultimi tempi ha raggiunto anche qualche isola del Pacifico e alcune zone dell’America. E’ una delle più grandi religioni del mondo, fondata sulla predicazione del Budda. Affronta i temi riguardanti il destino dell’uomo, il problema dell’angoscia e del dolore, la precarietà dell’esistenza umana. Proponendo soluzioni più filosofiche che religiose. In tutto il mondo si contano circa 300 milioni di fedeli. Il Buddismo prende il nome del suo fondatore BUDDA che significa colui che sa, l’illuminato. IL BUDDA Siddhartha Gautama (Budda) era nato in una famiglia principesca in India vicino al confine con il Nepal nel 560 a.C. Suo padre per proteggerlo dalle brutte cose della vita, lo tenne isolato dal resto del mondo, all’interno del loro palazzo, facendo in modo che non potesse vedere mai alcuna tristezza e sofferenza. Appena Siddhartha raggiunse l’età adulta decise di uscire dalle mura del palazzo, e per la prima volta nella sua vita fu scioccato da quello che vide. Girando per la città incrociò un vecchio pieno di rughe curvo su un bastone (CONOBBE COSI’ LA VECCHIAIA), un uomo malato costretto a stare a letto (CONOBBE COSI’ LA MALATTIA), vide il cadavere di un uomo lasciato ai margini della strada (CONOBBE COSI’ LA MORTE), ed infine vide un uomo rasato con una ciotola in mano che chiedeva l’elemosina (CONOBBE COSI’ ANCHE LA MISERIA). Questi incontri cambiarono la sua visione del mondo. Siddhartha si rese conto di come tutti dovessero prima o poi affrontare la malattia, la vecchiaia e la morte. Aveva scoperto quanto la gente fosse 1
  • 2. impaurita da questi eventi e quanto ne soffrisse. Si chiese se esisteva un modo per liberare le persone da questo dolore. Per cercare di trovare la risposta a tale domanda, decise di lasciare l’agio e la sicurezza della sua famiglia per vivere come un uomo povero. Seguì i consigli di alcuni maestri religiosi e diede disciplina al suo corpo restando senza cibo, calore e comodità, ma ancora non riusciva a trovare la risposta al problema della sofferenza. Negli anni sviluppo la sua filosofia di vita, LA MEZZA VIA: bisognava prendersi cura dei bisogni essenziali del proprio corpo, senza dedicarsi alla ricerca di nessun' altra cosa che potesse essere superflua. Allo stesso tempo apprese come calmare la sua mente concentrandosi sul respiro profondo e come praticare la meditazione. Si ritirò nelle foreste dell’odierna Urel, sottoponendosi a penitenze, meditazioni interminabili, esercizi fisici di ogni genere per giungere al completo controllo di se stesso. All’età di 35 anni, mentre stava meditando sotto un albero di fico, ebbe il dono della chiaroveggenza, Siddhartha ebbe la risposta a quello che cercava. Si sentì liberato dall’angoscia della malattia, della vecchiaia e della morte. Era riuscito a staccarsi dal ciclo naturale legato alla nascita, alla morte e dalla rinascita. In questo preciso momento Siddhartha divenne il Budda: L’ILLUMINATO. Per il resto della sua vita, il Budda viaggiò per l’India a piedi, insegnando ed aiutando gli altri a liberarsi dalla sofferenza che accompagna la vita degli uomini. Siddhartha ebbe come primi discepoli cinque anacoreti (persone che si ritiravano nel deserto per dedicarsi alla meditazione) che aveva incontrato sulle rive del Gange e ai quali aveva fatto la sua prima predica. Insieme a quei cinque seguaci, operò molti prodigi, e convertì altri mille anacoreti. Il discepolo più caro a Siddhartha fu Ananda. Questo spinse il Budda a fondare anche un gruppo di discepole, per le quali dettò regole speciali. Siddhartha morì all’età di 80 anni per aver mangiato probabilmente dei funghi velenosi. I LIBRI SACRI Il libro sacro più importante dei buddisti è il TRIPITAKA “ tre canestri” poiché i testi scritti su foglie di palma furono raccolti in tre cestini. Il primo canestro contiene le regole per la vita dei monaci e delle suore. Il secondo 2
  • 3. canestro racconta la vita di Budda e contiene le sue prediche. Il terzo canestro riguarda la dottrina. LA DOTTRINA Siddhartha divenne il Budda: l’illuminato nel preciso momento in cui scoprì le quattro verità fondamentali sulle quali si basa la dottrina buddista. LA PRIMA VERITA’: Quando si prende coscienza che tutto è dolore: la nascita è dolore, la malattia è dolore, la vecchiaia è dolore, la separazione da ciò che si ama è dolore, non riuscire ad ottenere ciò che si desidera ci provoca dolore… LA SECONDA VERITA’: La seconda verità insegna che l’origine del dolore è il desiderio, inteso come attaccamento alle persone, alle cose ed alla vita stessa. LA TERZA VERITA’: La terza verità insegna che se si riesce a sopprimere il desiderio, la gioia di vivere e le passioni, si può eliminare il dolore. LA QUARTA VERITA’: La quarta verità indica al discepolo la via da percorrere per raggiungere la salvezza, quel luogo dove non esiste dolore, il Nirvana. Tutti i buddisti hanno come obiettivo quello di raggiungere quel luogo dove non c’è più dolore: il Nirvana. A tale scopo devono osservare otto regole: 1) RETTA FEDE: I buddisti devono aderire alle quattro verità e non devono svolgere attività in contrasto con l’insegnamento del Budda. 2) RETTA DECISIONE: I buddisti si devono impegnare a tenere lontano da sé ogni desiderio, odio o malizia. 3) RETTO LINGUAGGIO: Devono dire la verità, usare parole che diffondono amore e amicizia, usare un tono cortese, non dire sciocchezze 3
  • 4. 4) RETTA AZIONE: I buddisti si devono astenere dall’uccidere esseri viventi, non devono rubare o compiere adulterio e devono rendere felici gli altri. 5) RETTO COMPORTAMENTO: I buddisti devono tenere un buon comportamento 6) RETTO SFORZO: I buddisti si devono impegnare ad eliminare il male cercando di incoraggiare tutti ad incrementare le buone qualità. 7) RETTO PENSIERO O RICORDO: I buddisti devono sempre ricordarsi che non devono mai cedere ai desideri. 8) RETTA CONCENTRAZIONE: I buddisti praticano la meditazione per distaccarsi dalle passioni. Conta soprattutto la retta fede, per non cadere in eresie e quindi impostare la vita in maniera errata. Non basta, comunque, la rettitudine delle idee, occorre associare ad essa quella dell’agire. La retta azione se si fonde con la retta fede, porta l’uomo verso una nuova nascita, che perpetua l’individuo in un nuovo organismo sempre più vicino alla perfezione morale, fino a raggiungere l’ultima meta: la santità. I divieti principali sono cinque: 1) NON UCCIDERE 2) NON RUBARE 3) NON COMMETTERE ATTI IMPURI 4) NON MENTIRE 5) NON FARE USO DI DROGHE O BEVANDE INEBRIANTI. Vivere secondo il Buddismo, è soffrire, morire vuol dire anche rinascere e tornare a soffrire. Il ciclo della vita, quello della morte e della reincarnazione, prendono il nome di Samsara, qualcosa d’inesorabile e senza fine, che viene chiamato anche Ruota del divenire. Secondo il Buddismo, il viaggio che s’intraprende può durare molte vite, una dopo l’altra utilizzate per arrivare a stati di più alta esistenza. Il passaggio da una vita ad un’altra serve per migliorarsi sempre di più. Il Buddismo insegna che la morte non è nient’altro che la naturale progressione dell’anima e che tra una vita e l’altra c’è il Bardo, un regno intermedio tra la morte e la rinascita. Per i Buddisti c’è 4
  • 5. un’arte del vivere e un’arte del morire, se si affronta la morte con coraggio ci si prepara meglio alla prossima rinascita, garantendosi un’esistenza migliore. FESTE RELIGIOSE Le feste non sono celebrate secondo il calendario solare, ma in base a quello lunare. Ecco perché le feste ogni anno cadono in giorni diversi. Le feste buddiste cadono sempre nei “giorni Uposatha”, che significa digiuno. Certo non in tutti giorni Uposatha si deve digiunare. I giorni Uposatha capitano sempre alla luna piena, alla luna nuova e il 1°, l’8, il 15 e il 23 di ogni mese. A maggio i buddisti celebrano una festa che si chiama Vesa, poiché é celebrata nel mese Vesak. Essi festeggiano Vesak per tre motivi: il primo perché è nato Budda; il secondo perché in questa notte sacra il Budda ha ricevuto la dottrina; il terzo perché dopo la sua morte è giunto al Nirvana. Durante la festa di Vesak i buddisti spediscono sempre belle cartoline a parenti e amici e si scambiano regali. Le strade sono addobbate riccamente in questa occasione, in ogni luogo sventolano bandiere colorate e lanterne e nelle strade vengono appesi grandi poster su cui sono raffigurati episodi importanti della vita di Budda. In SriLanka, durante la luna piena di giugno, viene celebrata la festa di Poson. Questa festa viene fatta per ricordare l’arrivo del buddismo nell’isola dello SriLanka più di 2000 anni fa. Il 15 del nostro sesto mese (Giugno) ha luogo la grande festa Esala Perahera. Questa festa ricorda per prima cosa quando Budda è andato via dal palazzo dei suoi genitori e, in secondo luogo, quando ha tenuto la sua prima predica come Budda. Durante questa festa si svolge una grande processione a Kandy, dove in una enorme casa è custodito un dente di Budda. Ad Esala Perahera, questo dente viene portato sul dorso di un elefante per le strade vivacemente addobbate. IL BUDDISMO TIBETANO In Tibet, sul Tetto del Mondo, si raccontano suggestive leggende sulle origini del suo popolo, fatte di divinità e di demoni; si sa però che i tibetani discendono da tribù nomadi piuttosto bellicose e che solo intorno al VII 5
  • 6. secolo il Tibet divenne una potenza con il re Songtsen Gampo (618-649). Con l'introduzione del Buddhismo nella casa reale, comincia l'affermazione della dottrina del Buddha in Tibet. Durante il suo regno sorse Lhasa (= il "Luogo degli Dei") dove venne edificato uno dei più antichi templi buddhisti del Tibet e furono tradotti i primi testi sacri. Successivamente venne edificato il monastero di Samye (762-766), dove vennero istruiti i primi monaci tibetani e dove cominciò la traduzione in lingua tibetana dei testi del cànone buddhista che fu continuata anche sotto i sovrani successivi. Questi testi vengono detti "terma" e fu allora che gli insegnamenti di questa scuola furono codificati nella "Raccolta degli antichi tantra”. Uno dei terma principali della scuola Nyngma, è il testo che ne contiene i principi, è famoso noto come "Libro tibetano dei morti". I monasteri buddhisti divennero perciò i centri del potere nella vita del paese. I superiori dei monasteri sono i "Lama" ed hanno per capi il Dalai-Lama e il Panchen-Lama . Nel 779 il Buddhismo fu dichiarato religione di stato. Nel XIV secolo vediamo una grande fioritura di scuole buddhiste tibetane, tra le quali la scuola Gelug (I Virtuosi) che conobbe subito una larga diffusione e divenne la più potente delle scuole buddhiste tibetane: ad essa appartengono anche il Dalai Lama e il Panchen Lama, ossia la prima e la seconda autorità spirituale del Tibet. L'attuale Dalai Lama, Tenzin Gyatso, nato il 6 luglio 1935, è il XIV Dalai Lama, premio Nobel per la pace nel 1989 ed esponente della dottrina della non violenza. Dopo aver governato il Tibet dal 1950 al 59, a causa dell'occupazione cinese, vive in esilio in India dove ha costituito il governo tibetano in esilio, di cui è il leader politico. Il Dalai Lama è il capo spirituale della scuola Gelug del Buddhismo tibetano, oltre ad essere uno dei massimi esperti e divulgatori del buddhismo nell'occidente. Il termine "Dalai Lama" è traducibile come "Maestro-oceano", ma si preferisce utilizzare la più elegante espressione Oceano di saggezza. Egli si reincarna e lo scopo della reincarnazione è quello di continuare l'opera della sua precedente vita. Tenzin Gyatso ha avanzato l'ipotesi che, in futuro, la nomina dei lama possa essere messa ai voti, come avviene per le alte cariche di altre religioni. 6