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Direzione scientifica: Mario Morcellini e Barbara Mazza 
Coordinamento: Gaia Peruzzi, Rosanna Consolo 
Supervisor: Anna Angela Franchitto, Raffaele Lombardi
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SScciieennzzee..ccoomm 
LL’’ooffffeerrttaa ffoorrmmaattiivvaa iinn CCoommuunniiccaazziioonnee iinn IIttaalliiaa.. 
SSttaattee ddeellll’’aarrttee ddeeii ccoorrssii ttrriieennnnaallii ee mmaaggiissttrraallii 
Rapporto di ricerca 2013-2014 
Nota introduttiva……………………………………………………..……………………………. pg. 3 
di Gaia Peruzzi 
1. L’offerta di Comunicazione nei corsi triennali e magistrali. 
Il segno positivo della stabilità………………………………………………………………. pg. 5 
di Rosanna Consolo 
2. I corsi in Comunicazione di primo livello……………….…………………………….. pg. 9 
di Chiara Landi 
3. L’accesso e il profilo didattico delle laure magistrali............................. pg. 12 
di Rosanna Consolo
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Nota introduttiva 
di Gaia Peruzzi1 
Dopo anni di crisi e incertezza organizzativa (dovuta quest’ultima all’avvicendarsi di riforme e decreti che imponevano continui, importanti cambiamenti degli ordinamenti e dei requisiti minimi strutturali dei percorsi di studio universitari), per i corsi in Comunicazione sembra aprirsi una fase nuova, all’insegna della stabilità. Non ci è dato ancora di sapere se siamo all’inizio di un’età di crescita, ma i dati non lo escludono. 
Il Rapporto 2014 sull’offerta formativa di Comunicazione in Italia fotografa, infatti, una situazione decisamente positiva, decisamente migliore rispetto a quelle cui ci avevano abituato i resoconti degli ultimi anni. Il numero dei corsi di laurea, sia triennali che magistrali, è aumentato in tutta la penisola, tornando a segnare livelli che non si registravano più dagli anni precedenti l’entrata in vigore delle numerose leggi, in particolare l’Ordinamento 270, che, come dicevamo poco sopra, hanno ridisegnato il mondo universitario italiano. Solo per rendere un’idea del processo che sarà più ampiamente illustrato nelle pagine seguenti: la classe “L 20”, l’unica triennale in Scienze della Comunicazione, con 71 corsi attivati nell’a.a. 2013-14 torna a quote che non raggiungeva da 7 anni; dal canto loro le 5 magistrali riconducibili all’area Comunicazione fanno registrare un “salto” notevole, passando dai 59 corsi attivati nel complesso due anni fa ai 75 dello scorso anno. Che si tratti di un movimento strutturale lo attesta pure il fatto che la crescita riguarda tutte le zone (Nord, Centro, Sud) del Paese. 
Segnali ugualmente positivi giungono, per i due livelli, dai dati sulle immatricolazioni e le iscrizioni al primo anno del ciclo superiore: in entrambi i casi, il 2013-2014 disegna un’inversione di rotta in due curve che si presentavano negli ultimi anni sempre in discesa. Gli immatricolati alla L 20 passano infatti da 6600 nel 2012-2013 a 6834 nel 2013-2014; per le magistrali il balzo è ancora più evidente, da 3234 iscritti a 3825. 
Non sono però solo gli aspetti dimensionali a indurre considerazioni positive. L’analisi dei criteri quali- quantitativi utilizzati per analizzare ogni anno la struttura degli impianti formativi e la loro organizzazione (dalle fasi in entrata a quelle in itinere e in uscita del percorso didattico) fornisce indizi altrettanto eloquenti. La rassegna degli elementi esaminati nel dettaglio dallo staff dei ricercatori dell’Osservatorio evidenzia come nel tempo i corsi di laurea in Comunicazione si siano stabilizzati su valori complessivamente notevoli sotto tutti gli aspetti, legittimando gli autori a parlare di un sistema formativo nazionale nell’insieme di valore e solido. Risultano comprovate ed efficienti le modalità di verifica delle competenze in ingresso, così come l’organizzazione degli stage e delle attività di orientamento; soprattutto, gli 
1 Ricercatrice e docente presso il Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale della Sapienza; dal 2011 è coordinatrice (con Rosanna Consolo) dell’Osservatorio Scienze.com diretto da Mario Morcellini e Barbara Mazza.
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insegnamenti risultano coperti da personale strutturato, impiegato in discipline coerenti con i settori disciplinari di appartenenza. I paragrafi che seguono espongono i risultati più interessanti della ricerca 2014, da contestualizzarsi entro lo scenario descritto. 
Per quanto faticosi, i cambiamenti e le ristrutturazioni imposti dalle riforme legislative degli ultimi anni sembrano aver avuto dunque l’effetto di restituirci un’offerta formativa razionalizzata e consolidata. 
Un quadro rinnovato e così stabilizzato consente di immaginare per gli anni a venire l’individuazione di nuovi obiettivi e prospettive di ricerche, ormai svincolati dal bisogno di confermare ogni anno la tenuta dei percorsi, e aperti invece a esplorare dimensioni diverse della vita dei corsi e degli studenti. 
In proposito, si ricorda che i Rapporti annuali sull’offerta formativa dei Corsi di laurea triennali e magistrali in Comunicazione si fondano regolarmente sull’integrazione di più azioni di ricerca e analisi, comprendenti il reperimento e lo studio di diverse fonti. Anche in questa edizione del Report le riflessioni poggiano sull’analisi di diversi tipi di dati: per le statistiche nazionali su Comunicazione e sull’Università in generale, si sono utilizzati i numeri reperibili, con molti livelli di dettaglio, dai database online del Miur; successivamente, per la verifica degli impianti didattici e organizzativi dei singoli corsi di studio, ci si è basati sulle Declaratorie pubblicate da ciascuno, e confrontate con i siti web e i Manifesti degli studi di ogni corso e curriculum. Le procedure di rilevazione e di analisi sono consolidate e raffinate da anni di analisi. I temi su cui concentrare l’attenzione vengono invece selezionati ogni anno dal team di ricerca sulla base dei trend più significativi che emergono dalla comparazione degli ultimi dati con quelli dell’anno e del triennio immediatamente precedenti e, se necessario, con i periodi ancora più lontani. Da qualche anno è inoltre consuetudine dell’Osservatorio integrare queste azioni di stampo prettamente quantitativo con percorsi quali-quantitativi sulle parole chiave ricorrenti nelle denominazioni dei corsi di studio, al fine di monitorare anche le dimensioni che, dal versante dell’immagine dei corsi e delle strutture organizzative, concorrono a costruire l’attrattività dell’offerta formativa. Un breve saggio su questo aspetto è contenuto pure nelle pagine che seguono.
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1. L’offerta di Comunicazione nei corsi triennali e magistrali. 
Il segno positivo della stabilità. 
di Rosanna Consolo 
Nell’analisi dell’offerta formativa che l’Osservatorio Scienze.com2 effettua con ricorrenza annuale sui corsi di laurea e i curricula di comunicazione, valutando i trend con una prospettiva longitudinale, si osserva che l’anno accademico 2013-2014 ha segnato un’inversione di tendenza in termini numerici relativamente al numero dei corsi di laurea attivati e al numero degli immatricolati. 
Una panoramica generale restituisce bene questa situazione di nuova ripresa, di certo positiva in un sistema accademico che durante questo anno è giunto a stabilizzare pressoché ovunque la propria situazione, dopo incessanti riformismi che ne hanno segnato e determinato continui aggiustamenti in risposta ad una normativa continuamente in trasformazione negli ultimi anni. 
Anche per l’anno accademico 2013-2014, l’analisi è stata effettuata su una gran mole di dati provenienti, per le statistiche nazionali, dal database anagrafico del Miur3. Inoltre, al fine di verificare gli impianti delle proposte formative e la loro articolazione in termini di erogazione e organizzazione, la fonte è stata come sempre individuata nelle Declaratorie di ogni corso di laurea, confrontate con i siti web e i Manifesti degli studi di ogni corso e curriculum. Da fonti così composite, e con una modalità di consultazione, rilevazione e analisi ormai consolidata, vengono tratti dati al fine di capire alcune dimensioni che costituiscono l’asse portante dell’offerta didattica di ogni corso; fra le altre vengono sempre rilevate modalità e tipologie di accesso, impianto della proposta formativa, articolazione delle attività didattiche del corso di studio. Di tutte queste dimensioni, nel presente rapporto di ricerca come nelle slide riepilogative dei dati, si riportano solo i dati più significativi e, in particolare, quelli che si discostano dai trend di medio periodo o dai dati dell’anno accademico 2012-2013. 
Nell’obiettivo di illustrare i dati che meglio raccontano i tratti caratteristici dell’offerta di comunicazione del 2013-14, non si può non partire da un’osservazione: “il segno della stabilità” normativa ha di certo 
2 Quest’anno hanno partecipato al gruppo di ricerca i dottorandi afferenti al Dottorato di Scienze della Comunicazione della Sapienza, XXIX ciclo, con la direzione scientifica di Mario Morcellini e Barbara Mazza, il coordinamento scientifico di Gaia Peruzzi e Rosanna Consolo e il coordinamento organizzativo di Anna Angela Franchitto e Raffaele Lombardi. Componenti del gruppo di ricerca sono: Stefano Barricella, Elvia B. Briones Velez, Chiara Landi, Marco Laudonio, Alessandra Massa, Virginia Melgarejo, Veronica Pastori, Orsolya Szabó, Andrej Vescovi e Veronica Altamarino, dottoranda in Scienze della Comunicazione presso l’Università di Santiago de Compostela. 
3 http://anagrafe.miur.it/cerca.php. L’anagrafe Miur è stata consultata frequentemente fino all’ultimo aggiornamento di luglio 2014.
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influito in modo positivo su molti parametri di qualità, comunque generalmente perseguiti nell’ambito del Processo di Bologna dall’accademia italiana; l’analisi ha infatti permesso di individuare nei corsi universitari di comunicazione il raggiungimento pressoché totale (sopra il 90%) di molti indicatori, in particolare in termini di coerenza disciplinare delle diverse fasce di docenti, di trasparenza delle informazioni e delle comunicazioni erogate, in termini di organizzazione didattica. 
Probabilmente la stabilizzazione normativa ha sostenuto anche la scelta di aprire nuovi corsi di laurea in tutta Italia poiché quest’anno sono cresciuti sia sulle triennali che sulle magistrali: in entrambi i livelli, infatti, si torna a vedere i numeri precedenti la forte contrazione dei corsi verificatasi negli anni di passaggio dall’Ordinamento 509 al 270. La “L 20”, unica classe di laurea del ciclo triennale nelle Scienze della Comunicazione, con 71 corsi attivati (57 negli Atenei pubblici e 14 in quelli privati) ha raggiunto un numero di corsi che non si registrava dal 2006-2007, al tempo dell’unica classe L 14. 
Nelle cinque classi magistrali (LM 19 - Informazione e sistemi editoriali, LM 59 - Comunicazione pubblica, di impresa e pubblicità, LM 91 - Tecniche e metodi per la società dell’informazione, LM 92 - Teorie della comunicazione, LM 93 - Teorie e metodologie dell’e-learning e della media education), il dato in aumento è ancora più marcato, con 75 corsi di laurea attivati nel 2013 (8 negli Atenei privati e 67 nei pubblici) rispetto ai 59 dell’anno precedente. Globalmente, anche per le magistrali i numeri tornano ad essere in linea con quelli di tempo fa, in particolare del biennio 2008-2010; nello specifico, sono stati 31 i cdl nella classe LM 59, 22 nella LM 19 e 19 nella LM 92; nella LM 93 e nella LM 91 attivi quest’anno solo 2 corsi e 1 corso. 
Guardando la “geografia della comunicazione”, nelle triennali emerge una consistente variazione positiva ovunque: al nord nel 2013 sono stati attivati 28 cdL in Comunicazione contro i 23 dell’anno precedente; nel centro Italia sono stati 22 i corsi avviati a fronte dei 16 del 2012 e al sud un’imponente impennata fa spiccare 18 corsi di laurea triennali rispetto ai 6 totali del 2012. Una contrazione si registra solo nelle università della Sardegna dove sono presenti 3 cdl in Comunicazione, mentre lo scorso anno se ne contavano 8. Nell’Italia universitaria della comunicazione nell’offerta magistrale, il nord è quello ad offrire maggiori opportunità di scelta con 35 cdl (contro i 25 dello scorso anno); ma ovunque l’offerta è comunque aumentata: 24 i corsi magistrali attivati negli Atenei del centro (a fronte dei 22 del 2012), 15 cdl al sud hanno ampliato la proposta dei 7 dell’anno accademico precedente; solo la Sardegna segna un saldo negativo avendo diminuito da 5 a 1 la propria proposta di secondo livello. 
Relativamente ai dati sulle immatricolazioni, nelle 5 classi di laurea magistrale si nota un’opzione differenziale netta degli studenti in entrata verso le 3 classi che via via negli anni hanno marcato sempre più la propria distanza sulle altre, non solo confermando il primato delle discipline che approfondiscono i settori della comunicazione pubblica e d’impresa, ma anche continuando a privilegiare la magistrale più “teorica”: a stare sul podio degli iscritti al primo anno, ci sono ci sono la LM 19 - Informazione e sistemi editoriali, la LM 59 - Comunicazione pubblica, di impresa e pubblicità e la LM 92 - Teorie della
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comunicazione che spiccano avendo rispettivamente “conquistato” la scelta di 1200, 1590 e 461 laureati triennali in tutta Italia. 
Fra i segni positivi per le Scienze della Comunicazione in questo anno accademico – forse indotti o comunque aiutati dalla stabilità normativa che ha lasciato il tempo di elaborare meglio percorsi disciplinari e didattici – si registrano dati in ripresa anche sul versante delle immatricolazioni sia per la classe L-20 che per le magistrali; in proposito vale la pena sottolineare che il trend in crescita è del tutto in controtendenza con quello delle iscrizioni nazionali al primo anno dei due livelli dell’Università italiana: negli atenei del nostro Paese, guardando all’ultimo quinquennio si registra un andamento altalenante delle immatricolazioni alle triennali (e comunque con un saldo negativo quest’anno), mentre dal 2009 nelle magistrali il trend è in progressiva discesa, come ben evidenziano i due grafici seguenti. 
In particolare, si può notare che nelle nuove iscrizioni alla laurea triennale di Scienze della Comunicazione si registra un solido e consistente allontanamento dal picco negativo segnato dal 2009, uno degli anni in cui le triennali sono state in assoluto più sofferenti, anche con la complicità di una campagna mediatica e politica detrattiva nei confronti di questo settore disciplinare degli studi accademici. A conferma della qualità e dell’innovazione di tale offerta formativa, i dati tornano invece a registrare una forte attrattiva che questo ambito degli studi sa esercitare sugli studenti neo-diplomati che con maggior decisione nel 2013 sono tornati ad opzionarlo. 
Sulle classi di laurea magistrale in comunicazione, la risalita rispetto allo scorso anno è netta ed evidente e fotografa la scelta di circa 600 studenti in più che, da diverse triennali e non solo di quest’ambito
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disciplinare, hanno deciso di spendere il biennio conclusivo della loro laurea fra i cinque percorsi proposti in ogni parte d’Italia.
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2. I corsi in Comunicazione di primo livello 
di Chiara Landi 
2.1 Modalità e tipologie di ingresso 
Riguardo alla modalità di accesso, dall’analisi dei dati Scienze.com 2013-214 si conferma la tendenza costante dei Corsi di Laurea ad optare per la tipologia di accesso programmato, intesa come criterio che, con un tetto massimo di iscritti, effettua una selezione che dà origine a una graduatoria, in base alla quale si può procedere all’iscrizione fino a copertura dei posti disponibili. Se l’accesso programmato si attesta a 34 casi su 71 corsi esaminati, seguono in ordine: la modalità di accesso tramite test di valutazione (24 occorrenze), il test di orientamento (6) e l’accesso libero (solo 5 casi rilevati). Per entrare ulteriormente nel dettaglio, sono state analizzate le variabili utilizzate dai singoli Atenei per l’accesso programmato; la valutazione tramite test resta la più accreditata, con 20 occorrenze, seguita con un netto distacco dal criterio dell’ordine cronologico (8). Infine, sono presenti come modalità di accesso programmato i colloqui e la valutazione del curriculum vitae, che ricorrono entrambi solo in tre casi sui 34 corsi di laurea triennale in comunicazione presi in esame. In merito alla variante di accesso ai Cdl tramite test di valutazione, che segue in ordine quella dell’accesso programmato, la situazione è notevolmente diversa. La modalità predominante è infatti quella del test con che si verifica in 20 dei 24 casi analizzati. Seguono il criterio dell’ordine cronologico, presente solo in 2 casi su 24, e la modalità di colloquio o di test e colloquio congiunti nei Corsi di Laurea esaminati che vengono riscontrati entrambi solo in un caso. 
2.2 Le parole della comunicazione 
Dopo aver preso in esame i nomi dei Cdl triennali in Comunicazione in Italia, sono state evidenziate le parole più ricorrenti all’interno della denominazione dei corsi. Le parole emerse sulla base di questo procedimento – che noi chiamiamo parole chiave della comunicazione - possono essere distinte in due grandi macroaree: Media e settori della Comunicazione e Informazione e giornalismo. La prima, in continuità con gli anni precedenti, ricorre 58 volte in 71 Cdl, rivelando il ruolo centrale dei Media all’interno del naming dei Corsi di Laurea triennale. Accanto all’area dei Media, emerge, creandosi una sua specificità, la macroarea di Informazione e giornalismo, che, autonomamente, raggiunge le 13 occorrenze. L’interdisciplinarietà dei Cdl è dimostrata dalla presenza sia nel primo che nel secondo gruppo di termini riconducibili ad altri corsi come “Dams” e “Lingue”. Merita di essere evidenziato, infine, il rilievo dato al concetto di cultura come parola chiave all’interno delle denominazioni dei corsi, presente sia come specifica della comunicazione interculturale sia come sostantivo autonomo, come si evince anche dalla stessa tagcloud esemplificativa della situazione.
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2.3 Attività didattiche e sbocchi professionali dei Corsi di Laurea triennali 
Un approfondimento a parte merita l’articolazione delle attività didattiche all’interno dei singoli Corsi di Laurea, funzionale per capire il peso delle aree disciplinari all’interno dei Cdl in Comunicazione. Esaminando il numero di crediti formativi universitari erogato negli insegnamenti all’interno dei corsi triennali in comunicazione, si evidenzia come il settore delle Scienze dell’antichità, Filologico-letterarie e Storico- artistiche occupi un notevole peso, grazie ai 2490 CFU erogati su una base totale di 8864 CFU. La seconda area didattica, predominante specialmente grazie al settore scientifico-disciplinare SPS/08 (sociologia dei processi culturali e comunicativi), è quella delle Scienze politiche e sociali, con 2331 CFU. Segue, con poco distacco (2212 CFU), l’area disciplinare delle Scienze storiche e filosofiche. Restano invece marginali le aree relative a Scienze matematiche e informatiche, Ingegneria industriale e informazione e Ingegneria civile e architettura, che, come prevedibile, si attesta come ultima area disciplinare per CFU erogati con 18 crediti formativi su 8864 totali. La volontà da parte degli Atenei presi in esame di volgere uno sguardo al mondo del mercato e delle professioni è confermata dalla presenza dell’80% dei Corsi triennali in Comunicazione che richiedono lo svolgimento di uno stage all’interno del proprio percorso formativo; tendenza che verrà poi riconfermata in seguito anche all’interno dei Corsi di Laurea Magistrale. Un cambiamento rispetto agli anni precedenti, invece, si verifica in merito agli obiettivi dichiarati dal Corso di Laurea, come la decisione da parte di alcuni Corsi di inserire tra gli obiettivi principali l’acquisizione di abilità e capacità specifiche e il miglioramento della padronanza di una lingua straniera, negli anni passati considerati come secondari. Questa decisione è stata resa possibile grazie alla presenza di laboratori interni ai Dipartimenti coinvolti. Nel quadriennio 2010-2014 i Corsi triennali in Comunicazione dell’università italiana hanno registrato dei cambiamenti anche in merito agli sbocchi professionali previsti. Se nel rapporto del 2010-2011 di Scienze.com il settore della Comunicazione pubblica e istituzionale si attestava intorno all’8% delle citazioni dedicate agli sbocchi professionali, nel 2013-2014 si assiste ad un incremento di riferimenti a questa professione, con una percentuale del 21%, affiancato dal decremento degli sbocchi professionali dichiarati del settore dei Media e dell’industria culturale, da 31% a 13%. È interessante notare come lo sbocco professionale auspicato nel campo dell’Ufficio Stampa e del Giornalismo subisca un incremento del 6%, passando dal 9% circa del 2010 al 15% del 2014. Rimane invece sempre marginale lo sbocco disciplinare mirato al settore della Ricerca, stabilizzandosi a una percentuale del 3%.
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Tab.1 – Gli sbocchi professionali previsti dai Corsi di laurea triennale in Comunicazione 
Dall’analisi di Scienze.com emerge un altro dato significativo che meriterebbe ulteriori riflessioni concernente la possibilità di accedere alla modalità di frequenza part-time durante la laurea triennale in Comunicazione e l’opportunità di usufruire di una formazione a distanza. Infatti, dai dati si evince come solo la metà dei Corsi in Comunicazione delle lauree triennali consentano la possibilità di frequentare il corso in modalità part-time, mentre solo il 30% dei Corsi triennali erogano insegnamenti tramite la modalità di e-learning. Questi due aspetti, se potenziati entrambi, potrebbero favorire gli studenti lavoratori che decidono di seguire i Corsi di laurea triennale in Comunicazione, che riuscirebbero in questo modo a conciliare l’attività professionale con quella formativa. 
Comunicazione pubblica 21% 
Ufficio stampa e giornalismo 16% 
New media ed editoria multimediale 14% 
Pr e organizzazione eventi 14% 
Media e industria culturale 13% 
Pubblicità 11% 
Management 8% 
Ricerca 3% 
0%
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3. L’accesso e il profilo didattico delle Laurea Magistrali 
di Rosanna Consolo 
Fra le dimensioni sempre rilevate dal monitoraggio svolto dall’Osservatorio, c’è quella dell’accesso che nelle magistrali evidenzia due preminenti modalità: libera – ad accesso del tutto libero o con valutazione dei curricula – e programmata con svolgimento di un test d’ingresso. 
Rispetto all’articolazione delle attività didattiche e dell’impianto formativo, l’Osservatorio Scienze.com ha da sempre valutato la coerenza disciplinare dei docenti di prima, seconda e terza fascia rispetto agli insegnamenti di cui sono titolari, un dato che quest’anno è giunto a superare il 95% e che, dunque, si può considerare un obiettivo di qualità del tutto acquisito in ogni corso e curricula italiano in Comunicazione sia per le triennali che nelle magistrali. 
Oltre questo parametro, vengono annualmente monitorati e “pesati” anche gli ambiti disciplinari che in termini di crediti formativi caratterizzano l’offerta delle Scienze della Comunicazione in Italia, da sempre contraddistinta da una matrice multidisciplinare armonica e naturalmente del tutto coerente con la vocazione dei media studies. 
Questo tipo di analisi ha restituito per il secondo anno un primato inequivocabile delle “scienze politiche e sociali” che confermano il fatto di essere diventati la chiave caratteristica dei corsi di laurea in Comunicazione delle magistrali, anche lì dove si coniugano in interclassi incardinate dentro facoltà di lettere e filosofia: la “dote” di quest’area disciplinare è pienamente caratteristica delle scienze della comunicazione, raggiunge un “capitale” di 1590 crediti formativi riconducibili ad insegnamenti tipici di questa area sui 5521 totali ottenuti dalla somma di tutti i crediti formativi dei vari settori scientifico- disciplinari degli insegnamenti erogati nelle magistrali italiane. Le “scienze storiche e filosofiche” si attestano ad un secondo posto, con 1257 cfu. Il grafico a seguire ben mostra l’articolazione dei vari settori presenti negli insegnamenti dei corsi di laurea attivati, presentati nei termini del proprio specifico peso disciplinare.
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Nel restituire informazioni sull’identità e la fisionomia disciplinare delle classi magistrali in Comunicazione, è utile inoltre il riferimento – anche questo ormai consueto – al naming delle epigrafi dei corsi di laurea. L’elaborazione in questo caso riguarda i corsi avviati nelle sole tre classi preminenti in termini di corsi e iscrizioni, ovvero la LM 19, la LM 59 e la LM 91. 
Anche questo lavoro si giova di un confronto attuato nel tempo e da sempre l’analisi dell’Osservatorio Scienze.com ha consentito di notare che il nome di un corso ben caratterizza la sua vocazione, ancor meglio poi dettagliata nei curricula. Allo stesso tempo, più volte si è segnalata l’esigenza di riprogettare le epigrafi in modo da renderle facilmente decodificabili pure dal mondo del lavoro nel momento in cui abbia necessità di cogliere la specifica della preparazione professionale in un laureato magistrale in Comunicazione. Questo sforzo di innovazione e avvicinamento fra le parole dell’Accademia e quelle delle imprese che si occupano di comunicazione è stato raccomandato nel tempo solo per sostenere un reciproco riconoscimento di competenze e non certo per invitare l’Università ad un facile “occhiolino” al mercato; l’analisi svolta quest’anno rivela ancora la necessità di “avvicinare” in modo intelligente il lessico di questi due mondi. 
L’analisi sulle parole chiave dei corsi di laurea magistrale in Comunicazione attivati nelle tre classi citate restituisce ad ogni modo una mappa semantica piuttosto caratteristica per ciascuna che risulta denotata da parole e dimensioni semantiche piuttosto classiche di questi settori.
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Per la laurea magistrale di “Informazione e sistemi editoriali” (LM 19), è stato possibile ricondurre le occorrenze dei diversi lemmi presenti nei nomi dei corsi a tre macro-aree: media e settori della comunicazione (che raccoglie, con frequenze diverse, termini quali “comunicazione, multimedialità, comunicazione digitale, organizzazioni complesse”), informazione (che raccoglie “informazione e tecnologie dell’informazione”), editoria (che include i seguenti lemmi quali: “sistema editoriale, scrittura, cultura editoriale”). 
Le parole della LM 59, “Comunicazione pubblica, d’impresa e pubblicità”, sono invece inquadrabili nelle seguenti tre macro-dimensioni pienamente coerenti con le tre “anime” di questa laurea che pone insieme i saperi fondanti della comunicazione con quelli del marketing e dell’advertising: comunicazione e tecnologia (in cui sono stati ricondotti 29 termini quali “comunicazione, tecnologie, linguaggi”); impresa (che raccoglie 32 parole, fra le quali “comunicazione d'impresa, creatività, pubblicità, marketing e consumi, risorse umane”), pubblica-istituzionale (che include 17 parole relative a “comunicazione pubblica, politica, della comunicazione sociale”). 
Infine, l’analisi dei nomi dei corsi di laurea della LM 92 “Teorie della comunicazione” evidenzia un’identità dell’offerta attraversata da varie discipline; le parole di questa classe sono state ricondotte ai seguenti macro-ambiti: teorie e applicazioni della comunicazione (con 17 occorrenze relative a “teorie della comunicazione, metodi, strategie, tecniche della comunicazione, culture dei media”); media e linguaggi della comunicazione (comprendente parole quali “design dei nuovi media, comunicazione audiovisiva, informazione, tecnologie della comunicazione”); interdisciplinarietà (con parole quali “semiotica, filosofia, scienze cognitive”). 
Da notare che la parola “comunicazione” è presente in proporzioni diverse nei titoli dei corsi di laurea delle tre classi: la LM 19 la vede in 9 corsi di laurea su 22; nella LM 59 è declinata nelle epigrafi di 28 corsi di laurea sui 31 attivati; la LM 91 contiene questo termine in 16 corsi di laurea sui 19 aperti nelle varie università italiane nell’anno accademico 2013-2014. 
Una tale evidenza conferma quanto il termine “comunicazione” sia ancora il “reggente” del naming e la parola chiave che esplicita l’attrattiva esercitata da queste lauree sui variegati target degli studenti in ingresso.

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  • 1. 1 Direzione scientifica: Mario Morcellini e Barbara Mazza Coordinamento: Gaia Peruzzi, Rosanna Consolo Supervisor: Anna Angela Franchitto, Raffaele Lombardi
  • 2. 2 SScciieennzzee..ccoomm LL’’ooffffeerrttaa ffoorrmmaattiivvaa iinn CCoommuunniiccaazziioonnee iinn IIttaalliiaa.. SSttaattee ddeellll’’aarrttee ddeeii ccoorrssii ttrriieennnnaallii ee mmaaggiissttrraallii Rapporto di ricerca 2013-2014 Nota introduttiva……………………………………………………..……………………………. pg. 3 di Gaia Peruzzi 1. L’offerta di Comunicazione nei corsi triennali e magistrali. Il segno positivo della stabilità………………………………………………………………. pg. 5 di Rosanna Consolo 2. I corsi in Comunicazione di primo livello……………….…………………………….. pg. 9 di Chiara Landi 3. L’accesso e il profilo didattico delle laure magistrali............................. pg. 12 di Rosanna Consolo
  • 3. 3 Nota introduttiva di Gaia Peruzzi1 Dopo anni di crisi e incertezza organizzativa (dovuta quest’ultima all’avvicendarsi di riforme e decreti che imponevano continui, importanti cambiamenti degli ordinamenti e dei requisiti minimi strutturali dei percorsi di studio universitari), per i corsi in Comunicazione sembra aprirsi una fase nuova, all’insegna della stabilità. Non ci è dato ancora di sapere se siamo all’inizio di un’età di crescita, ma i dati non lo escludono. Il Rapporto 2014 sull’offerta formativa di Comunicazione in Italia fotografa, infatti, una situazione decisamente positiva, decisamente migliore rispetto a quelle cui ci avevano abituato i resoconti degli ultimi anni. Il numero dei corsi di laurea, sia triennali che magistrali, è aumentato in tutta la penisola, tornando a segnare livelli che non si registravano più dagli anni precedenti l’entrata in vigore delle numerose leggi, in particolare l’Ordinamento 270, che, come dicevamo poco sopra, hanno ridisegnato il mondo universitario italiano. Solo per rendere un’idea del processo che sarà più ampiamente illustrato nelle pagine seguenti: la classe “L 20”, l’unica triennale in Scienze della Comunicazione, con 71 corsi attivati nell’a.a. 2013-14 torna a quote che non raggiungeva da 7 anni; dal canto loro le 5 magistrali riconducibili all’area Comunicazione fanno registrare un “salto” notevole, passando dai 59 corsi attivati nel complesso due anni fa ai 75 dello scorso anno. Che si tratti di un movimento strutturale lo attesta pure il fatto che la crescita riguarda tutte le zone (Nord, Centro, Sud) del Paese. Segnali ugualmente positivi giungono, per i due livelli, dai dati sulle immatricolazioni e le iscrizioni al primo anno del ciclo superiore: in entrambi i casi, il 2013-2014 disegna un’inversione di rotta in due curve che si presentavano negli ultimi anni sempre in discesa. Gli immatricolati alla L 20 passano infatti da 6600 nel 2012-2013 a 6834 nel 2013-2014; per le magistrali il balzo è ancora più evidente, da 3234 iscritti a 3825. Non sono però solo gli aspetti dimensionali a indurre considerazioni positive. L’analisi dei criteri quali- quantitativi utilizzati per analizzare ogni anno la struttura degli impianti formativi e la loro organizzazione (dalle fasi in entrata a quelle in itinere e in uscita del percorso didattico) fornisce indizi altrettanto eloquenti. La rassegna degli elementi esaminati nel dettaglio dallo staff dei ricercatori dell’Osservatorio evidenzia come nel tempo i corsi di laurea in Comunicazione si siano stabilizzati su valori complessivamente notevoli sotto tutti gli aspetti, legittimando gli autori a parlare di un sistema formativo nazionale nell’insieme di valore e solido. Risultano comprovate ed efficienti le modalità di verifica delle competenze in ingresso, così come l’organizzazione degli stage e delle attività di orientamento; soprattutto, gli 1 Ricercatrice e docente presso il Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale della Sapienza; dal 2011 è coordinatrice (con Rosanna Consolo) dell’Osservatorio Scienze.com diretto da Mario Morcellini e Barbara Mazza.
  • 4. 4 insegnamenti risultano coperti da personale strutturato, impiegato in discipline coerenti con i settori disciplinari di appartenenza. I paragrafi che seguono espongono i risultati più interessanti della ricerca 2014, da contestualizzarsi entro lo scenario descritto. Per quanto faticosi, i cambiamenti e le ristrutturazioni imposti dalle riforme legislative degli ultimi anni sembrano aver avuto dunque l’effetto di restituirci un’offerta formativa razionalizzata e consolidata. Un quadro rinnovato e così stabilizzato consente di immaginare per gli anni a venire l’individuazione di nuovi obiettivi e prospettive di ricerche, ormai svincolati dal bisogno di confermare ogni anno la tenuta dei percorsi, e aperti invece a esplorare dimensioni diverse della vita dei corsi e degli studenti. In proposito, si ricorda che i Rapporti annuali sull’offerta formativa dei Corsi di laurea triennali e magistrali in Comunicazione si fondano regolarmente sull’integrazione di più azioni di ricerca e analisi, comprendenti il reperimento e lo studio di diverse fonti. Anche in questa edizione del Report le riflessioni poggiano sull’analisi di diversi tipi di dati: per le statistiche nazionali su Comunicazione e sull’Università in generale, si sono utilizzati i numeri reperibili, con molti livelli di dettaglio, dai database online del Miur; successivamente, per la verifica degli impianti didattici e organizzativi dei singoli corsi di studio, ci si è basati sulle Declaratorie pubblicate da ciascuno, e confrontate con i siti web e i Manifesti degli studi di ogni corso e curriculum. Le procedure di rilevazione e di analisi sono consolidate e raffinate da anni di analisi. I temi su cui concentrare l’attenzione vengono invece selezionati ogni anno dal team di ricerca sulla base dei trend più significativi che emergono dalla comparazione degli ultimi dati con quelli dell’anno e del triennio immediatamente precedenti e, se necessario, con i periodi ancora più lontani. Da qualche anno è inoltre consuetudine dell’Osservatorio integrare queste azioni di stampo prettamente quantitativo con percorsi quali-quantitativi sulle parole chiave ricorrenti nelle denominazioni dei corsi di studio, al fine di monitorare anche le dimensioni che, dal versante dell’immagine dei corsi e delle strutture organizzative, concorrono a costruire l’attrattività dell’offerta formativa. Un breve saggio su questo aspetto è contenuto pure nelle pagine che seguono.
  • 5. 5 1. L’offerta di Comunicazione nei corsi triennali e magistrali. Il segno positivo della stabilità. di Rosanna Consolo Nell’analisi dell’offerta formativa che l’Osservatorio Scienze.com2 effettua con ricorrenza annuale sui corsi di laurea e i curricula di comunicazione, valutando i trend con una prospettiva longitudinale, si osserva che l’anno accademico 2013-2014 ha segnato un’inversione di tendenza in termini numerici relativamente al numero dei corsi di laurea attivati e al numero degli immatricolati. Una panoramica generale restituisce bene questa situazione di nuova ripresa, di certo positiva in un sistema accademico che durante questo anno è giunto a stabilizzare pressoché ovunque la propria situazione, dopo incessanti riformismi che ne hanno segnato e determinato continui aggiustamenti in risposta ad una normativa continuamente in trasformazione negli ultimi anni. Anche per l’anno accademico 2013-2014, l’analisi è stata effettuata su una gran mole di dati provenienti, per le statistiche nazionali, dal database anagrafico del Miur3. Inoltre, al fine di verificare gli impianti delle proposte formative e la loro articolazione in termini di erogazione e organizzazione, la fonte è stata come sempre individuata nelle Declaratorie di ogni corso di laurea, confrontate con i siti web e i Manifesti degli studi di ogni corso e curriculum. Da fonti così composite, e con una modalità di consultazione, rilevazione e analisi ormai consolidata, vengono tratti dati al fine di capire alcune dimensioni che costituiscono l’asse portante dell’offerta didattica di ogni corso; fra le altre vengono sempre rilevate modalità e tipologie di accesso, impianto della proposta formativa, articolazione delle attività didattiche del corso di studio. Di tutte queste dimensioni, nel presente rapporto di ricerca come nelle slide riepilogative dei dati, si riportano solo i dati più significativi e, in particolare, quelli che si discostano dai trend di medio periodo o dai dati dell’anno accademico 2012-2013. Nell’obiettivo di illustrare i dati che meglio raccontano i tratti caratteristici dell’offerta di comunicazione del 2013-14, non si può non partire da un’osservazione: “il segno della stabilità” normativa ha di certo 2 Quest’anno hanno partecipato al gruppo di ricerca i dottorandi afferenti al Dottorato di Scienze della Comunicazione della Sapienza, XXIX ciclo, con la direzione scientifica di Mario Morcellini e Barbara Mazza, il coordinamento scientifico di Gaia Peruzzi e Rosanna Consolo e il coordinamento organizzativo di Anna Angela Franchitto e Raffaele Lombardi. Componenti del gruppo di ricerca sono: Stefano Barricella, Elvia B. Briones Velez, Chiara Landi, Marco Laudonio, Alessandra Massa, Virginia Melgarejo, Veronica Pastori, Orsolya Szabó, Andrej Vescovi e Veronica Altamarino, dottoranda in Scienze della Comunicazione presso l’Università di Santiago de Compostela. 3 http://anagrafe.miur.it/cerca.php. L’anagrafe Miur è stata consultata frequentemente fino all’ultimo aggiornamento di luglio 2014.
  • 6. 6 influito in modo positivo su molti parametri di qualità, comunque generalmente perseguiti nell’ambito del Processo di Bologna dall’accademia italiana; l’analisi ha infatti permesso di individuare nei corsi universitari di comunicazione il raggiungimento pressoché totale (sopra il 90%) di molti indicatori, in particolare in termini di coerenza disciplinare delle diverse fasce di docenti, di trasparenza delle informazioni e delle comunicazioni erogate, in termini di organizzazione didattica. Probabilmente la stabilizzazione normativa ha sostenuto anche la scelta di aprire nuovi corsi di laurea in tutta Italia poiché quest’anno sono cresciuti sia sulle triennali che sulle magistrali: in entrambi i livelli, infatti, si torna a vedere i numeri precedenti la forte contrazione dei corsi verificatasi negli anni di passaggio dall’Ordinamento 509 al 270. La “L 20”, unica classe di laurea del ciclo triennale nelle Scienze della Comunicazione, con 71 corsi attivati (57 negli Atenei pubblici e 14 in quelli privati) ha raggiunto un numero di corsi che non si registrava dal 2006-2007, al tempo dell’unica classe L 14. Nelle cinque classi magistrali (LM 19 - Informazione e sistemi editoriali, LM 59 - Comunicazione pubblica, di impresa e pubblicità, LM 91 - Tecniche e metodi per la società dell’informazione, LM 92 - Teorie della comunicazione, LM 93 - Teorie e metodologie dell’e-learning e della media education), il dato in aumento è ancora più marcato, con 75 corsi di laurea attivati nel 2013 (8 negli Atenei privati e 67 nei pubblici) rispetto ai 59 dell’anno precedente. Globalmente, anche per le magistrali i numeri tornano ad essere in linea con quelli di tempo fa, in particolare del biennio 2008-2010; nello specifico, sono stati 31 i cdl nella classe LM 59, 22 nella LM 19 e 19 nella LM 92; nella LM 93 e nella LM 91 attivi quest’anno solo 2 corsi e 1 corso. Guardando la “geografia della comunicazione”, nelle triennali emerge una consistente variazione positiva ovunque: al nord nel 2013 sono stati attivati 28 cdL in Comunicazione contro i 23 dell’anno precedente; nel centro Italia sono stati 22 i corsi avviati a fronte dei 16 del 2012 e al sud un’imponente impennata fa spiccare 18 corsi di laurea triennali rispetto ai 6 totali del 2012. Una contrazione si registra solo nelle università della Sardegna dove sono presenti 3 cdl in Comunicazione, mentre lo scorso anno se ne contavano 8. Nell’Italia universitaria della comunicazione nell’offerta magistrale, il nord è quello ad offrire maggiori opportunità di scelta con 35 cdl (contro i 25 dello scorso anno); ma ovunque l’offerta è comunque aumentata: 24 i corsi magistrali attivati negli Atenei del centro (a fronte dei 22 del 2012), 15 cdl al sud hanno ampliato la proposta dei 7 dell’anno accademico precedente; solo la Sardegna segna un saldo negativo avendo diminuito da 5 a 1 la propria proposta di secondo livello. Relativamente ai dati sulle immatricolazioni, nelle 5 classi di laurea magistrale si nota un’opzione differenziale netta degli studenti in entrata verso le 3 classi che via via negli anni hanno marcato sempre più la propria distanza sulle altre, non solo confermando il primato delle discipline che approfondiscono i settori della comunicazione pubblica e d’impresa, ma anche continuando a privilegiare la magistrale più “teorica”: a stare sul podio degli iscritti al primo anno, ci sono ci sono la LM 19 - Informazione e sistemi editoriali, la LM 59 - Comunicazione pubblica, di impresa e pubblicità e la LM 92 - Teorie della
  • 7. 7 comunicazione che spiccano avendo rispettivamente “conquistato” la scelta di 1200, 1590 e 461 laureati triennali in tutta Italia. Fra i segni positivi per le Scienze della Comunicazione in questo anno accademico – forse indotti o comunque aiutati dalla stabilità normativa che ha lasciato il tempo di elaborare meglio percorsi disciplinari e didattici – si registrano dati in ripresa anche sul versante delle immatricolazioni sia per la classe L-20 che per le magistrali; in proposito vale la pena sottolineare che il trend in crescita è del tutto in controtendenza con quello delle iscrizioni nazionali al primo anno dei due livelli dell’Università italiana: negli atenei del nostro Paese, guardando all’ultimo quinquennio si registra un andamento altalenante delle immatricolazioni alle triennali (e comunque con un saldo negativo quest’anno), mentre dal 2009 nelle magistrali il trend è in progressiva discesa, come ben evidenziano i due grafici seguenti. In particolare, si può notare che nelle nuove iscrizioni alla laurea triennale di Scienze della Comunicazione si registra un solido e consistente allontanamento dal picco negativo segnato dal 2009, uno degli anni in cui le triennali sono state in assoluto più sofferenti, anche con la complicità di una campagna mediatica e politica detrattiva nei confronti di questo settore disciplinare degli studi accademici. A conferma della qualità e dell’innovazione di tale offerta formativa, i dati tornano invece a registrare una forte attrattiva che questo ambito degli studi sa esercitare sugli studenti neo-diplomati che con maggior decisione nel 2013 sono tornati ad opzionarlo. Sulle classi di laurea magistrale in comunicazione, la risalita rispetto allo scorso anno è netta ed evidente e fotografa la scelta di circa 600 studenti in più che, da diverse triennali e non solo di quest’ambito
  • 8. 8 disciplinare, hanno deciso di spendere il biennio conclusivo della loro laurea fra i cinque percorsi proposti in ogni parte d’Italia.
  • 9. 9 2. I corsi in Comunicazione di primo livello di Chiara Landi 2.1 Modalità e tipologie di ingresso Riguardo alla modalità di accesso, dall’analisi dei dati Scienze.com 2013-214 si conferma la tendenza costante dei Corsi di Laurea ad optare per la tipologia di accesso programmato, intesa come criterio che, con un tetto massimo di iscritti, effettua una selezione che dà origine a una graduatoria, in base alla quale si può procedere all’iscrizione fino a copertura dei posti disponibili. Se l’accesso programmato si attesta a 34 casi su 71 corsi esaminati, seguono in ordine: la modalità di accesso tramite test di valutazione (24 occorrenze), il test di orientamento (6) e l’accesso libero (solo 5 casi rilevati). Per entrare ulteriormente nel dettaglio, sono state analizzate le variabili utilizzate dai singoli Atenei per l’accesso programmato; la valutazione tramite test resta la più accreditata, con 20 occorrenze, seguita con un netto distacco dal criterio dell’ordine cronologico (8). Infine, sono presenti come modalità di accesso programmato i colloqui e la valutazione del curriculum vitae, che ricorrono entrambi solo in tre casi sui 34 corsi di laurea triennale in comunicazione presi in esame. In merito alla variante di accesso ai Cdl tramite test di valutazione, che segue in ordine quella dell’accesso programmato, la situazione è notevolmente diversa. La modalità predominante è infatti quella del test con che si verifica in 20 dei 24 casi analizzati. Seguono il criterio dell’ordine cronologico, presente solo in 2 casi su 24, e la modalità di colloquio o di test e colloquio congiunti nei Corsi di Laurea esaminati che vengono riscontrati entrambi solo in un caso. 2.2 Le parole della comunicazione Dopo aver preso in esame i nomi dei Cdl triennali in Comunicazione in Italia, sono state evidenziate le parole più ricorrenti all’interno della denominazione dei corsi. Le parole emerse sulla base di questo procedimento – che noi chiamiamo parole chiave della comunicazione - possono essere distinte in due grandi macroaree: Media e settori della Comunicazione e Informazione e giornalismo. La prima, in continuità con gli anni precedenti, ricorre 58 volte in 71 Cdl, rivelando il ruolo centrale dei Media all’interno del naming dei Corsi di Laurea triennale. Accanto all’area dei Media, emerge, creandosi una sua specificità, la macroarea di Informazione e giornalismo, che, autonomamente, raggiunge le 13 occorrenze. L’interdisciplinarietà dei Cdl è dimostrata dalla presenza sia nel primo che nel secondo gruppo di termini riconducibili ad altri corsi come “Dams” e “Lingue”. Merita di essere evidenziato, infine, il rilievo dato al concetto di cultura come parola chiave all’interno delle denominazioni dei corsi, presente sia come specifica della comunicazione interculturale sia come sostantivo autonomo, come si evince anche dalla stessa tagcloud esemplificativa della situazione.
  • 10. 10 2.3 Attività didattiche e sbocchi professionali dei Corsi di Laurea triennali Un approfondimento a parte merita l’articolazione delle attività didattiche all’interno dei singoli Corsi di Laurea, funzionale per capire il peso delle aree disciplinari all’interno dei Cdl in Comunicazione. Esaminando il numero di crediti formativi universitari erogato negli insegnamenti all’interno dei corsi triennali in comunicazione, si evidenzia come il settore delle Scienze dell’antichità, Filologico-letterarie e Storico- artistiche occupi un notevole peso, grazie ai 2490 CFU erogati su una base totale di 8864 CFU. La seconda area didattica, predominante specialmente grazie al settore scientifico-disciplinare SPS/08 (sociologia dei processi culturali e comunicativi), è quella delle Scienze politiche e sociali, con 2331 CFU. Segue, con poco distacco (2212 CFU), l’area disciplinare delle Scienze storiche e filosofiche. Restano invece marginali le aree relative a Scienze matematiche e informatiche, Ingegneria industriale e informazione e Ingegneria civile e architettura, che, come prevedibile, si attesta come ultima area disciplinare per CFU erogati con 18 crediti formativi su 8864 totali. La volontà da parte degli Atenei presi in esame di volgere uno sguardo al mondo del mercato e delle professioni è confermata dalla presenza dell’80% dei Corsi triennali in Comunicazione che richiedono lo svolgimento di uno stage all’interno del proprio percorso formativo; tendenza che verrà poi riconfermata in seguito anche all’interno dei Corsi di Laurea Magistrale. Un cambiamento rispetto agli anni precedenti, invece, si verifica in merito agli obiettivi dichiarati dal Corso di Laurea, come la decisione da parte di alcuni Corsi di inserire tra gli obiettivi principali l’acquisizione di abilità e capacità specifiche e il miglioramento della padronanza di una lingua straniera, negli anni passati considerati come secondari. Questa decisione è stata resa possibile grazie alla presenza di laboratori interni ai Dipartimenti coinvolti. Nel quadriennio 2010-2014 i Corsi triennali in Comunicazione dell’università italiana hanno registrato dei cambiamenti anche in merito agli sbocchi professionali previsti. Se nel rapporto del 2010-2011 di Scienze.com il settore della Comunicazione pubblica e istituzionale si attestava intorno all’8% delle citazioni dedicate agli sbocchi professionali, nel 2013-2014 si assiste ad un incremento di riferimenti a questa professione, con una percentuale del 21%, affiancato dal decremento degli sbocchi professionali dichiarati del settore dei Media e dell’industria culturale, da 31% a 13%. È interessante notare come lo sbocco professionale auspicato nel campo dell’Ufficio Stampa e del Giornalismo subisca un incremento del 6%, passando dal 9% circa del 2010 al 15% del 2014. Rimane invece sempre marginale lo sbocco disciplinare mirato al settore della Ricerca, stabilizzandosi a una percentuale del 3%.
  • 11. 11 Tab.1 – Gli sbocchi professionali previsti dai Corsi di laurea triennale in Comunicazione Dall’analisi di Scienze.com emerge un altro dato significativo che meriterebbe ulteriori riflessioni concernente la possibilità di accedere alla modalità di frequenza part-time durante la laurea triennale in Comunicazione e l’opportunità di usufruire di una formazione a distanza. Infatti, dai dati si evince come solo la metà dei Corsi in Comunicazione delle lauree triennali consentano la possibilità di frequentare il corso in modalità part-time, mentre solo il 30% dei Corsi triennali erogano insegnamenti tramite la modalità di e-learning. Questi due aspetti, se potenziati entrambi, potrebbero favorire gli studenti lavoratori che decidono di seguire i Corsi di laurea triennale in Comunicazione, che riuscirebbero in questo modo a conciliare l’attività professionale con quella formativa. Comunicazione pubblica 21% Ufficio stampa e giornalismo 16% New media ed editoria multimediale 14% Pr e organizzazione eventi 14% Media e industria culturale 13% Pubblicità 11% Management 8% Ricerca 3% 0%
  • 12. 12 3. L’accesso e il profilo didattico delle Laurea Magistrali di Rosanna Consolo Fra le dimensioni sempre rilevate dal monitoraggio svolto dall’Osservatorio, c’è quella dell’accesso che nelle magistrali evidenzia due preminenti modalità: libera – ad accesso del tutto libero o con valutazione dei curricula – e programmata con svolgimento di un test d’ingresso. Rispetto all’articolazione delle attività didattiche e dell’impianto formativo, l’Osservatorio Scienze.com ha da sempre valutato la coerenza disciplinare dei docenti di prima, seconda e terza fascia rispetto agli insegnamenti di cui sono titolari, un dato che quest’anno è giunto a superare il 95% e che, dunque, si può considerare un obiettivo di qualità del tutto acquisito in ogni corso e curricula italiano in Comunicazione sia per le triennali che nelle magistrali. Oltre questo parametro, vengono annualmente monitorati e “pesati” anche gli ambiti disciplinari che in termini di crediti formativi caratterizzano l’offerta delle Scienze della Comunicazione in Italia, da sempre contraddistinta da una matrice multidisciplinare armonica e naturalmente del tutto coerente con la vocazione dei media studies. Questo tipo di analisi ha restituito per il secondo anno un primato inequivocabile delle “scienze politiche e sociali” che confermano il fatto di essere diventati la chiave caratteristica dei corsi di laurea in Comunicazione delle magistrali, anche lì dove si coniugano in interclassi incardinate dentro facoltà di lettere e filosofia: la “dote” di quest’area disciplinare è pienamente caratteristica delle scienze della comunicazione, raggiunge un “capitale” di 1590 crediti formativi riconducibili ad insegnamenti tipici di questa area sui 5521 totali ottenuti dalla somma di tutti i crediti formativi dei vari settori scientifico- disciplinari degli insegnamenti erogati nelle magistrali italiane. Le “scienze storiche e filosofiche” si attestano ad un secondo posto, con 1257 cfu. Il grafico a seguire ben mostra l’articolazione dei vari settori presenti negli insegnamenti dei corsi di laurea attivati, presentati nei termini del proprio specifico peso disciplinare.
  • 13. 13 Nel restituire informazioni sull’identità e la fisionomia disciplinare delle classi magistrali in Comunicazione, è utile inoltre il riferimento – anche questo ormai consueto – al naming delle epigrafi dei corsi di laurea. L’elaborazione in questo caso riguarda i corsi avviati nelle sole tre classi preminenti in termini di corsi e iscrizioni, ovvero la LM 19, la LM 59 e la LM 91. Anche questo lavoro si giova di un confronto attuato nel tempo e da sempre l’analisi dell’Osservatorio Scienze.com ha consentito di notare che il nome di un corso ben caratterizza la sua vocazione, ancor meglio poi dettagliata nei curricula. Allo stesso tempo, più volte si è segnalata l’esigenza di riprogettare le epigrafi in modo da renderle facilmente decodificabili pure dal mondo del lavoro nel momento in cui abbia necessità di cogliere la specifica della preparazione professionale in un laureato magistrale in Comunicazione. Questo sforzo di innovazione e avvicinamento fra le parole dell’Accademia e quelle delle imprese che si occupano di comunicazione è stato raccomandato nel tempo solo per sostenere un reciproco riconoscimento di competenze e non certo per invitare l’Università ad un facile “occhiolino” al mercato; l’analisi svolta quest’anno rivela ancora la necessità di “avvicinare” in modo intelligente il lessico di questi due mondi. L’analisi sulle parole chiave dei corsi di laurea magistrale in Comunicazione attivati nelle tre classi citate restituisce ad ogni modo una mappa semantica piuttosto caratteristica per ciascuna che risulta denotata da parole e dimensioni semantiche piuttosto classiche di questi settori.
  • 14. 14 Per la laurea magistrale di “Informazione e sistemi editoriali” (LM 19), è stato possibile ricondurre le occorrenze dei diversi lemmi presenti nei nomi dei corsi a tre macro-aree: media e settori della comunicazione (che raccoglie, con frequenze diverse, termini quali “comunicazione, multimedialità, comunicazione digitale, organizzazioni complesse”), informazione (che raccoglie “informazione e tecnologie dell’informazione”), editoria (che include i seguenti lemmi quali: “sistema editoriale, scrittura, cultura editoriale”). Le parole della LM 59, “Comunicazione pubblica, d’impresa e pubblicità”, sono invece inquadrabili nelle seguenti tre macro-dimensioni pienamente coerenti con le tre “anime” di questa laurea che pone insieme i saperi fondanti della comunicazione con quelli del marketing e dell’advertising: comunicazione e tecnologia (in cui sono stati ricondotti 29 termini quali “comunicazione, tecnologie, linguaggi”); impresa (che raccoglie 32 parole, fra le quali “comunicazione d'impresa, creatività, pubblicità, marketing e consumi, risorse umane”), pubblica-istituzionale (che include 17 parole relative a “comunicazione pubblica, politica, della comunicazione sociale”). Infine, l’analisi dei nomi dei corsi di laurea della LM 92 “Teorie della comunicazione” evidenzia un’identità dell’offerta attraversata da varie discipline; le parole di questa classe sono state ricondotte ai seguenti macro-ambiti: teorie e applicazioni della comunicazione (con 17 occorrenze relative a “teorie della comunicazione, metodi, strategie, tecniche della comunicazione, culture dei media”); media e linguaggi della comunicazione (comprendente parole quali “design dei nuovi media, comunicazione audiovisiva, informazione, tecnologie della comunicazione”); interdisciplinarietà (con parole quali “semiotica, filosofia, scienze cognitive”). Da notare che la parola “comunicazione” è presente in proporzioni diverse nei titoli dei corsi di laurea delle tre classi: la LM 19 la vede in 9 corsi di laurea su 22; nella LM 59 è declinata nelle epigrafi di 28 corsi di laurea sui 31 attivati; la LM 91 contiene questo termine in 16 corsi di laurea sui 19 aperti nelle varie università italiane nell’anno accademico 2013-2014. Una tale evidenza conferma quanto il termine “comunicazione” sia ancora il “reggente” del naming e la parola chiave che esplicita l’attrattiva esercitata da queste lauree sui variegati target degli studenti in ingresso.